Racconti e Favole                                                                                                                                                                                

  RACCONTI GIALLI                

 

                                                                                                                     

        La vendetta di Oliver Archibald                        

                                              FUOCO ALL’ERBA

       

-Mi permetto di far osservare a vostra grazia che vostra grazia sta infilando tutte e due le gambe in una sola parte dei pantaloni, quella di sinistra precisamente.

In effetti, Archibald Oliver Everybottom, signore di Tripplewood, era seduto sulla sponda del letto, con un sorriso sperduto sull’universo, mentre in tutta evidenza la sua testa sembrava non contenere altro che un paio di uova fritte al bacon.E in questo stato d’animo sua grazia si prodigava per infilare entrambe le gambe nella sola parte di sinistra dei suoi pantaloni.

-Vostra grazia ha letto i giornali suppongo. Una infelice notizia davvero. Vostra grazia non si lascerà abbattere, ne sono certo.

-Tempi oscuri ci attendono, Pimps. L’infamia ha coperto con il suo viscido manto le terre di Tripplewood. Un corrotto conestabile rifiuta gli ordini di un Everybottom.

-Un uomo scivoloso sicuramente vostra grazia. Circolano voci strane sul passato della famiglia del conestabile.

-Statemi bene a sentire Pimps, Elisabeth deve essere riportata entro i nostri recinti. Non lasceremo certo che infamie e manovre nell’ombra abbattano lo scudo degli Everybottom. 

-Posso chiedere a vostra grazia quali progetti abbiamo per la mattinata? Suggerisco a vostra grazia di non mettere un calzino rosso e uno blu.

-Il terzo duca di Everybottom soleva sconcertare le fanterie scozzesi con calzini spaiati, Pimps.

-Non ho ragione di dubitarne, signore.

-Prendiamo il treno delle 11, Pimps. Dobbiamo essere a Tripplewood nel primo pomeriggio.

-Peccato signore, non era male qui al club di Londra, alquanto gradevoli sia la cucina che la cuoca. Ma vostra grazia ha perfettamente ragione, il nemico va affrontato nei suoi accampamenti. Posso suggerire a vostra grazia di non mettere il cappello di paglia col nastrino giallo? Non si addice a un guerriero, temo.

La notizia che aveva scosso la dura tempra di un Archibald Oliver si trovava nelle pagine interne di cronaca locale del Times,  Echi da Tripplewood. Per lasciare la parola al cronista: “Il conestabile della polizia locale si rifiuta di recuperare Elisabeth, la scrofa rivendicata da Sir Archibald Everybottom, nonostante quest’ultimo avesse emesso un ordine secondo i suoi diritti ereditari di giudice dello Shire. Il conestabile afferma che Elisabeth si rifiuta decisamente di lasciare le terre di Sir Everhard, vicino di Sir Archibald, e che la polizia non ritiene di trarla a forza in mancanza di prove certe sulla sua identità. Sir Everhard, da parte sua, ha rivendicato decisamente i diritti della presunta Elisabeth a non lasciare le sue terre, ove ben si trova, le terre dove sarebbe nata e cresciuta, sempre a detta di Sir Everhard, e che ella non vuole lasciare per le fantasie del pazzo Everybottom, il quale se ne vuole impadronire illegalmente, dopo aver perso chissà dove un’altra sua scrofa che le somigliava. Quanto al fatto che la scrofa contestata, o supposta rapita, risponda con una sorta di sorriso a chi la chiama Elisabeth, Sir Everhard assicura che anche la sua si chiama Elisabeth,  un nome assai diffuso tra le scrofe a Tripplewood. Sir Everhard ha poi assicurato che Elisabeth verrà presentata al Gran Premio dei Porci di Tripplewood sotto le sue insegne, niente potrà distoglierlo dai suoi propositi. Il popolo di Tripplewood è assai sconcertato e diviso. Metà difende il diritto di Elisabeth a scegliersi  campo e ghiande, mentre l’altra metà afferma di aver riconosciuto in Elisabeth la scrofa di Sir Archibald e che ella porta i tratti delle sue antenate, sempre vincitrici del nastro d’oro al Gran Premio.”

 

FUOCO ALL’ERBA   

 

Era una notte d'inverno molto fredda e tempestosa, con il vento che urlava nei camini e faceva tremare vetri di finestra. Uno spruzzo sottile di pioggia tintinnava sui vetri delle finestre, si distingueva il gorgoglio ed il gocciolamento dalle gronde. Oliver Archibald, signore di Tripplewood, aveva finito la sua cena e si era seduto al suo fuoco nello studio.

 Nel caminetto ardeva senza allegria la risposta che sua grazia attendeva dai suoi legali di Londra.

 Lo studio legale Greasy, Greasy e Easingoil faceva cordialmente sapere a sua grazia che il ricorso presentato da sua grazia alla corte di appello era stato respinto. La corte non aveva giudicato sufficienti le prove fornite per procedere a una accusa di rapimento di porcella campagnola. Greasy senior accennava a un possibile ricorso ai Lords e chiedeva 15 sterline o una mazza da golf  per le spese.

 -Cosa succede, Pimps?

 

-Un uomo chiede di voi, signore. Dice di chiamarsi Cricks, ma non ha un biglietto da visita. Il suo aspetto è ben poco rassicurante, dice di essere atteso da vostra grazia, ma naturalmente non gli ho creduto. Devo dirgli che vostra grazia sta per uscire?

 

-Fatelo passare, Pimps. 

 

Sua grazia Oliver Archibald sembra prestare più attenzione al livello della sua bottiglia di Porto che all’ingresso in scena di Cricks. In realtà sta celando la sua ansia.

 

-Ebbene, Cricks?

 

Cricks osserva con particolare affetto la punta delle sue scarpe.

 

-La porcella di vostra grazia viene drogata per così dire. Essa è stata posta al centro di un campo con particolari piante in uso in India. La porcella ne mangia di continuo, ne è come estasiata. Ho provato ad attirarla con certi cibi di solito assai graditi alla sua razza, ma è stato inutile. La porcella di vostra grazia si trova in uno stato di beatitudine completa nei recinti di Sir Everhard, temo che la guerra di vostra grazia sia persa.

 

All’udire le parole di Cricks, Archibald Oliver era diventato un uomo diverso dal simpatico buontempone disposto a scambiare quattro parole al Club o nelle sue campagne. Egli era ora un uomo cupo e avido di vendetta,  nulla muta l’animo di un uomo quanto il sopruso accompagnato dall’ingiustizia.

 

-Cricks, il vostro nome è Cricks non è vero?

 

-Cricks di Crickelwood, per servire vostra grazia.

 

-Voi mi riporterete Elisabeth, Cricks

 

-Molto obbligato vostra grazia, vorrei guadagnarmi questa fiducia. Ma come ho detto a vostra grazia la dannata porcella è drogata, la sua volontà è nelle mani di Sir Everhard, la porcella mangia nelle mani del rivale di vostra grazia, piena di riconoscenza a quanto pare.

 

-Ebbene Cricks si tratta di eliminare la causa per far cessare l’effetto. Sapete come vanno queste cose, se gira la prima ruota girano tutte le altre ruote.

 

-Faccio rispettosamente osservare a vostra grazia che si tratta di alcuni ettari di erba indiana.

 

-In estate i campi prendono fuoco Cricks, non lo sapevate?  Suppongo sappiate accendere un fuoco quando l’erba è secca.

 

-Fuoco vostra grazia? Si tratterebbe di qualcosa di illegale suppongo.

 

La risposta di Sir Archibald è piuttosto singolare. Sua grazia mette la mano in una tasca della giacchetta a quadratini rossi e blu, la sua preferita, ne prende un sacchetto, scioglie  il laccio che lo chiudeva e versa sul tavolino da tè una cascata scintillante di ghinee d’oro.

 

-Qui ci sono cento ghinee, Cricks. Prendetele e tornate con Elisabeth.

 

-Vostra grazia comprende che l’impresa è rischiosa, inoltre ci vorrebbe almeno un aiutante.

 

Oliver Archibald era col pensiero lontano, nell’interno delle foreste più buie ove sboccia il dolce e selvaggio fiore della vendetta, dal sapore di vaniglia e miele. Con gesto assente Sua Grazia ripete il gesto di prima.

 

-Ci sono duecento ghinee sul tavolino, Cricks, prendete tutti i fiammiferi che vi servono nelle cucine, attendo buone notizie.

  

Il vento ha girato  

-Un uomo chiede di voi, vostra grazia, si tratta di quel Cricks, ha l’aria come dire arrostita.

-Arrostita, Pimps? Fatelo passare.

Entra un Cricks con l’aria più afflitta di un barcaiolo cui sia sfuggito un remo in mezzo alla corrente del Tamigi.

-Che notizie di Elisabeth, Cricks? L’avete con voi?

Il vento ha girato, signore, e la porcella si trova sempre nei campi di Sir Everhard.

-Il vento ha girato, Cricks? Temo voi siate affidabile quanto una noce di cocco che pretende di essere una palla da golf.

-Signore, noi avevamo dato fuoco ben bene all’erba indiana tutto da un lato, io e il mio aiutante voglio dire, quando il vento ha girato e il maledetto fuoco ha girato. Non siamo finiti arrosto solo a forza di correre. Quella dannata porcella sembrava saltare di contentezza e aveva come uno strano ghigno sul muso. Suppongo sia per effetto di tutta quell’erba drogata che mangia di continuo. Quella porcella ha l’aria di una strega. Non ci sarà verso di riprenderla. Inoltre, Sir Everhard deve avere trovato le nostre tracce, è diventato sospettoso ha messo uomini di guardia al campo giorno e notte.

-Contenetevi quando parlate di Elisabeth, Cricks. Siate più rispettoso. La sua famiglia e assai più antica della vostra sapete. Ora statemi bene a sentire, Cricks, noi rivogliamo Elisabeth viva o morta, mi intendete Cricks?

-Viva o morta, signore.

-Sapete maneggiare un buon coltello da cucina, Cricks? Suppongo di si.

-Un coltellaccio, signore?

-Le taglierete la gola Cricks. Striscerete come un serpente nella maledetta erba indiana, in modo che nessuno possa vedervi. La prossima notte si annuncia piena di nuvole e forse anche tempestosa. Troverete sicuramente Elisabeth al riparo sotto qualche cespuglio della sua dannata erba. Elisabeth vi conosce e si farà avvicinare, una volta a tiro le taglierete la gola. State attento a non farla soffrire. Poi la trascinerete fino alle mie cucine.

-Con permesso di vostra grazia, Sir Everhard chiederà l’intervento del conestabile, Vostra grazia avrà molte noie. Vostra grazia sarà il primo indiziato, come si dice.

-Nessuna noia Cricks, la faremo fare subito a pezzi, un delitto perfetto. Non penserete che il conestabile sappia distinguere la coscia di una porcella da un’altra.

-Certamente no, signore. Nessuno si aspetterebbe una cosa del genere.

-Ebbene Cricks è tempo di agire. Preparate i vostri piani, muovete le vostre pedine.

-Ehm, vostra grazia, non posso accettare l’incarico, si tratta di un assassinio, noi Cricks siamo stati sempre gente onesta..

Archibald  Oliver si mette una mano nella tasca interna della giacca e cinquanta ghinee d’oro vengono gettate sul tavolino da thè.

-Questo vi lascerà dormire la notte tutti voialtri onesti Cricks. Oppure preferite restituire quello che vi dato l’altra volta?

Cricks afferra le monete e le mette al sicuro in una sua tasca bruciacchiata.

-Avete ragione, signore, le ghinee sono un eccellente rimedio contro i brutti sogni. Ma mi serviranno due aiutanti, la porcella pesa.

-Eccovi altre dieci ghinee, Cricks.

-Servirà una carriola, vostra grazia.

-Solo una ghinea per la carriola, prendete e andate.

 

Cena di addio a Tripplewood    

Elisabeth è svanita. Come portata tra le nuvole da un pallone aerostatico.

Non esiste covone di paglia a Tripplewood che non sia stato smosso. Non angolo di stalla che non sia stato frugato dalle lanterne degli Everhard e degli Everybottom. I cani più astuti, avvezzi a ogni trucco furfante, sono stati lanciati sulle tracce della vaga porcella. Il conestabile ha guardato fisso gli abitanti di Tripplewood, puntando la pipa accusatrice, la pipa che ha fatto tremare i più incalliti ladri di galline. Nulla, Elisabeth è svanita. E’ stata rapita e portata in Scozia, sussurrano nei pubs di Tripplewood, si sono viste strane facce in giro. E così le ricerche rallentano, facce scettiche esprimono dubbi. Giunge infine l’alba della rassegnazione non senza sollievo. Non più divisi dall’ansia della competizione ai due gentlemen non resta che dividere l’angoscia delle cose che potevano essere e non sono state. L’incontro non può che avvenire che al confine tra i loro due possedimenti.

-Everybottom, solo la mia ambizione è stata causa di tanta sventura.

-Everhard, lieve ti sia l’erba dei campi di cricket, domani daremo una cena di addio in onore di Elisabeth voi sarete al posto d’onore a capo della tavola, amico mio.

-Everybottom, il vostro cuore generoso aggiunge rimorso al mio disonore.  Datemi il posto dell’ospite sgradito, ve ne prego.

-Suvvia Everhard, tutto è dimenticato. Vi attendo.

 La sera del giorno seguente.

 Il salone degli Everybottom è insolitamente cupo. Non sono state accese le luci, solo qualche rara candela illumina il lungo tavolo di noce normanna che ebbe l’onore di re e vescovi, ed ora è la prima volta di un Everhard.

 -Everybottom, noi porteremo sempre dentro di noi Elisabeth.

-Davvero, Everhard, non potreste dire di meglio.

-Eccellente, gasso e succulento, questo vostro cinghiale, Everybottom.

A un cenno di Archibald Oliver Everybottom, un coppiere avvicina una candela accesa al collo di bottiglia di vino rosso e lo versa nella caraffa vuota di Sir Everhard.

-Siete un intenditore davvero raffinato, Everybottom.

-Il calore della candela toglierà ogni umore acido e sapore di tappo al vino, Everhard.

La mano del coppiere sembra tremare, la candela si sposta e illumina un pezzo di cosciotto nel piatto del rapitore di porcelle Everhard, ma i suoi occhi si rifiutano di vedere: una E sormontata dalle spade incrociate degli Everybottom è marchiata sul cosciotto, egli sta mangiando Elisabeth. L’ultimo degli Everhard si alza barcollando dalla sedia, non sarà mai più lo stesso uomo.

-Siate maledetto, Everybottom, la vostra casa è coperta dall’infamia.

Ora c’è un posto vuoto alla lunga tavola su cui si poggiarono nobili gomiti normanni. Ma un posto vuoto è un evento che non può essere ammesso  da un Everybottom. La voce dell’ultimo signore di Tripplewood si volge pacata a un ospite in fondo alla tavola.

-Cricks, mio buon Cricks.

-Vostra grazia?

-Andate, abbattete la falsa parete nelle mie stalle e prelevate Elisabeth. Tutta quell’erba indiana che le abbiamo messo intorno deve averle rovinato lo stomaco. Conducila qui, che si metta al posto di Sir Everhard e si rifaccia con buon cibo.

-Come ordina vostra grazia.

-Ancora un momento Cricks, raccontate ancora una volta come avete fatto a prenderla, la mia piccola.

- Sissignore. Ha fatto tutto da sola la porcella, ci ha pensato lei stessa. Non appena ha visto che Cutreep, l’ aiutante che mi ero portato dietro, aveva un coltellaccio in mano, è rimasta come interdetta, come se si fosse all’improvviso ricordata di qualcosa, poi ha fatto uno scarto ed è venuta dalla mia parte, balzando sulla carriola che tenevo ferma. Se posso aggiungere, mi è sembrata piuttosto sollevata quando mi sono avviato.

-Siamo soddisfatti di voi, Cricks. Gli Everybottom si ricorderanno di voi nel momento del bisogno.

-Non abbiamo fatto che seguire il piano astuto di vostra grazia. Abbiamo arrostito un’altra porcella marchiata con la 'E'.

-Un’ultima cosa, Cricks.

-Vostra grazia?

-Domattina riportatemi la carriola, non ne avete comprata una nuova, come diceste._

FINE

 

                   

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