SACERDOTI

NATALE 2003: LETTERA DA CALBAYOG DI P. AMELIO TROIETTO

Calbayog, 24 dicembre 2003

E' mezzanotte, il termometro segna 27 gradi, l'umidità, la senti nelle ossa, pioviggina da due giorni, dopo una settimana di piogge intense, ma almeno qui non ci sono stati gli smottamenti che hanno causato la distruzione di interi villaggi come a Leyte, l'isola a sud della nostra.

Ho celebrato la messa di "mezzanotte" alle sette di sera a Baay, col prezioso aiuto delle suore francescane di Gemona: una moltitudine di persone con bimbi sparsi fin sotto l'altare. Canti a squarciagola. il piccolo Gesù deve ben averli sentiti!

Poi, al ritorno, messa di "mezzanotte" in ospedale, alle 21:30. Qui non molti fedeli, o meglio i pochi "fedeli": Maritess, Renato e il fratellino Roland, tirati a lucido e con vestiti nuovi-usati (vestiti usati ma ben tenuti arrivati col container e avuti come prezioso regalo natalizio), qualche infermiera e qualche parente di paziente, occhi arrossati, occhi supplicanti, che di sicuro non avrebbero immaginato di passare la notte di Natale in ospedale. La giornata è stata intensa : una medicazione di un'ora alla schiena di un paziente con necrosi sottocutanea che ha lasciato un cratere senza cute grande come una cartolina; molti pazienti poveri abituali che vengono a chiedere il "pamasko", l'aiuto per Natale (dei vestiti, pasta, un barattolo di carne o di tonno : quanto utile il container!).. Il sonno pesa sulle palpebre, ma, steso sul letto, sto pensando ai miei cari, agli amici, a tutti quelli che ci aiutano: staranno correndo per le ultime compere, gli ultimi preparativi; per loro è ancora vigilia, preparazione; qui io ho già celebrato la Noche Buena, la nascita di Gesù, nostro salvatore: non si è ancora stancato di noi, ancora viene per noi!

Il pensiero va. Da tre anni non scrivo la lettera annuale, in cui descrivevo la realtà di Calbayog, le lotte i successi e gli insuccessi nel servizio ai malati, specie i più poveri. Non sono scappato e, anche se la tentazione mi ha accompagnato, sono ancora qui. Molte cose sono capitate nel frattempo, in particolare svolte nell'indirizzare il timone della nave: servizio ai malati con particolare attenzione ai più poveri. o "pace sociale", cioè lasciare che i medici e il personale "tirino" per casa loro? E qui c'è stata frattura con i nuovi dirigenti [SUPERIORI... !!!]. Non è stato un facile momento. Per coerenza sono rimasto; dopotutto sono qui per servire i malati poveri, indipendentemente dai mezzi, e poi, l'ideale lo troveremo in cielo. Certo è che almeno per i primi anni il mio sogno di un ospedale "missionario" si è realizzato.

Ero stato costretto anche ad interrompere le Medical Missions per problemi burocratici e non solo. ma nel dicembre 2002 mi sono presentato al vescovo di Calbayog, una degna persona. Gli ho accennato al vangelo del giorno (la parabola dei talenti) e gli ho chiesto se al giudizio universale avrebbe condiviso con me la responsabilità del fatto che non posso fare Medical Mission pur avendo medicine, malati poveri e mia disponibilità come medico. Mi ha incoraggiato a ricominciare, pur se in sordina. E dal gennaio 2003 ho fatto 23 Medical missions, ho visitato circa 4000 pazienti, distribuito quintali di medicine e vitaminici. 

In ospedale ora si devono seguire le indicazioni del nuovo Medical Director, e chi ha più bisogno rischia di non essere tutelato; per fortuna molti pazienti poveri hanno il coraggio di superare le difficoltà che incontrano nel primo impatto ospedaliero e vengono a farsi curare , e sanno di contare su di me, anche se nel corso dell'anno è stata praticamente eliminata l'assistente sociale che li seguiva e che così ho scritturato personalmente e ora lavora a tempo pieno per me, o meglio per i poveri. Faccio poi venire in ospedale i pazienti visitati durante le Medical Missions che necessitano di interventi di chirurgia ambulatoriale. Ci sono poi gli studenti che stiamo aiutando a studiare, una trentina, per lo più con sponsor veneti. Seguirli richiede costante impegno, ma, nonostante le defezioni (qualcuno lascia la scuola, o deve lasciarla perchè i problemi familiari sono veramente pressanti), ci sono parecchie soddisfazioni: quale soddisfazione maggiore per un ragazzo povero il poter continuare a studiare ed essere tra i primi della classe?! Ricordo Renè, Maria e Noel, i primi tre diplomati che avevo ricevuto "in eredità" dalla superiora delle Suore di Madre Teresa di Calcutta: poveri da non avere di che mangiare eppure, con un po' di aiuto sono riusciti a diplomarsi, e così avere accesso ad un lavoro meglio retribuito.

Continuo il mio servizio festivo nelle comunità di Baay e Binaliw. Ad esempio domattina, giorno di Natale, a Binaliw, durante la messa amministrerò due battesimi.

Da un anno e mezzo ho ripristinato una buona collaborazione con le suore di Madre Teresa di Calcutta con sede a Oquendo, una decina di chilometri dall'ospedale, verso l'interno. Ospitano un centinaio di pazienti, bambini giovani adulti, anziani, uomini e donne, per lo più relitti umani abbandonati, tubercolotici. Ogni lunedì ne arrivano di nuovi: non so proprio dove vadano a scovarli. Dalle suore trovano cibo, un tetto, un lettino. e tanto amore. Anche qui la soddisfazione di scrivere sulla cartella medica, magari dopo 8 mesi: "Dimissibile".

Il sonno si fa pesante. Sobbalzo: il trillo di un messaggio sul cellulare mi dice che non sono solo e che, a migliaia di km di distanza c'è qualcuno che vuole esprimermi la sua solidarietà. BUON NATALE! - BUON NATALE! Padre Amelio

Missionario e Medico