Racconti e Favole                                                                                                                                                                                

         RACCONTI

         RIMANGO A MOSCA, IVAN IVANOVIC

    Mancavano due giorni a Natale, alle due e mezza suonò il telefono.

-Come state, Marya Tbashanovna? Non vorrete rimanere sola a Mosca. La mia dacia ha nostalgia di voi e ho spaccato abbastanza legna da scaldarci al camino per tutto l'inverno.

-Ho piacere di sentirvi, Ivan Ivanovic. Hanno preso un impiegato statale qui in città. La storia é che insieme ad alcuni anarchici tedeschi ha assassinato il nostro buon sindaco. Un complotto, mi intendete, sono sconvolta, non riesco a pensare ad altro.

-La strada che porta alla dacia é asciutta, Marya. Anche se la neve copre i boschi, e i gradini della dacia sono ghiacciati, c'è un sole tiepido, come un piacevole aprile. Verrete dunque, animuccia mia?

-Ascoltatemi, lo zio Filippov si è ammalato all'improvviso, deve prendermi cura di mio zio. Non tentatemi con il riflesso del sole sul ghiaccio trasparente nei boschi di betulla. 

-Siete un'anima caritatevole, Marya  

Un carrettino di cetriolini passa rumorosamente davanti alla finestra di Marya e si ferma al passaggio a livello. Marya ne è come affascinata, rimane in silenzio.

-Che cosa significa il vostro silenzio Marya Tbashanovna? Non mi amate più forse? Volete dunque che ci lasciamo?

Mentre parla al telefono Marya si ricorda che le è finito il burro, questo le causa un repentino cambiamento di umore.

-Sapete bene che non vi ho mai amato, Ivan Ivanovic, dunque non ha significato lasciarci.

-Le anatre nello stagno sono irrequiete, sembra che avvertano la vostra assenza, Marya.

- (Ci risiamo con questa storia delle papere. Con il burro che costa due kopecki in più rispetto all'anno scorso, mi metto a pensare alle papere, ma facciamolo contento). Me ne dispiace sinceramente, Ivan Ivanovic.

-E come sta la moglie del pope?

-La moglie del pope? A che proposito? Vi siete messo forse a studiare teologia?

-Tre settimane fa mi diceste che non potevate venire alla dacia da me, perché la moglie del pope era scivolata sul ghiaccio e dovevate prendervi cura di lei. Sapete come si dice? Chi fa scivolare il pope e chi la moglie del pope.  

-La moglie del pope adesso sta meglio, ma potrebbe avere ancora bisogno di me.

-Mi chiedo come farebbe la Santa Madre Russia senza di voi. L'orso bianco si è affacciato al margine della radura, sembrava  cercarvi.

-(Ci risiamo con questa storia dell'orso bianco. I cetriolini sono quasi raddoppiati di prezzo e mi metto a pensare all'orso bianco che soffre di melanconia. Cosa servirò insieme al te bollente? I miei ospiti diranno che sono diventata avara).

-Voi tacete,Marya, voi tacete per il rimorso di averci abbandonati.

-Sapete, Ivan Ivanovic, i cetriolini di qualità superiore sono introvabili, occorre andare al mercato nero. Si dice che alcuni parenti dello zar ne abbiano acquistato grandi quantità e stiano speculando. 

-Come siete cambiata, Marya Tbashanovna.

La barra del passaggio a livello si alza, il carretto dei cetriolini si muove. Marya Tbashanovna Ponomarina si mette a piangere, come se tutti i cetriolini di Mosca andassero via dalla sua casa per sempre. Ora è di nuovo bambina, un grande appartamento dall'altra parte della Mosckova, tutto il suo popolo intorno a lei, contadine che entrano e escono con grandi strepiti, ma portano frutta e polli da vendere a buon prezzo, e cetriolini, cassette di cetriolini della miglior qualità a pochi kopecki. 

-Voi piangete, Marya, voi soffrite. Mi raggiungerete nella dacia quando arriverà il disgelo? Non mancano che poche settimane ormai. 

-Non lo so, Ivan Ivanovic, la mia vicina forse dovrà andare a Pietroburgo, e allora mi chiederà di occuparmi del giardino dei ciliegi. 

-Ma verrete dunque?

-Vedremo, Ivan Ivanovic, vedremo.