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S.A.T.S. 2000 di Daniele Cupini
Studio Allestimenti Tecnici per lo Spettacolo
Progettazione-Produzione Eventi Live
 

Da stasera alle Celebrazioni il musical di Lloyd Webber e Rice.

Evita, lacrime italiane

E il Che mormorò "che razza di circo".

La vita di Eva Peron, o meglio la leggenda di cinismo e santità di cui s'è alimentata, non hanno più segreti per nessuno dal momento in cui la rock star Madonna se n’è vestita per il grande schermo. Sappiamo come Evita vestiva, come si pettinava, come ha saputo orchestrare le tappe salienti della sua irresistibile ascesa. Da stasera a domenica, sempre alle ore 21, al teatro delle Celebrazioni di via Saragozza, va in scena il musical al quale hanno attinto gli sceneggiatori del film, e cioè l'opera che porta la firma dei mitici Andrew Lloyd Webber e Tim Rice che ha tenuto le scene di Londra e poi di Broadway per anni e anni. La versione che ne vedremo a Bologna è tutta italiana: ad occuparsi di Eva Duarte de Peron è il teatro della Munizione di Messina, che ha origini universitarie e un'ormai consolidata tradizione. Si deve a loro anche il Jesus Christ Superstar. La regia è di Massimo Piparo, Oliva interpreta Evita, Egidio La Gioia Che Guevara, Aldo Parisi Juan Peron. Regia, coreografia, scene e costumi sono originali, per il resto lo spettacolo segue fedelmente la scansione di testi e musiche della partitura originale, con sopra titoli in italiano, e mantiene l'artificio narrativo che immagina Che Guevara ripercorrere la storia della moglie di Peron, dopo averne appreso la morte, nel'52, in un cinema di Buenos Aires. Prendendone dunque le debite distanze. Il primo tempo è tutto dedicato all'adolescenza e all' irresistibile ascesa di Eva Duarte, da figlia naturale di un agricoltore e una contadina ad attrice e modella, infine influente compagna dell'uomo

più potente dell'Argentina, il colonnello Juan Peron. Il secondo tempo racconta la donna di potere, la leader dei descamisados, la candidata alla vice presidenza del paese, infine la malattia e la morte: Eva morì a 33 anni.

di Brunella Torresin

da La Repubblica del 21 marzo 1997

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