Racconti e Favole                                                                                                                                                                                

    


       

 Olaf e il priore      

OLAF  IN VIAGGIO   

Guerre di religione

 I TRE SIGILLLI

 Olaf e Nefyn    

                                                     Olaf e il priore

Non credete una sola parola di quello che i monaci irlandesi possono aver scritto, e fatte copie da mandare in giro, sui vikinghi. I vikinghi erano pagani incalliti mentre ovviamente i monaci erano bravi cristiani. Una buona scusa per tirar fuori la guerra di religione in caso di bisogno. I vikinghi avevano una vera passione per i monasteri irlandesi, purtroppo non ricambiata. Amori difficili. ‘I vikinghi sono assassini miscredenti, entrano nei nostri monasteri per disprezzo alla nostra fede, per sterminarci ’, così andavano gridando i monaci per le vie della verde Irlanda. Balle. Se mai è esistito un popolo tollerante in fatto di religione, questi credetemi erano i vikinghi. Essi infatti non mancavano di adottare qualsiasi divinità gli venisse a tiro senza alcun pregiudizio, tanto che diventarono presto anche cristiani ma non in modo esclusivo, questo sarebbe stato decisamente contrario ai loro principi. Quante sciagure si sarebbero evitate se avessimo seguito gli insegnamenti dei vikinghi. Di fronte alla santa Inquisizione avremmo dichiarato di essere tanto luterani quanto papisti, scampando al rogo. Portati in catene al cospetto del Gran Visir, con un sorriso disarmante avremmo tirato fuori dalle tasche Corano e Bibbia, niente decapitazione per l’infedele.

I vikinghi, come risulta dalle carte, non mancavamo mai di salpare per una visitina ai monasteri irlandesi non appena il tempo nel mar di Danimarca era appena decente. Ma per quale motivo vi si recavano se non vi era odio di religione nei biondi loro cuori? Amanti dell’architettura? Affascinati dai codici miniati? Vediamo, vediamo.

 Guerrieri a bordo delle loro lunghe navi attraversano i mari per derubare e depredare, per incutere terrore a coloro che attraversano il loro cammino. Essi sono sempre alla ricerca di nuovi posti da saccheggiare.

 

Tra poco spunta l’alba sulle coste del Nord d’Irlanda. Silenziose formichine bionde si arrampicano pazienti fino al picco del monastero, ne scavalcano il muro, la lunga nave è rimasta nascosta sulla spiaggia, dietro i verdi cespugli rigogliosi. La fila sta per attraversare il cortile del monastero, quando una dolce armonia di voci penetra gli elmi con due corna. E’ il coro mattutino dei monaci. Olaf ne è estasiato e ordina ai suoi di procedere in silenzio, non vuole che i monaci si spaventino e smettano di cantare. Ma tutto finisce prima o poi. Ora il coro si tace, il portone della chiesa si apre, appare il padre priore. Non sono tempi in cui un padre priore papista si spaventi troppo alla vista di corna intorno al pozzo che gli riempiono il cortile,  ma dire che la cosa gli faccia piacere sarebbe troppo pretendere, anche da parte di un buon cristiano. Da parte loro i vikinghi sono distesi sanno che è l’ora della prima colazione e si attendono un invito. Tocca a Olaf riempire il silenzio, rivolto al priore dice – Non vogliamo mangiare un boccone prima di parlare di affari?- E via tutti in refettorio sulle panche. 

Perché mai un giorno qualcuno scriverà che il pane altrui sa di sale? I vikinghi sono del tutto a loro agio, ridono scherzano, sono rilassati, danno gran manate sulle spalle del monaco che siede accanto, gli rubano il cibo frugale dal piatto di legno.

Ma non tutta la tavolata è in perfetta letizia. Mai latte di capra appena munto fu più amaro per un priore, pure egli ha la forza d’animo di tentare una dissimulazione con Olaf.

 –Come vedete dal nostro cibo frugale e dalla tavola tanto umilmente imbandita, noi siamo poveri. Purtuttavia ci ha recato letizia dividere ogni cosa con voi. Ristorati, potete riprendere ora il vostro viaggio, il Signore vi proteggerà dalle tempeste, vi benedico. -

Anche Olaf pensa che sia tempo di andare, ma prima vi è da sbrigare un affaruccio. Se mai vi fu un vikingo serafico, questi è Olaf rivolto al priore.

– Quello grasso ha parlato-, gli dice.

In effetti, profittando della confusione e del clamore della mensa, alcuni vikinghi hanno trascinato il dimolto rubicondo monaco Patrick fino all’orlo del pozzo e poi ve lo hanno cacciato dentro non senza grave fatica. Quindi aiutati dalle pareti lisce e scivolose di muschio hanno lasciato che egli calasse appeso a una fune fino al fondo, infine allegramente hanno cominciato a buttar giù pietruzze. E così dal fondo del pozzo si è presto presto udita una vocina atterrita salire.

- L’oro è in cantina,  in una botte interrata, sotto tutte le altre botti di vino.-

E’ quasi mezzogiorno e i vikinghi ora se ne vanno davvero. Con aria educata e dispiaciuta Olaf dice al priore che non può portarsi via tutto il vino, la nave purtroppo non ha stiva capente. Poi vede che il priore ha ancora l’aria affranta, ha un pensiero delicato, si toglie l’elmo con le corna e lentamente lo posa sul  reverendo canuto capo. I monaci appena sorridono tra le lacrime e Olaf si sente in dovere di far loro una promessa, mentre la nave ormai va sulle onde.

 -Torneremo, sapete, torneremo.- 

 

                                  OLAF  IN VIAGGIO

 Le grida di saluto sono confuse con quelle dei gabbiani del Nord venuti a salutare Olaf, i fuochi non danzano più a riva. Goran, nuovo capo dei vikinghi è l’ultimo a lasciare la spiaggia. L’ultimo viaggio di Olaf è cominciato, il mare è generoso con Olaf. Le onde non sono alte e il vento soffia leggere nella giusta direzione.’La neve, mi mancherà la neve?'   pensa Olaf mentre fissa i timoni. Poi si addormenta placido e pieno di buon vino. Olaf sogna Olaf. Quale è stato il primo sbarco silenzioso nella notte prima del grido che atterrisce gli abitanti addormentati?

 

                           Guerre di religione

Gudrun  non sarebbe stata una cattiva moglie dopotutto, ma il problema era quel suo Dio onnipotente. I vikinghi erano abituati ad avere dei e dee con i quali ci si poteva quasi sedere a tavola e fare un bel duello, ma questo Dio dei cristiani era tutt’altra cosa. Intanto non andava a cavallo, una cosa incomprensibile, quando Olaf lo aveva detto all’assemblea tutti i guerrieri erano rimasti assai stupiti. Questo Dio cristiano, poi, se ne stava lontanissimo, irraggiungibile, ma allo stesso tempo, spiegava Gudrun, era dappertutto, come la suocera di Svennar. La prima volta che Gudrun a gli aveva detto che il suo Dio era in ogni posto, Olaf si era tolto l’elmo per guardarci dentro, al che Gudrun si era molto irritata e gli aveva detto che i Vikinghi  hanno la testa di un tricheco. Olaf non aveva osato contraddirla, perché Gudrun  l’aveva presa in un convento e nei conventi ci sono i monaci che sanno scrivere con la penna d’oca. Ma poi se era andato in giro a chiedere agli altri guerrieri se avevano qualcosa dentro l’elmo e nessuno aveva fatto storie perché lui era il capo. Gudrun aveva poi aggiunto che questo suo Dio cristiano sapeva tutto e aveva costruito il mondo. E  così Olaf, un poco per timore di questo Dio potente, un poco per non discutere con Gudrun, un poco per altri motivi che vi dico un’altra volta, aveva accettato il Dio dei cristiani.

 

                                                                      I TRE SIGILLLI

-La mia missione è finita.- dice Olaf il Rosso.- Quando un capo sente che la sua missione è finita deve avere abbastanza coraggio da affrontare s stesso e il suo demone, deve andarsene. Io me ne vado da solo con la mia piccola nave, Goran. Le vele si gonfieranno e mi porteranno al Sud. Si dice che vi sono terre senza nuvole e senza tempeste dove crescono frutti verdi e aspri chiamati limoni, e frutti dolci e rossi chiamati aranci. Tu prenderai il mio posto Goran, io vado a Sud.

 Goran è stordito, egli è il più valoroso, il primo a sbarcare contro il nemico, il primo a opporre lo scudo. Ma Goran ha sempre eseguito gli ordini di Olaf, non toccava a lui prendere decisioni.  Goran si sente smarrito, presto dovrà affrontare le ire delle mogli vikinghe quando le navi sfortunate tornano vuote di guerrieri e di bottino. ‘Olaf, pazzo dalla testa rossa’, urlano minacciose, ‘con cosa ci riempiremo ora , con le tue promesse da ubriacone? Tua madre doveva darti in pasto all’orso no appena la tua dannata testa rossa si affacciò alla sua finestra. Vogliamo un nuovo capo.’. Ma nessuno guerriero vikingo osa alzare la testa e la spada di fronte a Olaf, invano le donne deridono il loro timore del capo. Ma Olaf e lo scoglio su cui vanno a frangersi tutte le onde, sa come affrontare queste gatte affamate. ‘Va bene, va bene Katla, ti prenderò come moglie’, sorride Olaf alla più furibonda, che è anche la più giovane. ‘Preferirei piuttosto dormire nella pancia del tricheco che sotto il tuo tetto’, lo beffeggia  Katla. Ma intanto gli occhi le sorridono e pensa che d’ora in avanti le toccherà il cibo migliore e la sottomissione di tutte le altre donne. Per Olaf invece non è ancora finita, egli ora deve affrontare le altre sue mogli, a casa lo attende una cena movimentata. Un capo non dorme mai del tutto, c’è sempre un problema che lo attende da questo o da quel lato della sua porta.

Goran sa tutto questo e ha paura, - Olaf mio signore tu sei il capo e non puoi lasciarci. Tu sai dove i monaci irlandesi nascondono l’oro e dove gli scozzesi nascondono il bestiame. Senza di te siamo guerrieri senza scudo, le navi vikinghe hanno bisogno di un timoniere. Ma Olaf sa che il suo demone ne ha abbastanza di tutto e che è meglio andarsene prima che i vikinghi ne abbiano abbastanza di lui, la decisione è presa - Sali su Goran, ce ne andiamo in giro per il fiordo. Voglio provare ogni cosa con calma e attenzione, le corde, le vele, il timone, il viaggio sarà lungo, i venti e le onde non risparmiano lo stupido. La mia missione è finita Goran, me ne devo andare. Un capo non è un mercante  che si trascina la sua mercanzia fino all’ultimo giorno per aggiungere un’altra moneta al mucchio nascosto nel cavo segreto che egli non rivelerà mai, perché la sua ombra paurosa e vagante vorrà allungare la mano per sempre a cercare l’oro. 

Goran sale sulla piccola nave sempre più inquieto. – Olaf devi rimanere, solo tu conosci le cose, i vikinghi hanno bisogno del tuo consiglio, senza di te andremo a fondo come danesi con la pietra al collo.

Ma Olaf gli sorride per la prima volta da sempre.- Tutti i capi che mi hanno preceduto se ne andarono quando sentirono che la loro missione era finita, andavano a Nord a cerca l’orso bianco. Ma io ho sentito parlare dai monaci irlandesi di queste terre dove le pietre sono roventi a sera per il sole e dove le donne hanno la pelle scura e non sono alte e bionde come le nostre vikinghe. I monaci hanno scambiato le mappe che portano Sud per aver salva la vita. Io andrò a Sud, seguirò le mappe dei monaci, essi dicono che a Sud la gente è ospitale e accoglie come fratelli gli sconosciuti che approdano, invece di infilargli la spada come da noi.  Tu hai paura di diventare un capo, mai sai  che il tuo demone ambizioso non ti lascerebbe dormire se ti rifiutassi.-

Goran ha ascoltato le parole di Olaf e pensa che un uomo può essere diverso da come è sempre sembrato. – Si Olaf, voglio essere il capo ma ho paura.-

     Olaf gli sorride sempre di più. –Un capo deve avere sempre paura, Goran, altrimenti è perduto. Ma io non ti lascerò solo, ora torneremo a terra e ti consegnerò tre sacchetti sigillati, i sacchetti sono di tre colori diversi, bianco, rosso e nero. In ogni sacchetto c’è una pietra con inciso quello che devi fare quando ti senti perduto e hai bisogno del mio consiglio. Per primo aprirai il sacchetto bianco, poi quello rosso., per ultimo quello nero. Quando aprirai un sacchetto ti sembrerà di sentire la mia voce, tu non badarci, tira fuori la pietra e leggi.

 

                                 Olaf e Nefyn

-Ma si può sapere dove diavolo va Olaf , quando torna con quella faccia da idiota e puzzi di pesce?- Si erano chieste ogni volta le mogli di Olaf. Lo avevano seguito ben nascoste. Avevano fatto moine ai suoi amici per farli tradire, ma tutto era risultato inutile.

Non solo le sue donne, ma anche i guerrieri vikinghi avrebbero voluto strappargli il segreto che gli dava tanto potere. All’improvviso si sentivano strane voci e canti venire dal mare, soffi da una conchiglia gigante, era Nefyn che dal largo veniva arrivare le navi nemiche e avvertiva Olaf. Solo Olaf conosceva il significato di quei segni. Allora Olaf si alzava e dava ordini, la prima volta i guerrieri lo avevano preso per pazzo, i giovani dalla vista acuta erano saliti sui tetti, sugli alberi sui pali, niente in vista sul mare. Ma Ola li aveva minacciati davvero come un pazzo furioso ed erano dovuti uscire. Le navi si erano nascoste in silenzio nelle insenature del fiordo, a bordo i guerrieri più forti e valorosi si misuravano l’un l’altro pensando al rientro, quando si sarebbero battuti per decidere chi di loro meritava di prendere il posto di Olaf il visionario. Poi si era sentito uno sbattere di vele ed era spuntata la prua della prima nave nemica. Tutti i vikinghi meno Olaf  furono presi dal panico, le loro case e i loro figli erano appena lì dietro. Olaf ordinò a gesti che facessero passare tutte le navi nemiche, poi vi si avventò sopra la prora dell’ultima uccidendo tutti quanti vi erano. Presto il fiordo è rosso, gli scudi di legno galleggiano, i vikinghi si tuffano per recuperare l’oro del bottino che gli invasori avevano fatto altrove. Al rientro al villaggio non si parlò che di Olaf  per giorni e giorni. Gli dei parlano a Olaf era sempre la conclusione, non ci si può spiegare altrimenti, gli dei lo avvertono dell’arrivo delle navi nemiche. Ma le mogli di Olaf più gelose e sospettose continuavano a cercare di mettere in relazione i fatti, quelle voci che sembravano canti e musica dal mare, l’odore di pesce sui vestiti e sulla pelle di Olaf quando rientrava da solo con la sua barca e lo sguardo da idiota perso, quelle cantilene senza senso che ripeteva mentre le donne cercavano di togliergli l’odore di pesce nell’acqua bollente. E naturalmente gli frugavano con grande cura nelle tasche e tra le pieghe dei vestiti, venivano fuori piccole scaglie argentate e dorate.

-Che cosa è questa scaglia sottile come lama?- gli chiedeva chi l’aveva trovata.

-Oh bocconcino mio è un regalo per te, usalo per fermare le trecce-, rispondeva Olaf l’astuto.

-Stai attento, Olaf, ti taglieremo la gola di notte con questa scaglia se non parli.-

Ma egli si limitava a pizzicare i loro sederi. Non poteva certo dire che incontrava Nefyn la sirena .   

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