IL SENTIERO DEL VALLONE DELLE INCOTTE   

 La seguente pagina web è stata realizzata grazie alla collaborazione di: Erberto PAGLIONE,

 Lucio CARNEVALE, Michele MONACO e Pasqualino DI VITO; progressivamente sarà

arricchita con altre foto ed ulteriori informazioni.

  Considerazioni personali sulla sicurezza quando si percorrono i sentieri:

      Il sentiero rappresenta un anello desunto dalla visione d'insieme 3D del sentiero delle 4 Fonti completo.         

 

Il  sentiero è accompagnato da una "mappa parlante" costituita da:

Nota: Le distanze ed i tempi di percorrenza sono riferiti al punto di partenza.

   Ecco il sentiero del Vallone delle Incotte ( vallone delle pietre cotte) desunto dal sentiero delle 4 FONTI .

      Il verso di percorrenza del sentiero  è in senso orario ed è già geolocalizzato  ed abbastanza impegnativo.

Il sentiero inizia e termina nello stesso punto .

              1 - 2 - 17 - B - 16 - 15 - 13 - 14 - 13 - 12 - D - 5 - 4 - 3c - 3 - 2 - 1

E' rivolto principalmente agli escursionisti esperti,ed i circa 7.5 km. sono percorribili in circa 4h e 30

   L'alveo del Vallone delle Incotte indicato dai punti  12 - D - 5  va percorso esclusivamente quando è asciutto.

  Prendendo lo spunto dal "cuting" salentino, rivisitazione anglofonizzata della parola dialettale li cuti (scoglio,roccia,..)

mi invento il termine il "cotting".

 Il termine cuting definisce la pratica di camminare e/o muoversi sulla costa impervia non facilmente percorribile

tra gli scogli, in alcuni casi scivolosi.

  Con il cuting si abbandona un sentiero comodo e tracciato e si cerca un itinerario personale tra gli scogli.

  Per praticare il cuting è necessaria una buona dose di equilibrio ed utilizzare le mani,libere, per compensare

le eventuali scivolate o per cercare dei solidi appigli.

  Il cotting, è simile al cuting, solo che viene praticato lungo l'alveo del Vallone Incotte, anch'esso come vedremo,

costituito da massi e pietre di varia natura.(Incotte: pietre cotte dal sole , automatico il termine cotting).

  La visione d'insieme 3D mi permette di non far uso del GPS.

  La presenza di alcuni punti caratteristici sulla cartina 3D (guglie, massi particolari, grotte,ponticelli, fonti, ecc.) mi

permettono di individuare la posizione lungo il percorso.    

Il sentiero inizia 500 metri dopo l’abitato di Capracotta, sulla SP Sangrina per

Castel del Giudice, poco prima del tornante sul Ponte di Ferro, quota di 1.360 m.s.l.m..        

       Io e il DI VITO, dopo aver atteso la sincronizzazione, dei rispettivi GPS, con i satelliti georeferenziali

iniziamo la nostra passeggiata.

    La prima indicazione che ci sprona ad andare avanti è PRATO GENTILE.

 

     Le casettine degli uccelli, colorate ,con lo stemma del Corpo Forestale e numerate,  i segnavia rossi e bianchi

 dei sentieri ci fanno comprendere che l'abitat faunistico/floreale che andremo ad esplorare è un abitat

incontaminato e frequentemente sorvegliato dagli escursionisti cittadini e non.

 Un elogio va rivolto a tutti i "ripristinatori dei sentieri e delle fonti", grazie a loro tutti possono riscontrare ed

evidenziare, durante le varie escursioni, eventuali criticità forestali e non del nostro stupendo territorio.

   Tutti i nomi dei "ripristinatori" (con i soprannomi!!!) sono ben evidenziati nel "DIARIO di Capracotta 2018"

di Matteo DI RIENZO.   

   Un centinaio di metri più avanti è ben visibile il cartello guida che ci permette di scegliere la direzione:

Dorsale Colle Cornacchia, Fonte del Capriolo , PRATO GENTILE oppure la Fonte Pisciarello.

         Al bivio (2), a sinistra, verso il basso, iniziamo il nostro percorso. 

   Il DI VITO fa da apripista, io lo seguo leggermente distanziato.

     Durante la leggera discesa, a causa dell'erba umida, pianto nel terreno il filo dei talloni degli scarponi,

 onde evitare di raggiungere precipitosamente il piccolo pianoro sottostante.

 Raggiunto il pianoro e con una leggera deviazione a destra ci incamminiamo lungo il "sentiero dei ciondoli dorati".

Durante il periodo primaverile si notano lungo il sentiero e sui costoni  le stupende chiome dorate del maggiociondolo.

Le  infiorescenze dondolanti ad ogni sospiro della brezza sembrano tanti monili appariscenti.

     Le foto non rendono giustizia alle emozioni che ci avvolgono durante la nostra passeggiata.

     Dopo  una ventina di minuti attraversiamo  "il pianoro dei cinghiali".

    La presenza è determinata dalle orme,dai solchi e dalle zolle di terra sollevate al loro passaggio per la ricerca 

di radici, larve, molluschi, bulbi, ecc.

         Le indicazioni dei segnali segnavia  e i vari trilli acuti di un nibbio , che volteggia nel cielo,ci accompagnano

fino alla Fonte Pisciarello.(17)

   In prossimità della fonte un albero di pere selvatiche mette in evidenza la sua abbondanza di frutti.

     Durante il periodo primaverile/estivo, la chioma  verdastra dell'albero, oscura la collocazione della fonte

 all'escursionista che si incammina lungo il sentiero, posto in alto, della dorsale di Colle Cornacchia .

    Volgendo lo sguardo verso l'alto notiamo la splendida guglia panoramica, dalla quale è possibile ammirare

" la grande vallata " che spazia dai monti delle Mainarde al mar Adriatico.

   L'occhio attento potrà notare alla base della guglia il cartello segnavia del bivio per la Grotta Colle Cornacchia.

     

  Oltrepassata la fonte giungiamo a quota 1366 m. s.l.m., dove ben segnalato, è presente il bivio (B) che conduce :

Svoltiamo a sinistra e proseguiamo per la nostra destinazione.

   Dopo 5 minuti arriviamo in prossimità di due lastroni di roccia disposti a V.

   L'escursionista un pò temerario è invitato a passare fra le due sponde, ma l'invito è in pendenza.

  E' preferibile circumnavigarli a sinistra, in quanto durante il periodo primaverile/estate fra i due lastroni

sono presenti frascami e radici di vario genere e c'è il pericolo di inciampare e cadere rovinosamente.

 Proseguendo, si intercetta la prima pietraia la quale è facilmente percorribile.

   Durante la passeggiata è già possibile intravedere la coppia di massi , che formano con due facciate

una apertura a forma di V, del tutto simile ai precedenti lastroni di pietra.

   Tutti i vari massi, staccatosi dai frontali della montagna, con il loro accatastamenti occasionali, formano

dei cunicoli molto profondi.

   Immagino che vengano utilizzati, come ripari, durante il periodo invernale da tanti animali selvatici.

 Il sentiero pietroso è stato percorso in circa 20 minuti.

 Oltrepassiamo i due massi e seguiamo i tracciati segnavia, verso sinistra.

  Dopo cinque minuti ci troviamo all'interno di una piccola faggeta: il "Parco degli alberi secolari".

  L'esemplare con dimensioni ragguardevoli ha una età di circa 170 anni ed una circonferenza di  metri 3,90. 

   Si prosegue subito a destra, e dopo un breve zig-zag in discesa, si attraversa un breve tratto pianeggiante

   (“Chian d l grutt”) e oltrepassiamo un altro faggio secolare, a forma di una semiparabola; trattasi in realtà

di 3 giganteschi polloni nati da un’unica ceppaia e spicca con l'imponente chioma poderosa.

   Dopo aver scollinato il colle ed effettuato una leggera discesa iniziamo ad effettuare una seconda passeggiata

su di una seconda pietraia, in pendenza, in quanto è adagiata lungo il pendio che è sovrastato dalle imponenti

rocce delle Coste della Ruchetta.

 Dopo aver percorso la pietraia svoltiamo a sinistra, seguendo i segnavia rossi e bianchi ben visibili sulle piante.

 Oltrepassiamo il passaggio “Mal Pertosa” e seguendo il sentiero leggermente in discesa impieghiamo circa

20 minuti per giungere alla Fonte Sambuco.

 

       Proseguendo per un tratto lungo il ruscelletto , svoltiamo a destra e dopo una decina di minuti raggiungiamo

il pianoro (13) con i segnali segnavia per la Fonte Nascosta, Vallone Incotte e per i vari rifugi in pietra.

  Decidiamo di effettuare una sosta presso la Fonte Nascosta.    

Percorriamo il leggero pendio,tempo di percorrenza circa 1 minuto, si raggiunge la Fonte Nascosta (13) situata in

una  bellissima conca e si nota subito la scritta  descrittiva sulla pietra(di CARNEVALE Pasqualino).

   Resto ammirato dalla quantità di acqua che sgorga dalla fonte.

     Esattamente un anno fa i "ripristinatori dei sentieri e delle sorgenti" hanno provveduto alla sua ottima

  funzionalità dimostrando competenza e capacità manuale .

   La foto mette in evidenza lo stato iniziale di abbandono della fonte:

 Alcuni ripristinatori (DI RIENZO Antonio, MONACO Michele, CARNEVALE Lucio e CARNEVALE Pasqualino)

intenti nei lavori di carpenteria idraulica.

 

   CARNEVALE Lucio e DI VITO  mentre collaudano la stabilità della copertura in pietra a secco .

Dopo una beve sosta con pizza ed esserci dissetati riprendiamo il nostro cammino.

Ritorniamo verso il pianoro, e ci incamminiamo verso destra e dopo 5 minuti raggiungiamo il Vallone delle incotte.

 

Adesso iniziamo il "cotting" lungo l'alveo del Vallone delle Incotte.(12)

Iniziamo la passeggiata, il mio amico Pasqualino mi precede e noto che si muove in modo sicuro fra i massi.

 Io guardo dove mettere i piedi e sono alla ricerca di pietre stabili ed ampie; cerco di individuare la via

più adatta e sicura per evitare il "saltellamento" fra le pietre.

   Come si evince dalle foto sono presenti massi di varie dimensioni, io con cautela proseguo lungo l'alveo.

Lungo l'alveo è presente un masso di notevoli dimensioni; sembra un'isola.

 La forza dell'acqua ,nel tempo, ha scavato ed eroso la parte di terreno ad esso circostante.

  Saltuariamente controllo il buon funzionamento del mio GPS (didattico) , la carica del mio telefonino ed il

rispettivo segnale telefonico.

   Dopo una mezz'oretta, dall'inizio della salita, si raggiunge il pianoro (bivio) (D) che permette a chi lo

desidera, di incamminarsi lungo il nuovo sentiero, già provvisto di segnavia, che conduce alla Fonte Nascosta.

   Dopo il segnavia sull'albero, si prosegue a destra del masso e si supera la leggera pendenza.

    Lungo l'alveo si notano molte radici penzolanti degli alberi e pareti scoscese prive di vegetazione

protettive degli argini; il tutto dovuto alle "acque di dilavamento"(ho preso a prestito tale definizione dal

mio amico Maestro di Selvicoltura DI TELLA Giuseppe)

  Proseguendo notiamo la presenza anche di piccole cascatelle, che rendono scivolosi i massi sottostanti,

alcune volte è stato abbandonato l'alveo e decidere di proseguire lungo il ciglio dello stesso.

    L'ultimo tratto dell'alveo è costituito da un fronte di massi resi scivolosi dal rigagnolo di un fiumiciattolo.

 

     Lungo le pareti sono posizionati orizzontalmente, a mo di gradini , dei ferri a forma di C  la cui funzione è

quella di superare l'ultimo l'ostacolo pietroso; solo quando le pareti sono asciutte.

   Il buon senso ci ha consigliato di uscire dall'alveo per evitare cadute accidentali durante l'ascesa.

    Il tempo impiegato per l'ascesa dell'alveo di 1.2 km è stato di circa un'ora e mezza .

  Ci inerpichiamo a sinistra dei massi, prospicienti l'ostacolo da superare,per risalire il crinale con l'erba

resa scivolosa da un leggero piovasco dei giorni precedenti.

 Il DI VITO, come sua buona consuetudine, ha superato senza difficoltà il crinale avendo a disposizione

bastoncini  da sci retrattili.

  Il superamento del crinale per il sottoscritto ha comportato seri problemi di equilibrio per mancanza

di punti di appoggio e/o rami come punti di presa.

    Il sentiero, intrapreso, interseca un fiumicciattolo che raccoglie le acque piovane e/o sorgenti d'acqua

di due rigagnoli provenienti da due direzioni diverse.

  Le acque del fiumiciattolo in seguito sfociano nell'alveo del vallone.

    Dopo una ventina di minuti, giungiamo in prossimità del bivio del sentiero, principale, delle quattro Fonti.(5)

          

Un cartello ed una pietra descrittiva fungono da segnavia, seguiamo la direzione verso lo scalandrino(4).  

  In prossimità dello scalandrino scambiamo saluti di convenienza con alcuni escursionisti e in seguito

  ci incamminiamo verso la dorsale di Colle Cornacchia.

Proseguendo lungo il sentiero ci soffermiamo un attimo in prossimità della Croce.

  Il lato principale della croce con la sagoma di un Cristo stilizzato filiforme è rivolto verso la Chiesa Madre

      Forse l'intento spirituale del DI LORENZO è che ogni escursionista possa immaginare una sagoma 

del Cristo Redentore secondo il suo stato d'animo interiore.

     Un cartello descrittivo, alla base della croce, riporta una dedica spirituale .

 Lungo il sentiero, in successione, i punti caratteristici  sono:

                 

 

  La madonnina è stata deposta da Don Michelino DI LORENZO ; l' omaggio di una comunità armena

 durante una sua visita in tale regione orientale.

 E.. grazie Pasqualino