dr. med. Cosimo Savoia
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BIOENERGETICAda
"A
tutto sport"
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TIPO
DI SPORT |
DURATA
MEDIA DEL GESTO ATLETICO |
SPORT DI POTENZA (alattacidi) |
10"-
15" |
SPORT prevalentemente ANAEROBICI |
15"-
45" |
SPORT ANAEROBICI - AEROBICI MASSIVI |
45"-
180" |
SPORT prevalentemente AEROBICI |
superiore
a 180" |
SPORT ANAEROBICI - AEROBICI ALTERNATI tennis,
sport di squadra (calcio, basket, volley, rugby), sport di combattimento
(pugilato, lotta, arti marziali) |
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SPORT di DESTREZZA |
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Scarso impegno muscolare tiro
con armi da fuoco, bocce, bowling |
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Intenso impegno muscolare scherma,
ginnastica, windsurf, alpinismo |
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Impegno muscolare posturale e direzionale sport
di guida (auto, moto, motonautica, aerei con e senza motore, deltaplano),
surf, equitazione, sport subacquei, arco |
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SPORT COMBINATI pentathlon,
decathlon, biathlon |
La produzione d’energia durante l'attività aerobica si basa sull'utilizzo bilanciato di carboidrati e lipidi. Le proteine contribuiscono marginalmente e solo in determinate situazioni hanno un ruolo energetico importante.
Il maggiore o minore utilizzo dei lipidi rispetto ai carboidrati è in funzione dell’intensità e della durata dell’attività aerobica; infatti, aumentando l’intensità dell’esercizio e di conseguenza diminuendone la durata, l’organismo tende ad aumentare l’utilizzo dei carboidrati rispetto ai grassi. Ad esempio, dai 2.5-3 g/minuto di consumo glucidico per carichi di lavoro pari al 70% del VO2 max, si passa a 4 g/minuto aumentando l’intensità sino all’85% del VO2 max. I carboidrati sono quindi preferiti ai lipidi quando vi è la necessità di avere un rapido e importante apporto energetico, pur avendo un potere calorico (4 cal/g) inferiore alla metà di quello dei grassi (9 cal/g). Questo perché questi ultimi, per produrre energia, necessitano di molto più ossigeno rispetto agli zuccheri: quindi l’equivalente energetico per volume d’ossigeno consumato, cioè il reale indice d’efficienza energetica, è più alto nei carboidrati rispetto ai grassi.
Nelle attività di lunga durata la fatica può essere descritta riferendosi a quella sensazione molto comune nei maratoneti che intorno al 35° Km sperimentano, come si dice in gergo, di scontrarsi contro un muro ("hitting the wall").
In questo gruppo di sport, nel quale vanno considerate, non solo le attività ad impegno prevalentemente aerobico, ma anche alcune prove delle attività ad impegno combinato (come i giochi di squadra), una delle cause d'insorgenza della fatica va individuata nell'esaurimento delle scorte di glicogeno muscolare.
Il glicogeno muscolare rappresenta la forma con la quale i carboidrati sono immagazzinati nell‘ organismo. Esso si trova in quantità limitata nei muscoli (1,5 - 2 grammi per 100 grammi di muscolo) e nel fegato (80 grammi).
I depositi epatici
e muscolari glucidici, possono quindi andare incontro ad esaurimento in
un lasso di tempo abbastanza breve, di qui la necessità comunque di un ottimale
impiego anche dei lipidi. E’ da rimarcare che l’adattamento
biochimico-fisiologico indotto dall’allenamento di resistenza facilita
l’utilizzo dei lipidi che, nei soggetti allenati, può arrivare a coprire il
65% del VO2 max contro il 55% dei non allenati. Comunque, la disponibilità
d’O2 e la dotazione in mitocondri muscolari limitano l’utilizzo degli acidi
grassi liberi anche se la loro concentrazione è, e permane
elevata.
Per esercizi che richiedono meno del 60% o più del 90% della massima potenza aerobica non si assiste ad una significativa riduzione delle scorte di glicogeno. Nel primo caso, poiché l'intensità dello sforzo è molto modesta, il carburante utilizzato è rappresentato quasi esclusivamente dai grassi, con un modestissimo uso del glicogeno; l'interruzione dello sforzo per fatica acuta è causata, da altri motivi come ipoglicemia, iperammoniemia, alterazione dei neurotrasmettitori cerebrali, discomfort, dolore muscolare, aumento della temperatura corporea, disidratazione.
Nel secondo caso, trattandosi di sforzi molto intensi (di tipo lattacido), il glicogeno rappresenta l'unico substrato utilizzabile per la produzione glicolitica di ATP e l'esaurimento interviene precocemente, impedendo quindi la deplezione dei depositi di glicogeno, essenzialmente per l'accumulo d'acido lattico nei tessuti (acidosi metabolica).
Si assume, da quanto riportato in letteratura, che uno sforzo che sia protratto alla massima intensità sostenibile dal metabolismo aerobico per tempi prolungati (come la maratona, per l'appunto), il glicogeno muscolare può fornire l'energia per non più di due ore.
Se si vuole resistere di più, come nella marcia per esempio, si deve utilizzare un livello più basso di potenza del proprio motore aerobico.
L’utilizzo delle proteine per fornire energia durante l’attività fisica sembra assumere un valore significativo solo quando le riserve muscolari di glicogeno sono molto scarse fin dall’inizio della prestazione (ad esempio in una dieta ipocalorica e ipoglucidica) oppure diminuiscono significativamente, fatto che, come visto, si verifica non prima dei 60-80 minuti d’esercizio aerobico intenso. In queste situazioni il catabolismo proteico può concorrere dal 3 sino al 18% delle richieste energetiche dell’organismo. Anche in questo caso il ruolo energetico degli aminoacidi è maggiore nei soggetti allenati rispetto ai sedentari. In queste condizioni rivestono un importante ruolo energetico gli aminoacidi a catena ramificata (BCAA: valina, leucina e isoleucina) che possiedono, a livello del muscolo, la peculiarità di poter diminuire la proteolisi, cioè l’utilizzo a fini energetici delle proteine, che si può verificare negli sforzi di endurance in concomitanza con la riduzione delle riserve di glicogeno. Inoltre entrano, come altri aminoacidi, nel ciclo epato-muscolare del glucosio-alanina che permette la neoglucogenesi epatica, fornendo appunto del glucosio neoformato che è inviato al muscolo per produrre energia. I BCAA hanno anche un importante ruolo nella sintesi del glutammato che, trasformandosi in glutamina, contrasta l’aumento della concentrazione dell’ammoniaca indotto dall’esercizio. E’ da ricordare che i BCAA sono rappresentati nel normale apporto proteico di una dieta equilibrata (circa il 20% degli aminoacidi) e, tranne reali e motivate indicazioni, non è necessaria una loro integrazione farmacologica..