dr. med. Cosimo Savoia |
Sintesi di Neuroanatomia funzionale
Questo testo è diviso in tre parti: Approccio alla cibernetica Applicazioni in Neurofisiologia ed in Neuroanatomia
funzionale Applicazioni in Rieducazione funzionale A - APPROCCIO ALLA CIBERNETICAI – generalità:a) – il significato della parola greca “kubernensis”,
azione di governo di un vascello, tramite la compensazione delle deviazioni e
delle direzioni per mezzo del timone per rimanere sulla rotta programmata. b) – il creatore di questa disciplina è Norbert Wiener.
Pubblicò nel 1948 un lavoro avente per titolo: La cibernetica o il controllo
della comunicazione, nell’animale e nella macchina”. Si riferì alla
dimostrazione del funzionamento delle strutture complesse ed interdipendenti.
E’ una scienza nuova. c) - i campi interessati: Le scienze fisiche Fisica fondamentale (l’atomo)
Fisica applicata (meccanica e termodinamica)
Chimica (molecolare e sue reazioni)
Elettricità ed elettromeccanica
Elettronica
Informatica Le scienze naturali
Biologia generale
Biologia vegetale
Biologia animale e principalmente: il sistema nervoso ed il sistema
neuromuscolare
Biocibernetica anche come regolazione ormonale d) – obiettivi della cibernetica applicata Centralizzare le informazioni ed organizzarle tramite
INTEGRAZIONE, per redistribuirle in forme differenti adattate a situazioni
esterne (es. il ruolo della sostanza grigia nel cervello, il tronco cerebrale ed
il midollo spinale) per controllare la loro programmazione. Ciò significa
quindi un trattamento dell’informazione (data processing). Di fatto, c’è
una stretta analogia con l’informatica. In breve: Ricezione (sensitiva o
sensoriale), Integrazione, Programmazione motoria, Controllo delle funzioni
motorie tramite circuito feedback. Es. un database raccoglie informazioni multiple, in ordine
casuale, ma può riorganizzarle: specificando i dati, le origini, le
destinazioni, gli argomenti ecc.. La cibernetica studia l’organizzazione funzionale dei
sistemi complessi, allo scopo di ottenere il miglior risultato possibile. II – Concetto di SISTEMA
Un sistema è formato da un INSIEME di strutture elementari
che stabiliscono relazioni tra loro (es. il vago è un sistema, un gruppo di
neuroni anche; es. i nuclei grigi centrali). Sono le strutture interconnesse e
intraorganizzate. La variazione di un solo elemento implica, se non compensata,
la modificazione funzionale di tutto il sistema. Il ruolo di un sistema è quello di salvaguardarsi dalle
azioni fisiche (meccaniche, elettriche o chimiche; es. i neurotrasmettitori),
con azioni che si inter-relazionano rilevando dati che si organizzano e si
connettono gli uni agli altri. In Biologia i sistemi sono permanentemente in equilibrio
instabile ed oscillante (es. disequilibrio neurovegetativo). L’azione
cibernetica può condurre ad una variazione programmata del sistema, o ad una
correzione di variazione casuale, assicurando la stabilità relativa e
fluttuante del sistema (es. l’omeostasi). Esempio di sistema organizzato: Il Sistema Nervoso Centrale L’esempio esemplificativo è la Funzione Dinamica, il cui
risultato visibile è il MOVIMENTO. E’ basato quindi sull’organizzazione del
Sistema NEUROMUSCOLARE. (SN Centrale + SN Periferico + Muscolo + Articolazione +
Segmento osseo). a) – Storia: L’organizzazione neurologica del movimento
è conosciuta, a grandi linee, dall’inizio del XX secolo, grazie ai lavori di
Sherrington. Questa organizzazione è gerarchica: - alla base del sistema si trova il midollo spinale che
controlla l’attività riflessa - superiormente, il cervelletto, le cui vie passano per il
tronco cerebrale, assicura l’organizzazione dell’attività motoria e della
coordinazione muscolare necessaria al movimento - all’apice, per concludere, il cervello: i nuclei grigi
(palencefalo), sono responsabili delle attività motorie automatiche; la
corteccia (neuroencefalo) è l’iniziatore del movimento volontario. Questa gerarchia funzionale non è mai stata messa in
dubbio dalle scoperte successive, ma la conoscenza del funzionamento del sistema
motorio è stata approfondita. I lavori
recenti hanno introdotto concetti pluridisciplinari, adottati dalla
neurofisiologia. Si riferiscono alla cibernetica (organizzazione delle vie
nervose in circuiti – feedback e feedforward – che raggiungono gli organi
comparatori), come in informatica (concetto di programmi motori prestabiliti o
engrammi, (nuclei motori plurisegmentati del midollo spinale) lanciati tramite
istruzioni tipo di macro-comandi. (es. movimento globale dell’arto superiore). Si è visto che gli stimoli neurologici non sono
rettilinei. Contengono dei relè sinaptici che consentono la trasmissione e
l’orientamento degli impulsi. A parte gli assoni delle grandi cellule
piramidali di Betz (area 4: via diretta cortico-spinale), le altre vie motorie
sono disposte in circuiti retrogradi che si dirigono verso la loro fonte
(circuiti retroattivi: feedback) o raggiungono i nuclei più lontani situati a
valle del tratto (circuiti di feedforward). b) – I circuiti in generale: Semplici funzioni di un
sistema:
1 – CIRCUITO APERTO: Sistema non asservito
In questo caso, il segnale di uscita è diverso da quello di entrata.
2 – CIRCUITO CHIUSO: Sistema asservito
Feedforward
Feedback
Circuito in feedback (informazione retrograda proveniente da un segnale
distale a valle). In caso di perturbazioni delle prestazioni del sistema, un
organo comparatore in grado di integrare (es. il nucleo rosso o il sistema
olivare) trasmette un segnale compensatorio retrogrado (feedback) che permette
una correzione differenziale del segnale di entrata nel sistema. Il segnale di
entrata è così modificato per compensare la perturbazione intercorrente. Per
concludere, il segnale in uscita, compensato, è in conformità ai parametri del
segnale di entrata. B – APPLICAZIONI IN NEUROFISIOLOGIA ED IN NEUROANATOMIA FUNZIONALE1) Le condizioni fisiche del movimento:
L’attività motoria del soggetto, o movimento, continua
nell’ambiente esterno che è sottoposto a forze permanenti o casuali, ma tutto
il movimento richiede un sostegno iniziale. – Il sostegno:
per il tronco e gli arti inferiori è costituito dall’appoggio al suolo. Per
gli arti superiori, si tratta di un sostegno a parecchi livelli: sostegno
prossimale sul tronco,
sostegno intersegmentario attraverso le articolazioni intermedie e distali. Es.
gli arti superiori eseguono movimenti nello spazio, nonostante il loro peso. – Forza di gravità: è una forza naturale, permanente ed
impossibile da aggirare. Tutta la muscolatura, del tronco o degli arti, lotta
permanentemente contro la forza di gravità. Questo ruolo è svolto dalla
muscolatura posturale. L’informazione proviene dall’appoggio plantare al
suolo e dalla percezione del peso del corpo (esterocettori, barocettori,
propriocettori volontari – recettori articolari – ed involontari – fusi
neuromuscolari -). Il trattamento dell’informazione e del comando neurologico
centrale risiede nell’area paleoencefalica del cervello e nel paleocervelletto
(sistema paleomotore). – Le forze casuali provenienti dall’ambiente: sono
spinte o spostamenti inerziali (es. ascensori, autobus, spinte accidentali
ecc.). Queste forze sono verticali o orizzontali (sagittali, trasversali o
rotatorie) e mettono in gioco il mantenimento dell’equilibrio per lo
spostamento del centro di gravità fuori dal poligono di sostentamento.
L’informazione viene dal vestibolo ed il trattamento centrale avviene
nell’archeo-cervelletto (sistema archeo-motore). – In base all’appoggio di base coadiuvato dai rapporti
inter segmentari: lo spostamento volontario e balistico degli arti è effettuato
dai muscoli a lunga portata (muscoli poliarticolari). E’ un movimento
apparente (sistema neomotorio)?. - All’estremità degli arti: stabilizzati o in movimento,
i piccoli muscoli distali sono deputati ai movimenti selettivi di precisione
(via piramidale). Si è visto che un movimento normale richiede tutte le fasi
motorie sopracitate.
2) VIA PIRAMIDALE: Struttura e Funzioni
a ) – Concetto morfologicoL’anatomia morfologica interna del cervello descrive
l’origine degli assoni piramidali nello spessore dell’area 4, a ventaglio,
nel centro ovale della sostanza
bianca cerebrale. Dopo torsione, l’insieme degli assoni motori si raccoglie,
formando un fascio compatto che passa nel fascio posteriore della capsula
interna. Il fascio, attraversando la base del cervello, entra nel mesencefalo,
occupando una larga parte dei peduncoli cerebrali. Il fascio si dissocia nel
ponte e si raccoglie nelle piramidi del midollo allungato. Nel quarto inferiore
del midollo allungato il fascio si divide in:- fascio piramidale diretto e
crociato (decussatio piramidale). Dal punto di vista morfologico, il termine di “fascio
piramidale” è giustificato. b) – Concetto neurofisiologico e funzionaleLo studio citologico dell’area 4 (area motoria
principale), indica la presenza delle grandi cellule piramidali di Betz, i cui
assoni costituiscono la via cortico-spinale diretta. Ma l’area 4 contiene
nella maggior parte piccole cellule piramidali, come le aree motorie associative
(6, 5, 7, 21, 22). Gli assoni motori di queste cellule scendono nel fascio
piramidale. Alcuni raggiungono il corno ventrale della sostanza grigia nel
midollo spinale, altri costituiscono la via cortico-reticolo-spinale inibitoria.
Gli assoni rimanenti, nella maggior parte, partecipano alla formazione dei
circuiti di regolazione motoria andando verso il cervelletto e tornando alla
corteccia motoria le cui fibre
efferenti scendono nella via piramidale. In breve, la struttura del fascio piramidale è eterogenea: Ci sono 35000 grandi cellule piramidali di Betz, in area 4,
cioè il 2-3% degli assoni motori del fascio piramidale. Circa 60% degli assoni motori del fascio, provengono dalle
piccole cellule piramidali dell’area 4. Circa il 40%, provengono dalle aree motorie associative (6,
5, 7, 21, 22). Un’altra quota di fibre corrispondono alle connessioni
cortico-striate (circuito cortico-striato principale). In base a questi presupposti, il fascio piramidale può
essere definito la “Via piramidale”. Grande via della motricità volontaria
che garantisce l’asservimento, in senso cibernetico, delle strutture motorie
sottostanti necessarie all’esecuzione del movimento normale. 3) Nuovo approccio alle funzioni muscolari
Le funzioni muscolari possono essere studiate secondo 3
livelli concettuali: a) – funzioni analitiche. Derivabili dall’anatomia
morfologica. La funzione di un muscolo è dedotta dalla relativa posizione sullo
scheletro, del livello delle relative inserzioni distali e prossimali, della
direzione e del senso. La contrazione e l’accorciamento conseguente mobilita i
segmenti scheletrici. E’ una funzione biomeccanica di base, sottoposta alle
leggi fisiche delle leve. E’ una funzione lineare semplice. Viene studiata nei
primi anni di anatomia e non è possibile ignorarla. b) – funzioni sintetiche. Nel contesto del movimento, un
muscolo non funziona mai isolato. Anche nel caso di un movimento distale molto
preciso, esiste un concorso da parte dei muscoli vicini intermedi e prossimali,
che assicurano il sostegno e lo spostamento dell’arto. E’ stato dimostrato
che i gruppi muscolari reclutati per un movimento funzionano in catene muscolari
cinetiche aperte o chiuse (muscoli poli-articolari) e in coppie
agonisti/antagonisti muscolo (mono-articolari) che garantiscono la postura. c) – funzioni dedotte dal patrimonio isto-enzimatico
delle fibre muscolari (tecniche istochimiche). Dopo i lavori di Burke ed Endel, sappiamo che ci sono
almeno due tipi di fibre muscolari: fibre dei tipi I o S (Slow = lente) e fibre
di tipo II o F (Fast = veloce). Questa distinzione è basata sull’analisi
istochimica delle fibre e rivela l’importanza della loro struttura in enzimi
glicolitici (ATPasi ed enzimi ossidativi). Le fibre I corrispondono alla vecchia
denominazione di muscoli rossi o (lenti), facendo
riferimento ai loro tempi di contrazione. Le II corrispondono ai muscoli bianchi
o (veloci). All’interno del gruppo II sono stati descritti due sottogruppi:
gruppo II A o FR (resistenti alla fatica) e gruppo II B o FF (veloci e
stancabili). Questi ultimi due gruppi si differenziano per il loro contenuto in
enzimi glicolitici e per i tempi di contrazione. (Granit e coll. 1956/57): Le fibre I o S sono a funzione tonica Le fibre II A o FR sono a funzione posturale Le fibre II B o FF sono a funzione fasica Ogni muscolo scheletrico contiene due o tre tipi di fibre,
in proporzione variabile, disperse nel corpo muscolare. La struttura e la
funzione di un muscolo non sono omogenee. Da questo punto di vista, la funzione
principale di un muscolo è condizionata dalla preponderanza di una o due
popolazioni di fibre nel contesto di un muscolo. Si potrà rammaricarsi attualmente di non avere i dati
istochimici per tutti i muscoli dell’anatomia umana. L’ipotesi suggerita qui, è che ogni sistema motore
centrale (archeomotore: tono ed equilibrio; paleomotore: motricità automatica
posturale; neomotore: motricità volontaria), è responsabile dell’attivazione
di una popolazione particolare di unità motrici, concernente le fibre muscolari
della stessa funzione, distribuite in muscoli differenti. Ciò modifica il concetto di muscolo, come corpo funzionale
specifico, ma designa il concetto di un muscolo a molteplici funzioni che lavora
in sinergia in catene muscolari, reclutando popolazioni di fibre muscolari della
stessa funzione, in muscoli vicini ma differenti. Quindi nella flessione
volontaria del gomito ci sono fibre muscolari dello stesso tipo contenute nel
bicipite e nel brachioradiale (supinatore lungo) che sono stimolate
simultaneamente. A livello centrale, le vie motrici responsabili sono quelle del
sistema neomotore. Le fibre I o S (toniche) dipendono dal sistema miotattico e
dall’archeomotore; le fibre II A o FR (posurali) dal sistema paleomotore e le
fibre II B o FF (fasiche) dal sistema neomotore. Poiché ogni muscolo contiene,
in quantità variabile, le tre popolazioni di fibre, si comprende meglio il
concetto del loro perfetto adattamento tonico-posturale
alle variazioni costanti della balistica motoria che quello di catena
muscolare. In breve, l’unità muscolare funzionale non è il muscolo in quanto
organo isolato, ma l’unità motoria. C – APPLICAZIONI ALLA RIABILITAZIONE FUNZIONALE
Metodologia in kinesiterapia: 1- (Kt) Passiva analitica, essenziale per effettuare
valutazioni 2- (Kt) Attiva analitica: -
libera -
aiutata da terapie multidisciplinari -
con lavoro controresistente ( terapia manuale, con molle, con
pesi) Due concetti a questo punto sono importanti: ATTIVO e
SFORZO 3 – (Kt) Attiva globale: agli arti può essere
ipsilaterale (lato della lesione) - libera o sottosforzo Corrisponde ai gesti reali della vita di tutti i giorni ed
usa le catene muscolari cinetiche (muscoli poliarticolari) così come i gruppi
muscolari antagonisti (muscoli monoarticolari). I supporti neuroanatomici delle
catene cinetiche sono i nuclei motori plurisegmentari dei Rigonfiamenti
midollari. 4 – Riabilitazione neuro-muscolare propriocettiva (si
intende come propriocettività inconscia sensibilità muscolare allo stiramento,
implicante i fusi neuro-muscolari) Le tecniche di riabilitazione neuro-muscolari
propriocettive (riprogrammazione neuro-motoria) ( Bobath, Kabat Rood). Usano,
allo stesso tempo, il concetto di diffusione dello stimolo nervoso per travaso
d’energia per ottenere l’inibizione della contrattura centrale e la
contrazione dei gruppi muscolari a distanza. Es. l’arto superiore
dell’emiplegico nello stadio della spasticità. Il deficit funzionale ha due
cause: la perdita del movimento volontario e la contrattura centrale dei muscoli
paralizzati. La preoccupazione principale è di eliminare la spasticità nella
speranza di un recupero neuromotorio (totale o parziale). 5 – (Kt) Attività globale controlaterale,
controresistenza (dal lato sano) Secondo Kabat, il mezzo più sicuro per reclutare il numero
maggiore di unità motorie in uno o più muscoli a distanza, è l’applicazione
della resistenza
al movimento volontario. Le unità motrici responsabili dello sforzo
controresistente, sono le unità motrici tonico-posturali e non quelle fasiche.
Nello sforzo più importante, c’è uno straripamento proporzionale
all’impulso tonico-posturale sia nei muscoli vicini che in quelli contro
laterali. Le connessioni sinaptiche tra gli interneuroni della VII lama nel
midollo spinale, permettono la diffusione controlaterale con l’inibizione
degli stessi muscoli dal lato spastico. Effettivamente, nel movimento globale
normale, la postura controlaterale è alternata con quella dell’arto attivo
con azione d’inibizione negli stessi muscoli dal lato opposto (esempi
sportivi: gli arti superiori nello stile libero del nuoto, lancio del peso,
lancio del giavellotto o il bilanciamento automatico alternato nella marcia). L’ipotesi qui fatta è che lo straripamento
dell’impulso tonico da sforzo significativo nell’arto sano, esercita una
inibizione controlaterale sulla contrattura centrale dell’arto spastico. Tratto da:
http://www.anatomie-humanie.com/neuroa/synth.html |