MONTEGRAPPA |
Note
geografiche...
Il
massiccio del Grappa è ben individuato nella zona montuosa che vede a nord la
Valle Cismon e il solco di Feltre, a ovest lo stretto Canale del Brenta, a est
la valle del Piave e a sud la pianura pedemontana da Bassano a Pederobba. Per la
visita al Grappa è d'obbligo, anche se vi sono accessi diversi, percorrere la
strada Cadorna, che da Romano d'Ezzelino porta alla Cima. Tutta la zona percorsa
dalla strada è un infinito museo all'aperto, ove gli occhi dell'appassionato
sanno leggere i fatti avvenuti e ricostruire la vita dura e tormentata delle
migliaia di soldati delle due parti che popolavano il massiccio. Il museo
all'aperto raggiunge il suo culmine con la zona monumentale della vetta.
Interessante, all'interno della Galleria Vittorio Emanuele, è il primo cimitero
monumentale costruito nel vivo della roccia negli anni '30, ma poi dovuto abbandonare perché l'umidità, il freddo, i movimenti del terreno non avrebbero
garantito nel tempo il mantenimento delle tombe dei nostri soldati.
Note storiche...
Il
massiccio del Monte Grappa rimase sconosciuto ai più nel 1915 e 1916, perché
solo marginalmente interessato dalle vicende della guerra. Solo in occasione
della "Strafexpedition", l'offensiva austro-ungarica del Maggio 1916,
che per poco non aprì la via della pianura veneta al nemico, le battaglie degli
Altipiani, con l'epopea delle Melette e dei rilievi della dirupata Val Frenzela,
sfiorarono il versante ovest del massiccio.
Il pericolo corso a pochi chilometri dal Grappa, servì comunque ad innescare
nella mente del Generale Cadorna, con non comune lungimiranza, la visione
dell'importanza del massiccio come baluardo per rinnovate discese delle armate
austriache, sia dalla Val Sugana e il Canale del Brenta, sia dalla valle del
Piave. Alcuni lavori logistici sul Monte, come la strada che dalle vicinanze di
Bassano porta alla vetta del Grappa (strada Cadorna), furono avviati allora e si
rivelarono preziosi nel momento della catastrofe. Infatti il massiccio del
Grappa diventò noto ai primi di Novembre del '17 quando, dopo l'aggiramento e
la caduta della linea del Tagliamento, fu deciso e compiuto l'attestamento
dell'Esercito sulla linea del Piave e degli Altipiani. Il Grappa si trovò
quindi nella posizione di cerniera fondamentale e insostituibile tra il fronte
dell'Altipiano dei Sette Comuni e le nostre linee sulla riva destra del Piave,
che dalla Stretta di Fener ai piedi di Monte Tomba, per le pendici nord ed est
del Montello, giungevano fino all'Adriatico all'altezza della foce del fiume,
nei pressi dell'odierna Jesolo.
Nei primi giorni di Novembre 1917, i nostri battaglioni della IV Armata, in
ritirata dal fronte fino ad allora tenuto con onore, dal Cadore, dalle Alpi di
Fiemme e di Fassa, iniziarono sotto la pressione del nemico i primi lavori di
trincea nelle zone che diventarono successivamente un formicaio di capisaldi,
camminamenti, gallerie, caverne, ove per un anno i due eserciti contrapposti
"se le suonarono" senza pietà.
Nomi come Col Moschìn, Asolone, Monte Pertica, Cima Grappa, i Solaroli, Monte
Tomba e tanti altri, diventarono sinonimi di altrettanti calvari per le due
parti in lotta. Cima Grappa, italiana, fu fortificata come un castello
medievale. Una galleria la percorreva tutta fino alla "Nave" e da
numerose finestre e diramazioni laterali, pezzi di artiglieria campale e
postazioni di mitragliatrici tenevano a bada il nemico nelle posizioni
sottostanti. In occasione dell'avanzata iniziale del Novembre 1917 e poi nella
offensiva di Giugno 1918, gli Austriaci occuparono buona parte del massiccio e
sfiorarono il successo per riversarsi nella vicina pianura. Cima Grappa
resistette e da qui partì la nostra offensiva finale a fine Ottobre 1918 che in
pochi giorni portò all'armistizio del 4 Novembre.
La lotta del Grappa costituì una vera e propria epopea per la IV Armata,
"l'Armata del Grappa", comandata dal Generale Giardino. Ora, buona
parte dell'Armata riposa nel cimitero monumentale di Cima Grappa, ove anche il
Generale Giardino ha voluto essere sepolto. Appena dietro la cima, un altro
cimitero accoglie migliaia di soldati austro-ungarici, uniti agli Italiani nella
terra che li vide implacabili nemici.
Ogni tanto, qualche "osso sbiancato" appare ancora tra le erbe e le
zolle delle verdeggianti groppe del massiccio.