I SANNITI - ECONOMIA MONETALE

 

Denario - 90 a.C.
Denario sannitico in argento del
Bellum Sociale con leggenda
ITALIA

 

Per comprendere se, quando e con quali forme e modi tra le popolazioni sannitiche si introdusse l'uso di un'economia monetale, cioè se, quando e come i rapporti di scambio furono regolati attraverso la moneta, occorre indagare in due campi: da una parte quello della produzione di moneta autonoma, dall'altra quello della circolazione ossia della presenza nel territorio sannitico di moneta locale e/o straniera (1).
Il termine iniziale del periodo cronologico preso in esame, cioè gli ultimi decenni del IV secolo a.C., corrisponde alla fase di avvio nelle popolazioni italiche dell'uso della moneta coniata, fenomeno che tra le genti indigene dell'Italia antica non si verificò contemporaneamente nei vari ambiti territoriali, ne con la stessa intensità, ma andò attuandosi a seconda delle dinamiche interne alla comunità e ai contatti intercorsi con l'esterno. Finanche Roma produsse le sue prime emissioni monetali in bronzo solo a partire da quegli anni che corrispondono al momento della sua espansione nel Mezzogiorno segnata dal secondo conflitto con i Sanniti. In precedenza, in maniera non dissimile da altre popolazioni italiche, i Romani avevano utilizzato come strumento dello scambio economico e misura del valore i capi di bestiame o il bronzo a peso.

Gli esiti delle guerre sannitiche e i rapporti intercorsi con Napoli e la Campania in occasione del secondo conflitto, costituirono un incisivo fattore di stimolo per una radicale trasformazione delle strutture economiche di Roma. La seconda guerra sannitica modificò anche il precedente assetto territoriale del Sannio. I contrasti presero spunto dalla fondazione nel 328 a.C. della colonia di Fregellae nella valle del fiume Liri, territorio laziale allora sotto il controllo sannitico, e si conclusero nel 304 quando fu stipulato un trattato tra i contendenti fortemente penalizzante per i Sanniti.
Per comprendere gli sviluppi della storia monetaria della regione occorre tenere ben presente l'assetto politico determinatosi nel territorio dopo i conflitti con Roma. I Sanniti avevano perso la valle del Liri, Teanum Sidicinum nella Campania settentrionale interna e Saticula (S. Agata dei Goti) in area caudina e, sul versante apulo, Luceria. Comunità diventate alleate di Roma come quelle dei Marsi, Peligni, Marrucini, Frentani e Larinum, che da allora acquisì la condizione di stato autonomo all'interno di quello dei Frentani, accerchiavano i Sanniti Pentri stringendoli in una insopportabile morsa. Inevitabilmente dopo pochi anni nel 294 a.C. scoppiò un nuovo conflitto a seguito del quale essi persero anche Venafro. I confini del loro stato a nord-ovest vennero quindi spostati al fiume Volturno, mentre a controllo del territorio a sud dell'Ofanto fu fondata la colonia di Venusia (291).

 
Zecca di Allifae
Didramma con testa di Athena
e toro antroprosopo con etnico osco
ALIPHA


Benevento
Testa di Apollo e cavallo al galoppo.
Scritta PROPOM e leggenda
BENEVENTOD.


Frentania
Leggenda FRENTREII in osco.

Dopo la guerra contro Pirro e Taranto, Roma completò l'opera di controllo del territorio fondando le colonie latine di Benevento (268) e di Aesernia (263). Se prendiamo in esame le monetazioni delle comunità campane e sannitiche sviluppatesi in tale contesto storico risulta evidente che i centri di emissione della moneta sono colonie latine o comunità alleate di Roma: è il caso di Benevento, di Aesernia, di Venafro e Telesia (a queste ultime due vengono attribuite con qualche incertezza rari esemplari in bronzo), di Cales, di Teano, di Suessa, dei Frentani e di Larino. In queste emissioni la tecnica e i tipi monetali utilizzati si ispirarono a quelli delle monete in bronzo napoletane, che come vedremo furono la valuta più attestata in circolazione nella zona nel secondo quarto del III secolo a.C.

ZECCA DI AESERNIA (III Secolo a.C.)

268 a.C. - Etnico Aiserninom
Testa di Apollo e toro antroprosopo incoronato da Nike. Tra le zampe la sigla IS

268 a.C. - Etnico Aisernio
Testa di Athena con elmo corinzio ed aquila
con serpente tra gli artigli.

268 a.C. - Iscrizione Volcanom e l'etnico Aisernino o Aisernio
Testa di Vulcano e Giove in biga al galoppo
incoronato da Nike in volo.
 

Allargando lo sguardo alla fascia alto-adriatica, anche le monetazioni di Rimini, di Atri, di Fermo, dei Vestini, e in ambito apulo di Lucera e di Venosa, che hanno invece caratteristiche formali tipiche dell'ambiente latino, furono emesse in connessione con la presenza di Roma nelle diverse aree e funzionali alle sue esigenze nei territori occupati. Emerge con chiarezza un dato: l'area geografica dell'Italia centro-meridionale, in cui è più scarsa la produzione monetale, è quella dei territori dei Sanniti Pentri, area corrispondente alla regione Samnium nella suddivisione dell'Italia di età augustea. Una possibile spiegazione va rintracciata nel tipo di relazioni intercorse tra i Sanniti Pentri e Roma. Infatti, nella prima fase della monetazione romana il volume della coniazione fu proporzionale all'entità delle spese militari e la paga dei soldati arruolati fu una delle cause principali dell'emissione di moneta. Alcune serie monetali delle colonie latine e dei centri alleati vennero coniate proprio per i contributi che essi erano tenuti a versare, in uomini e mezzi, per sostenere Roma nelle sue imprese militari: molto probabilmente, ad esempio, talune emissioni in bronzo di Neapolis e dei centri campani contrassegnate dalla sigla IS furono prodotte per contribuire al finanziamento della prima guerra punica. La scarsità di produzione monetale nel Sannio potrebbe corrispondere allora alla condizione di non alleanza con Roma.

I Sanniti Pentri non furono infatti aggiogati da Roma, e continuarono a rimanere organizzati in un'entità politica di tipo statale (in osco un touto). La comunità dei Pentri fu uno Stato con propria dignità politica: lo si deduce da una serie di indizi forniti sia dalla tradizione letteraria (non viene mai citata in occasione dei conflitti con Roma alcuna città autonoma, ma sempre l'etnico Samnites), sia da documenti epigrafici in lingua osca attestanti magistrature di tipo statale. Il nome di questo Stato in osco è "Safinim" e a documentarlo sono un'iscrizione di II secolo a.C. dal santuario di Pietrabbondante e una moneta coniata durante la guerra sociale, quando i Sanniti insieme alle altre popolazioni italiche si ribellarono contro Roma per acquisire a pieno titolo la cittadinanza romana. Su questa moneta ritorneremo in seguito a proposito delle emissioni del bellum sociale (91-87 a.C.) con cui si concluderà la nostra analisi perchè gli esiti del conflitto - in seguito al quale lo stato romano allargò le sue basi per comprendere tutte le genti italiche - trasformarono totalmente l' organizzazione politica e territoriale del Sannio omologando la regione a quelle del resto d'Italia.


La più antica attestazione del nome della comunità (in osco "Safinim" e in latino "Samnium") è data però da una moneta su cui appare in lingua greca e grafia osca (nella trascrizione riportata dal Sambon è retrograda e il sigma presenta tre tratti): "Saunitàn".
Si tratta dell'unica emissione monetale, oltre quelle cui accenneremo in seguito quando tratteremo delle emissioni durante il Bellum Sociale, attribuibile allo Stato sannitico e merita, pertanto, qualche parola di commento. La moneta presenta al dritto una testa femminile ricoperta da un velo cinto sulla fronte e ricadente in pieghe dalla nuca e al rovescio la cuspide di un giavellotto (in greco "saunìon") in corona di alloro.

 OBOLO D'ARGENTO

Testa femminile velata e leggenda in greco
SAUNITAN
sul retro cuspide di lancia (SAUNION)


Rappresentazione grafica dell'obolo d'argento.

L'iscrizione e il gioco erudito di utilizzare come immagine monetale un oggetto dal nome rapportabile a quello dell'autorità emittente sono di impronta greca; si è ritenuto, quindi, che la moneta fu coniata da Taranto per sancire rapporti di alleanza con i Sanniti (l'ipotesi avanzata alla fine del secolo scorso dal Garrucci è stata più recentemente ripresa dal Salmon e dal La Regina).
Ed infatti, sebbene la moneta vada considerata a tutti gli effetti un'emissione dello Stato sannitico come indica la legenda, in essa confluiscono più elementi che mostrano influenze greche e riportano ad ambiente tarantino: innanzi tutto queste rare monetine (ne sono noti soli tre esemplari) sono oboli di peso campano in argento come quelli coniati ad Allifae e a Phistelia, due centri al confine tra il Sannio e la Campania interna, la prima corrispondente all'odierna Piedimonte di Alife, l'altra non ancora identificata (la Plistica citata da Livio IX, 21, 6 e 22, 2-11 e da Diodoro XIX, 72,3 ?).

Ma gli oboli dei Sanniti soprattutto sono avvicinabili a quelli con la leggenda "Peripòlon Pitanatàn" (= moneta dei Pitanatae al controllo della frontiera).
I Perìpoloi sono un servizio di guardia ai confini, che veniva svolto come servizio militare dai giovani spartani e i Pitanatae sono una comunità di Sanniti filoelleni di origine spartana, di cui resta menzione in Strabone (V,4,12).

OBOLO D'ARGENTO
PERIPOLON PITANATAN


Testa femminile diademata ed Eracle
inginocchiato metre strozza il leone.


Rappresentazione grafica dell'obolo d'argento.
 

Su questi oboli è riprodotta una raffigurazione tipicamente tarantina: Eracle in lotta contro il leone nemeo, immagine ripresa da più monetazioni di centri indigeni di area apula e anche da Neapolis negli anni precedenti il "foedus aequum" con Roma (326 a.C.) quando in talune componenti cittadine prevalse un atteggiamento filo-tarantino.
Recenti contributi storici hanno evidenziato il ruolo di Taranto nella diffusione della tradizione mirata ad attribuire un'origine spartana alle popolazioni anelleniche dell'Italia meridionale; ben documentati appaiono anche i rapporti di amicizia intercorsi tra le popolazioni sannitiche e Taranto dalla prima metà del IV secolo a.C., nell'età di Archita, fino alla seconda guerra sannitica quando furono cementati dai comuni interessi anti-romani.

Le emissioni di oboli in argento delle comunità campano-sannitiche si collocano in tale contesto storico; assai abbondante fu la produzione delle serie di Allifae e di Phistelia destinata a circolare soprattutto nelle aree al confine tra la Campania e il Sannio irpino, meno cospicua quella dei Pitanatae (esemplari ne sono stati rinvenuti in Campania interna e in Apulia settentrionale), rara quella con l'iscrizione Saunitàn nota da soli tre esemplari dei quali si ignora la provenienza. Non è facile intuire la funzione di queste frazioni che costituirono negli ultimi decenni del IV secolo a.C. - a quanto pare - un nominale caratteristico delle popolazioni italiche dell'Apulia interna, del Sannio e della Campania interna. Esse non ebbero una lunga durata e questo dato, comunque, lascia intuire che le motivazioni della loro emissione poco ebbero a che fare con durature pratiche di tipo commerciale: sembrano piuttosto il riflesso dell'alleanza antiromana tra Sanniti, Taranto e Napoli prima del "foedus aequum" tra Napoli e Roma.

 

Monete - Seconda parte

 

NOTE

(1) Questo saggio di numismatica sannita è tratto da:
R. CANTILENA - L'economia monetale nel Sannio pentro tra il IV ed il I secolo a.C. - Relazione contenuta in "Romanus an Italicus" a cura di G. De Benedittis - 1996

 

 

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Storia dei Sanniti e del Sannio - Le Monete - Davide Monaco - Isernia 2001

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