Racconti e Favole                                                                                                                                                                                

 

  RACCONTI 

                                                 Una notte a SAN  FRANCISCO 

Si guarda allo specchio: capelli color  miele, camicia di seta, stivali bianchi. L’ indulgenza per se stessa l’avvolge in una nuvola di benessere.

Esce di casa, abbassa il tettuccio della BMW e sale in macchina, scende dalla collina lasciandosi dietro le ville e i giardini cintati.  Marcia adora guidare la sua piccola decappottabile su questa strada, ad ogni curva la vista è una sorpresa. Le colline ripide, la baia cosparsa di vele bianche, Miracle Island proprio davanti, fa tutto parte della cartolina in cui è progettata la sua vita. Ora è sul ponte,  le appare la silhouette della citta’ ed è felice.

Attraversa il parco e arriva nel Mission Distrect; graffiti marcano i muri in lingue segrete, minacce e giuramenti di guerre sotteranee. Murali di La Raza davanti al centro sociale rivendicano l’orgoglio della stirpe latina. Parcheggia nella 17ettesima, davanti alla tacheia da cui si espande l’aroma forte di mole e di cilantro.  Attraversa la strada di corsa,  il soprabito di seta pesante le aleggia intorno .

I ragazzi fischiano quando lei passa, sono seduti sui gradini del caseggiato bevendo birra nel tardo pomeriggio.

<Che rubia guappa!> 

Con i capelli neri quasi blu lisciati  all’ indietro, gli zigomi alti  scolpiti, le sembrano angeli maya in canottiera. I ciollos  la seguono con lo sguardo, lei sorride perchè nessuno fischia alle donne nella sua zona.  Camminare nel  distretto latino la fa sentire avventurosa, le pare quasi di essere all’estero.

Bussa alla porta, Lurdes  viene ad aprirle, è quasi pronta. La sua figura è magra,  nervosa, le  gambe con i muscoli disegnati della ballerina nelle calze nere di rete. Ha un gesto brusco quasi da uccello quando muove la testa di colpo per spostare i capelli. Chiacchierano e ballano in giro per casa mentre finiscono di truccarsi. Stasera escono insieme.

Lurdes è portoghese, ma dice sempre di essere “del paese Basco” con orgoglio nella voce e una sfida centenaria negli occhi. È venuta negli Stati Uniti in tournee con una compagnia di flamenco ed è rimasta. Ora da lezioni di danza e fa la cameriera in un caffè per pagarsi l’affitto.

Marcia vive fuori citta’, nel villaggio di pescatori che è stato riscoperto  molto tempo fa e ora è il paradiso dorato dei ricchi. Ha realizzato il sogno di sua madre sposando  un dottore ebreo. A ventott‘anni la sua vita rivolve intorno alle lezioni di tennis e il club di giardinaggio. Il  flamenco è il suo ultimo diversivo.  Si sono conosciute a lezione di ballo e si sono piaciute subito, nonostante le differenze, forse proprio per le differenze fra loro.

Stasera Pedro, che divide l’appartamento con Lurdes, ha promesso di portarle in un posto speciale, una sorpresa. Marcia lo valuta freddamente, di Madrid, non molto alto, un accenno di pancia … intorno ai trent’anni, e portati male, decide fra se.

Salgono nell’auto di Marcia e imboccano l’autostrada sopraelevata che attraversa la citta.  C’è un grosso party al Glass House, un search light disegna cerchi nel cielo, ma non si fermano fino a Browedy, la vecchia zona notturna ora abbandonata ai night club equivoci, sex shops e hard core metal.

-Dove stiamo andando Pablo?

Pablo si rifiuta ancora di dire dove stanno andando. Le ragazze scambiano occhiate e risatine. Escono a Browedy e si incamminano lungo il boulevard  affollata di turisti, di curiosi e di senzatetto che elemosinano davanti alla rivendita di alcolici.  Gli imbonitori  che invitano i passanti ad entrare nel locali  di spogliarello,  li assalgono con frasi lascive e provocanti.  I segnali al neon lampeggiano “See Nude Girls!” . Passano senza fermarsi davanti al club di spogliarello maschile, Marcia  aveva temuto che sarebbe stata quella la sorpresa. Come se fosse divertente vedere degli omosessuali che dimenano i fianchi a dieci centimetri dal tuo naso e cercano di ficcarti la lingua in gola per una mancia.

Proseguono verso il Bay Bridge,  meno insegne, gente diversa per strada. Si fermano davanti al vecchio Broadway Theater.  C’è gente  davanti all’entrata, ragazzi seduti sui gradini coi capelli irti, tatuaggi, giacche di pelle nera, forse in attesa di un amico che li faccia entrare gratis, ammazzano tempo chiedendo  ai turisti un dollaro per comprarsi il biglietto, sputano sulle scarpe di un’uomo che  ignora la loro richiesta e si allontana frettoloso con la moglie aggrappata al braccio.

< Eccoci!>  annuncia Pedro indicando l’entrata del  teatro. Il gruppo di una mia amica suona qui  stasera. Ci vogliamo andare?>

Le guarda ironico con  un’espressione di sfida negli occhi...

Marcia  ride un po’ nervosa stringendosi  la borsetta al fianco. Le ragazze  scambiano un occhiata.

< Certo! > rispondono insieme.

Sono eccitate, Pablo parla con uno dei gli addetti alla porta, un biker con le braccia da culturista coperte di tatuaggi.  Si, sono nella lista degli ospiti.  Marcia  sente un piacevole brivido di tensione, come prima di una discesa molto ripida dalla pista di sci.  Entrano  un corridoio semibuio, girano l’angolo e la musica la colpisce allo stomaco, Marcia  ricorda la sensazione, non l’ha provata da tempo. Una scala curva con la balaustra neo-classica porta alla balconata da dove possono vedere la banda che suona e il pubblico. Sorride soddisfatta, sua suocera descriverebbe la scena come Sodoma e Gomorra, vuol decisamente dire che sta’ facendo qualcosa di interessante.

La cantante è una donna alta, strana, rossetto scuro, la pelle bianchissima. Potrebbe anche essere un travestito, la sua voce  calda e potente riempie la sala.  Al pubblico sembra piacere la loro musica, si muovono insieme saltando al ritmo martellante in una quasi danza  che pare un’onda disordinata. Trovano un tavolo, Pedro sparisce quasi subito con una bionda piu’ alta di lui.

 Lurdes si avvia decisa alla  pista da ballo. Marcia la osserva crearsi il suo spazio  muovendosi nella trance collettiva.  Compra una birra anche se non ha voglia di bere e resta da sola a fissare  il palco. È tesa; nessuno pare notarla. Ne è allo stesso tempo contenta e delusa. Il pubblico è molto giovane, e lei si sente vagamente fuori posto, i suoi vestiti decisamente troppo chiari  nella stanza piena di gente vestita di nero, con le luci  basse  si sforza di amalgamarsi. La birra la rilassa e comincia a guardarsi intorno.

La tappezzeria rossa damasco è staccata in certi punti dalle pareti, ne viene un’aria derelitta al salone che un giorno era stato formale. Candelabri dorati e cupidi che sembrano ancora sorridere con approvazione nonostante la decadenza degli arredi.  Marcia immagina le signore con le perle e la stola che avevano occupato quelle  stesse poltroncine di velluto su cui ora siedono la ragazza coi capelli verdi e il suo compagno che il diamante lo porta al naso.

Qualcuno le è vicino. Ne ha percepito  la presenza anche se non l’ha sentito. Sta dicendole qualcosa ma non riesce a sentire. Le porge  un paio di banconote arrotolate guardandola con aria disarmante.

<Mi compri una birra?>  Le grida all’orecchio.  Sta puntando al timbro sulla sua mano. Finalmente capisce, timbro rosso, è un minorenne, non può comprare bevande alcoliche.

Dopo solo un attimo di esitazione Marcia prende i soldi e  va al bar. Quando torna con la birra il ragazzo  le chiede con un gesto se può sedersi. Ne è stupita e un po’ lusingata, anche se è abituata alle attenzioni degli uomini. 

Cerca di osservarlo non facendosi notare.  Ha la testa rasata, una giacca di pelle senza maniche, un tatuaggio sul braccio. Per contrasto il suo viso da bambino è gentile e  sorride facilmente quando  il loro sguardo si incontra .  Per fortuna non  le chiede di ballare, non saprebbe come muoversi in quella massa di corpi.  Guarda con invida Lurdes che  balla ad un ritmo impossibile, alterando passi di flamenco a movimenti astratti.  Bevono  e fumano fianco a fianco scambiando  poche parole.   Il ragazzo si alza, e lei si trova a sperare che non la lasci; lo osserva  abbracciare  un paio di amici,  meravigliata dai gesti d’affetto fra loro. Quei gesti fra maschi, le risate  il dialogo  reso muto del volume della musica. Le loro mani strette in sequenze, l’occhiata diffidente che le lanciano per un attimo. Torna a sedersi accanto con naturalezza e lei cerca di nascondere il respiro di sollievo, averlo vicino la fa sentire a suo agio.  Una ragazza si china a baciarlo, lui le carezza il viso  con un gesto breve e distratto.

Il gruppo ha finito l’ultima canzone, Lurdes torna con gli occhi che le brillano, si butta sulla sedia ansimante . Pedro  le invita con un gesto a raggiungerlo sul palco dove sta parlando con  la sua amica e gli altri membri del gruppo. Poco dopo sono tutti seduti al bar. Marcia sta ancora cercando di decidere sulla bionda di Pedro, uomo o donna?  Dovra’ cercare di farselo dire piu’ tardi dallo stesso Pedro.  Lo guarda mentre spiega alla cantante la maniera giusta di bere  tequila.  Uno spruzzo di limone e un pizzico di sale sul dorso della mano vicino al pollice. Le porge la mano da succhiare. La cantante ci appoggia le labbra lanciandogli  uno sguardo penetrante, Marcia coglie un lampo di intesa fra loro, poi le viene in mente che  il nome del gruppo è  Killer Eyes,  occhiata assassina. Pedro e la bionda svuotano insieme il bicchiere  rovesciando la testa all’indietro in maniera teatrale.  Ora lo fanno tutti e Marcia perde il conto di quante volte ha sentivo la sferzata al cervello quando abbassa il bicchiere. I suoi vestiti le sembrano meno stridenti ora, forse sono stropicciati abbastanza.  D’improvviso il teatro è sommerso  di luce abbagliante, sono le due e il club deve chiudere.

<Che locura! > commenta Lurdes. <Nel paese Basco i club non chiudono mai prima delle cinque del mattino!> 

Nell’aria fresca della notte, tutti sono stati buttati fuori dai club, la festa è per strada . Gli stessi amici si fermano a salutare il ragazzo, cercano di trascinarlo scherzosamente via, ma lui ride e li lascia andare soli. Marcia li sente chiamarlo Beau.  Lurdes e Pedro non paiono stupiti  della sua presenza, parlano e fumano appoggiati al muro con gli altri mentre la piccola folla si disperde.

<Vi va di andare in un altro club?>, Beau fa girare la skateboard con la punta del piede. Un tocco sicuro che  Pedro approva con un  sorriso.  I due uomini cosi’ diversi parlano come  vecchi amici.

<Dove a quest’ora?> Lurdes è interessata.

< Un buon  posto, un afterhours che hanno appena aperto>.

Si avviano euforici verso l’auto. La collina scende ripida da Broadway alla Piramide. Cosi’ da vicino ti rendi conto di quanto è enorme il grattacielo dalla forma futuristica che definisce senza ombra di dubbio la silhouette della citta’. Marcia la vede  scintillare  dalla sua casa  sull’altra sponda della baia. Rossa nel tramonto, misteriosa e surreale a volte quando solo la punta del grattacielo spunta dalla nebbia. Sembra cosi’ serena  da lontano senza il formicolio di vita che la circonda.

 Beau sale  sul suo skateboard con un movimento liquido e lo punta senza esitazione verso la discesa.  Marcia lo guarda accelerare lungo la collina e avvicinarsi  rapidamente  al semaforo. Ha un senso di fastidio,  non vuole che cada e  la imbarazzi davanti agli amici. L’incrocio  è attraversato dalle auto senza rallentare. Il ragazzo si abbassa sull’asse e lo solleva  dalla punta.  Inchioda la frenata   proprio sulla riga bianca dello stop.

<Olè!> grida Lurdes con l’entusiasmo che di solito riserva per un solo di chitarra.  Il fischio di Pedro rimbomba nei portici deserti, Marcia si gira per non farsi vedere sorridere, ma il suo orgoglio ne è solleticato. E poi  è stata lei a comprargli la birra, non vuole che si spiaccichi su una macchina proprio stasera. Si pigiano  nell’auto e tornano nella Mission.

Si fermano alla 22esima strada. Nessuna insegna,  solo una porta con due tipi che fanno pagare l’entrata.

<Come si chiama questo locale?> .Marcia chiede il nome del locale, Beau punta al numero civico.

<Si chiama 2164>.

  Un paio di dollari a testa e sono dentro.

È uno stanzone seminterrato pieno di gente notturna con l’aria emaciata e gli occhi inquieti. Niente tavoli, solo dei cassoni da imballaggio dove sedersi. Camminano senza destinazione, nessuno balla quasi non parlano.  Il sistema di amplificazione è superbo, una montagna di speakers che fa vibrare le pareti,  due dj  lavorano fianco a fianco.

Pedro sta gia’ parlando con  una ragazza bella come un sogno che  lo ascolta intenta, Marcia si chiede che segreti le stia svelando. Forse si è sbagliata  su di lui.

Beau la prende per mano e quel piccolo gesto  la emoziona come una collegiale. Si siedono su un enorme cassone con una decina d’altri. Lurdes li raggiunge, ammicca con aria soddisfatta e le mette in mano un joint. Marcia non osa rifiutare, lo accende con il  gesto piu’ disinvolto che le riesce,  respira il fumo aspro cercando di non tossire, deve lottare per mandar via la sensazione di vertigine poi lo passa alla ragazza sconosciuta seduta vicino a lei . Lo spinello fa un giro lungo e ritorna nelle sue mani. Si sta chiedendo cosa fare ora deglutisce la troppa saliva che le viene in bocca poi  li vede.

Quattro agenti in uniforme, stanno camminando nella loro direzione attraverso la folla. Potrebbero essere un’allucinazione perche nessuno sembra farci caso. Uno dei poliziotti, una donna latina dalla corporatura pesante, la guarda fissa per un secondo. Marcia si sente un cervo pietrificato  dalla luce dei fari, potrebbe giurare di sentire i rumore delle loro scarpe pesanti che si avvicinano. L’incubo le passa davanti agli occhi, la retata,  dover chiamare Tom a quest’ora di notte, le spiegazioni, l’espressione di sdegno dei sui suoceri al solito pranzo domenicale.

Incredibilmente invece non succede nulla. I poliziotti attraversano la stanza guardandosi intorno seri ma rilassati, non parlano con nessuno e non si avvicinano neppure ai bidoni pieni di ghiaccio e  bottiglie di birra in vendita senza permessi. Lurdes le toglie il joint di mano e lo spegne con noncuranza contro la suola della  scarpa, le sorride rassicurante dentro la sua pelle di ballerina di flamenco.

 Gli agenti finiscono il loro giro ed escono indifferenti. Marcia si appoggia a Beau, il  cuore martella piu’ forte della musica. La stanza è ancora piu’ strana. I disegni sulle pareti sembrano muoversi. Beau intuisce il suo disagio e la guida verso la porta in una stretta protettiva.

Camminano nella   strada barcollando avvvinghiati.  Il malessere svanisce e le resta una piacevole sensazione languida ed ovattata di camminare su materassi. La risata dolce di Beau le riempie le orecchie. 

Girano l’angolo nel via laterale sporca e poco illuminata; alcuni ragazzi parlano animatamente,  una coppia  si bacia in un androne. Si inoltrano nel vicolo,  cercando la penombra; Beau si appoggia alla parete e apre le braccia in un invito. Quando gli si abbandona contro le loro bocche sono vicinissime e si accorge di aver voluto quel bacio tutta la notte.  Il battito regolare del cuore di lui le da un senso di calma totale, come se fosse sospesa dentro una bolla,  loro due nella notte,  intoccabili, invisibili al resto del mondo, Restano immobili per un tempo sconosciuto, il suo corpo plasmato contro quello di lui, bocche  assetate  sulle labbra e sul collo,  ogni  nervo teso e la  pelle viva.   Lo sente  sollevarle la gonna sotto il soprabito che li copre come un mantello. Mentre le sfila le mutandine la sfiora con le dita cercando il calore della suo sesso.  Le rimbalzano storie di coppie che fanno l’amore sotto i ponti a Parigi, le era parso cosi’ assurdo.  Per un attimo pensa di fermarlo, ma sa bene che non potrebbe, le pare di vedersi dall’alto, appoggiata a lui, incollata a lui.   Per  istinto,  o un bisogno vitale di quel contatto  solleva una gamba intorno al suo fianco.  Ora  la sua carne si fonde contro quella di lui senza riserve. Apre gli occhi un istante,  ma li chiude subito e di nuovo si lascia scivolare.  Poi il calore la invade, le scende lungo la schiena, vorrebbe resistere ma  l’orgasmo  la travolge senza che si sia neppure mossa. Cadrebbe se lui non la sostenesse nel suo abbraccio.  La tiene  contro di se fino a che i  fremiti si calmano. Poi si muove prima con lentezza e poi quasi brutalmente contro di lei,  Marcia vorrebbe sfuggirgli, ma la tiene forte contro i sui fianchi in una stretta possessiva, vorrebbe gridare mentre le sensazioni le si affollano troppo rapidamente; in pochi secondi è di nuovo all’apice  ancora le ondate di piacere  la travolgono.  Sono  abbracciati a lungo in una intimita’ che non aveva mai conosciuto. Lo osserva quando si inginocchia  e le risistema i vestiti come ad una bambina,  ma  la sua mente  non riesca a  mettere a fuoco.

Quando rientrano  si accorge che è tardissimo,  il locale è quasi deserto.  Lurdes e Pedro ma non ci sono da nessuna parte. Tornano  alla macchina tenendosi  stretti. Sono le cinque del mattino.

< Devo andare>, mormora  rompendo con  rimpianto il silenzio.

<Ti do un passaggio>.

 L’auto risale la collina e discende sulla Haight street. Beau prende possesso della radio fino a che non trova una stazione che lo soddisfi, poi alza il volume e affonda nel sedile con i  piedi appoggiati al finestrino. Guarda la citta’ col piacere dell’animale nel suo territorio.  Si fermano davanti al vecchio palazzo che le ha indicato.

Prima di uscire le chiede una penna, scrive qualcosa su un bigliettino e  le stringe la mano intorno al pezzo di carta.

<Verrai?>.  il suo sguardo ha una sfumatura di dolere che le accarezza i sensi, come se gia’ il bisogno di lei lo facesse soffrire, poi le sfiora appena le labbra in un bacio e sparisce nel portone senza girarsi.

Lei legge la nota stropicciata

“È stato bello stare con te. Se vuoi vieni a cercarmi, 105 Fetton.  Beau”

Sta attraversando il ponte, nella luce rosata dell’alba. Le mancano i grigi della citta’. Entra in casa silenziosa, alcune luci sono ancora accese. Sale le scale in punta di piedi pensando ad una scusa. Ma Tom è addormentato. Lo guarda per un momento nel suo pigiama grigio, poi si infila a letto al suo fianco, attenta a non toccarlo._


biker = motociclista, sai quelli irsuti
 tacheria = un ristorante messicano alla buona dove vendono principalmente tacos, tortillas repiene di carne, fagioli, salsa piccante al pomodoro ecc.
 cilantro, un'erba tipica della cucina messicana e californiana. la foglia assomiglia al prezzemolo ma il sapore e il profumo sono mo diversi e molto caratteristici. va nella salsa che poi mangi con le tortillas chips, pezzetti di tortillas croccanti stile patatina fritta, ma fatti di farina di mais

: mole e' una salsa fantastica
 verde o rossa
a base di peperoncino e pomodoro quella rossa
sempre cibo messicano
quello che e' caratteristico del missioni distrect sono gli odori
l'architettura e' vittoriana, ma gli odori sono sudamericani
e la puzza anche

 quando camminavo per strada mi ricordo, all'inizio mi davano fastidio, poi avevo uno sguardo
dritto neglio occhi, e mi schivavano