Domos de sidiu (Studioventi-Tangram, 1997), il lavoro discografico che ha realizzato a Roma, è interamente cantato in lingua sarda, e della Sardegna racconta.

Terra di chiaroscuri fortissimi, tesa a difendere tenacemente la propria identità e, nello stesso tempo, pronta a perdersi dietro miraggi di ricchezza a buon mercato, la Sardegna vive nelle canzoni di Gianni Mastinu come in un appassionato saggio di cronaca.

Attenzione, però, qui non c'è nessuna cartolina illustrata: i ritratti, le dichiarazioni d'amore, i lamenti o le invettive sono il frutto di uno sguardo attento, senza finzioni e lontano da ogni banalità.

Anche negli arrangiamenti non si è voluto cedere al luogo comune che vuole che per parlare 'veramente' della Sardegna non si possa fare a meno di evocare il suo straordinario ma ingombrante patrimonio folklorico: la costruzione sonora che Antongiulio Priolo e Alessandro Russo hanno realizzato intorno alle canzoni di Gianni vuole sottolinearne ogni risvolto espressivo, senza preoccuparsi se a questo scopo siano più funzionali il violoncello o la chitarra elettrica piuttosto che le launeddas...

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