Il giro della Roda de Vael
Dal rif. Paolina, si prende sulla sinistra il sentiero 552. L'ambiente, al primo mattino, è particolarmente tranquillo e fresco ed offre stupendi panorami sulla Roda, sul Latemar, su tutta la Val d'Ega e fino alle Alpi di confine. Si procede per il facile sentiero, si supera una graziosa cascatina, fino a prendere il bivio verso sud per il passo del Vajolon (il passo è ben visibile già dal rif. Paolina). Il sentiero diventa subito molto ripido e si manterrà con questa pendenza per tutti i 400 mt circa di dislivello che separano dal valico. Poco prima di raggiungere il passo occorre superare un saltino di roccia con l'aiuto di una scaletta metallica. Dal passo del Vajolon il panorama si apre sull'altro versante del gruppo. Si può osservare la cresta della Roda percorsa dalla via ferrata, gran parte della Val di Fassa e delle Dolomiti fassane. Anche la discesa è piuttosto ripida e lambisce l'angolo forse più suggestivo di tutta la gita: la Gran Busa de Vael. E' un'ampia e solitaria conca, racchiusa tra le bellissime pareti della Sforcella, delle Coronelle e dei Mugoni. Giusto il tempo di ammirare le bellezze della busa che ci si trova sul sentiero 541, tra la folla, in direzione del rif. Roda de Vael. Inevitabile una rapida fuga dal clamore: poco a sud del rifugio si trova una elevazione poco appariscente, il Collaz, che merita sicuramente una visita per il bellissimo panorama che offre insieme con una ritrovata quiete. Per terminare la gita occorre portarsi di nuovo al rifugio e prendere l'ampio sentiero 549 che, dopo aver raggiunto l'aquila di bronzo (monumento a T. Christomannos, propulsore del turismo sulle Dolomiti) conduce in breve al rif. Paolina.
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La Roda de Vael in inverno. Evidente l'intaglio del passo del Vajolon Ancora un'immagine della Roda e della Cresta del Masarè (destra). Il percorso a nord si sviluppa alla loro base |
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