IL MUSON |
Il Muson.(nella
foto a nord di Poggiana) E il più
importante dei corsi d'acqua tra il Piave e il Brenta. Nasce dalle colline di
Monfumo a nord di Asolo. I primi rigagnoli o torrentelli si raccolgono a valle,
originando l'iniziale tratto del corso d'acqua che si dirige verso sud-ovest;
attraverso le colline asolane e con andamento piuttosto sinuoso si addentra
nella pianura dirigendosi verso Castelfranco Veneto. In questo primo tratto
riceve da sinistra il rio Rosta e da destra il torrente Erega, il rio del
Mardignon, il torrente Lastego, il rio Riazzolo, il torrente Lassa, il torrente
Rosta Volone e il torrente Brentone.
Dopo il territorio
di Castelfranco Veneto il Muson entra per un breve tratto in quello di Resana
per poi abbandonare la Provincia di Treviso ed entrare in quella di Padova.
L'antichissima
frequentazione del Musone è attestata da importanti rinvenimenti, nella fascia
tra la statale Bassano-Montebelluna e Pagnano, di materiale litico e di schegge
di selce lavorata che risalgono ad epoca paleolitica, mesolitica e neolitica e
che costituiscono i primi dati di una frequentazione da parte dell'uomo del
comprensorio asolano.
Nel suo tratto di
pianura tra Asolo e Castelfranco Veneto, il Musone segnava in epoca romana il
confine tra l'area centuriata di Asolo e quella di Bassano-Cittadella, mentre
solcava più a sud il territorio di Padova, andando a sfociare direttamente in
Laguna.
Il 21 febbraio 1612
venne deciso dai veneziani la sua deviazione per liberare la Laguna veneta dalle
masse di detriti fluviali che la stavano occludendo e venne immesso nel Brenta
all'altezza della periferia di Padova.
Notevole è la
documentazione storica riguardo i regimi idrici incostanti e i frequenti episodi
di esondazione dagli argini delle acque del Muson. Del corso del Muson nella
seconda metà del '500, del suo carico d'acqua, ma anche del tracciato della
roggia Musonello e dei mulini su di essa insediati tra Spineda e Castelfranco si
ha una completa e nitida delineazione in una mappa datata 1571. Canale
artificiale quindi il Musonello, derivato dal Muson e sfruttato a scopi
artigianali dal momento che numerosi erano i mulini, segherie, fucine, poste
lungo il suo corso. Fra tutti segnaliamo il Maglio di Pagnano. L'edificio,
utilizzato da epoca medioevale fino al 1979 per la lavorazione del metallo,
sfruttava la forza motrice fornita dalla corrente di una derivazione del
torrente Musone per azionare i dispositivi necessari alle attività legate alla
trasformazione del ferro.
In una ricerca
effettuata dal WWF della Castellana e presentata nel 1990 in una mostra a
Castello di Godego, si legge: "..nello Statuto del Consorzio Musonello del
1874 (tale Consorzio era una associazione di privati che provvedeva alla
manutenzione e regolava l'uso delle acque del Musonello e di altri corsi d'acqua
della zona), viene definito Musonello quel corso che si estende dalle
Boccheporte di Spineda fino a Resana. E presso il Ponte di Pagnano, nel punto in
cui si vedono i resti di una fucina che il Musonello acquista carattere di
autonomia rispetto al più ricco Muson. Procede verso sud passando alla destra e
poi ancora alla sinistra del Muson, mediante due botti. Giunto a Spineda, lo
sottopassa ancora con un'altra botte; anticamente veniva estratta in questo
punto l'acqua dal Muson mediante una chiusa, detta Boccheporte, la cui paratia
era abbassata in caso di torbide nel torrente. Un "portinaio" aveva il
compito di custodire tale Boccheporte e provvedere alla sua apertura o chiusura.
Più a sud, con un'altra botte, il Musonello sottopassava l'Astego prima, poi
sovrapassava il Viazza, per poi ricevere la rosta Volone, anticamente torrente
impetuoso che non poco contribuiva alle piene del Muson in cui si riversava e si
porta in direzione di Castello di Godego. Un'ultima botte, quella di
San Pietro a
Castello di Godego, sposta il Musonello alla sinistra del Muson: procede poi
fino a Castelfranco portando acqua al fossato del Castello e, uscendone,
prosegue in due corsi distinti: quello a ponente si versa più a valle nel
Marzenego, quello a levante, denominato Musoncello, confluisce nel fiume Dese.
Fino a trent'anni
fa le sue acque, limpide e correnti, azionavano mulini e altri opifici posti
lungo il corso, specialmente a nord di Castelfranco, e le donne, come ancora
qualcuna ricorda, vi lavavano i panni".
Muson e Musonello
vanno pertanto riscoperti e rivalutati insieme, specialmente quest'ultimo
ripristinando l'acqua e dove è possibile le antiche ruote dei mulini per
arricchire il fascino di un paesaggio davvero unico. Merita di essere
sottolineato l'impegno dei Comuni attraversati dalla roggia Musonello che, con
il supporto della Provincia di Treviso e del Consorzio Brentella, stanno
elaborando un concreto progetto per rivalutarlo e riscoprirlo dal punto di vista
idraulico, paesaggistico e naturalistico. Questo intervento si inserisce nel
progetto più ampio denominato Sui Sentieri degli Ezzelini. Dalle colline
asolane ai Prai... lungo il Muson e il Musonello promosso dai Comuni di San
Zenone degli Ezzelini, Asolo, Fonte, Loria, Riese Pio X, Castello di Godego e
Castelfranco Veneto.
Il Comune di San
Zenone degli Ezzelini, pur essendo a nord-ovest poco distante dal Muson, si
inserisce a pieno titolo in questo progetto per due buoni motivi: il primo
legato alle vicende storiche dell'antica famiglia dei da Romano del sec. Xlll;
il secondo, più vicino a noi, ha una valenza affettiva in quanto si vogliono
raccordare i sentieri natura Castellaro - Collalto - Colle S. Lorenzo, già
aperti in territorio di San Zenone degli Ezzelini per opera del prof. Bruno
Martino, con il nuovo sentiero natura lungo il Muson e il Musonello, come
fossero vincolati idealmente da un patto di gemellaggio storico-naturalistico.
S. G