Le ricostruzioni architettoniche effettuate con l'ausilio del computer
offrono possibilità inaspettate nel campo dell'archeologia. La realtà
virtuale sembra fondere in un "unicum" il lavoro dell'architetto e
quello dell'archeologo.
Le ricostruzioni virtuali del sito archeologico di San Vincenzo al
Volturno sono state realizzate con il lavoro "in simbiosi" tra gli
architetti Davide Monaco e Franco Valente ed i Direttori degli Scavi,
gli archeologi Richard Hodges e Federico Marazzi.
Anche se l'area di scavo è molto estesa (dai sondaggi effettuati
raggiunge i 20 ettari) si è preferito concentrare il lavoro su due zone
ben definite: la prima riguarda l'area del primo edificio ecclesiale
costruito dai monaci, la chiesa di Santa Maria in Insula la cui cripta,
con affreschi di particolare bellezza e significato, è giunta quasi
intatta fino ai giorni nostri. In quest'area sono stati riportati alla
luce i ruderi della chiesa di San Vincenzo Minore, il Cortile degli
Ospiti, il Grande Refettorio e la Sala dei Profeti.
La seconda area riguarda l'edificio monastico più grande dell'intero
complesso abbaziale, la basilica di San Vincenzo Maggiore. Intorno ad
essa sono stati portati alla luce altri ruderi che riguardano una
piccola chiesa adiecente alla grande basilica, Santa Restituta, le Torri
Campanarie, le Officine degli Artigiani e la grande porta incendiata dai
Saraceni il 10 Ottobre 881.
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