I tiri

Pantani .... d'Inferno

Un lungo serpente verdognolo si snoda per le strade periferiche di Sabaudia: sono gli allievi del 159° corso AUC che in fila indiana, ordinatamente, al tiepido sole di una mattina di maggio si muovono verso il poligono per i tiri.

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Tutti in fila indiana pronti alla partenza per il poligono

Il nome della località è incoraggiante: Pantani d'inferno. Il poligono in realtà consiste in un terreno pianeggiante ai margini di una pineta distante qualche chilometro dalla caserma e separato dalla spiaggia libera da una strada rialzata. La passeggiata necessaria per raggiungerlo fu una dei momenti più intensi. Partimmo subito dopo l'alzabandiera con l'elmetto, la borraccia, il gavettino attaccati al cinturone ed un nodo alla gola: nelle settimane precedenti, l'addestramento in bianco ci aveva divertito (cazziatoni dei Tenenti a parte ...) ma, l'idea di sparare proiettili veri con armi vere riempiva di timore anche i più coraggiosi. L'atmosfera di esasperata goliardia, di facile baldanza che si respirava tra le file AUC nascondeva la tensione che aleggiava tra noi, e si leggeva sui volti, tra le battute e le risate. La tensione toccò il culmine quando arrivammo al campo e, indossato l'elmetto, si attese il proprio turno per andare a sparare. Poi tutto accadde velocemente, troppo velocemente per lasciare ricordi nitidi, stabili: solo un barilotto impazzito che volteggiava nell'aria e che non voleva saperne di posarsi sul mirino.

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E' il momento di fare sul serio!

Innumerevoli gli episodi curiosi che ci videro protagonisti in quei giorni: dagli esplosivi cazziatoni che il Signor Capitano distribuiva con generosità a tutti (tenenti compresi), fino alla ormai leggendaria figura dell'allievo Roveda che accorse trafelato all'ordine del Capitano "Venga uno con la ERRE!" (l'A.R. è l'auto da ricognizione). Altrettanto indimenticabile fu l'enorme curiosità che si era creata intorno alla misteriosa "Razione K", la cossiddetta "razione da combattimento". Il suo contenuto, simile ad un bazar medio-orientale (latte condensato, caffè solubile, cacao in polvere, cioccolato, fornellino da campagna (!), combustibile (!), carne in scatola, pasta e fagioli ecc.) fu oggetto di loschi traffici. Il ricercatissimo cordiale (un superalcolico) ed il prezioso integratore vitaminico all'arancio erano quotati sul mercato (sicuramente nero) qualcosa come due, tre tubetti di latte condensato o diverse tavolette di cioccolato. Non poche amicizie si ruppero infrangendosi contro le ferree regole del mercato. Va ricordata la preziosa opera dell'allievo Bozzi che raccogliendo gli scarti delle trattative riuscì a stipare nel suo armadietto, sfidando le leggi della fisica e le ispezioni dei tenenti, ben 35 scatole di biscotti e 27 scatolette di carne suina, unico tra noi ad averla assaggiata dopo averne sentito il "profumo".

 

Zappatori, vedette ...

Il luogo dove la "divertente" e "rilassante scampagnata" dei tiri con armi portatili si svolgeva ogni anno era al poligono dei PANTANI D'INFERNO, nome sobrio che descrive molto bene clima e località (non molto turistica). Sin dal giorno precedente furono mobilitati dal S.Ten. Petrolini 16 ardimentosi allievi con il compito di organizzare il luogo affinchè tutta la batteria potesse divertirsi a sparare contro le povere sagome di cartone.
I compiti degli ZAPPATORI furono, come tutti oramai compresero, tranne gli stessi, quelli di preparare le famose otto sagome su cui tutti sparammo, montare e smontare giornalmente la famigerata tenda 5x5, chiamata così perchè erano necessari appunto 25 persone per l'operazione, costruire le piazzole ed il muro per il lancio della bomba con i tristemente noti sacchetti di sabbia ed infine rendere più gradevole e funzionale il poligono abbellendo con tende cubiche, cartelli, sedie, tavolini per tè, caffè, pasticcini e gelati ....
Oltre a questi lavori di fatica un altro ruolo affidato ad i nostri eroi fu quello di fare le VEDETTE. In punti strategici alcuni zappatori furono abbandonati soli a se stessi armati solamente di:

con lo scopo di proteggere i malcapitati automobilisti dai pericoli costituiti da ogive calibro 7,62 maldestramente sparate.
Le comunicazioni tra queste vedette sono tuttora oggetto di studio da parte del Sevizio Informazione dell'Esercito. Si sentirono infatti voci di "colombelle in arrivo", tra l'allievo Cinquarla e Dal Col, messaggio intercettato dal Capitano che ne approfittò per scatenare le sue ire contro le due intraprendenti vedette (ndr colombelle = ragazze). Altri messaggi parlarono di "mucche (quelle vere....) da tenere lontano", "automobili rubate da intercettare", "bagnanti di bella presenza da adescare con la stessa velocità e tattica d'attacco di un branco di avvoltoi".
A detta di tutti, lo zappatore fu comunque un'esperianza bella, divertente ma comunque da non ripetere.
Le operazioni che riscossero il maggior successo tra gli addetti ai lavori furono in particolare il "toppamento" dei buchi delle sagome tra una ripresa e l'altra, momento in cui si poteva verificare da vicino la nostra abilità con le armi. Capitò spesso che una sagoma veniva traforata da 15 colpi quando un allievo ne poteva sparare solo 8! Un'altra operazione molto gettonata fu il sistematico "caricamento/scaricamento" del camion. A tal proposito è doveroso precisare che l'automezzo in questione non poteva fisicamente contenere tutto il masteriale, e che solamente grazie agli "amorevoli" consigli del S. Ten. Petrolini:"Moveteve o ve ficco tutti dentro!!!" fu possibile portare a termine l'operazione. La cosa che sicuramente rimarrà per sempre nei cuori e nelle ossa degli zappatori fu lo smantaggio del muro "bomba a mano" costituito da 200 sacchi di sabbia bagnati fradici. Questa operazione fu svolta in tempo record, a fine giornata e sotto ad un'impietosa pioggia martellante. Comunque, alla fine di quella faticata, si potè tornare tutti alla SACA stanchi, bagnati ma felici, tutti pronti per la sorpresa ... il compito di topografia del Cap. Danti.

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Ecco il Capitano in azione.

 

Il viaggio a Roma

Altra memorabile esperienza di tutti i corsi AUC sono i tiri al poligono della Cecchignola a Roma. Molti i ricordi di questo viaggio, a partire dal poligono stesso che sorprese tutti per la modernità delle attrezzature, molto differente dal campo incolto dei pantani d'inferno, che solo la grande maestria dei nostri zappatori ha saputo trasformare in "poligono".
Il ricordo più vivido non sono i tiri, le cuffie isolanti collegate al direttore del tiro (il che permetteva al Sig. Capitano di cazziare contemporaneamente otto allievi per lo stesso motivo..), e nemmeno il computer che stampava la sagoma con i colpi andati a segno; bensì il tragitto di andata e ritorno da Roma su uno scomodissimo camion ACM. Solo chi c'è stato può capire cosa significhi affrontare un viaggio di due ore su una panca di metallo, tremolante e sobbalzante come il dorso di un cammello, con il vento gelido delle prime ore del mattino che ti taglia la faccia e si nsinua tra i vestiti.
Fortuna che c'era il cordiale della razione K...