And so this is Christmas Di Laus (minamiasakura@virgilio.it) (n.b.: questa fanfiction fa molti riferimenti all’omonimo racconto di Charles Dickens. Se non conoscete la trama, non preoccupatevi. A un certo punto Françoise la racconterà a Joe. E non c'è un briciolo d'azione. Almeno a Natale un po' di pace... Buona lettura… e buon Natale ^^) L’albero <>, commentò Bretagna <>. Geronimo stava sdraiò il grosso albero che aveva portato in spalla in mezzo allo spiazzo erboso di fronte alla casa della grande sala e cominciò a togliere i rami spezzati: <> <>, commentò Jet sorpreso. <>, disse Geronimo controllando il suo lavoro ormai ultimato. <>, chiese Joe guardandolo perplesso. Geronimo restò silenzioso alcuni secondi: <> <>, intervenne Chang. <>, ribatté Geronimo. <>, propose Jet. Albert lo guardò divertito: <> <> <>, disse Bretagna schioccando le dita <> Gilmore guardava il grande albero perplesso. Dopo qualche istante di silenzio alzò le spalle: <> <>, chiese Bretagna perplesso <> <>, gli spiegò poco amichevolmente Jet, beccandosi una rigorosa gomitata da Albert <> <>, spiegò Gilmore sorridendo bonariamente <> Bretagna fece una specie di posa teatrale: <>, disse <>, concluse alzando le mani e gli occhi al cielo, quasi stesse pregando sul serio. Qualcuno si mise a ridere. <>, disse Bretagna risentito. <>, chiese Françoise al pellerossa. Geronimo la guardò un attimo, poi spostò gli occhi sull’albero che giaceva inerte a terra. Restò in un pensieroso silenzio qualche istante. <>, disse <> <>, disse Punma inginocchiandosi e studiando il tronco che mostrava i segni evidenti di una stroncatura netta. <>, esultò Bretagna alzando le braccia al cielo <> <>, rispose Joe incrociando le braccia sul petto. La delusione si dipinse sul volto dell’attore: <> <>, convenne Françoise <> <>, disse Jet. Bretagna non stava più nella pelle: <> Jet guardò Albert perplesso: <> <>, titolo identico, Queen La parte <>, commentò Jet <> <>, precisò Françoise ammirando il suo lavoro con le mani sui fianchi <> Jet si voltò verso di lei, guardandola perplesso: <> <>, rispose lei inginocchiandosi davanti a un cartone e cominciando a cercare qualcosa <> Françoise si rialzò e porse a Jet alcuni oggetti: una ghirlanda luminosa, dei festoni argenati. <>, chiese Jet guardando gli oggetti che aveva fra le mani. <>, chiese lei sorridendo. Jet guardò prima gli addobbi e poi la punta dell’albero. Quindi si alzò lentamente in volo, fino ad arrivare a poter lavorare bene, e cominciò a mettere le cose al loro posto, sistemando, per prima cosa la ghirlanda luminosa sulla punta dell’albero e fissandocela. Poi lasciò scendere delicatamente il filo fino a terra, in modo che non rompesse qualche pallina. Quindi cominciò a sistemare i festoni. <
  • >, chiese posando la cima di uno sul ramo. <>, rispose Françoise <> Jet cominciò a girare intorno all’albero, per due o tre volte. Poi atterrò delicatamente a terra, sistemando l’ultima estremità. Françoise, a quel punto, riprese il lavoro da dove aveva finito lui, sistemando altri festoni intorno all’albero, fino in fondo. <>, chiese Jet quando lei ebbe sistemato l’ultimo. Françoise scosse la testa: <> Prese dal cartone qualcos’altro e lo porse a Jet. Erano delle confezioni con dei fili d’argento dentro: <> <>, rispose lei <> <>, chiese lui alzandosi nuovamente in volo. <> Jet aprì una scatola e prese delicatamente tra le dita la striscia argentata orizzontale che li teneva tutti insieme: <> Françoise rise: <> Jet obbedì, sistemando la prima cascata. Françoise prese le estremità da sotto e cominciò ad allargarle disponendole sull’albero. E così fece per tutte le altre. Dovettero metterne alcune anche più sotto della punta, perché le cascate erano troppo corte per l’albero. Sceso a terra, Jet ammirò il lavoro: <> <>, disse Françoise mettendo le scatole vuote dentro il cartone e richiudendo <> Jet guardò a terra, verso una presa lì vicino, dove c’era una spina che giaceva staccata. La prese in mano e la infilò nella presa e l’albero, come per magia, si illuminò di tanti colori intermittenti. <>, disse Jet a bocca aperta. <> <> Jet e Françoise si voltarono nella direzione da cui venivano le voci. I loro compagni e il professor Gilmore erano in piedi e guardavano l’albero meravigliati. <>, esclamò Bretagna alzando le braccia al cielo quasi in segno di esultanza. <>, disse Françoise scuotendo la testa <> <>, rispose lui avvicinandosi. <>, lei si guardò intorno <> Gli altri si guardarono attorno a loro volta, come se si accorgessero soltanto adesso che effettivamente mancava qualcuno. <>, suggerì Jet. <>, disse Françoise sospirando <
  • > Si accorse della lieve punta di irritazione che aveva nella voce e si disse di calmarsi. Solo che non le faceva piacere che sparisse senza nemmeno avvertirla. Poi alzò la testa di scatto, come se avesse sentito qualcosa <> Effettivamente, dopo qualche istante, si sentì la porta principale aprirsi e sbattere. Joe comparve poco dopo in sala, con ancora il giubbotto addosso, mentre stava cercando di sfilarsi i guanti. <>, disse guardando l’albero. Françoise lo guardò, incrociando le braccia sul petto: <> Joe ebbe un sussulto nel sentire il tono della domanda e nel vedere lo sguardo nei suoi occhi: <> <> L’attenzione si spostò da lui alla ragazza che era apparsa dietro di lui: aveva un giaccone e una sciarpa indosso, e sopra di essi ricadevano i lunghi capelli neri. Joe incontrò di nuovo lo sguardo di Françoise e si sentì morire: <>, disse sottovoce, solo con le labbra, alzando una mano verso di lei quasi in un gesto di difesa. <>, rispose lei, sempre solo a labiale, con lo sguardo piuttosto irritato. La ragazza si guardò intorno, come se cercasse qualcuno. E il suo sguardo si illuminò quando puntò in direzione di Bretagna: <>, esclamò. Bretagna si guardò indietro, pensando che la ragazza si riferisse a qualcun altro. Non vedendo nessuno, si puntò un dito al petto dicendo: <> <>, disse lei avvicinandosi quasi incredula <> Bretagna sorrise, senza sapere se essere lusingato o cosa: <> <> La fronte di Françoise si corrugò ulteriormente nel sentire che lo aveva chiamato per nome2. Bretagna guardò Joe in cerca di aiuto e spiegazioni. Lui fu ben felice di cogliere l’appello: <>, disse allargando le braccia <> Bretagna tornò a guardare la ragazza: <>, chiese Bretagna squadrandola da capo a piedi. Maya annuì: <> <>, chiese Bretagna incuriosito. <>, Maya restò silenziosa alcuni istanti, come cercando le parole più adatte <> Bretagna strinse gli occhi, quasi accigliandosi: <> Maya strinse le labbra: <>, poi restò silenziosa alcuni secondi e riprese <> <> Maya annuì: <> <>, chiese Bretagna. Una piccola scintilla di speranza apparve negli occhi di Maya: <> <>, esclamò Bretagna incredulo. Maya alzò le ciglia quasi le dispiacesse: <> Bretagna deglutì: <> <>, rispose prontamente Maya. Gli occhi di Bretagna si spalancarono: <> Maya abbassò la testa: <> <>, disse Bretagna giubilante <>, gli occhi di Bretagna cominciarono a brillare <>, concluse guardando le facce accondiscendenti degli altri. Maya era incredula e non riusciva a contenere la gioia: <> <> Maya tirò fuori una specie di libro dalla borsa: <> Bretagna prese il libro fra le mani e lo sfogliò: <>, disse <> <>, esclamò Maya che non stava più nella pelle <> <>, disse Bretagna. Poi il suo volto cambiò immediatamente, prendendo un’espressione torva <> aveva cominciato a recitare <> muoveva le mani intorno a sé in modo plateale, dando forza alle sue parole <> Gli altri restarono a guardarlo a bocca aperta, increduli. Albert, Françoise e Jet conoscevano bene quella storia. Ma anche chi la conosceva poco o niente come Joe, Chang, Punma e Geronimo, per un attimo, avevano visto o immaginato davanti a sé il vecchio e taccagno Ebenezer Scrooge. <>, esclamò Jet incredulo. <>, disse Albert. <>, disse Maya <> Bretagna sorrise: <> Maya sembrava quasi commossa: <> <>, disse Bretagna <> <>, disse Maya <> Bretagna fece un gesto con la mano come a dire che era una cosa da nulla: <>, disse <> <>, si rivolse verso Joe <> Joe annuì: <> La ragazza lo guardò torva: <> Joe alzò gli occhi al cielo: <> <>, le parole le morirono in gola. Era arrabbiata e avrebbe voluto mandarlo a quel paese <> L’orfanotrofio <>, disse Maya sporgendosi in avanti facendo spuntare la testa nei posti anteriori <> <>, disse <> <> Joe parcheggiò dentro un alto recinto di pietre. L’insegna fuori dal cancello recitava “Orfanotrofio Santa Chiara”. Tutti e tre scesero dalla macchina. Françoise si guardò intorno. Era una costruzione piuttosto ben fatta, in intonaco bianco. Sembrava nuova. <>, disse Maya congedandosi <>, disse rivolgendosi alla ragazza <> <>, disse Joe salutandola con la mano. Françoise era troppo frastornata per spiccicare una sola parola: <> Joe alzò gli occhi al cielo, come se facesse il finto tonto: <>, poi lasciò che le parole le si imprimessero bene a mente prima di continuare <> Françoise si portò una mano alla tempia, come se le facesse male: <>, si rivolse verso di lui, sorridendo <> <> Joe si incamminò verso l’entrata e Françoise lo seguì. Passarono la porta e la suora che stava di guardia al portone alzò gli occhi dal suo Vangelo e li squadrò entrambi. Poi i suoi occhi si illuminarono. <> <>, rispose il ragazzo sorridendo <>, disse presentando la donna a Françoise. <>, disse guardando Françoise e sorridendo <> <>, rispose la ragazza <> <> La religiosa annuì: <> Un’altra suora, molto più giovane, uscì fuori da una porta pochi istanti dopo: <> <> La giovane suora annuì: <> Suor Lucia si rivolse nuovamente a Joe e Françoise: <> La suora li portò fino a una porta che dava sul piccolo giardino esterno. Era pieno di giochi e di bambini. Un gruppetto di bambini stava giocando a baseball dietro una recinzione. Uno di loro alzò gli occhi verso di loro:<> Nel giro di pochi secondi una folla di bambini festanti si radunò attorno al ragazzo, tanto che Françoise e suor Lucia furono costrette a tenersi a distanza. <>, chiese un bambino tirandolo per la giacca. <>, rispose il ragazzo arruffandogli i capelli <> Solo allora Françoise capì e si sentì un verme, anche solo per aver dubitato per un attimo di lui: <> Non era una domanda, ma suor Lucia confermò: <>, disse <> Françoise guardò la suora scuotendo la testa: <> La suora sorrise benevolmente, e poi tornò a guardare Joe, che stava insegnando a un bambino come si impugnava una mazza da baseball: <> Françoise sorrise: <> <>, disse sorridendo suor Lucia e facendo ridere Françoise <> La suora la accompagnò attraverso i corridoi, facendole vedere i dormitori, la mensa e specificando sempre se un qualche luogo avesse una relazione particolare con Joe: dove avesse rotto qualcosa, dove fosse caduto per terra correndo per i corridoi, dove andava a nascondersi quando voleva piangere senza farsi vedere da nessuno, le fece vedere degli album di vecchie fotografie e le presentò le suore che avevano conosciuto Joe sin da quando era un bambino. Alla fine tornarono nel giardino, dove Joe stava ancora giocando con gli altri bambini a baseball. Le due si sedettero su una panchina, guardandoli giocare. <>, chiese Françoise. Suor Lucia sorrise: <>, sospirò profondamente <>, la religiosa si rivolse verso Françoise sorridendo <> Françoise scosse la testa: <> <>, disse la religiosa interrompendola <> <>, chiese Joe aggiustandosi il giubbotto. <>, disse suor Lucia alzandosi insieme a Françoise <> <> rispose lui sorridendo <> <> La suora li accompagnò fino all’uscita e restò a guardarli sulla soglia mentre si dirigevano verso la macchina. <>, ammise Françoise quando Joe fu salito ed ebbe chiuso la portiera <> Joe mise in moto: <>, disse <> <> Joe sorrise: <> Non era la prima volta che glielo diceva, ma ogni occasione la faceva sussultare e, in qualche modo, la stordiva. Sorrise e si sporse verso di lui fino a incontrare le sue labbra per un breve bacio. Poi si scostò, rimanendo con la bocca molto vicina alla sua e passandoli una mano fra i capelli: <> Apertura di sipario Joe accompagnò Bretagna all’orfanotrofio, insieme a Françoise. Il palco era stato approntato in una parte del giardino, da cui si poteva accedere anche dalla strada. Françoise e Joe si erano seduti nella platea vuota. Ai lati di ogni fila c’erano degli emanatori di calore che attutivano almeno un po’ la sensazione del freddo. <>, chiese Joe. <>, rispose lei <> <> Françoise annuì: <> Joe sorrise: <> Intanto, dietro le quinte, Bretagna stava conoscendo i suoi colleghi. <>, disse Maya, presentando poi a Bretagna ogni membro della compagnia. <>, disse Takeshi, colui che aveva la parte di Bob Crachit. <> <>, disse uno che si chiamava Akira e che impersonava sia il Fantasma del Natale Presente che il fantasma di Jacob Marley <> Lo portò sul palco. Bretagna salutò Joe e Françoise e si guardò intorno. Sembrava soddisfatto: <> <>, disse Maya. <>, chiese Bretagna stupito. <> <>, disse Bretagna <> Le prove cominciarono. Bretagna aveva veramente imparato la parte a memoria e sembrava perfettamente a suo agio su quel piccolo palco. Poco a poco la sua intesa con gli altri attori aumentava. Dava consigli su come poter far meglio le scene e dare più credibilità alle battute e ai personaggi. E lo faceva sempre con garbo. Mai con saccenza. E gli altri raccoglievano ben volentieri i consigli dell’esperto attore. Stava sempre attento a non elevarsi esageratamente sopra gli altri, secondo la regola che un lavoro di gruppo non deve diventare un monologo. Alle sette e mezzo le prove si conclusero e gli attori si rintanarono dietro le quinte per prepararsi allo spettacolo, che iniziava alle nove. Joe e Françoise si alzarono. <> <> Andarono a mangiare qualcosa di veloce in un piccolo ristorante lì vicino. Quando uscirono era ancora presto. Mancavano tre quarti d’ora. <>, propose Françoise. Joe le porse il braccio, che lei prese sotto il suo ben volentieri. Camminarono in silenzio per qualche minuto. Faceva freddo, ma era una serata piacevole. E l’aria natalizia si respirava a pieni polmoni. <>, chiese Françoise accorgendosi che Joe camminava secondo un itinerario preciso. <>, disse Joe fingendosi deluso <> Françoise, che aveva tenuto gli occhi fissi su di lui, non si aspettava quello che si vide davanti. Era come se la città, con tutte le sue luci, fosse ai loro piedi. <>, disse lei facendo qualche passo avanti per vedere meglio e guardandola a bocca aperta. <>, disse Joe avvicinandosi e fermandosi accanto a lei <> <>, disse lei senza riuscire a staccare gli occhi da quel panorama. <>, precisò lui posando una mano sulla sua spalla e attirando la sua attenzione quel tanto che bastava per poterla baciare. Lei non fece niente per resistere, ma, anzi, si lasciò trasportare da lui e perdersi nell’abbraccio che seguì. Un abbraccio così forte che sembrava chiederle di non andarsene mai dalla sua vita. Non riuscì a capire quanto tempo restarono in quella posizione. Quando l’abbraccio si sciolse, si scambiarono un bacio più breve di quello di prima e si incamminarono verso il palco. Quando arrivarono trovarono il pienone. <>, commentò Joe incredulo. <>, disse Françoise indicando col dito in una direzione. Si avvicinarono. Avevano preso posto in una fila centrale della platea. Solo Geronimo era rimasto in piedi accanto alle sedie, perché erano troppo piccole per lui le file. In braccio teneva Ivan, che sembrava ben sveglio e vigile. <>, disse Jet <> Joe e Françoise si sedettero tra i ragazzi e il dottor Gilmore. Proprio nel momento in cui si furono accomodati, dal sipario chiuso uscì Bretagna in persona. Era già vestito da Scrooge. <>, esordì allargando le braccia <> Bretagna si inchinò, raccogliendo l’applauso scrosciante del pubblico, soprattutto dei bambini. Li aveva già conquistati. Quindi rientrò dietro il sipario, che dopo pochi istanti si aprì nell’ufficio di Scrooge. Si vedevano lo stesso Scrooge, seduto davanti a un caminetto acceso con un piccolo fuoco e, in quella che doveva essere un’altra stanza, un altro personaggio, seduto a un piccolo scrittoio, intento a scrivere qualcosa, rattrappito dal freddo che il minuscolo fuoco che ardeva nel suo camino non poteva assolutamente combattere. Una voce narrante cominciò a introdurre la storia: <> Chiusura di sipario Bob Crachit guardava Scrooge mortificato. Il suo datore di lavoro sembrava veramente arrabbiato per il ritardo del suo impiegato. <>, disse Scrooge con la solita voce adirata col mondo <> <>, disse Bob avvicinandosi a testa bassa <>, disse Scrooge <<… Tanto per cominciare le aumenterò lo stipendio!>>, concluse dandogli una pacca sulle spalle e cominciando a ridere. Bob lo guardava incredulo, come se fosse impazzito. Allungò la mano sul righello per darglielo in testa e chiamare aiuto, ma la risata del vecchio gli sembrava cordiale e sincera. <>, disse Scrooge al suo impiegato <> Bob non se lo fece ripetere due volte e uscì in fretta dall’ufficio e Scrooge si sedette soddisfatto sulla sedia. <>, intervenne la voce narrante <> Il sipario si chiuse lentamente. Dopo qualche secondo, scrosciarono gli applausi della gente. Allora il sipario si riaprì, mostrando tutti gli attori in fila, l’uno accanto all’altro. Ognuno di loro, uno da un lato e poi uno dall’altro, fece un paio di passi in avanti, per raccogliere le ovazioni del pubblico. L’ultimo applauso, quello di Bretagna, durò un’eternità. Dopodiché gli attori cominciarono a passare tra il pubblico con i loro contenitori, che si riempirono ben bene. Fu Bretagna stesso a passare dai suoi amici. <>, chiese prendendo soldi e applausi da tutte le parti. <>, gli disse Françoise. <>, aggiunse Jet. <> Fu un successo, in tutti i sensi. Dietro le quinte gli attori si abbracciarono l’un l’altro per la riuscita dello spettacolo. Bretagna, di ritorno col suo contenitore stracolmo, fu accolto come un eroe. C’era anche Yusaku, l’attore che doveva impersonare Scrooge e che si era rotto una gamba. Era lì, sulla sedia a rotelle, per complimentarsi con i suoi amici e con il suo sostituto: <>, disse stringendo al mano a Bretagna <> <> <>, gli disse Maya. <>, rispose lui <> <>, chiese Maya che pensava di sognare. <>, disse <> <>, disse Takeshi. <> Il vischio I cyborgs e il dottor Gilmore si ritrovarono a casa. <>, disse Jet sfregandosi le mani e avvicinandosi all’albero. <>, disse Joe fermandolo. Jet lo guardò come un bambino deluso. <>, disse Françoise. <>, propose Jet. Un po’ tutti lo guardarono malissimo. <> <>, specificò Albert. Gilmore li guardava incuriosita: <>, chiese. <>, spiegò Bretagna, <> <>, disse Gilmore lisciandosi la barba <> <>, propose Albert. I cyborgs si guardarono l’un l’altro facendo cenni di assenso. <>, disse Chang avvicinandosi all’albero. <>, esplose Jet <> Chang non lo stette neanche ad ascoltare e lesse i cartellini attaccati alle scatole fino a che trovò quello con il suo nome. Era un piccolo pacchetto a forma di parallelebipedo incartato di rosso, coi il nastro giallo. Lo scosse, per sentire se si muoveva qualcosa. Infine cominciò a scartarlo, stando attento di non rovinare la carta. <>, gli fece notare Bretagna impaziente. <>, lo zittì Chang continuando nel suo lavoro certosino. Una volta tolta la carta, però, rimaneva un anonimo cartone marrone. Chang lo guardò perplesso. Poi lo aprì e apparve una meravigliosa pipa in radica. <>, disse rigirandosela tra le mani come se fosse oro <> Punma alzò la mano: <> <>, disse Bretagna avvicinandosi all’albero come un cane affamato alla pappa. Trovò il suo regalo quasi subito. Era un cubo, incartato di blu, con nastro bianco e rosso. Non fece tutti i complimenti che aveva fatto Chang nel scartarlo. Strappò via carta e nastro e apparve un’anonima scatola bianca. Bretagna la aprì e ne tirò fuori un cappello a tesa. <> <>, disse Albert. <> <>, rispose lui avvicinandosi all’albero. Ne prese uno incartato di nero, con nastro giallo e rosso. Tolse la carta e ne uscì fuori un cartone. Lo aprì e cominciò a rovistare tra la carta da giornale: <>, disse dopo un po’ che rovistava <> Tirò fuori un pezzo di carta da giornale un po’ rigonfio e lo scartò: <> <>, disse Françoise sorridendo. <> <>, gli disse Bretagna invitandolo ad avvicinarsi all’albero. Il gigante si avvicinò all’albero e si accucciò. Il suo pacchetto era incartato di bianco, con nastri rossi e blu. Era un pacco vagamente cilindrico piuttosto grosso, anche in mano sua. Lo esaminò qualche secondo, quindi lo aprì. Dovette togliere un po’ di carta, nel quale era avvolto. Ne venne fuori un enorme pezzo di legno scuro. <>, chiese Jet. Geronimo se lo rigirò un po’ fra le mani e sorrise: <> <>, disse Ivan volteggiando per aria con la sua culla <> <>, disse Jet <> Punma intanto si era avvicinato all’albero e stava cercando il suo regalo. Trovò un pacchetto incartato di nero, con nastro rosso e verde. Aveva un forma irregolare. Punma lo scartò con cura e ne tirò fuori un oggetto di legno chiarissimo. <>, disse Punma guardando il gigante. <> <>, disse Punma rigirandoselo fra le mani <> <>, disse trionfante Jet avvicinandosi all’albero a grandi passi. <> Jet si voltò verso Françoise supplichevole: <> Françoise sorrise: <> <>, disse Jet sospirando <> Françoise lo fulminò con lo sguardo: <> <>, ribatté lui <> Françoise prese il suo pacchetto a forma di parallelepipedo. Poi ne prese un altro, notando che c’era una busta col suo nome scritto sopra. <>, protestò Jet. <>, rispose Joe ironico. Françoise stava studiando il pacchetto di Jet: <> Jet storse le labbra: <> Françoise tolse l’incartamento: <>, si rivolse a Jet <> <> <>, disse Françoise <> <>, chiese Jet incuriosito. <> <>, disse Jet <> C’erano rimasti solo pochi pacchetti, quindi fu facile trovare il suo, incartato di bianco con nastro rosso e blu. Lo scartò avidamente. La sua faccia non fece nulla per nascondere le delusioni. <> <>, chiese il cinese fumando con la sua nuova pipa <> <>, disse Joe avvicinandosi e prendendo il libro di mano a Jet <>, disse rendendoglielo e dandogli una pacca sulla spalla. Joe si avvicinò all’albero e prese uno dei tre pacchetti rimasti. Poi ne vide un altro a suo nome, scritto in una calligrafia inconfondibile, e prese anche quello: <> <> Joe scartò il pacchetto, bianco con nastro rosso: <> <> Joe si rigirò la scatola tra le mani: <> <>, chiese Jet <> Il pacchetto rimasto prese il volo verso Ivan, che se ne stava sospeso per aria. <>, lo avvertì Joe. Ivan fece posare delicatamente il pacco rosso su un tavolo e fece aprire la carta: <>, disse dando l’impressione che perfino i suoi occhi si illuminassero <> <> <>, chiese Gilmore indicandoli. Françoise si avvicinò e ne prese uno, porgendolo al professore: <>, disse <> Gilmore prese il pacchetto: <> <>, lo incitò Jet. Il professore scartò accuratamente il pacchetto e aprì la scatola di plastica che ne uscì: <>, la prese in mano e la girò fra le mani <> Françoise si chinò e prese anche l’altro pacchetto. Si avvicinò a Geronimo e glielo porse. <>, chiese il pellerossa incredulo. <>, gli disse lei sorridendo <> Geronimo sorrise. Era il suo “grazie”. Il pacchetto era di media grandezza. Lo scartò con cura e ne estrasse una custodia di pelle rigida. La aprì: <> <>, disse Joe. Geronimo sorrise a suo modo: <>, disse tirandolo fuori dalla custodia e ammirandone la lama <> <>, urlò Jet con gli occhi sbarrati <> <>, chiese Albert, un po’ a nome di tutti. <> Joe e Françoise, che erano fermi sotto una porta piuttosto ampia che dava sull’ingresso, alzarono gli occhi ed ebbero conferma di essere proprio sotto il vischio. <>, chiese Joe. <>, rispose Jet <> <> <>, intervenne Françoise. <>, ribatté Jet <> Joe guardò prima Jet, poi Françoise. Ci rifletterono ancora un attimo, in un gioco di sguardi che riuscivano a capire solo loro. Poi si avvicinarono l’uno all’altro e si baciarono proprio sotto il vischio. <>, disse il Fantasma del Natale Passato guardando la scena dalla finestra. <>, disse il Fantasma del Natale Presente <> Il Fantasma del Natale Futuro si limitò ad annuire. Poi alzò gli occhi al cielo, spingendo i suoi compagni a fare altrettanto. <>, disse il Fantasma del Natale Passato, indicando la luna dove si vedeva la figura del carro trainato dalle renne. <>, urlò il Fantasma del Natale Presente <> Santa Claus li vide e agitò la mano in segno di saluto, continuando a dare sferze alle renne: <> <> 1 Vi ricorda nessuno? Niente viene per caso. Aspettate e vedrete ^^. 2 In Giappone il chiamare una persona col proprio nome è indice di una grande confidenza. 3 E’ il titolo originale di Canto di Natale, il celeberrimo racconto di Charles Dickens. 4 Il figlio storpio di Bob, che nel Natale futuro visto da Scrooge era morto. 5 Vedi Episodio #38 della seconda serie televisiva.