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S.A.T.S. 2000 di Daniele Cupini
Studio Allestimenti Tecnici per lo Spettacolo
Progettazione-Produzione Eventi Live

Primeteatro - "Pick-pocket" di Giancarlo Sepe e Marcucci ispirato alla grande tradizione di Broadway

DUE RAGAZZE E UN POLIZIOTTO 

di TOMMASO CHIARETTI 

...ovvero com' è divertente fare un musical 

CHE GIANCARLO SEPE, irresistibilmente, tendesse al musical credo che ognuno lo sapesse da sempre. Tendeva al musical (il musical politico? non so) anche in Accademia Ackerman dove i suoi attori si muovevano come figurine di balletto, entrando e uscendo ritmati da illusorie quinte. Vi tendeva anche in Arturo Ui, dove però la preponderanza ricattatoria di Brecht gli lasciava poco spazio. E la sua forte collaborazione con Stefano Marcucci, che è musicista garbatissimo, e occhieggiante al mondo ironico e gratificante del balletto americano, lo doveva condurre a pensarlo e produrlo senza esitazioni, il suo musical. 

...il racconto presenta un personaggio da music hall, una sorta di Gene Wilder ammiccante, che è Claudio Fattoretto, il quale espone l' idea naturalissima: realizzare un musical nel momento in cui lo si pensa. ...E dunque, in una Londra devastata dai bombardamenti, nasce una storia - collage che è a mezzo tra Bulli e pupe e l' Opera da tre soldi nella prima versione di Strehler: due ragazze pepate della Salvation Army (bravissima Cristina Noci, in coppia con Rosalba Caramoni) si muovono sgonnellando e battendo i tacchi, tra austeri poliziotti, tra ladruncoli affiliati in piccole bande (ecco il titolo Pick-Pocket che non deriva da Bresson, e molto brevi sono il poliziotto Roberto Stocchi e soprattutto i quattro balordi, Stefano Onofri, Roberto Tedesco, Bruno Burbi, e Leandro Amato), con comparsa brechtiana di un re paludato... Le luci si accendono e spengono, ruotano gagliardamente in begli effetti, i frammenti musicali sono bene inventati in scene gustose (le ragazze che azionano un organo biciclo), gli attori sono atleticamente partecipi della coreografia del movimento che si svolge nel piccolo palcoscenico.

...Ho l' impressione, ma è più che una impressione, ché le parole me lo confermano tutte, che Sepe abbia finalmente fatto il suo musical credendoci interamente, divertendosi assai più che nell' Arturo Ui, ma che abbia conservato una sorta di assurdo rossore nel gettarsi dentro alla felicità del suo impegno. Quel momento, che è centralissimo nelle parole pronunciate, e non lo è né può esserlo nella musica, in cui si allude fortemente alla necessità della lotta contro Hitler, diciamo pure della lotta antifascista, non ha la estroversa qualità del musical nazista inventato da Mel Brooks in un film delizioso, ha dentro una sorta di rimozione un po' affannosa. C' è quasi una richiesta di assoluzione, una giustificazione a priori, un voler ridurre il piacere musicale a povera cosa, per non metterlo fra le cose "importanti" della vita e del teatro, tra i peccati. 

...Dovrebbe esser contento che le otto persone lo abbiano servito a dovere, e non fa nulla se non sono Danny Kaye o bene Kelly o Donald O' Connor, hanno imparato a muoversi bene proprio in quella ristrettezza, esaltandola come una sorta di spazio della fantasia. 

...Credo, assai garbatamente, che lo abbia disturbato, nel passato, intralciato, la vicinanza con i grandi tiranni del teatro, di cui correttamente oggi si libera. Se ne liberi del tutto, dia un bel calcio al pensiero, e lasci sul fonografo il disco graffiato di "Lady Be Good". al teatro la Comunità di Roma

da la Repubblica - Giovedì, 14 febbraio 1985

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