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Racconti gialli

                                LA VENDETTA DI PATRIZIA HARDY
Patrizia aveva aperto la porta e si era trovata di fronte Elisabeth la sua rivale, la segretaria di suo marito, che appariva tremante e sconvolta. Elisabeth era arrivata fino alla bella casa di Patrizia trascinandosi a stento nella neve e ora le tendeva la mano elemosinando.
“Vi prego Patrizia abbiate pietà, l’azienda dove lavorava vostro marito ha subito una crisi di mercato e ha dovuto licenziarlo, subito dopo sono stata costretta ad andarmene anch’io, vostro marito non può darmi più alcun aiuto e io non riesco a trovarmi un altro lavoro. Ma voi sapete bene tutto questo. Ho freddo e sono affamata, lasciatemi entrare vi prego. So che vi occupate di libri rari, forse vi occorre una segretaria, mi darete solo l’indispensabile per sopravvivere. Siete ormai l’unica persona alla quale mi posso rivolgere per chiedere aiuto.“
Le labbra di Patrizia si distendevano e si increspavano per esprimere sarcasmo, soddisfazione, sottile piacere, ironia.
“Oh, certo Elisabeth, dopotutto sono come una di famiglia, non è vero? Ma certo che ho un lavoro per te, purtroppo però non mi serve una segretaria ma una cameriera, ti interessa ugualmente cara?”
Elisabeth ricaccia in gola gli insulti per quella donna frigida e odiosa, il freddo la pungeva troppo.
“Cameriera Patrizia? D’accordo se per ora non c’è altro. Mr. Hardy è in casa? Non vorresti darmi qualcosa da mangiare.
Patrizia guida Elisabeth all’interno della casa.
“Vorresti pulire per prima cosa i bagni, cara? Mangerai dopo. No, quell’idiota non è in casa, è fuori tutto il giorno a cercarsi un lavoro che non riesce a trovare.”
“Pulire i bagni, Patrizia?”
Patrizia vuole stravincere adesso. Cosa può fare un coniglio infreddolito che cerca rifugio nella casa del serpente? Non certo mettersi a discutere.
“Si cara. Sarò fuori tutta la mattina, al mio ritorno sono certa che troverò i bagni splendenti, altrimenti sarò costretta ad abbassarti le mutandine e a farti sentire il battipanni sul sedere. Siamo d’accordo Elisabeth?”
Elisabeth ricaccia indietro le lacrime di rabbia, è troppo affamata.
“Pulirò tutto per bene, Patrizia, sono certa che sarai soddisfatta del mio lavoro.”
Il suono del campanello alla sua porta riscuote Patrizia dal suo sogno di vendetta a occhi aperti, ma chi ha suonato non è inatteso. Patrizia si alza dalla sua comoda poltrona per andare ad aprire.

Le due rivali
Le due donne sono una di fronte all’altra sui gradini della porta. Leonessa e gazzella.
“Sei Elisabeth, non è vero?” chiede la leonessa.
“Si, come hai fatto a indovinare?”
“Ti ho riconosciuta dalla foto, “ risponde Patrizia.
“La foto?” Il tono della donna è sospettoso. “Quale foto?”
“La foto di gruppo presa nell’ufficio di mio marito. Quella con i dirigenti di massimo livello e loro – assistenti.”
Elisabeth nota la leggera esitazione, ma fa finta di niente.
“Mi spiace, ma mio marito non è in casa al momento. “ Dice Patrizia con modi educati.”Dovevate incontrarvi qui? Non me lo ha detto. Non mi sorprende, non mi dice mai niente.”
“Non ha importanza…”Elisabeth cerca di avviare un discorso, ma è così difficile parlare in modo amichevole con la moglie dell’uomo di cui è innamorata.”Non ero sicura di trovarlo qui e se…”
“Se fosse disponibile?” Patrizia sorride. “Mi spiace che non lo sia, ma non importa. Abbiamo l’occasione di fare una piccola conversazione. Di conoscerci. Voglio dire, sei stata la segretaria di George da almeno un anno, ma non ci siamo mai parlate davvero faccia a faccia. A parte qualche messaggio al telefono, con il quale mi informavi che mio marito avrebbe fatto tardi in ufficio; una crisi inattesa o qualche altro affare importante.”
L’enfasi sulla parola ‘affare’ spinge Elisabeth a chiedersi quanto la moglie di George sapesse della loro relazione.”
“Non sarebbe meglio se tornassi indietro ad aspettare che tuo marito si metta in contatto con me?” suggerisce Elisabeth.
Patrizia sorride ma non risponde.
“Voglio dire, non voglio darti alcun disturbo Patrizia, o devo dire Ms Hardy?”
“Sciocchezze, cara,” dice Patrizia Hardy.” Nessun disturbo, davvero.”
Con fascino untuoso del politico esperto, Patrizia prende per il braccio l’altra donna e la guida con educazione nella sua casa, nella sua rete.
“Patrizia ,” la corregge poi la padrona di casa. “Chiamami pure Patrizia, e io ti chiamerò Elisabeth. Dopo tutto mi sembra già di conoscerti, e noi abbiamo molto in comune: mio marito per esempio. Mi parla sempre di te, sai. Di come sei piena di risorse, di come sei sempre disposta a collaborare. Di come sei sempre disposta a rimanere fino a tardi in ufficio per finire tutto il lavoro. Sempre di più e oltre il dovere, si potrebbe dire.” E si mette a ridere mentre invita la sua ospite a sedersi su una elegante poltrona e versa da una brocca di vetro decorato due bicchieri di vino rosso.
Era la prima volta che Elisabeth entrava nella casa di George, di solito si incontravano in un piccolo appartamento nella città antica.
“Che bella casa hai, Patrizia,” dice Elisabeth osservando tutto in giro la stanza decorata con lusso evidente.
Elisabeth si trova a disagio seduta sull’orlo della poltrona, il suo sguardo passa dalla padrona di casa a tutto quello che si trova sparso per la stanza: una statuetta d’avorio che rappresenta un uomo e una donna uniti in modo passionale, un quadretto dove gli avvoltoi si contendono i resti di un corpo, una lunga figura di legno con la punta di metallo arrugginita da cui scendono fili che sembrano capelli umani, infine la maschera sepolcrale del volto di un uomo che esprime un grido di terrore fissato per sempre. Elisabeth tenta di conciliare queste cose orribili con l’uomo gentile e dolce che ama. Le sembra impossibile credere che George abbia scelto questi oggetti grotteschi per decorare la sua casa.
“E’ un mio hobby,” dice Patrizia, notando la spaventata curiosità della sua ospite. “Sono affascinata dall’antropologia, lo studio dell’uomo come un animale, lo studio degli istinti basici dell’uomo primitivo, l’origine del bene e del male.”
Patrizia apre le mani perfettamente curate come per riunire insieme tutti quegli oggetti inusuali sparsi per la stanza.
“Ognuno di questi oggetti costituisce un atto di una tragedia,” continua Patrizia. ”Infatti ognuno di essi è come l’anello di una catena unica..”


Patrizia ora ha preso in mano la statuetta d’avorio che rappresenta i due sottili corpi uniti in un abbraccio feroce e li accarezza sensualmente con un dito.
“Pare di sentire il piacere che unisce i due corpi bagnati dal sudore. I due amanti cerca di darsi di prendere piacere l’un l’altro con tutte le loro forze. E’ come vedere i loro corpi muoversi e toccarsi.” Patrizia porge la statuetta a Elisabeth. “Tienila, sentila, godila.”
Patrizia rimane in attesa che l’ospite spaventata accetti la statuetta. Ma l’altra si limita a fissarla e si rifiuta di toccarla. A malincuore Patrizia la rimette a posto e solleva con delicatezza la figura di legno dal suo gancio nel muro.
“Adesso sono sicura che troverai molto affascinante questa piccola cosa. Viene da una tribù dell’Africa Centrale, nei cui costumi si trovavano combinate un forte convincimento della monogamia e un metodo primitivo di punizione.”
Patrizia fa una pausa e prende un altro sorso di vino.
“Essi pensavano che un uomo e una donna devono restare uniti per tutta la vita. Se uno di loro commetteva quello che noi chiamiamo adulterio, allora veniva privato della vita assieme al suo partner colpevole. Una soluzione molto semplice per un problema antico come l’uomo, non trovi?”
Elisabeth cercava di non rimanere coinvolta in questo sgradevole soggetto di conversazione e la sua paura era espressa dal suo tono di voce.
“Pensavo che Mr Hardy sarebbe di sicuro venuto in ufficio stamattina presto, anche se è sabato. Avevamo un lavoro importante. E’ forse ammalato? E’ successo qualcosa? Non mi ha chiamato, è alquanto insolito.
“E tu ti sei preoccupata al punto di venire qui direttamente a casa sua? Davvero ammirevole. Una tale devozione al tuo capo ti fa davvero onore.”
“Mi aveva raccomandato di non mancare, avevamo un lavoro importante da finire, la fusione della Wax e Harlot. “
“Ah, una fusione. Interessante.”
Patrizia ora si china a dare qualche colpetto di simpatia sulla mano della sua ospite, ma nello stesso tempo la figura di legno che tiene nell’altra mano si ferma a qualche centimetro appena dagli occhi di Elisabeth, vicino abbastanza da permettere alla donna di scoprire una macchia scura sulla punta di metallo.”
Patrizia si accorge dello sguardo ansioso negli occhi dell’ospite e spiega con calma, “E’ sangue. Almeno così mi dicono. Si pensa che sia il sangue di qualche sfortunata vittima presa nell’atto dell’adulterio. Almeno questo è quello che dissero a Robert quando comprò questa cosa da uno strano tipo di donna durante un suo viaggio in Africa anni fa. Probabilmente si tratta solo di invenzioni ma tu sai quanto Robert possa essere credulone. Crede a ogni cosa gli dica una donna, quando si trova nello stato d’animo giusto.
Non appena Patrizia risolleva la testa, un piccolo rivolo di liquido rosso le scivola da un angolo della bocca giù per il mento, prima di fermarsi sulla sua camicetta bianca dove si allarga fino a formare come una ferita sul petto.
Elisabeth guarda come ipnotizzata il cerchio di vino rosso si allarga, le sembra come la macchia scura attorno alla punta di quella disgustosa figura in legno, una immagine orribile che la scuote con un fremito di terrore.
“Ti piace questo vino? Alcuni lo trovano troppo pesante, quasi una melassa. Ma io preferisco chiamarlo a corpo pieno. Un vino a corpo pieno con odore penetrante e sapore dolciastro.”
Mentre Patrizia ride graziosamente, Elisabeth nota che i suoi splendidi denti sono come coperti da un velo trasparente color porpora.
“L’unico problema di questo vino è che sembra macchiare tutto quello che tocca. Come quella roba che in questa tribù africana usavano per decorare i loro corpi. Credevano che se si fossero dipinti con una mistura di argilla e sangue dei loro nemici, si sarebbero liberati per sempre dagli spiriti maligni delle loro vittime. Di conseguenza una coppia sorpresa in adulterio veniva condannata a morte e uccisa col coltello rituale, quindi alla moglie o al marito tradito si copriva il corpo con il sangue delle vittime che avevano recato offesa.”
Il racconto sgradevole provoca a Elisabeth un tremito sgradevole. Il movimento involontario le fa cadere del vino sul vestito e il liquido rossastro si spande lentamente sulle fibre, come una lava scura che si apra la strada verso il corpo di Elisabeth.
“Vuoi dire che li uccidevano davvero solo per aver fatto l’amore?”
“Per aver fatto l’amore con la persona sbagliata.” La corregge Patrizia.
“Ma è spaventoso, come i cannibali.”
“Non direi che fossero cannibali,” la riprende Patrizia .“Non erano loro a divorare le vittime, lasciavano i loro corpi ai becchi degli avvoltoi.”
Lo sguardo di Elisabeth va istintivamente alla ricerca del macabro dipinto raffigurante avvoltoi che si disputano i resti di un corpo.
“Non stai parlando sul serio?” Chiede Elisabeth nervosamente.”Non è che una storia, un mito, non è vero?”
“Si, questo è quello che credevo anch’io,” conviene Patrizia,” fino a quando non mi sono trovata in mano questa maschera che si suppone di un uomo ucciso ritualmente per adulterio. A quanto pare gli anziani della tribù facevano una maschera dalle teste dei due adulteri dopo aver bevuto il loro sangue.”
Patrizia ora prende in mano l’ultimo oggetto, l’orribile maschera con i piccoli occhi scuri e la sottile pelle di pecora ingiallita sulla testa resa più piccola da un lavoro esperto. La offre alla sua ospite.
Il grido che viene dall’altra donna è un insieme di terrore e di nausea, come un automa lascia andare il bicchiere e il vino le si sparge sul petto, lo stomaco, i fianchi, come un fiume ghiacciato. Comincia a sentire spasmi acuti e incontrollabili allo stomaco, si alza di scatto e corre fuori per una lunga, lunga strada verso la sua auto mentre gli spasmi si fanno più dolorosi.

Ma George è nello studio di sopra
“Vieni pure fuori, George, se ne è andata. Ho visto la porta dello studio socchiusa, avrai sentito tutto.”
George esce dallo studio, divertito è irritato al tempo stesso, mostra a Patrizia un sorriso di rimprovero ma anche di complicità.
“Non avresti dovuto spaventarla così tanto, Patrizia, non era nei patti. Eravamo d’accordo che avrei passato il lungo week-end con te, senza avvertirla del cambiamento di programma, in cambio tu avresti tollerato la nostra relazione. Non era previsto che ti mettessi a terrorizzarla.”
“Una piccola vendetta puoi anche perdonarmela, George, date le circostanze. Ma per farmi perdonare del tutto adesso torno di sopra e mi metto sul letto col sedere per aria, potrai darmi una bella sculacciata per cominciare, e poi avremo ancora quasi due giorni per noi per tutto il resto, è solo sabato mattina.”
Patrizia si avvia per la scala a chiocciola in legno che porta alla camera da letto, ma a metà sei gradini si ferma e solleva la gonna con un sorriso superbo e malizioso.
“Come vedi, George ho messo le mutandine di pizzo verde, sono ancora le tue preferite o hai cambiato gusto? Per quanto riguarda la nostra piccola Elisabeth potrai tornare da lei lunedì.”
George non risponde non riesce a distogliere lo sguardo da quelle due lunghe gambe sulle quali è maturo da cogliere un frutto che gli appare dolce e pieno.
“Sembra che avremo un week-end interessante grazie al nostro accordo, George, forse dovremmo farne più spesso di questi accordi.”
Patrizia procede di qualche gradino, poi si ferma come se volesse fare ancora una rivelazione.
“Oh senti, George, se Elisabeth non fosse scappata di corsa avrei potuto aggiungere qualcosa che avrebbe servito a renderla meno spaventata, per quanto riguarda quella tribù africana. Sembra che i saggi della tribù che sovrintendono al sacrificio degli adulteri abbiamo un segreto. La notte prima del sacrificio la coppia colpevole viene messa insieme in una capanna. Se i due si maledicono e si insultano a vicenda sono condannati, ma se invece si giurano fino all’ultimo amore vengono lasciati liberi di fuggire, a patto di non tornare. Al mattino i saggi diranno alla tribù che gli adulteri sono stati presi e portati via dallo spirito del male. Ecco potresti raccontarlo a Elisabeth lunedì. Ora che ci penso non ha avuto neppure una parola di rimprovero nei tuoi confronti. Era davvero preoccupata per te, povera piccola, fino ad avventurarsi fin qui, indifesa, oltre le linee nemiche. Sai come sono fatte queste piccole segretarie in adorazione.”_