APOCALISSE

"Nessuno effetto è in natura sanza ragione;

intendi la ragione e non ti bisogna sperienzia"

(Leonardo da Vinci Atl. 147 v. A.)

Sentii l’urlo all’improvviso. Non ero ancora del tutto addormentato, ma mi trovavo in quella terra di nessuno detta "dormiveglia", in cui la ragione non ha ancora abbassato del tutto le sue armi, per cedere il passo alla dolce pace del sonno. Per questo ero sicuro di non aver sognato, lo sentii chiaro e preciso: un urlo di terrore. Spalancai gli occhi e mi alzai di scatto. Ero sconcertato, ma non era stato l’urlo a sconvolgermi quanto il fatto che sapevo di chi era quella voce. Scesi dal letto e mi diressi verso la cucina per bere un bicchiere d’acqua nel vano tentativo di riordinare le idee. Avevo sentito un grido, acuto e stridulo, non l’avevo sognato. Ne ero sicuro e, cosa più importante, avevo riconosciuto quella voce: la Sua.

Stavo per bere, quando lo sguardo mi cadde sulle lancette dell’orologio alla parete. Com’era possibile? Avevo guardato l’ora appena sceso dal letto, le 22.16, ma ora erano le 3.20. Controllai anche il mio orologio da polso: le 3.20. Stavo ancora riflettendo su quella stranezza, quando, istintivamente, portai il bicchiere alle labbra, ma uno strano formicolio sulla lingua mi distolse dai miei pensieri. Guardai il bicchiere e lo gettai per terra sputando ripetutamente quello che avevo in bocca: rigurgitava di scarafaggi che si dimenavano frenetici.

Aprii il rubinetto per sciacquarmi, invece dell’acqua discese un’infinità di quelle bestie schifose. Il mio lavello si stava rapidamente riempiendo e non c’era verso di bloccarne il flusso. A quel punto ero del tutto sicuro che qualcosa non andava. Ero mancato da casa per troppo tempo, dovevo tornare. Schiusi la finestra e mi sporsi sul davanzale. Mi tolsi la camicia e dispiegai le ali "Ah, quanto era passato dall’ultima volta!". Fluttuai un po’ nel vuoto, tanto per riabituarmi, ma poi risalii deciso: era giunto il momento di vedere cosa stava succedendo lassù.

Quando arrivai capii che le cose erano realmente peggio di quanto pensassi. I cancelli erano stati divelti e giacevano a terra poco più in là, anneriti e fusi da un fuoco estraneo a quel luogo. Riconobbi Pietro che giaceva riverso lì accanto, per fortuna era ancora vivo, ma le evidenti ferite provavano che si era opposto con valore agli invasori. Raccolsi le chiavi che gli pendevano dalla cintola e proseguii spedito. Forse erano ancora qui. Mentre mi avvicinavo al cuore della città, lo sconcerto sostituì qualunque altra emozione avevo provato in precedenza. Chi mai poteva aver fatto questo? I vegliardi con le schiene spezzate mi osservavano dal vuoto dei loro occhi ai margini della strada. Le trombe schiacciate e fatte a pezzi pendevano ora da qualche nuvola, ora da un albero. Un alta colonna di fumo si levava dinanzi a me e capii subito che si trattava delle stalle. Mi affrettai, ma quando vi giunsi era troppo tardi: i quattro destrieri ed i loro cavalieri erano morti, il petto squarciato e le membra sventrate, caduti nell’inutile tentativo di fermare il nemico.

Com’era stato possibile tutto ciò? Non credevo che Shaitan avesse il potere di farlo! E perché Lui l’ha permesso?

L’ultima domanda attraversò la mia mente proprio quando mi accingevo ad entrare in casa. Si trovava in una zona che non aveva subito ancora nessun attacco, ma non c’era da rallegrarsene molto. Sentivo in lontananza l’assurda cacofonia di una battaglia ed era evidente che stavano dando l’assalto al Santo dei Santi. Era necessario impedire che lo profanassero e si impadronissero del potere lì custodito, ma prima dovevo armarmi. Un’altra sorpresa mi attendeva non appena varcai la soglia: Gabriele giaceva riverso sulla nuvola del mio soggiorno, le ali piegate in un angolo innaturale mentre le candide gocce del suo sangue formavano una piccola pozza sul turchese del pavimento.

- Cos’é che può mai ridurre un arcangelo in questo stato? - fu il mio primo pensiero, ma poi mi avvicinai per aiutarlo.

Lui era sveglio e mi sentì. Si voltò di scatto afferrandomi un braccio e mi sussurrò deciso: - Sei l’ultimo! Devi trovarLo... riportarLo qui... -

- Aspetta, calmati. Ti curo le ferite e intanto mi spieghi cosa sta succedendo. -

- Non c’é tempo, se raggiungono il Santo dei Santi lo distruggeranno e allora sarà la fine, la fine di... TUTTO. -

- Ma chi? Chi é che ci sta attaccando? -

- Nazisti! -

- Nazisti?! Ma come... -

- E’ opera di Shaitan. E’ rimasto tranquillo sino ad ora in modo tale da accumulare abbastanza potere e poi ha agito. Ha evocato le anime di tutti i nazisti morti in guerra e li ha mandati all’assalto del Regno. Le nostre truppe non erano pronte, sono cadute come mosche. L’ultimo manipolo rimasto sta difendendo il tempio al comando di Raffaele, ma non credo che resisterà ancora per molto. -

- E’ una follia, ma anche se raggiungessero il Santo, come pensano di poterlo distruggere? E cosa ci guadagnerebbero... -

- Hanno un’atomica! Sono decisi ad usarla, non so il perché, ma, onestamente, non credo che faccia molta differenza. -

- E Lui dov’é? Come mai non interviene? Potrebbe sistemare tutto con un battito di ciglia. -

- Non può, evidentemente. Shaitan ha scelto con cura il momento in cui attaccare. Lui si é recato sulla terra ed ha assunto sembianze mortali. Sai bene che in quella forma é soggetto agli stessi problemi degli uomini. E’ probabile che sia stato catturato e reso incosciente, così da non poter intervenire. -

- Ma io L’ho sentito. Ha urlato di terrore nella mia testa... -

- Probabilmente ha tentato di mettersi in contatto, visto che eri l’unico sulla terra. A te è sembrato terrore a causa delle distorsioni che la realtà sta subendo dall’inizio di quest’attacco. - Come in risposta a quelle parole, in lontananza si sentì il rimbombo di un tuono, ma sapevamo tutt’e due di cosa si trattava veramente: una granata oppure un colpo di carroarmato o forse tutt’e due.

- Devi muoverti. TrovaLo e riportaLo qui, solo Lui può fermarli adesso.

Esitai titubante a lasciarlo lì in quelle condizioni, ma non riuscivo a vedere un’altra soluzione. Raffaele e i suoi non avrebbero resistito molto o forse erano già caduti ed io col mio scudo e la mia spada fiammeggiante non sarei stato certo di grande aiuto. Quindi mi decisi. Uscii di corsa e mi gettai a capofitto tra le nuvole, destinazione terra. La situazione, a dire il vero, non si era semplificata, anzi. Dovevo ritrovarLo al più presto, ma il punto era che non avevo la benché minima idea di dove potesse essere o di come fare per trovarLo.

Dove poteva essere? Roma? No, ci andava così spesso che non appena poteva la evitava.

Londra? Forse, ma mi sembrava di ricordare che ce l’avesse ancora con l’arcivescovo.

New York? No. E’ una bella città, io la adoro, ma un po’ troppo... come dire... seducente, per i Suoi gusti.

Andando avanti così non venivo a capo di nulla. Dovevo agire in un altro modo. Tornai a pensare a quell’urlo iniziale, quello che mi aveva svegliato dando inizio a tutto questo. Possibile che il terrore che avevo udito fosse dovuto solo ad una distorsione? Non poteva essere invece reale? E se così fosse stato, cos’é che avrebbe potuto spaventarlo fino a quel punto? Niente, accidenti, che sapessi io niente gli incute paura, figurarsi terrorizzarlo...

- No, aspetta un attimo! - esclamai all’improvviso, arrestandomi di lato senza accorgermi dello sconvolgimento che avevo causato in un gruppo di rondini in volo lì accanto.

- C’é una cosa che Lo terrorizza, l’idea della fine: della fine dell’uomo. - continuai parlando da solo. Rimasi incerto, svolazzando in mezzo al cielo. Avevo fatto un primo passo, ma non era abbastanza. In quale luogo poteva trovarsi per aver visto la fine dell’uomo? O forse non l’aveva vista, ma intendeva indicarmi qualcos’altro? Cos’è che mi disse una volta parlando del destino dell’umanità? Non lo ricordo, che io sia beato, non lo ricordo. Parlava di un cerchio, o di una sfera, o di qualcosa di simile... Non é che questo mi aiuti molto, a meno che... certo, dev’essere così! In un cerchio non c’é inizio o fine, o meglio, coincidono. L’inizio e la fine si inseguono di continuo e quando si ha la fine si ha anche un inizio e se applichiamo questo all’uomo, potremo sostenere che tutto finirà dov’é iniziato: nel giardino dell’Eden. Ripresi la mia picchiata, ma mi arrestai di nuovo poco dopo.

O.K., sapevo dove andare, ma non sapevo dov’era. Era un’eternità che non ci andavo più, da quando avevano scacciato quei due che s’erano mangiati tutte le mele, e mi sembrava di ricordare che lo avessero spostato. Feci mente locale per un attimo, poi mi sovvenne che all’inizio si trovava vicino a due fiumi, il Tigri e l’Eufrate. Ripresi la mia corsa, finalmente avevo una destinazione. E’ vero, l’avevano spostato, ma era stata divulgata una circolare informativa che spiegava come fosse stato semplicemente riposizionato su un altro livello di realtà. Lui si era recato sulla terra, ed era quindi molto probabile che L’avrei trovato nel luogo in cui una volta era l’Eden, indipendentemente da dove l’avessero messo adesso. Pur sapendo dove cercare, mi ci volle lo stesso un po’ per individuarLo.

Ci misi quasi un minuto, ma più mi avvicinavo più ne sentivo il potere. Quando lo raggiunsi dovetti ammettere che aveva gusto nello scegliere i propri simulacri umani. Era disteso (o sarebbe più giusto dire distesa?) in mezzo ad un immenso campo di papaveri e dormiva profondamente. I lunghi capelli rossi Gli (Le?) ricadevano copiosi sulle spalle, mentre il respiro regolare Le (Gli?) abbassava ed alzava ritmicamente il seno fiorito. Tentai di svegliarLo (svegliarLa?), ma senza riuscirvi. Evidentemente aveva esagerato con quei fiori senza prevedere cosa sarebbe successo al Suo corpo umano. Dovetti sollevarLo tra le braccia e portarLo quasi fino ai cancelli principali prima che riprendesse conoscenza. Da quel momento tutto andò esattamente come avevo previsto, o quasi. Abbandonò le Sue vesti mortali e scatenò il Potere. La Sua furia percorse tutti e sette i cieli. Gli invasori furono inceneriti all’istante e vennero riscagliati nell’abisso da cui provenivano. Tutti gli angeli e i vegliardi morti o feriti furono riportati in vita. I cancelli, il Santo dei Santi e gli altri edifici della città riacquistarono il loro splendore originario; anche le stalle tornarono come nuove, mentre i quattro cavalieri riprendevano il loro posto. In lontananza si sentì Shaitan guaire di dolore, mentre Gabriele e Raffaele mi venivano incontro per salutare il successo della mia impresa. E tutto ciò avvenne in pochissimi attimi, esattamente come l’ho descritto. L’ordine era stato ristabilito ed ogni cosa aveva di nuovo il posto che le spettava. Anche se, ancor oggi, devo ammettere di non aver compreso appieno la Sua decisione di convertire tutti i nostri campi di grano in sconfinate distese di papaveri.
 
 
 

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