GIUSEPPE DI TELLA (1876 - 1942)  

IN continuo aggiornamento .....

  Nasce a Capracotta (Campobasso) e, dopo aver frequentato l’Istituto forestale di Vallombrosa, entra, nel 1895,nell’Amministrazione forestale.

 Insegna Dendrometria e assestamento forestale dal 1916 al 1937 presso l'Istituto superiore forestale di Firenze.

Per motivi di salute nel 1937 è costretto suo malgrado a lasciare l'insegnamento.

Muore a Torino nel 1942.

Testi ,da lui pubblicati,che possono essere considerati dei veri Manuali tecnici pratici sono:

  Vengono elencati una serie di articoli , anche esteri,riguardanti il nostro concittadino di cui molti non conoscono la sua esistenza ed il suo operato.

  Alcuni articoli vengono presentati in modo integrale per il rispetto degli autori, altri vengono estrapolati da:

comprensivi di fotografie dell'epoca e/o bozzetti.

    Le parole qualitative ricorrenti che lo contraddistinguono,desunte dal materiale didattico attualmente a mia disposizione,sono:

Scienziato, Maestro lungimirante, Geniale le sue intuizioni  pratiche e fatte applicare sotto il suo controllo,Tenace molisano,Garbato dissenso, Ottimo divulgatore scientifico con un ottimo spirito di osservazione,...

  Queste qualità sono ben evidenti nella prefazione del testo:

Il bosco contro il torrente - la redenzione delle terre povere.

 La prefazione iniziale, che si allega, mette in evidenza la grande capacità comunicativa e descrittiva degli eventi.

   Il singolo dettaglio, percepito dal Giuseppe,(chiedo scusa ai familiari del mio tono amichevole) è esposto in modo talmente realistico da farci immedesimare come degli spettatori presenti in una scena di una ripresa cinematografica.

   L'acume e l'osservazione pratica e scientifica dei fenomeni naturali gli ha permesso di "trovare" soluzioni pratiche di contenimento degli eventi alluvionali che in alcuni casi diventano catastrofici.

  La lettura attenta di ogni singolo paragrafo evidenzia la sintesi del mio pensiero.

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Qualche termine che si riscontra negli articoli:

 Bosco disetaneo:Bosco formato da alberi di diversa età

 Bosco ceduo:Rinnovamento delle piante,dopo il taglio spesso a raso,da gemme o polloni  presenti sulla ceppaia o radici.

Volume dendometrico:se ci si riferisce al volume dell'intero albero (con cimale e ramaglia)

Volume cormometrico:se ci si riferisce al solo fusto utilizzabile da lavoro

Coefficiente blastometrico:differenza tra i due volumi e si riferisce a cimale e ramaglia 

Tavole a due entrate: riportano il valore medio del volume della massa legnosa di un albero in funzione del diametro (d), rilevato ad una altezza da terra di 1.3 metri (petto d'uomo), e dell’altezza totale (h) del fusto

Tavole a una entrata:riportano il valore medio del volume della massa legnosa di un albero in funzione del diametro (d) , rilevato ad una altezza da terra di 1.3 metri (petto d'uomo).

   Questa e' una foto emblematica ricorrente nei vari convegni del settore forestale,anche stranieri, in cui viene messo in risalto l'opera di consolidamento dei torrenti e/o fiumi di G. DI TELLA.

    Foto molto esplicita e non necessita di alcun commento. Touring Club Italiano 1923

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DENDROMETRIA (dal gr. δένδρον "albero" e μετροξ "misura" sinonimo di cubatura dei legnami;

 stereometria  (dal gr. στερεός "solido" e μέτρον "misura") forestaletassazione forestalealsometria

 (dal gr. ἄλσος "bosco" e μέτρον "misùra").

         È quel ramo della scienza forestale che insegna a calcolare il volume del legname ricavabile 

dall'atterramento e riduzione in assortimenti mercantili degli alberi da bosco. 

        Varî sono i procedimenti di cubatura a seconda  che si tratta di alberi già atterrati o in piedi; e,

 in quest'ultimo caso, di alcuni presi saltuariamente in un bosco, oppure di tutti quelli che compongono

 il bosco. Si distingue anche il calcolo del volume dei fusti da quello della ramaglia e dei loro tronchi 

più o meno lavorati.

......................continua con la determinazione matematica dei volumi

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PREFAZIONE iniziale:

Il volume vuole essere un omaggio e un doveroso riconoscimento all’opera prestata da insigni maestri che, oltre che valenti scienziati, sono stati di esempio per generazioni di studiosi, non solo a Firenze, e che alto hanno sentito il dovere di formatori dei quadri tecnici e professionali delle Scienze agrarie e forestali.

 È anche un omaggio e un doveroso riconoscimento ai tanti docenti, tecnici e amministrativi che hanno ripreso e continuato l’opera dei fondatori onorandoli con il proprio lavoro e con i risultati delle loro ricerche.

  Dal seguente volume vengono estrapolate argomenti che riguardano il nostro concittadino.

pag. 11 Il corpo accademico all’avvio delle attività del R. Istituto Superiore Forestale Nazionale era così costituito:

• Cotta Alberto, Silvicoltura e tecnologia

• De Horatiis Manfredi, Costruzioni edilizie, idrauliche e meccaniche

• Di Tella Giuseppe, Dendrometria ed assestamento

• Fiori Adriano, Fitogeografia e geografia botanica

• Martelli Alessandro, Mineralogia e geologia

• Palazzo Carlo, Chimica

• Parascandolo Andrea, Costruzione di strade forestali e topografia

• Serpieri Arrigo, Economia forestale

• Trifone Romualdo, Legislazione forestale ed il diritto civile, penale ed amministrativo.

pag. 32 Economia ed estimo forestale

Professori: Serpieri prof. Arrigo, titolare.

Assistenti: Segala dott. Giacomo 1914-17; Tassinari prof. Giuseppe 1919-

22; Carlone dott. Prelidiano dal 1922.

Dendrometria e assestamento forestale

Professori: Di Tella prof. Giuseppe, titolare.

Assistenti: De Benedictis dott. Michele 1914-15; Bruzzone dott. Zeno dal 1919.

Sistemazioni idraulico-forestale e costruzioni occorrenti all’azienda forestale

Professori: De Horatiis ing. Manfredi, incaricato.

Assistenti: Farini ing. Ulrico 1914-15; Corinti ing. Donatello 1920-21;

Zoli ing. Livio dal 1924.

Botanica forestale

Professori: Fiori prof. Adriano, titolare.

Assistenti: Cecconi prof. dott. Giacomo 1914-19 e 1922-24.

pag. 34 Un nuovo segnale dell’importanza dell’Istituto di Firenze: il Ministro

di agricoltura ha riunito a Roma, dal due al quattro ottobre 1918, gli

Ispettori Superiori della Amministrazione forestale e alcuni insegnanti

dell’ISFN per discutere «delle più importanti questioni di attualità che

riguardano i nostri boschi e sottoporre al Ministro proposte di provvedimenti

». Con il direttore generale Sansone e gli Ispettori i proff. Martelli,

Di Tella, Piccioli e Serpieri.

pag. 35 La Federazione Pro-Montibus il 26 settembre 1920 decide lo svolgimento

a Udine del IV Congresso forestale e del I Congresso del carbone

bianco. Fra i temi proposti: La difesa silvo-pastorale dei bacini imbriferi, relatore

prof. G. Di Tella, e La ricostituzione dei boschi danneggiati in relazione

alla legge per i danni prodotti dalla guerra, relatore Serpieri.

pag. 37 Nel corso del Convegno Serpieri riferisce sul tema della «Tutela e incremento

dei patrimoni comunali di montagna».

Il 16 novembre 1921 la Commissione per la industrializzazione e lo

sviluppo della selvicoltura in Italia si riunisce presso la sede della Federazione

Pro-Montibus. Fra i delegati il prof. Palazzo e gli ingg. Civita e

Del Bosso che hanno ricevuto il mandato di prendere accordi allo scopo

di iniziare le esperienze di distillazione del legno in storte (esperienze

già iniziate da Palazzo nel laboratori dell’ISFN).

Vennero inoltre designati i conferenzieri che dovevano illustrare, presso

le varie sezioni della Associazione degli Ingegneri, i maggiori problemi

 riflettenti il rimboschimento. Le persone all’uopo designate furono

le seguenti: proff. Arrigo Serpieri, Giuseppe Di Tella e Manfredi de Horatiis,

del R. Istituto Superiore Forestale Nazionale.

pag. 38 Il 6 aprile 1924 Arrigo Serpieri viene eletto deputato, e intanto prosegue

il ruolo significativo dell’Istituto: al congresso delle Scienze di Napoli

del 1924 vi saranno importanti comunicazioni nella Sezione speciale

agrario-forestale. Su otto comunicazione presentate nella Sezione, sei sono

dell’Istituto di Firenze, rispettivamente di F.C. Palazzo, L. Petri, L.

Piccioli, A. Martelli, G. Di Tella, M. De Horatiis.

pag. 39 All’inizio del 1926 nuovi segnali interessanti: il prof. on. Alessandro

Martelli e il prof. Giuseppe Di Tella vengono nominati nel Consiglio

superiore dell’economia Nazionale.

Si giunge poi forse al culmine del decennio: il Congresso internazionale

di Selvicoltura a Roma, che si svolgerà dal 20 aprile al 5 maggio

1926. Da una relazione de «L’Alpe»: «Il 20 aprile scorso, alla presenza

di S.M. il Re e del Primo Ministro S.E. Mussolini, si è inaugurato, in

Roma al Teatro Quirino, il Congresso internazionale di selvicoltura». Il

teatro presentava un aspetto imponente; tale era la folla cosmopolita dei

congressisti che lo gremiva. Erano presenti numerosissimi delegati esteri,

molti dei quali venuti dalle più lontane regioni dell’Estremo Oriente,

delle Indie, dell’Australia, delle Americhe, ecc. La cerimonia venne

aperta con un elevatissimo discorso del Presidente dell’Istituto Internazionale

d’Agricoltura S.E. Giuseppe De Michelis. «Prese in seguito la

parola S.E. Belluzzzo, Ministro dell’Economia Nazionale». Ai discorsi

risposero, a nome di tutte le delegazioni, i capi delle delegazioni Norvegese,

Francese, Americana, Tedesca.

 

pag. 40 Viene pubblicata la relazione di Serpieri e Pavari su «La sperimentazione

forestale come fondamento scientifico della selvicoltura con particolare

riguardo all’Italia», presentata al IV Congresso Internazionale di

Botanica, Sezione di Scienze Forestali, Ithaca (New York), agosto 1926.

Febbraio 1927, soppressione della Direzione generale delle foreste e

dei Demani e istituzione della Azienda foreste demaniali. Giovanni Raineri

e Arrigo Serpieri sono membri del Consiglio di Amministrazione.

Onorificienze al «Merito agricolo» del Governo Francese a Serpieri,

Di Tella, Pavari e Merendi in occasione del centenario della Scuola Forestale

di Nancy.

pag. 42 I proff. A. Merendi e G. Di Tella vengono nominati nel Consiglio

di amministrazione dell’Azienda di Stato per le foreste demaniali per il

quadriennio 1933-1936.

pag. 45 L’Istituto di Dendrometria e Assestamento forestale, divenuto poi semplicemente

Istituto di Assestamento forestale, fu diretto fino al 1938 da Giuseppe

Di Tella, poi da Generoso Patrone e infine, dal 1973, da Mario Cantiani.

pag. 163 Patrone, seguendo le orme di Giuseppe Di Tella (1876-1942) da un

lato e di Arrigo Serpieri dall’altro, prese posizione e teorizzò l’ordinamento

regolare, privilegiando la linea economica come base di un ordine

generale di valore universale.

Nel 1980 egli cercò di unificare le diverse concezioni nel momento

economico: un bosco produttivo, «soddisfatto il principio insuperabile

della continuità della produzione, e quindi del bosco», assicura tutte le

altre funzioni.

pag. 185 Soltanto nel 1923 il prof. Di Tella fu incaricato della redazione del

Piano di Assestamento forestale che, per la prima volta, interessò l’intera

foresta. Nel frattempo l’abetina aveva raggiunto la superficie di 476 ha

mentre gli incrementi di superficie avevano interessato principalmente

le trasformazioni delle faggete nelle località Soglio, Catena, Croce

di Ribono e Cardinale, nonché del castagneto in località Poggiolino.

Questo Piano ha assunto una particolare importanza in quanto ha

impostato in maniera organica il problema della trasformazione, per ragioni

economiche, della faggeta in bosco misto abete-Faggio.

pag. 191 I Piani di Assestamento che si sono succeduti per oltre un secolo a

Vallombrosa hanno adottato per la coltivazione dell’Abete bianco il turno

fisiocratico. Giacomelli nel 1876 adottò un turno di 80 anni sulla base

delle tavole alsometriche costruite da Pressler per le abetine prussiane e

applicate a un campione di Vallombrosa. Dette tavole si rivelarono poco

adatte per questa foresta per cui il turno fu successivamente portato a 90

anni e poi da Di Tella a 100 anni. Secondo questo Autore l’inclusione

di terreni meno fertili rispetto alle superfici tradizionalmente coltivate

a Abete bianco aveva fatto spostare di 10 anni in avanti la media dell’età

che stabilisce la maturità fisiocratica

 

pag. 193 L’Assestamento della faggeta a Vallombrosa venne affrontato per la

prima volta da Di Tella nel Piano del 1923. Furono individuate tre classi

economiche: la faggeta di alto fusto, il ceduo di Faggio e la faggeta di

protezione, quest’ultima ubicata sui crinali che delimitano in alto la foresta.

 L’alto fusto di Faggio in verità proveniva dalle conversioni di boschi

cedui e dato che spesso i tagli di avviamento erano stati piuttosto intensi

(in Italia mancavano consolidate esperienze in questo campo), Di Tella

per il comprensorio di Vallombrosa propose il coniferamento con Abete

bianco e la trasformazione in fustaie miste di Abete e Faggio. Per le fustaie

transitorie piuttosto degradate del Comprensorio di S. Antonio, fu

proposto il ritorno a ceduo. Alle quote più elevate fu proposta una fustaia

di protezione a struttura disetanea con periodo di curazione di 10 anni.

pag. 302 Sarà infatti sempre Serpieri che accompagnerà la trasformazione

dell’Istituto superiore forestale in Istituto superiore forestale e agrario e

più tardi in Facoltà di Agraria. E sarà Serpieri che, sordo ad ogni sollecitazione

localistica e di parte, riuscì a creare a Firenze uno dei più formidabili corpi 

accademici dell’epoca nel settore agro-forestale, formato da scienziati che

 si sono distinti per la brillantezza delle loro idee, per la concretezza dei loro 

interventi sul territorio, per le innovazioni che hanno saputo proporre: 

lo stesso Serpieri, Piccioli, Pavari, Di Tella, DeHoratiis, Zoli Livio, Fiori, 

Cecconi Giacomo, Petri, Berlese, Palazzo, Martelli, Trifone, tutti personaggi

 che sono poi andati a formare il corpo accademico dell’Istituto forestale e agrario nel 1924.

CONTINUA.......................

 

LEGGE 14 novembre 1985 n.145 (pubblicata il 28 novembre 1985)

Normativa per bonifica calanchiva.

Noi Capitani Reggenti

la Serenissima Repubblica di San Marino

Promulghiamo e mandiamo a pubblicare la seguente legge approvata dal Consiglio Grande e

Generale nella seduta del 14 novembre 1985.

Art. 1

Piano generale di bonifica

A norma dell'art. 13 della Legge sul "Piano di sviluppo dell'agricoltura sammarinese" n. 22 del 20

marzo 1974 e del Decreto 22 luglio 1974 n.66 il "Piano Generale di bonifica delle zone calanchive e

di sistemazione dei corsi d'acqua principali", formato da relazione e da cartografia e allegato alla

presente legge, si applica a tutto il territorio secondo le prescrizioni di cui alle presenti norme.

La Commissione Urbanistica, previo parere congiunto del Dipartimento del Territorio, dell'Ufficio

Agrario e Forestale e dell'A.A.S.P., può apportare modifiche o integrazioni alla cartografia di cui al

comma precedente o demandare a realizzazione al competente Ufficio Urbanistica.

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La sistemazione idraulica dei corsi d'acqua principali non è possibile con il semplice inalveamento dei corsi d'acqua, con le arginature o con altre opere idrauliche.

Lo squilibrio apportato dalle piene improvvise renderebbe ben presto insufficienti le costose opere,perché rese inutili dalla crescente ondata di portata solida che aumenta proporzionalmente all'estendersi dell'erosione.

Colla diminuzione dell'insidia solida idrologicamente si ottengono due grandi vantaggi:

1) la depressione del livello di piena a causa dell'aumentata velocità della corrente;

2) la regolarizzazione della linea di corrente per i diminuiti depositi di materiali lapidei in alveo.

"E' contro questa causa originaria del male che va studiata l'offensiva e non già contro le forzenemiche già organizzate nelle trincee dei fossati e dei burroni, o sboccanti, sempre piu' formidabili, nell'alveo delle grandi arterie dei fiumi.

E' nell'area del ruscellamento che bisogna scovarle e batterle isolatamente impedendo così che giungano intatte sulla linea delle estreme difese".

Ciò diceva nella sua dotta relazione il Prof. Giuseppe DI TELLA a Napoli nel Primo Congresso delle Bonifiche del 1933.

Sulla base di questo principio si è infatti presa in esame la sistemazione idraulica di ogni unità idrografica prevedendo sia le opere di correzione che quelle di consolidamento computandole la relativa spesa.

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La seguente presentazione è completa di calcoli matematici/ingegneristici

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   Un testo molto esaustivo, in mio possesso in formato PDF, sul contenimento delle sabbie mobili del territorio libico.

La dott.ssa  Maria CIMINI evidenzia molto spesso la disponibilità del DI TELLA nel suggerirLe le tecniche di forestazione per sopperire all'avanzata delle sabbie mobili.

  Le sabbie mobili,a causa del vento che le trasporta, influiscono in modo notevole alla desertificazione dei territori.

  Ecco uno dei tanti suggerimenti:

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