RIVELAZIONI di Laus (minamiasakura@virgilio.it)   PROLOGO   <> Françoise alzò gli occhi dal giornale che stava leggendo, comodamente seduta sul divano del salotto. <>, chiese lei piegando il giornale Il ragazzo si guardò un po’ intorno: <> Françoise alzò le spalle: <> Joe si sedette accanto a lei. Piegò il busto in avanti, appoggiandosi con le braccia sulle ginocchia. Quindi giunse le mani insieme e se le portò alla bocca, guardando fisso davanti a sé. Sembrava nervoso. <>, gli chiese lei perplessa. Joe abbassò le mani e lo sguardo a terra: <> <>, rispose lei perplessa. Joe deglutì e restò muto qualche secondo: <> Lui sembrò esitare. <>, chiese Françoise dopo un po’. Joe sospirò, continuando a guardare per terra sfregandosi nervosamente i pollici delle mani: <> <> Il ragazzo la guardò nervosamente: <> <> disse lei fermando il suo discorso con un mano <> Joe sospirò e si alzò in piedi: <> Stava già avviandosi verso le scale che portavano al piano di sopra, ma anche Françoise si alzò e lo fermò, afferrandolo per un braccio: <> Lui guardò prima il braccio che lo teneva e poi il suo volto: <> Françoise scosse la testa: <> Joe distolse lo sguardo: <> si voltò di nuovo verso di lei <>, concluse posando istintivamente una mano su quella di lei appoggiata sul suo braccio. Françoise annuì e accennò un sorriso: <>, disse facendo scivolare via il braccio e la mano Joe sorrise. Adesso sembrava decisamente più sollevato, come se si fosse tolto un gran peso dal cuore: <> <>, completò lei avvicinandosi al balcone e rimanendone sulla soglia. Era il breve momento in cui il sole e la luna si incontrano nel cielo sfumato di rosso. Era ormai settembre e l’estate stava dando i primi avvertimenti autunnali. Tirava una piacevole brezza proveniente dal mare. <> La voce di Joe le arrivò distrattamente all’orecchio. Si voltò, ma lui era già scomparso. Si portò una mano al mento, sfiorandoselo con la punta delle dita e pensando se veramente aveva sentito quelle parole o se invece non fosse stato l’ennesimo sogno creato dai suoi desideri. Non l’avrebbe mai saputo e non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo. Si appoggiò con la schiena allo stipite della porta che dava sul balcone, ritornando a guardare fuori. Era quel momento in cui la luna e il sole si incontrano nel cielo.     PARTE I   Partirono la mattina dopo, con la macchina di Joe. <>, le chiese Joe dopo un po’ che erano in viaggio. Françoise, che stava seguendo il paesaggio attraverso il finestrino, si voltò verso di lui: <> Joe annuì continuando a guardare la strada: <> <> Joe annuì: <>, gli passò una piccola ombra sul volto <>, disse stringendo le mani sul volante. <>, chiese istintivamente Françoise. Joe strinse la labbra, rimanendo in silenzio. <>, disse poi lei abbassando lo sguardo. Joe rilassò un po’ i tratti del volto e scosse la testa: <> Françoise restò in silenzio guardando Joe con uno sguardo triste. Poi tornò a volgersi verso il finestrino. <>, le disse Joe dopo un po’. Françoise lo guardò appena un attimo con la coda dell’occhio: <> Joe sospirò e aspettò un attimo prima di lasciar parlare la bocca: <> Lei alzò le ciglia, voltandosi verso di lui: <> Joe sorrise: <> <> Il ragazzo divenne di nuovo improvvisamente serio: <> <>, chiese lei perplessa. <> rispose Joe <> Françoise sorrise: <> <>, disse lui sorridendo. <>, chiese Françoise incuriosita. Joe scosse la testa: <> Françoise strinse le labbra in un mezzo sorriso: <> <>, disse Joe sospirando. Françoise restò in silenzio a guardarlo. <>, chiese Joe dopo un po’. Lei scosse la testa: <> <> disse Joe aggrottando la fronte <> Françoise sorrise compiaciuta: <> <> Joe sorrise senza aprire le labbra: <> <>, disse lei sorridendo <>, alzò la mano destra tenendo distanziati l’indice e il pollice e facendoli correre davanti a sé orizzontalmente <<”Joe Shimamura: tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere”.>> Joe si mise quasi a ridere: <> Françoise alzò le spalle, sorridendo: <> Joe si voltò un attimo guardandola con un lieve sorriso disegnato sul volto. Lei si era nuovamente voltata verso il finestrino. Kyushu era ancora lontana.     PARTE II   Arrivarono a Nagasaki nel primo pomeriggio. Joe parcheggiò l’auto nel parcheggio di un grande cimitero. Uscirono entrambi dall’auto. <>, chiese Françoise restando ferma dalla parte in cui era scesa. Joe la guardò con un’espressione indecifrabile: <> Françoise sorrise appena: <> Si incamminarono verso l’entrata. Era una bella giornata e il clima era perfetto. Spirava un piacevolissimo soffio di vento. Françoise si fece istintivamente il Segno della Croce entrando. Poi si accorse che Joe la stava osservando con uno strano sorriso sulle labbra. <>, disse lei portandosi una mano alla bocca. <>, chiese lui aggrottando la fronte <> <> <> La ragazza fece come gli suggerì Joe. Vide le croci e capì: <> <>, confermò Joe <> <> Joe alzò le spalle: <> Continuarono a camminare in silenzio. <>, disse Joe a un certo punto con un tono di voce che non nascondeva un velato nervosismo. Françoise lo guardò con un’espressione comprensiva: <> <>, annuì Joe con una voce tremante, quasi balbettando, voltandosi verso di lei <> Françoise trasalì in un primo momento. Non si aspettava una richiesta del genere. Joe se ne accorse e abbassò lo sguardo: <> <>, disse lei abbassando a sua volta lo sguardo, visibilmente imbarazzata. Non le venne in mente nient’altro da dire. Tutto quello che le venne da fare fu cercare la sua mano e stringerla nella sua. Joe la guardò sorpreso, ma lei fece di tutto per non incontrare i suoi occhi. Lui si limitò allora a sorridere e a stringerle la mano a sua volta. Camminarono per un po’ lungo i filari di lapidi. <>, disse Joe fermandosi davanti a una lapide. Françoise a quel punto sfilò la sua mano da quella di lui. Joe si avvicinò alla lapide, mentre lei rimase qualche passo indietro. Posò i fiori sulla tomba e poi restò inginocchiato con la testa bassa per qualche istante, pregando. Anche Françoise disse una breve preghiera. Poi sentì dei passi avvicinarsi verso di loro. Aprì gli occhi e vide una signora sulla quarantina che li guardava incuriosita. <>, disse la signora quando si accorse che Françoise si era accorta di lei. A quel punto anche Joe alzò lo sguardo rimettendosi in piedi. Era una signora molto giapponese, con un paio di occhiali di elegante fattura sul volto e i capelli corvini tagliati a baschetto. Era vestita con un bell’abito in stile occidentale e aveva un mazzo di fiori in mano. <>, dissero Joe e Françoise quasi contemporaneamente. <>, chiese la signora squadrandoli; ma poi scosse la testa <> <>, cercò di dire Joe. <>, lo interruppe la donna guardando Joe più attentamente <> Joe le sorrise: <> <>, disse entusiasta la signora sorridente <> Joe la guardò perplesso, senza sapere bene cosa pensare. Incrociò lo sguardo con quello di Françoise che era perplessa almeno quanto lui. Il ragazzo guardò ancora una volta la donna: <> <>, disse lei portandosi una mano alla testa <> Joe divenne il ritratto stesso dello stupore: <> <> rispose lei con un inchino <> <>, disse Joe <> Fukushima si avvicinò alla lapide dell’amica, posandovi sopra il suo mazzo di fiori e restando in silenzio un attimo, pregando dentro di lei. Poi si rivolse nuovamente a Joe. <>, disse sospirando <> Gli occhi della donna si spostarono su Françoise, che era rimasta in disparte. <>, disse Joe precedendo la domanda di Fukushima <> <>, disse Françoise piegando il busto. <>, disse la donna inchinandosi a sua volta. <>, chiese Joe alla donna. <>, rispose lei <> <>, disse Joe. <> I tre si voltarono verso un uomo dai tratti chiaramente occidentali che li aveva raggiunti. <>, gli disse lei <> L’uomo guardò la donna perplesso: <> Joe gli porse la mano: <> L’uomo strinse la mano al ragazzo piuttosto titubante: <> Lo sguardo dell’uomo si spostò su Françoise, che stava osservando attentamente la scena. Carter le porse la mano, con un’espressione sorridente: <> Françoise strinse la mano dell’uomo: <> <>, chiese Joe alla donna. <>, rispose lei. <>, disse Joe <> <>, chiese Fukushima. <> disse Joe annuendo <> <>, disse Fukushima <> <>, disse Joe; poi si rivolse a Françoise <> Françoise restò in silenzio, guardando l’uomo che adesso stava guardando la tomba della madre di Joe. <> <>, disse lei <> La donna annuì in segno di saluto e poi li guardò allontanarsi verso l’uscita. Aspettò che fossero abbastanza lontani e quando fu sicura che non la sentissero si voltò a guardare l’uomo, che adesso era proprio inginocchiato di fronte alla lapide. Fu lui per primo a parlare: <>, disse senza staccare gli occhi dalla tomba. <>, disse lei <> L’uomo non si voltò: <> <>, rispose lei sospirando. <>, disse Carter <> Kano restò in silenzio alcuni secondi. Poi si strinse nelle spalle: <>     PARTE III   Intanto gli altri due erano arrivati alla macchina. Françoise aveva sentito tutto e le sue impressioni si erano rivelate esatte. Sin da subito aveva notato che l’uomo aveva un’aria troppo familiare per essere una semplice coincidenza. Ma non sapeva se dirlo a Joe. Lo guardò tornare da una fontanella alla quale si era rinfrescato un po’. Si chiedeva se anche lui avesse avuto qualche dubbio. <>, le chiese guardandola. Françoise trasalì: <> Joe aggrottò la fronte: <>, disse. <>, cercò di rassicurarlo sorridendo, o almeno cercando di farlo. Ma lui continuò a guardarla perplesso mentre saliva in macchina. Quando anche lei fu salita, Joe mise in moto e si incamminò. A un certo punto si dovette fermare a un semaforo. Guardò Françoise preoccupato. Continuava ad apparirgli strana. <>, le chiese. Lei lo guardò cercando di avere un’espressione serena: <> Joe non sembrava affatto convinto: <> <> “Però se rimanessimo qui…” <> disse illuminando il proprio viso <> Joe sembrò soddisfatto della risposta, mentre intanto ripartiva al verde: <> <>, disse lei sorridendo. <> Cominciarono così a fare un lungo giro per la città. Nagasaki è un crocevia di culture. Qui occidente e oriente si incrociano per un incontro dal gusto particolare. Videro la chiesa di Oura e Glover Park, passarono accanto Nijuroku Seijin Junkyochi e visitarono l’Holland Hill. Il distretto di Urakami, con il Monumento Commemorativo e il Parco della Pace, e la Cattedrale costruita nel 1925 per servire la numerosa comunità cristiana. Il Tempio di Suwa con il suo splendido parco, e i due templi cinesi, il Kokufu-ji e il Sofuku-ji5[5]. Purtroppo non c’era tempo che per uno sguardo breve, ma fu comunque una bella giornata, sufficiente per mettere un po’ di problemi nel dimenticatoio. Il fatto che potessero passarla insieme non era che la ciliegina sulla torta. Ma questo era qualcosa che i due sapevano ognuno nel proprio intimo e che non avrebbero mai detto all’altro. Era quasi ora di cena quando si fermarono al Megane-Bashi, sulla sponda del corso d’acqua che vi passava sotto. Il cielo era di un bel colore rosso sfumato e contribuiva a rendere l’atmosfera piuttosto suggestiva. Erano seduti uno accanto all’altro sulla “riva”6[6] <>, disse Françoise guardando. <>, disse Joe. <>, gli chiese voltandosi verso di lui. <>, rispose lui facendo dondolare le gambe sull’acqua <> <>, le chiese con uno sguardo interrogativo Joe la guardò chiedendosi se veramente non avesse capito: <> Françoise si limitò ad annuire, abbassando gli occhi e stringendosi nelle braccia, rabbrividendo mentre un soffio di vento fresco le mosse i capelli e le sfiorò la pelle. <>, disse Joe togliendosi la sua giacca e posandogliela sulle spalle. <>, disse lei sorridendo <> Joe annuì, tornando a guardare l’acqua: <> <>, disse Françoise cambiando discorso. <>, rispose Joe <> Françoise lo guardò perplessa. <>, chiese lui vedendola assorta. <> rispose lei <> Joe alzò le ciglia sorpreso. Evidentemente non si aspettava la domanda e soprattutto l’argomento. <>, disse lei abbassando lo sguardo. <>, rispose Joe voltandosi in avanti <>, si voltò verso di lei <> <> <> Joe le sorrise nello stesso modo in cui Carter le aveva sorriso quando le aveva strinto la mano. Fu forse quella la molla. <>, gli chiese guardandolo malinconica. Lui la osservò un po’ sorpreso. Poi distolse lo sguardo, muovendo le labbra come se stesse rimuginando sulla domanda. <>, disse dopo un po’ <> Françoise annuì. Poi tornò a guardare il fiume sospirando profondamente. <>, disse con un tono di voce grave che lo fece quasi trasalire <> Si fermò raccogliendo il respiro. <>, chiese Joe nervosamente. <>, rispose lei, tutto d’un fiato,chiudendo gli occhi. Joe rimase silenzioso, attonito, scandendo quelle parole a una a una nella sua mente parecchie volte per accertarsi di non aver capito male. <>, le chiese dopo parecchio tempo. Françoise annuì, stringendosi dentro la giacca di Joe: <>   PARTE IV   La stazione di Nagasaki era piena di gente. Joe arrivò trafelato nell’atrio e alzò subito gli occhi verso il tabellone delle partenze.   Destinazione Partenza Binario   OSAKA 8.10 PM 5   Si lanciò correndo verso il sottopassaggio proprio mentre lo speaker della stazione annunciava la partenza di quel treno sul quale si trovava anche suo padre. Che lo stava di nuovo portando via da lui. Scese di corsa le scale e fece lo slalom tra le persone che lo guardavano incuriosite. Se solo avesse potuto usare l’acceleratore… Sarebbe bastato schiacciare quell’interruttore della sua bocca. Fu sul punto di farlo… ma si fermò. Non poteva. Non lì davanti a tutti. Non gli restava che correre il più velocemente possibile. Rischiò di investire un paio di persone che evitò per un pelo. Salì di corsa le scale che lo portavano al marciapiede del binario 5. Inciampò a metà della scalinata, ma si rialzò subito. Finalmente arrivò sul marciapiede… ma ebbe appena il tempo di constatare che il treno era partito e vedere la sua coda scomparire dietro una curva in lontananza. Restò a guardare verso quella curva per un istante lunghissimo, come se stesse aspettando che il treno tornasse indietro. Ma non successe. Fece qualche passo all’indietro, poi si voltò e camminò in avanti. Invece di prendere il sottopassaggio, si mise a sedere su una panchina sul marciapiede. Guardò ancora una volta nella direzione in cui il treno era scomparso. Rimase così a lungo, con la testa vuota, incapace di formulare anche un solo pensiero compiuto. <> Joe alzò gli occhi. Si trovò davanti un anziano capostazione che lo stava guardando con aria piuttosto preoccupata. Joe annuì: <> <>, disse l’uomo <> Joe guardò nella direzione indicata dall’uomo e vide Françoise con le braccia conserte accanto all’uscita del sottopassaggio. Dette un’occhiata all’orologio. Era lì da più di quaranta minuti. Si alzò dal suo posto e la raggiunse a piccoli passi. Si guardarono negli occhi un istante, per poi abbassarli quasi subito. Ma nessuno dei due disse una parola per un po’. <>, gli chiese spezzando un silenzio che cominciava a essere imbarazzante per tutti e due. Joe scosse la testa, senza dire una parola. Françoise strinse le labbra, abbassando lo sguardo a sua volta e restando in silenzio qualche istante. Quando la rialzò Joe notò che aveva gli occhi inumiditi. <>, gli disse. Joe aggrottò la fronte: <> Françoise scosse la testa veementemente : <> <> <> Se la vide correre via per il sottopassaggio senza avere nemmeno il tempo di rispondere. Cominciò a inseguirla istintivamente, ma non era facile raggiungere una persona che scappa in mezzo a una folla di persone. La inseguì per tutto il sottopassaggio e nell’atrio. Non avrebbe mai pensato che fosse così veloce. Usciti dalla stazione, la vide attraversare di corsa la strada quando l’aveva quasi raggiunta. <> Raccolse tutte le sue forse e la spinse via. SCREEEEK! Un nanosecondo dopo la macchina lo prese in pieno scaraventandolo a parecchi metri di distanza. Françoise guardò Joe sconvolta e impietrita. Fu un sollievo vederlo muoversi, rialzarsi e camminare verso di lei. <>, lo chiamò quando fu abbastanza vicino a lei da poterlo toccare. <> <>, chiese l’uomo che evidentemente era alla guida dell’auto che lo aveva preso in pieno. Joe gli sorrise: <>, gli disse. Poi si rivolse a Françoise prendendola per un braccio <> Joe la condusse via velocemente mentre la gente intorno guardava incuriosita. Non era cosa da tutti i giorni vedere un uomo scampare illeso a un incidente del genere. Arrivarono in breve alla macchina. <> Lui le lasciò il braccio e si voltò verso di lei guardandola dritto negli occhi: <> le disse con un tono tranquillo ma deciso. Lei cercò di abbassare la testa, ma lui le mise una mano sotto il mento costringendola a guardarlo: <> <> <> gli disse posandole un dito sulle labbra <> Le tolse il dito dalle labbra, ma lei restò comunque in silenzio, pur senza abbassare lo sguardo. <>, le chiese dopo un po’. Lei si limitò ad annuire. <> strinse un attimo le labbra <> Françoise respirò profondamente: <>, gli disse prendendo la sua mano. Joe le sorrise e poi, improvvisamente la trasse a sé e l’abbracciò forte. Françoise rimase interdetta un attimo, senza sapere bene come reagire. Poi, lentamente, lasciò che le sue braccia lo stringessero delicatamente e appoggiò la testa sulla sua spalla Era solo un abbraccio, ma avrebbe voluto che durasse per sempre.     PARTE V   <>, gli disse Françoise osservandolo dopo che era uscito dalla toilette della stanza d’albergo dopo essersi fatto una doccia. <> disse Joe guardandosi <> Françoise sorrise e si avvicinò a lui, cominciando ad aggiustargli il colletto. <>, le chiese respirando il suo profumo. <>, gli disse sorridendo <> <>, le chiese porgendole la cravatta. Lei lo guardò perplessamente divertita: <> <> le disse <> Françoise gli strappò praticamente la cravatta dalle mani sorridendo e cominciò a legargliela intorno al collo. <>, le chiese nuovamente. Lei non alzò gli occhi, continuando a controllare il lavoro che stava facendo: <>, gli disse concludendo l’opera <> Joe annuì, prendendo anche la giacca e infilandosela. Françoise era già sulla porta. Lui la osservò un attimo. Quello che indossava era un abito abbastanza elegante, ma non da sera. Un vestito “normale” si potrebbe dire. Ma le stava veramente bene. Pensò che fosse bellissima e sentì qualcosa dentro. <> Lei inclinò la testa: <> <>, le chiese. <>, gli disse <> Joe la guardò mordendosi il labbro inferiore. Avrebbe voluto dirle che da quella volta era passato tanto tempo ed erano successe tante cose di cui lei non era a conoscenza. Ma si tenne tutti questi pensieri per sé e si limitò ad annuire. Uscirono dalla stanza e si recarono verso l’ascensore. Stavano per chiudere le porte quando videro una coppietta avvicinarsi di corsa verso di loro. Joe fermò le porte dell’ascensore mettendo una mano in avanti, facendole riaprire8[8]. <>, disse l’uomo facendo un accenno di inchino. <>, rispose Joe sorridendo. Erano al 7° piano. L’ascensore cominciò a scendere. L’uomo si rivolse alla sua compagna, cominciando a usare il linguaggio dei segni. Joe e Françoise li sbirciarono con la coda dell’occhio, notando le fedi che portavano agli anulari. I due ebbero un breve dialogo a gesti, che durò più o meno fino al pianoterra. Giunti a destinazione i due salutarono Joe e Françoise con un breve inchino. <>, disse l’uomo. <>, dissero Joe e Françoise quasi all’unisono. Li guardarono dirigersi verso l’uscita dell’albergo. Poi loro svoltarono per il ristorante. Un cameriere li condusse al loro tavolo. <>, disse Françoise guardando verso la finestra che stava loro accanto. Joe, a dire il vero, se ne accorse solo in quel momento. Guardò anche lui ed effettivamente doveva ammettere che era uno spettacolo niente male: <> Françoise lo stava osservando incuriosita, con una mano a reggersi il mento: <> <>, le chiese perplesso. <>, gli rispose sorridente. Joe alzò le spalle: <> <> <<”Tu mi completi?”>>, chiese Joe <> Françoise annuì: <>, disse <> <>, disse Joe sorridendo appena. Françoise sorrise: <> Joe cambiò espressione, guardandola interdetto. <>, disse lei distogliendo lo sguardo e raccogliendo le mani sotto il tavolo. <> Joe cominciò a tamburellare le dita sul tavolo, abbassando gli occhi: <> <> Il cameriere alzò un coperchio e un buon odore di ottimo pesce fresco arrivò alle loro narici. Dopo che il cameriere ebbe servito, si allontanò. Scese un silenzio abbastanza imbarazzante. <>, disse lei dopo un bel po’ accennando un timido sorriso. Joe annuì un po’ a malincuore: <>     PARTE VI   Dopo cena, risalirono in camera. Fu Joe l’ultimo a entrare. Chiuse delicatamente la porta dietro di sé, mentre osservava Françoise che si era fermata accanto alla finestra e guardava il mondo là fuori. Joe fece qualche passo all’interno della stanza. Poi si fermò, esitante se andare avanti o meno. Nella stanza… nella sua vita… in tutto. L’unica luce che entrava nella stanza era quella lunare. Joe restò fermo a osservarla per qualche istante. Si sentiva come un’auto a cui non entra la marcia giusta per partire. Era in pole, ma la marcia non voleva innestarsi. E lui aveva una paura folle che il motore si fermasse. Un’altra volta. Si tolse la giacca e la cravatta e le posò sullo schienale di una sedia. Si portò la mano all’orologio, per toglierselo. Ma istintivamente lo guardò un attimo. Poi lo sfilò dal polso e lesse l’iscrizione sul retro del quadrante10[10]. Lo posò delicatamente su un tavolo. Poi guardò nuovamente Françoise. Sembrava non essersi mossa di un millimetro. Cominciò ad avvicinarsi a lei, silenziosamente. Le si mise accanto, con le mani in tasca. <>, le chiese. Françoise scosse la testa: <> <>, le chiese voltandosi verso di lei per studiare la sua reazione. Lei trasalì visibilmente e restò in silenzio qualche secondo. Poi si voltò verso di lui, incontrando il suo sguardo: <> Joe annuì: <> Lei tornò a guardare verso il mare: <> <> Lei si voltò di scatto, con un’espressione di sorpresa e sbigottimento sul volto. Le labbra semisocchiuse poi si chiusero lentamente, ma da esse non uscì alcuna parola. <> riprese Joe voltando completamente il corpo verso di lei e appoggiandosi con la spalla al vetro <> <>, esclamò lei fermandolo <> <<… Il risveglio dal sogno diventa più brusco ogni volta in più.>>, completò lui <> Françoise lo stava guardando con la classica espressione di chi non sa bene cosa pensare: <> Joe alzò un attimo la testa, girando le pupille negli occhi. Poi tornò a guardarla: <> <>, chiese lei sempre più perplessa. Joe esitò un attimo, ma sapeva che arrivato a quel punto poteva solo andare avanti: <> <> <>, si fermò un attimo scostandosi dal vetro, ma rimanendo fermo lì e raccogliendo le idee <> Si bloccò improvvisamente, abbassando gli occhi e mordendosi un labbro. <>, lo punzecchiò lei appoggiandosi con la schiena al vetro ma continuando a guardarlo. Joe raccolse un profondo respiro: <>, le disse <> <>, rispose le annuendo <> <> Joe si fermò nuovamente, guardandola. Lei aspettò qualche istante. Adesso sembrava leggermente più rilassata: <> Joe strinse le labbra, rimuginando un po’: <> Françoise sorrise appena: <> <> Lei distolse lo sguardo appena un attimo, sospirando. Poi ritornò a cercare i suoi occhi: <>, fece una lieve smorfia con le labbra quasi aspettasse che le parole giuste le passassero per la bocca <>, distolse lo sguardo <> Lui era rimasto silenzioso a guardarla e non disse niente neanche allora. <> Joe si appoggiò con la schiena al vetro, accanto a lei: <> <>, sottolineò subito lei. <>, rispose lui abbassando gli occhi. Li rialzò nuovamente, cercando i suoi <> I due si guardarono l’un l’altro per un lungo momento. Joe, dopo un bel po’ si scostò dal vetro e fece un paio di passi in avanti, allontanandosi leggermente da lei. <>, le disse voltandosi solo dopo aver detto l’ultima parola. <> Joe la guardò divertito: <> Lei si limitò ad annuire. Joe respirò profondamente. Si avvicinò a lei, guardandola fisso negli occhi. Fu questione di pochi secondi. Le cinse la vita con le braccia, in un abbraccio forte, ma delicato, e poi unì le sue labbra a quelle di lei. Françoise rimase con le braccia inerti per qualche secondo, ma poi le alzò, cingendogli il torace a muovendole su, fino a mettergliele intorno al collo. Fu un bacio lungo e intenso, quasi a riprendere tutto il tempo perduto. Dopo un bel po’, Joe separò gradualmente le labbra da quelle di lei, restando con la fronte attaccata alla sua e sentendo il suo respiro ora un po’ affannoso sul suo volto. <> disse guardandola negli occhi <> <>, gli chiese inclinando la testa lateralmente. <> Si guardarono un attimo in silenzio. Poi a entrambi scappò una mezza risata. I loro occhi si incontrarono un’altra volta e la mezza risata si soffocò in gola ad entrambi. Le loro labbra si avvicinarono. Quando si toccarono fu una specie di scarica elettrica, ma nessuno dei due si ritrasse, concedendosi sempre di più al bacio dell’altro. Françoise sentì le mani di Joe muoversi leggera sulla stoffa del suo vestito, dal fianco su, lentamente fino alla schiena. Sentì il vestito allargarsi intorno al suo corpo e scivolarle giù. Le mani di lui spostarsi leggere lungo la sua schiena fino all’allacciatura del suo reggiseno. Joe la sentì trasalire e si bloccò improvvisamente, staccandosi appena da lei, timoroso di essersi spinto troppo in là. Ma quando lei cominciò a lavorare con i bottoni della camicia di lui, uno per uno, fino a sfilargliela; quando sentì le sue mani muoverglisi sul petto fino alla cintura dei suoi pantaloni, non ebbe più indugi Finirono di spogliarsi l’un l’altro, quasi senza accorgersene. Si portarono sul letto più vicino e cominciarono a esplorare ognuno il corpo dell’altro. Il timore, la paura di sbagliare, tutti i confini e i muri eretti tra loro in tanto tempo crollarono sotto le carezze, le profonde sensazioni il tocco dell’uno provocava all’altro. Mano a mano subentrava una naturale dimestichezza, come se fossero state due metà di una stessa essenza, destinate ad essere una cosa sola. Due metà che si fossero cercate da sempre e che ora che si erano finalmente ritrovate dovevano solo riconoscersi. Dovevano finalmente fare quello per cui erano nate: completarsi.     PARTE VII   Le si era addormentata sul petto ed era una bellissima sensazione. Joe le accarezzava i capelli con una mano, sfiorandoglieli appena, mentre l’altra la teneva dietro la testa. Non si accorse nemmeno delle prime luci dell’alba che entravano attraverso i vetri della finestra. Si sentiva leggero, come se si fosse tolto un enorme peso dal cuore. E tranquillo. Ripensò a tutto quello che era successo il giorno prima. La visita a sua madre, l’incontro-non incontro con suo padre, il giro per la città, la cena, la notte appena passata, tutta la sua vita. No, non si era mai sentito così tranquillo e rilassato in vita sua. Non aveva praticamente chiuso occhio tutta la notte, eppure non sentiva minimamente la stanchezza addosso. Sentì la testa di lei muoversi appena. Joe fermò la mano che le stava accarezzando i capelli, temendo di averla svegliata proprio lui. Poco dopo Françoise aprì gli occhi, lentamente e a intermittenza, finché non si furono abituati alla luce. Poi alzò la testa verso di lui. Lo guardò un attimo con un’espressione neutra, quasi sbigottita. <>, disse lui dolcemente, riprendendo ad accarezzarle i capelli. Sul volto di lei si illuminò un sorriso: <> Dopodiché si mosse staccando il capo dal suo petto, mettendosi di fianco, in modo che la sua testa fosse all’altezza di quella di lui. <>, le chiese mettendosi di lato in modo da guardarla negli occhi. > Joe ci pensò un attimo: <>, disse cominciando ad accarezzarla sotto il lenzuolo. Gli portò una mano sul braccio, cominciando a muoverla delicatamente avanti e indietro, quasi danzando con i polpastrelli lungo il suo bicipite: <> Joe sorrise: <> Françoise aggrottò la fronte: <> <> Françoise non disse niente, limitandosi a mostrare un sorriso enigmatico. <> Françoise si mise quasi a ridere: <> <>, chiese lui perplesso <> <>, disse ridendo appena. <> disse lui con un mezzo sorriso <> Lei arrossì violentemente, dandogli una forte pacca sul braccio: <> Lui si mise a ridere. Lei lo guardò un po’ indispettita: <> Joe continuò a ridere: <> Françoise sogghignò cominciò a fargli il solletico sullo stomaco. <> Cominciarono a fare una specie di lotta che durò qualche secondo, fino a quando Joe non le ebbe bloccato tutte e due le braccia, restando quasi sopra di lei: <>, le disse con un po’ di fiatone. <> Lui si appoggiò delicatamente sul letto a pancia in giù, appoggiando il suo corpo un po’ a lei un po’ al materasso: <>, le disse guardandola negli occhi e incrociando le sue dita con quelle di lei. Restarono qualche istante in silenzio, riprendendo un po’ di fiato. <> <> Françoise esitò un attimo: <> Joe aggrottò la fronte perplesso: <> Lei serrò le labbra, distogliendo un secondo gli occhi e serrando le labbra: <> Joe soppesò le sue parole una per una. Forse per la prima volta in vita sua si doveva essere reso conto di quanto l’avesse fatta soffrire. Sospirò profondamente e cominciò ad accarezzarle una guancia delicatamente: <> Françoise trasalì a quelle parole: <> Lui accennò un sorriso, lasciando passare dei lunghissimi secondi: <> Lei non disse nulla, limitandosi a stringere con forza la mano che le stava accarezzando il volto. <>, le disse sorridendole. <> <> Françoise sorrise: <> <> Lei lo baciò improvvisamente: <> Joe sorrise dolcemente, senza rispondere. <> Lui scosse la testa: <> <>, lo canzonò lei sorridendo divertita. <>, le disse, baciandola poi sulle labbra. Stavolta il bacio fu più intenso e la mano di Joe cominciò a scivolare lentamente lungo il suo corpo. Si scostò da lei solo un attimo per guardarla negli occhi e capire che lo desiderava quanto lui desiderava lei. Le parole non servivano più.     PARTE VIII   Qualcuno bussò alla porta. Gilmour distolse l’attenzione dai fogli che stava leggendo e guardò l’ora. Era quasi ora di cena. <> La porta si aprì. <>, disse Gilmour vedendo Françoise entrare nella stanza. <>, rispose lei <> <>, disse lui alzandosi dalla sua sedia e avvicinandosi a lei <> <>, rispose Françoise <> Gilmour scosse la testa uscendo dalla stanza. Françoise lo seguì. <>, disse l’anziano scienziato <> <> Si erano incamminati lungo il corridoio che portava alle scale. Le scesero, trovandosi nel salone. <>, disse Ivan rimenendo sospeso in aria con la sua culla. Bretagna guardò sconsolato la scacchiera: <> <>, gli chiese Jet che stava sdraiato sopra uno dei divani. <> gli rispose Bretagna <> <>, disse Jet sbadigliando <> <>, intervenne Albert che era entrato nella stanza in quell’istante <> <>, disse Bretagna <> <>, chiese Albert. <> rispose il piccolo <> Detto questo si adagiò con la culla sul tavolo. Bretagna lo guardò stizzito: <>, esclamò portandosi una mano alla testa <> <>, disse Françoise raccogliendo un enorme tomo che era caduto dietro di lui. <> <>, gli disse Albert che stava rimettendo a posto i pezzi degli scacchi. <>, disse Bretagna scuotendo le mani. <>, disse Françoise avvicinandosi a Ivan e prendendo la culla in braccio. Si diresse di nuovo verso le scale, andando al piano di sopra per portarlo nella sua stanza. <>, chiese Gilmour guardandosi intorno. <>, disse il ragazzo entrando nella stanza dall’esterno. <> <> Albert mosse il suo pezzo: <> Chang venne fuori dalla cucina con il suo cappello da cuoco in testa: <> <> chiese Jet sorpreso <> <> Jet si alzò dal divano: <> Cominciò a cercare di svitare il barattolo, ma senza successo. <>, disse guardando sconsolato il barattolo. <>, disse Gilmour. Jet guardò il professore perplesso: <> Gilmour gli sorrise: <> Jet scrollò le spalle e porse il barattolo al professore, il quale si diresse in cucina e tornò poco dopo con un batticarne in mano. <>, disse. <>, chiese Jet sempre più perplesso. Gilmour posò il barattolo su un tavolo e cominciò a sbattere con colpetti precisi il batticarne sul lato del barattolo, fino a quando non si sentì una specie di soffietto. Quindi posò il batticarne sul tavolo e svitò il coperchio senza alcuna fatica. <>, disse mostrando il risultato del suo successo. <>, Jet era sbigottito. <>, disse il professore con un sorriso largo quanto la faccia <> <>, disse Chang tornando di corsa in cucina. Joe si guardò intorno: <> Gli altri aspettarono per un po’ che finisse la sua domanda. <>, chiese Jet dopo un po’. Joe scosse la testa: <> Detto questo si diresse verso le scale e salì su. Arrivato in cima alle scale si diresse verso camera sua. Quando era arrivato alla sua porta, sentì una porta aprirsi in fondo al corridoio. Voltò la testa e il suo sguardo si incrociò con quello di Françoise. Lei invece di andare in camera sua, si avvicinò a lui. Joe aprì la porta ed entrò in camera: <>, disse mentre andava ad aprire la finestra. <>, disse Françoise mettendosi accanto a lui che si era affacciato alla finestra. Joe rimase silenzioso, guardando in lontananza. <>, gli chiese dopo un po’. Lui si limitò ad annuire. <> <>, disse Joe <> <>, disse Françoise <> Joe la guardò con la coda dell’occhio: <> <> Lui annuì: <> <>, chiese lei perplessa. Joe sospirò: <> <>, rispose lei sorridendo. Joe restò in silenzio, guardandola perplesso. Rimasero immobili per qualche minuto, poi improvvisamente Françoise voltò la testa verso la porta. <>, disse dirigendosi verso l’uscita <> Joe annuì e la seguì. Ma prima che lei aprisse la porta la prese per una mano e la fece voltare verso di lui, baciandola senza neanche darle il tempo di dire una sillaba. <>, le chiese tenendola stretta a sé, quando le loro labbra si separarono. <>, gli chiese sfiorandogli il mento con le dita. <> Lei aggrottò la fronte: <> Joe sorrise: <> <>, lo corresse <> <> <> Joe rimase un attimo a bocca semiaperta, rimuginando: <> <> Joe sorrise: <> <> <>, spiegò lui <> Lei si mise quasi a ridere: <> Lui avvicinò di nuovo le sue labbra, ma lei si scostò: <> Joe sembrò piuttosto contariato: <> <> Joe alzò gli occhi al cielo, sospirando: <>   PARTE IX   Françoise aprì gli occhi. Vide Joe che si stava rivestendo. <>, gli chiese. Joe si voltò e le sorrise: <>, le rispose <> <>, disse lei. Lui si sedette sul bordo del letto: <> Françoise annuì: <> Joe cominciò ad accarezzarle la guancia: <> Lei scosse la testa: <> <>, concluse lui sospirando <> Lei si limitò a sorridergli. Joe si piegò su di lei per un ultimo bacio prima di uscire dalla stanza. Chiuse la porta con delicatezza e fece rotta verso camera sua, quando si accorse che… <> <>, gli rispose l’anziano scienziato. Joe si fermò chiedendosi se… <>, gli chiarì i dubbi Gilmour avvicinandosi a lui <> Joe lo seguì in cucina e si mise a sedere al tavolo, mentre Gilmour si metteva a preparare il caffè. Dopodiché si mise a sedere davanti a lui. <>, gli chiese con un tono di voce che Joe non seppe interpretare. Il ragazzo restò in silenzio qualche istante, poi sospirò: <> Gilmour a quel punto sorrise: <> <> <>, disse Gilmour sempre sorridendo <> <>, disse Joe abbassando lo sguardo. <>, gli disse Gilmour tornando a un tono serio. Joe fece un’espressione perplessa. Gilmour si alzò e andò a prendere un barattolo con dei biscotti dentro. Quindi si rimise a sedere sgranocchiandone uno. <>, disse <> Joe annuì: <> <> Joe alzò le ciglia, deglutendo. L'idea non gli piaceva affatto: <>, gli rispose. Il caffè borbottò. Gilmour fece per alzarsi. <> Il ragazzo si alzò e prese due tazze, versandovi poi dentro il caffè. Poi ne porse una al professore, insieme alla zuccheriera. <>, disse Gilmour. <>, disse Joe mentre versava un po’ di latte nella sua tazza. I due rimasero in silenzio per qualche istante. <>, disse improvvisamente Joe che era rimasto in piedi a bere il suo caffè. <> <>, disse guardando il suo caffè che faceva rigirare nella tazza <> <>, gli rispose Gilmour in un tono conciliante <> Joe alzò gli occhi verso di lui e gli sorrise: <> Gilmour sgranò gli occhi: <>, disse <> Joe annuì: <> <>, disse Gilmour con uno sguardo ora malinconico. <>, continuò il ragazzo <> <>, disse Gilmour <> Joe ci pensò un attimo. Poi scosse la testa: <> <> Joe posò la tazza nel lavandino e uscì all’esterno. C’era un bel fresco fuori e il mare era calmo. Cominciò a camminare sul bordo del promontorio, cercando di svuotare la testa e di rimettere in ordine i concetti. Guardò l’orologio. Erano appena le 7 del mattino. Otto ore, poco più di otto ore e avrebbe incontrato suo padre. Camminò ancora a lungo. Rientrò a casa solo verso mezzogiorno. Trovò tutto il gruppo raccolto in sala, davanti al televisore. C’era un’edizione straordinaria del telegiornale. <>, chiese Joe incuriosito. <>, rispose Albert <>     PARTE X   Joe entrò come un fulmine nella reception. La donna che era al bancone alzò gli occhi perplessa verso quel ragazzo trafelato che le si fermò davanti: <> <>, disse Joe ansimando <> La donna annuì: <>, disse cominciando ad armeggiare con la tastiera di un terminale. Dopo pochi secondi, che a Joe sembrarono lunghissimi, la donna rialzò gli occhi: <>, gli chiese. Joe trasalì. Se gli faceva una domanda del genere la cosa doveva essere grave. Sospirò profondamente, pensando a cosa rispondere. Poi pensò che in fondo non avrebbe detto che la verità: <> La donna annuì nuovamente con un’espressione neutrale. Le parole le uscirono di bocca come se per lei fosse una cosa meccanica ripeterle, una formula standard: <> Joe annuì: <> Cominciò a camminare con le gambe che gli erano diventate improvvisamente pesanti. Seguì le indicazioni e in breve tempo arrivò nel reparto. Chiese a un medico che gli passò accanto in direzione opposta e arrivò alla stanza che gli era stata indicata. Lesse la targhetta sulla porta scritta in katakana13[13]: Karuteru, Carter. Bussò alla porta. <> Era senz’altro la voce di Fukushima. Aprì la porta. La donna era seduta su una sedia a rotelle accanto al letto, rivolta verso la porta. Aveva un braccio fasciato e alcuni cerotti sul volto: <> Joe richiuse delicatamente la porta dietro di lui, senza staccare gli occhi dall’uomo inerte sdraiato sul letto attaccato a una macchina, con un respiratore alla bocca . <>, disse Fukushima abbassando gli occhi <> <> La donna annuì: <> Joe annuì. Non si era ancora staccato dalla porta, a cui si era appena appoggiato. Passarono alcuni minuti di silenzio in cui si sentì solo il rumore regolare dell’encefalogramma e del rilevatore del battito cardiaco. <>, disse improvvisamente Joe senza distogliere gli occhi dall’uomo. La donna alzò gli occhi, senza dire niente. <>, disse Joe con un tono incredibilmente calmo. Lei annuì: <> Qualcuno bussò alla porta. Joe si scostò per lasciare entrare un’infermiera. <>, disse <> <>, disse Fukushima <> Joe annuì e si mise dietro la sua sedia a rotelle spingendola fuori dalla stanza. Arrivarono all’esterno. Joe si fermò in un punto dove potesse sedersi anche lui, su un muricciolo. Si misero lì. C’era un leggero venticello, molto piacevole. Dopo un po’ Fukushima cominciò il suo racconto. <>. Lui si volta e mi guarda in modo strano. Poi sgrana gli occhi e mi fa: <> E da lì ci siamo tenuti in contatto e abbiamo passato anche qualche occasione insieme, come due vecchi amici. Non avevo molti amici fino a quando non ho rincontrato Joe. Sino ad allora non avevo mai avuto molti amici là… noi “musi gialli” siamo visti ancora con molta circospezione. Lui mi ha accolto in casa sua, mi ha fatto conoscere…>> Fukushima si fermò, incerta se continuare. <>, completò Joe. La donna annuì: <> Joe annuì: <> <> <>, Joe alzò la testa verso di lei <> Fukushima ci pensò un attimo: <> Joe restò in silenzio, giocherellando con un filo d’erba che aveva strappato da terra. <>, disse Fukushima dopo un po’. Lui si limitò ad alzare la testa. <>     PARTE XI   Joe chiamò il professor Gilmour e lo avvertì della situazione. Poi tornò su nel “reparto rianimazione”. Si mise a sedere su uno dei divani della sala d’aspetto. Restò immobile, seduto nello stesso punto per ore. <> Alzò lo sguardo fino ad allora praticamente sempre rivolto a terra: <> Si alzò e la raggiunse. Sembrava molto stanco. <>, gli chiese. Joe si stropicciò gli occhi: <> Lei annuì e lo seguì. La portò nel giardino esterno. Si sedettero sotto un albero, restando per parecchio tempo in silenzio. <>, disse Joe dopo un bel po’ <> Françoise non disse nulla. Non sapeva cosa dire né come dirglielo nel modo più delicato possibile. <> <> <> Françoise si sentiva sempre più impotente ogni secondo che passava. <>, le disse mettendosi la testa fra le mani <> <>, lo interruppe mettendogli le mani sulle spalle e guardandolo in volto quando lui alzò gli occhi verso di lei <> <>, cercò di protestare in preda a una rabbia confusa <> <>, gli disse con tono deciso <> Joe restò immobile per qualche secondo. I suoi occhi avevano cominciato a diventare umidi. Appoggiò delicatamente la testa sul petto di lei, cominciando a piangere sommessamente e abbracciandola, come un bambino con sua madre. Françoise lo strinse a sé, lasciando che si sfogasse. Restarono così per parecchio tempo. Joe infine si staccò da lei. Aveva gli occhi gonfi e l’aria ancora più stanca di prima: <>, disse <> <>, gli rispose aiutandolo ad alzarsi in piedi <> <>, rispose lui con un sorriso malinconico e appena accennato <> Lei sospirò abbassando per un momento gli occhi: <> Lui aggrottò la fronte, senza dire nulla. <> <> Françoise annuì: <>, disse <> Joe adesso stava stringendo i pugni così forte da lacerarsi quasi la pelle. Si girò di scatto e tirò un violento pugno contro l’albero dietro a lui. Tanto forte da lasciare un grosso segno sulla corteccia. <>, imprecò appoggiando la fronte all’albero e sbattendovi il pugno sopra <>     PARTE XII   Anche gli altri cyborgs, insieme al dottor Gilmour, erano giunti a Osaka per indagare sullo scoppio della bomba. La notizia della morte del funzionario diplomatico aveva insospettito il dottor Gilmour. Poteva anche essere solo un caso, una coincidenza. Ma poteva anche non esserlo. E in quel caso poteva esserci lo zampino dei Fantasmi Neri. 007, trasformatosi in poliziotto, stava controllando la zona in cui era scoppiata la bomba, proprio in sala d’aspetto, che era stata recintata e chiusa al pubblico. <> Girovagò un po’ intorno. <<007, rispondi.>> <>, rispose 007 dalla radio nella sua testa <> <> <> <<… Alla tua destra c’è un minuscolo frammento di metallo. Saranno due, tre passi da te.>> Bretagna pensò che avrebbe fatto meglio a stare zitto, e si guardò intorno: <>, disse muovendosi verso destra. <> 007 si chinò e scrutò la zona. Dopo qualche secondo raccolse qualcosa da terra. Era uno filo di metallo veramente minuscolo. Logico che la polizia non l’avesse notato. Prese un fazzoletto dalla sua tasca e ve lo ripose delicatamente dentro. Poi si guardò intorno e uscì dalla sala inosservato. <>, disse quando ebbe raggiunto 003. <>, disse lei <> <>, chiese Bretagna con un’espressione preoccupata sul volto. Françoise ci pensò un attimo mentre prendeva le chiavi dell’auto dalla borsetta: <> Bretagna non disse altro e la seguì. <>, esclamò quando furono arrivati. <>, disse lei aprendola. <>, chiese lui piuttosto innervosito <> Lei lo guardò divertita: <>, rispose entrando in macchina. Bretagna deglutì ed entrò riluttante, non prima di essersi fatto il Segno della Croce. <>, disse lei appena fu entrato. Bretagna riprese le sue sembianze: <> <> <> Françoise sospirò mettendo in moto: <>, disse <> <>, disse lui sforzandosi di sorridere. <>, rispose lei sorridendo e avviandosi in tutta tranquillità. Bretagna restò in religioso silenzio mentre lei guidava tranquillamente tra le strade di Osaka, senza alcuna difficoltà. In tutto il tragitto, nonostante stop e semafori rossi, riuscì a non farla mai spegnere e arrivarono a destinazione senza particolari problemi. <>, gli chiese quando furono all’interno del Dolphin. <>, rispose lui laconicamente mentre entravano nella sala di comando <> <>, disse Gilmour voltandosi verso di loro. 007 si mise una mano in tasca: <> <>, si fece notare 003. 007 la guardò storto: <>, disse porgendogli il fazzoletto. <>, disse l’anziano scienziato uscendo dalla stanza. Quando fu uscito Bretagna si rivolse a Françoise: <> <> <>, disse Chang aspirando una boccata dalla sua pipa <> <>, gli urlò in faccia Bretagna stizzito. <>, gli disse tranquillamente Chang soffiandogli il fumo in faccia e andandosene. <> Il resto del gruppo rise divertito nel vedere la scena. In quell’istante Gilmour rientrò nella stanza. Aveva un’espressione piuttosto seria. <>, chiese 004 <> Gilmour annuì gravemente: <> <>, disse 008 incrociando le braccia. <>, urlò 002 sbattendo un pugno sulla sua console <> Gilmour sospirò: <> <>, propose 002. <>, disse 004 <> <>, chiese 003. Gli altri la guardarono interdetti. <>, disse 002 <> <> Il gruppo si voltò verso la porta. <>, disse Françoise sorpresa. <>, disse lui guardandoli a uno a uno in faccia <> <>, cercò di protestare 008 <> Tutti restarono in silenzio. Non avevano mai visto quella luce negli occhi di Joe e sapevano che qualunque cosa gli avessero detto, lui non avrebbe desistito. Il dottor Gilmour guardò i suoi ragazzi ad uno ad uno: <>   PARTE XIII   In un paese del Medio Oriente si era appena conclusa una riunione tra il presidente e il suo ministro della difesa, Mohammed Sahib. Sahib era appena rientrato nel suo studio privato, dove trovò ad aspettarlo un uomo intabarrato di nero, con grandi occhiali da sole che gli nascondevano gli occhi. L’uomo in nero stava guardando la capitale fuori dalla finestra. <>, chiese al ministro quando ebbe richiuso la porta dietro di sé. Il ministro ridacchiò: <>, disse Sahib prendendo un sigaro da un contenitore posto sulla sua scrivania <> L’uomo si voltò, con un ghigno di soddisfazione disegnato sul volto: <>, disse ridacchiando <> Sahib ridacchiò: <> Intanto anche nello stato confinante si stava concludendo una specie di consiglio di guerra nel Parlamento. <>, stava urlando un parlamentare <> <>, rispose il generale Hassan, comandante in capo delle forze armate <>, concluse sbattendo il pugno sul tavolo. <> E il voto fu una schiacciante vittoria a favore della guerra. Un uomo stava guardando il tutto visibilmente soddisfatto da una base segreta nascosta sottoterra. Si versò un altro calice di vino e lo gustò lentamente, assaporando il suo trionfo imminente. <> L’uomo spinse un bottone sul suo scranno e l’immagine sul monitor cambiò. <>, disse ai volti severi dei tre capi dei Fantasmi Neri che lo guardavano. <>, chiese quello di destra. Darscher sorrise: <>, disse ridendo <> <>, disse quello di sinistra <> <> intervenne quello centrale <> Darscher abbassò la testa in segno di ringraziamento: <> <>, continuò il centrale. <> replicò Darscher <> <>, concluse il centrale <> L’immagine svanì e Darscher rimase solo nella stanza. Qualcuno bussò alla porta. <> Entrò l’uomo che aveva parlato con Sahib: <> <>, commentò Darscher con un ghigno <>     PARTE XIV   Il Dolphin era atterrato vicino alla frontiera, su una spiaggia che dava sul Golfo Persico. I cyborgs avevano deciso di muoversi su due fronti, dividendosi in entrambi i paesi nel tentativo disperato di scongiurare una guerra che non sarebbe servita a nessuno. 004, 005, 006 e 008 erano appoggiati a un edificio nella piazza centrale della capitale, assistendo a un discorso pubblico che il comandante in capo Hassan stava tenendo di fronte a una folla oceanica. <<… e per tutti questi motivi noi non lasceremo che il nemico ci calunni impunemente di un crimine che non abbiamo commesso. Ma attaccheremo. E vinceremo! Per la gloria…>> <>, disse sprezzante 004 <> <>, disse 006 aspirando profondamente dalla sua pipa. <>, disse 008 <> Gli altri cyborgs stavano girando per le strade dell’altra capitale, alla ricerca di un qualche indizio che permettesse loro di arrivare al nascondiglio del Fantasma Nero. 007 si sedette stremato sul bordo di una fontana in mezzo a una piazza: <> In quel momento un corteo di persone con cartelli e striscioni inneggianti alla guerra passò di lì. <>, disse 003 improvvisamente. Gli altri tre la guardarono incuriositi. <>, chiese 009. 003 guardò il corteo passare sotto i suoi occhi, come studiandolo: <> <>, esclamò 002 sbalordito <> <> Anche gli altri tre si voltarono a guardare le persone che stavano passando loro davanti urlando slogan bellicosi e gridando vendetta per il loro amato uomo della pace. <>, disse 009 <<007 potrebbe infiltrarsi tra loro e portarci al loro nascondiglio.>> <>, chiese 007 indicandosi per nulla convinto. Tutti e tre lo guardarono piuttosto male. <>, disse sbuffando e alzandosi in piedi <> 003 scrutò la folla: <> <>, disse 007 trasformandosi in un perfetto cittadino della capitale <> I tre lo guardarono allontanarsi e unirsi di soppiatto al corteo. Poi aspettarono che il corteo fosse passato del tutto. <>, chiese 002. <>, disse 003 <> 002 fece una smorfia di scarsa convinzione: <>, disse incamminandosi. Lei scosse la testa cominciando a seguirlo: <> Improvvisamente si fermò, notando che Joe si era attardato a guardare qualcosa. Lo guardò incuriosita, mentre Jet non si era accorto di niente e stava continuando a camminare. Françoise si voltò nella direzione in cui stava guardando Joe e vide un uomo che stava passeggiando mano nella mano con un bambino. L’espressione sul suo volto si fece malinconica. Per quanto cercasse di nasconderlo, Joe pensava continuamente al padre. Era evidente. Avrebbe voluto aiutarlo, ma non sapeva come. Si avvicinò a lui, lentamente. <> Lui si voltò. Aveva un’espressione incupita. Sospirò profondamente: <> Cominciò a muoversi, tenendo lo sguardo fisso a terra. Quando le passò accanto sentì la mano di lei prendere la sua. Guardò prima la mano, sorpreso, e poi lei. <> Lui le sorrise appena, o quantomeno provò a farlo: <> La presa sulla sua mano si allentò e lui sfilò la mano, delicatamente. La guardò un attimo, con quella stessa identica indecifrabile espressione che non lasciava trasparire assolutamente niente dei suoi pensieri, come se si fosse nuovamente chiuso a riccio dentro se stesso. Un attimo, un solo attimo bastò per farle rivedere quel muro tra di loro. Sentì una specie di brivido correrle lungo la schiena nonostante facesse un caldo soffocante. Distolse lo sguardo e si raccolse nelle braccia. Intanto Jet, accortosi di camminare da solo, si era voltato a guardare la scena. Joe si stava avvicinando a lui, lentamente. Jet lo seguì passo per passo, camminare nella strada da cui un vento caldo alzava la polvere a banchi. Lo seguì fino a quando gli passò accanto. <>, gli chiese. Joe non rispose e tirò dritto. <>, cercò di richiamarlo Jet. <>, gli rispose finalmente Joe con un tono di voce assolutamente inespressivo. Jet lo guardò allontanarsi, senza sapere se mollargli un pugno o lasciar perdere. Scosse la testa e guardò nuovamente Françoise, che era rimasta immobile, sempre con le braccia conserte. Sospirò profondamente e decise di avvicinarsi a lei. Intanto nella testa della ragazza stava turbinando un nugolo di pensieri, in modo confusionale e caotico. Le sembrava che l’altalena avesse ricominciato a muoversi improvvisamente. Era come essere arrivata sulla cima di una montagna e cominciare bruscamente a scendere. <<… oise… Ehi, Françoise!>> Sentì una mano appoggiarsi sulla spalla. Alzò gli occhi e si ritrovò lo sguardo interrogativo di Jet negli occhi. <> Lei rimase ferma, interdetta per qualche secondo. Poi scosse la testa: <> <>, la interruppe <> Sembrò sorpresa. Non si era nemmeno accorta delle lacrime che le avevano rigato il volto. Si asciugò immediatamente le guance, con un gesto automatico e frettoloso. <>, le chiese Jet piuttosto preoccupato. Françoise fu quasi sul punto di accettare l’offerta di aiuto, perché non si era mai sentita così vulnerabile come in quel momento. Esitò un attimo, ma poi scosse la testa: <> Jet fece un mezzo sorriso che assomigliava molto di più a una smorfia: <>, le disse <> <>, lo interruppe bruscamente lei, abbassando gli occhi a terra <> <> <>, disse allontanandosi da lui a grandi passi. Jet si voltò per guardarla, sempre più perplesso. La vide allontanarsi da lui qualche metro, poi rallentare e fermarsi bruscamente. Continuò a dargli solo le spalle per qualche secondo, dopo i quali si voltò di scatto. Jet se la ritrovò a piangergli sulla spalla senza nemmeno rendersene conto.     PARTE XV   007 rientrò dopo un paio d’ore al Dolphin. <>, gli chiese 006. L’inglese sembrò piuttosto sorpreso: <>, chiese guardandosi intorno. <>, rispose 004 << 009 è tornato parecchio tempo fa, ma si è defilato da qualche parte là fuori.>> <>, aggiunse 005. <<002 e 003 sono ancora fuori.>>, disse 008. 007 scrollò le spalle: <> I quattro cyborgs lo guardarono esterrefatti. <>, chiese Gilmour entrando nella stanza. <>, disse 007 entusiasta <> <>, disse Gilmour lisciandosi la barba <> I cyborgs si guardarono l’uno con l’altro. <>, disse 006. <>, disse Gilmour <> <> L’attenzione di tutti si spostò su Jet che era entrato come una furia nella stanza e aveva urlato in un modo tale che l’avrebbero sentito comodamente da Israele. <>, gli chiese Punma a nome di tutti. <>, urlò Jet sempre più accalorato. <>, chiese Albert. <>, tuonò Jet <> Si guardarono nuovamente l’uno con l’altro. <>, disse 008 <> Jet era già uscito dalla stanza. Gilmour gli corse goffamente dietro: <> Intanto gli altri stavano guardando incuriositi la porta dalla quale Jet era andato via come se dovesse andare a spaccare il mondo. <>, chiese Bretagna come se i suoi compagni avessero la risposta. Albert allargò le braccia. Poi si guardò intorno: <> <>, disse Punma notandone l’assenza <> <>, disse Albert <> <>, gli dissero i compagni. Albert uscì dalla stanza e si recò nella stanza del Dolphin all’interno della quale dormivano tutti e nove. Entrato si accorse di non essere solo. Françoise era già nel suo letto e sembrava dormire profondamente. “Ma tu guarda…”, pensò guardandola. Prese il suo pigiama e andò a cambiarsi in un angolo appartato, in modo da non metterla in imbarazzo se si fosse svegliata. Poi tornò al suo letto e stava per sdraiarvisi sopra quando sentì un sussurro dalla voce di lei. Si voltò e si accorse che stava piangendo. “Forse sta facendo un brutto sogno.”, pensò. Si sedette delicatamente sul letto accanto a quello di lei. Dopo qualche secondo sentì nuovamente quel sussurro, ma stavolta capì quello che diceva. “Sta sognando Joe…”, pensò. Françoise lo chiamò nuovamente nel sonno, stavolta muovendo anche la mano, quasi a cercare qualcosa. Albert gliela prese istintivamente con la sinistra. Lei sembrò calmarsi a quel punto. <>, le sentì dire con un filo di voce <>     PARTE XVI   <> Joe stava camminando sulla sabbia e sentendo una voce familiare si voltò di scatto, giusto in tempo per beccarsi un pugno in piena faccia che lo scaraventò a terra. Dopo qualche secondo rialzò appena la schiena dalla sabbia, scuotendo la testa e tastandosi una guancia. Se fosse stato un comune essere umano, un pugno del genere avrebbe sicuramente rotto qualcosa. Alzò lo sguardo e si vide Jet che stava in piedi di fronte a lui col pugno ancora chiuso. <>, gli chiese guardandolo rabbioso. Jet lo prese per il bavero e lo fece rialzare in piedi: <>, gli disse con un tono sprezzante <> <> <>, disse Jet lasciandolo in malo modo, tanto che per poco non lo fece cadere nuovamente a terra <> Joe lo stava guardando perplesso e sorpreso. Restò in silenzio senza riuscire a spiccicare una parola. <>, gli chiese Jet spintonandolo. Quella spinta sembrò riportarlo alla realtà: <>, protestò. <>, sbraitò Jet. <>, urlò Joe <> esitò un attimo <> Jet lo guardò arrabbiato, ma rispose con un tono calmo, seppur poco conciliante: <> Joe si sedette pesantemente sulla sabbia, come un pugile che aveva incassato troppo per restare in piedi. Teneva gli occhi fissi a terra, con le braccia appoggiate sulle ginocchia rialzate. <> Joe scagliò un violento pugno nella sabbia: <> Jet lo guardò in silenzio. Non c’era più rabbia nel suo sguardo. Aveva capito che non aveva voluto ferirla di proposito, che era stata una reazione istintiva. Si sedette accanto a lui, restando ancora qualche istante in silenzio. <> gli disse dopo un po’ con una calma impensabile fino a poco prima <> <>, rispose Joe scuotendo la testa. Jet sospirò cominciando a raccogliere mucchietti di sabbia per poi lasciarla ricadere attraverso la mano: <> Joe non disse nulla. <>, continuò Jet <> Jet si rialzò in piedi: <> disse grattandosi la testa <> Jet studiò l’espressione di Joe che finalmente aveva alzato gli occhi verso di lui. <> disse ondeggiando le mani davanti a lui <> Joe accettò la mano dell’amico e si rialzò in piedi. Improvvisamente, però, Jet si ritrovò a terra a tastarsi una guancia. <>, gli disse Joe guardandolo dall’alto in basso. Jet si rialzò scuotendo la testa: <> Joe lo guardò con aria interrogativa. <>, gli disse Jet <>     PARTE XVII   I due rientrarono nel Dolphin. <>, disse 007 quando li vide rientrare. <>, chiese 002. <>, disse 007 indicando 008 che stava con delle cuffie attaccate alle orecchie. <>, disse 006. <>, disse 004 entrando nella stanza insieme a 003. Gli sguardi di Joe e Françoise si incrociarono un secondo. Lui fu quasi per dire qualcosa, ma lei distolse gli occhi e lo bloccò. <>, chiese 002. Pochi istanti dopo il Dolphin si stava già dirigendo sul luogo dove era nascosta la base dei Fantasmi Neri. <>, ordinò 009 a un certo punto. <>, disse 007. <>, rispose 004 <> <> Il Dolphin toccò terra e tutti i cyborgs, tranne 001 che restò con Gilmour sul Dolphin, uscirono all’esterno. Camminarono per un po’, fino a quando 003 non li fermò: <> <<006.>>, disse solo 009 indicando il terreno. 006 cominciò a sparare fuoco. <>, disse sconsolato 007 <> <<007, muoviti.>>, gli disse 004 spingendolo dentro il buco del terreno. 007 precipitò nel cratere andando a sbattere la testa sul pavimento di ferro della base dei Fantasmi Neri. E per di più sia 004 che soprattutto 005 gli atterrarono sopra. E se la presero anche piuttosto comoda prima di rialzarsi. <>, disse 007 tenendosi la schiena e rialzandosi a tento. <>, disse perentoriamente 009. 007 lo mandò al diavolo con un braccio, ma 009 non lo vide: <>, disse cominciando a seguire il gruppo. <>, disse 003 <> I cyborgs si nascosero dietro una parete e aspettarono che le guardie passassero. Poi 004 uscì a un cenno pattuito, e le colse alle spalle. Ebbero appena il tempo di voltarsi che furono crivellati di colpi. I cyborgs continuarono la loro corsa. <>, disse 003. <>, disse 009. I cyborgs si pararono di fronte al gruppo cogliendolo alla sprovvista e liberandosene senza problemi. <<003, non c’è un modo più rapido per arrivare dove dobbiamo?>>, chiese 002, atterrando dopo un po’ di tiro al bersaglio in volo. <>, rispose lei guardandosi intorno <> <>, disse 009 guardando in alto <> <>, disse 002 alzandosi in volo a togliere la grata dalla presa d’aria <> <>, rimuginò 009 <> <> Il gruppo si divise. 007 si trasformò in un uccello e volò dentro la presa d’aria. Gli altri due saltarono dentro. Intanto il resto della squadra continuò la sua corsa. Improvvisamente si imbatterono in un altro gruppo di guardie e stavolta furono loro ad essere colti alla sprovvista. Una guardia ebbe il tempo di spingere un bottone sul muro e l’allarme scattò in tutta la base. <>, disse 004 sparando all’impazzata <> <>, disse 005 cominciando a divellere un pannello di ferro dalla parete e frapponendolo tra loro e la direzione da cui erano venuti. <>, disse 002 in volo, continuando a sparare <> Intanto i tre nella presa d’aria erano arrivati alla stanza dove Darscher, Sahib e il generale Hassan stavano mettendo a punto i piani di guerra. <>, disse 003 sottovoce appena li vide <> <>, disse “Sahib” sfregandosi le mani. <>, disse “Hassan” <> <>, disse Darscher bevendo una coppa di champagne. <>, chiese sprezzante “Sahib”. Darscher azionò un bottone che fece aprire un pannello dietro di loro. Apparvero i due statisti rinchiusi in una specie di cella dalle pareti trasparenti. Sbiancarono quando videro le loro copie dall’altra parte. <>, disse Darscher lisciandosi il mento <> L’interfono in quel momento suonò. Darscher lo azionò in malo modo: <>, urlò. <>, disse una voce metallica <> <>, tuonò Darscher alzandosi in piedi <> <> <>, disse “Sahib” terrorizzato <> Darscher guardò e vide la porta fondersi letteralmente, lasciando un grosso buco dal quale entrarono… <>, urlò Darscher azionando un altro bottone. Si aprì un altro pannello dal quale uscirono parecchi robot. <> ridacchiò Darscher scomparendo col suo scranno nel pavimento <> Darscher scomparì nel pavimento dopo aver premuto un altro bottone. <>, imprecò 009 <> <>, disse 003 che intanto era uscita insieme agli altri <> <>, disse 002 occupandosi dei robot che non avevano perso tempo per attaccare. <> 009 andò a premere lo stesso bottone che aveva premuto e si posizionò nell’ascensore. In breve tempo fu nell’hangar. <>, urlò a Darscher che stava armeggiando con una console. <>, gli urlò Darscher <> Darscher si “disfece delle braccia”, mostrando due grosse e taglienti lame. <>, esclamò 009. <>, disse Darscher sprezzante <> Subito dopo Darscher si lanciò all’attacco. “Accelerazione… ma cosa?!” 009 rimase immobile, e solo all’ultimo momento riuscì a scostarsi quel poco che bastò perché la lama di Darscher lo trafiggesse solo un po’. Sentì una specie di scossa elettrica e balzò indietro. Il colpo aveva lasciato una ferita piccola, poco profonda, ma che faceva un male cane, tanto che lo fece inginocchiare per il dolore. <>, disse Darscher ridacchiando e avvicinandosi minaccioso <> 009 lo guardava in silenzio, con un’espressione rabbiosa sul volto, con fitte di dolore brucianti che gli provenivano dalla ferita, dove si teneva una mano. “Perché non ha funzionato? Che diavolo è successo?”, stava pensando. Sentiva venirgli sempre meno le forze. Non avrebbe avuto l’energia necessaria per resistere a un nuovo attacco. <>, disse Darscher ripartendo all’attacco. 009 chiese alle gambe di balzare ma le gambe non risposero. Chiuse gli occhi aspettando l’impatto e fu allora che sentì qualcosa passargli davanti come un razzo, e subito dopo una forte esplosione. Riaprì gli occhi appena un attimo voltandosi da una parte. 004 era inginocchiato con una bocca da fuoco aperta. Dietro di lui 003 e 002. 009 ebbe appena il tempo di riconoscerli. Poi tutto diventò buio intorno a lui.     PARTE XVIII   <> Joe guardò Françoise che era seduta accanto a lui. <> <>, gli rispose Gilmour <> <> Gilmour annuì: <>, disse tenendosi il mento pensierosamente <> Joe ci pensò un po’, poi scosse la testa rigettando l’idea: <> <>, chiese Françoise. Joe la guardò e solo allora si accorse che la stava tenendo per mano. Lei si rese conto della cosa: <>, disse abbassando lo sguardo imbarazzata. In tutta risposta, lui le strinse la mano ancora più forte. Françoise trasalì e lo guardò in volto. Le stava sorridendo, con una dolcezza che non gli aveva mai dimostrato. Il muro crollò un’altra volta. <> disse Joe rivolgendosi a Gilmour <> Gilmour, che stava armeggiando con degli attrezzi, si voltò: <> <>, disse Joe sgranando gli occhi e alzandosi a sedere sul letto <> <>, gli disse Gilmour <> I due si guardarono l’un l’altro. Françoise abbassò gli occhi e per un attimo un dubbio le tornò alla mente: <> <> <> Joe maledisse mentalmente Chang, il cui faccione lo stava squadrando dal lato del letto. <>, disse Bretagna dietro di lui <> <>, disse Joe rassegnato. <> <>, gli disse guardandolo <> Chang lo guardò perplesso, con la sua faccia tonda: <> <> Intanto Françoise, che era l’unica ad aver capito oltre a Joe, stava ridendo di gusto.     PARTE XIX   Durante il viaggio di ritorno Joe dormì quasi tutto il tempo. Doveva essere veramente esausto. In fondo si era appena ripreso ed era ancora debole. Sbarcarono a Narita e di lì presero un altro aereo per Osaka. Joe guardava dal finestrino il cielo sopra le nuvole, ma stava pensando a tutt’altre cose. Aveva il cuore che gli batteva a mille. Sentì la mano di Françoise posarsi sulla sua e questo lo riportò alla realtà. Si voltò verso di lei cercando di sorridere, stringendole la mano. <>, gli chiese. Joe sospirò: <> Françoise gli posò un dito sulle labbra: <> Lui annuì, capendo che effettivamente ora come ora non sarebbe riuscito a mettere due parole in fila con un po’ di senso logico. Però avvicinò di colpo le sue labbra a quelle di lei, rubandole un breve bacio. Lei lo guardò prima sorpresa, poi sorridendogli. Appoggiò lentamente la testa sopra la spalla di lui, mentre Joe le circondava le spalle con un braccio e cominciava ad accarezzarle i capelli, senza mai lasciarle la mano. Atterrarono a Osaka verso che era ormai tardo pomeriggio e presero un Taxi che li conducesse immediatamente all’ospedale. Joe aveva il cuore che batteva all’impazzata quando chiese alla reception dove fosse suo padre adesso. Dovette farsi ripetere il reparto e il numero della stanza tre volte, perché non riusciva a capirli per l’emozione. Più si avvicinava alla stanza, più sentiva le gambe tremargli terribilmente. Che cosa gli avrebbe detto quando l’avrebbe visto? Che cosa avrebbe detto lui, suo padre? Sapeva già che lui sapeva? Come l’avrebbe guardato? Il corridoio lungo il quale doveva essere la stanza gli sembrò lunghissimo. Ad ogni passo la testa gli si riempiva di pensieri che si univano al vortice caotico e confuso che già aveva in testa. Le luci al neon gli sembravano accecanti e l’odore di medicinale gli dava quasi un senso di nausea profondo. Sentì prendersi improvvisamente per un braccio e si fermò, voltandosi indietro. <>, gli disse Françoise lasciandogli il braccio. Lui si voltò a guardare il nome scritto sulla porta. Lo lesse bene, per un numero indefinito di volte, per essere proprio sicuro che fosse lì, dietro quella porta, che avrebbe trovato colui che stava cercando da così tanto tempo. Quando ne fu sicuro, fece per bussare ma il suo pugno si fermò a pochi centimetri dalla porta, restando fermo per pochi secondi e poi aprendosi e appoggiandosi con tutto il palmo alla superficie bianca e liscia di quel sottile, ultimo confine. Joe abbassò gli occhi a terra. <> Lui scosse la testa: <>, disse <> La sua mano scivolò via dalla porta e ricadde lunga e distesa lungo il suo corpo. <>, gli disse posandogli una mano su una spalla. Lui alzò lo sguardo verso di lei: <>, le disse. Poi si appoggiò alla parete <> <> <> <> I due si voltarono verso una donna che li stava guardando da dietro le spalle di Françoise. Era chiaramente un’occidentale, con lunghi capelli chiari e occhi verdi. Una donna sulla quarantina. <>, disse avvicinandosi ai due <> Joe la guardò con uno sguardo perplesso e confuso: <> La donna sorrise: <> <>, le chiese Françoise. <>, rispose la donna sorridendo. Poi si rivolse a Joe con uno sguardo conciliante <> Joe restò in silenzio per qualche secondo, indeciso se rispondere o meno. Poi si scostò finalmente dalla parete e annuì: <> La donna sorrise: <> Joe non sembrava ancora del tutto convinto. Restò ancora qualche secondo immobile, durante i quali i suoi occhi si spostarono dalla donna alla porta che aveva accanto. Poi guardò di nuovo la donna, che gli annuì. Si decise a bussare. <>, sentì dire da una voce maschile all’interno. Joe aprì la porta e gli occhi dell’uomo che stava sdraiato sul letto si illuminarono nel vederlo: <> Sheryl si affacciò alla porta: <> La porta si richiuse dietro le spalle di Joe e padre e figlio rimasero soli, in un silenzio imbarazzante. <>, disse Joe Sr. Per spezzare il ghiaccio <>. <>, disse Joe trasalendo. Joe Sr. sorrise: <> Joe sospirò, sentendo che la tensione cominciava pian piano allentarsi: <> Joe Sr. annuì: <>, disse <> Il ragazzo si guardò intorno e prese una sedia che era messa accanto a un tavolino. Quindi si sedette accanto al letto del padre. <>, gli chiese Joe Sr. quando si fu seduto. Joe raccolse un profondo respiro. Poi aprì la bocca per rispondere, ma esitò un paio di secondi. Infine rispose grattandosi la testa: <> <>, chiese Joe Sr. aggrottando la fronte. <>, disse Joe imbarazzato. Joe Sr. sorrise soddisfatto: <> Joe aggrottò la fronte: <> Joe Sr. cominciò a ridere: <> <>, disse ironico Joe distogliendo lo sguardo. Joe Sr. smise di ridere: <>, disse <> Joe lo guardò incuriosito, chiedendosi se dicesse la verità e senza sapere cosa dire ora che l’argomento principale era stato posto in mezzo. Fu Joe Sr. che ricominciò a parlare: <> <>, disse Joe con un sorriso appena accennato. <> Joe lo interruppe: <> Joe Sr. sospirò: <>, disse stringendo il lenzuolo tra le mani <> <>, disse Joe sospirando. <> Joe scosse la testa soffocandogli il resto della frase in gola: <>, disse alzandosi <>, si mise davanti alla finestra guardando fuori, giù nel giardino dove vide Sheryl e Françoise che stavano parlando sedute su una panchina sotto un ciliegio. Si voltò nuovamente verso il padre <>     EPILOGO    <<… Le due parti sembrano dunque sul punto di siglare l’accordo che dovrebbe scongiurare definitivamente la guerra che fino a poche ore fa sembrava imminente… Oggi il governo…>> Françoise prese il telecomando dalla mano di Joe e spense il televisore. Nella stanza rimase solo la luce di alcune candele. Doveva averle accese lui. Doveva ammettere che creavano un’atmosfera suggestiva. Poi posò il telecomando sul comodino accanto al letto e osservò Osaka come si vedeva dalla finestra di quella stanza. Una miriade di luci. Quindi il suo sguardo si spostò su Joe e si addolcì. Si era addormentato con la schiena appoggiata alla spalliera del letto. Non si era tolto nemmeno l’accappatoio. Si sedette delicatamente sul bordo del letto e continuò a osservarlo ancora un po’. Sembrava un bambino addormentato. Non le aveva detto cosa si erano detti lui e suo padre e in fondo non aveva grande importanza. Era giusto che rimanesse un momento solo suo. Alzò la mano per andare a disegnargli con tocco leggero le labbra. Fu allora che lui aprì gli occhi. Le prese la mano nella sua e intrecciò le dita con e sue. <> Françoise sorrise: <>, gli disse <> <>, le disse sorridendo dolcemente <> Lei arrossì appena, abbassando lo sguardo. <> Lei alzò di nuovo lo sguardo per incontrare il suo, senza dire niente, ma guardandolo interrogativamente. <>, le disse scandendo ogni parola <> <>, gli disse interrompendolo <> Joe scosse la testa: <> Lei si mosse, mettendosi a sedere a cavalcioni sopra le sue gambe. Poi lo baciò solo per una frazione di secondo, per poi tornare a guardarlo negli occhi, posandogli un dito sul mento e facendolo scivolare su fino all’orecchio: <>, gli disse <>, disse quasi ridendo e arruffandogli i capelli. Poi tornò seria, continuando a passargli le mani tra i capelli <>, concluse appoggiando la fronte alla sua e baciandolo nuovamente. <> disse lui separando le sue labbra da quelle di lei <> Françoise sorrise: <>, gli disse accarezzandogli la base del collo <> Si guardarono un attimo, in silenzio. Poi Joe aggrottò la fronte. <>, chiese lei incuriosita. Joe andò a prendere una scatolina sul comodino e ne prese qualcosa dentro. Poi le prese la mano sinistra e gli infilò qualcosa nel dito. Quando Joe ebbe finito, Françoise si guardò il dito e lo stupore in persona si impadronì del suo volto: <> <>, disse lui <> <> <> Lei esitò qualche istante, guardando prima l’anello e poi lui: <> Lui le alzò le spalle e le sorrise: <>, disse semplicemente <> Alzò il viso cercando le sue labbra. Lei si scostò improvvisamente indietro, evitandolo. Rise quando vide quell’espressione simile a quella di un bambino a cui non si vuole dare il suo giocattolo preferito. Riavvicinò le labbra a quelle di Joe e per un istante fu tentata di ritrarsi ancora, ma prima ancora che lei potesse anche solo provarci, lui le prese la testa delicatamente tra le mani e l’attirò a sé. Fu un attimo e stavolta non poté evitare le sue labbra. E non volle staccarvisi nemmeno quando sentì le sue mani scivolarle giù dalle guance fino alla cintura dell’accappatoio e poi sul suo corpo. Nella sua testa sentì ancora quelle parole: “Io voglio fare l’amore con te perché ti amo.”   F I N E     Consigli per gli ascolti: - Come undone (Robbie Williams): direi che questa fanfic l'ho ideata proprio pensando a questa canzone - Falling (Julee Cruise): cominciate ad ascoltarla dopo il secondo bacio della "prima notte" e dilatate la scena sul ritmo lento e pacato di questa canzone, che qualcuno ricorderà aver fatto da tema a Twin Peaks - Here with me (Dido): che dirvi... dopo la "prima notte" - One step too far (Faithless feat. Dido): consigliato nella scena della "doccia fredda" - The space between (Dave Matthews Band): nella scena sulla spiaggia, in particolare sul colloquio finale tra Jet e Joe e nella scena tra Albert e Françoise - Father & son (Cat Stevens): da ascoltarsi durante il colloquio di Joe con il padre - Love song for a vampire (Annie Lennox): nella scena finale ^^ 1[1] Non è una cosa così improbabile. In Giappone non è inusuale che un istituto scolastico possa comprendere tutti i livelli istruttivi dalle elementari fino anche all’università. Per cui è molto verosimile che si finisca per avere a che fare con gli stessi compagni di scuola dalla I elementare fino alla III superiore. 2[2] Il 9 agosto 1945 sulla città di Nagasaki venne lanciata, da parte degli Stati Uniti, la seconda bomba atomica dopo quella che solo 3 giorni prima aveva spazzato via la città di Hiroshima. Fu l’evento che segnò praticamente la resa del Giappone nella II Guerra Mondiale. 3[3] Il che ha una spiegazione storica. Infatti l’isola di Kyushu, che si trova all’estremità meridionale del Giappone, è stata al centro di scambi e commerci con l’Occidente fin dal XVI secolo, in particolare con Portoghesi e Olandesi. 4[4] Lo Shinkansen è il famoso treno superveloce delle Japan Railways. Il Tokaido Shinkansen che collegava Tokyo a Osaka, passando per Nagoya e Kyoto, fu inaugurato nel 1964. Oggi lo stesso treno arriva anche a Fukuoka, nel Kyushu, ma tale linea fu inaugurata solo nel 1975. Per cui Fukushima non prende lo Shinkansen da Fukuoka, ma da Nagasaki a Osaka deve avvalersi di un treno normale. Per maggiori informazioni, http://www.japan-guide.com/e/e2018.html. 5[5] Nell’ordine, la Chiesa Cattolica di Oura è la più antica in tutto il Giappone. Risale al 1864 ed è stata dichiarata tesoro nazionale. Glover Park è stato il luogo di residenza della comunità occidentale per parecchi decenni. Nijuroku Seijin Junkyochi è un monumento commemorativo fatto per in memoria di 26 cristiani crocifissi a Nagasaki nel 1596. Holland Hill è una zona costruita all’olandese, che ricorda molto i paesaggi del paese nord europeo. Il Kokufu-ji e il Sofuku-ji sono templi lasciati dai Cinesi. Il Megane-bashi, che vedrete tra poco, è un ponte in stile occidentale costruito nel 1634, che deve il suo nome (Ponte degli Occhiali) ai particolari riflessi del ponte sull’acqua, che ricorda un paio di occhiali. La descrizione è stata breve perché dovrebbe proprio dare l’idea della panoramica. 6[6]Le virgolette perché in realtà è una riva artificiale, in muratura. Se non vi ho reso l’idea, date un’occhiata qui: http://www2.masashi.ne.jp/kaicho/ajisai/megane.htm. 7[7] Vi ricordo che siamo a settembre inoltrato e il 19 settembre è il compleanno di Albert. 8[8] Non so se sono stata chiara. Non usa la forza. Si limita a mettere in avanti la mano, di modo che il sensore dell’ascensore avverta la presenza di qualcosa tra le porte e le faccia riaprire. Se avete un ascensore provateci pure voi e capirete. 9[9] Indovinello: in questo punto ho citato un film che a me piace tantissimo. Quale? 10[10] Vedi Buon compleanno, Joe; Parte V. 11[11] Che non ci siete ancora arrivati? Vabbuo’. Il film in cui si faceva riferimento alla nota 9 è Sliding Doors. Adesso mi odierete perché ho interrotto il momento romantico… me sadica >:) 12[12] Provateci anche voi quando avete un barattolo che non si apre. Vi assicuro che funziona. 13[13] I katakana sono i caratteri giapponesi che si utilizzano, tra le altre cose, per traslitterare i termini anglosassoni. Anche il nome di Joe, ad esempio, è scritto con questi caratteri così come tutti i titoli dei manga che utilizzano parole in inglese. La prima lettura che ne ha Joe è la trasposizione semplice in sillabe. La “u” in giapponese è quasi sempre muta e non si legge. 14[14] Se conoscete l’inglese potete evitare di leggere il corsivo, cioè il testo fra parentesi (questa precisazione non è perché vi ritenga scemi, ma perché il corsivo nel file in .txt non si vede ^^).