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Dai nostri inviati al FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA

LE CONSEGUENZE DELL'AMORE

Un interprete straordinario, Toni Servillo, che nel suo Titta Di Girolamo, incarna tutta la rigorosa e spietata perfezione organizzativa che cosa nostra rappresenta. Il protagonista vive prigioniero di questo ingranaggio che lui stesso contribuisce ad alimentare, in un luogo asettico, vuoto di rumori, colori, umori come solo la svizzera cantonale può essere immaginata.

Alberghi vuoti, facce tristi e rassegnate, camere spoglie e deprimenti, personaggi di contorno a cui non è concessa alcuna chance di riscatto, che possono solo rassegnarsi a seguire un fato che implacabile li governa senza permettersi alcun moto di rivolta sono il contesto nel quale si muove Titta. Lui stesso, con espressioni che all'inizio sembrano omogenee e coerenti con il contorno al passare del film lasciano il posto a questa dolorosa e senza scampo rassegnazione. A dare un senso alla fine preannunciata del protagonista una ragazza giovane e bella, occhi verdi, abbronzata e disinibita, interpretata da una ancora troppo acerba Olivia Magnani, l'unica con espressioni e movimenti che non siano quelli di maniera delle comparse che circondano Titta. Attraverso di Lei, Titta coglie l'occasione per dare un senso all'assurdo incubo in cui giace da otto anni senza che gli eventi che lo distruggeranno abbiano un qualche senso logico, perché questo va cercato nella volontà di non perdere questa occasione di rivincita. Non importa per chi e perché, importa reagire, ora ed adesso. Il film al cinema passa ma si esce in silenzio e viene fuori alla distanza, tornado a casa, o il giorno dopo, in metropolitana, sul tram, in ufficio quando si ritrovano sulle facce le stesse espressioni svuotate di ogni senso che circondavano Titta. Da vedere

 

Diteci la vostra Qui!!

 

 

 

Beh, è giunto il momento che Miranda dica la sua..

 

Lo dico subito: il film mi è piaciuto molto.

Mi è piaciuta particolarmente l'eloquenza del non detto, vero protagonista del film, e le dirompenti fiammate di musica che ne hanno scandito il ritmo.

Mi sono piaciuti gli sguardi intensi dell'affascinante Titta Di Girolamo: il suo guardare in tralice, scivolando indifferente su persone e storie che gli scorrono davanti, mi ha conquistata.

Mi è piaciuta l'essenzialità del film. Spogliato di tutto ciò che è frivolo, tranne il nome del protagonista, trattiene poche frasi creando una tensione pressoché costante. E le immagini? Quadri dalla composizione scarna e geometrica: dal tapis roulant di inizio film, perfetta sintesi prospettica, alla scala dell'albergo, che mi ha  ricordata un’opera di Escher, fino alle molteplici volute di fumo, evanescenti capitelli ionici.

Ho sorriso davanti alla caratterizzazione dei personaggi mafiosi, grottesche caricature che esaltano una volta di più lo stile elegante e composto del protagonista. E ho sorriso davanti allo stile ironico nel raccontare l’insonnia o il ventennale appuntamento del mercoledì mattina, unico momento di evasione del compassato Titta.

Mi è piaciuta l'irruzione dello scapigliato fratello, portatore di un nuovo disordine nell'abitudinaria e parossisticamente programmata esistenza del protagonista.

Ho amato l'istante in cui Titta si siede al bancone del bar, azione pericolosa, certo, ma che finalmente dà un significato alla sua vita. Ho amato il suo sguardo diventato caldo e sorridente, preludio di una nuova, seppur fuggevole, esistenza. 

Titta sceglie, decide...reagisce...Non più sguardi da dietro finestre e vetrate, non più passività,  ma decisioni rocambolesche che sottolineano il coraggio di affrontare la vita, di affrontare le conseguenze dell‘amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Credits

L'oggetto del desiderio, Hollywood parti, party, part one, part two, la Cecenia e l'Inguscezia, Thelonious Sphere Monaco e tutta la combriccola, tutti quanti, tutti quanti, il mattino ha l'oro in bocca, all job and no play?