di Morgana
I passi diventavano più
forti e minacciosi man mano che si avvicinavano, salivano i gradini velocemente
e, quando furono davanti alla sua porta, Gilmore capì che stavolta il vulcano
era esploso davvero, sospirò sentendo bussare e fece entrare.
"Come hanno potuto? Come ha potuto permetterlo?"
La voce di Françoise era piena di rabbia repressa, soffocata da troppo tempo,
questa volta non era intenzionata a passarci sopra, non più. Gilmore volgeva lo
sguardo alla finestra aperta per non vedere il viso di lei teso e nervoso come
mai era stata. Sapeva il torto che lui e gli altri le avevano fatto, ma non
sapeva cosa dire per calmarla.
"Mi dispiace 003, è stata una decisione improvvisa e tu..."
Françoise non lo lasciò finire.
"Improvvisa? E si aspetta che le creda? Avevo notato da diversi giorni
qualcosa di strano, ma ho voluto vedere fino a che punto sareste arrivati, bene,
visto che non servo a nulla qui e non avete nemmeno il coraggio di dirmelo
apertamente, non vedo perché rimanere." si avviò verso la porta e a
Gilmore sembrò fermarsi il cuore.
"Françoise ti prego, non prenderla come una cosa personale..."
"Personale? Essere sempre messa da parte? No... non è una cosa personale e
nemmeno voi prendetela per tale. Ho già fatto le valigie, Dottore, se sono
inutile qui, bene, allora vado a vivere in pace la mia vita come una ragazza
qualunque."
"Ma... non sei inutile!"
"Ah si? Strano, non si direbbe! E allora perché vi riunite appena io esco,
così quando torno scopro che sono tutti partiti per qualche missione? Crede che
sia stupida? Sono stufa di questo comportamento, lo dica a qualcun altro che
sono utile, perché non tutti la pensano come lei, mi creda!".
"Françoise ti assicuro che Joe non è questo che pensa di te, state
insieme da un po', ormai dovresti aver capito, ha solo paura che ti succeda
qualcosa..."
"E questo lo autorizza a lasciarmi in disparte sempre? E lei glielo
permette? Non ho nessuna intenzione di stare chiusa qui ad accudire Ivan e
preparare la cena a loro che tornano dalle missioni, a questo scopo sono stata
modificata in cyborg? Potevo farlo anche senza!"
"Mah... Françoise..."
"Mi dispiace Dottore, ma ho preso la mia decisione, non ce l'ho con lei, ma
non posso neanche continuare così!"
Gilmore non poté fermarla, nemmeno ne aveva il coraggio. Si sentiva in colpa,
lei aveva ragione, ma non si aspettava la prendesse così male.
Intanto Françoise aveva veramente fatto le valigie ed era già in macchina, lui
la guardò scorrere via veloce lungo la strada, sentiva una grande tristezza
avvolgerlo, era impotente, non poteva avvertire gli altri cyborg in missione
oltre l'oceano perché Ivan dormiva profondamente, né avrebbe potuto comunque
distrarli comunicando l'abbandono di Françoise, ciò avrebbe solo messo a
repentaglio l'esito della missione. Guardò per l'ultima volta la scia dell'auto
della ragazza e pensò che forse sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe
vista.
Sospirando si sedette alla scrivania e il tempo volò via così fino alla
mattina dopo.
Françoise guidava
nervosamente cercando di non pensare, perché ben sapeva che farlo l'avrebbe
ferita di più. Guidare la distraeva anche se lo faceva come fosse inseguita,
come se fuggisse da qualcosa e infondo un po' ci sperava che qualcuno la
seguisse e le urlasse di non andar via, ma sapeva che era impossibile, non c'era
nessuno.
Non sapeva nemmeno dove poteva andare, aveva una vaga idea di che ora fosse, poi
le balenò in mente un'immagine, se da oggi doveva iniziare la sua vita da
ragazza qualunque, voleva che cominciasse nel suo mondo, là dove anni addietro
era finita. Svoltò all'entrata dell'aeroporto, parcheggiò e si diresse alla
reception dove ad attenderla trovò una ragazza mora che le sorrise dolcemente.
"Il primo volo per Parigi!" disse soltanto.
La ragazza la guardò a lungo porgendole il biglietto "Le auguro buon
viaggio, Signorina!" le disse.
"Grazie" sorrise e fu il primo sorriso di una lunga e brutta giornata.
Dall'altra parte dell'oceano in un imponente laboratorio nucleare i nostri se ne
stavano appostati alla difesa del reattore centrale. Un nucleo di terroristi
avevano già da giorni minacciato di farlo esplodere per ottenere il rilascio
del loro capo spirituale implicato in traffici sporchi nel paese. Gilmore li
aveva inviati lì sospettando che dietro i facinorosi si nascondesse lo zampino
dei fantasmi neri da sempre interessati alla conquista di quella zona, punto
strategico appunto per il potenziale atomico.
Joe stabilì in fretta chi avrebbe partecipato alla missione e chi no, non
riteneva che ci sarebbe stato bisogno di Françoise, preferiva evitare di
esporla al pericolo inutilmente, per questo aveva aspettato che fosse impegnata
lontana dalla base per partire, sapeva che se l'avesse scoperto avrebbe fatto di
tutto per partecipare. Non era la prima volta che lo faceva e non immaginava
minimamente quanto questa cosa potesse ferirla, anche se prendendo la sua
decisione le parole di Jet fecero un po' vacillare tutte le sue certezze:
"Prima o poi diventerà una furia, ti ama, ma c'è un limite a tutto, si
tratta della sua dignità" questo gli aveva detto mentre salivano sul
Dolphin. Per un po' quelle parole ronzarono nella sua testa, ma solo per un po',
la missione veniva prima di tutto.
"007, vedi niente di strano?"
"No, 009, qui tutto tranquillo, 008 problemi da te?"
"Tutto sotto controllo!"
007 camuffato nelle sembianze di una civetta controllava dall'alto l'entrata del
laboratorio, 002 se ne stava seduto al suo fianco, ma coperto da un'insegna.
009, 004 e 005 erano invece appostati alle estremità del reattore centrale,
pronti a difenderlo a tutti i costi.
008 e 006 controllavano il laboratorio da dietro. Certo la vista acuta di Françoise
li avrebbe avvertiti prima dell'imminente pericolo, ma questo loro non potevano
saperlo, né Joe l'avrebbe mai ammesso a se stesso e agli altri.
All'improvviso il pavimento nella sala del reattore cominciò a tremare e fu
facile per tutti per capire l'errore commesso, l'idea che il pericolo potesse
venire dal sottosuolo non li aveva sfiorati e ormai era troppo tardi per
rimediare, i terroristi erano molti e li circondarono.
"Gettate le armi! E' un ordine!" urlò quello che poteva essere il
loro capo.
009, 004 e 005 le posarono contemporaneamente mentre da una porta altri
militanti fecero entrare 006 e 008 legati.
"Credo siano tutti, Signore!" disse uno di loro al capo.
"Perfetto, non era poi così ben protetto qua intorno, è stato fin troppo
facile! Legateli tutti!" rispose lui.
"Che avete intenzione di fare?" disse Joe guardandolo negli occhi.
"Lo sapete, vogliamo distruggere questo schifo di paese!"
"Morirete anche voi!"
"Non ha importanza!" La sua voce era decisa, ma nascondeva una
profonda malinconia, Joe se ne accorse e cercò di sfruttarla a suo vantaggio.
"E tu pensi che questo possa risolvere tutti i problemi? E per chi? Da
morto non conterai nulla, se vuoi il bene del tuo paese difendilo senza la
violenza e senza il terrore. Combatti per le tue idee nella legalità"
"Mi fai solo ridere, l'ho fatto per tanto tempo, ma siamo stati marchiati
come terroristi e allora se questo siamo, questo saremo."
"Farete solo il gioco dei vostri nemici!" si intromise 008 nella
discussione.
"E tu che ne sai?"
"Lo so, ho vissuto un'esperienza simile per l'indipendenza del mio popolo,
è così facile cadere nelle trappole e finire poi per essere lo strumento della
loro vittoria. Non si combatte così, non si vince così!"
"Basta, fate silenzio!"
"Capo arriva un messaggio dai tre" disse uno dei suoi seguaci
attirando l'attenzione di Joe che a stento riuscì a vedere nel monitor di una
trasmittente ad onde corte, ma quel che vide gli bastò per capire, i tre altri
non erano altri che i fantasmi neri, quando il filmato pre-registrato terminò,
tentò di parlare nuovamente al capo del gruppo.
"Vi stanno usando!" disse
"Nessuno ti ha detto di parlare!"
"Non capisci! Loro vi hanno raggirato, non hanno nessuna intenzione di
aiutarvi, una volta ottenuto il controllo del reattore nucleare si disferanno di
voi, e vedrete che accadrà presto!"
"Basta! Fai silenzio o ti uccideremo!"
"Cosa vi hanno detto?"
"Cosa ti fa pensare che verrei a dirlo a te!"
"Ascoltami, noi combattiamo contro quell'organizzazione da molto tempo,
vogliono distruggere il pianeta, non gli importa nulla di voi, il vostro paese
interessa solo per il potenziale nucleare. Tra poco arriveranno i loro soldati,
vedrete, vi andrà bene se vi imprigioneranno, liberateci e vi aiuteremo a
sconfiggerli."
"Tu sei un traditore!!! Ci hanno avvertito, ma dicevano che eravate 9,
allora ce ne sono altri. Presto trovateli!" Urlò e i suoi seguaci corsero
fuori dal laboratorio.
In quel momento Joe notò 007 trasformato in rondine planare dietro di lui, sentì
col becco slacciare la sua corda, così anche per tutti gli altri.
Joe azionò il suo dispositivo di accelerazione e un attimo dopo già puntava al
collo del capo il suo laser, mentre Jet, accorso in aiuto, lo disarmava.
"Di' ai tuoi uomini di posare le armi, subito!"
"Uccidimi piuttosto!"
Un proiettile colpì l'uomo in pieno petto, sconvolti si allontanarono da lui
entrambi, Joe poi guardò in alto.
"Bene, bene, bene, 7 cyborg in un colpo solo!"
Joe ruggì un "Maledetto, chi sei?" tra i denti.
"Io sono il generale Sigory, dell'organizzazione dei Fantasmi Neri!"
Tutti i militanti rientrarono nell'edificio, i loro sguardi avevano
improvvisamente cambiato espressione, ora erano freddi, glaciali.
"Cosa avete fatto a questi uomini?" urlò Joe.
"Non lo capisci da solo, 009? Guarda questo!" Estrasse una specie di
uncino dalla manica "Mi basta semplicemente appoggiarlo alla tempia di un
uomo per renderlo completamente incapace di opporsi al mio volere, non è
straordinario? Devo solo perfezionarlo. Ma forse non ce ne sarà bisogno, ormai
abbiamo preso anche voi, il resto sarà un gioco, pensaci, tutto il mondo in
questo momento ha gli occhi su questo reattore, sanno solo che è in mano a un
gruppo di facinorosi, ora lo libererò e l'organizzazione ne uscirà come
salvatrice del mondo, da quel momento saranno tutti sotto il nostro potere! E
per voi ho riservato la parte migliore, sarete i veri cospiratori della
ribellione, morirete subito, ma la gente non avrà pace finché anche gli altri
due cyborg e il Dottor Gilmore non verranno trovati e uccisi! HA, Ha Ha!"
"Non te lo permetteremo mai!" Urlarono i cyborg scagliandosi contro di
lui.
"Benvenuta in Francia,
Mademoiselle!" disse il doganiere all'aeroporto dopo averle controllato i
bagagli.
"Merci" rispose Françoise e si avviò lentamente all'uscita, cercava
di sentirsi felice di essere a casa, ma non ci riusciva, sentiva un qualcosa
bloccarle il respiro, si sentiva come se dovesse scoppiare a piangere da un
momento all'altro.
Deglutì, finalmente era fuori dall'aeroporto. Prese il primo Taxi libero:
"Mi porti in centro!" disse.
"Non ha una meta precisa?" disse il tassista.
"No, mi porti in centro e basta!" rispose.
Il Taxi viaggiò a velocità moderata mentre lei guardava Parigi scorrere nel
suo finestrino. Riconosceva i luoghi della sua infanzia e quelli
dell'adolescenza, ad ogni via un ricordo.
"Può
fermasi qui? S'il vous plait!"
"Mais, oui!"
Françoise pagò e scese dal taxi. Si
diresse decisa dentro una piccola crèperie, entrando si sentì sopraffare dai
profumi delle crèpes e delle marmellate fatte in casa, si avvicinò alla cassa,
riconobbe subito il volto della cassiera, ma aspettò a farsi riconoscere.
"Vorrei una crèpes con marmellata di castagne e un caffè macchiato,
grazie."
La ragazza eseguì lo scontrino senza guardarla poi però si bloccò di getto
ripensando alla voce che aveva sentito, alzò lo sguardo di scatto ed esplose in
un sorriso.
"Mon Dieu! Françoise, non posso crederci, sei tu?" La ragazza aveva
le lacrime agli occhi, si abbracciarono forte.
"Anne, sapessi quanto sono felice di rivederti!" disse Françoise
staccandosi dal tenero abbraccio.
"Ma dove sei stata? Quanti anni! Ti abbiamo cercata, che hai fatto in tutto
questo tempo?"
"Ho viaggiato molto, Anne, mi è dispiaciuto non avervi avvertiti, ma è
stata una scelta improvvisa."
"E ora sei tornata?"
"Si, sono tornata!"
"Immagino che avrai danzato nei posti più belli del mondo!"
"Eh.. sì.. ma ora sono stanca di ballare". Françoise abbassò gli
occhi.
"Ti preparo subito la crèpes e per festeggiare te la offro io."
Françoise sorrise poi fu catturata dalle immagini trasmesse dalla tv del
locale.
"Anne, che succede?" indicò la tv.
"Ah, si, che guaio! Un gruppo di criminali ha occupato un reattore
nucleare, minacciano di farlo scoppiare, siamo tutti in pericolo, anche se è
lontano, le conseguenze saranno catastrofiche!"
Françoise si sentì raggelare.
"In questo momento all'interno dell'edificio è in corso una feroce
battaglia tra i militanti facinorosi e un gruppo di eroici patrioti che mettono
a repentaglio la loro vita per il nostro mondo, questo gruppo fa parte di
un'organizzazione dal nome ancora ignoto. Pare che invece a capo dei terroristi
ci siano dei cyborg, uomini/robot crudeli e spietati..." mentre il cronista
parlava, Françoise cominciò a riflettere, i suoi amici erano lì, lei lo
sapeva, ma erano loro i cyborg considerati nemici? E l'organizzazione
liberatrice? Era perplessa e preoccupata, ma poi guardò la sua amica portarle
il vassoio e disse fra se: "Se la caveranno come sempre! Non hanno alcun
bisogno di me!"
"Chang, Attento!"
006 si voltò di scatto, un soldato alle sue spalle lo stava per colpire, Joe
l'aveva avvertito appena in tempo, e quindi in un attimo incenerì il nemico.
I soldati dell'organizzazione erano più di quanti pensassero, quando pensavano
di aver finito, ne arrivavano altri. Joe capì che doveva uccidere Sigory, finché
fosse stato in vita avrebbe avuto il controllo del pensiero di tutti gli uomini
che aveva assoggettato grazie alla sua invenzione.
Azionò l'accelerazione, Sigory dall'alto del reattore controllava tutto, era
fin troppo calmo, sapeva benissimo dove fosse Joe in quel momento, ma non si
muoveva dalla sua posizione. Questo lasciò Joe perplesso.
"So cosa pensi, 009"
Sigory non parlava, ma la sua voce era nella testa di Joe.
"Io leggo nei tuoi, nei vostri, pensieri! So che sei dietro me, so cosa
vuoi fare, ma io posso precederti!"
Joe era sconvolto, sentiva di non essere più padrone dei suoi pensieri.
"Andiamo 009, ho pieno controllo su di voi. Gettate le armi, passerete
comunque alla storia, anche se dalla parte dei cattivi!"
"Non te lo permetterò mai!" urlò Joe.
"Non c'è mica bisogno di urlare, 009, ti sento benissimo!" rispose
ridendo.
Joe cercò di non pensare, ma poi ebbe un'idea, chiamò Jet a sé e gli disse
cosa aveva in mente, Jet avvertì gli altri.
"Dimentichi che posso sentirvi, 009" disse Sigory.
"E' proprio quello che voglio, maledetto!" pensò Joe.
Tutti i cyborg contemporaneamente cominciarono a pensare alle cose più assurde
e rumorose che potevano, Sigory fu di colpo sommerso da strilla e rumori tutti
provenienti dai loro pensieri. Vacillò e Joe approfittò di quel momento per
colpirlo mortalmente.
"Maledetto, ma non è finita qui, mi vendicherò, non pensare che questa
sia la mia fine, io mi vendicherò!" le ultime parole le sussurrò nella
mente di Joe prima di morire.
I soldati militanti ripresero conoscenza dalla loro trance e Joe spiegò loro
cosa era realmente accaduto, pian piano si costituirono tutti alle autorità
mentre i cyborg fuggirono senza farsi vedere.
Uno dei militanti dichiarò in seguito a un cronista: "No, non erano loro i
nemici, loro ci hanno salvati dal più grande errore della nostra vita!".
A Parigi, nella crèperie della sua amica, Françoise ascoltava l'intervista,
era sollevata, la missione era riuscita, senza di lei come sapeva da sola, ma
era comunque felice di questo.
"Amica mia, come sei pensierosa!"
"Eh, Anne, conosco quei luoghi, ho girato tanto, ero un po' in tensione per
questa vicenda".
"Certo, capisco, lo siamo stati tutti! Ah, quasi dimenticavo! Ho chiamato i
nostri amici, stasera andiamo a cena per festeggiare il tuo ritorno!"
"Ma... Anne non dovevi..."
"Si invece, sono tutti così felici di riabbracciarti!"
Anne chiuse le luci del locale e poi con l'aiuto di Françoise le saracinesche.
"Ma tu dove dormi stasera? Sei in Hotel?"
Françoise si rese conto di non averci minimamente pensato "Humm...
veramente non lo so, sono venuta direttamente a salutarti appena uscita
dall'aeroporto e..."
"Benissimo allora rimani da me!"
"Ma veramente..."
"Niente complimenti, amica mia, come ai vecchi tempi, io e te!"
Françoise l'abbracciò e quella sera rivide molti dei più cari amici della sua
vita precedente, tanti ricordi e emozioni la distrassero dal pensare a tutto il
resto.
"Finalmente a casa!" disse Jet scendendo dal Dolphin, la loro
base era illuminata da un sole forte e accogliente.
"Che bella giornata, in quel postaccio pioveva sempre!" aggiunse
Chang correndo dentro.
"Speriamo di goderci un po' di riposo"
"Ben detto Geronimo, ci vuole proprio" rispose Bretagna.
Punma rideva e già pensava a una bella nuotata nell'oceano per distendersi.
Joe allegro si diresse verso Gilmore che gli veniva incontro, ma il suo
pensiero era rivolto a Françoise, non vedeva l'ora di abbracciarla, ogni
volta che era lontano da lei ne sentiva forte la mancanza.
"Bentornati, sono felice di rivedervi, avete fatto un ottimo
lavoro!"
Joe sorrise. Gli altri euforici stavano intorno.
"Joe, vorrei parlati in privato!"
"Oh no, non dovremo mica già metterci in viaggio?" disse sconsolato
Bretagna.
Joe lo fulminò con lo sguardo poi rivolgendosi a Gilmore "Vengo subito,
dottore!".
I due erano seduti nello studio, l'attesa non aveva smorzato la tensione di
Gilmore, Joe capì che stavano arrivando brutte notizie, ma non sapeva fino a
che punto. Ivan addormentato era vicino a loro.
"Joe..."
Silenzio
"Dottore.."
"Perdonami, è solo che questo è il momento più difficile che vivo da
quando è cominciata la nostra avventura e paradossalmente non c'è nessun
pericolo imminente..."
"Dottore non capisco..."
"Lo so, ascoltami! Mentre eravate in missione... Françoise ha
abbandonato il gruppo. Ci ha lasciati e..."
"No un momento, che vuol dire? Se n'è andata? E per quale motivo
l'avrebbe fatto?" Joe cominciò ad innervosirsi.
"Ora calmati e ascoltami! Françoise è tornata la sera stessa che siete
partiti..."
"Ma doveva tornare dopo due giorni..!!"
"Aveva finto di andarsene perché aveva capito il nostro piano, l'ha
fatto per metterci alla prova. L'abbiamo delusa, l'ha presa come una cosa
personale e al suo posto avrei pensato lo stesso..."
"Ma..."
"Aspetta, ascoltami! Ha detto che sentendosi inutile qui preferiva
tornare a vivere la vita di una ragazza qualunque"
"Ma lei l'ha lasciata andare via?"
"Joe, andarsene è un suo diritto, una sua scelta, ho provato, ma era
troppo sconvolta e arrabbiata per restare e non aveva tutti i torti!".
"Come? Anche scegliere chi viene in missione è un nostro diritto! Ho
sbagliato? E se fosse rimasta ferita? Io non voglio rischiare di perderla
ancora...."
"Joe... non puoi lasciarla al di fuori tutte le volte e chiamarla solo
quando fa comodo e non c'è alcun pericolo!"
"Finora non si è mai lamentata e poi..."
"Questo non vuol dire che non ne soffrisse!"
"Ma perché non me ne ha mai parlato io e lei..." Joe si fermò di
colpo.
Gilmore lo guardò a lungo, avevo lo sguardo impaurito e triste di un ragazzo
che ha appena perso qualcosa di importante.
"Joe lo so cosa stai provando, so cosa c'è tra te e Françoise e proprio
per questo ho preferito parlarne prima a te... sono convinto che qualcosa si
possa ancora fare per farla tornare con noi, ma questa è una missione che
solo tu puoi portare a termine".
Joe aveva le lacrime agli occhi ed era la prima volta che non riusciva a
controllare le sue emozioni davanti a Gilmore.
"Cosa posso fare?"
"Trovala e riportala qui"
"Ma..."
"Non sarà difficile trovarla, qual è, secondo te, il primo posto dove
potrebbe andare da ragazza qualunque?".
Joe non ci pensò molto "A Parigi!" rispose "Ma come faccio a
convincerla?"
"Questo dipende da te! Io posso dirti che in questi giorni ho pensato a
lungo a un modo per potenziare le capacità di difesa di Françoise in
battaglia e ho un progetto che sto perfezionando, questo riuscirà a darle
maggior sicurezza di se, quello che vuole è non sentirsi inferiore a voi e tu
devi dimostrarle che credi in lei".
Joe si alzò "Va bene, parto stasera stessa!"
"Buona fortuna e riportala a casa".
"Una crèpes al tavolo 3
e un succo di pesca al 4" disse Françoise ad Anne, per ripagarla
dell'ospitalità in casa sua aveva deciso di aiutarla nel locale e si divertiva
moltissimo, prima di diventare cyborg aveva sacrificato tutta la sua adolescenza
nello studio e nel ballo e non aveva mai frequentato abbastanza i suoi amici né
aveva lavorato. Un'esperienza tutta nuova che la entusiasmò.
"Françoise riposati un po' sei in moto da ore" rispose la sua amica
Anne.
"Non sono stanca, è un piacere!"
"Aspetta...devo dirti una cosa"
"Dimmi..."
"Beh... hai presente Sam?"
"Certo Sam, cosa c'è?"
"Ha una cotta per te, mi ha chiesto di... come dire... parlarti di lui per
vedere che ne pensi!"
Françoise arrossì, Sam era un vecchio amico, un bel ragazzo moro con gli occhi
verdi, l'aveva appena rivisto la sera prima, ma non aveva minimamente pensato di
piacergli anche perché ancora sentiva forte il sentimento che la legava a Joe e
non sembrava affatto attenuarsi con la distanza, ma pensò che valeva la pena
tentare.
"Humm... e tu digli che.. chissà.." Françoise ammiccò e risero
entrambe.
In quel momento Sam entrò nel locale.
"Oh Sam, bonjour, comment ça va?" Sorrise Françoise.
"Très Bien, chery!" rispose lui e cominciarono a chiacchierare.
La porta scorrevole dell'aeroporto "Charles de Gaulle" catapultò Joe
nella bellezza serale di Parigi, quasi lo abbagliò la vivacità del sole anche
se erano ormai passate le 17. Chiamò un taxi e si fece portare all'albergo
prenotato dal Dottore Gilmore, vicino all'Opera, là dove Joe era sicuro di
ritrovare la sua Françoise.
Intanto alla base Gilmore aveva spiegato anche agli altri cyborg quello che era
successo, la tristezza aveva colpito tutti al cuore.
"Non posso crederci , è andata via, senza nemmeno un saluto" pianse
Bretagna.
"Già, dopo tutto siamo sempre suoi amici!"
"Chang, la delusione di Françoise è forte..." disse Jet mentre
guardava fuori dalla finestra.
"E' vero, ma non è con noi che doveva prendersela, se c'è una persona che
le ha fatto un torto quello è solo Joe". Albert era davvero arrabbiato.
"Calmiamoci, ora Joe rimedierà e sono sicuro la riporterà a casa" la
calma del gigante buono Geronimo avvolse tutti nella speranza.
"Tornerà... si tornerà" disse Punma.
Gilmore guardò Ivan, lui poteva trovarla prima di tutti, ma dormiva da quando
era andata via e non dava segno di risveglio.
"Speriamo solo che la ritrovi presto e che la convinca" aggiunse Jet.
"Certo, siamo nelle mani di uno che un giorno le dice che l'ama e il giorno
dopo la tratta come fosse uno straccio..."
"Albert, smettila, solo lui può riuscirci, noi dobbiamo aspettare e
sperare!" lo ammonì Jet.
Nella sala scese il silenzio e la notte.
"Una crèpes al tavolo 3
e un succo di pesca al 4" disse Françoise ad Anne, per ripagarla
dell'ospitalità in casa sua aveva deciso di aiutarla nel locale e si divertiva
moltissimo, prima di diventare cyborg aveva sacrificato tutta la sua adolescenza
nello studio e nel ballo e non aveva mai frequentato abbastanza i suoi amici né
aveva lavorato. Un'esperienza tutta nuova che la entusiasmò.
"Françoise riposati un po' sei in moto da ore" rispose la sua amica
Anne.
"Non sono stanca, è un piacere!"
"Aspetta...devo dirti una cosa"
"Dimmi..."
"Beh... hai presente Sam?"
"Certo Sam, cosa c'è?"
"Ha una cotta per te, mi ha chiesto di... come dire... parlarti di lui per
vedere che ne pensi!"
Françoise arrossì, Sam era un vecchio amico, un bel ragazzo moro con gli occhi
verdi, l'aveva appena rivisto la sera prima, ma non aveva minimamente pensato di
piacergli anche perché ancora sentiva forte il sentimento che la legava a Joe e
non sembrava affatto attenuarsi con la distanza, ma pensò che valeva la pena
tentare.
"Humm... e tu digli che.. chissà.." Françoise ammiccò e risero
entrambe.
In quel momento Sam entrò nel locale.
"Oh Sam, bonjour, comment ça va?" Sorrise Françoise.
"Très Bien, chery!" rispose lui e cominciarono a chiacchierare.
La porta scorrevole dell'aeroporto "Charles de Gaulle" catapultò Joe
nella bellezza serale di Parigi, quasi lo abbagliò la vivacità del sole anche
se erano ormai passate le 17. Chiamò un taxi e si fece portare all'albergo
prenotato dal Dottore Gilmore, vicino all'Opera, là dove Joe era sicuro di
ritrovare la sua Françoise.
Intanto alla base Gilmore aveva spiegato anche agli altri cyborg quello che era
successo, la tristezza aveva colpito tutti al cuore.
"Non posso crederci , è andata via, senza nemmeno un saluto" pianse
Bretagna.
"Già, dopo tutto siamo sempre suoi amici!"
"Chang, la delusione di Françoise è forte..." disse Jet mentre
guardava fuori dalla finestra.
"E' vero, ma non è con noi che doveva prendersela, se c'è una persona che
le ha fatto un torto quello è solo Joe". Albert era davvero arrabbiato.
"Calmiamoci, ora Joe rimedierà e sono sicuro la riporterà a casa" la
calma del gigante buono Geronimo avvolse tutti nella speranza.
"Tornerà... si tornerà" disse Punma.
Gilmore guardò Ivan, lui poteva trovarla prima di tutti, ma dormiva da quando
era andata via e non dava segno di risveglio.
"Speriamo solo che la ritrovi presto e che la convinca" aggiunse Jet.
"Certo, siamo nelle mani di uno che un giorno le dice che l'ama e il giorno
dopo la tratta come fosse uno straccio..."
"Albert, smettila, solo lui può riuscirci, noi dobbiamo aspettare e
sperare!" lo ammonì Jet.
Nella sala scese il silenzio e la notte.
"Parigi riesce ad essere
bella anche se piove" pensò Joe mentre s'incamminava verso la crèperie
dove un'ora prima, mentre la spiava, aveva visto entrare Françoise. Non fu
difficile capire che lì ci lavorava. Aveva osservato abbastanza, quando la vide
uscire per delle commissioni si intrufolò all'interno e si mise a sedere in un
angoletto abbastanza riservato. Françoise fece ritorno poco dopo con un paniere
pieno di farine e marmellate. Era sorridente, serena e questo scosse un po' Joe.
In quell'istante una fattucchiera entrò nel locale e si diresse da lei.
"Bella ragazza dammi qualcosa e ti leggerò il futuro".
"No, grazie Signora" disse Françoise porgendole qualche centesimo e
qualche ciambellina.
"Lei è così gentile, la prego!" insistette la donna.
"No, davvero, va bene così".
Ma la donna le prese lo stesso la mano e cominciò a leggerla. Ebbe un piccolo
sussultò che fece tremare Françoise, poi dopo averla guardata negli occhi
disse:
"Hai combattuto molto prima di essere qui, anche con te stessa, sostieni
una ferita molto grande, ma hai lasciato amici veri, un grande amore ti sta
cercando ed è... ormai vicino.... molto vicino... qualunque cosa deciderai...
ricordati... l'amore può far male, ma rinnegarlo può uccidere!" così
dicendo uscì dal locale, Françoise cercò di mantenersi calma, ma Anne incalzò,
mentre Joe stupefatto osservava tutto dal suo tavolino.
"C'è qualcosa di vero in quello che ha detto?"
"No!"
"Françoise... perché non mi racconti cosa hai fatto in questi anni? Siamo
amiche e..."
"Non è importante! Ti prego!"
Anne guardò l'amica poi si accorse di Joe che guardava e le sussurrò:
"C'è un bel ragazzo, credo straniero, là infondo, ci guarda, l'hai
notato?"
Françoise alzò lo sguardo e finalmente si accorse di lui. Non voleva crederci,
era lì. Tentò di mascherare le sue emozioni come paté, ma Anne notò che era
scossa.
"Che hai? Lo conosci?"
Joe continuò a fissarla senza dire nulla. Françoise allora si tolse il
grembiule e uscì fuori senza guardarsi indietro, solo allora Joe si alzò per
seguirla sotto lo sguardo smarrito di Anne.
Non ci mise molto a raggiungerla e lei comunque non correva tanto forte, aveva
raggiunto il Ponte De La Concorde sotto al quale scorreva la Senna, a pochi
metri dalla via della Crèperie e si era fermata con i gomiti sul marmo,
aspettando, mentre una leggera pioggerella le rigava il viso.
Joe si mise al suo fianco e restarono in silenzio qualche minuto a scrutarsi il
respiro, a sondare le emozioni l'un l'altro.
"Perché sei qui?" fu lei a rompere il silenzio.
"Mi son chiesto se avrei potuto accettare che te ne andassi senza dirmelo
in faccia e la risposta è stata che no, non potevo...per questo sono qui!"
Ancora silenzio, sul ponte le auto scorrevano lente, la pioggia cessò.
"Ricordi quando ti ho ferito sotto il controllo nemico?"(ndr: FanFic.
"Ho bisogno di te") "Cosa mi dicesti? Che non dovevo sentirmi
responsabile, che non ero un pericolo per gli altri e non dovevo sentirmi
inutile perché più debole fisicamente"
"Lo penso ancora, credimi!"
"Ma non lo dimostri affatto, è esattamente quello che provo ogni volta che
rimango alla base ad aspettarvi!"
"Ho sbagliato, lo so, ma non credere l'abbia fatto per sminuirti, ti amo
Françoise e ho troppa paura di perderti, per questo ti ho sempre lasciata
fuori, perché ora che ho capito cosa sei per me, muoio al solo pensiero di
vederti soffrire!".
"Joe... non posso accettarlo!"
"So di aver sbagliato, ma..."
"No... Joe" stava per piangere, ma riuscì a trattenersi.
"Guardami..." le prese il viso fra le mani "...e ora dimmi che
quello che è successo può distruggere anche il nostro amore".
Françoise non paté dir nulla e Joe la baciò intensamente.
Ma lei si scostò e senza guardarlo disse: "Torna dagli altri, Joe, di'
loro che mi mancheranno, che ho voluto e vorrò per sempre bene ad ognuno di
loro, di al Dottore che mi dispiace, ma ho scelto di vivere la mia vita, qui!
Addio" si allontanò senza voltarsi, Joe rimase fermo a guardarla senza
riuscire a fare nulla, aveva voglia di spaccare tutto, anche l'intero ponte, ma
cercando di farsi coraggio si avviò all'albergo a piedi, uno strano tizio per
strada lo notò.
"Maledizione, non posso crederci, 009 è qui, come avranno fatto a
scoprirci, maledetti cyborg!" pensò fra sé lo strano individuo mentre
correva all'interno di un edificio.
"Lo riconoscerei fra mille, era lui!"
"Non è possibile..."
"Glielo assicuro dottore, era 009, l'ho visto con i miei occhi!"
"Allora devono esserci anche gli altri... seguilo e scopri cosa fa
qui!"
"Se è solo lo catturo?"
"Ovviamente!"
"Perfetto dottore, ci penserò io!"
Il tizio strano uscì dall'edificio ed entrò nell'albergo dove aveva visto
entrare Joe poco prima, lo vide al bar seduto e gli si avvicinò.
"Un Brandy, grazie!" disse sedendosi al fianco di Joe che sorseggiava
un Martini.
"Ehi! Amico che aria triste che hai?"
Joe non rispose.
"Oh! Su andiamo, permettimi di offrirti da bere!"
"No, la ringrazio" si alzò, si diresse ai telefoni e da lì chiamò
la base.
"Pronto... Dottore... no... si... l'ho trovata ma.. no... non
torna.......... ho provato.... no... non so cosa fare dottore... faccia venire
anche gli altri...forse loro la convinceranno... io... io no dottore... io non
posso più nulla................... va bene allora... vi aspetto... mi
dispiace... a presto".
Quando attaccò la cornetta sentì un fazzoletto stringergli il naso, fece
appena in tempo a capire che qualcuno l'aveva narcotizzato prima di svenire.
Anne guardava la sua amica
pulire gli scaffali freneticamente, erano già passati due giorni da quando era
venuto Joe nella crèperie, lei aveva preferito non intromettersi, ma non poteva
non rendersi conto di quanto lei fosse infelice, stava per chiederle qualcosa
quando all'improvviso entrarono tre persone nel locale, Françoise le riconobbe
subito, erano Jet, Albert e Bretagna.
"Françoise...nemmeno ci abbracci?"
"Oh...Jet..." non se lo fece dire due volte e gli corse incontro. I
suoi amici, tutti, le erano mancati tanto. Si misero a sedere.
"Françoise devi aiutarci... Ivan è convinto che Joe sia stato rapito,
sono 2 giorni che abbiamo perso le sue tracce, praticamente da quando... da
quando vi siete visti. Noi abbiamo trovato degli indizi grazie ad Ivan che ci
porterebbero a una vecchia fabbrica abbandonata, ma abbiamo bisogno del tuo
aiuto e..."
"No, mi dispiace, ho chiuso, davvero, non posso più aiutarvi"
"Sei solo una bambina, lui ha sbagliato, ma questo è troppo, mi fai rabbia
quanto lui!" esplose Albert e lei sgranò gli occhi.
"Françoise come puoi abbandonarci ora?" supplicò Bretagna.
"Andatevene... lasciatemi in pace!"
Jet si alzò e fece segno ad Albert e a Bretagna di fare altrettanto, poi un
attimo prima di uscire si voltò verso lei e disse: "Non puoi abbandonarci
sorellina... lo sai quanto me, che non puoi!" , la porta si chiuse.
Anne corse dalla sua amica che piangeva seduta al tavolino, le accarezzò la
testa e le disse: "Qualunque cosa sia successa... ti amano e se accadesse
qualcosa non te lo perdonerai mai... ricorda le parole della fattucchiera,
rinnegarli potrebbe ucciderli!"
Françoise guardò la sua amica, poi si alzò "Grazie, Anne!" le disse
e corse via.
"Immaginavo che non sarebbe venuta.... andate voi, prima che sia
tardi!" disse Gilmore parlando a una radio trasmittente poi fece segno agli
altri cyborg con lui di raggiungere 002, 007 e 004 alla fabbrica abbandonata
alla periferia parigina.
"E adesso?"
"Bretagna non mettermi ansia, studiamo la situazione!" rispose Jet.
Davanti a loro trovarono un fabbrica enorme con diverse entrate, non avevano la
più pallida idea da che parte cominciare.
"Se volete le butto giù tutte e decidiamo a porte aperte" disse
Geronimo.
"Ma no... e se poi ci fossero le guardie e se avvertissero di uccidere Joe,
faremmo troppo baccano buttandole giù!" rispose Albert.
"Terza porta a destra!"
Si girarono tutti contemporaneamente e la videro, Françoise, era proprio lei,
di nuovo al loro fianco. Chang non paté trattenersi dall'abbracciarla.
"Sei tornata, si, si, lo sapevo che saresti tornata!"
"Andiamo adesso ragazzi, Joe ha bisogno di noi!" disse Jet
sorridendole.
Entrarono.
Nel nascondiglio Joe aveva appena ripreso i sensi.
"Felice di rivederti 009!"
Riconobbe subito quella voce, ma come poteva essere...
"Andiamo 009, lo so che mi riconosci, sono Sigory!"
"Com'è possibile, sono sicuro di averti visto morto!"
"Te l'avevo detto che mi sarei vendicato, quello che hai ucciso era solo un
mio clone!"
"Sei un pazzo, ma quanti cloni hai?"
"Ha, ha ha e pensi che te lo dica? Ha ha ha, potrei essere io stesso un
clone!"
"Maledetto!"
All'improvviso si accesero tutte le luci e Joe finalmente paté vedere in che
condizioni si trovava, sapeva di essere legato, ma non aveva sentito i cavi
attaccati a tutto il suo corpo.
"Cosa vuoi farmi?" chiese.
"Ho preparato una bella lobotomizzazione e poi sarai sotto il mio controllo
totale!"
"Non potrai..." ma Joe pur cercando di liberarsi non riusciva, i lacci
erano troppo resistenti.
"E ora, caro 009, addio!"
Sigory premette il pulsante e la macchina si mise in azione, Joe sentì una
forte fitta alle tempie, come se bruciassero.
Françoise aveva sentito tutto e ormai era corsa lontano dal gruppo, l'unica
cosa che voleva era liberare Joe, uccise due guardie all'entrata del
nascondiglio e poi irruppe dentro alle spalle di Sigory che voltandosi urlò.
"Maledetta 003..." ma non finì la frase che Françoise lo stese con
un colpo di Laser, Sigory non era ancora del tutto finito, prese la sua pistola,
la puntò alle spalle della ragazza, ma prontamente Jet arrivò e lo finì con
un colpo del suo laser.
Lei era completamente presa dal pannello di controllo, non riusciva a fermare la
macchina, Joe intanto tremava e urlava.
Quindi aprì la porta della cabina e corse all'interno fino ad arrivare alla
sedia, prendeva continuamente scosse molto forti, ma non le sentiva, la sua sola
preoccupazione era quella di tagliare tutti i cavi e così fece, fino a che
anche l'ultimo non fu distrutto. Poi si accasciò al fianco di Joe che aveva la
testa inclinata in avanti e non si svegliava. Françoise non aveva la forza di
muoversi.
Allora Jet prese Joe e volò da Gilmore, Geronimo sollevò Françoise e corsero
fuori.
Albert caricò una bomba che pochi minuti dopo distrusse la fabbrica e quindi
tutti quei terribili macchinari al suo interno.
Joe
riaprì gli occhi lentamente, la pelle all'altezza delle tempie era
bruciacchiata e faceva male, davanti vide una figura, mise a fuoco solo dopo
qualche secondo ed era Gilmore che gli sorrideva.
"Joe come ti senti?"
"Confuso... si direi... confuso dottore, ma felice di riconoscerla!"
"Lo siamo tutti! Ragazzo! Senti ancora dolore?"
"No, non particolarmente!"
"Te la senti di alzarti?"
"Si, certo, ho bisogno di muovermi un po'!"
Gilmore lo aiutò, poi quando fu in piedi si staccò da lui e Joe vide che nella
stanza c'era anche Françoise.
"Se sei qui è grazie a lei!"
"Dottore..." cercò di intervenire Françoise.
"Mi dai una mano Françoise?" chiese Joe e lei si avvicinò.
"Ragazzi, io devo finire il mio progetto per Françoise, torno dopo a
controllarti Joe" e Gilmore così dicendo uscì dalla stanza.
"Voglio vedere fuori" disse Joe. Françoise lo accompagnò alla
finestra. Il sole splendeva su un magnifico panorama parigino.
"Joe.."
"Pensavo di averti sognata, sai? E invece eri lì davvero, che staccavi i
fili..." Joe notò che lei era fasciata a un braccio "...e un cavo ti
ha presa in questo punto, ma tu hai continuato a staccarli... non ho sognato...
sei forte davvero, anche senza il progetto del Dottore."
"Perdonami Joe, sono stata troppo impulsiva!" arrossì.
"Resterai?"
"Non posso stare senza voi!"
"E... io?" la guardò.
"Non posso stare senza te, Joe, lo sai, ti amo!"
Joe si avvicinò alla sua bocca "Je t'aime" le disse prima di
baciarla.
Lei sorrise.
"Mi accompagnerai a salutare Anne e i miei amici?"
"Certo, mi riprendo subito sai! Ma dobbiamo salutare anche quel tizio che
ti ha baciata davanti ai miei occhi?" disse ridendo.
"Oh! Joe..." Risero entrambi abbracciandosi e presto furono circondati
da tutti i loro amici, compreso Ivan finalmente sveglio che svolazzava allegro
nella stanza.
F I N E