AECLANUM


Testo e foto di Luigi Abanese     

 

In località Passo di Mirabella, frazione della città di Mirabella Eclano (AV), sono visitabili gli scavi dell'antica città di Aeclanum, uno dei principali centri della tribù sannita degli Irpini.
La zona è posta tra le valli dei fiumi Calore ed Ufita, ove è stata attestata la presenza dell'uomo sin dall'età preistorica, in quanto scavi archeologici effettuati negli anni '50 nella vicina località "Madonna delle Grazie" dal prof. G. O. Onorato, hanno evidenziato le strutture arcaiche di un villaggio con annessa necropoli.
Il popolo che dette poi origine agli Irpini giunse a contatto con i primitivi abitanti di stirpe osca insediati in quel territorio intorno al VI - V sec. a.C. e, superatone l'iniziale resistenza, si amalgamarono con quelle popolazioni unendo le tradizioni, gli usi ed i costumi.

In seguito al loro stanziamento in quella parte dell'Italia centro meridionale vennero fondate diverse città come Aeclanum, Abellinum (Atripalda), Maleventum (Benevento), Aquilonia (Lacedonia), Rotulea (da localizzare in Baronia), Aequum Tuticum (a pochi km da Ariano Irpino). Tutti questi centri, a seguito degli sconvolgimenti causati dalle Guerre Sannitiche, furono in seguito conquistati dai Romani e ricostruiti secondo i criteri e le esigenze dei nuovi conquistatori.

 
Aeclanum - Strada romana ed abitazioni.

Il punto di partenza degli Irpini era, forse, l'Appennino molisano: essi si spostarono alla ricerca di territori più fertili a seguito di una primavera sacra (ver sacrum) e sotto la guida di un animale sacro (totem) simboleggiante il lupo (hirpos in lingua osca, da cui derivò il termine di irpini).


La via Appia e la necropoli orientale.
 

L'archeologo Italo Sgobbo rinvenne, negli anni 30 del XX secolo, quattro monumenti epigrafici oschi: uno riportava il nome Mamers (nome osco del dio Marte), un altro rappresentava un'ara di tufo dedicata alla dea Mefite (oggi al Museo Nazionale di Napoli) e facente parte di un luogo sacro collocato fuori dalle mura cittadine e sulla Via Appia, un terzo indicante una non meglio identificata costruzione ordinata da Magio Falcio ed un quarto pertinente al culto del dio Fauno. La città di Aeclanum, in età romana, aveva la

forma di un corimbo ed un'estensione di 18 ettari, era difesa da una cinta muraria lunga 1820 mt. e costruita in opus reticulatum a prismi di travertino e di arenarie compatte. Le mura si ergevano per oltre 10 mt. ed erano interrotte da almeno tre porte delimitate ai lati da torri quadrate (turres), di oltre 5 mt. per lato, mentre ogni 20 mt. erano presenti torri più piccole (hemiturres), di 2,5 mt. per lato, che non superavano in altezza, come le più grandi, le cortine murali (perciò definite "turres aequae qum moiro", cioè "torri alte quanto il muro"). Lo spessore delle fortificazioni è compreso, nei vari punti, fra 2,12 - 2,40 mt.

Attraverso la porta occidentale entrava in Aeclanum la Via Appia, proveniente da Benevento, e ne usciva attraverso la porta orientale. Al tempo della Guerra Sociale (89 a. C.), Aeclanum era protetta soltanto da una cinta di legno, incendiata poi da Silla quando, resosi conto che gli eclanesi aspettavano aiuto dai Lucani, ordinò di accastare intorno alle mura fascine di sarmenti, bruciate dopo che trascorse il tempo concesso dal dittatore per arrendersi. Aeclanum infatti fu saccheggiata ed occupata

 
Strada romana con impronte di carri.

perché non si era arresa spontaneamente ai Romani ma anche per convincere le altre città irpine ancora insorte a deporre le armi.
Dopo la Guerra Sociale, circa nell'87 a.C., la città divenne municipio con diritto di voto ed iscritta alla tibù Cornelia. Più tardi, all'epoca dell'imperatore Adriano (all'incirca nel 120 d. C.), assunse lo stato di colonia con la denominazione di "Aelia Augusta Aeclanum".

 

Aeclanum - Le Terme.
 

Altre strade, oltre l'Appia, interessavano Aeclanum ed il suo territorio: la via Aeclanum - Aequum Tuticum che la collegava alle Puglie, la via Herculia che attraversava la parte orientale della giurisdizione eclanese e la via Aurelia Aeclanensis che procedeva in direzione di Ordona.
Al periodo romano, per lo più imperiale, risalgono la costruzione ed il rifacimento di opere pubbliche come le Terme, il Macellum, il Gimnasium, il Foro, l'Anfiteatro, il Teatro ed il "forum pecuarium" (mercato del bestiame da pascolo).

Molte delle strutture sono state individuate tramite le iscrizioni lapidee superstiti, oppure ne sono state individuate le tracce o ne rimangono degli ampi avanzi che si prestano agli usi ipotizzati dagli archeologi. L'intero sito si offre alla vista dei numerosi appassionati che visitano il costituendo parco archeologico e che sono accolti da custodi gentili e disposti a fornire numerose informazioni sugli scavi e sui reperti affioranti. L'Anfiteatro, di cui si conosce l'esatta posizione, presentava

 
Aeclanum - L'area del macellum.

al tempo dello storico Raimondo Guarini la "pedatura"; lo stesso scrisse nelle sue "Ricerche sull'antica città di Eclano" (1814) che il luogo ove la struttura si trovava "chiamavasi ... Colisèo" in alcuni documenti risalenti "di più di due secoli" e che "da persone degne" raccolse la testimonianza di "varie cave destinate al ricovero di bestie feroci".
Il Macellum (mercato coperto), posto probabilmente nelle vicinanze del foro, presenta attualmente una piazzetta centrale rotonda ed una vasca che forse era adornata da un zampillo; la tholus macelli è costituita da alcuni pilastri in opus vittatum e la pavimentazione arricchita dal marmo. Le Terme sono il monumento di maggior rilevo degli scavi: la tecnica di costruzione è in opus mixtum e sono rintracciabili gli ambienti del tepidarium, del calidarium e del frigidarium.

 

Aeclanum - Domus di tipo pompeiano.
 

Nell'area delle Terme fu rinvenuta una pregiata statua marmorea raffigurante Niobide ed oggi collocata in una sala del Museo Irpino di Avellino, ove sono esposti numerosi reperti provenienti da Aeclanum. In un'altra occasione fu raccolta un frammento di statua di Arpocrate, datata al II secolo d.C. e che rappresenta il dio fanciullo con il corno dell'abbondanza.

Tra le abitazioni private ben visibile è una domus di tipo pompeiano, che in epoca tarda è stata convertita ad officina per la lavorazione del vetro. Di rilievo sono, inoltre, i resti di una Basilica paleocristiana con fonte battesimale (baptisterium) a forma di croce greca, con tre scalini sui quattro lati e rivestita in origine da marmo (un altro battistero simile a quello di Aeclanum è di pertinenza della città di Venosa). La Basilica era a tre navate e, fosre, con un portico sul davanti (nartece).

 
Il battistero della basilica paleocristiana.

Ad un livello inferiore rispetto all'edificio religioso fu scoperto un ambiente con quattro otrii giganti (dolii), adoperati per la conservazione delle derrate alimentari.
Sicuramente Aeclanum rappresentò una delle principali città del Sannio Irpino. Lo stesso Silla, dopo l'assedio di Pompei, si diresse direttamente contro la città,

incurante di altri centri urbani come Nola o Abellinum, che erano sul tragitto. Si presume che possa aver ricoperto il ruolo di capitale sannita all'epoca della Guerra Sociale e che la popolazione contò sui quattro-cinquemila abitanti quando assunse il ruolo di colonia ed il suo territorio superò l'estensione di 700 kmq.
Nel 369 d.C. un violento sisma colpì Aeclanum con conseguenze disastrose: in un'epigrafe Umbonio Mannachio, di rango senatorio, è definito "fabbricatore ex maxima parte etiam civitatis nostrae".

 
Aeclanum - Base per fistule di torchio.

Più tardi, nel 410 d.C., il passaggio di Alarico e dei Visigoti dalla Campania alla Puglia arrecò ingenti danni alla città. Fu coinvolta nelle guerre tra i Goti e i Bizantini nel VI secolo d.C., finchè l'arrivo dei Longobardi (570 d.C.) ed il transito dell'imperatore Costante II di Bisanzio, diretto all'assedio della longobarda Benevento, soffocarono sotto un velo di distruzione le ultime tracce del passato romano.

 

Veduta della zona delle terme.
 

Al di fuori del circuito cittadino di Aeclanum, si possono ammirare ancora i resti di un edificio pubblico (dall'ignota funzione) con mura in reticolato e laterizio nel sito della chiesa di Santa Maria di Pompei crollata dopo il sisma del 1980.
Da ammirare inoltre, parte di una necropoli orientale (III-IV secolo d.C.) con monumenti e recinti funerari, posta ai lati della via Appia e nelle vicinanze della odierna via Nazionale Passo.



PERSONAGGI DELLA STORIA ECLANESE


MINATO MAGIO - Discendente (forse pronipote) di Decio Magio, uomo illustre e potente della città di Capua che ebbe l'ardire di opporsi ad Annibale nel 216 a.C.
Come l'antenato, Minato nutrì simpatie filoromane durante la Guerra Sociale, tanto da costituire una legione di irpini schierata dalla parte dei Romani e che partecipò agli assedi di Ercolano, Pompei, Compsa e probabilmente della stessa Aeclanum nell'89 a.C. La sua intercessione permise di iscrivere la città alla tribù Cornelia, invece che alla tribù Galeria come le altre città irpine.
Nato all'incirca nel 140 a.C., Minato apparteneva ad una famiglia di latifondisti, usufruttuari di vaste porzioni di "ager publicus" e documentati ad Aeclanum a partire dal II secolo a.C.

GAIO VELLEIO PATERCOLO - Nato, forse, ad Aeclanum intorno al 20 a.C., fu comandante di cavalleria agli ordini di Tiberio, impegnato nella campagna militare in Germania nel 4 d.C.
Ricoprì la carica di Questore ed entrò nel Senato Romano. Per ordine di Augusto, trasferì l'esercito da Roma in Germania. Fu poi luogotenente di Tiberio in Pannonia. Giunse, dal punto di vista politico, alla ambita carica di Pretore. Un suo trisavolo era il citato Minato Magio. Dopo il 30 d.C. scarne sono le notizie su Velleio Patercolo: pubblicò una Historia Romana in due libri dedicata a Marco Vinicio, nobile campano e console nel 30 d.C.

MARCO POMPONIO BASSULO - Visse tra il 50 ed il 120 d.C. Ricoprì la carica di Duoviro Quinquennale nella città natia di Aeclanum. Poeta, si dilettò a tradurre commedie di Menandro e ne compose di nuove che recitava per una ristretta cerchia di amici ed ammiratori della città.

GIULIANO VESCOVO - Aeclanum fu sede di diocesi già a partire dal IV secolo d. C.: il primo vescovo accertato è Memore. Suo figlio, Giuliano, fu consacrato vescovo di Aeclanum, forse nel 416, da papa Innocenzo I. In quegli anni era diffuso il movimento del Pelagianesimo (dal nome del fondatore, Pelagio), che valorizzava le possibilità naturali dell'uomo e minimizzava le conseguenze del peccato originale. Papa Zosimo impose ai vescovi di firmare una Tractoria (lettera circolare), in cui si condannava Pelagio ed il suo discepolo Celestio. Diciotto vescovi, con a capo Giuliano d'Eclano, scelsero l'esilio, che portò, dopo il 418, a trasferirsi prima in Turchia (nelle vicinanze dell'odierna Adrana) e poi in Sicilia. In esilio, Giuliano ingaggiò un vero e proprio duello dialettico con Sant'Agostino, il quale scrisse il Contra Julianum e il cosiddetto Imperfectum Opus, incompiuto. Per il suo sostenere le idee plagiane, Giuliano non rientrò più ad Aeclanum e morì tra il 454 ed il 455.



BIBLIOGRAFIA


  • Antonio Salvatore - Aeclanum - Avellino, 1982.

  • Giampiero Galasso - L'Irpinia nell'antichità e nel Medioevo - dal trimestrale Irpinia, numeri dal 1986 e 1987.

  • Italo Sgobbo - Monumenti epigrafici oschi scoperti ad Aeclanum - estratto dagli Atti della R. Accademia dei Lincei. Notizie degli Scavi di antichità, Roma, 1931.

  • Italo Sgobbo - La fortificazione romana di Aeclanum. - estratto dagli "Atti del 2° Congresso Nazionale di Studi Romani" - Roma, 1931.

  • Luisa Martiniello - Aeclanum tra archeologia e storia - San Pietro di Monitoro Superiore (AV), 1996.

  • Raimondo Guarini - Ricerche sull'antica città di Eclano - Napoli, 1814.

  • Luigi Calmieri - Le terme romane di Aeclanum - tratto dal periodico Vicum, fasc. XXXII, Lioni (AV), 2000.

  • Giampiero Galasso - Aeclanum - tratto da "I Dauni - Irpini la mia gente la mia terra" - Napoli, 1990.

  • Antonio Salvatore - Minato Magio - tratto dal periodico Vicum, anno X, n° 3-4, sett.-dic. Lioni (AV),1992.

  • Antonio Salvatore - Velleio Patercolo un irpino-romano - tratto dal periodico Vicum, fasc. XXIII, mar.-giu., Lioni (AV), 1993.

  • Vincenzo Di Giovanni - Aeclanum romana: le evidenze archeologiche - in Storia Illustrata di Avellino e dell'Irpinia, 1996.

 

 

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Storia dei Sanniti e del Sannio - Davide Monaco - MOLISE Isernia 2001

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