CARIBBEAN BLUE di Laus (minamiasakura@virgilio.it) (n.d.Laus: non so se qualcuno conosca Enya. Il titolo di questa fanfic è preso direttamente da una delle sue canzoni più affascinanti., capace di portarti veramente nelle acque cristalline dei Caraibi. Però l'isola sulla quale si svolge la vicenda è del tutto inventata.)   PROLOGO   Immaginate il mare di un azzurro cristallino, la sabbia bianca e finissima. E il sole che batte forte. Immaginate un’isola che abbia tutto questo, una piccola isola situata nel mar dei Carabi, poco lontana dalle coste di Haiti, Porto Rico e della Giamaica. La sua superficie è all’incirca uguale a quella dell’isola giamaicana, leggermente più piccola e dalla forma più rotonda. Date a quest’isola il nome di Antos. Immaginate inoltre che quest’isola, che fa stato a sé, sia stata a lungo governata da un dittatore, Milan Baros. Il suo regime è caduto appena 9 anni prima che questo nostro racconto abbia inizio, in seguito a un colpo si stato messo in atto da alcuni ufficiali dell’esercito. Dopo 7 anni di governo militare, vengono indette libere elezioni, vinte dal candidato Juan Palas. Antos, sotto la guida di Palas, era tornata ad essere la fiorente meta turistica che era stata prima della dittatura di Baros. Dopo la caduta del dittatore, infatti, erano ritornati gli albergatori e le agenzie di turismo. Si erano riaperti impianti, hotels e villaggi turistici in ogni parte dell’isola. Ma ad Antos non è solo un paradiso per turisti. L’isola è piena di piantagioni dalle quale si ricavano le sostanze per produrre stupefacenti, quali cocaina, eroina, marijuana, cannabis e che più ne ha più ne metta. Era un eredità di Baros, difficile da sradicare perché i turisti venivano ad Antos anche per la droga, il che si rivelava un affare d’oro per la criminalità organizzata del posto, che oltre che venderla ai turisti la spediva anche all’estero. Ed è per questa ragione, cioè la droga, che i Fantasmi Neri avevano messo gli occhi su quest’isola e sembravano intenzionati ad aiutare Baros a riconquistare il potere, per poi controllare l’isola (e la droga) attraverso di lui. 009, 002, 003 e 008 erano stati inviati sull’isola dal professor Gilmore. Sotto le false spoglie di studenti universitari in vacanza ai Carabi, dovevano indagare e cercare di fermare sul nascere, se fosse stato necessario, l’azione dei Fantasmi Neri. I quattro cyborgs presero in affitto un bungalow a due passi dal mare, presso un noto albergo di Agua, la capitale. Il resto del gruppo se ne sarebbe restato al largo dell’isola, pronto a intervenire con il Dolphin in caso di necessità.   PARTE I   <> La voce di Joe che la chiamava la fece svegliare: <> La ragazza, che era sdraiata a pancia in giù su un telo da mare si girò e si mise a sedere. <> <>, chiese lei dandosi un’occhiata a una spalla. <> <> Françoise prese una bottiglia di plastica da una borsa che aveva accanto a sé e cominciò a spalmarselo sulla pelle. <>, disse Françoise continuando a spalmare <> <> <> <> Françoise lo guardò un po’ perplessa. Joe aveva reagito come se gli avesse chiesto la luna: <> Joe sorrise: <> <> Joe prese riluttante la bottiglia e se ne versò un po’ sulla mano, mentre lei gli dava la schiena, scostando i capelli dalla base del collo. Joe cominciò a stendere la crema. <>, chiese Françoise a un tratto. Joe continuò il suo compito: <> <> <> Joe smise di spalmarle la crema sulla schiena e le ridette il contenitore, mentre lei si rimetteva composta. <> Joe si sedette sul suo telo, accanto a quello di lei: <> <> Joe la guardò divertito: <> La reazione di Françoise non fu esattamente quella che si aspettava. Lei rimase perplessa, quasi accigliata. Come se le avesse detto qualcosa di non molto carino. <> Françoise ritornò a guardare davanti a sé: <> <> Françoise restò in silenzio senza rispondere. <> Lei si voltò verso di lui: <> <> Françoise sorrise e si stese sul telo, chiudendo gli occhi: <> Joe la guardò chiedendosi se l’avesse voluto provocare con quel discorso. Da quando erano tornati da quella missione a Firenze non era più la stessa cosa con lei. Il segno dello schiaffo se n’era andato, ma era rimasto dentro. E poi, per un attimo, lei era sembrata un po’ attratta da un altro. E questo pensiero gli rimaneva decisamente insopportabile. Anche se lei aveva detto che nemmeno per attimo aveva pensato di cedere alle avancés di Sean. Ma era vero? <> La voce di Jet lo distolse dai suoi pensieri. Si voltò: Jet e Punma li stavano raggiungendo. Dovevano essere passati dal bungalow per cambiarsi e venire in spiaggia. Stesero i loro teli a terra e si sedettero. <>, chiese Joe non appena si furono seduti. <>, rispose Jet. <>, disse Françoise che si era alzata a sedere. <> <> Punma stava giocherellando con la sabbia: <> Joe sembrò soppesare la proposta: <> <>, disse Jet. <>, disse Françoise. Jet la guardò perplesso: <> <>, disse Punma ridendo <> <> (“Anche perché non mi perdoneresti mai di fare da accompagnatore a Françoise”)  <> <>, disse Pumna riflettendo <> <>, disse Françoise <> <>, disse lui. Françoise e Joe si guardarono piuttosto imbarazzati. <> disse Jet <> <>, esclamò Joe voltandosi di scatto verso di lui. <>, disse Françoise. Joe si voltò verso di lei: <> <> <> <>, disse Punma, sorridendo.   PARTE II   Joe si guardò allo specchio. Era vestito con un abito di colore blu, una camicia bianca e la cravatta che gli aveva regalato Françoise a Firenze. Sì, poteva andare. <<008, hai pensato a tutto tu?>> <> <> <> <> Sia Joe che Punma si voltarono verso Françoise, che era entrata nella stanza. Aveva un vestito da sera molto elegante, di colore chiaro. I capelli accuratamente raccolti. E il collier che Joe le aveva regalato a Firenze. Anche Jet, che se ne stava seduto fuori sulla veranda, si affacciò e fece un sonoro fischio in segno di apprezzamento. <>, continuò Punma sorridendo e allargando le braccia. <>, disse Jet, che era entrato nella stanza, rivolgendosi a Joe <> Joe gli mandò uno sguardo che lo incenerì. Jet ricevette il messaggio e pensò che fosse meglio ritornare fuori. <> disse Joe guardando l’orologio <> <>, disse Françoise sorridendogli. <> I due uscirono dalla stanza, sotto gli sguardi di Punma e Jet, che si era affacciato alla porta. <>, disse Jet rientrando dentro. <>, disse Punma. <> Punma sorrise in modo sprezzante: <> <> <>, disse Punma ridendo di gusto. <> <> <>, disse Jet sorridendo.   PARTE III    <>, disse Joe, mentre guidava una lussuosa auto presa a noleggio sulla via del palazzo presidenziale. Françoise sorrise sfiorandosi istintivamente il collier che lui le aveva regalato quando avevano fatto quella missione a Firenze: <> <> Passò qualche secondo di silenzio. Françoise stava guardando fuori dal finestrino. La macchina si fermò a un semaforo rosso. <>, disse Joe volgendosi verso di lei. <> <> <> Joe sorrise: <> Il semaforo tornò verde. Arrivarono al palazzo presidenziale alle 9.15 di sera. Un addetto si occupò di parcheggiare la loro automobile. Entrarono nel salone, da ballo, dove si teneva la festa. C’erano molti invitati. Riconobbero parecchi diplomatici e persone piuttosto importanti, per i più svariati motivi. <>, chiese 009 sottovoce. 003 si guardò intorno attentamente: <> <>, disse indicando il presidente che stava in un punto della sala, parlando con alcuni invitati. Le offrì il braccio e si diressero verso il presidente. <>, disse Joe non appena l’ebbero raggiunto <> <>, disse Palas sorridendo <> Joe stava per rispondere, ma Françoise lo precedette: <> <> disse indicando una signora al suo fianco, <<è mia moglie Julia.>> <>, disse Joe <> <>, disse la signora Palas sorridendo <> <> <>, disse Palas <> Joe annuì e sorrise, mentre Palas si allontanava da loro, insieme alla moglie. <>, disse 009 guardandosi in giro. <> <> 003 scosse la testa. <>, disse 009. <> <> 003 si guardò intorno: <> <>, disse una voce dietro di loro. I due cyborgs si voltarono. A parlare era stato un uomo piuttosto avvenente. Portava un’alta uniforme militare, piena di lustrini. Doveva essere un ufficiale. <>, disse <> L’uomo prese la mano di Françoise e la baciò sul dorso. <>, Joe cercò di attirare l’attenzione tossendo <> <>, disse Françoise. <> disse l’ufficiale. Poi si rivolse a Françoise <> “Che razza di don Giovanni da strapazzo.”, pensò Joe serrando inconsciamente il pugno. <>, disse Françoise. <>, disse l’ufficiale <> Detto questo si congedò, lasciando Joe con gli occhi sgranati: <> <>, chiese Françoise ridendo. Joe la guardò perplesso: <> <>, disse Françoise guardando la pista da ballo. Joe scosse la testa: <> <> Joe la guardò interdetto. <>, disse lei in un tono un po’ spazientito <> <>, disse Joe. Si ritrovò in mezzo alla stanza a muoversi al tempo della musica. <>, disse Françoise dopo un po’. <>, disse lui sorridendo <> Il viso di lei si rannuvolò leggermente: <> Dopo qualche minuto la musica si fermò. <> disse lei, abbassando le mani, ma senza lasciare quelle del partner <> <>, disse Joe guardandosi intorno. Notò che Barajas li stava osservando da un angolo della sala, con le braccia conserte. L’uomo che era al pianoforte prese la parola: <> Dopodiché la musica ricominciò e il pianista cominciò a cantare. <>, disse Joe <> Françoise lo guardò perplessa: <> <>, disse lui cingendole la vita <> Joe si morse il labbro inferiore, come per rimangiarsi quello che stava per dire. <>, chiese Françoise aggrottando la fronte. Joe ci pensò un po’, poi scosse la testa: <> <> <>, disse lui sorridendo. Françoise stava per dire qualcosa, ma poi si limitò a sorridergli, appoggiandogli gli avambracci sul petto. Avevano cominciato a muoversi a passo di musica senza neanche accorgersene. <>, disse lei guardandolo dritto negli occhi e sorridendo <> <>, rispose lui. <>, disse lei appoggiandogli la testa su una spalla. Non era esattamente quello che si era aspettato. Fu per dire qualcosa, ma invece le parole gli rimasero in gola. Passarono qualche momento così, fino a che 003 non si staccò da lui e si fermò, restando ferma con la testa diritta. <>, chiese lui perplesso. <>, disse lei. <>, disse 009. Uscirono dalla sala e si ritrovarono in un lungo corridoio. Le scale erano poco più avanti, sulla destra. Salirono fino a metà, poi 003 si fermò e 009 le rimase dietro, guardando che nessuno li notasse. <>, stava dicendo Palas. <> <> <> Adesso 003 l’aveva riconosciuta. Era la voce di Barajas. Non aveva dubbi. Sentì una porta sbattere e dei passi avvicinarsi dalla loro parte. <>, disse lei. 009 non se lo fece ripetere due volte. La prese a sé e attivò l’acceleratore. In un nanosecondo si ritrovarono fuori dalla visuale di Barajas che stava scendendo le scale in quel momento. Quando non fu più in vista, 003 gli raccontò quello che aveva sentito. <>, concluse 009 <> Barajas tornò nella sala. Salutò qualche invitato, quindi si diresse verso l’uscita e chiese all’addetto che gli portasse la sua auto. I cyborgs lo seguirono cercando di non farsi notare. Quando la macchina fu arrivata e Barajas se ne fu andato, i cyborgs aspettarono qualche istante, quindi anche loro andarono a chiedere all’addetto di portare loro la macchina, e si buttarono all’inseguimento. <>, chiese 009. 003 si concentrò un istante. Barajas aveva una macchina con un motore che faceva un suono abbastanza particolare. Con un po’ di fortuna e concentrazione poteva riuscire a rintracciarla. <>, gli disse. 009 spinse sull’acceleratore, sgommando. Arrivato al cancello girò a destra, così come gli aveva detto 003. <>, chiese nuovamente 009. <> <> <> 009 spinse ancora di più sull’acceleratore, sperando che non ci fossero pattuglie della polizia in giro. <>, disse all’improvviso senza staccare gli occhi dalla strada. 003 lo guardò interdetta, poi sorrise e scosse la testa: <> Raggiunsero la macchina di Barajas, finalmente. Si tennero a un paio di automobili di distanza, cercando di non farsi vedere troppo negli specchietti. Adesso che erano così vicini per 003 sarebbe stato uno scherzo seguirne gli spostamenti. A un certo punto Barajas svoltò a sinistra. 009 tirò diritto. <>, chiese 003. <> 003 si concentrò nuovamente: <> 009 svoltò: <> <> <> 009 si fermò a uno stop e puntualmente l’auto di Barajas passò loro davanti. 009 stava per ripartire, ma 003 gli mise una mano su quella che stava innestando la prima, fermandolo. <>, chiese lui. <> 009 si fece appena un po’ più avanti. Effettivamente Barajas si era fermato e una luce lampeggiante gialla stava segnalando che un cancello si stava aprendo, sul lato sinistro della strada. Dopo pochi secondi Barajas ripartì e si infilò nel cancello aperto. Solo dopo che il cancello si fu richiuso, 009 spense i fari e ripartì, lentamente, fermando la macchina di fronte alla casa di Barajas. <>, commentò 009 vedendo la casa. Era piuttosto grande, una villa a due piani, con gli esterni intonacati di bianco, grandi finestre e un lungo balcone che girava intorno alla casa. La recinzione intorno alla casa era piuttosto ampia. Da dentro spuntavano grossi alberi, di specie tipiche del luogo. <>, disse 003. <> <>, disse lei indicando in alto. 009 si voltò nuovamente verso la casa. Una grande finestra al piano di sopra si era effettivamente illuminata. La tenda si aprì e Barajas apparve. Si era già tolto la divisa, ed era rimasto solo con la camicia, di cui si era sbottonato le maniche. Aprì la finestra e guardò in basso. 009 si accucciò istintivamente nella macchina. Poi Barajas scomparve per un attimo. Tornò alla finestra pochi secondi dopo. Aveva un walkie-talkie in mano. <>, chiese 009 a 003. 003 si avvicinò a lui, per avere la visuale di Barajas, e si concentrò. Barajas cominciò a parlare: <> <> Il suono era molto disturbato. Oltre alla voce dell’interlocutore di Barajas c’era un altro rumore molto forte in sottofondo. Ma c’erano anche parecchi classici disturbi radio. Tra l’altro Barajas aveva acceso lo stereo, tenendo la musica alta. 003 si concentrò ancora di più, cercando di ascoltare solo quello che effettivamente le interessava. <>, rispose Palas <> <> Acqua… l’interlocutore di Barajas era vicino a un qualcosa che provocava un forte rumore di scroscio d’acqua. Forse le rapide di un torrente… molto più probabilmente una cascata di grosse dimensioni. <> <> Sentì un altro rumore, che man mano si avvicinava all’altro interlocutore. Sembrava un veicolo a motore, forse un motoscafo. <> <> <> <> La comunicazione si chiuse. Barajas posò l’apparecchio e si riportò dentro. 003 riferì della conversazione a 009. <> 003 ci pensò un attimo: <> <> <> <>, rifletté 009. <>, disse 003.   PARTE IV    <>, chiese 008 lisciandosi il mento dopo che 009 ebbe finito il suo resoconto. 009 fece roteare l’acqua dentro il suo bicchiere: <> <>, disse 002 appoggiato lateralmente alla porta. <>, disse 003 entrando nella stanza dalla sua camera. Si era cambiata e adesso aveva un vestito leggero, tipicamente estivo. 008 aveva tirato fuori una 24 ore. Armeggiò con qualche bottone. Su un piccolo schermo apparve la mappa di Antos: <>, disse indicando un punto sulla cartina. Digitò qualcosa su una tastiera. Sullo schermo spuntarono 9 X: <> <>, disse 003. <> disse 008, guardando la mappa con i punti segnati <> 008 digitò qualcos’altro sulla tastiera e le X sullo schermo diventarono 4: <> disse indicando due X piuttosto prossime sulla mappa <> 009 stava ascoltando attentamente: <> <> <>, disse 002. <>, disse 009 guardando l’orologio <> 008 guardò la mappa: <> <>, chiese 009. <>, disse 008 tornando a guardare la mappa <> Armeggiò ancora una volta con la tastiera. Al posto della mappa comparve un testo: <> <>, chiese 003. <> <> <>, disse 008 facendo ricomparire la mappa sullo schermo e studiandola <>, disse indicando un punto sullo schermo <> 002 si avvicinò e guardò lo schermo: <> <>, disse 008 lisciandosi il mento con una mano <> <>, disse 009 <> <>, disse 008. Mentre 008 chiamava il Dolphin, Joe si alzò in piedi e fece per uscire dal bungalow. <>, chiese Jet. Joe si voltò: <> Detto questo uscì dal bungalow. Si diresse verso il mare, poi vide il bar che l’albergo teneva all’aperto e decise di andare a prendere qualcosa da bere.   PARTE V    Si sedette al bancone e ordinò un cocktail non eccessivamente alcolico. Il barista glielo fece subito e glielo mise davanti, poi ritornò a pulire il bancone. Joe girò il ghiaccio dentro il bicchiere, poi si guardò intorno. C’erano appena lui e altri due uomini nel bar. Queste ultime stavano facendo una partita a carte. Tornò a guardare il suo cocktail e a rigirare il ghiaccio dentro di esso, poi ne bevve un sorso. <> Joe si voltò alla sua destra. A parlare era stata una ragazza. Portava un vestito molto scollato. Aveva lunghi capelli neri e gli occhi scuri Probabilmente era appena rientrata da una serata in discoteca. Joe si guardò intorno. C’erano un sacco di posti liberi. <>, disse lei. Joe si rivoltò verso di lei: <> <>, disse lei al barista. Poi si rivolse di nuovo a Joe, sedendosi <> <> Lei continuò a fissarlo, facendo uno sguardo piuttosto languido: <> <>, ribatté lui sorridendo ironicamente e scuotendo lievemente la testa. <>, disse lei cominciando ad accarezzargli un polpaccio con la punta della scarpa Joe bevve un altro sorso del suo cocktail, poi posò nuovamente il bicchiere sul tavolo e si spostò un po’ più in là con il suo sgabello, mettendo il suo polpaccio fuori dalla portata di lei: <> Lei lo guardò piuttosto contrariata: <> <>, disse lui annuendo al vistoso solitario che portava all’anulare sinistro. Lei guardò quell’enorme anello come se si fosse trattato di uno scarafaggio e il suo viso si rabbuiò: <> Joe la guardò senza rispondere, semplicemente smettendo di sorridere. <> continuò lei <> La ragazza cominciava ad avere le lacrime agli occhi, ma continuò il suo racconto: <> <>, chiese Joe inarcando le ciglia. Lei bevve un sorso del suo Martini, poi lo guardò con gli occhi rossi: <> Joe bevve un sorso del suo cocktail e la guardò. In fondo provava un po’ di compassione. <>, disse lei <>, gli chiese rivolgendosi nuovamente lo sguardo. Joe sospirò, rigirando il liquido nel suo bicchiere. I cubetti di ghiaccio tintinnarono: <> Un’immagine sfocata del deserto gli passò momentaneamente per la testa, come una meteora. Scosse la testa per mandare via quell’immagine. In fondo aveva superato quella delusione da tempo. Non gli faceva più male pensarci. Addirittura quasi non non si ricordava più nemmeno il viso di lei. Sì, era decisamente superato. <>, chiese la ragazza. Joe fissò il suo bicchiere, tenendolo con due mani: <> Lei restò a guardarlo in silenzio per qualche secondo: <>, gli chiese. Lui la guardò, sorridendo: <> <> Lui la guardò perplesso: <> <> Lui sorrise: <> Lo guardò interdetta. <>, precisò lui <> <> Joe la guardò sorpreso: <> <> i suoi occhi si spostarono oltre lui <>, disse indicando dietro la testa di Joe. Joe si voltò. Françoise li osservando da una ventina di metri. <>, disse sospirando. <> <> <> Detto questo gli dette una pacca sulla spalla e se ne andò. Joe la guardò scomparire dietro una porta. Pagò il conto e si diresse verso Françoise, che lo stava osservando con uno strano sorriso sulle labbra. <>, si giustificò non appena le fu arrivato vicino (“Ma perché mi sono giustificato?”).  <>, disse lei sorridendo senza denti. Joe la guardò stupito: <> <> <> <> Lei si voltò e si incamminò. Joe restò fermo per qualche istante, poi scosse la testa e la seguì (“Anche a me a volte piacerebbe avere i poteri di Ivan.”). Camminarono uno a fianco all’altro per un po’, poi Joe si fermò, con lo sguardo fisso a terra: <> Françoise si fermò e lo guardò sorridendo: <> Lui, alzò gli occhi, si morse un labbro, poi parlò tutto d’un fiato: <> L’espressione sul viso di lei cambiò di colpo: <> Joe scosse la testa: <> <> Effettivamente aveva ragione, ma: <> Lei lo guardò, perplessa ma inamovibile: <> <>, cercò di protestare lui. <> Joe restò in silenzio guardando per un attimo i suoi profondi occhi azzurri. Non glielo stava chiedendo. Lo stava quasi supplicando, e lui non aveva più la forza di controbattere. Per quanto sentisse che c'era qualcosa che non andava... ma era solo un presentimento, magari solo la sua sciocca paura. Quella inconfessabile di non sapere cosa avrebbe fatto... che ne sarebbe stato di lui se le fosse successo qualcosa. Non era affatto convinto, ma gli occhi con cui lo guardava… no, non riusciva a dirgli di no. Serrò le labbra e infine annuì, sospirando come rassegnato: <>   PARTE VI    Il Dolphin si fermò sopra il punto prestabilito, sopra la folta vegetazione della giungla che c’era intorno, a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla cascata. La minima distanza indispensabile perché il rumore dei motori del Dolphin, pur silenziosissimi, non fossero uditi. I cyborgs si calarono nella foresta attraverso la scaletta. Oltre a 009, 002, 003 e 008 si erano uniti alla missione anche 004, 005 e 007. Solo 001 e 006 erano rimasti sul Dolphin insieme a Gilmour. <>, disse 008 che con 003 guidava il gruppo <> <>, disse lei mettendosi davanti. Li guidò stando attenta al rumore della cascata, che già si sentiva chiaramente anche senza bisogno dei suoi poteri. Ma soprattutto indicando quale fosse la strada giusta attraverso il buio della giungla. Nonostante ci fosse la luna piena, non filtrava il minimo rivolo di luce attraverso la fitta vegetazione. E loro non potevano permettersi di usare torce. 009, che stava appena dietro di lei accanto a 008, stava già cominciando a pensare che fosse stato veramente un bene averla portata con loro, anche se quel brutto presentimento non finiva di provocargli fitte nel profondo. Camminarono per circa un quarto d’ora. La strada da fare non era molta, ma la vegetazione, anche a terra, era fittissima e non rendeva agevole camminare. <>, disse 007 guardandosi intorno terrorizzato. <>, disse 003 sottovoce <> I cyborgs rimasero nascosti dietro dei folti cespugli. A pochi metri da loro si vedeva la cascata. Due uomini stavano effettivamente parlottando tra loro accanto alla cascata, sulla riva, proprio davanti ai cyborgs. Portavano dei fucili a tracolla e stavano entrambi fumandosi una sigaretta. Il rosso intenso delle cicche si notava facilmente nell’oscurità. <>, disse 009. Poco dopo si dileguò, grazie al suo acceleratore, e in termini di nanosecondi, senza che se ne potessero rendere nemmeno conto, le due guardie stramazzarono a terra, stordite, e 009 comparve accanto a loro, facendo cenno di raggiungerlo ai suoi compagni. Raggiuntolo, 008 si chinò a terra. Prese i due walkie-talkie dei due uomini e li buttò nel fiume. <<007, prendi l’aspetto di uno di questi due.>>, disse 009. 007 li guardò attentamente: <> <> <> 007 si trasformò prendendo le sembianze di uno dei due uomini. Il gruppo continuò il suo cammino. Accedettero attraverso il retro della cascata e si ritrovarono in una profonda gola. C’era ancora più oscurità che fuori e un forte odore di umidità. 003 si mise di nuovo in cima al gruppo e continuò a camminare, mentre gli altri la seguivano lungo una specie di marciapiede naturale accanto al corso d’acqua. Dopo un paio di centinaia di metri giunsero nel luogo dove tenevano i motoscafi. Ce n’erano due, di piccole dimensioni, ma che sembravano piuttosto veloci. A quel punto c’era anche un bivio. <>, chiese 009 rivolgendosi a 003. <>, gli rispose lei. <>, disse 002. <> (“Ma lui come diavolo fa a saperlo?”), tagliò corto 009. <> <> <> Trovavano molte diramazioni sulla via, ma 003 andava avanti sicura. All’improvviso si fermò: <> <<007, vai tu. Portali qui da noi e poi libera la ragazza.>>, disse 009. <>, disse 007 avviandosi. <>, ordinò 009 non appena 007 se ne fu andato. Erano fermi in un punto piuttosto ampio della caverna, pieno di rocce e buche, ideali per nascondersi. 008 si buttò nel canale d’acqua, che anche lì era abbastanza profondo. 004 e 002 si nascosero dietro una roccia sulla riva destra, pronto a sparare, il primo con la sua mano e il secondo con la pistola laser. 005 si mise dietro una parete, in modo da non poter essere visto dalla direzione da cui sarebbero arrivati i sequestratori. 003 e 009 si nascosero dietro una roccia, sulla riva sinistra. <<003?>>, disse 009 sottovoce continuando a guardare verso il corridoio con la pistola laser in mano. Lei si voltò verso di lui, senza dire parola. <> <> <> la guardò con la coda dell’occhio <> Lei lo guardò interdetta e dopo qualche secondo annuì: <> 007 intanto era arrivato a destinazione. C’erano proprio 11 uomini nella grande stanza naturale che si trovò davanti. Era illuminata da delle torce elettriche: <>, disse 007 urlando e muovendo le braccia. Un uomo con una folta barba si alzò in piedi: <> <> <>, disse l’uomo. Il gruppo si dileguò in un attimo. Quando se ne furono andati, 007 guardò la ragazza che era legata mani e piedi in un angolo e aveva un pezzo di nastro sulla bocca. Il terrore le si leggeva chiaramente nello sguardo. 007 si avvicinò a lei e lei si ritrasse ancora di più, per quello che era possibile. <> disse 007, ritrasformandosi <> 007 fece un cenno verso la direzione da cui era venuto, strizzando un occhio in segno di intesa. Da lontano giungevano le urla di dolore e dei colpi. I sequestratori erano stati colti completamente di sorpresa. 007 tolse delicatamente il nastro dalla bocca della ragazza e la slegò. La ragazza, liberata, si tastò i polsi arrossati dalle corde e guardò il suo liberatore ancora indecisa se credergli o meno. In quel momento arrivarono gli altri e la ragazza finalmente parlò: <> <>, disse 009 avvicinandosi a lei e inginocchiandosele davanti <> La ragazza annuì incerta. Non doveva avere più di 15 anni. <>, disse 003. <>, disse 009 <<002, prendi Gloria e portala sul Dolphin, il più presto possibile. Noi ti copriamo le spalle.>> <> Gli altri cyborgs si gettarono all’attacco, andando incontro ai nemici, mentre 002 prendeva in braccio la ragazza e azionava i suoi reattori. I nemici erano circa una trentina. 002 passò loro in mezzo con Gloria senza troppi problemi, protetto dagli altri, per volare verso l’uscita della grotta. Un cyborg gli sparò, ma 005 lo stendette con un pugno sul capo senza tanti complimenti, fracassandoglielo e facendo cambiare direzione al colpo, che colpì una parete della roccia e sibilò nell’acqua, senza colpire nessuno. <>, urlò 002 volgendo indietro appena la testa. <>, disse 005 liberandosi di altri due nemici sbattendo le loro teste una contro l’altra come fossero due noci di cocco. I cyborgs si liberarono senza troppi problemi degli altri. Erano decisamente troppo superiori. <>, disse 009 quando anche l’ultimo fu abbattuto. <>, chiese 003. <> <>, disse 007 incrociando sprezzatamente le braccia sul petto e sogghigando. 003 sobbalzò: <> <>, disse 009 <> I cyborgs si misero a correre verso l’uscita. Nessuno si accorse che uno dei cyborgs nemici che erano a terra aveva rialzato la testa e stava puntando il suo fucile verso di loro. Solo 003 se ne accorse, ma solo dopo che aveva sparato: <>. Si gettò su 009 senza pensarci due volte e si prese il colpo in pieno in un fianco. 009 si ritrovò a terra. 003 sembrava inerte addosso a lui. Gli altri non si erano nemmeno accorti che loro due erano rimasti indietro. Joe la prese tra le braccia e cercò di risvegliarla: <<003… 003! Françoise, rispondi! Ti prego!>> In quel momento sentì la prima esplosione. Si voltò verso la direzione dalla quale proveniva il rumore. Pochi secondi dopo un'altra esplosione e altro, terribile, rumore di roccia che crolla. Come immaginava, li avevano voluti intrappolare dentro e adesso li volevano seppellire vivi.   PARTE VII    Gli altri cyborgs erano arrivati all’entrata della grotta. Ma al posto dell’acqua della cascata si ritrovarono di fronte a una spessa porta di ferro. L’unico sollievo era che 002 sembrava essere riuscito a uscire. 005 cercò di sfondare la porta, ma senza risultato. Anche le pistole laser e i missili di 004 non ebbero alcun effetto. Quella porta sembrava invulnerabile e la grotta non avrebbe resistito a lungo alle esplosioni che si stavano susseguendo una dietro l’altra. <>, inveì 004 tirando un pugno su una parete della grotta <> 008 spuntò fuori dall’acqua: <> <> <>, dissero i cyborgs all’unisono. La voce sembrava provenire dall’interno della caverna: <> 005 tirò un pugno in un punto sulla parete e da dietro una roccia sbriciolata si vide una microspia: <> Le esplosioni continuarono, seguite ogni volta dal rumore della roccia della grotta che crollava. Era terrificante. <>, disse 007 aggrappandosi a 005 <> <> disse 004 <> <> <>, disse 008 sgranando gli occhi <<… si sta… sta fondendo!>> Fuori, infatti, il Dolphin stava direzionando tutti i suoi raggi laser addosso alla lastra di ferro. <>, stava dicendo Gilmour all’interno dalla cabina di comando. Lentamente la porta si stava letteralmente liquefando sotto il calore generato dai laser del Dolphin. Ci volle poco più di un minuto perché si formasse un buco abbastanza grande da permettere loro di passare dall’altra parte. Usciti finalmente fuori, 007 si fece il Segno della Croce e giunse le mani: <> <>, disse 004 sorridendo. Tutti gli altri si misero a ridere. Adesso che erano liberi e al sicuro la tensione se n’era andata. <>. 002 e 006, insieme al dottor Gilmour, con in braccio 001, vennero loro incontro. <>, disse 008. <>, disse 002 sorridendo <> <>, chiese 008. <>, rispose 002 <> <> disse 006 <> <>, disse 007 <> <>, chiese il dottor Gilmour guardandosi intorno <> Gli altri cyborgs si guardarono intorno a loro volta, stupiti di non trovare con loro i compagni. <>, disse 007 grattandosi la pelata. <>, disse 002 <> Un silenzio raggelante cadde in mezzo al gruppo. <>, disse 008 con lo sguardo fisso per terra <> <>, disse 004 tirando un pugno contro il tronco di un albero <> <>, disse il dottor Gilmour con uno sguardo serio <> <>, chiese 008 allargando sconsolatamente le braccia <> Purtroppo 008 aveva ragione e questo i cyborgs lo sapevano bene. Restarono tutti in silenzio, con gli occhi bassi per terra. Era insopportabile il pensiero che due dei loro compagni fossero in pericolo e che loro non potessero far niente per salvarli. E intanto le esplosioni continuarono per un altro minuto, a intervalli regolari di circa 15 secondi l’una dall’altra. Finalmente si fermarono. I cyborgs si voltarono tristemente verso l’entrata della grotta, come a sperare che 009 e 003 uscissero da lì da un momento all’altro. La fissarono per qualche lunghissimo istante, ma il miracolo non avvenne. <>, propose 006. <>, disse 008. <>, disse 002. <>, disse 007 sospirando. <>, disse Gilmour sospirando e guardando il pargolo addormentato tra le sue braccia <<001 in questo momento è nella parte del suo sonno più profonda. E’ assolutamente impossibile svegliarlo…>> Il professore, istintivamente, cercò di scrollare 001 per un po’, ma senza ottenere risultati. Poi chiuse gli occhi rassegnato. <>, disse Bretagna <> <>, gli urlò Jet con le lacrime agli occhi <> <> gli urlò Bretagna, anch’egli con le lacrime agli occhi <> Bretagna concluse il suo discorso e si asciugò gli occhi con una manica, mentre gli altri restarono in silenzio. <> riprese Bretagna <<è stata loro negata anche questa piccola felicità.>>   PARTE VIII    Tutto intorno era crollata ogni cosa. Ed era completamente buio. Joe si era riparato in un buco nella parete, portandosi insieme Françoise. Fortunatamente lei respirava ancora, ma non aveva ancora ripreso conoscenza. Joe aveva sentito la propria mano bagnata del sangue di lei. Ne aveva perduto molto. Aveva cercato di tamponare l’emorragia con il suo mantello e sperava che avesse funzionato. Se ne avesse perduto troppo il cervello non avrebbe retto e… scosse la testa. No, non ci voleva pensare. La stringeva forte a sé, anche perché non aveva molte alternative. Il buco in cui si era riparato era molto stretto. Sentiva ancora l’odore del profumo che si era messo la sera prima. Usava sempre quello. Ormai lo conosceva bene. Era un profumo di Dior. Una volta lei gliene aveva mostrato una boccetta. Era un profumo delicato e intenso. Sembrava fatto apposta per lei. Sentiva gli occhi che gli bruciavano e poco dopo una lacrima gli rigò il viso. Aveva mai pianto? Non se lo ricordava. Non aveva molta importanza. Sperava che l’ossigeno non si esaurisse. Non gli sembrava di fare fatica a respirare. Forse era un buon segno. Sperava che lei si risvegliasse. Ma doveva sperarlo veramente? La situazione era disperata. Probabilmente tutta la grotta era invasa da macigni. Gli altri, ammesso che si fossero salvati, non sarebbero riusciti a raggiungerli nemmeno se avessero scavato in eterno. E se avessero scavato avrebbero rischiato di peggiorare la situazione. La pietra della caverna era davvero poco resistente se erano bastate poche esplosioni per provocare quel disastro. Se lei si fosse risvegliata sarebbe andata incontro a una morte orribile. <>, disse senza ottenere alcuna risposta. La strinse ancora di più a sé e appoggiò la fronte contro la parte alta della sua testa. Quasi senza accorgersene le prese una mano e la strinse forte. Restò fermo così, per un tempo lunghissimo, o almeno a lui parve tale. Fino a quando la mano che stringeva non strinse debolmente la sua. Joe riaprì gli occhi: <> La testa di lei si mosse e si scosse. Poi si alzò verso la sua: <>, disse con una voce piuttosto bassa. Françoise cercò di muoversi, ma le scappò un gemito di dolore. <>, le chiese Joe in tono apprensivo. Anche se lui non poteva vederlo lei scosse la testa: <> Françoise si guardò intorno. Non ebbe bisogno delle spiegazioni di Joe per capire che cos’era successo. Probabilmente lo capiva meglio di lui. Intorno erano solo massi e pietre. Nessuna via d’uscita. Sospirò profondamente: <> <> Lei riappoggiò la testa sulla sua spalla, senza dire niente. <>, disse ad un tratto lui <> <>, disse lei scostando la testa da lui e guardandolo in faccia, anche se lui non la poteva vedere <> Abbassò lo sguardo e si appoggiò di nuovo alla sua spalla <>, chiese Joe dopo qualche attimo di silenzio. Françoise restò muta per qualche attimo, poi rispose: <> <> Joe le mise un dito appena sopra le sue labbra, invitandola a non continuare. <>, protestò lei alzando la testa. <> Restarono in silenzio per alcuni istanti. Fortunatamente o meno sembrava che l’ossigeno continuasse a filtrare. <>, disse a un tratto Joe. Françoise alzò la testa. Lui non poteva vederlo, poteva solo sentire che aveva alzato la testa dalla sua spalla, ma lei lo fissò in faccia con un’espressione perplessa: <> <> Françoise non sapeva cosa dire, investita dall’improvvisa ovvietà di quell’osservazione. Le cose più ovvie sono veramente quelle a cui non si pensa mai. Non aveva mai pensato al fatto che era proprio perché era diventata un cyborg che si erano conosciuti, che aveva conosciuto Joe. Nemmeno quand’era un essere umano aveva mai provato per un uomo ciò che provava per lui. Un masso si smosse leggermente provocando un po’ di rumore. Françoise si strinse di nuovo a lui, temendo il peggio. Anche lui la strinse forte a sé. Se quel masso si fosse mosso dal punto sbagliato poteva essere solo la fine per loro. Fortunatamente non fu così. Il masso non provocò smottamenti cadendo. Françoise spostò leggermente la testa all’indietro e si trovò con il viso vicinissimo a quello di lui. Tanto da poterlo sfiorare con la punta del naso. Lei lo poteva vedere. Lui poteva solo sentirlo, e non vedere l’imbarazzo che era dipinto sul volto di lei, che tuttavia restava immobile, respirando a malapena. Se solo si fossero mossi di poco l’uno verso l’altro avrebbero potuto… <> disse lui restando fermo <> Joe non riusciva ad andare avanti... “Possibile che non ci riesca neanche adesso…”, pensò <> <> Fece per avvicinare il viso a quello di lei, le sue erano vicinissime a quelle di lei… ma…   PARTE IX    <> Bretagna si era buttato in mezzo a loro, abbracciandoli entrambi. Joe e Françoise si guardarono intorno. Tutti gli altri li stavano guardando. La loro espressione mutò, nello stesso modo per tutti, dallo stupore alla felicità <>, disse Jet <> <>, disse Geronimo. <>, chiese Chang. 001 effettivamente si stava agitando nella braccia di Gilmour. Fu solo un momento, perché immediatamente si rimise a dormire. <>, disse Bretagna. Joe e Françoise si guardarono l’uno con l’altro. Poi entrambi sorrisero. Joe si alzò in piedi: <>, disse porgendo la mano a Françoise. <> Lei prese la sua mano e si alzò, non senza fare una smorfia di dolore. Gilmour solo allora si accorse del mantello macchiato di sangue avvolto attorno alla vita di Françoise: <> <>, disse lei appoggiandosi a Joe. <>, disse Gilmour rivolgendosi a Joe. Joe annuì: <> Joe la prese delicatamente in braccio, cercando di non farle male. Lei le appoggiò la testa su una spalla, mentre la portava all’interno del Dolphin. Gli altri guardarono li guardarono fino a quando non furono entrati dentro il veicolo con Gilmour. <>, chiese Bretagna non appena furono scomparsi dalla loro visuale. <> disse Albert <> <>, disse Jet.   EPILOGO   Il colpo di Stato fu sventato. Palas, riavuta sua figlia, aveva avvertito immediatamente le Nazioni Unite e gli Stati alleati perché intervenissero: a nessuno, infatti, conveniva che in quella zona ci fosse una polveriera pronta a scoppiare, soprattutto agli Stati Uniti, che si sarebbero ritrovati frotte di persone in fuga e di clandestini sulle coste meridionali della Florida. Baros e i suoi seguaci, tra cui Barajas e molti ufficiali dell’esercito e della polizia, furono arrestati. Avrebbero dovuto affrontare processi pesanti e dovuto scontare forti pene. Dei Fantasmi Neri nessuna traccia. Solo i cyborgs sapevano per certo che avevano partecipato attivamente all’operazione. Palas poteva continuare a governare sul suo paese e a ricostruirlo. Joe chiuse il giornale e lo posò sulla sabbia, dietro di lui. Poi si mise a guardare il mare, a pochi passi da lui. Era seduto sul bagnasciuga. L’acqua, nel suo muoversi avanti e indietro, gli lambiva appena i piedi. La distesa marina era piatta come una tavola. Il suono dell’acqua che arrivava sul bagnasciuga e ritornava indietro era veramente piacevole. Era l’ora del tramonto. Tra poche ore sarebbero ripartiti con il Dolphin per tornare a casa. Due mani gli coprirono gli occhi. Lui le tastò: <> <>, disse Françoise liberandogli gli occhi e sedendosi accanto a lui. Portava una giacchetta leggera, e un costume blu addosso. Joe pensò che le donava molto. <>, le chiese. Lei si mise a giocherellare con la sabbia, osservandola: <> Lui sorrise: <> <> <> Lei lo guardò e sorrise. Ripensò a quello che le aveva detto al buio, in quella grotta. “… Se non fossi diventato un cyborg non ci saremmo mai incontrati.”  <> Lui si voltò verso di lei, senza dire niente. <> “…stavi per dirmi qualcosa.”  <> Françoise disegnò qualcosa sulla sabbia bagnata, senza pensarci. A Joe sembrò che fosse un kanji. Anzi, era proprio così. <>, le fece notare. Lei lo guardò perplessa: <> Lui cominciò a disegnare lo stesso kanji accanto a quello che aveva fatto lei, solo che lo fece nel modo corretto. Dopo che ebbe finito: <> Françoise lo guardò. Effettivamente lei si era dimenticata un paio di tratti: <> <>, disse Joe volgendosi alla massa d’acqua che aveva preso i riflessi del tramonto. <> Lui la guardò. Immaginava dove lo volesse portare, ma in quel momento non aveva il coraggio che aveva sentito in quella grotta. Forse perché di fronte alla morte non c’è più niente da perdere, perché in quell’istante in cui la fine sembrava certa gli erano venute in mente tutte le cose che avrebbe voluto fare, e dire. E quella era stata la prima della lista. E, in realtà, non aveva trovato il coraggio di parlare neppure allora. Però se solo 001 avesse aspettato un attimo in più, giusto il tempo per… Joe scosse la testa. Cosa andava a pensare? Doveva essere solo grato a Ivan di averli salvati. <>, chiese lei, che non capiva perché scuotesse la testa. <> <> Lui si limitò a guardarla aspettando il resto. <> Joe scosse la testa: <> Françoise restò in silenzio qualche istante, poi riprese a parlare: <> Lui scosse di nuovo la testa: <> Françoise guardò prima lui, poi il mare. Joe era già in piedi <>, disse lei alzandosi con l’aiuto di Joe <> Françoise si tuffò in acqua. Joe restò a guardarla per qualche istante, poi anch’egli si tuffò in acqua, ma non riemerse subito. <> Joe le era spuntato da sotto e l’aveva fatta catapultare all’indietro. <>, le disse quando lei riaffiorò dall’acqua. <>, disse lei asciugandosi gli occhi. Dopodiché, improvvisamente, cominciò a inondarlo di acqua. <> Lui si parò il viso e il corpo con le braccia, ma lei insistette. In realtà stavano ridendo tutti e due come matti. Dopo qualche istante Joe si ributtò sotto e le riemerse davanti, bloccandole le mani, prendendole tra le sue. <> Notò il rossore sul volto di lei, e solo allora si “accorse” di quello che aveva fatto prendendole le mani. Avrebbe potuto lasciarle a quel punto, ma per un qualche strano moto interiore non lo fece. <> Lei alzò gli occhi verso di lui. Joe sapeva esattamente cosa dire, ma, semplicemente, non aveva il coraggio di dirlo. Restò ancora in silenzio, per qualche lunghissimo istante, con la bocca leggermente aperta, come se fosse sul punto di parlare. Poi la serrò nuovamente, abbassò un attimo lo sguardo, quasi a raccogliere qualcosa dentro di sé. Rialzò gli occhi già pronto a parlare… ma lei era voltata verso la spiaggia. <>, chiese Joe con uno sguardo perplesso. Lei gli lasciò semplicemente le mani e poco dopo lui capì il perché. Erano venuti quasi tutti: Jet, Geronimo, Chang, Bretagna, Punma, addirittura Gilmour. Mancavano solo Ivan e Albert e non era difficile immaginare il perché. Joe sospirò guardandoli entrare nell’acqua e avvicinarsi a loro. Poi guardò Françoise, che era rimasta vicino a lui e che li stava salutando con la mano. Evidentemente non era destino… non adesso, s’intende.   F I N E   Torna alla sezione Fanfictions   _______________________________________________________ 1[1] “Ai” in giapponese significa “amore”. Il kanji in questione è rappresentato nella figura qui sotto. Mi rendo conto che chi non ha mai avuto a che fare con la scrittura di kanji può trovare piuttosto oscuro questo passaggio, così come quello in cui Joe spiega alla sua "conquista dell'episodio" che il suo nome non si scrive in kanji. Cerchiamo di spiegarci. Nell’alfabeto giapponese ci sono 3 tipi di caratteri: gli hiragana, i katakana e i kanji. I primi due sono caratteri di tipo fonetico: in poche parole, non c’è molta differenza tra essi e le nostre lettere dal punto di vista strettamente formale; a ogni carattere è associato un suono, o meglio, una sillaba. I kanji sono i veri e propri ideogrammi. Anzi, gli unici. Derivano dal cinese. Ad ognuno di essi non solo è associato un suono (che però può variare a seconda dei casi), ma anche e soprattutto un significato. Ora, che si tratti di hiragana, katakana o kanji, ognuno di questi caratteri , o meglio, i tratti che li compongono hanno un loro verso e un loro ordine di scrittura. Per fare un esempio pratico, quando noi scriviamo un carattere come la “t”, ognuno di noi ha un suo modo di scriverlo: c’è chi prima fa il tratto orizzontale e poi quello verticale, e viceversa, chi comincia da destra e chi da sinistra, chi dall’alto e chi dal basso. In giapponese questo non succede: l’ordine di scrittura dei tratti deve essere rispettato, e secondo un certo verso. Un bravo professore di calligrafia si accorge immediatamente se c’è stata una qualunque tipo di inversione. L’errore di Françoise potrebbe essere stato quello di aver sbagliato l’ordine dei tratti, oppure di averli scritti seguendo il verso sbagliato, o di averne dimenticato uno, e così via. Spero di essermi spiegata. In riguardo al discorso del nome di Joe, questo, essendo un nome straniero, viene scritto in katakana, che è l’alfabeto utilizzato in giapponese per trascrivere le parole straniere o comunque di origine straniera. Qui a sinistra, ecco il kanji di cui vi parlavo prima e che Françoise cerca di scrivere sulla sabbia. Ricordo sempre che la sua pronuncia è "ai". Personalmente parlando. è uno di quelli che preferisco. In questa fanfic c'è anche un riferimento a Touch di Mitsuru Adachi. Riuscite a scovarlo? ^____________^