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S.A.T.S. 2000 di Daniele Cupini
Studio Allestimenti Tecnici per lo Spettacolo
Progettazione-Produzione Eventi Live
 

In "Bugie sincere" in scena a Sacile, si fa regista e autore ripercorre la vita del famoso attore irlandese Kean mettendone in luce bravura e sregolatezza. Pagliai è il protagonista.

Le affinità elettive di Gassman.

Per il "mattatore" una bella sfida giocata sul rapporto tra falsità e verità.

Ha riaperto i battenti nel dolce paese attraversato dal fiume Livenza il "Teatro Zancanaro", divenuto finalmente comunale dal 1988. Di scena il duo Pagliai-Gassman con una novità di Vittorio Gassman intitolata "Bugie sincere", applaudita "alla grande" da un pubblico che aveva esaurito ogni ordine di posti.

Stando alle voci dei bene informati, gli abbonati sarebbero circa seicento, e stando alle previsioni dovrebbero aumentare, il ché per una città di nemmeno ventimila abitanti rappresenta un "quasi primato".

Ma passiamo al copione sfornato dal più noto attore della nostra scena, catturato dall'immagine di Kean fin dalla lontana sera in cui ha visto Brasseur interpretare la figura di Kean rievocata da Dumas (a Parigi nel 1953 per la precisione).

Perché questa fedeltà al grande attore inglese, già descritto da Gassman in un altro lavoro intitolato "O Cesare o nessuno", si chiederà il lettore?

La risposta è molto semplice, al di là della complicata spiega proposta dall'autore-attore nel foglietto-programma della serata: affinità elettiva. E’ pur vero che nella sua vita Gassman non ha mai aperto la porta alla sregolatezza, ma in palcoscenico ha sempre avuto il potere di colpire la fantasia del pubblico, collezionando successi dalla giovinezza sino al 1977, senza mai accusare le cadute di tono dei suoi compagni di lavoro. Non per niente ogni volta che il suo nome appare sui cartelloni e sulle locandine, i botteghini delle grandi città come dei paesi magari remoti, registrano puntualmente il tutto esaurito. Il ché non è poco con i tempi che corrono...

Tornando alla maschera di Kean, da, lui chiamata in causa nelle più svariate occasioni, con una insistenza che autorizza a sospettare l'affinità elettiva, va precisato che stavolta, cioè con "Bugie sincere", la racconta in completezza, nel modo più esaustivo. Si parte dal giorni in cui Kean, figlio d'arte, venne educato a muoversi fra le quinte ancora adolescente, al momento in cui presentatosi al "Drudy Lane", ha saputo destare un'ammirazione così rapita da indurre i rari spettatori a uscir fuori per avvisare i devoti di Shakespeare che valeva la pena di correre a teatro. Insomma già prima della fine la sala era gremita, l'entusiasmo così caldo da indurre Byron a esclamare: "Costui ha un'anima...". Senza alcun dubbio, a ripercorrere in presto volo di fantasia le varie stagioni di una carriera folgorante, troncata prima dei cinquant'anni dal male, si deve concludere che Kean è stato per definizione unanime il più grande attore inglese del secolo scorso, un precursore del verismo.

Peccato che una volta fuori teatro diventasse uno sregolato, un eterno ubriaco circondato da donne di strada.

Ed è giusto questo contrappunto che Gassman ha evidenziato nel suo copione, mettendo in luce i due volti del personaggio che tanto l'attira per il costante intreccio di verità e di falsità.

La cosa ideale sarebbe stata che "Bugie sincere" avesse potuto contare oltre che sull'autore e il regista, pure sull'attore. Invece il non facile compito è ricaduto sulle spalle di Ugo Pagliai, che è stato bravo ma ha dovuto lottare sia con l'ombra di Kean che con quella di Gassman. Accanto a lui meritano di essere citati un bravissimo Virgilio Zernitz, Enzo Saturni, Tiziano Pelanda, Paola Gassman e Alessandra Celi, vivamente festeggiati dagli spettatori.

G. A. Cibotto

Il Gazzettino, 20 novembre 1997

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