RACCONTI BREVI RACCONTI
La storia della grande padella
I saraceni aspettarono che tutti si fossero rifugiati nel Castello o sulle prime alture, aspettarono che le campane smettessero di suonare, poi si avvicinarono ed entrarono in porto, dal Castello si esitava a tirare con le balestre, nel silenzio completo i saraceni calarono a mare qualcosa di enorme, a forma di uovo, e la spinsero a riva, poi sempre in silenzio se ne tornarono con le navi al largo. Era la mattina del 1 aprile 1213, nel tempo di Pasqua.
I camoglini cominciano a riapparire dal Castello e a ridiscendere dall'alto nei vicoli a mare, si avvicinano perplessi e curiosi, come abitanti di Lilliput a Gulliver, all‘ uovo che li attendeva immobile sulla spiaggia. Ma non si trova nessuno che voglia andare a toccare l'uovo dei Saraceni.
-Prendiamolo a sassate,- disse Basso.
-Che vantaggio ne abbiamo, -disse Bisso.- Piuttosto vediamo cosa c'è dentro.
-Io dico di romperlo, quell‘uovo è pieno di guerrieri saraceni, -disse Basso.- Stanotte, come pulcini ladri e senza fede, romperanno l'uovo e ci ruberanno le donne e le reti da pesca.-
-E le palanche,- aggiunse Moltedo.
Un brivido percorre l'adunata dei camoglini.
-Magari è qualcosa di buono,- interviene Lavarello.-
-Bisogna chiamare Carbone allora,-disse Masone.- Lui ha uno zio a Malta nel commercio delle olive e sa tutte le storie dei saraceni.-
Fu mandato a chiamare Carbone, che se stava su in collina tranquillo tra gli olivi. Lungo le scalinate che scendevano a mare Carbone ascoltava i racconti concitati di parenti e amici, l'uovo, già di per se enorme, si ingigantiva a ogni gradino.
Quando Carbone e il suo corteo arrivarono alla spiaggia il prete era già entrato in azione.
Al rogo, al rogo, -gridava eccitato don Prospero.-Al rogo l'uovo dei saraceni, la scomunica del papa di Roma a chi non porta la legna.-
-Ma che vantaggio ne abbiamo a bruciarlo?- disse Basso.- E se dentro vi fossero stoffe pregiate e oro? Doni per noi dei saraceni in cerca di pace. Vedete, le loro navi si sono ancorate la largo, come se aspettassero un segno.-
Il capitano del Castello non sapeva che pesci pigliare quella mattina. La vista di Carbone lo confortò,fece cenni vigorosi che tutti tacessero e diede una occhiata di intesa a Carbone. Don Prospero fremeva iroso ma si tacque.
Carbone cominciò a osservare l'uovo come cosa che non gli giungeva del tutto nuova, al vederlo sereno i camoglini ripresero a respirare.
- E' un uovo della grande gallina del monte di Hashish, la montagna degli assassini, dobbiamo fabbricare una grande padella di ferro e farci una frittata di cipolle. - Così parlò Carbone.
Nessuno trovò da replicare. L'uovo in ogni caso andava rotto, si sarebbe visto cosa c'era dentro.
In fondo se non è al rogo è fritto, si disse don Prospero, sentendosi a riparo da qualche monsignore a caccia di eretici per far carriera e mettere qualche nipote al posto suo.
Le donne mugugnarono in dialetto stretto ai loro uomini che a far la frittata non ci potevano essere danni ma solo vantaggi, ma che per il sale e le cipolle ogni famiglia ne doveva mettere in proporzione. Prima di sera la grande padella era pronta.
Con funi tavole e carrucole l'uovo fu sollevato e lasciato cadere sul bordo della padella perché si rompesse sulla pancia. Si ruppe. Era un uovo di legno sottile ripieno di frutta candita e un foglio scritto a lettere d'oro che volò a mare tra l'indifferenza dei camoglini, i quali si divisero la frutta candita. Carbone cercò di accreditare la versione che era l'uovo con il quale il Gigante del monte di Hashish si rammendava i calzini, ma ormai la frittata era fatta.
Il foglio diceva questo:
- Nel nome di Federico II, protettore del musulmano, nel nome del gran sultano d'Egitto Malik al-Kamil, il grande Islam propone al Cristiano di costruire mille giardini. In ogni giardino vi saranno fontane zampillanti, una moschea e una chiesa, biblioteche, palestre, luoghi di riposo e di studio, aule per i sapienti di ogni arte, laboratori per tessere tappeti e celle ove in silenzio gli scrivani faranno traduzioni in arabo e latino. Cristiani e musulmani potranno liberamente entrare nel giardino, ognuno si recherà dove gli aggrada rispettando gli usi degli altri e senza che alcuna cosa gli venga imposta.-
Durante la notte i camoglini andarono con l'ascia a staccarsi ognuno un pezzo dell'uovo. Il capitano e il prete non si dissero parola. I saraceni girarono i timoni e se andarono.
Questa è la storia della grande padella, dove non fu fritto l’uovo dei saraceni.