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Fondazione D'ARS - Oscar Signorini Onlus

Redazione D'ARS

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PHOTOS

 

Poeti e artisti italiani

 

 

 

 

GIULIA NICCOLAI

 

IRRESISTIBILE VIRGILIO

 

 

Irresistibile Virgilio

sgangherato sherpa del Web

guida a ogni possibile Dante

e Verne che navighi i labirintici

gironi tecnologici del mondo

e dello scibile. Capitan Nemo

su sfondo giallo, Grande Fratello

somigliante a Proietti, vecchietto sì

ma di un'età indefinita… barbone

e Duca libertario e trasgressivo

di un eterno presente

in te ci riconosciamo:

buon sangue non mente.

Di stirpe operaia o contadina?

Coppola in testa, zigomi alti

guance infossate, barba di tre giorni,

la cicca dell'Alfa al centro della bocca:

Orgosolo e Sesto S. Giovanni. Testaccio.

Sei solo testa, neanche un mezzo busto:

occhi intensi, concentrati

che fissano l'obiettivo

ma espressività, nessuna.

Appunto. Anonimo e ironico Nessuno,

sempre, quando ti incontro, mi strappi

un sorriso e mentalmente faccio

l'occhietto a te, Nemo, che sai essere

per tutti noi, nelle nostre personali

odisee virtuali, la somma delle somme

e lo zero assoluto, ossia la perfezione

a tutto tondo.

 

 

Silvia Venuti

 

A volte

mi sembra stare

su una soglia

in attesa

che qualcuno o qualcosa

mi faccia entrare

 

 

So dover trovare

la parola d’oro

perché s’apra

alle mie porte

il mondo

e ne inseguo i suoni

balbettando,

e m’istruisce l’onda

e degli uccelli il canto.

 

 

Era altra cosa

era altra cosa

quella che cercavo!

Irrisorio ogni traguardo:

s’accompagna al vano.

Ogni conquista

è accorato passaggio

ad altra fede

ad altra dimensione.

 

 

Con grandi rimpianti

mi confermo

ma so

della possibile espansione

dei miei riferimenti.

E’ già cogliere

l’essenza,

catturare significati,

vivere moltiplicata,

è possedere

la chiave per aprire

porte e porte.

 

 

Sulla porta semiaperta

il sole e l’ombra

creano

un altro racconto.

 

 

 

 

 

Silvio Aman

CLASSICA

 

 

Si entra cosí dal caos, sulle riviere

Delle cambuse in fiore,

E il bello è questo : iniziano i racconti

Della Sua mano cieca.

Poi un giorno è autunno, all’ improvviso,

E si potranno già vedere i semi

Della tua strana fiaba :

C’ era una volta…

Ma non chiedere quando,

È in fondo ciò che accade sempre,

Come del resto sempre partono,

Non viste, delle barche nere

In fondo, oltre le cateratte d’ oro.

 

Ma adesso ascolta :

Fra i rami già notturni sull’ azzurro

È bello che l’ ondina luccichi,

Bello sfiorare i frutti nella ressa

Di quelle bionde atlete…

Oppure ambiguo il suo bel volto,

Quasi pensasse non so che dei giorni,

E allora ti ricordi di una sera

A Bellosguardo.

 

 

Da Devozioni, DIALOGOlibri, Olgiate Comasco, 2003

Editore Roberto Crimeni

 

 

 

 

IL TRENO    (di Luigi Nacci)

 

Treno notturno carrozza fumatori

Scompartimento prenotato da sei distinti signori

(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)

 

Una sigaretta trema sul sedile

Il controllore passa e l’avvolge nel biglietto già timbrato

Ma la sigaretta continua a tremare

Sente il calore del filtro farsi vicino

Vede il colore del cancro farsi più vivo

Quali labbra si ricorderanno di me

Pensa e vorrebbe gridare perché

Perché cenere non sono mai stata

Ma cenere tra poco sarò

Pensa e vorrebbe gridare perché

Perché mi è stato dato il tempo di bruciare

Quando avrei solo voluto bruciare il tempo

Pensa e vorrebbe gridare vorrebbe

 

Treno notturno carrozza fumatori

Scompartimento prenotato da sei distinti signori

(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)

 

Un militare di leva piange sul sedile

Il controllore passa e gli asciuga il viso col biglietto già timbrato

Ma il militare continua a piangere

Indossa una tuta mimetica maculata per l’assalto

Se non fosse che l’assalto c’è già stato

Che una macchia di tessuto a volte è un livido di pelle

Che lo scherzo di caserma a volte è violenza di galera

E che il piacere di galera a volte è lo stupro di una vita intera

Ma non dà le colpe a nessuno il militare di leva

Perché quando era un civile subì la stessa pena

E quando era un bambino fu la stessa cantilena

E ora vorrebbe solo conoscere il primo anello offeso della catena

Dargli un bacio e gridargli che non c’è alcun problema

Tanto andrà sempre peggio ecco il nostro teorema

Vorrebbe gridare solo questo vorrebbe

 

Treno notturno carrozza fumatori

Scompartimento prenotato da sei distinti signori

(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)

 

Un pendolare oscilla in dormiveglia sul sedile

Il controllore passa e lo desta colpendolo col biglietto già timbrato

Ma il pendolare continua ad oscillare in dormiveglia

Invadendo le soffocate grida della cicca e del soldato

I due fedeli compagni di viaggio che gli sono restati

Dopo che ha perso il lavoro la famiglia e gli arretrati

E imperterrito monta ogni notte su quel treno

Per sedere in mezzo a quei due muti disperati

Aspettando d’essere svegliato dai loro fragorosi boati

Perché non ha la forza per gridare tutto da solo

Contro il macchinista di quel treno maledetto

Che tiri il freno d’emergenza e che lo faccia di getto

Perché quel viaggio ormai deve finire

E vorrebbe non più di questo vorrebbe

 

Treno notturno carrozza fumatori

Scompartimento prenotato da sei distinti signori

(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)

 

Un robot dall’aspetto gentile fuma piange e oscilla

Nervosamente sul sedile antistante

Tiene nella metallica mano tremante il biglietto già timbrato

Ma non si ricorda di averlo mai acquistato

Benvenuto benvenuto benvenuto

Gli grida sornione il controllore

Siamo lieti di farla partecipare del nostro dolore

Rimpianga pure il tempo in cui era un semplice motore

Rimpianga e si disperi pure caro signore

E il robot vorrebbe tanto sapere perché

Perché dare a un ammasso di ferraglia il senso del sé

E vorrebbe tanto tanto gridare perché

Perché mi avete fatto quasi umano e dato la vita

Se la vita niente mi ha dato

All’infuori di questo scomodissimo sedile prenotato

Vorrebbe tanto gridare vorrebbe

 

Treno notturno carrozza fumatori

Scompartimento prenotato da sei distinti signori

(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)

 

A me spetta il posto centrale nel sedile

Da qui controllo ogni mutamento della situazione

Calcolo quante boccate restano alla sigaretta

Quanti lividi al militare nella gavetta

E quante oscillazioni al pendolare senza fretta

Ma la cosa che proprio non riesco a calcolare

E’ chi tra me e il robot abbia ancora la speranza di gridare

Attenzione passeggeri qui si sale e non si scende

Attenzione passeggeri altra sorte non vi attende

E vorrei solo capire perché

Perché il controllore non passa a timbrarmi il biglietto

Perché è più umano di me questo uomo di latta

E perché di tutti i treni al mondo questo è il treno perfetto

Che non conosce partenze né arrivi né ritardi né difetto

E poi nulla più vorrei capire vorrei

 

Treno notturno carrozza fumatori

Scompartimento prenotato da sei distinti signori

(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)

 

L’ultimo posto del sedile è vuoto

Ma il controllore ci vieta di occuparlo

E a bassa voce ci svela di quanti lì si siederanno

Di quanto quanto forte grideranno

Di quante volte non rassegnati ritorneranno

E vorrebbe il controllore vorrebbe occupare lui quel pezzo di sedile

Permetterci di lanciare un grido e di fuggire

Vorrebbe dirci che questo viaggio prima o poi dovrà finire

Ma l’unico gesto che compie è far accomodare un nuovo signore

Chiudere la porta a chiave e salutare con la mano un tale orrore

Abbandonando ognuno di noi in una nuvola di fumo e di dolore

Mentre il treno fischia e vorrebbe non fischiare

Grida e vorrebbe non essere costretto a gridare

Ogni notte

Benvenuti benvenuti benvenuti

Vecchi nuovi e futuri passeggeri

Cominciate a fare i vostri saluti

          Verremo a prendervi oggi domani o ieri

 

Hopleo

 

 

 

                      Saltimbanchetto                 Capriolo

 

 

 

                       Daina  Dai 

 

 

 

 

              Tra       Vuoti       Tra

 

 

 

               

                                                         - Trapezi-

 

 

 

                Suasa                   Imagea

 

 

 

 

                                                           Translittera

 

 

 

 

 

                                                                Hoplea

 

      

   

 

             

               Alberto Mori                 da "Cellule"

                                         (Cierre Grafica 2001)

 

 

 

 

 

Sotto la prima crosta la radice
una semplice patata cresce sotto
e sotto la seconda superficie
l'acqua ci nutre mescolando umori.
L'aria che respiriamo è in alto,
l'orizzonte un po' più in là…
la nube e la luna di cui tutti
guardano ancora l'incedere grandioso
sono entrambe un po' più sopra.
Così gli animali transitano
e hanno nel letargo quel profondo
che scava il rifugio e il pudore
oppure dall'alto di una rupe
spalancano una porta all'infinito.
…………………………………
Soltanto noi siamo qui
né in alto né sotto né più in là
ombre che abitano la zona grigia
dove si specchia la luna
in un catino d'acqua sporca.

 

Franco Romanò

 

 

 

 

DEVASTAZIONE DEL RASSICURANTE PERIMETRO FAMILIARE IN UNA DOMENICA D’ESTATE

 

 

Piove

ed in questa assenza

solo si espande silenzio dalla tua finestra.

Come un giorno avrei lasciato scorrere la musica

ora si accavallano pensieri

e i brividi freddi non hanno motivo di essere più.

 

Ti chiedi del domani

e intanto incalzi il presente nel definito

entro le mura natie

entro le farraginose pareti familiari

il buco che mi ha portato a te

si è riempito

la terra con cui l’abbiamo colmato

è secca

non trasuda

ci tiene al caldo

puliti e fuori da questa pioggia

battente

sporca

è come immobilizzarsi

e lasciare all’umanità l’assurdo compito di tramandarsi l’alveare.

 

Ma l’odore della pioggia

delle piante ancora, sempre bagnate

mi porta a ripercorrere quei sentieri

quando lo spazio si allargava

l’orizzonte strenuamente sfilava di lato

da sopra       sotto

al centro di un solo momento

ciò che si è stretto attorno

è il soffocante bacio della rabbia

è carne vecchia che oggi puzza mentre ieri odorava di fresco   di nuovo.

Ciò che cercavamo di raggiungere si è raggrumato su di un fondo segreto    inaccessibile

dove questa pioggia non scroscia

non smuove     non rompe

non  sporca più nulla

ed io

tra le tue braccia non sono più

che un pupazzo rimasto floscio        fermo    senza vita

 

 

 

da L'OPPOSTA RIVA

***
E altrove credi possibile la mia presenza
se anche la mia terra e' contro? Non rimane niente altro
che la cancellazione ripeteva un dirsi presenti

anche senza il luogo. Adesso conta diceva
fai la somma dei rimasti. Sottratti gli urti i lampi
i sacchi senza nome o le cataste di arti e bocche colme

di vuoto avrai la misura del rimanere, l'innominata ampiezza.

***
Lunghissima l'onda ma non abbastanza
per il battello: attorno un rischio di secca
la vedetta a terra o in mare. Sbarca dicono, alzati

e cammina. Cosi il balzo, l'affondo nell'acqua
l'impresa del guado, di sopravvivere l'entroterra.
Ombra ad ombra allontano oltre gli estremi

della rena e il giusto verso distanzia il fiato al passo.

***
Da una riva all'altra separa solo
la paura del'inizio una mancanza di traccia:
cosa lascio indietro

se vado diceva che memoria trovo?

***
Dislocava tra gola e palato senza dire
portandosi con se solo e per la prima volta:
avvicinando la calma del lavoro finito

sostava all'argine della distanza
col timore di tracimare. L'odore del gasolio, del sale
davano la metrica certa dell'imbarco

dello scambio accompagnarlo all'opposta riva.

***
La fragilita' non e' permessa. Nel buio questo
diceva la voce solissima: lasciava al silenzio
una tentazione d'umanita' e in quel silenzio

una resistenza ultima ci rispondeva.

***
Se frazioni e dividi per due mi trovi
diceva e non sapeva contare: meta' vive
riposto oltremare meta' viene lasciato

a se stesso nel tuo mondo. Per resistere
entro ed esco e vado e torno diceva ma e' difficile
avere una consistenza che superi l'invisibile

o avere coraggio in questo mondo coscritto senza disertare.

***
Una buona stagione la stagione
che si sopravvive
bastando poco per abitudine: il piatto

usa contenere varie dosi di sopportazione
o spaghetti cotti a turno e stasera
anche il vino vietato per religione. Ma cura piu'

il precetto, il Dio o l'indomani ancora vivo?

***
Non aveva mai pregato in questo luogo
e il peso della solitudine sentiva maggiore
dall'arrivo e antecedente: sono morti

tutti prima che io arrivassi, al massimo ricordo
gli occhi ma neanche i nomi adesso.
E qui o la diceva che terra vuoi che sia dove l'uomo

smette d'essere uomo e diventa animale, che Dio vede?

Fabiano Alborghetti                                  *******************

 

 

 

 

Spalancano al mattino
le porte sulla strada ad arieggiare
e se ci corri dentro finalmente
tra le poltrone vuote dai velluti
rossi in penombra si sprigiona
il fumo delle sere prima
le musiche del film gli occhi sgranati
Si anima anche a schermo spento
il cinema e senza spettatori
staccate dal telone toccano
terra le creature del maestro
mi aprono il loro girotondo
nella platea deserta ballo anch'io
la rumba come se sulla spiaggia
Così anche dopo, vagabondare futili
minuti di ricerca eterni e infine
con gli altri ritrovarsi circolari?
Al cinema lo spiega lo sgomento
alludendo le luci a vere forme
stelle e braci nella notte la mano
della madre salda
entrando nella sala buia

 

Luigi Cannillo

 

 

ULTIMI FIATI DI UN ARTISTA

(da leggere con l'ultima parte del respiro)

 

Tra pugni bruchi contratti, ho di farfalle promesse.

Stritolo cori d'insonnia, nel gracchiare di fantasmi

                           

Tu scommessa purosangue, tra mille artisti al macello.

Crudo, in fretta, furia, folle, rissa per un mero cagno

                           

Ce l'ho le zanne scontrose, l'ho l'orgoglio pachiderma.

Mozzo fiato che si scorda: per Dio ostensione d'invidia

 

Dome Bulfaro

 

 

 

reazione della nostra velocità al disastro della generazione di Allen Ginsberg, Dylan Thomas, Ezra Pound

 

Sulle scorie

mentre scelgo la polvere,

sui libri chiusi

come una scintilla morente

l’ingiusta giovinezza mia

addiziona le Madrid,

Rome coi tricolori,

Berlin bombardate,

Hiroshima vuote,

Paris occupate dai palazzi,

ciudad lacerate,

strappate e nervose

ginocchia che corrono.

Con una mente interna,

noncuranti del resto, benzina

pronta al riciclo, i nervi sfiatatoi allungano e tendono

l’umanità pompa, orecchie che in persistente nausea

suonano il timpano di verità allagate… Spesso, in periferia,

l’industria nel petto dell’uomo robot

è un nuovo cuore aperto

e bruciante

Eternità.

Guardami storia

mentre scelgo di piangere stamattina

la polvere sui libri chiusi

come una scintilla morente;

guarda l’ingiusta giovinezza mia

e della mia generazione

dissolvere queste.

Guarda.

 

Tra i cespugli che passano, nuvole secche

di un deserto, l’uomo precipitato di città

rompe la carlinga

e quel volto

del senza corpo oramai,

la velocità immane

tenuta da forze

più grandi di qualsiasi forza,

si vede. Su innumerevoli giri di frequenza

questa velocità

dilania la poesia di Ezra

sul vento del potere Pound,

l’astronomia di Thomas

sulle navi di lobby e di metallo Ginsberg,

la ciurma salpata

con ali di muffa e soldi, sulle vergogne

tutto ciò che ha nome ignoranza... ! ...la guerra,

quella inosservata, che proclama

il suo individuo, sottraendolo

ad un universo diverso

che non pare umano ed è invece l’umano

prodotto della distillazione,

lo scarto del sistema

vomitante il suo polmone,

una costa di lettighe

intrecciate da chi è nulla... La morte

è il nostro contributo al progresso, storia?

Ma tra i cespugli che passano, nuvole secche

di un deserto, esplode la velocità come lo sgomento

di chi abbia visto il padre

urlare nella notte,

urlare tra le lenzuola

tremanti; vi coglie nella febbre

di ciò che preferireste dimenticare e non c’è

una coperta che possiate stendere

sotto le lenzuola!

Allora vi alzate,

sulla pelle

la velocità

non vi resiste

e sul deserto

dell’uomo precipitato di città

sciogliete il volto.

Dopo poco sapranno

cos’è la generazione.

 

Christian Sinicco

 

 

Da tempo il mio lavoro si occupa di interculturalità e pensavo di riproporre una prformances realizzata anni fa ma in tempi e modi assai diversi. Il progetto prevede di raggiungere la Galleria vestita in "chador", sin dalla partenza da casa mia a Bologna. Affrontare la città i mezzi pubblici eccc. per concludere l'intervento in Galleria e documentando tutta l'azione. Premetto, come sempre nei miei lavori, la laicità dell'intervento e l'intenzionalità di "mettersi nei panni dell'altro" come più volte è accaduto nel mio lavoro. La foto che allego è del 1995, ma i tempi erano allora assai diversi. 

Adriana Torregrossa

 

 

BLUES CANAL - LA CAMERIERA

 

Figlia di ponti della Ghisolfa

figlia di tram all'ultime vie

svincoli senza rose al sole

senza intralci di poesia

 

Festeggi la vita che sabato torna

tra pinte di scura e rosse amare

servendo con occhi di meridione

al ballo illuso di ritmi latini

 

Accenni desii che mai saranno

offrendo il tempo che ora non torna

saluti i musici, scherzi con loro

creando del tuo ricordo tesoro

 

Di coppe d'oblio ne dici il prezzo

ricevi la somma con mesto sorriso

ma chi ti attende tu sola lo sai

le due di notte e tu te ne vai

 

 

Luca Gandolfi

 

 

 

Lo sguardo

 

Il gatto

apparve dal fondo del giardino

leccò un po' dalla ciotola

poi sedette immobile

lo sguardo diritto fisso

le sue pupille nelle mie pupille

senza ringraziare né chiedere

solo guardare.

Ed io fui intera nelle sue pupille

interamente dentro quello sguardo

senza giudizio senza  attesa

quietamente fui.

 

L'Innamorato

 

Ahi amante ignaro

innamorato di te stesso

incerto

sulla via da seguire

non voltarti indietro

mai,

ome Orfeo

non esitare

o sotto i colpi del destino

perderai l'anima tua,

la tua Euridice.

 

Donatella Bisutti

 

 

 

ludo

 

A meraviglia

trattiamo col vortice.

Su una sponda del ruscello Livia svolgeva

da involucro d'olio

il cibo che volevamo consumare

durante la gita

e io mi voltavo di là

giocherellando coi bordi

del vortice, a mio modo

svolgendo un compito.

 

                                  Sull'altra sponda

Livia svolgeva

da involucro d'olio

il vortice che volevamo consumare

durante la gita

                                   e io mi voltavo di qua

giocherellando coi bordi

del cibo,

a modo mio.

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corta scorta

 

Quell'orizzonte ben pulito

dentro la bisaccia

ha avuto un fremito: era

il dito dall'unghia assai cresciuta

che premeva contro il corno sonnolento

della luna,

o era forse quella biscia menagramo

scivolata dalla strada

che scrollava le sue curve

nell'erba mentale del viandante?

 

Non fidarti degli orizzonti notturni:

ammalati si spezzano

nessun viaggio li incolla

nessun canto

li consola.

 

 

Gilberto Isella

(da Nominare il caos, Locarno, Dadò, 2001)

 

 

 

 

L'OGGI,  L'OCCIDENTE
Oh cielo pieno di monete, messaggi, influssi, e satelliti in viaggio.
Oh pieno di velivoli rapaci che ci danno veloci le stragi.
I poveri hanno sogni, fame, scorie, e contraddizioni enormi
Fra i globali poteri, nel centro, e i loro spazi di territori deboli.
Vengono inoltre dettati i doveri  dall'alto (giù c'è invece il caldo).
La bella terra verde è quasi morta. La città corre sconvolta.
E' questa  la perdita di senso: che dipende da noi saliti al cielo.
Non è tondo né acuto pensarsi, in tutto, i padroni del mondo:
siamo fra gli animali, di cui non si sa, manca ognuno di verità.
Gli dèi? erano idee con forze nostre. Dio? ci giocava le sorti.
E forse una demenza era l'utopia? certo non era scienza.
Tale  invece è la tastiera e l'ovale: o almeno ci dà l'ale.
E la rete globale in cielo è un grande gioco (senza scherzare)
Giochiamo; mistifichiamo. Non serve il vero. Né l'intero.
Il punto è non aver altro in mano che un secco zero.
                      FRANCESCO LEONETTI       (da"La freccia", ed.Manni, 2001)

 

 

 


passaggio di Belfast sulle rovine che restano di una poesia di William
Butler Yeats



Ho raccolto le tombe sui fiori

del sonno che non aveva pace stanotte

nell'Ulster dove le manifestazioni di orangisti e cattolici

sono per lo più pacifiche; poi si prendono di mira

i mattoni della povertà e vengono fatti esplodere

come acini maturi sotto le costole delle case.

Conosco bene questa riva per dirti

che non trovo onde che si possano giudicare.

Il moto complessivo è un asfalto grigio o una pietraia

che distribuisce questi grappoli ai bimbi,

un mare di sassi che spiana la chiesa ai sentimenti di vendetta,

carrucole che si immergono nel dove colpire o come colpire

perché è il lutto - il lutto deve essere

la risposta all'odio che si prova

dopo il dolore. Il dolore non passa

e così facendo abbiamo aggiunto odio al dolore

sulla povertà dei mattoni e delle case che ci siamo costruiti

o che abbiamo acquistato per un annuncio abbandonato del giornale

con le piante grasse delle nostre attenzioni

a straziare il sentire. Non aderire

come la polvere moltiplicando l'effetto di mille volte alle parole

dei tuoi politici, di capi religiosi che promulgano odi invasati

di vendette per un nemico inesistente, come la voce

di un megafono sopra le macerie,

perché le macerie

non sono propaganda,

le macerie

di tutto il mondo sono da innalzare

a problema.

 

 

SGUARDI  MENTRE 

 

Ora nel parco risuonano tamburi

suoni di savana

                          mentre da un buco

sboccia una pantegana e sciamanti

ciaccanti gazze giapponesi in posa

a turno zampettano caprette

                                             mentre a lato oltre il

prato e il laghetto stanziano ragazzi bianchi e neri con

catene d’oro pascolano ragazzi con canne e fumi

docili canne al vento che misciano linguaggi e

fumi in similallegrie  e cambia come cambia

incurante la vita

                          mentre guardo guardato

sottecchi da straniero attraversando

l’accampamento in plastica e mucchi

di sacchetti d’una carovana d’occhi scuri

padrona stremata giunta da altre sponde e

deserti a occupare fiera panchine e alberi

che da secoli guardano il Castello

                                                       mentre arriva

sgommando una pantera

                                       e annusa

cauta rallenta poi si ferma come

strinata a gustare il freddo e il verde 

di questo gelido gennaio

                                        mentre cauti

i ragazzi si spostano più in là e io

sotto l’Arco della pace esco

recuperando come un po’ di libertà

 

Adam Vaccaro

 

 

STORIA DI STRAORDINARIA PAZZIA

Nome: l'Innominata
Cognome: Innominabile
Età: tra gli "enta" e gli "anta"
Capelli: ricci nero pece
Occhi: enormi, giganti, avrei potuto annegarci dentro come un coglione
Sguardo: il mio, ad annegarmici davvero

Era immensa, distesa su un bassopiano. I tratti del suo volto erano
scolpiti sul marmo, e non nego che avrei scalpellato quel corpo tutta la
notte. Volevo mascelle cascanti e tremolanti coperte di piume multicolore
come quelle di un pappagallo esotico su di un trespolo che lei stessa
aveva allestito ad arte sopra la mia voglia irritata dai suoi monotoni
no, no, no. Mi faceva ronzare come una mosca che, scacciata via, si
accanisce infastidita sulle labbra di un cadavere abbandonato, quasi
voler entrare e frugare le viscere ancora calde.

Le sue natiche tozze e rotonde come due colline silenziose si spostavano
oscillando ossessionate sopra due poltrone, due letti, due sedie, in due
case diverse, una natia, una in un loculo allestito per consumare veloci
storie di sesso prive di sensualità. Spesso urtavano, coprendosi, di
enormi lividi blu, gli angoli di un tavolo zeppi di libri dalle pagine
piene di "isti": decadentisti, dadaisti, futuristi, che a turno
riempivano i suoi anni incapace di comunicare se non con le sue cosce di
donna cocciute che dischiude le valve a tutti, all'infuori di me. Ma una
voce fuori campo urlava: "Non avrai altro cazzo all'infuori di me!".

Il suo corpo era impegnato in ben altre litanie, provocate da
psicofarmaci che ingoiava ogni giorno come una mantide religiosa, rigida,
in preghiera, in attesa della povera preda, la quale non riusciva neppure
a toccarle i piedi tanto veloci e rapidi erano i suoi amplessi. Io, avrei
voluto accarezzarli, quei piedi, ma il mio destino era ben altro:
osservarla da lontano, guardarla con le lenti di un binocolo rovesciato,
mentre il blu e il bianco e il rosa sbiadito roteavano insieme al suo
godimento di staccare moderne marchette all'incontrario. Sembrava un
giustiziere ossessionato di punire il mondo e se stessa. Se ne stava lì
sola a tette tese distesa come una polena dismessa sopra la tolda di un
veliero corsaro.

Vedevo l'Innominata sudare freddo, in balia di un'ira sorda, di una
collera furibonda che le deformava viso e corpo. Impossibile toccarla; si
sarebbe rivoltata come una cagna pronta a proteggere i suoi piccoli
indifesi, o come un dentista menefreghista che si accanisce a tormentare
un povero dente cariato. Se mi fossi avvicinato i miei polsi sarebbero
divenuti violacei e sanguinanti sotto le sue unghie grifagne. Inutile
calmarla meglio mandarla alla malora, in preda alle sue dolorose
contrazioni, con la bocca piena di schiuma rabbiosa e gli occhi cerchiati
di rosso fuoco. All'improvviso la vidi tirare una corda che penzolava dal
cielo e sprofondare negli Inferi.

 

 

THE TIME OF LOVE

 

                                 Waiting for something

                                 Certain of nothing

                                 Hope everlasting

                                 Destre increasing

 

I.

 

E’ l’attesa (l’assenza) dell’amore

che ad ogni nuovo giorno dà colore

Sarà oggi, ti chiedi, la magia

della sua luminosa epifania?

 

*

 

Alla domanda futile che insiste

a tormentarti. “Quando tornerà?”

muta risponde un’altra verità:

“Sai che in amore il tempo non esiste”

 

*

 

Il tempo dell’amore è un’irreale

vertigine che ottenebra la mente –

in attesa dell’attimo fatale

sabbia nella clessidra incandescente

 

*

 

Avvinti nella morbida spirale

ci affanna quel respiro onnipossente

Il bene si disancora dal male

il passato ritrova il suo presente

 

*

 

Quando saremo solo grigia cenere

palpiteranno indomite le braci –

Ogni scintilla parlerà dei baci

che mi negasti, e le carezze tenere

 

*

 

Vibrerà nel fantastico tepore

l’eco d’una promessa, una segreta

dolce parola d’ordine. Un Poeta

riaccenderà la fiamma dell’Amore

        

II.

    

                                (E’un lievito,un’essenza che si effonde

                                 un fluido lieve che discioglie i duri

                                 nodi dell’anima, e i miasmi impuri

                                 in incensi dolcissimi confonde)

 

 

Dell’amore l’attesa è più febbrile –

l’incertezza che trema palpitando

fra luce ed ombra lamina sottile

che spasimo diviene a quando a quando

 

*

L’amore s’affaccia gentile

sui prati falciati di fresco

dell’anima, come un sottile

virgulto di fiori di pesco

 

*

 

Si riplasma il fantasma dell’amore

di giorno in giorno, e sfuma in poche ore:

fuoco di paglia, bolla di sapone,

asola in cui non scivola il bottone

 

*

L’amore si annuncia e svanisce

ti smaschera il cuore e colpisce:

affila il dorato pugnale

e il bene ricambia col male

*

 

Dolce venga la morte allo stormire

della betulla in vellutate spire:

m’avvolga nel suo bianco tenebrore,

m’abbracci come mai fece l’amore

*

 

Entra nel cimitero dei ricordi –

sulle tombe appassiscono i tuoi fiori

e dagli scheletriti sicomori

cadono marci i frutti in tonfi sordi

*

 

Vedersi o non vedersi non altera l’amore

se si è raggi di un unico splendore

 

Mai la quercia vedrà la sua radice

ma è quella linfa a renderla felice

                                    

*                                      (Siate come colonne

                                      d’un tempio che s’indora

                                      di luce, e lo innamora

                                      un desiderio insonne)                                    

 

 

 

 

 

Autunno duemiladue

 

 

PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UOMO NORMALE

CON BIGLIE COLORATE IN LUOGO DEL CERVELLO (da zetaennesimi)

 

L’uomo normale

addormentato in piedi

produce colorati riflessi

sono le biglie

che ha incastonate nel cranio

in luogo del cervello.

 

E’ un uomo normale

di nome Sam

con biglie colorate

al posto del cervello.

 

L’uomo di nome Sam

è un progetto

e il suo dio ne va fiero

perché così doveva essere

e così è stato.

 

Il dio di Sam

gioisce

come quel dio che è

e ride

del riverbero cangiante

tra le biglie

di Sam

 

Franco Cadoni

(04/00)

 

 

Ruggero Maggi - Angelo Caruso

 

 

 

Volevo prendere un oggetto

e scriverlo

scaraventarlo

a entità di parola

privarlo di materia

solidità

di consistenza

che risuonasse solo nel cervello

col potere connesso

alle sue sillabe di evocare

una forma

un'esperienza tattile

volevo solo prendere un oggetto

e storcerlo

a forma

dell'umore

mio più cupo

quello del mio momento,

che soffrisse con me

o su di se trasportasse

il mio carico

Liberarmene presto

dal cervello

con urgenza

passarlo ad una cosa

dove il dolore si faccia materiale

ma non faccia più male

perché la faccia più

non si deformi rispecchiando

l'idea che mi martella

senza dirmi cos'è

chi è e perché

cerco un oggetto, un qualcosa

che stretto tra le mani

mi sia d'appoggio

quotidiano

mi nasconda a me stessa

mi dimentichi

se l'ora passa me la renda

muta

non percepita, mi ci precipiti

o mi ci chiuda dentro

fermando

il tempo che mi scorre a fianco

lasciando me

immobile

non portandomi mai,

non aspettandomi

 

Barbara Gabotto

 

 

 

Volere

  

Volere è potere e vò lo si pò,

terevuò, lo pò, teresì;

sì, lo vuopere, lo sere, si pò,

può volere, sì sì, terepuò lo si pò,

sì, un po’, sì, voltere di so

o polere di no:

pompere, poliere, volmere,

sapere di mò; sì, modere,

moderare il volere;

sì, al vò o al podere,

al medere del vuò, si però.

Lo si pò vuopolere,

lo si tò puotolere,

lo si vò lovuotere,

lo si vò, sì lo pò.

Po’ lo vuò, povuolere;

povuolò pollotere.

Sì, puolò; sì, puolere.

Lo pere, lo può.

Volere, silò.

Solere, volò.

E’ il potere che,

sì, il potere che vuò.

Lo so.

 

Giacomo Guidetti

 

 


Punto ombra



Un lungo bacio di abbottonamento
per buona condotta traccheale
raggiungere anse condutture di lavandino
a sussulti goccia
a goccia.

inseguire l'uovo
(il tuorlo al centro)
occhio di bue.

Albero della genealogia:
vie urinarie,
viscere uscire
da un interno coscia,
filamenti organici
per un sarto di medicina interna.
Ricucire a tratti un giro di volta a denti stretti
serrate le filande.
E l'ugola scende al singhiozzo
del respiro rotto
è l'effetto casistico di una sibilla:
"Più che un rito una necessità".

Da un interno coscia
viscere uscire
per una borsa-utero-promemoria
di un tempo di suture
raccogliendo giorni.


Barbara Matilde Aloisio

 

 

Padre nostro che sei nei cieli

                   e che riveli

al mondo, come il vento

nelle siepi, il sangue biondo

di tutta la natura –quando dura

dietro ponti spalancati

il giorno e si fa fondo

il tempo- sia santificato

il tuo nome, il campo spoglio

che coi suoi silenzi doma

l’inverno, le acque

che la corrente sfoglia

come pagine di un quaderno

aperto sbadatamente da due angeli.

Il bianco si intrappola alla penna

lasciando qualche segno sulla carta;

                            il tempo si rimbocca

come una coperta lungo il fianco

di una donna, ma il tuo regno

non ritorna in questa bruna terra.

Il rintocco delle tre che il vento afferra

e scuote, tutti i “se”

che a labbra mute s’impigliarono

ritorneranno a Te, come alla bocca

vuota il grido che non fu gettato.

Questo noi chiediamo: le tue mani

dischiuse come nido, nella notte

                   e nel petto

                            un cuore nudo

aperto come il pane quotidiano.

 

Roberto Lombardo

 

 

 Giorgio Longo

 

 

 

PRESS RELEASE

Artist: CATERINA DAVINIO (20th Oscar Signorini Prize)
Solo Exhibition: Serial Phenomenologies.
Digital video, computer printings, net.art.

No-Stop PERFORMANCE, VIDEO, AND POETRY EVENT with international artists
for Davinio's net-project
GATES,
since 5:30 PM, until 9:30 PM, poetry readings, international video, and performance.

Opening: December 18 2003   5:30 PM
Prize-Giving: December 18  2003  7:00 PM
Where: Studio D'Ars   Via Sant'Agnese 12/8 - Milan.
Exhibition since December 18 2003, until January 12 2004 (closed December 25-26-31, January 1).

20th Oscar Signorini Prize 2003 to Caterina Davinio, for her work as an artist and critic in electronic art and writings.
The exhibition "Serial Phenomenologies", at D'Ars Studio in Milan, presents 14 computer printings of some recent digital images, signed by the artist, a selection of video works and computer art, and her collaborative art project in network GATES, which involves Italian and international artists.
The exhibition focuses on possibility of serial production of identical copies of the electronic image, conjugated with the unique dimension of poetry. Every image is a small poem, which, by utilizing minimal elements, finds the moment of game, wander of poetry, together with the visual materiality of the pixel, which leaves a trace in video and in computer printings of the artist.

During the opening has been created a performance/poetry event related to the net-art project GATES.
In course since July 4 2003, GATES, planetary collaborative event in network, continues the experience of similar well known net-projects by Caterina Davinio (Paint From Nature, Global Poetry, in 2002, and others), where the artist experiments a collective performance decentralized in numerous spaces in the world, coordinated trough the Internet; a new art form that uses as matter electronic communication, art debate (without distinction between art and critic), body and gesture in the virtual extensions which make possible to explore hypothesis of ubiquity.
Gates has seen the collaboration of many artists from all over the world (see the list in the official web site); international artists realized in their countries installations in form of door, and under/around the doors have created events and performances, in Belgium, Lebanon, Chile, Amazzonia, USA, Greece, United Kingdom, Brazil, Germany, Spain, Venezuela, circulated in the network as digital documents.
Gates as ways of transit, as dimension of open, passage in every direction, with every symbolic, of computer science, telematic implication.
In polemic with net.art as interactive game on line, Caterina Davinio, one of the pioneers of Italian digital poetry (since 1990), has gradually made her net.art works less virtual, increasing the dynamic relationship with the real.
The Italian node of GATES was at D'Ars Studio on 18 December 03, during the opening of Serial Phenomenologies solo exhibition.
For GATES in Italy: poetry readings and performances since 6:00 PM until 9:PM. Space given to well known poets from Milan, to emerging artists and poets.
Davinio's exhibition in Milan is organized and curated by Grazia Chiesa and Silvia Venuti, D'Ars Journal, with a special report on the review D'Ars.
GATES is dedicated to Pierre Restany.


To know more about GATES in the world:
http://members.xoom.virgilio.it/davinio/GATES/gatesindex.htm
(For Internet Explorer 6)

Before to submit, please check the rules in the web site, then send a detailed project to: clprezi@tin.it

 

GATES International Artists Presented in Italy:

 

Chris Straetling - USA /Belgium (Special Mention Gates Part 1 Fe-LenGate)
Factor 44

Harry Heirmans
Lieve Lambrecht

Ria Pacquée

Mulugeta Tafesse

Djuna Michielsen

Marc Hioco

Marc Rossignol

Patrice Verhofstadt

Carlos Montalvo

Toni Geirlandt
Herman Delahaye

Guy Rombouts

Chris Gillis

Jörgen Voordeckers

Djos
Janssens

Eric Stenmans

Emilio Lopez-Menchero

Shay Zilberman

Leo Reynders

Andrew Webb

Daniel Weinberger

Guche Vercammen

Sven Bruyneel
Iréne Vervliet

Daisy & Mirabelle Wouters

Arjen Nelis

Anne Boxelaere
Marian Carroll, UK Somerset

Frank Sierowski (Special Mention 2 GATES Part 1: People Sculpture)

Alex Collins

Jeff Cornish

Rachel Cornish

Ian Popperwell

Tim Jones

Joung Artists:

Jade Cornish (9)

Tamsin Cornish (9)

Maddie Shaplan (15)

Lucia Leao - Brazil Sao Paulo

SENAC

Siglinde Kallnbach - Germany Cologne

Ruediger Axel Westphal - Germany

Dorothea Fleiss - Romania / Germany
Angela Keim
Miklos Klotz
Serba Rosca
Neka Nemere
Dilmana Jordanova
Adrian Ilfoveanu

Research Center For The Definition Of Happyness c/o ALLI POLI - Greece Thessaloniki
3A
Danae Hondrou
Hector Mavridis
Dimosioipalliliko Retire (Thanasis Chondros, Alexandra Katsiani, Danis
Tragopoulos)

Chris Straetling - Morocco

Harry Heirmans,

FACTOR44

Lena Kelekian - Lebanon Beirut

Hilda Kelekian

Hagop Sulahian

Marcela Rosen Murúa Chile - Las Encinas (Santiago)

Isabel Aranda “Yto” 

Ricardo Enrique Castro 

Francisco Romero 

Kataix (Adolfo Araus) 

Carlos Mettal - Porto Velho city - Rondônia - Amazzonia

Joesér Alvarez 

Nilson Santos

Alessandro Amorim da Silva 

Joesér Alvarez

Andrea dos Santos Melo 

Rubens Vaz Cavalcante (Binho) 

Elcias Villella 

Lídio Sohn 

Carlos Mettal 

Carlos Moreira 

Nilson Santos 

Nilza Meneses 

Pillar de Zayas Bernanos 

Silvia Feliciano

Odie Rynell Cash - USA Detroit

Regina Vater - USA Austin TX / Brazil

Ken Friedman - Sweden / USA Denver

Thomas Bell - USA (OH)

Maja Jantar - Belgium Ghent

Krikri Group

Maurice Pozor - France

Julien Blaine - France / Saint Joseph - Ile de la Reunion

Bartolome Ferrando - SPAIN Valencia (Special Mention to B. Ferrando's and his group for GATES Part 2)

ASOCIACION DE PERFORMERS - VALENCIA, SPAIN

Jose Gonzales
Fuencisla Frances
Rafael Santibanez
Lucia Peirò
Jose Terrago
Carlos Martinez
Diego Dorado
Inaki Lopez
Begona Tena
Jose Manuel Garcia
Fuer alle Falle
Stratos Ntontsis
Eduardo Melia
Gokin
Vasiliki
Ramon

Ferhat Ozgur - Turkey Ankara

Pedro Lopez Casuso - Santa Cruz de Aragua Venezuela

Jhonatan

Anna Hatziyannaki - Greece Athens (Special Mention 2 Anna Hatziyannaki and Athens Group for Gates Part 2)

MICHALIS MITRAS
DEMOSTHENES DAWETAS (poetry, painting)
ANGELIKI PAPATHANASIOU (dance)
JIMMYS EFTHYMIOU
DIDI - KATERINA.GR
COSTIS
CHOREFTES dance company and a MAKIS FAROS' video work
SIA KYRIAKAKOS - MARIA ANASAZI
ANGELOS SKOURTIS
MARIA PAPADIMITRIOU

 

Music in video: LEONARDO SERGUN

 

Other contributions (on line, mail art, video, projects)

Sylvie Phrasad - UK London

Kos Group

Helena Blakemore

Alex Alderton

Lauren Avery

Roger Charles

Dominic Davies

Lisa Donegan

Mandy Estridge

Daniel Gresham

Victoria Hardwicke

Lara Holmes

Kate Kelleger

Anh-Hong Nguyen

Monica Paul

Matt Travers

Brenda Tsiggirtis

 

Ken Friedman - Sweden

Thomas Bell - USA OH

Maurice Pozor - France

Keiiki Nakamura - Japan

Dorian Ribas Marinho - Brazil

Louise landes-Levi - USA NY

Ira Cohen

Lisa Hammer

Bluecheeese - Italia Roma

Charles Dreyfus - France

Peter Cramer - USA NY

Clemente Padin - Uruguay

And others.

 



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Caterina Davinio's video: 

- Davino for Mr. Bowman Fried/Frozen Events 03, 4', videoperformance, 2003 (Fried/Frozen events 2003 is a project by Alan Bowman)

- Movember 16, 5' (Fluxus 1962-2002, Text and Project by Fluxus artist Charles Dreyfus), videoperformance, 2002

- A Story, 3', videopoesia, 2003 (Text, Voice, Sound Performance: Julien Blaine, Music: Etienne Brunet)

- Short Season of Color, 2', video, 2003

- Portrait of the Artist As Time, 2:00, computer video, 1999

- Myself and I, 2:00, computer video, 2002.


 

 

"To write around art, actually, means to come in contact with life"

Pierre Restany, in " D'Ars", December 2002.

 

 

 

 

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