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IRRESISTIBILE VIRGILIO
Irresistibile Virgilio
sgangherato sherpa del
Web
guida a ogni possibile
Dante
e Verne che navighi i
labirintici
gironi tecnologici del
mondo
e dello scibile. Capitan
Nemo
su sfondo giallo, Grande
Fratello
somigliante a Proietti,
vecchietto sì
ma di un'età indefinita…
barbone
e Duca libertario e
trasgressivo
di un eterno presente
in te ci riconosciamo:
buon sangue non mente.
Di stirpe operaia o
contadina?
Coppola in testa, zigomi
alti
guance infossate, barba
di tre giorni,
la cicca dell'Alfa al
centro della bocca:
Orgosolo e Sesto S.
Giovanni. Testaccio.
Sei solo testa, neanche
un mezzo busto:
occhi intensi,
concentrati
che fissano l'obiettivo
ma espressività, nessuna.
Appunto. Anonimo e
ironico Nessuno,
sempre, quando ti
incontro, mi strappi
un sorriso e mentalmente
faccio
l'occhietto a te, Nemo,
che sai essere
per tutti noi, nelle
nostre personali
odisee virtuali, la somma
delle somme
e lo zero assoluto, ossia
la perfezione
a tutto tondo.
A volte
mi sembra stare
su una soglia
in attesa
che qualcuno o qualcosa
mi faccia entrare
So dover trovare
la parola d’oro
perché s’apra
alle mie porte
il mondo
e ne inseguo i suoni
balbettando,
e m’istruisce l’onda
e degli uccelli il canto.
Era altra cosa
era altra cosa
quella che cercavo!
Irrisorio ogni traguardo:
s’accompagna al vano.
Ogni conquista
è accorato passaggio
ad altra fede
ad altra dimensione.
Con grandi rimpianti
mi confermo
ma so
della possibile
espansione
dei miei riferimenti.
E’ già cogliere
l’essenza,
catturare significati,
vivere moltiplicata,
è possedere
la chiave per aprire
porte e porte.
Sulla porta semiaperta
il sole e l’ombra
creano
un altro racconto.
CLASSICA
Si entra cosí dal caos, sulle riviere
Delle cambuse in fiore,
E il bello è questo : iniziano i racconti
Della Sua mano cieca.
Poi un giorno è autunno, all’ improvviso,
E si potranno già vedere i semi
Della tua strana fiaba :
C’ era una volta…
Ma non chiedere quando,
È in fondo ciò che accade sempre,
Come del resto sempre partono,
Non viste, delle barche nere
In fondo, oltre le cateratte d’ oro.
Ma adesso ascolta :
Fra i rami già notturni sull’ azzurro
È bello che l’ ondina luccichi,
Bello sfiorare i frutti nella ressa
Di quelle bionde atlete…
Oppure ambiguo il suo bel volto,
Quasi pensasse non so che dei giorni,
E allora ti ricordi di una sera
A Bellosguardo.
Da Devozioni, DIALOGOlibri, Olgiate Comasco, 2003
Editore Roberto Crimeni
Treno notturno carrozza fumatori
Scompartimento prenotato da sei distinti signori
(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)
Una sigaretta trema sul sedile
Il controllore passa e l’avvolge nel biglietto già timbrato
Ma la sigaretta continua a tremare
Sente il calore del filtro farsi vicino
Vede il colore del cancro farsi più vivo
Quali labbra si ricorderanno di me
Pensa e vorrebbe gridare perché
Perché cenere non sono mai stata
Ma cenere tra poco sarò
Pensa e vorrebbe gridare perché
Perché mi è stato dato il tempo di bruciare
Quando avrei solo voluto bruciare il tempo
Pensa e vorrebbe gridare vorrebbe
Treno notturno carrozza fumatori
Scompartimento prenotato da sei distinti signori
(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)
Un militare di leva piange sul sedile
Il controllore passa e gli asciuga il viso col biglietto già timbrato
Ma il militare continua a piangere
Indossa una tuta mimetica maculata per l’assalto
Se non fosse che l’assalto c’è già stato
Che una macchia di tessuto a volte è un livido di pelle
Che lo scherzo di caserma a volte è violenza di galera
E che il piacere di galera a volte è lo stupro di una vita intera
Ma non dà le colpe a nessuno il militare di leva
Perché quando era un civile subì la stessa pena
E quando era un bambino fu la stessa cantilena
E ora vorrebbe solo conoscere il primo anello offeso della catena
Dargli un bacio e gridargli che non c’è alcun problema
Tanto andrà sempre peggio ecco il nostro teorema
Vorrebbe gridare solo questo vorrebbe
Treno notturno carrozza fumatori
Scompartimento prenotato da sei distinti signori
(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)
Un pendolare oscilla in dormiveglia sul sedile
Il controllore passa e lo desta colpendolo col biglietto già timbrato
Ma il pendolare continua ad oscillare in dormiveglia
Invadendo le soffocate grida della cicca e del soldato
I due fedeli compagni di viaggio che gli sono restati
Dopo che ha perso il lavoro la famiglia e gli arretrati
E imperterrito monta ogni notte su quel treno
Per sedere in mezzo a quei due muti disperati
Aspettando d’essere svegliato dai loro fragorosi boati
Perché non ha la forza per gridare tutto da solo
Contro il macchinista di quel treno maledetto
Che tiri il freno d’emergenza e che lo faccia di getto
Perché quel viaggio ormai deve finire
E vorrebbe non più di questo vorrebbe
Treno notturno carrozza fumatori
Scompartimento prenotato da sei distinti signori
(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)
Un robot dall’aspetto gentile fuma piange e oscilla
Nervosamente sul sedile antistante
Tiene nella metallica mano tremante il biglietto già timbrato
Ma non si ricorda di averlo mai acquistato
Benvenuto benvenuto benvenuto
Gli grida sornione il controllore
Siamo lieti di farla partecipare del nostro dolore
Rimpianga pure il tempo in cui era un semplice motore
Rimpianga e si disperi pure caro signore
E il robot vorrebbe tanto sapere perché
Perché dare a un ammasso di ferraglia il senso del sé
E vorrebbe tanto tanto gridare perché
Perché mi avete fatto quasi umano e dato la vita
Se la vita niente mi ha dato
All’infuori di questo scomodissimo sedile prenotato
Vorrebbe tanto gridare vorrebbe
Treno notturno carrozza fumatori
Scompartimento prenotato da sei distinti signori
(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)
A me spetta il posto centrale nel sedile
Da qui controllo ogni mutamento della situazione
Calcolo quante boccate restano alla sigaretta
Quanti lividi al militare nella gavetta
E quante oscillazioni al pendolare senza fretta
Ma la cosa che proprio non riesco a calcolare
E’ chi tra me e il robot abbia ancora la speranza di gridare
Attenzione passeggeri qui si sale e non si scende
Attenzione passeggeri altra sorte non vi attende
E vorrei solo capire perché
Perché il controllore non passa a timbrarmi il biglietto
Perché è più umano di me questo uomo di latta
E perché di tutti i treni al mondo questo è il treno perfetto
Che non conosce partenze né arrivi né ritardi né difetto
E poi nulla più vorrei capire vorrei
Treno notturno carrozza fumatori
Scompartimento prenotato da sei distinti signori
(Scompartimento riservato a sei distinti Dolori)
L’ultimo posto del sedile è vuoto
Ma il controllore ci vieta di occuparlo
E a bassa voce ci svela di quanti lì si siederanno
Di quanto quanto forte grideranno
Di quante volte non rassegnati ritorneranno
E vorrebbe il controllore vorrebbe occupare lui quel pezzo di sedile
Permetterci di lanciare un grido e di fuggire
Vorrebbe dirci che questo viaggio prima o poi dovrà finire
Ma l’unico gesto che compie è far accomodare un nuovo signore
Chiudere la porta a chiave e salutare con la mano un tale orrore
Abbandonando ognuno di noi in una nuvola di fumo e di dolore
Mentre il treno fischia e vorrebbe non fischiare
Grida e vorrebbe non essere costretto a gridare
Ogni notte
Benvenuti benvenuti benvenuti
Vecchi nuovi e futuri passeggeri
Cominciate a fare i vostri saluti
Verremo a prendervi oggi domani o ieri
Saltimbanchetto
Capriolo
Daina Dai
Tra
Vuoti Tra
- Trapezi-
Suasa
Imagea
Translittera
Hoplea
Alberto
Mori
da "Cellule"
(Cierre Grafica 2001)
Sotto
la prima crosta la radice
una semplice patata cresce sotto
e sotto la seconda superficie
l'acqua ci nutre mescolando umori.
L'aria che respiriamo è in alto,
l'orizzonte un po' più in là…
la nube e la luna di cui tutti
guardano ancora l'incedere grandioso
sono entrambe un po' più sopra.
Così gli animali transitano
e hanno nel letargo quel profondo
che scava il rifugio e il pudore
oppure dall'alto di una rupe
spalancano una porta all'infinito.
…………………………………
Soltanto noi siamo qui
né in alto né sotto né più in là
ombre che abitano la zona grigia
dove si specchia la luna
in un catino d'acqua sporca.
Franco Romanò
DEVASTAZIONE DEL
RASSICURANTE PERIMETRO FAMILIARE IN UNA DOMENICA D’ESTATE
Piove
ed in questa assenza
solo si espande silenzio dalla tua finestra.
Come un giorno avrei lasciato scorrere la musica
ora si accavallano pensieri
e i brividi freddi non hanno motivo di essere più.
Ti chiedi del domani
e intanto incalzi il presente nel definito
entro le mura natie
entro le farraginose pareti familiari
il buco che mi ha portato a te
si è riempito
la terra con cui l’abbiamo colmato
è secca
non trasuda
ci tiene al caldo
puliti e fuori da questa pioggia
battente
sporca
è come immobilizzarsi
e lasciare all’umanità l’assurdo compito di tramandarsi l’alveare.
Ma l’odore della pioggia
delle piante ancora, sempre bagnate
mi porta a ripercorrere quei sentieri
quando lo spazio si allargava
l’orizzonte strenuamente sfilava di lato
da sopra sotto
al centro di un solo momento
ciò che si è stretto attorno
è il soffocante bacio della rabbia
è carne vecchia che oggi puzza mentre ieri odorava di fresco di nuovo.
Ciò che cercavamo di raggiungere si è raggrumato su di un fondo
segreto inaccessibile
dove questa pioggia non scroscia
non smuove non rompe
non sporca più nulla
ed io
tra le tue braccia non sono più
che un pupazzo rimasto floscio
lì fermo senza vita
da
L'OPPOSTA RIVA
***
E altrove credi possibile la mia presenza
se anche la mia terra e' contro? Non rimane niente altro
che la cancellazione ripeteva un dirsi presenti
anche senza il luogo. Adesso conta diceva
fai la somma dei rimasti. Sottratti gli urti i lampi
i sacchi senza nome o le cataste di arti e bocche colme
di vuoto avrai la misura del rimanere, l'innominata ampiezza.
***
Lunghissima l'onda ma non abbastanza
per il battello: attorno un rischio di secca
la vedetta a terra o in mare. Sbarca dicono, alzati
e cammina. Cosi il balzo, l'affondo nell'acqua
l'impresa del guado, di sopravvivere l'entroterra.
Ombra ad ombra allontano oltre gli estremi
della rena e il giusto verso distanzia il fiato al passo.
***
Da una riva all'altra separa solo
la paura del'inizio una mancanza di traccia:
cosa lascio indietro
se vado diceva che memoria trovo?
***
Dislocava tra gola e palato senza dire
portandosi con se solo e per la prima volta:
avvicinando la calma del lavoro finito
sostava all'argine della distanza
col timore di tracimare. L'odore del gasolio, del sale
davano la metrica certa dell'imbarco
dello scambio accompagnarlo all'opposta riva.
***
La fragilita' non e' permessa. Nel buio questo
diceva la voce solissima: lasciava al silenzio
una tentazione d'umanita' e in quel silenzio
una resistenza ultima ci rispondeva.
***
Se frazioni e dividi per due mi trovi
diceva e non sapeva contare: meta' vive
riposto oltremare meta' viene lasciato
a se stesso nel tuo mondo. Per resistere
entro ed esco e vado e torno diceva ma e' difficile
avere una consistenza che superi l'invisibile
o avere coraggio in questo mondo coscritto senza disertare.
***
Una buona stagione la stagione
che si sopravvive
bastando poco per abitudine: il piatto
usa contenere varie dosi di sopportazione
o spaghetti cotti a turno e stasera
anche il vino vietato per religione. Ma cura piu'
il precetto, il Dio o l'indomani ancora vivo?
***
Non aveva mai pregato in questo luogo
e il peso della solitudine sentiva maggiore
dall'arrivo e antecedente: sono morti
tutti prima che io arrivassi, al massimo ricordo
gli occhi ma neanche i nomi adesso.
E qui o la diceva che terra vuoi che sia dove l'uomo
smette d'essere uomo e diventa animale, che Dio vede?
Fabiano
Alborghetti
*******************
Spalancano
al mattino
le porte sulla strada ad arieggiare
e se ci corri dentro finalmente
tra le poltrone vuote dai velluti
rossi in penombra si sprigiona
il fumo delle sere prima
le musiche del film gli occhi sgranati
Si anima anche a schermo spento
il cinema e senza spettatori
staccate dal telone toccano
terra le creature del maestro
mi aprono il loro girotondo
nella platea deserta ballo anch'io
la rumba come se sulla spiaggia
Così anche dopo, vagabondare futili
minuti di ricerca eterni e infine
con gli altri ritrovarsi circolari?
Al cinema lo spiega lo sgomento
alludendo le luci a vere forme
stelle e braci nella notte la mano
della madre salda
entrando nella sala buia
Luigi Cannillo
(da leggere con
l'ultima parte del respiro)
Tra pugni bruchi
contratti, ho di farfalle promesse.
Stritolo cori d'insonnia,
nel gracchiare di fantasmi
Tu scommessa purosangue,
tra mille artisti al macello.
Crudo, in fretta, furia,
folle, rissa per un mero cagno
Ce l'ho le zanne
scontrose, l'ho l'orgoglio pachiderma.
Mozzo fiato che si
scorda: per Dio ostensione d'invidia
Dome Bulfaro
reazione della nostra velocità
al disastro della generazione di Allen Ginsberg, Dylan Thomas, Ezra Pound
Sulle scorie
mentre scelgo la polvere,
sui libri chiusi
come una scintilla
morente
l’ingiusta giovinezza mia
addiziona le Madrid,
Rome coi tricolori,
Berlin bombardate,
Hiroshima vuote,
Paris occupate dai
palazzi,
ciudad lacerate,
strappate e nervose
ginocchia che corrono.
Con una mente interna,
noncuranti del resto,
benzina
pronta al riciclo, i
nervi sfiatatoi allungano e tendono
l’umanità pompa, orecchie
che in persistente nausea
suonano il timpano di
verità allagate… Spesso, in periferia,
l’industria nel petto
dell’uomo robot
è un nuovo cuore aperto
e bruciante
Eternità.
Guardami storia
mentre scelgo di piangere
stamattina
la polvere sui libri
chiusi
come una scintilla morente;
guarda l’ingiusta
giovinezza mia
e della mia generazione
dissolvere queste.
Guarda.
Tra i cespugli che
passano, nuvole secche
di un deserto, l’uomo
precipitato di città
rompe la carlinga
e quel volto
del senza corpo oramai,
la velocità immane
tenuta da forze
più grandi di qualsiasi
forza,
si vede. Su innumerevoli
giri di frequenza
questa velocità
dilania la poesia di Ezra
sul vento del potere
Pound,
l’astronomia di Thomas
sulle navi di lobby e di
metallo Ginsberg,
la ciurma salpata
con ali di muffa e soldi,
sulle vergogne
tutto ciò che ha nome
ignoranza... ! ...la guerra,
quella inosservata, che
proclama
il suo individuo,
sottraendolo
ad un universo diverso
che non pare umano ed è
invece l’umano
prodotto della
distillazione,
lo scarto del sistema
vomitante il suo polmone,
una costa di lettighe
intrecciate da chi è
nulla... La morte
è il nostro contributo al
progresso, storia?
Ma tra i cespugli che
passano, nuvole secche
di un deserto, esplode la
velocità come lo sgomento
di chi abbia visto il
padre
urlare nella notte,
urlare tra le lenzuola
tremanti; vi coglie nella
febbre
di ciò che preferireste
dimenticare e non c’è
una coperta che possiate
stendere
sotto le lenzuola!
Allora vi alzate,
sulla pelle
la velocità
non vi resiste
e sul deserto
dell’uomo precipitato di
città
sciogliete il volto.
Dopo poco sapranno
cos’è la generazione.
Christian Sinicco
Da tempo il
mio lavoro si occupa di interculturalità e pensavo di riproporre una prformances
realizzata anni fa ma in tempi e modi assai diversi. Il progetto prevede di
raggiungere la Galleria vestita in "chador", sin dalla partenza da
casa mia a Bologna. Affrontare la città i mezzi pubblici eccc. per concludere
l'intervento in Galleria e documentando tutta l'azione. Premetto, come sempre
nei miei lavori, la laicità dell'intervento e l'intenzionalità di
"mettersi nei panni dell'altro" come più volte è accaduto nel mio
lavoro. La foto che allego è del 1995, ma i tempi erano allora assai diversi.
Adriana
Torregrossa
Figlia di ponti della
Ghisolfa
figlia di tram all'ultime
vie
svincoli senza rose al
sole
senza intralci di poesia
Festeggi la vita che
sabato torna
tra pinte di scura e
rosse amare
servendo con occhi di
meridione
al ballo illuso di ritmi
latini
Accenni desii che mai
saranno
offrendo il tempo che ora
non torna
saluti i musici, scherzi
con loro
creando del tuo ricordo
tesoro
Di coppe d'oblio ne dici
il prezzo
ricevi la somma con mesto
sorriso
ma chi ti attende tu sola
lo sai
le due di notte e tu te
ne vai
Luca Gandolfi
Il gatto
apparve dal fondo del
giardino
leccò un po' dalla
ciotola
poi sedette immobile
lo sguardo diritto fisso
le sue pupille nelle mie
pupille
senza ringraziare né
chiedere
solo guardare.
Ed io fui intera nelle
sue pupille
interamente dentro quello
sguardo
senza giudizio senza attesa
quietamente fui.
L'Innamorato
Ahi amante ignaro
innamorato di te stesso
incerto
sulla via da seguire
non voltarti indietro
mai,
ome Orfeo
non esitare
o sotto i colpi del
destino
perderai l'anima tua,
la tua Euridice.
Donatella Bisutti
A meraviglia
trattiamo col vortice.
Su una sponda del
ruscello Livia svolgeva
da involucro d'olio
il cibo che volevamo
consumare
durante la gita
e io mi voltavo di là
giocherellando coi bordi
del vortice, a mio modo
svolgendo un compito.
Sull'altra
sponda
Livia svolgeva
da involucro d'olio
il vortice che volevamo
consumare
durante la gita
e io mi voltavo di qua
giocherellando coi bordi
del cibo,
a modo mio.
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corta scorta
Quell'orizzonte ben
pulito
dentro la bisaccia
ha avuto un fremito: era
il dito dall'unghia assai
cresciuta
che premeva contro il
corno sonnolento
della luna,
o era forse quella biscia
menagramo
scivolata dalla strada
che scrollava le sue
curve
nell'erba mentale del
viandante?
Non fidarti degli
orizzonti notturni:
ammalati si spezzano
nessun viaggio li incolla
nessun canto
li consola.
Gilberto Isella
(da Nominare il caos,
Locarno, Dadò, 2001)
L'OGGI,
L'OCCIDENTE
Oh cielo pieno di monete, messaggi, influssi, e satelliti in viaggio.
Oh pieno di velivoli rapaci che ci danno veloci le stragi.
I poveri hanno sogni, fame, scorie, e contraddizioni enormi
Fra i globali poteri, nel centro, e i loro spazi di territori deboli.
Vengono inoltre dettati i doveri dall'alto (giù c'è invece il caldo).
La bella terra verde è quasi morta. La città corre sconvolta.
E' questa la perdita di senso: che dipende da noi saliti al cielo.
Non è tondo né acuto pensarsi, in tutto, i padroni del mondo:
siamo fra gli animali, di cui non si sa, manca ognuno di verità.
Gli dèi? erano idee con forze nostre. Dio? ci giocava le sorti.
E forse una demenza era l'utopia? certo non era scienza.
Tale invece è la tastiera e l'ovale: o almeno ci dà l'ale.
E la rete globale in cielo è un grande gioco (senza scherzare)
Giochiamo; mistifichiamo. Non serve il vero. Né l'intero.
Il punto è non aver altro in mano che un secco zero.
FRANCESCO LEONETTI (da"La
freccia", ed.Manni, 2001)
passaggio di Belfast sulle rovine che restano di una poesia
di William
Butler Yeats
Ho raccolto le tombe sui fiori
del sonno che non aveva pace stanotte
nell'Ulster dove le manifestazioni di orangisti e cattolici
sono per lo più pacifiche; poi si prendono di mira
i mattoni della povertà e vengono fatti esplodere
come acini maturi sotto le costole delle case.
Conosco bene questa riva per dirti
che non trovo onde che si possano giudicare.
Il moto complessivo è un asfalto grigio o una pietraia
che distribuisce questi grappoli ai bimbi,
un mare di sassi che spiana la chiesa ai sentimenti di vendetta,
carrucole che si immergono nel dove colpire o come colpire
perché è il lutto - il lutto deve essere
la risposta all'odio che si prova
dopo il dolore. Il dolore non passa
e così facendo abbiamo aggiunto odio al dolore
sulla povertà dei mattoni e delle case che ci siamo costruiti
o che abbiamo acquistato per un annuncio abbandonato del giornale
con le piante grasse delle nostre attenzioni
a straziare il sentire. Non aderire
come la polvere moltiplicando l'effetto di mille volte alle parole
dei tuoi politici, di capi religiosi che promulgano odi invasati
di vendette per un nemico inesistente, come la voce
di un megafono sopra le macerie,
perché le macerie
non sono propaganda,
le macerie
di tutto il mondo sono da innalzare
a problema.
Ora nel parco risuonano
tamburi
suoni di savana
mentre da un buco
sboccia una pantegana e
sciamanti
ciaccanti gazze
giapponesi in posa
a turno zampettano
caprette
mentre a lato oltre il
prato e il laghetto
stanziano ragazzi bianchi e neri con
catene d’oro pascolano
ragazzi con canne e fumi
docili canne al vento che
misciano linguaggi e
fumi in
similallegrie e cambia come cambia
incurante la vita
mentre guardo
guardato
sottecchi da straniero
attraversando
l’accampamento in
plastica e mucchi
di sacchetti d’una
carovana d’occhi scuri
padrona stremata giunta
da altre sponde e
deserti a occupare fiera
panchine e alberi
che da secoli guardano il
Castello
mentre
arriva
sgommando una pantera
e annusa
cauta rallenta poi si
ferma come
strinata a gustare il
freddo e il verde
di questo gelido gennaio
mentre
cauti
i ragazzi si spostano più
in là e io
sotto l’Arco della pace
esco
recuperando come un po’
di libertà
Adam Vaccaro
STORIA
DI STRAORDINARIA PAZZIA
Nome: l'Innominata
Cognome: Innominabile
Età: tra gli "enta" e gli "anta"
Capelli: ricci nero pece
Occhi: enormi, giganti, avrei potuto annegarci dentro come un coglione
Sguardo: il mio, ad annegarmici davvero
Era immensa, distesa su un bassopiano. I tratti del suo volto erano
scolpiti sul marmo, e non nego che avrei scalpellato quel corpo tutta la
notte. Volevo mascelle cascanti e tremolanti coperte di piume multicolore
come quelle di un pappagallo esotico su di un trespolo che lei stessa
aveva allestito ad arte sopra la mia voglia irritata dai suoi monotoni
no, no, no. Mi faceva ronzare come una mosca che, scacciata via, si
accanisce infastidita sulle labbra di un cadavere abbandonato, quasi
voler entrare e frugare le viscere ancora calde.
Le sue natiche tozze e rotonde come due colline silenziose si spostavano
oscillando ossessionate sopra due poltrone, due letti, due sedie, in due
case diverse, una natia, una in un loculo allestito per consumare veloci
storie di sesso prive di sensualità. Spesso urtavano, coprendosi, di
enormi lividi blu, gli angoli di un tavolo zeppi di libri dalle pagine
piene di "isti": decadentisti, dadaisti, futuristi, che a turno
riempivano i suoi anni incapace di comunicare se non con le sue cosce di
donna cocciute che dischiude le valve a tutti, all'infuori di me. Ma una
voce fuori campo urlava: "Non avrai altro cazzo all'infuori di me!".
Il suo corpo era impegnato in ben altre litanie, provocate da
psicofarmaci che ingoiava ogni giorno come una mantide religiosa, rigida,
in preghiera, in attesa della povera preda, la quale non riusciva neppure
a toccarle i piedi tanto veloci e rapidi erano i suoi amplessi. Io, avrei
voluto accarezzarli, quei piedi, ma il mio destino era ben altro:
osservarla da lontano, guardarla con le lenti di un binocolo rovesciato,
mentre il blu e il bianco e il rosa sbiadito roteavano insieme al suo
godimento di staccare moderne marchette all'incontrario. Sembrava un
giustiziere ossessionato di punire il mondo e se stessa. Se ne stava lì
sola a tette tese distesa come una polena dismessa sopra la tolda di un
veliero corsaro.
Vedevo l'Innominata sudare freddo, in balia di un'ira sorda, di una
collera furibonda che le deformava viso e corpo. Impossibile toccarla; si
sarebbe rivoltata come una cagna pronta a proteggere i suoi piccoli
indifesi, o come un dentista menefreghista che si accanisce a tormentare
un povero dente cariato. Se mi fossi avvicinato i miei polsi sarebbero
divenuti violacei e sanguinanti sotto le sue unghie grifagne. Inutile
calmarla meglio mandarla alla malora, in preda alle sue dolorose
contrazioni, con la bocca piena di schiuma rabbiosa e gli occhi cerchiati
di rosso fuoco. All'improvviso la vidi tirare una corda che penzolava dal
cielo e sprofondare negli Inferi.
Waiting for
something
Certain of
nothing
Hope
everlasting
Destre increasing
I.
E’ l’attesa (l’assenza)
dell’amore
che ad ogni nuovo giorno
dà colore
Sarà oggi, ti chiedi, la
magia
della sua luminosa
epifania?
*
Alla domanda futile che
insiste
a tormentarti. “Quando
tornerà?”
muta risponde un’altra
verità:
“Sai che in amore il
tempo non esiste”
*
Il tempo dell’amore è
un’irreale
vertigine che ottenebra
la mente –
in attesa dell’attimo
fatale
sabbia nella clessidra
incandescente
*
Avvinti nella morbida
spirale
ci affanna quel respiro
onnipossente
Il bene si disancora dal
male
il passato ritrova il suo
presente
*
Quando saremo solo grigia
cenere
palpiteranno indomite le
braci –
Ogni scintilla parlerà
dei baci
che mi negasti, e le
carezze tenere
*
Vibrerà nel fantastico tepore
l’eco d’una promessa, una
segreta
dolce parola d’ordine. Un
Poeta
riaccenderà la fiamma
dell’Amore
II.
(E’un
lievito,un’essenza che si effonde
un fluido
lieve che discioglie i duri
nodi
dell’anima, e i miasmi impuri
in incensi
dolcissimi confonde)
Dell’amore l’attesa è più
febbrile –
l’incertezza che trema
palpitando
fra luce ed ombra lamina
sottile
che spasimo diviene a
quando a quando
*
L’amore s’affaccia
gentile
sui prati falciati di
fresco
dell’anima, come un
sottile
virgulto di fiori di
pesco
*
Si riplasma il fantasma
dell’amore
di giorno in giorno, e
sfuma in poche ore:
fuoco di paglia, bolla di
sapone,
asola in cui non scivola
il bottone
*
L’amore si annuncia e
svanisce
ti smaschera il cuore e
colpisce:
affila il dorato pugnale
e il bene ricambia col
male
*
Dolce venga la morte allo
stormire
della betulla in
vellutate spire:
m’avvolga nel suo bianco
tenebrore,
m’abbracci come mai fece
l’amore
*
Entra nel cimitero dei
ricordi –
sulle tombe appassiscono
i tuoi fiori
e dagli scheletriti
sicomori
cadono marci i frutti in
tonfi sordi
*
Vedersi o non vedersi non
altera l’amore
se si è raggi di un unico
splendore
Mai la quercia vedrà la
sua radice
ma è quella linfa a
renderla felice
* (Siate
come colonne
d’un
tempio che s’indora
di luce, e lo innamora
un
desiderio insonne)
Autunno duemiladue
PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UOMO
NORMALE
CON BIGLIE COLORATE IN LUOGO DEL CERVELLO (da
zetaennesimi)
L’uomo normale
addormentato in piedi
produce colorati riflessi
sono le biglie
che ha incastonate nel cranio
in luogo del cervello.
E’ un uomo normale
di nome Sam
con biglie colorate
al posto del cervello.
L’uomo di nome Sam
è un progetto
e il suo dio ne va fiero
perché così doveva essere
e così è stato.
Il dio di Sam
gioisce
come quel dio che è
e ride
del riverbero cangiante
tra le biglie
di Sam
Franco Cadoni
(04/00)
e scriverlo
scaraventarlo
a entità di parola
privarlo di materia
solidità
di consistenza
che risuonasse solo nel
cervello
col potere connesso
alle sue sillabe di
evocare
una forma
un'esperienza tattile
volevo solo prendere un
oggetto
e storcerlo
a forma
dell'umore
mio più cupo
quello del mio momento,
che soffrisse con me
o su di se trasportasse
il mio carico
Liberarmene presto
dal cervello
con urgenza
passarlo ad una cosa
dove il dolore si faccia
materiale
ma non faccia più male
perché la faccia più
non si deformi
rispecchiando
l'idea che mi martella
senza dirmi cos'è
chi è e perché
cerco un oggetto, un
qualcosa
che stretto tra le mani
mi sia d'appoggio
quotidiano
mi nasconda a me stessa
mi dimentichi
se l'ora passa me la
renda
muta
non percepita, mi ci
precipiti
o mi ci chiuda dentro
fermando
il tempo che mi scorre a
fianco
lasciando me
immobile
non portandomi mai,
non aspettandomi
Barbara Gabotto
Volere è potere e vò lo
si pò,
terevuò, lo pò, teresì;
sì, lo vuopere, lo sere,
si pò,
può volere, sì sì,
terepuò lo si pò,
sì, un po’, sì, voltere
di so
o polere di no:
pompere, poliere,
volmere,
sapere di mò; sì, modere,
moderare il volere;
sì, al vò o al podere,
al medere del vuò, si
però.
Lo si pò vuopolere,
lo si tò puotolere,
lo si vò lovuotere,
lo si vò, sì lo pò.
Po’ lo vuò, povuolere;
povuolò pollotere.
Sì, puolò; sì, puolere.
Lo pere, lo può.
Volere, silò.
Solere, volò.
E’ il potere che,
sì, il potere che vuò.
Lo so.
Giacomo Guidetti
Punto ombra
Un lungo bacio di abbottonamento
per buona condotta traccheale
raggiungere anse condutture di lavandino
a sussulti goccia
a goccia.
inseguire l'uovo
(il tuorlo al centro)
occhio di bue.
Albero della genealogia:
vie urinarie,
viscere uscire
da un interno coscia,
filamenti organici
per un sarto di medicina interna.
Ricucire a tratti un giro di volta a denti stretti
serrate le filande.
E l'ugola scende al singhiozzo
del respiro rotto
è l'effetto casistico di una sibilla:
"Più che un rito una necessità".
Da un interno coscia
viscere uscire
per una borsa-utero-promemoria
di un tempo di suture
raccogliendo giorni.
Barbara Matilde Aloisio
Padre
nostro che sei nei cieli
e che riveli
al mondo, come il vento
nelle siepi, il sangue
biondo
di tutta la natura –quando
dura
dietro ponti spalancati
il giorno e si fa fondo
il tempo- sia santificato
il tuo nome, il campo
spoglio
che coi suoi silenzi doma
l’inverno, le acque
che la corrente sfoglia
come pagine di un
quaderno
aperto sbadatamente da
due angeli.
Il bianco si intrappola
alla penna
lasciando qualche segno
sulla carta;
il tempo si rimbocca
come una coperta lungo il
fianco
di una donna, ma il tuo
regno
non ritorna in questa
bruna terra.
Il rintocco delle tre che
il vento afferra
e scuote, tutti i “se”
che a labbra mute
s’impigliarono
ritorneranno a Te, come
alla bocca
vuota il grido che non fu
gettato.
Questo noi chiediamo: le
tue mani
dischiuse come nido,
nella notte
e nel petto
un cuore nudo
aperto come il pane
quotidiano.
Roberto Lombardo
Giorgio Longo
PRESS RELEASE
Artist: CATERINA
DAVINIO (20th Oscar Signorini Prize)
Solo Exhibition:
Serial Phenomenologies.
Digital video, computer
printings, net.art.
No-Stop
PERFORMANCE, VIDEO, AND POETRY EVENT with international artists
for Davinio's net-project GATES,
since 5:30 PM, until 9:30 PM, poetry readings, international video, and
performance.
Opening:
December 18 2003 5:30 PM
Prize-Giving: December 18 2003 7:00 PM
Where: Studio D'Ars Via Sant'Agnese 12/8 - Milan.
Exhibition since December 18 2003, until January 12 2004 (closed December
25-26-31, January 1).
20th Oscar Signorini Prize 2003 to Caterina Davinio, for her work as an artist
and critic in electronic art and writings.
The exhibition "Serial Phenomenologies", at D'Ars Studio in Milan,
presents 14 computer printings of some recent digital images, signed by the
artist, a selection of video works and computer art, and her collaborative art
project in network GATES, which involves Italian and international artists.
The exhibition focuses on possibility of serial production of identical copies
of the electronic image, conjugated with the unique dimension of poetry. Every
image is a small poem, which, by utilizing minimal elements, finds the moment
of game, wander of poetry, together with the visual materiality of the pixel,
which leaves a trace in video and in computer printings of the artist.
During the opening has been created a
performance/poetry event related to the net-art project GATES.
In course since July 4 2003, GATES, planetary collaborative event in network,
continues the experience of similar well known net-projects by Caterina Davinio
(Paint From Nature, Global Poetry, in 2002, and others), where the artist
experiments a collective performance decentralized in numerous spaces in the
world, coordinated trough the Internet; a new art form that uses as matter
electronic communication, art debate (without distinction between art and
critic), body and gesture in the virtual extensions which make possible to
explore hypothesis of ubiquity.
Gates has seen the collaboration of many artists from all over the world (see
the list in the official web site); international artists realized in their
countries installations in form of door, and under/around the doors have created
events and performances, in Belgium, Lebanon, Chile, Amazzonia, USA, Greece,
United Kingdom, Brazil, Germany, Spain, Venezuela, circulated in the network as
digital documents.
Gates as ways of transit, as dimension of open, passage in every direction, with
every symbolic, of computer science, telematic implication.
In polemic with net.art as interactive game on line, Caterina Davinio, one of
the pioneers of Italian digital poetry (since 1990), has gradually made her
net.art works less virtual, increasing the dynamic relationship with the real.
The Italian node of GATES was at D'Ars Studio on 18 December 03, during the
opening of Serial Phenomenologies solo exhibition.
For GATES in Italy: poetry readings and performances since 6:00 PM until 9:PM.
Space given to well known poets from Milan, to emerging artists and poets.
Davinio's exhibition in Milan is organized and curated by Grazia Chiesa and
Silvia Venuti, D'Ars Journal, with a special report on the review D'Ars.
GATES is dedicated to Pierre Restany.
To know more about GATES in the world:
http://members.xoom.virgilio.it/davinio/GATES/gatesindex.htm
(For Internet Explorer 6)
Before
to submit, please check the rules in the web site, then send a detailed
project to: clprezi@tin.it
GATES International
Artists Presented in Italy:
Chris Straetling - USA /Belgium (Special Mention
Gates Part 1 Fe-LenGate)
Factor 44
Harry Heirmans
Lieve Lambrecht
Ria Pacquée
Mulugeta Tafesse
Djuna Michielsen
Marc Hioco
Marc Rossignol
Patrice Verhofstadt
Carlos Montalvo
Toni Geirlandt
Herman Delahaye
Guy Rombouts
Chris Gillis
Jörgen Voordeckers
Djos
Janssens
Eric Stenmans
Emilio Lopez-Menchero
Shay Zilberman
Leo Reynders
Andrew Webb
Daniel Weinberger
Guche Vercammen
Sven Bruyneel
Iréne Vervliet
Daisy & Mirabelle Wouters
Arjen Nelis
Anne Boxelaere
Marian Carroll, UK Somerset
Frank
Sierowski (Special Mention 2 GATES Part 1: People Sculpture)
Alex Collins
Jeff Cornish
Rachel Cornish
Ian Popperwell
Tim Jones
Joung
Artists:
Jade
Cornish (9)
Tamsin
Cornish (9)
Maddie Shaplan (15)
Lucia
Leao - Brazil Sao Paulo
SENAC
Siglinde Kallnbach - Germany Cologne
Ruediger Axel Westphal - Germany
Dorothea Fleiss - Romania / Germany
Angela Keim
Miklos Klotz
Serba Rosca
Neka Nemere
Dilmana Jordanova
Adrian Ilfoveanu
Research Center For The Definition Of Happyness c/o ALLI POLI - Greece
Thessaloniki
3A
Danae Hondrou
Hector Mavridis
Dimosioipalliliko Retire (Thanasis Chondros, Alexandra Katsiani, Danis
Tragopoulos)
Chris
Straetling - Morocco
Harry Heirmans,
FACTOR44
Lena Kelekian -
Lebanon Beirut
Hilda Kelekian
Hagop Sulahian
Marcela Rosen
Murúa Chile - Las Encinas (Santiago)
Isabel Aranda “Yto”
Ricardo Enrique Castro
Francisco Romero
Kataix (Adolfo Araus)
Carlos Mettal
- Porto Velho city - Rondônia - Amazzonia
Joesér
Alvarez
Nilson
Santos
Alessandro Amorim da
Silva
Joesér Alvarez
Andrea dos Santos Melo
Rubens Vaz Cavalcante
(Binho)
Elcias Villella
Lídio Sohn
Carlos Mettal
Carlos Moreira
Nilson Santos
Nilza Meneses
Pillar de Zayas Bernanos
Silvia Feliciano
Odie
Rynell Cash - USA Detroit
Regina Vater - USA Austin TX / Brazil
Ken Friedman - Sweden / USA Denver
Thomas Bell - USA (OH)
Maja Jantar - Belgium Ghent
Krikri Group
Maurice Pozor - France
Julien Blaine - France / Saint Joseph - Ile de la Reunion
Bartolome Ferrando - SPAIN Valencia (Special
Mention to B. Ferrando's and his group for GATES Part 2)
ASOCIACION DE PERFORMERS -
VALENCIA, SPAIN
Jose Gonzales
Fuencisla Frances
Rafael Santibanez
Lucia Peirò
Jose Terrago
Carlos Martinez
Diego Dorado
Inaki Lopez
Begona Tena
Jose Manuel Garcia
Fuer alle Falle
Stratos Ntontsis
Eduardo Melia
Gokin
Vasiliki
Ramon
Ferhat Ozgur -
Turkey Ankara
Pedro
Lopez Casuso - Santa Cruz de Aragua Venezuela
Jhonatan
Anna Hatziyannaki - Greece Athens (Special Mention
2 Anna Hatziyannaki and Athens Group for Gates Part 2)
MICHALIS MITRAS
DEMOSTHENES DAWETAS (poetry, painting)
ANGELIKI PAPATHANASIOU (dance)
JIMMYS EFTHYMIOU
DIDI - KATERINA.GR
COSTIS
CHOREFTES dance company and a MAKIS FAROS' video work
SIA KYRIAKAKOS - MARIA ANASAZI
ANGELOS SKOURTIS
MARIA PAPADIMITRIOU
Music in video: LEONARDO SERGUN
Other
contributions (on line, mail art, video, projects)
Sylvie Phrasad - UK London
Kos Group
Helena Blakemore
Alex Alderton
Lauren Avery
Roger Charles
Dominic Davies
Lisa Donegan
Mandy Estridge
Daniel Gresham
Victoria Hardwicke
Lara Holmes
Kate Kelleger
Anh-Hong Nguyen
Monica Paul
Matt Travers
Brenda Tsiggirtis
Ken Friedman - Sweden
Thomas Bell - USA OH
Maurice Pozor - France
Keiiki Nakamura - Japan
Dorian Ribas Marinho - Brazil
Louise landes-Levi - USA NY
Ira Cohen
Lisa Hammer
Bluecheeese - Italia Roma
Charles
Dreyfus - France
Peter Cramer - USA NY
Clemente Padin - Uruguay
And others.
___________________________________
- Davino for Mr. Bowman
Fried/Frozen Events 03, 4', videoperformance, 2003 (Fried/Frozen events
2003 is a project by Alan Bowman)
- Movember 16, 5' (Fluxus 1962-2002,
Text and Project by Fluxus artist Charles
Dreyfus), videoperformance, 2002
- A
Story, 3',
videopoesia, 2003 (Text, Voice, Sound Performance: Julien Blaine, Music: Etienne Brunet)
- Short Season of Color, 2', video,
2003
- Portrait of the Artist As Time, 2:00,
computer video, 1999
- Myself and I, 2:00,
computer video, 2002.
"To write
around art, actually, means to come in contact with life"
Pierre Restany, in " D'Ars", December 2002.
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