Racconti e Favole                                                                                                                                                                                

 

    RACCONTI BREVI

 

Alice Timberland   

Non ero attenta

Delitti e castighi

Qualcuno vuole un carpentiere ?

Maledetta primavera

Buchi

Giallo itterizia con Yoghicidio

Aspide

Lo rosolerò lunedì

Le donne e il ragno

Non vuol dire

16+


giovedì, 14 settembre 2006 

                                                                           Mentre non ero attenta

Mentre non ci badavo, i Nuovi Vicini hanno colpito ancora! Non solo nel loro prato è germogliata una statua a grandezza quasi naturale di un asinello color bronzo in stile disneyano, provvisto di due gerle in ognuna delle quali prospera un vasetto di viole del pensiero... hanno anche piazzato su due pilastrini del loro muretto di cinta giallo altrettanti leoni veneziani rampanti con tanto di scudo e stemma...

E la prossima volta?


                                                             Delitti e castighi   

A novembre ci scade il CPI, e bisogna chiederne per tempo il rinnovo. Il perito che deve occuparsi della cosa mi ha detto di cominciare col fotocopiare tutti i cartellini degli estintori. Benone, dico io, e dov'è il problema? Così stamattina mi ci metto. Vado al primo estintore e faccio per prendere il cartellino. Il cartellino, però, non viene via: è  assicurato all'estintore con uno di quei laccetti di plastica che si possono chiudere ma non aprire. Voi cosa avreste fatto? Io ho preso un paio di forbici, ho tagliato il laccetto, ho portato il cartellino in ufficio, l'ho fotocopiato su entrambi i lati e poi l'ho riattaccato all'estintore con un laccetto diverso. E poi sono passata al secondo estintore ma, mentre mi accingevo a tagliare il laccetto, arriva il Gianconiglio.

- Ma cosa fai, sei matta? -mi dice- Guarda che non si può: sono sigilli, non devono essere aperti!

- Ma devo fotocopiare i cartellini! -ho protestato- Come faccio? Vuoi che mi porti in ufficio l'estintore intero? -

A questo punto, il Gianconiglio ha avuto un ghigno luciferino.

- Sì, ma non tu. Prendi il Ghiro, che è in castigo, e fallo fare a lui, così se li sciroppa tutti. - 

Allora ho convocato il Ghiro e gli ho detto che avevo bisogno di lui per cinque minuti. Gli ho fatto staccare l'estintore, siamo andati in ufficio e, mentre lui teneva l'arnese sospeso sopra la fotocopiatrice, io ho fotocopiato il cartellino.

- Adesso rimettilo a posto, poi portamene un altro.

- Ma quanti ne devi fotocopiare?

- Tutti.

- Tutti?

- Tutti.

- Ma... hai un'idea della vastità? -

Un'idea ce l'avevo: gli estintori sono quindici, sparsi per tutti i magazzini. Gli ho detto che non facesse storie e l'ho spedito a procedere.

La prima volta è arrivato portandone uno, la seconda ne aveva due. La terza tre, ma si è lamentato che cominciavano ad essere pesanti. Dopodiché è comparso con quattro estintori in una carriola. Gli ultimi due li ha portati a mano, e per tutto il tempo ha borbottato che i pompieri sono balenghi, il perito anche, ma la peggio di tutti sono io che do loro corda.

Cosa avesse combinato non lo so di preciso, ma sono sicura che , mentre teneva quindici grossi estintori in successione sospesi a un cm dal piano della fotocopiatrice, si è sentito castigato a dovere. Come la volta in cui, per punizione, è stato spedito a portare a casa mia delle pigne di marmo alle cinque e trentacinque del venerdì...

Se fosse saggio, il Ghiro la pianterebbe di compiere delitti. Ormai dovrebbe saperlo che qui abbiamo una fantasia perversa per i castighi.

 alice


 

                  Qualcuno vuole un carpentiere?

il Gianconiglio è entrato in ufficio emettendo fumo dalle orecchie.

- Sei brava con Internet, Lì? -mi ha chiesto.

- Non particolarmente, ma...

- Sei capace di comprare e vendere?

- Vendere, non ho mai venduto niente. Però ho comprato libri, dischi e biglietti dell'opera...

- E sei capace di vendermi il Carpentiere su Internet? No, perché se non lo vendi via, un giorno o l'altro lo strozzo! Almeno, così, ci guadagnamo qualcosa! -

Secondo voi, su EBay me lo prendono un Carpentiere piccoletto e magro e dispettoso, con gli occhi azzurri e la patente D?

 


giovedì, 01 giugno 2006

                                                    Maledetta primavera

Vi ricordate i nuovi vicini, quelli con la fontanona e la collinetta di roccia?

Ecco, io passavo di lì quattro volte al giorno e mi domandavo perché mai avessero lasciato due buchi nella collinetta di roccia, appunto.

Ebbene, stamattina ho avuto la mia risposta: sulla collinetta (alta un metro e lunga due, non immaginatevi l'Himalaya!), in mezzo alle piante grasse, sono germogliati: a) un lampioncino simil-cinese; b) una finta anfora antica.

Sono ancora sotto choc.

 


Non tutti i solai riescono col buchi. E per color che non sono architetti, i solai son tetti  e dunque non stanno sotto ai tacchi.

martedì, 23 maggio 2006

                                                              Buchi

E' tutto il giorno che strologo su un dannatissimo progetto del mio prof. di Tecnica delle medie... buchi nel soffitto, travi messe di storto... una cosa che più marziana e balenga non si potrebbe immaginare.

- Ma prof, qui non starà mai su...

- Oh, pensaci tu che sai fare i calcoli, metti quello che vuoi.

- Ma prof, crede che staranno davvero bene le travi e i travetti ad angolo irregolare?

- Ah, fai un po' quello che credi, dopo tutto sei tu quella che fa i tetti...

- Ma prof, questo corridoio (largo un metro) dove porta?

- Oh, da nessuna parte, ma non sapevo cos'altro metterci, e così...

- Ma prof, questi buchi ci vogliono davvero? A me sembrano pericolosi, così davanti alla porta della stanza...

- Oh, non so... dici? Pensa tu a una soluzione.

- Chiuderli, magari?

- No, no, no! Pensavo un plexiglas, oppure una ringhierina... insomma, strologaci tu, ti pare? Io non le so, queste cose! -

Eh già.

 

Dieci minuti dopo: è passato di qui il cliente del prof. Tutti i miei bei calcoli non servono più a un bottone, perché il prof aveva tralasciato di rendermi edotta di una certa porta che non è più larga un metro e venti, ma ben tre. Ne segue che due travi portanti, portantissime, non possono più essere messe nell'unico posto in cui avrebbero un senso e quindi, a meno di tenerlo su con un paio di mongolfiere, questo solaio non può, materialmente non può stare su...

 

Sto cercando di convincere il cliente a rinunciare ai buchi nel soffitto, unica soluzione praticabile che vedo...

Chissà perché, però, ho una vaga sensazione di battaglia persa...

 

                                                      Baronessa Alice

ll prof, quello del post precedente. è dannoso sotto più di un aspetto.

Stamattina entra il Gianconiglio e mi dice che ha appena finito di parlare col prof. Sapevo che è candidato alle elezioni provinciali per la Rosa nel Pugno? Rispondo che no, non lo sapevo, ma non mi stupisco più di tanto. Il prof ha l'hobby della politica e, prima o poi, è stato candidato con ogni partitello che fosse anche solo vagamente di sinistra.

- Ah, -dice il Gianco- Ad ogni modo gli ho chiesto se non aveva provato a convertirti. E lui ha detto che no, non ci ha provato perché sa benissimo che sei un caso senza speranza. Dice che conoscendo la tua famiglia... dice che poi, secondo lui, non sei nemmeno di destra, a ben vedere. Dice che, come tanti militari e figli di militari, in fondo al tuo cuore sei monartica...  

- Sono cosa? -ho domandato, spalancando tanto d'occhi.

- Monartica, hai nostalgia del re! -

Ho provato a convincere il GIanco che non è affatto così, but to no avail. Sul fatto che in realtà si dica "monarchica" ho pensato di sorvolare, per il momento. Ma verrà il giorno. Anche perché adesso la Forza Lavoro si diverte a chiamarmi "baronessa", e se la faccenda va avanti per le lunghe, mi farà comodo avere un mezzo di rapida vendetta, non vi pare?

 

 


 

martedì, 09 maggio 2006

                                                        Giallo itterizia

Questa volta è in disgrazia il Gianconiglio. Behold me in a snigger... Il fatto è che Yoghi è un palmipedone dalla cervice particolarmente densa e singolarmente sfornito di redeeming qualities. Non è nemmeno uno di quelli di cui si dice, scrollando le spalle con indulgenza, che sì, non è un'aquila, ma è tanto un buon ragazzo... No, Yoghi non è nemmeno così. Yoghi è simpatico come un pallino di piombo nel paté di fagiano. E basta.

E per di più è uno di quelli che, pur venendo a comprare dieci sottomisura una volta l'anno, pretende di essere trattato come il cliente della nostra vita... Le poche volte in cui ha ordinato qualcosa di più consistente, sono stati dolori. Per una di quelle volte, giusto perché ci capiamo, sono ancora in mano all'avvocato. Ora, il fatto è che l'altra settimana Yoghi piomba qui e ordina svariate centinaia di casseforme. Le casseforme sono pannelli giallo itterizia (ma al cantiere della Sagrada Familia ne ho visti anche di verde schiaffone), roba piuttosto costosa. Yoghi l'ordine lo fa al Gianco, ben sapendo che io gli direi di no. E il Gianco si affretta ad ordinare le casseforme al Leprotto, senza dirmi per chi sono.

- Per Capitan Libeccio? -indago io, dopo avere sentito la telefonata. Il Gianconiglio fa cenno di no con la testa, e la sua espressione tra colpevole e compiaciuta mi allarma subito.

- Per chi? -insisto.

- Te lo dico domani.

- Per chi, Gianco? -

Enfin, minacce varie estorcono la verità, e appena il nome di Yoghi salta fuori, Alice si altera.

- Vedi che era meglio se non te lo dicevo? -ha il coraggio di dire il Gianconiglio- E se te lo dicevo prima, tu me lo proibivi, e perdevi una motrice di casseforme! -

E lo dice col tono orgoglioso di chi ha appena combinato qualcosa di estremamente brillante.

Per amor di quiete, mi mordo il labbro inferiore e taccio, limitandomi a dire che ci sarà da vedere...

Oggi è il 9 di maggio, giusto? Le casseforme sono sul piazzale da una settimana, gialle e splendenti come un'enorme polenta, e di Yoghi non c'è traccia.

Stamattina decido di telefonargli.

- Yoghi, le sue casseforme sono qui, e onestamente sono un po' nei piedi. Quand'è che viene a ritirarle?

- Ma quante sono?

- Le quattrocento che ha ordinato...

- Ah, ma aspetti un po'! Io non ho firmato nessun contratto, cosa crede? Mica le voglio, quattrocento, con quello che costano! Me ne serviranno quattro o cinque alla volta, e comunque non più di una ventina! -

La telefonata era in viva voce, e a questo punto il Gianconiglio stava cercando un buchino nel pavimento per nascondercisi... Ho riattaccato e mi sono voltata verso il colpevole.

- Le vendo... Ti giuro che le vendo... -ha balbettato- E comunque, Yoghi è un ritardato mentale!

- Non solo lui. -ho sibilato, e l'ho cacciato via, dopo avergli amministrato una paternale sul fatto che se la prossima volta mi consulta prima di agire è meglio.

- In realtà ti ho anche consultata, -ha detto dubbiosamente- Solo che poi non ti ho dato retta... -

E a questo punto si è dileguato rapidamente, prima che cominciassi a lanciare oggetti pesanti.

Adesso è in disgrazia e lo resterà per qualche giorno, e tutte le volte che esco sul piazzale sollevo le sopracciglia all'indirizzo della grande muraglia cinese di casseforme accanto al garage, e il resto della Forza Lavoro brontola incessantemente perché le casseforme sono maledettamente nei piedi...

Qualcuno di voi vuole 380 casseforme belle gialle, per caso?

 

venerdì, 12 maggio 2006

Yoghicidio

Ecco, lo sapevo! Yoghi non ha affatto preso il lavoro per cui ci aveva ordinato le 400 maledette casseforme!

Sto meditando di darmi alla politica. La prima proposta di legge a cui lavorerò appena deputata sarà la depenalizzazione dell'omicidio ai danni di muratori. Fino a due muratori, impunità totale. Da tre muratori in su, medaglia al valor civile e pensione dello Stato.

C'è però un risvolto positivo, in tutti ciò: vorrei che poteste vedere come sono basse-basse le orecchie del Gianconiglio!

 


                                                   Un'aspide, un'idra, un basilisco

Sensazione e commozione, oggi, da Lewis & Carrol.

Era primo pomeriggio, calduccio ma ventilato, la Forza Lavoro lavorava (e cosa, sennò?) lieta ed alacre, e in particolar modo il Carpentiere e il Ghiro facevano perline di Larice, affaccendati ciascuno a un capo della scorniciatrice. Tutto filava liscio e gaio fino al momento in cui...

- Corpo di Bacco! -ha esclamato il Ghiro- Ho visto un'aspide, un'idra, un basilisco! -

No, in realtà non ha detto proprio così, ma avrebbe potuto dirlo (invece di lasciarsi andare ad espressioni not fit for printing) perché quello che aveva trovato sollevando una tavola di Larice era nientmeno che un'autentica vipera! Qui non è zona di vipere, ma ogni tanto capita che ne arrivi una col legname: s'infilano nei pacchi lasciati ad asciugare nelle radure e poi restano lì fino a quando un legnaiuolo di pianura non le ritrova, come è successo oggi, ed è per questo che teniamo sempre in frigorifero il siero antivipera.  Ad ogni modo, è scattato il safari. ("Tienila ferma, tienila ferma!" "Ma tienila ferma un cavolo, e se mi morde?" "Prendi il badile, fa presto!" "Dov'è il badile?" "Chiedi ad Alice!" "Attento che scappa" "Tienila ferma tu, che io vado a cercare il badile" " Ma tienila ferma un cavolo...") e, alla fine, la vipera è stata decapitata, seppur con una zappa perché il badile non si trovava. Mai che ci sia un badile quando servirebbe, ci avete badato?

Ma non era finita lì, perché nel frattempo il Tricheco e il Gianconiglio e io eravamo arrivati in corsa, richiamati dal baccano. Allora il Carpentiere, che è dispettoso come una scimmia, ha raccolto il cadavere con la zappa e ha cominciato ad avanzare verso il Gianconiglio. Ora, il Gianconiglio, è un armadio di un metro e novantasette per centoventi chili ma, nondimeno, nutre un terrore inverecondo per tutto ciò che ha le squame e nessuna zampa, per cui è sbiancato e, mentre batteva in ritirata tattica, ha minacciato il Carpentiere di mandarlo a casa abbronzato, stasera. Nessuna traduzione renderà fino in fondo l'idea di quel che il Gianconiglio inferocito ha detto in dialetto locale, ma era qualcosa come " se non la pianti subito, te ne dò tante che ti rendo gommoso!"

Tutto si potrà dire del Carpentiere, ma non che non sappia riconoscere il pericolo quando lo vede: poteva anche avere la zappa (e la vipera) dalla parte del manico, ma ha smesso prima di subito.

 


 

venerdì, 16 settembre 2005

                                                             Con l'aggravante della recidività

Il Tricheco ha bruciato la pompa sommersa dell'impianto antincendio. Per la seconda volta in sei mesi. Gli tirerei volentieri il collo. Dice che non sa come sia successo... lo so io, com'è successo. Di nuovo come sei mesi fa, ha acceso la pompa quando sono venuti i manutentori a controllare gl'idranti, e poi non l'ha spenta. A idranti chiusi, la pompa ha seguitato ad andare a vuoto finché non s'è arrostita. Per la seconda volta. L'elettricista, quando gliel'abbiamo detto, si è messo a piangere senza ritegno.

- Ma fate apposta? -ha boccheggiato.

Gli ho detto che me lo domando sinceramente anch'io. Il Tricheco, assassino pompicida recidivo, va attorno tra aggrondato e penitente. Gli dispiace, ma non riesce a ritenere che sia del tutto colpa sua se la pompa è tanto stupida da non sapersi fermare prima di bruciarsi.

- Hai ragione, Tri, è stato cretino, da parte della pompa! -ho ammesso soavemente- Chissà a cosa diamine stava pensando, mentre girava a vuoto! La prossima ne compreremo una più sveglia. -  

E il Tricheco mi ha gettato uno di quegli sguardi incendiari che, se funzionassero davvero, sarei bruciata come la mia pompa. Due minuti fa, con le piume arruffate anzicheno dal fatto che tutti, elettricista, idraulico e manutentore, sembrano pensare che siamo irrimediabilmente balenghi e alquanto redditizi, con quest'abitudine di bruciare due pompe l'anno, sono uscita per dirne altre quattro al Tricheco. Tanto, male non gli fanno... ma poi, quando sono arrivata sul piazzale, li ho visti là, tutti e quattro, seduti uno di fianco all'altro su una trave 40x40, che fissavano il vuoto con aria distrutta ed assente, troppo fusi persino per schizzare via allo scoccare delle cinque e mezza, come di solito fanno il venerdì pomeriggio.

- Se avessi una macchina, vi fotograferei! Sembrate uno spiedino di Forza Lavoro al forno! -ho detto loro, e non ho più avuto il coraggio di rosolare ulteriormente il Tricheco.

Lo rosolerò lunedì.

 


                                               LE DONNE E IL RAGNO      Alice Timberland

Per stasera, intanto, vi racconto com'è andata a finire la storia del fax. Vi ricordate? Be', Martin l'ha portato dal rivenditore e ha spiegato che non funzionava.

- Che cos'ha, in specifico? -ha chiesto la commessa.

- Sembra che non riconosca il chip della pellicola... -ha detto Martin e, visto che la ragazza cominciava ad armeggiare per aprire il congegno, ha aggiunto- ...E c'è un ragno chiuso dentro, stia attenta. -

La ragazza ha fatto un balzo indietro e ha guardato Martin molto sospettosamente.

- Mi prende in giro? -ha domandato.

- No. -ha detto candidamente Martin- C'è davvero un ragno: a uno degli operai è parsa una buona idea chiuderlo dentro. Magari a quest'ora è anche cotto. -

La ragazza evidentemente non aveva mai avuto a che fare con un inglese in nonsensical mood, e ha storto la bocca in un modo che implicava la certezza di avere a che fare con un matto irrecuperabile.

- Be', oggi non è il Primo Aprile e io ho paura dei ragni -ha annunciato bellicosamente- Lo apra lei. -

Martin ha aperto il fax e il povero ragno è saltato fuori col fare di un ragno che non fosse del tutto contento di essere stato confinato per vari giorni in un fax. La commessa ha fatto uno strillo e ha cercato di ammazzarlo con un listino spesso vari centimetri, ma il ragno si è dileguato incolume.

- Visto? -ha detto Martin- Che cosa le avevo detto? -

La commessa lo ha informato che secondo lei era un pochino suonato, ma ha rapidamente risolto il problema del fax.

- Quanto le devo? -ha chiesto Martin.

- Niente, -ha detto lei- il ragno era più che sufficiente. -

  

R

Stamattina, mentre il Gianconiglio non c'era, mi sono ritrovata con un r sul porta-carta del fax. Un r, per capirci, è una di quelle orribili bestie con otto zampe che fanno le ragnatele. Mi fanno talmente ribrezzo che non posso nemmeno scrivere il nome per intero. Quindi capirete se vi dico che, quando l'ho visto, ho strillato benché non fosse un r enorme. A molti di voi sarebbe parso piccolo, immagino... di fatto era più o meno grande come l'unghia del mio pollice. Mi par già di sentirvi sghignazzare, ma lasciate che vi dica che tutto quello che ha sei o otto zampe ed è più grosso di una mosca, a tutti gli effetti pratici,  è anche più grosso di me.  Quindi, come vi dicevo, ho strillato e sono corsa in magazzino a cercare aiuto. Essendo sia il Gianco che il Ghiro fuori, ho chiamato il Tricheco e gli ho spiegato che avevo un problema con otto zampe...

"Ci penso io." annuncia il Tri, e scompare nell'ufficio con l'aria micidiale di una panzerdivision. Io resto in corridoio e aspetto che il safari faccia il suo corso. Sento un paio di colpi, qualche imprecazione, altri tonfi... poi silenzio... E infine il Tricheco riemerge con una bizzarra espressione.

- Fatto. -dice.

- L'hai ucciso? -domando trepidante.

- No.

- Oh... l'hai estromesso dalla finestra?

- No. -

Dal che mi trovo costretta a dedurre che il r sia ancora vivo e nell'ufficio...

- Ma che cosa hai fatto, allora? -indago.

- L'ho chiuso nel fax. Vedrai che non ti dà più fastidio. -

Già. E vedrai che non posso più usare il fax. D'altra parte è vero che era già guasto e in attesa di tecnico... Bene: adesso è guasto e con  un r chiuso dentro.


 

giovedì, 09 marzo 2006

                                                                              Non vuol dire

Il Ghiro va a consegnare la seconda metà di un tetto in una corte di campagna. Lui suona alla porta e una signora col fazzoletto in testa si fa sulla soglia e lo squadra sospettosamente da sotto in su.

- Non sei quello dell'altra volta. -constata.

- No. -ammette il Ghiro.

- E perché?

- Ero malato, l'altra volta, così ha fatto le consegne il mio collega. Ma adesso sono guarito.

- E chi mi dice che sei di Lewis&Carrol?

- C'è scritto sul camioncino, se vuole guardare.

- Non vuol dire. E anche il camion è diverso.  

- Sì, ne abbiamo due.  Questo è quello piccolo. Guardi: c'è scritto Lewis&Carrol sulla portiera...

- Non vuol dire.

- Telefoni in ufficio e si faccia dire che sono l''altro autista.

- Non ho mica il numero.

- Glielo do io...

- E chi mi dice che non mi dai un numero falso?

- Guardi sulla guida! E poi, scusi, perché dovrei volerle dare del legno se non fossi della ditta che lei paga per averlo? -

Se ci badate, entrambi gli argomenti erano ottimi, ma la signora, tetragona a queste gentili impressioni, si è rifiutata di aprire il cancello, e al povero Ghiro non è rimasto che fare dietro front e tornarsene a casa col legname sul camioncino. E il bello è che più tardi ci ha telefonato il marito, chiedendo un po' seccato perché non avessimo scaricato...


venerdì, 28 aprile 2006

                                                                     16+

Certe volte rimpiango di non poter passare più tempo sul piazzale. E quindi di questa storia ho solo un resoconto di seconda mano.

Il 16+, con questo nome esoterico, è in realtà un tipo di tavole da battaglia, di larghezze variabili. Di conseguenza, non si vende a numero, ma a metri traversali. Oggi pomeriggio arriva il Brucaliffo e annuncia che ne porta via un pacco intero. Benone. Il Tricheco inforca il muletto, sceglie un pacco di 16+ e lo sistema in mezzo al piazzale. Dopodiché si arma di cordella metrica e comincia a misurare i metri traversali, fila per fila. Sennonché le file sono tante, e a metà strada il Tri perde il conto. E scaglia una prima volta l'innocente cordella metrica nel prato. La va a recuperare e, per nulla confortato dal fatto che il Gianco e il Carpentiere (il Ghiro è a casa con intossicazione alimentare) si danno di gomito e sghignazzano, si rimette all'opera. Anche questa volta arriva a metà pacco più o meno e poi si ritrova con la cordella metrica helplessly ingarbugliata e di nuovo la scaraventa nel prato, mugugnando cose not fit for printing. Quando va a riprenderla, è acutamente consapevole del fatto che ai suoi sciagurati colleghi si è aggiunto il Brucaliffo, e che tutti e tre si stanno divertendo un mondo... senza che nessuno si offra minimamente di dare una mano. Emettendo fumo dalle orecchie, il Tri riprende l'opera per la terza volta, ed è a tre quarti quando il figlio del Brucaliffo scende dal camioncino, gli si avvicina e gli chiede se non sarebbe più comodo segnare fila per fila su un notes...  

Se i Trichechi potessero fulminare, a questo punto il Brucaliffo sarebbe orbato di un figlio, credo.

Poi non lo so, qualcosa deve essere successo, perché ho ricevuto una nota di carico per decifrare la quale non mi avrebbero disturbata una laurea in epigrafia e una in matematica...

Alla fine erano 36 metri traversali e mezzo... non sembrerebbe così complicato, vero?