Racconti e Favole                                                                                                                                                                                

         RACCONTI   

                                    DANIELA ESCI DALL'ARMADIO
La scena si svolge in una camera d'albergo. La timida e formosa Daniela si é lasciata convincere, diciamo pure spingere, in una accogliente camera d'albergo, per un illecito convegno amoroso. Ma come spesso accade, amore e tragedia hanno una sottile linea di confine, come ora vedremo.
Infatti Daniela ha portato i suoi timori e le sue angosce fino al bordo del letto invitante, e a stento si lascia convincere a togliersi i soprabito.
-Lasciami mettere il soprabito nell'armadio, mi si può sciupare, non vorrei destare sospetti quando torno a casa.
Il soprabito di Daniela sparisce nell'armadio ma, con grande stupore del partner, sparisce anche Daniela  e si chiude gli sportelli dietro.
- Daniela, cosa diavolo ci fai nell'armadio?

-Voglio tornare a casa, non esco di qui se non prometti .Voglio andare via subito. Non so come mi sono lasciata convincere a venire in questo squallido posto.
Lo squallido posto é a cinque stelle. Scelto con cura per avere ogni confort e discrezione. Il partner di Daniela pensa freneticamente a una soluzione per recuperare l'investimento. L'unica possibilità é darle un calcio nel sedere e far venire un'altra. Ma chi chiamare? Come spiegare la situazione? Non é difficile immaginare la conversazione che seguirebbe al tentativo disperato con l'altra. Le donne amano perdere tempo con domande inutili. Ma perché sei lì? cosa ci fai? Ma cara, lo sai come fatto, una sorpresa ecco volevo farti una sorpresa, regalarti un evento insolito, inatteso. Ma come, dopo mesi che non ci sentiamo?
No, non avrebbe convinto nessuna. Le donne amano creare problemi. L'unica soluzione é convincere Daniela a cambiare idea.
- Daniela, ascolta amore, qui in questo albergo hanno il miglior cuoco della città. Facciamo una deliziosa cenetta, parliamo, abbiamo tante cose da dirci.
-Va bene, però dopo la cena torniamo a casa.
-Si certo, esci.
-Non posso.
Maledizione, Daniela ci ha ancora ripensato. Il partner comincia a provare il desiderio di mettere fine al suo tormento a ogni costo. Gettare dalla finestra l'armadio con dentro Daniela.
-Ma se avevi detto di sì prima, vieni a vedere il menù dello chef. Un giardino di delizia per una golosetta come te.
-Vorrei uscire, ma non posso.
-Daniela, devi liberarti delle tue angosce. Da questi tuoi incubi che affollano la tua mente. Insomma, sei una rosa bagnata di rugiada, ma una rosa sbocciata, infine.
-Ti ho detto che vorrei uscire, ma non posso.
Si odono strani rumori venire dall'armadio, scricchiolii, scosse.
-Daniela, che intendi dire, cosa succede, ti senti male forse?
-Mi si é incastrato il sedere tra le ante.

 

                                                   DANIELA ESCE DALL'ARMADIO

Daniela esci dall’armadio.
-No.
-Daniela, esci subito dall’armadio.
-Uffaaa, che palle.
Che-palle. La ragazzina dai capelli rossi, che avrebbe inciampato sul predellino del tram, diventando rossa anche in volto fino alle orecchie, se le avessi rivolto la parola alla fermata, mi dice che-palle.
La signora che a trent’anni viene ancora obbligata dalla mammina a stendersi sul letto, pancia in giù, culetto per aria, per farsi fare un clisterino controvoglia, mi dice che-palle.
La signora timidissima, ancora succube della famiglia e delle convenzioni nella sua florida maturità, che cerco di liberare come una canarina dalla gabbia, mi dice che-palle.
Succede sempre così, tu le liberi e loro ti danno col beccuccio sulla mano.
Sono non dico sconvolto ma certo impreparato a questo evento imprevisto, Daniela che mi dice che-palle.
Anzi, ripensandoci bene, sono proprio sconvolto. Ma celiamo l’angoscia e mostriamo il sorriso all’arme della nemica.
-Daniela, adesso basta, esci dall’armadio subito.
-Voglio tornare a casa, te lo avevo detto che non volevo venire in albergo. Hai fatto male a insistere.
La voglia di strangolarla comincia a fare capolino nella mia mente, ma prima bisogna far uscire la sorcetta dal nascondiglio.
-Daniela, vieni fuori, parliamo con calma.
-No, se vengo fuori me le dai con la canna di bamboo. Guarda che sono alta come te e so difendermi.
-Ecco lo vedi, sei alta e sai difenderti, non devi avere paura.
-No, non esco. Se esco mi aggredisci.
Comincio ad averne abbastanza. Ho una gran voglia di farle sentire la cinta sul sederotto, così le metto in conto anche quel che-palle.
Un colpo di genio. Apro una piccola stecca di cioccolato per confortarmi, Nel silenzio limpido della stanza faccio frusciare la carta argentata.
Arriva subito la voce ansiosa di Daniela.
-Gianni, cosa stai facendo? Sento un rumore strano.
E’ tempo di subdole menzogne. Tutto è permesso in guerra e in amore.
-Tesoro, sto sfogliando Foglie d’Erba, Whalt Whitman, il nostro libro. Ricordi?
A quanto pare le foglie d’erba costituiscono un richiamo non resistibile per Daniela. Ne uccide più il poeta che il guerriero. Sento qualche sospiro, un respiro lievemente affannoso.
-Se esco fuori non mi aggredisci, prometti?
Ma tesoro qui siamo in un albergo. Gente che va, gente che viene.Come faccio ad aggredirti, non è una cosa praticabile..
-Esco, però leggiamo solo le poesie. Poi vado a casa.