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Prima della recensione il commento del nostro provocatore di punta:

L'irascibile e caustico Popeye the Sailor Man

Non ho visto il film quindi non mi permetto di fare alcun commento sul prodotto. Sollevo le coscienze verso un punto di vista che raramente ho trovato ribadito e che è quello che proprio Michael Moore, col suo cap, farcito di hamburger, e contestatore nazional popolare non sia altro che il prodotto più tipico del regime repubblicano e dei suoi marescialli,

che con la pazienza annoiata e sorniona che solo i grandi e medioevali principati feudali sanno avere, sopporta con compiaciuta e narcisista tolleranza anche quei giullari di corte che punzecchiano il re ed i suoi consiglieri, a volte divertendoli, a volte, raramente, provocandoli, ma sempre con la riverenza e l'ossequio che ogni suddito deve al suo padrone, perché in gioco è la possibilità stessa di esistere.

 

 

 

FAHRENHEIT 9/11 Regia Michael Moore

Chiariamo subito.

Non è un film documentario da Palma d'Oro a Cannes o da standing ovation. Meno incisivo articolato e brillante di "Bowling for Columbine", meno artigianale di "Roger and Me", Fahrenheit 9/11 può certo essere apprezzato, tuttavia ciò che aggiunge a quello che già sappiamo di George W.Bush è poco.

Vista la statura politica del presidente, criticarlo è come sparare alla croce rossa e gli argomenti utilizzati da Moore sono quelli che già conosciamo ed abbiamo letto sulla stampa. Non accorgersi delle macroscopiche violazioni del diritto internazionale e delle palesi falsità dell'amministrazione Bush significa mettere a tacere la propria coscienza critica.

L'effetto novità di Fahrenheit 9/11 svanisce, e rimane allora un documentario per tutti. Anzi, per gli americani indecisi che avranno così l'occasione di aprire gli occhi. Moore non ha mai fatto mistero di avere fatto un film anti Bush, per impedirne la rielezione. Speriamo che molti americani lo vedano, ragionino e soprattutto votino.

Dal punto di vista filmico il formato del documentario è più simile a Roger&Me che a Bowling for Columbine, non ci sono cartoni animati a spiegare la storia dell'America - In Bowling for Columbine c' erano i personaggi di Southpark se ben ricordo- e la messa alla berlina del presidente è lasciata a primi piani, silenzi, imbarazzi. Traspare insomma un approccio un pò infantile, ci manca solo Wolfowitz che si mette le dita nel naso e Rumsfeld che rutta!

Non che mi attendessi grandi analisi politico strategiche ma qualcosa che andasse più a fondo negli argomenti si.

Altri link interessanti su Fahrenheit e Michael Moore: un post- di Christopher Hitchens: Unfairenheit 9/11

e uno di Luca Sofri

Il nostro recensore parla solo di politica e non di film? Palloso? Diteci la Vostra Qui.

 

SONO ARRIVATI DUECOMMENTI!!!!! Un PlumCake in omaggio. Al primo of course....

 

Riceviamo da una coltissima e sensibilissima navigatrice: Mermaid

Fahrenheit 9/ 11

Il fine di Michael Moore era chiaro e dichiarato a gran voce dallo stesso regista. Condivido l’osservazione che a noi europei non aggiunga granchè all’ idea che ci siamo fatti di Bush. Temo neanche agli americani che a quanto pare continueranno a votarlo. D’altro canto non credo che guasti sottolineare che l' uomo più potente al mondo pensi che "sarebbe tutto più facile se fossimo in dittatura".

Probabilmente per sintetizzare la situazione americana al giorno oggi sarebbe bastata l’ inquadratura della reazione di Bush al crollo delle Torri Gemelle (assolutamente esemplare) e gli spot pubblicitari di oggetti post 11 settembre.

Ma ritengo si possa andare oltre il commento riportato, un po' da intellettuale sempre alla ricerca di un nuovo linguaggio cinematografico, e provare a vedere il film da un punto di vista umano. 

Il paese tecnologicamente più evoluto al mondo utilizza sistemi da primi del novecento. Di lavoro neanche l’ombra? Nessun problema: ci pensa lo Zio Sam!!! Ed è sconvolgente il modo in cui vengono arruolati i ragazzi poveri dei sobborghi. Ancor più sconvolgente se confrontato con i sorrisi imbarazzati dei parlamentari cui si chiede di mandare i propri figli in prima linea.

Perché è atroce scoprire che può costare molto caro difendere la propria patria: può costare la vita di un figlio. Nel pianto straziante di una madre si scopre tutta l ‘ingenuità del popolo americano.

Dunque, e per l’ennesima volta, le vittime della guerra sono sempre le stesse da oriente ad occidente: bambini, donne, giovani soldati, civili..sicuramente non chi ha come principale preoccupazione quella di avere i capelli a posto prima di andare in onda. 

Scontato? Forse...

 

Riceviamo da Acid Queen, aggiungiamo un pochino di magnesia e pubblichiamo

 

La parola psicopatia ha la sua origine dalla contrazione di due parole: psico e apatia. L'apatia della psiche è la malattia della nostra società, una malattia della quale noi stessi non conosciamo la cura, ma solo gli effetti. 

Rimanere indifferenti intellettualmente, ma soprattutto emotivamente alla visione del film Fahrenheit 9/11, è un buon indice di stato di psicoapatia. D'altro canto accettiamo il fatto che la nostra psiche, come la nostra morale, non possano essere sovraccaricate dai desolanti messaggi e informazioni che il filmato mostra. Trincerarsi dietro una qualunquistica frase "era già tutto noto" non fa che dimostrare il nostro livello di apatia, apatia indotta da una mole di sofferenza, di ipocrisia e impotenza davanti allo stato della nostra società "civile" che la nostra psiche non è in grado di elaborare. Come uno stomaco sovraccaricato di cibi indigesti che non può più compiere la propria funzione e rigetta ciò che ha ingerito. Nel caso delle nostre menti si tratterebbe di negazione dello stato di cose: non rimozione perché questo avverrebbe nel caso in cui avessimo cancellato dalla nostra memoria ogni singolo fotogramma del film.

Molti di noi si sono posti la stessa domanda al termine della proiezione "perché dopo aver saputo tutto questo gli americani per primi, e il mondo occidentale in seconda battuta, sono rimasti inerti?". Altri più attoniti si sono domandati "ora che possiamo fare?" schiacciati dalla fatalità e dall'enormità dell'inganno e dalla sua insita violenza. 

Non mi sento di commentare da un punto di vista tecnico il film, non avrebbe alcun senso farlo, sarebbe come tentare di calcolare la portata per metro cubo al secondo di un'enorme valanga che ci sta schiacciando travolgendoci e sommergendoci completamente. Che senso può avere, che soluzione, che arricchimento può portare? "Siamo stati travolti e resi complici della cultura della persuasione", spero che Galimberti non me ne voglia se lo cito così grezzamente. Ci siamo persuasi che la guerra, oggi definita per addolcire il senso al nostro cervello "missione di pace", sia il male minore rispetto al "terrore della continua minaccia che incombe su di noi". Siamo stati persuasi di prove inesistenti costruite a tavolino, in mondo nemmeno tanto preciso ed articolato, ma sufficiente a convincere le nostre menti apatiche a concedere il nostro consenso. E' bastato un uomo ironico, curioso e tutto sommato disarmante nella sua totale normalità, a scoprire il teatrino del quale ogni giorno siamo chiamati a fare da spettatori compiacenti. 

Mi ha colpito forse in modo anche più violento la soddisfazione intellettuale che molti di noi hanno provato dopo la visione: non ci siamo sentiti tutti più scaltri, più disincantati dopo aver acquisito un'altra versione dei fatti? 

Ma la nostra soddisfazione intellettuale non ha messo in moto l'animo protetto nel suo torpore. Non ha risvegliato la coscienza e la ricerca di un'alternativa, di una contrapposizione a questa cultura posticcia. Non ha insinuato dubbi sufficienti nei confronti delle notizie ufficiali per farci muovere e pretendere di più.

Non ci è bastato Gino Strada che ci racconta limpidamente la realtà della morte quotidiana, con la quale lotta ogni giorno personalmente. Siamo stati i primi con la nostra apatia ad avvallare la cultura della persuasione. Allora ben vengano i Moore gli Strada i Fo che in ogni modo cercano di risvegliare i nostri animi atrofizzati sull'orlo del baratro. Ma non deleghiamo loro l'onere di salvarci.

 

Bene Bene! Pane per i nostri denti DJANGO RISPONDE

P.S: scommetto che nessuno sa chi è questo attore qui a fianco...

 

Non penso si possa liquidare la recensione iniziale di Fahrenheit 9/11 confondendola banalmente con un giustificazionismo o qualunquismo da pelo sullo stomaco di diretta derivazione Realpolitik.
Le parole indicano la luna e si guarda il dito.

E' chiaro e necessario ed umano indignarsi di fronte ad eventi e ad ingiustizie palesi quali quelle mostrate nel documentario, e non è certo l'overdose di informazioni ed immagini che può mettere a tacere le nostre coscienze critiche, anche se alla fine la coazione a ripetere incarnata dal linguaggio dei media rende sopportabili le tragedie più efferate.
Se questo esito sia frutto di un processo fisiologico dei media stessi od un fine intenzionalmente perseguito da chi li controlla si può discutere.
Tuttavia, non penso ci volesse Moore per toglierci il velo di Maja.
E se così è stato, beh, poveri noi.
Sarebbe bastato guardare mesi e anni addietro oltre le classiche fonti ufficiali dell'informazione (?!) italiana per percepire in tempo le ingiustizie palesi cui assistiamo da anni almeno.

Mi chiedo allora perché non ci stupiamo gridando al miracolo quando qualche gruppuscolo rock o pseudo tale ripropone in salsa mediatica qualcosa che già qualcuno ha già detto meglio prima. Forse è sempre necessaria la divulgazione alla massa per rendere efficace il messaggio? In un mondo come il nostro si.
Nel nostro caso ci ha pensato Michael Moore. Forse è l'uovo di Colombo. Tuttavia, se il contenuto e le intenzioni del film sono apprezzabili, la forma - e il medium purtroppo a volte influisce sulla pregnanza del  messaggio- è debole.

 

 

Mmmm.....a quanto pare si delineano 2 scuole di pensiero. Django e Popeye, ed Acid Queen e Mermaid dall'altra. Ecco un'altro commento di Mermaid

 

Un giullare riverente ed ossequioso che punzecchia il re.....un documentario che non approfondisce gli argomenti....nessuna novità...film noioso e deboluccio.......analisi formali..

Sorrido...tutto ciò è grottesco. E' grottesco per me, perché io davanti alla morte non riesco a rimanere indifferente, non riesco a considerarla un'idea vecchia e triste........NO! Io proprio non ci riesco!

La mia cultura, le mie idee, le mie conoscenze..sento che ogni cosa si annulla e rimane solo l'impotenza.

Lontana da giochi politici e luci della ribalta, io sento solo silenzio.........negli occhi resta l'eterna immobilità di un corpo senza respiro....freddo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Credits

L'oggetto del desiderio, Hollywood parti, party, part one, part two, la Cecenia e l'Inguscezia, Thelonious Sphere Monaco e tutta la combriccola, tutti quanti, tutti quanti, il mattino ha l'oro in bocca, all job and no play?