Il tinto, il pastore bergamasco, la ballerina.

 

 

Nona parte

 

-Benissimo ragazzi- fece il manager rivolto a Gustav, Georg, Tom e Bill che stavano recuperando i loro bagagli dal nastro trasportatore - fuori, ci aspetta una macchina con la quale andremo immediatamente agli studi televisivi per prepararci alla performance di 'sta sera.
-No cosa?- fece in collera Bill - non andiamo in albergo e poi con calma ci prepariamo? Cazzo io è da due giorni che non dormo.
-Mi spiace ma è così, dormirai sta notte e poi hai quattro giorni liberi.
-Cavoli che pacchia- fece con livore il ragazzo.
-Be' chi cavolo ci accompagna oggi?- fece scocciato Tom.
-Già non vedo Françoise la solita traduttrice - costatò preoccupato Gustav
-E' vero, ricordi la nostra abilità con il francese?- chiese Tom che era di umore più nero del fratello poiché si trovava a Parigi, ma non poteva vedere il suo amore perché lavorava e poi doveva ripartire subito. Saperla così vicina e non poterla neanche salutare di persona e passare anche solo dieci minuti con lei gli rendevano quella giornata insopportabile. Se avesse potuto, avrebbe mollato tutto per riabbracciarla, ma il suo senso del dovere lo trattenne.
-Non preoccupatevi ragazzi, c'è un'accompagnatrice nuova, esperta anche della trasmissione a cui parteciperete che ci farà da guida.
-E' racchia?- chiese Georg
-No, è caruccia- rassicurò il manager
-Bene- fece soddisfatto il bassista- mi piacciono le ragazze francesi.
Il manager finse indifferenza e quando furono fuori dall'aeroporto davanti alla grande macchina con la quale avrebbero viaggiato, aprì il portellone e invitò Tom a salire per primo.
-Oh mio Dio, oh mio Dio-Tom urlò come un disperato e si tuffò in macchina.
Incuriositi anche gli altri ragazzi presero posto e videro davanti a loro Tom che baciava con foga e incuranza della presenza degli altri una ragazza.
-Credo sia Lauren- fece con un sorrisino ironico Gustav.
-Già le sta divorando praticamente la faccia, presumo che sia lei- constatò divertito Georg che tuttavia era un po' deluso per non poter fare il filo a una ragazza.
-Bella giornta ci aspetta- fece sempre più scuro in volto Bill- due che tubano e pomiciano senza sosta.
-Ma prenderanno fiato?- si domandò Gustav guardandoli dal basso verso l'altro con una faccia un po' preoccupata.
-Certo- fece Lauren riuscendo finalmente a staccarsi dal ragazzo- ciao raga- esclamò felice- un bacino?
-Sì se mi saluti come hai fatto con Tom- fece divertito Georg.
-Spiritoso- Lauren si sedette in mezzo con Tom da una parte, Bill dall'altra e Gustav e Georg di fronte. Ad ognuno diede un bacino.
-Cucciolo tinto sei di un colorino verdegnolo, come mai?- fece la ragazza notando l'incarnato pallido di Bill e due borse sotto gli occhi che parevano due sansonite.
-Ho dovuto incidere la versione inglese di 1000 Meere, sono stato in studio di registarzione 48 ore di fila dormendo sul divano quattro ore soltanto come la vedi?
-Oh, il mio cucciolino- fece con tenerezza accarezzando la guancia del ragazzo- schiavisti-aggiunse con cattiveria.
-Grazie - fece il manager alzando la mano dal sedile davanti.
-Sono abituato ai ritmi sostenuti, non preoccuparti- fece Bill con un sorriso tirato.
Lauren gli passo una mano tra i capelli spettinandolo un po'e poi gli diede un bacino sulla guancia come una mammina premurosa.
-Non preoccuparti oggi saremo chiusi in uno studio bellissimo e domani abbiamo tutta Parigi solo per noi, shopping sfrenato che ne dite?
-Merda secca in arrivo- comunicò rattristato Tom.
-I musicisti lavorano!- scandì amareggiato Georg
-Cosa?- urlò Lauren al massimo della delusione
-Già, dobbiamo arrangiare degli accordi, dei cori e altre pallosità infinite.- spiegò senza troppi dettagli Gustav.
-Quindi nessuno verrà a vedermi ballare domani nella pomeridiana?- chiese rattristata Lauren
-No, fiorellino solo piccolo Bill.- fece deluso Tom.
-Ah, be' piccolo Bill resta quindi, bello sono felice shopping demenziale allora con piccolo Bill- fece euforica la ragazza dimostrando di passare dalla delusione estrema alla gioia.
-Fan culo- fece senza mezzi termini Tom- vedo che ti consoli subito.
-No, certo il mio cuore si spezza, ma solo a metà, una piccola parte è felice almeno un quarto della band c'è.
-Il quarto fondamentale- aggiunse Bill che appariva tuttavia molto indifferente.
-Be' il quarto quasi più importante- precisò la ragazza- almeno per me.
-Sì sì- disse Tom guardando Lauren di sottecchi e con aria dubitativa- credo tu stia scivolando da un palazzo alto e ti aggrappi con le unghie e con i denti - poi imitò il gesto e il rumore di uno che scivola.
Tutti risero e Lauren per farsi perdonare cominciò a coprire di baci il volto del ragazzo che sulle prime fu restio e ancora falsamente indifferente, ma poi si lasciò andare senza più pensare al pubblico che assisteva.
-Ogni tanto sembra un polipo- commentò a bassa voce Georg.
-é vero sembra che le mani si moltiplichino- aggiunse Gustav.
-Uh, un tetacolino scurrile- fece Bill all'improvviso quando Tom rispose con un elegante dito medio ai suoi amici.
Dopo molte efusioni amorose finalmente Tom si interruppe commentando:
-Tesoro che marchingegno hai indossato?
Lauren arrossì come un pomodoro e rifilò una sonora pacca sulla testa al ragazzo facendogli volare via l'immancabile cappellino.
-Che dici idiota- lo redarguì.
Gustav e Georg ridevano divertiti, stavano per assistere ai soliti siparietti comici in cui venivano messe in dubbio le doti di mascolinità del loro amico Tom che puntualmente si vantava e poi veniva smentito dalla controparte, Bill invece fingeva indifferenza anche perché stava felicemente piombando nella fase rem.
-Per tua informazione c'è chi lavora la mattina, sono stata a teatro per le lezioni e le prove del balletto, non mi sono neanche cambiata per scarapicollarmi qui.
-Scusa- fece contrito il ragazzo, ma aggiunse- non sembra un body?- chiese curioso.
Lauren arrossì.
- Tom la piovra umana dove hai infilato i tuoi tentacolini?- fece Georg mal calcolando le sue parole. La ragazza colpì affettuosamente anche il ragazzo scompigliandoli i capelli lisci e fluenti. Gustav rideva divertito nel suo angolo guardandosi bene dal commentare per non ricevere una punizione.
-Per tua informazione è una tuta intera- fece la ragazza con tono acido.
-Porca miseria ecco perché!- esclamò- quindi?- chiese aggiungendo alle parole un gesto delle mani.
-Quindi cosa?- interrogò con curiosità Lauren.
-Niente fino a sta sera?- concluse Tom come se il suo ragionamento fosse chiaro.
Lauren divenne scarlatta poi rispose con malumore.
-Fai fino a Natale, va- fece incrociando le braccia e dando le spalle all'amico in segno inequivocabile di collera.
-E' sempre divertente vedere quando a Tom viene dato picche- disse divertito Georg sperando di non ricevere nessun scapaccione.
-E' uno dei momenti della vita che non vorresti mai perderti- aggiunse Gustav sorridendo soddisfatto.
Il silenzio calò nella macchina, Bill dormiva profondamente appoggiato al finestrino mentre Lauren, che all'inizio aveva finto di essere in collera con Tom, si era accoccolata tra le sue braccia beandosi nel suo abbraccio confortante.
-Allora che mi raccontate ragazzi?
-No tu che ci racconti.
-Solita vita: danza, prove, balletto, danza, prove, balletto. Anche se per questa sera mi sono documentata sparandomi tutte le registrazioni della trasmissione.
-Chi cavolo è così maniaco da registrarsi le puntate?
-Léonor- fece candidamente Lauren
-Léonor?- esclamò Georg un po' sorpreso.
-Spiego meglio, sta facendo un'analisi del programma per un esame all'università ecco perché si sta registrando tutto. Anche se lei è una patita di reality show li sa tutti, mentre io be' non ho il tempo e soprattutto due palle non mi piacciono per nulla.
-Comunque la trasmissione è una delle più seguite in Francia con uno share da paura.
-Uno che?- fece Tom.
-Un indice di ascolto.
-Ah, ecco lingua comprensibile grazie.
-A quanto pare il voyeurismo è di moda e voi ne sapete qualcosa.
-Sì, certo- disse annuendo con una faccia poco convinta Tom- lo sappiamo benissimo vero Gustav?- lasciando la patata bollente al batterista che con la sua calma olimpica e il suo fairplay diede una lezione al ragazzo.
-Lauren intende dire che anche noi siamo vittime del voyeurismo dal momento che veniamo filmati spesso e sul sito appaiono gli episodi della Tokio Hotel Tv.
-Bravo Gu, grazie di esistere- fece Lauren con sguardo di compassione rivolto al suo fidanzato- tornando alla trasmissione ci sono dei giovani talenti che si sfidano in canto da soli o accompagnati da un ospite e alla fine della serata uno sarà eliminato.
-L'ospite?- chiese facendo il finto tonto Tom
-Sì, l'ospite perché dopo tre giorni, come il pesce puzza, idiota no!- esclamò la ragazza che mal sopportava Tom quando faceva così- il concorrente che ha cantato e che è risultato più scarso per la giuria. Anche se c'è un televoto che lo può salvare.
-Peccato, speravo che eliminassero l'ospite era la volta buona che ci toglievano la zecca Bill.
-Che cosa ha fatto Bill?- fece il ragazzo riprendendosi dal suo pisolino.
-Nulla tesorino dormi ancora un po'- fece premurosa Lauren.
-Sì Bill dormi- lo incalzò Georg- le mie orecchie riposano quando tu dormi.
-Fan culo Georg- rispose Bill seccato.
-Cavoli allora è veramente sveglio- aggiunse con un sorriso Gustav.
-Sì, cattivi, cosa stavate dicendo?- chiese curioso il ragazzo sollevandosi bene dritto sul sedile.
-Stavo raccontando la trasmissione a cui parteciperete.
-Bello- fece ringalluzzito il ragazzo- Gossip?
-No, quelli non li ho ancora raccontati.
-Ma ci sono?
-Sì certo
-Bene- fece soddisfatto Bill
-Ma quella storia te la racconta in privato vero?- fece sbiancando Gustav che odiava ogni pettegolezzo ritenendoli inutili.
-Sì quella è la parte "Bill-Lauren"
-Ok allora racconta come si svolge la trasmissione.
-Allora il principio è un po' quello a cui hai partecipato tu.
-Sì partecipato e silurato- fece asciutto Tom ricordando il fratellino solo qualche anno prima.
-Grazie, ti ricordo che il "silurato" è stato notato anche grazie a quella trasmissione o sbaglio?- fece Bill rivolto a Peter.
-Confermo.
-Ah- fece ringalluzzito il ragazzo.
-Comunque i concorrenti vivono in una casa tutti insieme e si preparano su dei brani per una settimana con dei professionisti e poi cantano. Una giuria li esamina, i due peggiori vanno al ballottaggio e il televoto ne silura uno.
-Bene e noi con chi ci esibiamo?
-Con Jeremy.
-Ah ma non è il tuo cantante preferito?
-No, tesoro, ma mi stupisco, ti adoro, ti ricordi sempre tutto di me.
-Certo, me ne hai fatto due orecchie stracce " e che bella voce" " e che bella canzone" " Senti che bell'acuto" " Guarda che bel fisico, che bel sorriso, come si veste bene"
A quelle parole Tom si risentì un po'
-Perché non ne ho mai sentito parlare?
-Perché ciccino quando ci provo mi mandi a cagare alla prima nota che non sia tunz tunz ehi yo bro.
-Non è vero!- si difese sempre più risentito.
-Certo che è vero- rispose la ragazza- invece Bill è sempre attento e si ricorda tutto anche se è francese e dopo deve prendere la xamamina per non vomitare.
Tom tacque la sua difesa era crollata di fronte alla verità.
-Allora chi è questo Jeremy.
-E' un ragazzo moro, caruccio, per nulla il mio tipo- precisò Lauren subito per non rabbuiare ulteriormente Tom.
-Come canta?- chiese Bill.
-Ma non saprei, non sono molto portata per giudicare, dipende poi.
-In che senso?- chiese Georg
-Dipende da che brani affronta.
-ma il nostro genere?
-Credo che non sia molto portato però le prove non le ho guardate bene.
Finalmente arrivarono negli studi televisivi, ma prima di uscire dall'auto la band fu informata dello spostamento che li attendeva.
-Allora prima usciremo Lauren ed io con una guardia del corpo, Lauren indossa pure la felpa dello staff così eviteremo scandali o elucubrazioni delle fan, mimetizzati più che puoi. Nella macchina che ci precede ci sono le altre persone dello staff andremo con loro. Voi ragazzi scenderete dopo qualche minuto quando le guardie del corpo si saranno schierate, ecco i pennarelli per gli autografi, ne firmate qualcuno e poi entrerete negli studi.
Tutte le manovre furono effettuate come previsto e dopo un breve, ma intenso bagno di folla i ragazzi si trovarono in un comodo e spazioso camerino con Lauren che li aspettava.
-Un caffè per la star- fece Tom rivolto alla ragazza con aria di falso snobbismo.
-Sai dove te lo ficco il caffè?- fece Lauren con estrema gentilezza.
-Bella la nostra contessa- fece Gustav divertito.
Il divano è mio urlò Bill lanciandosi sopra.
-Col cavolo- fece Tom spintonando il fratello- il divano è mio e di Lauren.
I due gemelli lottarono un po'e Bill ebbe la peggio. Tom un po' più muscoloso riuscì a farsi valere spintonando violentemente il ragazzo che finì con il culo per terra. Tom per difendere la sua posizione si sdraiò sul divano tirando a sé Lauren e abbracciandola per poi ricoprirla di baci e di carezze che si fecero via via più audaci.
-Uffi che palle sto body- esclamò poi il ragazzo.
-Dai piantala fece poi la ragazza stiamo dando spettacolo.
-No, no fate pure- disse risentito Gustav che trovava Tom un po' troppo appiccicoso in quel momento- A super quark non hanno mai fatto vedere l'atto di procreazione e sono curioso.
Lauren allora si alzò di scatto aggiungendo:
-Ma va là cretino che dai vostri dvd sapete benissimo come nascono i bambini- fece Lauren divertita ritrovando quel cameratismo di sempre -Scusate ragazzi siamo stati maleducati, di solito non sono così, ma insomma era da tanto e Tommichou mi manca- poi Lauren arrossì e si morse la lingua.
-Tommi che?- interrogò divertito Georg.
-No nulla- fece Lauren tentando di fare l'indifferente.
-No, no, qui ci confessi il nomignolo- insistette il bassista.
-Neanche morta- fece Lauren categorica.
-Sì, sì abbiamo sentito tutti, come lo chiami in intimità?- chiese maligno Gustav.
-Nulla di strano i soliti nomi che mi avete già sentito pronunciare- si difese la ragazza
-No, no- indagò sempre più divertito Georg- qui è scattato un Tommisc... qualcosa.
Tom era gelato, non rispondeva stava solo diventando sempre più scarlatto e tentava di nascondere la faccia nella maglietta XXL come quando nelle interviste si imbarazzava e allora calava il cappellino.
-Non ve lo ridico neanche morta- fece categorica Lauren prendendo la sua borsa di danza e uscendo dal camerino- Vado in bagno- aggiunse scocciata per esser stata colta in un momento di debolezza e imbarazzo.
Dopo pochi minuti Tom uscì a sua volta dal camerino avventurandosi nello studio televisivo con una sola meta, raggiungere Lauren in bagno per vedere come stava.
Dopo una buona mezz'ora i due tornarono mano nella mano nel camerino e trovarono Bill addormentato ancora una volta sul divano, Gustav con le cuffie che ascoltava musica e Georg intento a trafficare con un video gioco. Il bassista e il batterista vedendo Tom entrare ringalluzzito e con un sorriso ebete lo guardarono maligni, mentre Lauren fu interpellata da Peter che aveva bisogno della sua interprete per organizzare i ragazzi della band al meglio.
-Tom allora?- fece Gustav togliendosi le cuffie.
-Già allora?- chiese ironico Georg.
Tom fece il finta di non capire.
-Allora cosa?-chiese perplesso
-Dai lo sai benissimo- lo sollecitò Georg
-Non fare il finto tonto, siete stati via almeno mezz'ora se non di più -lo informò il ragazzo guardandolo di sottecchi
-Be' abbiamo bighellonato nello studio- tentò di difendersi Tom
-Sì adesso si dice così "bighellonato negli studi"- fece con aria indagatore Gustav che non intendeva mollare la presa.
-Insomma siete dei pervertiti- si inalberò Tom, ma senza perdere il sorriso ebete.
-Già noi, e tu?-concluse Georg divertito per il colorito rosso pomodoro che stava prendendo la faccia di Tom.
Lauren rientrò con Peter e si diresse verso il divano per svegliare Bill senza accorgersi del sorrisetto maligno e indagatore che avevano Gustav e Georg. I due ragazzi avevano subito notato che la ragazza si era sciolta lo chignon e portava una lunga treccia, mentre sotto la felpa dello staff portava una dolcevita rosa chiaro. Evidentemente si era cambiata.
-Bill- fece dolcemente accucciandosi davanti al ragazzo e accarezzandolo sulla fronte per poi percorrere tutto il viso- devi provare.
-Uhm- fece dall'oltretomba il ragazzo- ho sonno.
-Su popino, il dovere ti attende.- disse con tono dolce e materno
-Uhm, adesso mi alzo un minuto.- proferì a fatica il ragazzo
-No, cucciolo tinto non hai un minuto- spiego alzando un pochino il tono della voce la ragazza
-Alzati- gli ulularono in coro Gustav e Georg.
Bill fece un salto sul divano e si strofinò gli occhi con un bimbo piccolo.
-Uffi che cattivi io stavo dormendo felice- si difese il ragazzo facendo uno sforzo disumano per apparire il più reattivo possibile.
Poi guardando Tom in viso disse:
-Hai fatto sesso?- chiese impudente.
Gustav e Georg si piegarono in due dal ridere mentre Bill riceveva una sonora correzione da Lauren prima e da suo fratello dopo.
-Ma che ho detto?- chiese imperterrito il cantante- si vede bene- si difese- Tom ha perso il suo incedere da cane bastonato e la sua faccia da verde ha ritrovato un incarnato pesca, mentre ha un sorriso durbans stampato in volto. Indizi inequivocabili o si è fatto una sega ben riuscita con qualche bel giornale in bagno o Lauren gliel' ha data.
-Allora sono circondata da una band di ragazzi maleducati e incivili che non sanno rivolgersi ad una signorina per bene- poi la ragazza tra l'imbarazzato e lo scherzoso disse- Peter è tutta colpa sua, nell'autobus del tour invece di uno schermo per ciascuno nelle brande ci vorrebbe una serie di libri ben scelti e istruttivi "Guerra e Pace" " Anna Karenina" " Madame Bovary"e niente dvd di dubbio gusto solo documentari storici e film d'autore. E magari lasciarli senza guardie del corpo tra un branco di fan assatanate a calmar loro i bollenti spiriti.
-Anche Tom in pasto alle fan?-domandò curioso il manager
-Sì con qualche dread in meno non starebbe male.- aggiunse convinta la ragazza
-Grazie piccola vedo che sei sempre umana- disse Tom risentito abbracciando la ragazza che appariva un po' imbarazzata- comunque ti giuro io non ho detto nulla hanno fatto tutto loro.
-Sì scusaci Lauren, ma ti giuro Tom aveva troppo un'altra faccia.
-Sì, ma sappiate che anche se sembro uno scaricatore di porto e prima mi sono lasciata un po' andare, resto pur sempre una ragazza e certe cose non le trattiamo così alla leggera.
Scusaci- fecero in coro i ragazzi.

Lauren e Bill uscirono dal camerino per incontrare Jeremy e provare la canzone prima delle prove generali.
-Dobbiamo provare con il piano?- chiese Bill in difficoltà
-Sì tesoruccio- spiegò Lauren mentre seguivano un'assistente
-Orca non mi è mai capitato, di solito provo con Tom e la chitarra- spiegò Bill che ancora assonnato faceva fatica a connettere
-Credo che i ragazzi invece si preparino con il pianoforte e poi con una base registrata.
-Be' sarà una nuova esperienza. -fece Bill con poca convinzione nella voce. Il ragazzo, infatti appariva alquanto svogliato e ancora molto stanco dal viaggio e sul suo volto si potevano leggere le fatiche della tournée e dei due giorni chiuso in sala di incisione.
-E' quello il ragazzo?- chiese Bill vedendo avvicinarsi un giovanotto moro con un sorriso caldo e gentile.
-Sì, sembrerebbe lui- rispose Lauren non perfettamente convinta.

-Bonjour- fece il ragazzo porgendo la mano a Bill- moi c'est Jeremy.
-Bon- disse Lauren rivolta a Bill- hai capito cosa ti ha detto, no?
-Sì fino a qui ci arrivo, ma come devo rispondere?- chiese il ragazzo con aria imbarazzata.
-Tu parla senza essere troppo logorroico e io traduco.- fece secca Lauren
-Io non sono logorroico -si difese Bill
-No, sei solo prolisso- sorrise Lauren.
Jeremy aveva assistito alla scena senza comprendere una parola e si sentì in lieve imbarazzo dal quale ne uscirono tutti e tre quando si trattò di essere chiamati al dovere.
Un'assistente consegnò un foglio con la canzone Monsoon a Bill nella quale erano sottolineate le parti che avrebbe cantato da solo, spiegò tutto al cantante e Lauren tradusse, i due ragazzi poi si ritrovarono in una sala prove con un pianista per cominciare.
La prima strofa toccava a Jeremy il quale attaccò e cantò il suo pezzo, era la volta di Bill che tuttavia appariva distratto e con il foglietto in mano leggeva il testo incurante del suo attacco. Il pianista quindi si fermò e Bill distogliendo il suo sguardo dal pezzo di carta fece con aria innocente e svampita.
-Che succede?- fece rivolto a Lauren
-Idiota- lo redarguì senza mezzi termini la ragazza- puoi connettere il mononeurone o la tintura lo ha fuso definitivamente?
-Perché?- fece disincantato il cantante.
-Toccava te idiota- concluse Lauren
-Ups- esclamò con un largo sorriso Bill- non avevo ben capito, sono abituato da solo.
-Ok, ma non stai facendo una bella figura- aggiunse la ragazza
-Lo so, ora rimedio ma è che…- Bill lasciò in sospeso la frase.
Lauren tradusse le scuse di Bill al pianista e a Jeremy che gli sorrisero con comprensione.
La prova proseguì senza intoppi e fu breve. Successivamente fu chiamata tutta la band a fare il check sound e le prove della canzone con Jeremy.

-Oddio- fece Gustav che di solito era molto sicuro di sé- speriamo vada tutto bene.
-La prova è stata una catastrofe- aggiunse Georg pallido con il suo basso al collo.
Tom non accennava commenti era impietrito, mai aveva sentito suo fratello sbagliare così tanto e fermarsi durante le prove così tante volte. Tuttavia ebbe la gentilezza e la premura di non infierire con il gemello, anzi preoccupato gli si avvicinò cercando di rassicurarlo.
-Eh, siamo in prima serata, in Francia, davanti alla piccola Lauren, che emozione vero?
-Uhm- rispose con aria pensosa il ragazzo senza accennare nessun turbamento.
-Ti dirò io sono un po' agitato.- confessò cercando di penetrare meglio nell'indifferenza che albergava sul volto del gemello.
-Ma, io non più del solito- tagliò corto Bill sedendosi sul divano e bevendo un bicchiere di latte che si era versato appena entrato in camerino.
-Ah- concluse basito Tom guardando poco convinto il fratello.
Per tutto il tempo della preparazione allo spettacolo la vita si svolse monotona come durante un concerto qualsiasi i ragazzi cercavano di non pensare allo spettacolo, ognuno impegnato in una attività che lo aiutasse a rilassarsi o scaricare la tensione. Per Bill la maggior parte del tempo si svolse nel trucco e nella preparazione della criniera leonina e finalmente verso le nove e mezza fu la volta dello spettacolo.

***

-Porca miseria che figura di merda - fece Tom con il suo incedere dinoccolato con la chitarra appesa al collo uscendo dietro le quinte
-Sono impietrito- aggiunse Gustav con gli occhi spalancati.
-Io voglio un badile per seppellirmi- aggiunse Georg con la salivazione quasi annullata
Lauren raggiunse i ragazzi che rientravano dietro le quinte e li accolse con un grosso sorriso.
-Al limite del paranormale siamo- disse ridendo- Bill sei stato geniale, quando ti ho visto toccarti l'auricolare, bianco come un cencio in volto, pensando "May Day, may Day, in che cazzo di lingua sta cantando?" mi sono piegata in due.
-Grazie- fece il ragazzo ancora pallido dopo la performance da dimenticare.
-Questa entrerà di diritto accanto a "It's raining man!" come la tua seconda miglior performance della vita.
-Gentile, - commentò un po' corrucciato il ragazzo togliendosi gli auricolari e slacciandosi il giubbotto-comunque è vero quando Jeremy ha attaccato in un inglese incomprensibile, mi è venuto il dubbio di doverla fare in tedesco, ma poi ho visualizzato nella mia testa il promemoria che mi hai dato e mi sono ricordato.
-Il suo era un inglese pessimo- commentò basito Gustav.
-Perché? Era inglese il suo?- chiese Tom.
-Credo di sì- confermò Bill ancora incredulo.
-Ma non sai l'ultima- fece Lauren con un largo sorriso pronta a divertire i suoi amici che dopo la performance sembravano alquanto scoraggiati.
-Ok affonda, ormai sono anestetizzato- fece Bill aprendosi il giubbotto e mostrando il petto
-Scoop, sei pronto per "Caramba che fortuna"?- domandò titubante la ragazza con un sorriso divertito.
-Ti prego che tipo di camion di merda secca mi sta per piombare sulla testa?- domandò sempre più preoccupato Bill
-Enorme, lo shock potrebbe farti venire i capelli dritti sulla testa- spiegò Lauren seria.
-Ah, ah, spiritosa- commentò Bill con un sorriso.
-Ebbene come da sempre sospettavamo Tom non è tuo fratello gemello-cominciò seria Lauren.
-Davvero, ecco l'ho sempre detto io che c'era stato uno scambio di culle- disse Tom ridendo battendosi il pugno sul palmo della mano.
-Oddio chi è mio fratello?- chiese preoccupato Bill.
-Gustav
-Ah fratello- fece Bill abbracciando l'amico.
-Pussa via- fece il batterista da finto schifato.
-Certo Gu che tua madre ha avuto la gravidanza di un elefante?- commentò divertito Georg.
-E' vero, il primo l'ha sfornato dopo nove mesi, il secondo dopo un anno- fece i conti Tom.
- Avrà avuto un anno di doglie?-domandò Bill
-Cavoli poveraccia?-commentò Georg
-Ma questo scoop da chi l'hai avuto?-chiese Tom rientrando in camerino e posando la chitarra.
-Nulla,- spiegò meglio Lauren- il presentatore mentre uscivate dal palco ha detto i vostri nomi e si è clamorosamente sbagliato.
-Sono un po' abbacchiato- fece Bill lasciandosi cadere sul divano- non solo ho fatto una figura di merda ma la mia famiglia è distrutta da questa rivelazione, come farò a dirlo alla mamma?- fece cercando di sdrammatizzare il ragazzo un po' pensieroso.
-Dai dai andrà meglio la prossima esibizione- disse Lauren sedendosi accanto a lui e prendendo la testolina dell'amico e appoggiandosela al petto-E poi Bill, guarda il lato positivo, hai sentito la versione di Monsoon in arabo.
-Già suonava bene- commentò il cantante ritrovando il sorriso.
I ragazzi e Lauren risero di cuore e andarono avanti ad infierire un bel po' su Jeremy, sulla sua totale incapacità di cantare in inglese poi Lauren si soffermò divertita sulle classiche movenze di Bill mentre cantava.
-Mi spezzi in due dal ridere ogni volta che canti Monsoon, prima o poi con un palco piccolo va a finire che ficchi l'asta del microfono negli zebedei di qualcuno- fece divertita Lauren
-Basta che non siano i miei- commentò tremante Georg.
-Ma mi sa che tu e Tom siete i candidati più probabili- concluse la ragazza. La serata proseguì con aneddoti divertenti capitati in quei giorni di Tournée fino a quando con la seconda esibizione tutto finì bene e presto.

***

-Sveglia signorino- fece Lauren saltando sul letto di Bill in catalessi- sono le undici, fra due minuti io vado, ci sono qui Léonor e Sylvie.
-Uhm-fu il classico accenno del ragazzo.
-Io scappo, ti ho ordinato la colazione, le ragazze ti fanno compagnia, se non ti alzi ho dato loro il permesso di ficcarti in doccia così come sei e di non farsi alcun problema di sorta a trattarti male.
-Grazie - rispose il ragazzo con la voce impastata dal sonno- e Tom?
-I tuoi colleghi partiti alle sette ovvero quattro ore fa- spiegò Lauren
-Triste?- chiese Bill alla ragazza ben sapendo che le separazioni tra Tom e Lauren erano sempre dei momenti dolorosi per entrambi.
-No, tra meno di un mese è Natale e ci troveremo- poi scoprendo il ragazzo che si era raggomitolato sotto le coperte pronto a ripiombare in pochi secondi nella fase rem aggiunse-forza e coraggio oggi sarai il mio unico amico, ballerò solo per te, guarda che Tom aspetta un resoconto dettagliato.
-Uffi ridammi le coperte- fece Bill cercando di ricoprirsi.
-No è bello il tuo culo all'aria- fece ridendo Léonor.
Lauren diede un bacino sulla fronte al ragazzo prese la sua borsa e lasciò l'arduo compito di risvegliare il cantante alle sue amiche cosa che loro fecero in modo gentile, ma energico come se lo conoscessero da sempre.
-Allora Bill, nella scaletta hai: setti minuti per farti la doccia, dodici minuti per asciugarti la chioma leonina e piastrartela in modalità Bill dei Tokio Hotel in svacco, venti minuti di colazione, dieci per camuffarti per bene, cinque per raccogliere i tuoi effetti personali, a mezzo giorno meno un minuto sarai nella hall per consegnare la camera e non dover pagare il sovrapprezzo- sciolinò come un gendarme Sylvie
-Cavoli avete studiato alla scuola di David? - chiese Bill.
-No, Lauren ci ha istruito a dovere e ci ha detto che il signorino Bill Kaulitz fa delle docce eterne, canticchia tutto il suo repertorio di canzoni mentre si fa bello in bagno…
-Ci sta un'infinità di tempo- incalzò Léonor- e parla allo specchio domandandosi quanto e bello e che mondo sarebbe senza la sua sfolgorante bellezza.
-Insomma sei capace di tardare all'eternità soprattutto se ti soffermi sulla tua valigia aperta. Invece qui dobbiamo ottimizzare i tempi.
-Va bene, vado, faccio il bravo bambino, ho capito- capendo che le due ragazze in quanto a pazienza ne avevano ben poca.

Le ragazze furono molto solerti con Bill e il ragazzo dopo una lunga notte di riposo in effetti appariva molto riposato e di buon umore.
-Caspita che bella colazione mi avete fatto trovare.
-Grazie- rispose Sylvie-dai racconti che ci fa Lolo abbiamo imparato molto: una vagonata di latte, cereali e brioches a volontà ti rendono felice.
-Vero, grazie ma come la chiamate Lauren?
-Lolo.
-Che bello, mi piace questo nome, mi raccontate come vi siete conosciute o qualche aneddoto?
-Certo.
Sylvie e Léonor si dilungarono sugli anni di scuola trascorsi con l'amica, delle mille passioni condivise dei mille sotterfugi che avevano inventato per vedersi e uscire anche se la madre di Lauren non dava il permesso alla ragazzina.
La colazione trascorse in armonia e fra tante risate come il resto della mattinata. A Bill passeggiare tranquillo per le città sembrava un sogno e la compagnia delle amiche di Lauren lo confortava parecchio.
L'aria tersa e il venticello fresco di quella mattina di novembre, il camminare tranquillo fra le vie della città con il brulicare di gente indaffarata, avevano ridato animo al ragazzo che aveva ripreso il sorriso di sempre nonostante la telefonata che aveva avuto solo la sera prima con il padre.
-A che ora inizia lo spettacolo?- chiese Bill quando si trovò di fronte alla stupenda costruzione dell'Opéra Garnier.
-Alle due.
-Ma noi abbiamo appuntamento fra meno di dieci minuti con la maschera che ci farà entrare prima.
-Per motivi di sicurezza tua personale e di Lauren- cominciò Sylvie
-Ma anche nostra- sottolineò Léonor
-Lauren ha parlato con una maschera che ci farà entrare quando inizia il suo turno di lavoro, ci accompagnerà nel nostro palco così potremo goderci lo spettacolo senza problemi. Questo comporta tuttavia che per più di un'ora staremo chiusi in pochi metri quadrati senza dover far troppo rumore.
-Un particolare però la maschera vuole essere pagata in natura da te- spiegò con il massimo della calma Sylvie
-Vero,- fece con un sorriso sornione Léonor- mentre Lauren si cambia alla fine dello spettacolo noi ti lasciamo con la ragazza nel palco e …-lasciò in sospeso la ragazza con aria seria e compita
-Be' sta a te tener alto l'onore dei tedeschi- lo incitò con un buffetto Sylvie.
-Che simpatiche - disse poco convinto Bill- vedo che avete imparato in fretta il gioco "spara su Bill"
-No scusa, ma noi non scherziamo- confermò con aria seria Léonor
-Ecco la maschera, vedrai se non diciamo la verità.
Una signora di circa quarant'anni venne loro incontro con un largo sorriso e cominciò a chiacchierare in francese con le due ragazze accennando qualche sorriso a Bill.
-Ma potrebbe essere mia madre- fece Bill all'orecchio di Sylvie
-Sì certo, un'ottima nave scuola no- spiegò la ragazza
Bill sbiancò e perse il sorriso era talmente ingenuo che aveva creduto per qualche istante a quello che le ragazze gli avevano detto.
La signora non capiva nulla di tedesco e Bill non capiva nulla di francese certe di questo fatto Léonor e Sylvie misero al corrente la signora del loro piccolo scherzo e questa fu ben lieta di divertirsi un po' alle spalle del ragazzo.
La maschera conosceva da tempo Lauren e la trovava brava, bella, gentile, quando pochi giorni prima aveva chiesto come poter organizzare il pomeriggio per i ragazzi della band, la signora Briand, questo il nome della maschera, era stata lieta di poter venire in aiuto della ballerina. In cambio Lauren aveva promesso alle figlie della signora due pass speciali per il backstage per il prossimo concerto di giugno, foto e autografi in quantità.
Il trio accompagnato dalla signora Briand quindi entrò in teatro quando questo era ancora deserto da una porta di servizio. I tre ragazzi furono condotti nel palco e fatti sistemare. L'attesa fu lunga anche se ai tre ragazzi sembrò breve, risero e scherzarono sulle prestazioni che aspettavano il ragazzo alla fine del balletto. Sylvie e Léonor poi, senza nessuna delicatezza, commentarono la performance canora del ragazzo la sera precedente, insomma risero parecchio e infine lo spettacolo fu eccezionale. Bill che ormai conosceva a memoria il balletto per esserselo sorbito venti volte da quando conosceva Lauren, fu entusiasta.
-Eccola, eccola- sussurrò Bill
-No, non è lei, questa è Myrtha la regina delle Willi, è un ruolo che hanno le prime ballerine.
-Ma lei non faceva...- lasciò la frase in sospeso
-Lei è una delle Willi principali, entra dopo e ha qualche piccolo momento di assolo.
-Ma non avevi detto che avevi visto il balletto venti volte?- domandò scoccciata Sylvie
-Sì, ma la memoria è quella che è- rispose Bill costernato
-La lacca!- commentò acida Sylvie
-Comunque nelle pomeridiane, se si dovesse far male la ballerina che fa Myrtha allora entrerebbe in scena Lauren- spiegò Leonor
-Allora gufiamo- sollecitò maligno Bill.
-Dai, guarda che dopo la ruota del Karma gira- aggiunse con un filo di voce Leonor
-No, no, grazie allora- disse Bill-Eccola finalmente
-Sì shhh- lo rimproverò Leonor.
-Ma è bellissima, un puffino bianco- fece orgoglioso il ragazzo- è leggiadra davvero, spicca su tutte
-Shh o ci cacciano- ribatté Leonor
Il secondo atto passò veloce e Bill era orgoglioso che una delle bellissime ballerine in prima fila fosse proprio Lauren. Se solo ripensava a qualche anno prima quando l'aveva vista cambiarsi alla pensilina dell'autobus e a quanto Tom e lui l'avevano presa per i fondelli quando la vedevano provare dalla finestra, sembrava esser passato un secolo. Le cose erano davvero cambiate, lui famoso cantante di una rock band, lei avviata a una brillante carriera, nessuno lo avrebbe mai e poi mai detto vedendoli a quella pensilina dell'autobus solo pochi anni prima.
Quando i due amici si ritrovarono alla fine del balletto il loro abbraccio affettuoso fu più loquace di mille parole. Bill orgoglioso e Lauren felice di aver potuto ballare ancora una volta solo per lui.

***

-Ecco tesorino ci siamo, questa è la via del lusso sfrenato qui trovi i grandi della moda.
-Uhwa la mia patria- esclamò felice Bill
-Più o meno, in quale boutique vorresti entrare?- chiese la ragazza
-Louis Vuitton ovviamente, che domande.- rispose con un largo sorriso il ragazzo
-Già che sciocca, poi puntatina da Dior, Gautier e Versace, giusto?- chiese conferma Lauren ben sapendo l'ovvia risposta.
-Esatto sicuramente troverò qualcosa per la mami e la noni- spiegò con candore e affetto nella voce il cantante
-E per tuo padre?- domandò la ragazza che ignorava gli ultimi sviluppi della storia tra Bill e suo padre.
A quelle parole Bill si rabbuiò per un istante e non rispose.
-Sì qualcosa per il nonno e papà anche se probabilmente non gradiranno- disse flebilmente il ragazzo con un velo di tristezza che passò subitaneo.
-Benvenuto nel gruppo degli sfigati con genitori strani, mia madre- raccontò Lauren- dopo il balletto cerca di fare del suo meglio per venirmi incontro e dimostrarmi il suo rinato affetto, ma ancora non ci comprendiamo appieno.
-Bene io sto vivendo invece un percorso inverso a quanto pare, ma ora non ne voglio certo parlare, ti prego entriamo nel negozio e godiamoci la giornata.
-Esatto- fece baldanzosa Lauren spingendo le porte della lussuosa boutique.
I due ragazzi entrarono nel negozio e sulle prime furono squadrati con sguardo indagatore e di sufficienza dalla commessa che si avvicinò ai due estranei, Lauren indossava il cappottino Chanel rosa stretto e attillato che le metteva in risalto le sue linee sinuose e il suo naturale incedere elegante mostrarono subito la sua innata classe. Bill invece era vestito più sportivo e meno curato, volutamente. Quando Lauren tuttavia nominò un certo signor Robert Duval di cui chiedeva notizie la musica cambiò e addirittura due commesse si presero cura dei due ragazzi.
-Bill ti prego secondo te questo cappellino potrebbe piacere insieme a questa camicia e questi pantaloni a tuo fratello?
-Sono scettico, non è propriamente nel suo stile.
-Ma se mettiamo questi pantaloni " mi sono cagato nelle mutande" neri con questa camicia bellissima nella taglia XXL e lui si mette una t- shirt più stretta sotto dovrebbe andare?
-Uhm, dici?- squadrò scettico le cose mostrate
-Mi faresti il favorino di fare il gemellino modello?- supplicò Lauren sbattendo gli occhi come il gatto di Shrek.
-Uffi, - protestò Bill per due secondi- sappi però che io sono un filo più magro di Tom.
Ma Lauren non colse una punta di malinconia nella voce di Bill che non amava certo rivestire i panni di suo fratello soprattutto con Lauren di cui era ancora e irrimediabilmente innamorato. Nonostante per un lungo mese fossero stati praticamente lontani diradando il più possibile i contatti telefonici e telematici, Bill non aveva cambiato i suoi sentimenti questi si erano solo assopiti in fondo al cuore.
-Dai cucciolo esci da quel cavolo di camerino.
-Ma mi cadono i cavolo di pantaloni ad ogni passo che faccio.
-Infatti tuo fratello cammina da scimmione.
-Sì, ma neanche con le gambe larghe riesco a camminare- protestò
-Uffi esci fa nulla ti aiuto io a non mostrare le terga.
Bill uscì e Lauren si mise a ridere incurante dell'imbarazzo di Bill.
-Scusami cucciolo è che vestito così sembri una copia mal riuscita di Tom e poi quelle mutande gialle sono tremende.
-Senti se oltretutto mi devo prendere anche dei nomi da te mi cambio.
-No, no- Lauren cinse il ragazzo dalle spalle e gli stampò un bacio sulla fronte- no ti prego scusami, allora sarò seria- poi affondò le dita tra i capelli neri del ragazzo tarandoglieli dietro alle orecchie, prese un elastico che aveva al polso e gli fece una coda di cavallo. Nell' operare in quel modo il suo respiro delicato riscaldò il volto di Bill. Il ragazzo immobile non riusciva neanche più a respirare se fossero stati soli e se non fosse stata la fidanzata di suo fratello l'avrebbe senza dubbio baciata. Quel dolce afflato che sfiorava la pelle del suo volto, le dita lunghe, affusolate e ben curate della ragazza che gli percorrevano la testa lo stavano ammaliando. Quando Lauren terminò la coda e gli mise calato il cappellino di pelle facendo uscire la chioma del ragazzo come Tom, si allontanò per osservare la sua opera incurante del rossore che aveva causato all'amico.
-Hai messo il profumo che ti ho regalato al compleanno?- chiese Lauren a Bill il quale non rispose subito- ti dona molto un giorno l'ho fatto provare al pastore bergamasco ma non gli si addice.
Bill era sempre più confuso e non sapeva che rispondere si calò il capellino sul volto per non far percepire il suo sempre più evidente imbarazzo, ma invece di celarlo lo alimentò ancor di più.
-Che buffo tuo fratello fa sempre così quando nelle interviste gli pongono domande a cui preferirebbe non rispondere- esclamò divertita Lauren sistemando meglio la camicia a Bill- si vede che per alcune cose siete proprio uguali.
-Allora Bill, cosa ne pensi a Tom potrebbe piacere per capodanno vestirsi così?- Lauren fece un giro intorno al ragazzo ammirando la sua scelta, Bill taceva con la saliva completamente azzerata e i battiti del suo cuore che avevano raggiunto punte elevate, dopo una lunga pausa in cui faceva finta di rimirarsi allo specchio, ma che in realtà gli era servita per calmarsi finalmente rispose.
-Sì, non è propriamente il suo stile, ma dovrebbe piacergli.
-Perfetto e ora scatenati piccolo Bill, cerchiamo il tuo abbigliamento.- Lauren aprì le tende del camerino e poi cominciò ad aggirarsi per il negozio in cerca di qualcosa per il ragazzo.
Solo Bill dietro le tende si riguardò allo specchio e si scrutò nell'animo. I suoi occhi nocciola si velarono di tristezza se solo fossero bastati quei vestiti per conquistare Lauren non se li sarebbe più tolti, perché tutti preferivano Tom a lui. Ripensò alle parole del padre che solo la sera prima gli erano entrate come pugnali nel cuore e tentò di ricacciare nel profondo le lacrime, tuttavia una sfuggì e percorse tutta la guancia dentro di sé una voce gridava:
Quanto sei stupido Bill, forse è vero sei un errore di natura e non dovevi nascere.
-Tesoro, non riesci a togliere i pantaloni?
-No- rispose Bill a fatica- arrivo, comunque so già cosa provare. Il ragazzo in un batter d'occhio uscì dal camerino, si aggirò tra gli abiti appesi e poi indicò alle commesse tutto ciò che voleva. Ogni volta che usciva Lauren approvava le scelte.
-Perché ai concerti non ti presenti così? Sembri molto sofisticato.
-Non so ai concerti preferisco il mio look abituale, nelle serate ricercate invece mi piacciono queste camicie.
-Infatti ti stanno benissimo, questa nera con un gessato sottile grigio e argento poi ti rende molto sofisticato ed elegante. Approvo in pieno- Lauren accompagnò il suo gesto con una carezza sul viso del ragazzo poi cominciò ad infilare nei passanti dei pantaloni una semplicissima cintura nera. Con delicatezza slacciò tre bottoni in fondo e due in alto e si allontanò mirando la sua opera.
-Sei un figo da paura, sai Bill, sembri uscito da un catalogo di moda.
Il ragazzo ancora una volta era senza parole, ancora una volta i batti del cuore avevano accelerato in maniera inconsueta le emozioni che per un mese credeva sopite affiorarono di nuovo in superficie. Sentì un nodo in gola spezzargli la voce e pronunciò solo un timido:
-Grazie.
Ritornando nel camerino per cambiarsi ancora una volta si trovò a guardarsi allo specchio dicendosi
Sei patetico Bill, è la ragazza di tuo fratello santo cielo vuoi togliertela dalla mente?
Quando uscì il ragazzo trovò Lauren alla cassa che pagava i vestiti di Tom, la cintura e altri piccoli accessori che voleva regalare a Bill senza farsi accorgere.
-Eh, no- fece l'amico- adesso tocca a te, devi provare il vestito in vetrina.
-Non ci penso neanche- esclamò Lauren.
-Sì mia cara.
-Ma hai visto il prezzo?
-Non importa è il mio regalo.
-Assolutamente ti proibisco categoricamente.
-Va bene se pensi che costi troppo per me, faremo a metà con Tom.
-No ti prego sai che non voglio regali costosi, mi bastano le piccole attenzioni che mi dedicate sempre come i fiori nel camerino ad ogni mio balletto, i bigliettini dolci che ricevo per posta, i cioccolatini e i dolcetti che mi mandate dai posti che visitate.
-Ti prego, fammelo come favore provatelo secondo me è nato per stare su di te quel vestito a Tom piacerà sicuramente.
Stupido dì piuttosto che vorresti vederlo indossato da lei per poter poi toglierlo con delicatezza partendo dalle spalle e percorrendo tutta la schiena di baci e carezze per soffermarti dove ci sono quelle due fossette che ami così tanto.
-Tu dici?- chiese la ragazza che scrutava i pensieri dell'amico.
-Ne sono certo- fece con un sottile mancamento nella voce.
Lauren si decise e provò l'abito. Il colore blu oltre mare come i suoi occhi, il raso lungo leggermente svasato in fondo esaltavano le sue esili ed eleganti movenze. Anche le commesse si stupirono della bellezza della ragazza e Bill rimase senza fiato.
-Allora?- fece Lauren girando su se stessa facendo compiere all'abito una bellissima ruota- come mi sta?
-Mi lasci senza parole- Bill aveva pronunciato a fatica quella frase
-Sei stupenda- fece Bill con la voce tremante dall'emozione poi avvicinandosi la cinse alle spalle posandole una delicatissima sciarpa di voile di seta blu, compiendo quel gesto avvicinò tantissimo il suo viso al collo della ragazza e ne respirò il lieve profumo di mughetto, come ipnotizzato stava per baciarla senza quasi rendersene conto. Una strana vibrazione e una successiva suoneria incalzante lo salvarono dal compiere quel gesto. Lauren senza rendersi conto di nulla si voltò e lo redarguì bonariamente:
-Ti tremano i pantaloni e che cavolo di suoneria hai?
Bill totalmente in confusione non riusciva neanche ad estrarre il cellulare dalla tasca, armeggiò un po' ed infine rispose con voce malferma:
-Oh, fratellino! Sì siamo insieme, stiamo facendo shopping da Louis Vuitton. Non risponde?
-Ah, sì il cellulare l'ho lasciato nella sacca da sport che Sylvie mi ha portato a casa, mi passi cucciolo?
Lauren prese il telefono dalle mani di Bill e si chiuse in camerino chiacchierando felice con Tom a cui descrisse per filo e per segno cosa aveva fatto da quando la mattina si erano separati. Poi ripassò la telefonata a Bill che concluse rapidamente il dialogo con il fratello mantenendo il più possibile il suo tono di voce abituale.
Dopo aver pagato e svaligiato altri due negozi adiacenti Versace e Dior i due ragazzi presero un taxi e rientrarono a casa.
-Bill che ne dici di concludere la serata con cena e visione di qualche dvd a letto come ai bei vecchi tempi?
-Perfetto, sono della partita- rispose entusiasta il ragazzo.
-Orca, ma non hai visto qualcuno dietro la vetrina con una macchina fotografica?- fece di colpo Lauren guardando dallo specchio davanti a lei.
Bill terrorizzato si girò, ma non vide nulla.
-Spero di aver sognato- concluse Lauren sorridendo cercando di scogliere la tensione poiché sapeva quanto potesse esser noioso per il ragazzo ritrovarsi spiattellato in prima pagina mentre si godeva una giornata tranquilla, da ragazzo normale.

***

I due amici dopo essersi sistemati nelle rispettive camere a casa di Lauren si ritrovarono a cena, il padre della ragazza sarebbe rientrato tardi e aveva lasciato dei fiori e dei dolcetti per farsi perdonare.

-Quante volte l'abbiamo visto insieme questo film?- si interrogò divertita Lauren
-Duecento credo.
-Ma in tv non danno nulla- fece Lauren mentre faceva zapping selvaggio.
-No ti prego fermati qui, tv tedesca, casa.
-No ti prego questa è quella soap opera strana che vedevamo con tua nonna ti ricordi?
-Sì, geniale la nonna la vedeva tutte le sere e guai se la perdeva.
-Ti prego facciamo il nostro giochino?- fece Lauren guardando Bill negli occhi sicura di trovare in lui un complice perfetto.
-E me lo chiedi? Certo- confermò sicuro Bill.
I due ragazzi erano nel comodo letto della ragazza in pigiama. Lauren portava una leggera magliettina con manichina a tre quarti puntellata da piccole roselline lilla su uno sfondo giallo e un grazioso pantaloncino a palloncino con la stessa fantasia che terminava con un leggerissimo pizzo. Sembrava la solita piccola caramella. Bill aveva optato per una vecchia tuta dell'adidas e una maglietta verde rana un po' larga e ormai consumata. Il ragazzo sembrava aver ricacciato nel profondo i suoi sentimenti per l'amica come se la telefonata del fratello lo avesse riportato alla realtà.
-Allora cominciamo- fece Lauren abbassando completamente il volume della Tv e cominciando a fare la voce del personaggio femminile. Mentre Bill intervenne su quella maschile. I ragazzi quindi si divertirono a costruire la loro storia interrompendosi ogni tanto per dar sfogo alle risate. Lo scherzo stava andando avanti in gioia e armonia quando ad un certo punto i due giovani protagonisti si ritrovarono soli in una stanza all'inizio evidente di un dialogo amoroso.
"-Ursula!"
"-Sigfrido!"
"-Ursula!"
"-Sigfrido!"
"-Ursula, ti amo!"
-"-Sigfrido! No non dirlo, ti prego"
"-Ma Ursula io è da tempo che ti amo, amo tutto di te, il tuo alito da ponga, i tuoi denti da castoro con l'apparecchio, mi piace baciarti e ferirmi la lingua nei ganci giallo fluoro."
"-No non dire così Sigfrido perché io…"
"-Oh Ursula amo tutto di te, il tuo incedere dinoccolato, la tua andatura zoppa, la tua anca sbilenca, i tuoi occhi strabici che sembra guardino verso un altro mondo"
-Dai Bill, ti prego smettila di dire scemenze- lo redarguì Lauren ridendo alle lacrime. Ma Bill continuò nella sua parte.
"-Oh Ursula cara, non puoi dirmi che non mi ami. Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme. "
Bill per qualche istante guardò profondamente negli occhi Lauren, la strinse a sé e cominciò a baciarla, quando la ragazza tentò di allontanarlo le bloccò le mani con quanta più forza avesse continuando a baciarla con foga. Lauren senza più lottare poté solo dar sfogo alla sua resistenza piangendo. Quando il ragazzo sentì il suo viso bagnato dalle lacrime di Lauren si bloccò, le lasciò le mani come se si fosse risvegliato da un incubo uscì dalle lenzuola del grosso letto che fino a quel momento lo avevano accolto e riscaldato. Per un istante fissò quel corpicino abbandonato scosso dai singhiozzi e poté solo pronunciare.
-Scusa- Bill uscì dalla camera di corsa percorse i pochi metri che lo separavano dalla sua camera da letto e quando si trovò al buio dietro quelle quattro pareti lontano dalle tentazioni realizzò quello che aveva fatto e sconvolto si getto sul letto prono riversando tutto il suo dolore in lacrime calde e salate che sembravano bruciargli il volto.
Il rimorso per aver ferito la sua Lauren non lo abbandonavano, come aveva potuto tradire così la sua amicizia, come aveva potuto baciare così la ragazza di suo fratello, preso dall'orrore del suo atto cercò il suo cellulare e compose frettolosamente il numero di Tom.
-Ciao idiota sappi che devo andare la mia pausa pipì è durata anche troppo, vorrei finire la mia parte ad un orario umano.
Bill non aveva ancora aperto bocca, sentire le parole di suo fratello lo avevano totalmente inibito, non sapeva cosa dire, come affrontare il discorso e poi come un fiume in piena disse con la voce rotta:
-Ho baciato Lauren, hai capito!- urlò con quanto fiato avesse come per far uscire tutto l'orrore del suo gesto- sono un mostro, l'ho baciata, hai capito l'ho baciata contro la sua volontà, la tenevo stretta e l'ho baciata, perdonami, ti prego perdonami, l'ho baciata.
Dall'altra parte del telefono un silenzio gelido, non un sospiro, non un fiato, nulla.
-Scusa scusa, non volevo, io, però l'amo, io l'amo, Tom…- Bill lasciò il discorso in sospeso cercando una reazione dal fratello che dall'altra parte del telefono accusava il colpo, poi dopo interminabili secondi di gelido nulla Tom chiese:
-Le hai fatto del male?
-No, non credo, non so, sì... forse sì, oddio non so, io non volevo, lei è così bella, io l'amo così tanto, perché, perché ha scelto te? Perché? Io l'amo, lei è mia, lei è la mia amica, lei mi capisce al volo senza parole, lei è come te.
-Le hai fatto del male?- chiese con fermezza e una voce gelida e impersonale Tom
-Non so, no, l'ho baciata- disse flebilmente.
-Solo?-chiese Tom sempre più cupo.
-Sì, certo.-disse asciutto Bill
-Riattacco, non voglio sentirti adesso Bill- concluse gelido Tom
-No aspetta, ho bisogno di te!- supplicò Bill, ma senza ricevere risposta. La chiamata era stata interrotta, quando riprovò trovò il cellulare occupato. Preso da una crisi convulsiva Bill telefonò a sua madre.
-Mami ho fatto una cosa orribile- il ragazzo era in preda a un pianto a dirotto, le lacrime scendevano copiose, il suo corpo era scosso da singhiozzi e a mala pena si comprendeva quello che diceva:
-Mami, ti prego, aiutami, cosa ho fatto, ho rovinato tutto, Tom mi odia, Lauren mi odia, papà non vuole più parlarmi, mi ha detto di smetterla di telefonargli, di scrivergli inutili mail fiume che non ha mai letto e mandargli foto che non ha mai guardato. Non mi vuole più vedere, non vuole più saperne di me, perché nessuno mi ama? Lauren non mi ama e adesso ho perso anche Tom, mamma ti prego diglielo tu, ti prego diglielo tu che io non volevo, che io amo Lauren, perché lui ha tutto?- poi Bill come un automa chiuse la comunicazione, spense il cellulare si alzò dal letto. Non riusciva a respirare, si sentiva tutto il corpo scosso da un calore improvviso come se la parete della camera si stringesse intorno a lui e non potesse respirare. Spalancò allora la finestra della camera e un freddo entrò subito all'interno della stanza, la luce fioca dei lampioni illuminavano il suo viso, i raggi argentei della luna lo ipnotizzarono. Il ragazzo si avvicinò al parapetto della finestra e guardò verso il cielo ammaliato dalla bellezza di quel paesaggio fatto di colori grigi e neri. Il corpo del ragazzo stava vivendo una battaglia interna, le lacrime e i singhiozzi avevano lasciato il posto ad un respiro corto e roco. Il freddo della notte cominciò a penetrargli nel profondo delle ossa, ma il ragazzo pareva non sentire nulla, sentiva che il silenzio della notte era come il silenzio oscuro di Tom le sue parole "non voglio sentirti adesso Bill" si trafiggevano come pugnali in fondo al cuore. Perché nessuno lo amava? Perché Lauren aveva scelto suo fratello, perché tutti lo abbandonavano? Perché riusciva ad allontanare tutti da sè?
Quei pensieri tristi lo stavano trascinando verso una silenziosa disperazione quando improvvisamente sentì sulle sue spalle due mani forti afferrarlo e una voce maschile sussurrare.
-Va tutto bene Bill?
Il padre di Lauren condusse il ragazzo sotto le coperte, chiuse la finestra e si sedette al capezzale di Bill che immobile osservava il soffitto di quella stanza che gli era estranea. Il signor Bart scostò i capelli che nascondevano il viso del ragazzo e disse:
-Non preoccuparti, Lauren sta bene è solo molto triste per te, perché sa di averti ferito, sa di aver per sempre perso il suo miglior amico.
Bill tacque, non sapeva cosa dire e dopo che il suo dolore aveva cominciato a dar sfogo con due lacrime silenziose, raccogliendo tutte le sue forze disse:
-Ma Lauren le ha detto che l'ho baciata, io l'ho baciata.
-Sì, me lo ha detto e mi ha anche detto che Tom sapeva tutto perché subito gli avevi telefonato.
-Ma io… perché lei è qui? Perché non è da sua figlia?
-La mia fragolina sta bene, si è addormentata non preoccuparti.
-Signor Bart lei sa quando smetterò di amare Lauren? Lei sa quando smetterò di soffrire solo guardandola? Lei è ancora innamorato di sua moglie?
-Sì, sono innamoratissimo di mia moglie come il primo giorno e quando la vedo mi batte il cuore come un ragazzino di quattordici anni.
-Davvero?
-Sì
-E come mai non state più insieme?
-Perché Ruth ha smesso di amare se stessa.
-Lauren mi ha raccontato che il suo fratellino di pochi mesi è morto e da quel giorno sua mamma non è più stata la stessa.
-Sì è vero Ruth si è chiusa nel suo dolore e non ha più voluto uscirne, come se Lauren ed io non esistessimo più.
-E nonostante tutti questi anni lei la ama ancora?
-Sì, piccolo, lo so è dura, per fortuna io ho Lauren che mi aiuta a continuare, lei è tutto per me.
-Ma io come faccio? Io non posso smettere di amarla? io non ci riesco, io la voglio. Perché ha scelto Tom?- Bill guardava negli occhi del signor Bart sperando di trovare una risposta alle sue domande- Perché tutti vogliono bene a Tom, io sono così diverso da lui? noi siamo gemelli, siamo uguali eppure tutti amano Tom - il ragazzo si fermò come per raccogliere le idee poi cominciò -Questa sera dopo lo spettacolo ho telefonato a mio padre, volevo raccontargli il mezzo disastro che era successo per cercare di ridere un po' con lui, ma non ha voluto neanche ascoltarmi, mi ha solo detto di non telefonargli più, di non scrivergli più, di non mandargli più foto. Perché mio padre non mi ama?
-Non so- rispose con dolcezza il signor Bart accarezzando la fronte del ragazzo- in questo tuo padre e la madre di Lauren si somigliano.
-Sì ma Lauren non ha una sorella gemella. Perché mio padre ama Tom e non me? Perché tutti amano Tom e non me?
-Bill, stai esagerando. Innanzi tutto tua madre ti venera, sei il suo coccolo il suo preferito, il tuo patrigno ti adora
-Sì ma ama più Tom perché suona la chitarra come lui.
-Non è vero, non essere così ingiusto con il signor Gordon se c'è una persona che non fa distinzioni tra voi due gemellini questo è proprio lui. Gustav e Georg credo non facciano differenza tra te e Tom o sbaglio?
-No, non sempre, ma vanno d'accordo molto di più con lui che con me. Come tutti i nostri amici.
-Piccolo, non è che ti sbagli? Per alcune cose vanno più d'accordo con Tom, ma se hanno dei problemi più gravi non è forse vero che vengono da te?
-Sì a volte è vero, come fa a saperlo?- fece stupito Bill guardando negli occhi il signor Bart.
-Perché lo so, sei un gran ascoltatore, sei sensibile e per questo gli amici ti cercano quando hanno dei problemi, hanno bisogno di confidarsi perché tu sei un buon amico, lo sai.
-Sì ma perché da ragazzini Lauren mi era tanto amica e in tutti questi anni ci siamo sentiti mille volte e invece ha scelto Tom? Perché?
-Non so, forse perché tu sei il suo miglior amico, sei la sua anima sorella mentre una donna cerca qualcos'altro.
-Che cosa?
-Non so, forse siete troppo simili mentre con Tom è scattato qualcos'altro, sai le vie del cuore sono a volte così contorte.
-Ma io l'amo e sento che solo lei può comprendermi appieno. Insomma come faccio? Mi sento soffocare, non voglio stare più qui. Mi può accompagnare a casa?
-Piccolo sei un po' lontano e sono le quattro del mattino.
-Mi accompagnerebbe in aeroporto?
-Ora è tutto chiuso, cucciolo, se vuoi domani.
-Ma mi accompagna lei? Io non sono in grado, non so parlare non capisco nulla non riesco a stare tra la gente, ho paura.
-Sì certo, ma ora calmati, cerca di chiudere gli occhi, dormi un poco e domattina pensiamo a prenotare il volo di ritorno.
Bill si raggomitolò le lacrime e i singhiozzi non accennavano a fermarsi, il padre di Lauren rimase accanto al ragazzo e ogni tanto gli accarezzava la testa con quei gesti amorevoli che compiono i genitori. Stette al suo capezzale finché la stanchezza di quella lunga giornata non ebbero la meglio.

La mattina quando Bill si svegliò una luce intensa penetrava dalla finestra della stanza. Per qualche istante si domandò dove fosse, ormai abituato a risvegliarsi in stanze sconosciute e anonime non si fece molte domande, si sollevò un po', mise fuori i piedi dal letto e poi si fermò.
Quando i miei piedi toccheranno terra dovrò affrontare la triste realtà, ho baciato Lauren, ho perso la mia migliore amica per sempre, ho perso il rispetto del signor Bart, e il mio Tom, cosa penserà di me? Mami, mami ho bisogno della mia mami.
Dopo minuti di esitazione Bill prese coraggio, i suoi piedi a contatto con il freddo pavimento lo risvegliarono e sentì tutto il peso di quello che era accaduto la sera prima, sentì tutto il dolore riaffiorare come un fiume in piena. Veloce si diresse in bagno, si tuffò sotto una doccia e pian piano l'acqua tiepida gli diede forza per affrontare la giornata. Erano le undici, il signor Bart era in salone con il portatile, il telefono e lavorava, quando Bill timidamente fece capolino l'uomo alzò la testa dallo schermo e accolse il ragazzo con un gran sorriso.
-Dormito bene?
-Sì grazie- rispose con la voce impastata il ragazzo.
-Dico alla signora Monique di preparati la colazione. Lauren ha comparto il pain au chocolat che ti piace tanto.
-Sua figlia?
-Aveva lezione, ma a momenti sarà a casa.
Bill tacque doveva raccogliere le forze e ordinare le idee una sola e semplice frase uscì spontanea:
-Lauren come sta?
-Bene piccolo- il padre di Lauren aveva lasciato il suo lavoro e si era alzato prendendo per le spalle il ragazzo-non ti preoccupare Bill quando sarete faccia a faccia vi chiarirete, la mia fragolina sta bene ed era molto preoccupata per te invece.
-Ma lei non è al lavoro?
-Per oggi ho spostato l'ufficio in salone
-Cosa? ha fatto tutto questo per me?
-Certo, Bill cerca di capirmi tu sei molto importante per la mia piccola, non scorderò mai i suoi occhi si illuminavano quando tutta intubata e sofferente vedevano due piccole testoline far capolino dietro il vetro. I suoi angeli, vi chiamava. Bill è difficile non volerti bene con quegli occhi da cerbiatto che hai!
-Scherza vero? Ma lei non ricopre un ruolo importante nel governo?
-Piccolo anche se fossi il presidente della repubblica per te e la mia piccola sacrificherei una mattina di lavoro, suvvia andiamo in cucina- e lo condusse con molto calore verso una stupenda cucina dal sapore antico come il resto della casa- allora, mi sono informato ci sono dei voli per Amburgo ogni due ore.
-Ah, grazie- rispose asciutto Bill che ancora doveva chiarire i suoi pensieri che si affollavano sempre più nella sua testa.
-Vuoi sempre partire?- chiese dolcemente il padre di Lauren
-Ma, non saprei, forse…- fece Bill pensieroso
-Bravo, resta, affronta la situazione e poi se sta sera sei ancora dell'idea, ti accompagno- il signor Bart stritolò a sé il ragazzo che sulle prime rimase immobile e interdetto per quell'affetto così grande. Poi a sua volta, lentamente, abbracciò il signor Bart.
Vorrei che fosse il mio papà ad abbracciarmi così.
Stava per cedere ancora una volta allo sconforto quando il signor Bart lo sollecitò.
-Coraggio sento un buon profumino provenire dal forno, non senti è il pain au chocolat che ti chiama "Bill, Bill, mangiami"
Il ragazzo guardò negli occhi il padre di Lauren e gli sorrise, certo che la figlia gli somigliava troppo.
La colazione si svolse in allegria, il signor Bart si fece raccontare dal ragazzo la serata alla trasmissione Star Accademy e ogni piccolo particolare del balletto, poco dopo una vocina interruppe l'idillio.
-Papinou- fece il suo ingresso in cucina Lauren quando Bill la vide si alzò di scatto come se avesse veduto un fantasma- oh cucciolo ci sei anche tu? Ti pensavo tra le braccia di Morfeo.
-Sì, sì - fece titubante il ragazzo come imbambolato davanti a quella subitanea apparizione. La sua mente e il suo corpo non avevano ancora raccolto le forze per poter affrontare la situazione con Lauren.
-Va bene- fece il signor Bart alzandosi e cedendo il posto a sua figlia- avete molte cose da dirvi immagino.
-Aspetta papinou, siediti ho una notizia grandiosa da darti.
-Davvero, piccola, riguarda la tua carriera?
-Sì, papinou e sta tutta qui- Lauren estrasse dalla sua tracolla una busta elegante con un bellissimo blasone, senza dubbio si trattava di un invito formale. Con fare cerimonioso la ragazza aprì la busta e ne estrasse una lettera scritta su carta filigranata di un'eleganza d'altri tempi e cominciò - Allora è arrivato un invito dal teatro Bolshoi. In pratica stanno organizzando uno spettacolo con gli allievi della scuola del Teatro e invitano tutti i famosi teatri a mandare i migliori giovani ballerini per esibirsi tutti insieme. La cosa eccezionale che hanno richiesto la mia presenza, cioè mentre i ballerini vengono scelti dai vari direttori delle scuole, a me è stato mandato l'invito ufficiale che tengo qui tra le mani.
-Cavoli che onore- esclamò il padre di Lauren prendendo la lettera.
-Sì, papinou, hanno voluto invitarmi perché mi hanno vista ballare nel Gala di settembre ad Amburgo.
-Sono fiero di te- fece il padre con la lettera in mano stritolando la sua bambina.
-Hai capito, sono al settimo cielo e ovviamente dovrò preparare un pezzo con un partner e oggi abbiamo già lavorato su questo. Purtroppo ballo con Jean Pierre
-Oddio- fece a bassa voce Bill il cui nome gli faceva venir in mente brutti ricordi- quel Jean Pierre?
-Sì quel Jean Pierre- confermò con una smorfia la ragazza
-Ragazzi si può sapere perché questo Jean Pierre suscita così tanta simpatia in voi?
-E' quello stronzo, ups mi scusi- fece Bill mordendosi il labbro-volevo dire quel simpaticone, burlone, bricconcello
-Sì insomma Bill hai reso l'idea- lo stoppò Lauren appoggiandogli una mano sul polso per frenare il suo impeto.
-Che ha ci ha fotografato alla festa di Gustav nelle pose più bollenti e poi le ha sparse su internet.
-Ah, allora dì pure stronzo- fece il padre di Lauren spiazzando i due ragazzi
-E un calcio nelle palle mentre fai i giri riesci a darglielo?- chiese Bill che pian piano stava ritrovando il buon umore e si sentiva più a suo agio di fronte a Lauren anche se la mano sul polso aveva dato una bella accelerazione ai battiti del suo cuore.
-Comunque faremo un pezzo troppo difficile, tutto contemporaneo stranissimo con delle corde.
-Inizio a temere per la tua incolumità- fece il papà abbracciando sua figlia.
-No, credo che questa volta debba temere di più Jean Pierre "un San Bitter"- fece Lauren aggiungendo un gesto eloquente di "lo strozzo"
-Bene, bene, ora fragolina torno al mio lavoro, andrò in ufficio, farò presto questa sera così se Bill, hai bisogno di un passaggio…
-Lei è troppo gentile grazie, le farò sapere- fece il ragazzo bevendo un sorso di latte.
-Benissimo allora vi lascio- il padre di Lauren diede un bacio a sua figlia e se ne andò.
Uno strano silenzio era calato in cucina, Bill sentiva la sua testa pulsare forte, le idee si agitavano come impazzite, ma non trovavano un ordine, mangiava macchinalmente la sua tazza di cereali, mentre Lauren guardava le foglie del tè nella sua mug senza incrociare lo sguardo dell'amico.
-Bill-sussurrò Lauren
-Scusami, perdonami, sono mortificato- fece d'un fiato Bill tentando di trovare altre parole per proseguire- vorrei avere una macchina del tempo per tornare indietro e non rifare più quello che ho fatto.
Lauren taceva e con lo sguardo ancora rivolto alla tazza tolse il filtro e cominciò macchinalmente a ruotare il cucchiaino nella tazza, una lacrima fece capolino dai suoi occhi.
-No, non è successo nulla non mi hai fatto male, non preoccuparti, mi dispiace tanto- disse contrita la ragazza
-Come, io ti ferisco e sei tu a chiedermi scusa?- fece Bill sorpreso
-Sì, scusa se ho preteso da te che rimanessimo amici ma- Lauren si interruppe
-No, io sono l'idiota che ho rovinato tutto- fece Bill inginocchiandosi davanti alla fanciulla e prendendole una mano- sono un idiota ma…
-Bill tu non hai colpa io credevo, speravo e mi illudevo che noi tre saremmo stati felici come quando eravamo piccoli.
-Ma lo saremo- fece Bill stringendo forte i polsi della ragazza e anche se due lacrime velavano i suoi occhi, non perdeva la lucidità del suo discorso, ora le idee gli si erano riordinate, ora vedeva una strada tutta in discesa tra loro- l'idiota tinto ha capito, tu mi dicesti che se mai tu fossi stata messa davanti ad una scelta tra Tom e me, la tua sarebbe stata lasciare tutti e due, ma così facendo non ci sarebbero vincitori ma solo vinti. Ci sarebbero tre persone a soffrire. Se mi faccio da parte io invece due persone saranno felici ed io- il ragazzo raccolse tutte le sue forze e con un sorriso tirato aggiunse- prima o poi troverò qualcuno che mi ami.
Lauren guardava il ragazzo con gli occhi velati dalle lacrime, quel ragazzo che apparentemente sembrava magro e fragile pronto a crollare sotto la minima spinta dimostrava di essere forte e coraggioso.
-Perdonami se ti metto davanti a questo sacrificio, forse dovrei essere più decisa e allontanarti il più possibile da me, ma non ci riesco a rinunciare al mio miglior amico, io ho bisogno di te, sono un'egoista - Lauren aveva preso a sua volta in mano il volto del ragazzo affondandogli le mani tra i capelli- Bill che facciamo?
-Per il momento mi porteresti sulla Tour Eiffel?
-Sì certo ma ti prego "don't jump"
-Ah ah- fece Bill- queste battute di alta comicità
-be' be' io faccio la ballerina mica la comica né la show Girl
-E meno male.
-Be' cucciolo cosa vorresti dire?
-No nulla
-Dai allora vestiti e andiamo, però sappi che io soffro da morire di vertigini.
-Più di Tom?
-Orca sì cento volte di più
-Ma allora andiamo da qualche altra parte.
-No, adoro salire sulla Torre e toccare il cielo con un dito, vedere tutta la città dall'alto è talmente emozionante . Ho solo tanta paura dell'ascensore che porta dal secondo al terzo piano e se non ti vergogni di andare in giro con una che cammina rasente i muri…
-Va bene, sopporterò le tue stranezze- fece Bill con un sorriso terminando l'ultimo goccio di latte nella sua tazza e alzandosi.
Poco dopo i due ragazzi si trovarono in salone pronti per uscire, Bill indossava dei vestiti semplici e comodi, ormai aveva perfettamente imparato la filosofia di Lauren del "camuffati". La ragazza invece si era vestita molto sportiva e comoda, diversa dal suo stile abituale. Sulle prime Bill la osservò stupito, ma non si azzardò a chiedere spiegazioni era comunque bella e delicata nonostante gli abiti mascolini e la felpa larga che nascondeva il suo esile corpo.
-Andiamo?- sollecitò Lauren aprendo la porta.
-Sì forza e coraggio che nella vita siamo solo di passaggio- disse Bill richiudendo la porta
-Ottimista, cucciolo, sei sicuro che non vuoi fare "Don't jump"
-Sicuro, sicuro, tranquilla, ricordati che sono un diesel, la mattina appena sveglio sono ingrugnato col mondo, la sera sono felice e pimpante.
-Allora andiamo.
I due ragazzi percorsero i giardini degli Champ de Mars in silenzio immersi nei loro pensieri godendosi il fresco venticello di novembre, mentre un cielo terso e un sole luminoso illuminava i loro volti. La coda per salire sulla Tour Eiffel fu breve anche perché, essendo studenti di diciotto anni, entravano gratis. Il giro al primo piano fu rapido, Lauren a quell'altezza non soffriva molto e spiegava al ragazzo ogni cosa sapeva sulla nascita e costruzione del simbolo di Parigi. Il giro al secondo piano fu più lento, Lauren mostrò a Bill i monumenti visibili della città
-Guarda Bill mi sa che laggiù farete il vostro prossimo concerto, certo al terzo piano lo vedrai meglio.
-Cavoli ma è uno stadio enorme.
-E voi lo riempirete.
-Speriamo.
-Certo.
Bill guardava quella città così affascinante che si stagliava ai loro piedi, fino ad ora aveva potuto godere della Ville Lumière solo in parte, travolto sempre da mille impegni, non aveva ancora potuto assaporare la vera vita Parigina.
-Saliamo al terzo piano?- chiese Bill timido.
-Sì, certo ma devo chiederti un grosso favore, siccome soffro tantissimo sull'ascensore perché si vede tutto sotto i piedi e vedi il suolo farsi sempre più lontano devo chiudere gli occhi, mi terrai la mano?
-Certamente- fece Bill senza indugio.
I due ragazzi si trovarono sull'ascensore quasi vuoto, Lauren salì ad occhi chiusi mano nella mano al ragazzo, quando tuttavia l'ascensore si mise in moto ebbe paura e si strinse forte all'amico affondando il volto nella giacca di pelle aperta. Senza calcolare la portata del suo gesto, Lauren sentì il calore del ragazzo infondersi nel suo corpo e pian piano la sua paura svanì. Mentre Bill dovette lottare con tutte le sue forze per rimanere lucido e immobile, il cuore cominciò a batter fortissimo, lo sentiva pulsare come impazzito nelle tempie. Calmati, Bill è solo una amica, calmati, cuore ti prego non saltar fuori.
Dopo un certo training autogeno quando l'ascensore arrivò in cima Bill ritrovò un filo di lucidità e trascinò Lauren fuori.
-Ci siamo piccola, siamo in cima e fuori dall'ascensore- Bill accompagnò queste parole con un gesto affettuoso come si fa ai bimbi per infondergli fiducia, le accarezzò la testa e tirò fuori dalla sua giacca l'amica.
-Siamo al sicuro?- disse Lauren aprendo un occhio.
-Sì.
Lauren aprì entrambe gli occhi e si appiccicò al muro, cercando di farsi coraggio mostrava all'amico tutti i monumenti tenendosi a debita distanza. La passeggiata tra le nubi di Parigi fu interrotta da un suono molto familiare.
-Ma è una nostra canzone- esclamò Bill
-Certo è la mia tasca che vibra e suona
-Ah, è Jung und nich mehr Jugenfrei- riconobbe Bill.
-Sì è cucciolo rasta- rispose Lauren con un sorriso con gli occhi che le brillavano di gioia.
"- Tesorino indovina dove sono?
"- A teatro a sgobbare"
"- No, in un posto dove non sei mai venuto
"- Dai non tenermi sulle spine, spara
"- Sono in cima alla Tour Eiffel!
"- Ah- fece Tom con una punta di risentimento- e perché?
"- Sei arrabbiato?
"- Un po'
-" Ma no, la prossima volta ti ci porto, anzi ancora meglio ceneremo a lume di candela al ristorante della Tour"- fece Lauren cercando di rassicurare il ragazzo - dai Tommichou non fare il broncio
-Tommichou?- chiese Bill praticamente piegato in due per il nomignolo che era stato appioppato al fratello
-Piantala Bill, se ripeti questo nome Tom ed io ti castriamo.
"- Sei con lui?- fece Tom abbastanza freddo nella voce
"-Certo tesoruccio, con chi credevi che fossi? Di certo amore non verrei da sola visto che abito a trecento metri dalla torre e soffro di vertigini.
"- Ma se soffri di vertigini perché sei salita?- fece ancor più risentito Tom.
"- Perché Bill voleva salirci sopra
"-Dopo quello che ha fatto ieri vi parlate ancora?
"- Stai scherzando Tom?- chiese Lauren scura in volto e con il tono della voce alterato- mi sembra che il discorso lo avevamo chiuso ieri notte e archiviato comunque te lo passo- Lauren piuttosto scocciata passò il suo cellulare a Bill, per evitare di litigare.
Bill prese il telefonino e si allontanò dalla ragazza, aveva bisogno di chiarire molte cose con suo fratello e per farlo sentiva la necessità di scaricare la tensione camminando. Percorse il breve perimetro del terzo piano più e più volte, mentre Lauren aspettava in un angolo con un misto di tristezza e apprensione. Quando Bill tornò con il volto rilassato e un sorriso dolce porgendo il cellulare alla ragazza, Lauren capì subito che i due fratelli avevano ritrovato la loro intesa di sempre.
"- Cucciolo?- fece dolce la ragazza- il mio piccolo brontolo gelosone si è calmato?
"- Si fiorellino, tutto a posto, come presumevo ho un fratello idiota, ma mi piace così.
"- E' il suo fascino- quando Lauren pronunciò questa frase Bill davanti ai suoi occhi stava facendo il cretino, dondolava con il corpo facendo venire a Lauren il mal di mare- piantala Bill, smettila, uffi Tom dì a tuo fratello di smetterla, sta facendo il cretino"
"-Va be' ti lascio fiorellino"
"-No aspetta ti devo dare una notizia grandiosa"
"-Uh, già me lo avevi prospettato nel messaggio di sta mattina, avanti spara!"
"-Andrò a Mosca al Bolshoi a ballare"
"-Cavoli che onore, sono fiero di te"
"-Due merde secche però cucciolo, una- Lauren fece una piccola pausa- vado con Jean Pierre- sottolineando le sue parole con una smorfia
"-Uffi, lo stronzo, ma no puoi manomettergli i sospensorio?"
"-No- rispose Lauren con disappunto- l'altra è la data, ho visto che coincide con i giorni in cui sarete impegnati a Cannes agli NRJ, quindi non potrò indossare le scarpe stupende che mi hai regalato né salire i gradini della passerella con te"
"-Doppio buh- fece Tom con la delusione nella voce- A Natale però ci rifaremo, vero?
"-Puoi starne certo cucciolo"
"-Fiorellino ti devo lasciare, il dovere mi chiama, i tecnici dello studio di registrazione crederanno che ho la vescica di un cammello, nella pausa pipì sto via un'eternità.
"-Be' penseranno che tu stia facendo qualcosa di più consistente invece"
"-Va, be' la conclusione escatologica la lasciamo lì, bacio"
E su questa frase Lauren chiuse il cellulare e si avvicinò a Bill prendendolo per mano.
-Mi riporti giù, cucciolo tinto?- fece con occhi supplichevoli la ragazza che si sentiva felice.
-Sì certo però prima ci facciamo immortalare.
I due ragazzi si fecero fotografare da un signore canadese molto gentile a cui Lauren raccontò alcune curiosità della Tour e mostrò alcuni monumenti a cui non tutti i turisti prestavano debita attenzione. Il percorso inverso sull'ascensore non fu meno traumatico per la ragazza che proprio soffriva tanto, una seconda volta si rifugiò sotto la giacca di Bill che la accolse con lo stesso batticuore della salita.

-Adesso Bill per elevare la tua cultura ti porto in un museo.
-Ma anche no, a piccolo Bill piace rimanere ignorante.
-No a piccolo Bill questo museo piacerà di sicuro.
-Se è il Louvre ti dico già, passo, è enorme e mi stancherei subito.
-No, è speciale, piccolo, ci sono solo pochi quadri, ma i migliori, vedrai rimarrai soddisfatto.
-Va bene, mi fido di te tesoro.
Lauren afferrò il ragazzo per mano e lo portò alla scoperta di Parigi, Bill si sentiva come un turista qualsiasi, ogni tanto tuttavia era in apprensione, temeva che qualcuno potesse rovinare quei momenti con la sua amica. Percorsero chiacchierando amabilmente tutto il tragitto che li divideva dal museo Marmottan e anche se camminarono a lungo il cantante non si lamentò neanche una volta.

-Oh mio Dio, grazie Lauren- esclamò Bill estasiato.
-Sai che quadro è?- chiese la ragazza
-Certo, non so pronunciarlo, ma è il quadro che ha dato via al movimento impressionista- rispose sicuro il ragazzo.
-Bravo allora la tintura per capelli nera e la bomboletta di lacca al giorno non ti hanno fuso il cervello, ogni tanto il piccolo neurone partorisce una risposta- concluse ironica Lauren
-Sì e sono senza parole, potessi mettere in una canzone le emozioni che sto provando.- sussurrò Bill seduto su una panchina mentre contemplava i quadri più famosi di Monet.
-Be' forse un giorno- fece fiduciosa la ragazza sorridendo - tra l'altro questo museo è rilassante poiché ti sembra di entrare in una casa d'altri tempi.
-Già un tuffo nella storia e nell'arte.
I due ragazzi contemplarono a lungo i quadri e su alcuni di essi si soffermarono a lungo commentando le emozioni che facevano loro scaturire. Poi un gorgoglio proveniente dallo stomaco di Bill fece comprendere che anche il corpo, non solo la mente va nutrita.
-Bill se resisti e non azzanni un bue in corsa ti porto in un posticino carino.
-Resisto, non preoccuparti.
-Allora, è un po' lontanuccio.
-Ma ci andiamo a piedi?- chiese quasi supplichevole Bill sperando che la risposta fosse negativa.
-No, no, pensavo in bus così ammiri la città nel frattempo.
Detto fatto Lauren trascinò Bill su due autobus diversi che in breve tempo portarono i due ragazzi in tutt'altro quartiere, si era molto lontani dal caos cittadino e la ragazza condusse l'amico tra viuzze strette e tranquille fino a una piccola crêperie. Pochi tavoli, in un locale ricavato da un'antica cantina, accolsero i due ragazzi affamati. Il ristorante era deserto, ormai tutti i lavoratori avevano già da tempo terminato la pausa pranzo, mentre gli studenti erano ancora a scuola, l'ora ideale per gustarsi una bella crêpe senza essere disturbati.
-Certo che con te riesco a visitare la città senza l'angoscia di "oddio se mi riconoscono"
-Meno male, la ballerina nemmeno ci tiene a finire sulle pagine dei giornali scandalistici.
-Questa crépe con formaggio di capra miele e noci è da urlo.
-Anche la mia con pere e cioccolato è deliziosa.
-mi sa che come dicevi tu, una volta aperta la voragine qui non ci si ferma, mi ordineresti quella con prosciutto, formaggio e funghi.
-Sì, certo piccolo, mangia che devi crescere.- fece scherzosa la ragazza- poi prendiamo quella con lamponi e panna da dividere?
-Neanche da chiedermelo, dopo queste due salate almeno altre due dolci completeranno il mio pranzo.
I due ragazzi mangiarono come non mai, anche Lauren, sempre così morigerata, si lasciò andare e mangiò due crépe intere più metà con Bill. La giornata si stava svolgendo tranquilla e senza intoppi, i due ragazzi dopo pranzo passeggiarono per le stradine del quartiere, Bill entrò in alcuni negozietti semplici e per nulla pretenziosi per fare incetta di regali per gli amici e per sua mamma.
-Sono al settimo cielo, credo che difficilmente scorderò questa giornata mi sto godendo ogni attimo di relax.
-Sono contenta che tu mi dica così, temevo sai, dopo ieri sera.
-No, ti prego, non parliamone più, cancella, fai come sul computer metti nel cestino e svuotalo.
-Ok, teniamo solo i bei ricordi, ti voglio bene sai- fece Lauren con gli occhi velati dalle lacrime- sei il mio migliore amico e mi dispiace che non riesco a contraccambiare il tuo sentimento.
-No, ti prego, non aggiungere altro- fece Bill incorniciando il volto di Lauren con le sue mani delicate e asciugando le sue lacrime - non potrei affrontare un'altra notte come quella appena trascorsa. Ah, a proposito tuo padre, devo chiamarlo.
-Uh, già ecco il cel- fece Lauren cercando di trattenere le lacrime, compose il numero e porse l'apparecchio all'amico, con la vivida sensazione che Bill avrebbe preso l'aereo per tornare a casa.
-Buona sera signor Bart, mi scuso, le avevo detto che l'avrei chiamato, sono maleducato, sono le sei e non mi sono ancora fatto vivo.
-Be' è un buon segno, no?
-Come ha fatto a capirlo?
-Intuito di papà.
-Ho pensato e siccome mi sto rilassando come non facevo da un po', be' vorrei fermarmi se non le dispiace.
-Ne ero certo, piccolo allora ci vedremo a cena, mi fa tanto piacere.
-Aspetta Bill, passami papinou.
Lauren disse alcune cose al padre in francese, poi chiuse la telefonata con un gran sorriso.
-Bill ti va di fare una piccola follia?
-Tipo? Ti fai tatuare il mio nome sulla chiappa?
-Ma sei fulminato?- fece Lauren dando un buffetto affettuoso all'amico- semmai su una chiappa Tom e sull'altra Bill,- fece divertita toccandosi il fondoschiena- ma no, la mia è una proposta più folle ma nel limite del normale.
-Vai, non tenermi sulle spine- Bill pendeva dalle sue labbra, voleva assaporare quella libertà e succhiarla fino al midollo, esser semplicemente Bill un ragazzo di diciotto anni che poteva girare felice e indisturbato.
-Prendiamo il treno e andiamo lontano, al mare, in un piccolo appartamento che abbiamo in una cittadina della Normandia.
-Cosa?- chiese il ragazzo veramente sorpreso
-Sì, abbiamo un mini monolocale in un paesino carino disperso nel nord della Francia, dal letto attraverso una parete finestra si vede l'alba, sarà stupendo ci sveglieremo con lo sciabordare dell'oceano, con il profumo di iodio e poi i croissant di Madame Bonnard sono divini.
-Senti, vuoi uccidermi, non so se riesco a superare tutte queste emozioni?
-Dai, allora dammi la mano e andiamo in stazione.
-Così? Non passiamo da casa?
-No, che ti frega in stazione ci compriamo lo spazzolino, una t shirt per la notte e un cambio e via.
-Mi piace, Leb'die sekunde, è la mia filosofia, sei una forza.
I due ragazzi mano nella mano presero a camminare veloci per raggiungere la fermata del metrò più vicina e poi salire sul primo treno per Caen. Quando arrivarono in stazione si fecero largo tra la folla che riempiva i binari nell'ora di punta, presero il primo treno utile e senza ripensamenti salirono. Il viaggio fu abbastanza rapido, Bill, dopo aver ammirato per un po' il paesaggio che si apriva davanti ai suoi occhi, appagato si addormentò. Il suo sonno fu profondo e denso di pensieri felici, Lauren anche si addormentò sulla spalla dell'amico. Il suo sonno fu molto più tormentato, ancora non riusciva a perdonarsi il dolore che causava a quel ragazzo che aveva appoggiato sulla sua spalla quella testolina nera. Le sua spalle chiuse da una felpa nera semplice e stretta che mostravano un corpo dall'apparenza fragile si dimostravano ancora una volta più forti del previsto.
-Ci siamo- disse Lauren toccando dolcemente la spalla dell'amico ancora assopito.
-Siamo già arrivati?- fece Bill aprendo a fatica gli occhi.
I passeggeri erano quasi tutti scesi e i due ragazzi si avviarono verso l'uscita, senza bagagli e con solo pochi effetti personali comprati prima di salire sul treno, si diressero verso l'ufficio noleggio macchine. L'ufficio stava per chiudere, ma Lauren con una buona dose di sorrisi e moine riuscì a convincere l'impiegato a riaccendere il pc e noleggiò una piccola macchina. Chiavi in mano Lauren e Bill si diressero verso il parcheggio per ritirare il mezzo.
-Oddio che catorcio- esclamò Bill
-Uffi, ma sei sempre il solito, parli tu che non hai la patente e hai un fratello con un carro armato al posto di una macchina.
-Perché anche tu infierisci sul fatto che non ho ancora la patente?- fece Bill perdendo il sorriso.
-Scusa, non volevo, dai facciamo così, questa sera guido io, domani nelle strade deserte guiderai tu!- propose Lauren che colse la protesta amara dell'amico- dai dopo telefoniamo a cucciolo rasta e diciamo che il giorno che rientri ti presenti alla scuola guida e fai l'esame di pratica.
-Va bene, ci sto, in fondo è solo questione di esercizio- disse il ragazzo trovando la forza e la caparbietà per dimostrare ai suoi detrattori che si sbagliavano.

-Caspita, meno male è solo un monolocale, sarà anche piccolo, ma l'arredamento è da urlo.
-Mia madre ha buon gusto.
-Direi ottimo, moderno, essenziale, spettacolare, potrei vivere qui, anzi quando sarò a corto di ispirazione mi presterai questo appartamento?
-Sì certo cucciolo, io vado a farmi una doccia, poi usciamo a cena, il signor Duhamel ci aspetta. Non puoi dire di aver visitato la Normandia se non hai mangiato le sue Moules d' Etretat.
-Cosa sono?
-Cozze con un guazzetto ottimo e poi noi le accompagniamo con le patate.
-Uhm, mi lecco già i baffi, muoviti a fare la doccia- sollecitò il ragazzo.
-Ha parlato l'uomo dalle docce infinite.
-Questa sera sarò rapido chiamami pure Flash.
-Ok Flash Kaulitz, preparami un tè, farò in fretta.
Lauren fu rapida, la doccia la ristorò e le fece ritrovare la carica giusta per affrontare la serata. Poco dopo dal bagno Lauren sentì:
-Oddio, oddio questa doccia è magnifica- urlò Bill - si illumina tutta e le luci cambiano colore!- esclamò esaltatissimo.
-Lo so tesorino ma ti prego, abbrevia il lavaggio o le cozze si ritufferanno in mare.
-La voglio anch'io.
-Ok a Natale te la regalo.
Poco dopo il ragazzo chiuse suo malgrado la doccia colorata e uscì, come un piccolo distratto qual'era aveva dimenticato il cambio nel borsa sul letto:
-Lolo, mi passi la maglietta di ricambio e le mutande, per favore ho dimenticato tutto sul letto.
-Ho come un déjà vu, tu e Tom siete uguali, ogni volta anche lui semina roba ovunque e raccatto io.
-Scusa, solo dieci minuti ci differenziano, ma evidentemente sono pochi.
-Già siete due casinisti.
Lauren si avvicinò alla porta del bagno brandendo la maglietta di ricambio di Bill come una frusta pronta per vendicarsi di essersi dovuta scomodare mentre sul divano sorseggiava il suo amato tè.
-Bill- lo chiamò.
Il ragazzo nudo con solo un leggero asciugamano intorno alla vita aprì la porta ignaro. Lauren urlò:
-Occhio- e brandendo la maglietta la fece scoccare colpendo il ragazzo che totalmente impreparato ricevette senza pietà il colpo negli attributi.
-Oddio- si scusò Lauren, mentre il ragazzo era piegato in due dal dolore- dovevo ricordarmi che anche l'altro gemello Kaulitz avrebbe avuto altrettanta incapacità a schivare il colpo.
-Perché?- mormorò il ragazzo richiudendo la porta dietro di sé cercando di riprendersi dal colpo- hai attentato ai gioielli del tuo ragazzo?
-Sì, Tom è senza speranza gli ho fatto tre volte questo stesso scherzo e poi mi sono arresa, non c'è speranza, la mattina il mono neurone è totalmente congelato.
-Ma sei totalmente fulminata?- esclamò Bill cercando di tamponarsi i gioielli che stavano riprendendo il colore originario- il tuo allora è un attacco premeditato e reiterato, ma secondo te io potevo essere più sveglio e rapido di Tom?
-Giusto, dovevo pensarci- fece Lauren costernata- come va? Devo andare a comprare del ghiaccio secco?
-No, mi sto riprendendo. Comunque Billo è molto provato.
Lauren ricordando i due nomignoli scoppiò a ridere, cominciava a sentirsi un po' più sollevata, forse non aveva perso per sempre il suo amico del cuore.

-Svegliati Bill, guarda- Lauren aveva puntato la sveglia alle cinque per non perdere l'alba sull'oceano.
Bill giaceva rannicchiato in posizione fetale sotto la trapunta e non dava segni di vita.
-Cucciolo- sussurrò gentile accompagnando queste sue parole con il gesto amorevole di spostare un ciuffo di capelli dietro all'orecchio e parlargli delicatamente - dai guarda, il sole sta sorgendo.
Bill aprì un occhio anche se la parte pensante del suo cervello era ancora nel sonno profondo. A fatica si alzò un poco, Lauren allora gli sistemò il cuscino come se dovessero leggere o guardare la tv. Il ragazzo accoccolato placido sul guanciale si godette in silenzio lo spettacolo. Lentamente il sole salì dal mare come se abitasse nelle profondità marine, tinse il cielo di delicati colori, pian piano le stelle si spensero. I due ragazzi erano silenziosi, uno accanto all'altro ammiravano quello spettacolo. Le tinte create ricordavano i colori che solo il giorno prima avevano visto sulle tele dei pittori impressionisti.
-La natura sa creare spettacoli senza eguali non trovi?- sussurrò Lauren
-Sì, il sole che sorge è stupendo, ma dietro a quella luce c'è sempre una faccia oscura, non credi?
-Oh, sì, ma quella è un'altra storia- fece la ragazza sorridendo.
-Forse un giorno sarà una canzone- disse sospirando malinconico il ragazzo
-Non vedo l'ora di vederla brillare- fece la ragazza appoggiando delicatamente la sua testa sulla spalla dell'amico.
-Il volto oscuro del sole? Sembra un buon titolo- sospirò il ragazzo chiudendo gli occhi e cercando di assaporare il profumo di quei capelli che si impadroniva potentemente del suo io. Come era difficile resistere alla tentazione di baciare ancora quelle stupende labbra sottili, come era difficile imporsi di non accarezzare quello splendido corpo che lo riscaldava, come era difficile non cogliere quel respiro così dolce che lo inebriava. Ma ormai aveva deciso "amici", una parola così semplice da dire eppure così difficle da far entrare nel cuore, ma crescere voleva proprio dire quello. I tempi della scuola erano ormai finiti, ancora aveva palpabile nel suo ricordo quella rosa rossa che era stata data ai diplomandi di quell'anno. La conservava in un quaderno accanto ad una foto di loro tre sorridenti che ammiravano fieri il diploma. Lauren era così carina in un vestito di raso rosa ovviamente la cui cintura terminava in un allegro fiocco fatto della stessa stoffa della camicia di Bill. La loro amicizia era così importante che non poteva rompersi, ma come era dura da pronunciare quella parola adesso, "amici". Lentamente il ragazzo si assopì certo che quella parola fosse entrata come un pugnale nel cuore a ferirlo per sempre.

-Cucciolo, sveglia- fece Lauren con il sole già alto.
-Uffi, sono in vacanza posso poltrire?
-Tesorino senti, respira- lo sollecitò la ragazza con entusiasmo.
-Uffi, neanche l'odore delle brioches calde che sento potrebbe svegliarmi-
-Allora perché parli?
-Sono Bill la macchinetta parlante.
-Già dimenticavo il tuo potere di parlare e rispondere anche nel sonno- Lauren lasciò la cucina e salendo i tre gradini che la portavano nella parte sopraelevata dell'appartamento dove vi era la zona notte, raggiunse il pigrone che era ripiombato nel sonno. Lo scoprì con un gesto fulmineo facendo volar via il piumone, poi si mise a cavalcioni e fece ondeggiare un croissant caldo sul naso del ragazzo. Con estrema prontezza Bill aprì gli occhi e morsicò la brioche.
-Ah, per il cibo sei veloce- e con questo allontanò l'oggetto del desiderio dal ragazzo. Una lotta all'ultimo morso si scatenò, i due ragazzi correvano in tenuta succinta per tutta la casa come ragazzini, i pensieri malinconici spariti come per incanto.
-Aspetta- urlò Bill- come si può far colazione così, uffi, non riesco a gustarmi le tanto decantate delizie della signora Bonnard se corri così.
Lauren allora si sedette al tavolino in veranda. Aveva apparecchiato un piccolo tavolino di ferro battuto con una graziosa tovaglia di lino ricamata, due mug per il tè, due tazze per i cereali, una bottiglia di latte fresco, succo d'arancia, tutto sistemato con un piccolo bouquet di fiorellini di campo.
-Scusa ma da quante ore sei sveglia per preparare questo ben di Dio?
-No, da poco, ma sono rapida, il paese è microscopico e in cinque minuti ho fatto tutto, sai c'è solo una drogheria che ha tutto, pasticceria compresa.
-Ma questa delizia?- indicò Bill una tortina deliziosa.
-Una torta di mele al calvados, il brandy di mela.
-Una delizia, oddio che risveglio piacevole, poi posso farmi la doccia colorata?
-Lo sapevo che ti saresti innamorato, se lo sa mia madre che ami tanto questa doccia la fa togliere. Comunque se ti piace tanto puoi farla installare a casa tua, segue i principi della cromoterapia.
-Sì appena torno ad Amburgo provvedo.
-Così prosciugherai l'Elba a forza di docce.
Bill rise divertito quel risveglio era stato fantastico e la giornata si presentava magnifica, il paesino di pescatori era in fermento la marea si era alzata e le barche erano pronte per lasciare il molo. Il tempo era straordinariamente mite, con un'espressione tipicamente francese Lauren spiegò all'amico che erano delle giornate da definirsi come l'été indien. La fortuna sembrava arridere ai due amici.
-Mi hai portato qui con uno scopo, oltre che per vedere l'alba?- chiese Bill.
-Sì, siamo in un posto penso molto importante per te, o sbaglio.- sorrise la ragazza sapendo bene la risposta
-Già- annuì lievemente malinconico il ragazzo- ti riferisci a mio nonno?
-Sì, a tuo nonno, al tuo popolo, qui si è giocata una pagina dolorosa della storia dell'umanità.
-Mi rendo conto.
-Ti va di fare un tuffo nel passato?
-Sì, voglio cercare la postazione di cui mi ha parlato mille volte il nonno.
-Ti ricordi più o meno dov'era, qualche nome? Arro… qualcosa
-Va, be'proviamo a ripercorrere la strada costiera, qualche Blokhaus si può ancora vedere.
-Sì, magari troverò quella di cui mi parlava..
I due ragazzi si misero in macchina, Bill al posto di guida.
-Ok co pilota, dove devo andare?- domandò serio il ragazzo
-Pilota, comincia a far partire il potente mezzo e non farmi vomitare- lo incitò Lauren sorridendo con una piantina in mano.
-Uffi, allora se mio fratello è debole di stomaco non è colpa mia, capito?- si difese nervoso il cantante.
-Dai cucciolo, avvia la pandina- rispose la ragazza battendo sulle spalle all'amico per confortarlo.
Il ragazzo mise in moto e lentamente il mezzo si mosse, Bill aveva acquisito sicurezza dopo il loro viaggio di breve durata in Baviera.
-Dai te la stai cavando alla grande- esclamò Lauren- non hai ucciso ancora nessuno, allo stop ti sei fermato e sei ripartito subito.
-Avevi qualche dubbio?- chiese risentito.
-Io no, ma il povero ciclista a Erling sì.- gli ricordò Lauren
-Avrà appeso la bici al chiodo?- Bill si sovvenne la scena dell'ultima volta che aveva guidato con tutti i ragazzi pronti a sfotterlo ad ogni minimo sbaglio, ma ricordò quei dieci minuti di gloria con gioia. Più triste da digerire erano invece stati gli interminabili minuti con suo padre, ma non ci volle pensare e sorrise a Lauren che lo guardava.
-Definitivamente- confermò scherzosamente la ragazza.
-Grazie- concluse Bill- la mia migliore amica mi consola sempre, grazie.
I due ragazzi si guardarono un istante e risero divertiti. Amica, sì era riuscito a pronunciare quella parola senza indugio, ma come era difficile.
-Qui comunque non c'è rischio usciti dal paesino non c'è più nulla per chilometri, al massimo puoi investire un gabbiano- spiegò Lauren quasi sadicamente
-Porca miseria no, ti prego non mettermi paura.
-Purtroppo è triste dirlo ma vedrai, soprattutto all'alba sono idioti i gabbiani, non si spostano e ti vengono addosso.
-Come gli uccelli di Hitchcok?
-Più o meno.
-Miii che angoscia- concluse Bill impugnando ancora più fortemente il volante.
Il tragitto in macchina proseguì tranquillo, per fortuna nessun gabbiano si arrischiava sulla strada.
-Fermati Bill, guarda una Blockhaus.
Il ragazzo diligente mise la freccia, accostò il mezzo, tirò il freno a mano e spense il motore. I due amici scesero per esplorare la costruzione.
-Da qui si vede l'intera spiaggia- constatò Lauren.
-Proviamo ad entrare- propose Bill cercando l'entrata della costruzione che il tempo stava ormai deteriorando.
I due ragazzi entrarono nel blocco di cemento buio e umido. Per qualche istante rimasero immobili, i loro occhi dovevano abituarsi alla poca luce che filtrava da alcune feritoie, ma poi presero a percorrere quel luogo angusto e tetro. L'atmosfera era silenziosa e carica di emozione.
-Guarda- Bill ruppe per primo il silenzio- si vedono nel muro dei fori di proiettile.
-Sarà stata l'artiglieria pesante.
-Sembra però solo una torretta piccola.
-Non è quella dove c'era l'amico di tuo nonno?
- Non credo, secondo i suoi racconti fu quasi interamente distrutta.
Il ragazzo, ormai con gli occhi abituati alla penombra cercò degli indizi che conosceva bene nei muri per capire se si trovassero nel luogo giusto, sui quei muri spessi e umidi cercava qualcosa, ma non la trovò
- Che cosa stai cercando?
-Mio nonno mi raccontava che il 5 giugno lui e il suo amico Mathias avevano inciso il loro nomi, vicino all'entrata.
-Davvero, il giorno prima dello sbarco quindi!- esclamò Lauren stupita.
-A quanto pare.- disse asciutto il ragazzo
-Come se avessero avuto una premonizione?- fece pensierosa Lauren che amava molto quei luoghi perché facente parte della sua vita.
-Mathias incise il suo nome in un cuore accanto a quello della sua amata Helen. Mentre mio nonno lo scrisse in fondo alla punta del cuore.
-Ma Helen non è il nome di tua nonna paterna? E' una coincidenza?- chiese stupita la ragazza
-No, è la stessa Helen- confermò asciutto il ragazzo che quel buio e desolazione rendevano triste.
-Oddio davvero?
-Sì, la loro è una storia d'amore e di amicizia lunghissima.
-Andiamo fuori, sediamoci sulle vestigia di quel mezzo anfibio là e raccontami tutto.
I due ragazzi lasciarono il bunker e si diressero verso i resti di un mezzo da sbarco lasciato sulla spiaggia come testimone delle ore terribili che si erano consumate il sei giugno. Lauren e Bill in cima a quel monumento di acciaio arrugginito dal tempo si sistemarono ammirando l'oceano blu che si stagliava calmo e placido all'orizzonte.
-Helen, Mathias e Paul, mio nonno, erano molto amici, facevano tutto insieme, erano nello stesso gruppo della Gioventù Hitleriana e ben presto erano diventati dei capo aerea pronti ed efficienti, ammirati da tutti. Alti, biondi, forti erano l'incarnazione degli ideali di quei tempi. Quando cominciò l'ultima fase della guerra, quando ormai tutti avevano capito che c'era ben poco da fare, si cominciò a impiegare anche i giovani. Mathias e Paul, benché mio nonno avesse solo sedici anni, furono mandati al fronte. Per la sua giovane età a mio nonno era stato dato un incarico semplice e non era previsto che si potesse trovare nel pieno della battaglia. Lui faceva da galoppino, trasportava cioè gli ordini in bicicletta se c'era bisogno o altri incarichi senza essere armato. Mathias più grande e per tutti i meriti che aveva acquisito nella Gioventù Hitleriana era stato ingaggiato come soldato semplice. Anche se entrambe non dovevano finire al fronte furono inviati in Francia. Parlavano francese e questo fu uno di quei motivi che li portarono su queste spiagge. Intanto Paul, Mathias e Helen si scrivevano lettere d'amore e di amicizia raccontandosi le loro rispettiva sofferenze. I due ragazzi al fronte e Helen in una Germania che veniva rasa al suolo dai bombardamenti.
-Lo sai che a casa mia a Parigi ci sono nelle cantine del palazzo dei locali che venivano all'occorrenza usati come rifugi durante la guerra.
-Ma Parigi non è stata bombardata?- domandò Bill cercando nella sua memoria di studente.
-No, non ha subito attacchi aerei se non alcune incursioni all'inizio della guerra, ma la popolazione si era preparata.
-Capisco, deve esser stato pazzesco trovarsi chiuso al buio con la paura di morire, quasi come esser sepolti vivi.
-Già, spaventoso, ma dai racconta.
-Il sei giugno come avrai capito, Mathias è morto in uno di questi Blockhaus, mentre mio nonno che faceva da postino in quei momenti concitati si salvò, quando il bunker fu fatto esplodere per espugnarlo lui era in missione. Nella notte del sette giugno mio nonno è stato fatto prigioniero da un battaglione americano in ricognizione. Mentre gli americani lo trasportavano al campo di prigionia però riuscì a fuggire e dopo un rocambolesco viaggio raggiunse la Germania. Per il coraggio dimostrato aveva ottenuto delle onorificenze nel seno dell'esercito e dal governo ormai allo sbando. Toccò a lui annunciare a Helen che il suo Mathias era morto riportandogli le mostrine e pochi effetti personali che non erano andati perduti nello scoppio della Blockhaus.
-Tuo nonno era tornato al bunker?
-Sì e aveva trovato i corpi dei suoi compagni dilaniati e lasciati insepolti.
-Che fine hanno fatto quei corpi?
-Non so, saranno stati sepolti, non lo so. Dove è sepolta mia nonna c'è la tomba di Mathias, ma non so se c'è il corpo o è una delle tante tombe vuote della guerra. Mio nonno ha fatto seppellire la nonna nello stesso cimitero come suo volere e ovviamente anche lui avrà la tomba accanto alla nonna. I tre amici riuniti per sempre.
Dopo queste parole Bill fece una pausa, mentre a Lauren scorrevano copiose le lacrime. Il sole splendeva alto nel cielo e tra quelle lamiere arrugginite i due ragazzi sentirono tutto il peso della storia impadronirsi dei loro corpi come se le loro insignificanti vite fossero parte di qualcosa di più grande.
Lauren appoggiò la mano sul dorso di quella di Bill che cercava nell'orizzonte qualcosa di più grande di sé. Il ragazzo malinconico voleva assaporare fino in fondo quei momenti, imprimersi nella memoria quei colori, quei suoni, quei profumi per capire meglio quello che aveva provato suo nonno in quei giorni. Mathias l'amico di suo nonno era morto proprio a diciotto anni, per un istante chiuse gli occhi e pensò come doveva esser triste morire così giovani.
-Ti va di andare in un posto?- fece Lauren riportando Bill alla realtà.
-Sì, portami dove vuoi.
Lauren afferrò il ragazzo per mano e insieme scesero dal mostro di ferro, abbandonarono la spiaggia, presero la macchina e arrivarono al cimitero americano.
Un prato verde immenso costellato di croci bianche tutte uguali si estendevano a perdita d'occhio davanti ai due ragazzi. In silenzio percorsero quelle tombe leggendo alcuni nomi e alcune date. Poi Lauren si fermò davanti ad una di esse. Samuel Bart 6 giugno 1944.
-Il fratello maggiore di mio nonno.- fece semplicemente la ragazza.
Bill rimase silenzioso davanti a quella tomba, due persone della loro famiglia avevano combattuto su fronti opposti. Due destini così lontani legati da una sola data 6 giugno 1944.
-Spero che non capiti mai più- disse commosso il ragazzo.
-Questo mare di croci dovrebbe servire da monito- Lauren fece una piccola pausa poi riprese - sai, quando studi sui libri di storia e vedi i numeri dei morti non ti rendi conto, per te sono solo cifre, pura matematica. Quando arrivi qui ti rendi conto veramente di quante vite sono state spezzate e allora realizzi.
-Già il mio popolo porta sulle sue spalle un grosso fardello- disse con un gran groppo alla gola il ragazzo
-Hai ragione, un fardello molto pesante, ma un piccolo passo verso un mondo migliore voi l'avete compiuto, nel vostro piccolo, no?
-Sì, il viaggio a Gerusalemme. Molto toccante.- ricordò il ragazzo.
I due ragazzi osservarono ancora quel mare di croci e Bill lo immortalò con il suo cellulare, così come aveva fotografato altri momenti significativi di quel viaggio, il suo era un rivivere le storie che suo nonno aveva raccontato. Il fascino che avevano tuttavia era ora stemperato dalla dura realtà, nella morte di tante giovani vite non vi era nulla di romantico e rocambolesco, nulla di eroico. Solo ora il ragazzo comprendeva che le medaglie del nonno che tanto avevano un significato per lui fino a quel momento erano in realtà macchiate di sangue, sofferenza e dolore. In quel silenzio quasi irreale e davanti alla tomba del prozio di Lauren, Bill terminò il suo racconto.
-Tornato a casa mio nonno e Helen furono separati dagli eventi. La famiglia Kaulitz fuggì dalla città di Leipzig per rifugiarsi nelle campagne, la madre di mio nonno aveva seppellito nella cantina della loro casa tutti i cimeli di famiglia e anche le medaglie del figlio. Mio nonno tornato dal fronte quasi come un eroe voleva continuare la battaglia e continuare a lottare, ma i russi avanzavano inesorabilmente e sua madre gli proibì qualsiasi gesto folle. Pian piano mio nonno comprese quanto le idee inculcate dalla gioventù Hitleriana erano false. Vedendo la distruzione tutto intorno a lui, morti per le strade, povertà, bambini orfani e soli, desistette, anzi si sentì tradito, il sogno di una grande Germania era solo un'illusione.
-E Helen?
-La famiglia di Helen era rimasta in città. Quando i russi la conquistarono oramai era un cumulo di macerie. Dopo circa cinque anni da quando si erano separati Helen e mio nonno si ritrovarono ad una stazione del treno.
-Davvero, in una stazione ferroviaria?- fece sorpresa la ragazza.
-Sì Helen stava prendendo un treno per andare a studiare all'università di Leipzig, mentre mio nonno stava rientrando a casa. Si scambiarono frettolosamente gli indirizzi e si scrissero per altri quattro anni, vedendosi solo raramente.
-E poi?
-E poi decisero di sposarsi e di vivere a Leipzig.
-La storia dei Bart invece comincia qui, davanti a questa croce- disse Lauren con una certa commozione nella voce- due fratelli, americani nello stesso battaglione. Uno morì quel primo giorno dello sbarco, l'altro mio nonno, arrivò fino a Parigi e l' incontrò e si innamorò di mia nonna.
I due ragazzi rimasero ancora un po' davanti a quella piccola croce dove Lauren pregò commossa. Poi sempre in silenzio proseguirono la loro gita risalendo la strada costiera, fino a quando trovarono le vestigia di un bunker ormai ridotto molto male. Solo alcuni parti del muro rimanevano in piedi, l'erba e la sabbia avevano pian piano ricoperto ciò che le bombe non avevano distrutto, come se la natura volesse cancellare ogni traccia di dolore. Bill e Lauren entrarono e un tuffo al cuore improvvisamente bloccò i due ragazzi. Sul muro, accanto all'entrata, il cuore e i tre nomi erano ancora ben visibili scolpiti nel cemento. Bill turbato si toccò con una mano il petto e con l'altra percorse lentamente quelle scritte. Mathias, Helen, Paul come se attraverso quel tocco potessero rivivere per un istante. Tremante dall'emozione prese il suo cellulare e con commozione scattò una foto.
-Pensavo di regalare al nonno per Natale alcune di queste foto che ho scattato.
-Un percorso attraverso il tempo, bellissima idea, gli piacerà di sicuro, hai sempre dei gesti così pieni di attenzioni.
Bill chiuse gli occhi per qualche istante cercando nella memoria i racconti del nonno. Ora poteva sentire quegli odori che l'anziano signore gli aveva descritto e ricordava con estrema gioia i momenti da piccolo sulle sue forti ginocchia, mentre ascoltava incantato le parole scaturire da quella bocca sottile circondata dalla barba. Le storie che aveva raccontato mentre sotto le coperte cercava di prender sonno, o le volte che era malato e per fargli prender la medicina il nonno doveva fargli coraggio raccontando quante sofferenze aveva patito durante il viaggio di ritorno in Germania.
-Sono felice di aver trovato la blockhaus- disse Lauren prendendo la mano di Bill per confortarlo.
-Anch'io, è un'emozione unica e indimenticabile che mi porterò vivida per molti anni- poi il ragazzo strinse quella sottile mano aggiungendo semplicemente- grazie.
I due ragazzi contemplarono il panorama che si stagliava davanti ai loro occhi, lo sciabordare dell'oceano, i gabbiani che si libravano liberi nel cielo e un sole che rischiarava quella lunga spiaggia deserta.
-La facciamo una pazzia?- ruppe il silenzio Lauren.
-Che cosa? Ci facciamo tatuare un gabbiano sulla natica?
-Sei idiota? Odio i tatuaggi!- disse Lauren con la voce che raggiungeva dieci decibel
-Già dimenticavo.- fece sorridendo il ragazzo
-No, quello che propongo io è una scarica di adrenalina pura a costo zero.
-Ma di che cosa ti sei fatta sta mattina? Sei sicura che la torta di mele non contenesse qualche sostanza...be' illegale?- chiese sorridendo in modo ironico e beffardo.
-No- fece Lauren spettinando il ragazzo come faceva spesso da quando si conoscevano- dai, facciamo il bagno.
-A novembre? Sei fuori come un balcone?- esclamò Bill con gli occhi di fuori.
-No, hai paura?- lo sfidò la ragazza
-Paura no, ma non ci tengo a una bronco.- fece pensieroso.
-Ma no, ci spogliamo e poi ci fiondiamo in macchina, mettiamo a palla il riscaldamento e ci asciughiamo.
-Ma il cambio?
-Non lo abbiamo, mai portato i pantaloni senza mutande?
-No.
-Al massimo ci compriamo qualcosa nel paesino che è a due chilometri da qui e ci cambiamo da qualche parte, in un bagno di un ristorante.
-Allora non sarebbe meglio comprare degli asciugamani, un costume e tornare a fare il bagno?- propose saggiamente il ragazzo.
-E da quando Bill è così savio e vecchio dentro? Che ti frega, dai buttiamoci.- lo incitò Lauren tirandolo.
-Sempre per il motto Leb' die sekunde?- disse con un guizzo il ragazzo che era lì lì per cedere
-Esatto!- confermò sorridente Lauren
-Sono della partita, mi piace, e che ne dici se ci filmassimo?- aggiunse Bill che ormai era in acqua con il pensiero.
-Figata così mostriamo a tutti quanto siamo fuori?- saltellò felice la ragazza.
E senza pensarci due volte i due ragazzi cominciarono a scendere dalla collina verso la spiaggia, quando furono a pochi metri cominciarono a spogliarsi e poi in mutande:
-Oddio due idioti, il cellulare, Bill tira fuori il mezzo.
-Cavolo sì, porca vacca fa freddo- fece saltellando su un piede e poi sull'altro mentre trafficava con il telefonino- fatto, proviamo l'inquadratura?
-Se mi metto così?
-Sì ok lo appoggio sulle mie scarpe dovrebbe andare.
-Vai, registra.
-Ciak si gira.
Bill raggiunse Lauren che lo aspettava saltellante per l'eccitazione, portava un reggiseno e una mutandina così carine, blu con un sottile pizzo rosa. Il ragazzo la squadrò velocemente era così bella, quel corpo affusolato e scolpito da anni di danza la rendevano così attraente. Subito, il ragazzo ricacciò nel profondo alcuni pensieri peccaminosi, corse incontro alla ragazza la guardò dritto negli occhi e disse:
-Ok siamo due fleshati.
-Certo, un neurone in due.
Si sorrisero si presero per mano e correndo a perdi fiato urlando come forsennati corsero verso l'oceano calmo e accogliente anche se gelato.
-Aiuto è fredda- urlò Lauren
-No, che dici- fece ironico con il corpo quasi paralizzato dalla temperatura dell'acqua- sembra di stare ai Caraibi.
-Nuota, Bill- lo incitò Lauren- se ti muovi e nuoti senti meno freddo.
-Ah perché tu senti ancora delle pari del tuo corpo?
-No, ho perso la sensibilità totale di ogni muscolo e membro del mio corpo, ma è fantastico.
-Te lo sparò dire se ne vengo fuori.
-Dai lumacone nuota.- la ragazza aveva distanziato il ragazzo, sembrava una sirena
-Aspetta pazza squinternata dove vuoi arrivare in Inghilterra?
-No, alla boa e poi tornare, se mi muovo non penso al freddo.
I due ragazzi nuotarono fino alla boa che non era molto distante, le correnti non erano forti per fortuna e l'oceano era placido e tranquillo.
-Quando si ritrovarono appesi alla galleggiante senza quasi più fiato i due ragazzi si sorrisero
-Definitivamente, siamo due fuori.
-Già, ti dona il viola sulle labbra dovresti truccarle così- fece Lauren ridendo commentando la faccia di Bill.
-Già anche tu non scherzi hai il naso rosso tipo Rudolf la renna.
-Direi che si può tornare a riva.
-Ma no, che dici pensavo di farmi almeno un'altra nuotata.
Poi Lauren guardando Bill negli occhi e ben sapendo che l'amico avrebbe capito disse.
-Jack.
-Rose
-Jack, ti prego non morire.
-Ma veramente mi si sono gelati solo gli zebedei.
-Tanto Jack non li usi spesso
-Grazie Rose, ieri nella Rolls non la pensavi a questo modo.
-No, già dimenticavo
-Rose, ti prego, vivi per me, la cosa più bella che mi sia accaduta nella vita è stata vincere al poker il biglietto per il Titanic
-Scemo, scemo- fece Lauren mollando la Boa e la mano del ragazzo.
-Fi, Rose bastarda che fai?
-Vado col mozzo.
-Stronza!
I due ragazzi tornarono rapidi a riva, quando uscirono si diressero veloci ai vestiti, Bill raccolse il cellulare e poi insieme corsero verso la macchina, risalirono la collina in men che non si dica, raggiunsero la meta:
- Presto metti in moto il motore- urlò Bill chiudendo dietro di sé lo sportello e infilandosi la maglietta il più velocemente possibile
-Oddio, non ho più le dita- Lauren tremava come una foglia e a fatica mise in moto la macchina- dai ti prego scaldati- incitò la ragazza mentre si toglieva il reggiseno e si infilava la t shirt- desidero una felpa XXl di Tom in questo momento
-Anche io così mi ci rannicchierei dentro tutto a riccio- concluse Bill.
-Porca miseriaccia straccia, sto morendo, mi sento il cuore in gola.
-Io invece sto così bene- fece ironico il ragazzo togliendosi i boxer in fretta e infilandosi i pantaloni-non ho più l'uso delle gambe e non so se ho lasciato dei pezzi del mio corpo appesi alla boa, non sono sicuro se ho ancora un corpo.
-Anche io- esclamò la ragazza- no capperi, miseriaccia ladra, mi è caduto un calzino dalla tua parte- Lauren si piegò sul ragazzo appoggiando la testa sulle sue gambe cercando l'indumento
-Cavoli, non lo trovo, ha preso il volo?
-Aspetta- fece Bill piegandosi a sua volta.
-No Bill, mi schiacci, no aspetta- i due ragazzi piegati insieme cercavano il calzino ma si erano aggrovigliati.
-Eureka- urlò Lauren alzandosi di scatto e non calcolando il suo gesto. Con il braccio diede un colpo alla bocca del ragazzo.
-Ahi- esclamò Bill tenendosi il labbro
-Oddio ti ho sfracellato la bocca?- fece allarmata.
Lauren si avvicinò al ragazzo. I due fiati corti per la corsa, il bagno, il freddo e l'adrenalina si confusero come tutt'uno. Ancora una volta Bill fu sul punto di baciare quella bella ragazza che le stava così vicino, mentre Lauren pensò solo a medicare il labbro spaccato che sanguinava.
-Tesoro, torni a casa con un bel labbro tagliato- constatò mentre glielo tamponava con un fazzoletto.
-Ma no- fece flebilmente il ragazzo che faceva fatica a controllare le sue pulsioni, visto che Lauren senza rendersene conto gli era molto vicino.
-Hai messo anche la cintura, ma quanto sei rapido a vestirti?- fece Lauren toccando l'amico in mezzo alle cosce senza traccia di malizia.
Bill sempre più confuso e agitato disse scansando delicatamente la mano di Lauren dalla sua bocca e spostando anche quella che teneva in mezzo alle gambe.
-Scusa, faccio io, ti prego- fece imbarazzato-mi lasci- la supplicò flebilmente.
Lauren arrossì guardando lo stato di eccitazione in cui si trovava l'amico e poté solo girarsi imbarazzata e mettersi al volante dicendo
-Scusa, scusa.
Con sguardo fisso alla strada e con movimenti quasi da automa, Lauren tolse il freno a mano, ingranò la prima e si avviò verso il paese più vicino. Il silenzio era calato tra i due, per fortuna la tensione si sciolse quando Lauren ricevette una chiamata di Tom sul cellulare. I due ragazzi eccitati parlarono con il vivavoce raccontando tutto al ragazzo.
-Non ci credo- fece stupito Tom
-Abbiamo le prove- confermò urlando vittoriosa Lauren
-Siete flashati, se lo sa David ti castra lo sai?- disse senza mezzi termini Tom al fratello
-Basta non fare la spia!- lo redarguì il ragazzo- comunque ora ti invio il file e buona visione.
-Posso avere una conversazione privata con il mio fiorellino?
-No, amoruccio, sono in macchina e almeno che non scaraventi tuo fratello dall'auto in corsa, niente privacy.
-Ah, be' mi chiami tu, quando puoi, le registrazioni credo siano finite.
-Come è andato?- chiese Bill con poca convinzione in realtà.
-Discretamente.
-Che entusiasmo- constatò Lauren- comunque mocho ci sentiamo dopo, ora direi che parcheggio in questo ristorante e mi azzanno un bue, non so tu Bill ma io ho fame.
-Anch'io- affermò il ragazzo
-Ok, allora vi lascio, baci tesoro.
-Baci Tommichou.

-Sai Lauren quel nomignolo mi sembra strano, Tom non ti uccide quando lo usi?
-Sì e sadicamente mi diverto, comunque è un nostro rito, così iniziamo la lotta che scaturisce in coccole.
-Ok, dei segreti sui vostri rituali di accoppiamento ne faccio a meno grazie.
-Hai ragione cucciolo, scusa.

I due ragazzi trascorsero il resto della giornata a zonzo. Continuarono le visite delle spiagge dello sbarco, fecero merenda in una stupenda crêperie e poi Lauren propose:
-Torniamo in macchina fino a Parigi e per un po' guidi tu, che ne dici?
-Bel fidarsi! E se ci fermano?
-Se ci fermano sono cazzi perché hai il foglio rosa e io non ho dieci anni di patente alle spalle.
-Ok, perché dovremmo essere sfigati e farci fermare?
-Appunto, prudenza e circospezione e tutto andrà bene!
-Pongo una condizione- fece Bill serio- dobbiamo comprare dei cd al primo autogrill perché se sento un'altra canzone francese vomito.
-Approvo.
I due ragazzi telefonarono alla stazione dell'autonoleggio e avvisarono che la consegna della macchina sarebbe avvenuta a Parigi, sbrigata quella formalità cominciarono il viaggio di circa tre ore verso la capitale. All'auto grill mentre Bill faceva incetta di cd, Lauren ne approfittò per telefonare a Tom.
-Cucciolo rasta come va?
-Ok, ho visto il filmato, siete totalmente fuori come cammelli.
-Vero, ti dirò una delle esperienze più belle della mia vita.
-Lo immagino.
-Praticamente quando ci siamo lanciati non abbiamo realizzato subito, poi dopo pochi secondi senti che il tuo corpo si sta gelando e allora cominci a nuotare come un forsennato. In realtà però non senti più il tuo corpo e mille spilli sembra che ti si infilino ovunque. Avevamo il fiato corto e le labbra viola, ma è stato fantastico.
-Ma non avete rischiato troppo?- domandò Tom preoccupato
-Sì, degli stupidi è vero, ma ormai è andata- constatò la ragazza.
-All'idiota non verrà il raffreddore?
-No, per ora nessun sintomo.
-Tesoro- lasciò in sospeso il ragazzo.
-Sì?- chiese la ragazza stupita per il tono rattristato con cui era stato proferito quel termine.
-Mi manchi, uffi, sono geloso infoiato, volevo esserci io con te.
-Mi dispiace cucciolo, ma dai ti prometto ci rifaremo, a Natale dopo aver espletato i vari duecento giri dai parenti, stiamo soli io e te.
-Sì, però non possiamo fare le stesse cose che avete fatto tu e Bill- l'ultima parola fu pronunciata con un accento lievemente risentito.
-Ne faremo altre più divertenti- lo rassicurò Lauren
-Lo so ma
-Gelosone, suvvia dai, Tommichou, dai Piccolo Ananas.- Lauren usò questo ultimo soprannome sicura di sortire l'effetto voluto di dolcezza.
-Uhm, piccolo ananas è triste- fece il ragazzo con la voce da bimbo.
-Lo so piccolo ananas però deve darsi pace- spiegò amorevolmente Lauren ricevendo tuttavia una classica risposta dal tono deluso
-Uffi.
-Sarà il decimo uffi nel giro di due secondi.
-Uffi, lo so, ma mi manchi tanto.
-Lo avevamo detto che sarebbe stato duro, facciamo due vite troppo diverse e io non sono per nulla libera di muovermi. Da domani mi aspettano quindici giorni di fuoco, arriverò a Natale stremata, devo preparare il balletto per Mosca e Lo Schiaccianoci per dicembre, devo, poi ballare le ultime tre pomeridiane di Giselle martedì, mercoledì e venerdì.
-Uhm, piccola scusa se mi sono lamentato.
-Fa piacere sapere che il mio dolce ananas pensa sempre a me.
-Sì, piccolo ananas ha un chiodo fisso, il suo fiorellino gli manca.
-Tommichou, devo lasciarti sai, tu fratello si domanderà che fine ho fatto.
-Me, geloso.
-Ma no, baci
-Baci, aspetta mi scrivi una mail se riesci sta sera?
-Non penso amore, arriveremo tardi, comunque tu iscrivi cucciolo tinto all'esame ok?
-Già fatto!
-Perché sai, è diventato bravissimo e se sopravvive al Périphérique, il traffico di Amburgo gli fa un baffo.
-Sarà, io sono scettico- fece con un certo tono distaccato.
-Cattivo- brontolò la ragazza
-Realista, direi- rispose asciutto il ragazzo
-Va, be' ananas acido e geloso,baci- concluse Lauren smorzando i toni e concludendo affettuosamente.
-Buh, baci baci amore.- fece a sua volta il ragazzo con il tono triste di chi non vuole concludere la telefonata.
-Ti amo- sussurrò affettuosamente la ragazza rientrando in macchina dove Bill stava scartando i cd che aveva comprato.
-Sì, tanto, anche io- rispose il ragazzo dall'altro capo del telefono.

-Cucciolo il dado è tratto- fece Lauren a Bill intento a far ripartire il mezzo.
-Che intendi?- domandò tranquillo
-Sei stato iscritto all'esame per la patene!- comunicò trionfale la ragazza
Bill per pochi istanti rimase silenzioso tra il sorpreso e lo spaventato. Concentrato alla guida non disse nulla per un po' e infine:
-Ok pinza la musica, solo gli Abba possono distrarmi dal terrore di passare l'esame di guida.
-Tranquillo.
I due ragazzi cantarono a squarcia gola per tutto il viaggio, si divertirono a fare imitazioni e cori improbabili, poi si organizzarono la giornata per il giorno dopo a Parigi, Lauren doveva ballare ma nel pomeriggio dopo le quattro potevano dar libero sfogo alle loro voglie, passeggiare per la città, andare al museo della moda e del costume o prendere il Bateau mouche per un giro tranquillo della città. Tutto era stato pianificato quando improvvisamente il cellulare del lavoro di Bill suonò.
Il ragazzo che in quel momento non si trovava alla guida rispose un po' perplesso.
-Ok- disse asciutto alla fine della telefonata, poi rivolto alla ragazza - mi è appena piombato un camion di merda secca di dimensioni epocali
-Tipo?
-Tipo, volo alle 7 del mattino per domani mattina e poi dalle tredici sala di registrazione per rifare un lavoro che credevo concluso.
-Due palle- commentò Lauren
-Maroni stracci, me incazzato- fece Bill torvo.
-Anch'io, mi dispiace, addio giornatina relax.
-Addio dormita ad oltranza, gita rilassante sul battello, uffi.
Il silenzio calò nella macchina, il viaggio proseguì calmo e tranquillo, Bill riprese a guidare quando furono prossimi alla tangenziale di Parigi. Doveva preparasi al meglio per l'esame, aveva intenzione di dimostrare a tutti che quando aveva voglia faceva le cose altrettanto bene di Tom. Lauren fu molto paziente e riuscì a tranquillizzare il ragazzo anche quando alcuni automobilisti cretini suonavano, facevano i fari o manovre azzardate che facevano venire i cappelli bianchi. Quando furono prossimi al parcheggio di riconsegna della macchina Lauren fece fare due parcheggi per ogni tipo e il ragazzo se la cavò egregiamente.
-Confermo cucciolo, sarai promosso.
Bill sorrise felice, aveva sudato sette camice, ma si sentiva sicuro, se affrontava migliaia di fan urlanti poteva affrontare l'esame di guida senza timori. I due ragazzi terminarono la serata con una cena frugale, erano le undici di notte e bevvero una abbondante tazza di latte con biscotti, fette biscottate, marmellata e nutella.
La mattina sveglia alle cinque per Bill fu un trauma, ma si preparò rapido. Lauren e il signor Bart si alzarono per salutarlo.
-Vieni qui, criniera leonina- fece il padre di Lauren tirandolo a sé- in bocca la lupo per l'esame e buon rientro.
-Grazie- fece Bill- grazie mille per il supporto che mi ha dato.
-Te l'ho già detto quello che rappresenti per me, ti voglio bene come a un figlio, tu e Tom avete fatto tanto per Lauren.
Lauren prese per mano l'amico e insieme scesero le scale, davanti al portone c'era già il taxi per Bill.
Il ragazzo aprì il portone e scese i due gradini verso la strada, poi si fermò, indugiò un attimo.
-Be' mi saluti così?- disse Lauren avvolta da una leggera vestaglietta tutta pizzi e fiorellini- senza nessun bacino? La ragazza era sulla soglia della porta e aspettava il saluto consueto, ma Bill appariva strano. Il ragazzo la guardava dritta negli occhi dalla sua posizione la ragazza era alta come lui. Bill era in silenzio e osservava la ragazza come se volesse imprimersi quella visione per sempre nella memoria. Forse sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe guardata con gli occhi dell'amore, ormai aveva deciso, "amici". Per dare un senso a quella parole però "amore" doveva scomparire dal suo cuore.
-Scusa- cominciò il ragazzo prendendole delicatamente la mano e fissando Lauren negli occhi- credo di aver deciso, se dobbiamo solo essere amici, ti chiederei di non telefonarmi, di non mandarmi tanti sms o mail, proviamo almeno fino a Natale a non sentirci più- quell'ultima parola suonava come un'accetta che calava inesorabile sulla testa della ragazza.
Lauren silenziosa ascoltava, una lacrima era sgorgata subitanea al solo contatto con la mano di Bill.
-Sei sicuro?- chiese con il tono supplichevole come se non volesse credere a quello che aveva appena udito.
-Sì, se dobbiamo diventare amici, devo disintossicarmi. Devo cominciare a vivere senza il tuo sorriso, senza i tuoi occhi blu come l'oceano, senza i tuoi capelli che ondeggiano leggeri, senza il tuo profumo dolce di mughetto, senza il tuo calore che mi penetra in ogni cellula del mio corpo- la voce del ragazzo era tremante e le ultime parole erano state pronunciate come un automa, se le era ripetute mille volte nella notte insonne appena trascorsa.
-Ti capisco- fece Lauren ormai in lacrime.
Bill la baciò fugacemente sulla bocca come se quell'ultimo afflato catturato potesse servirgli per il resto della sua vita. Lauren immobile non poté fare nulla, sentì il calore di quelle labbra svanire nella bruma mattutina. Il calore della mano di Bill che l'aveva stretta fino a quel momento si tramutò rapidamente in gelo. Guardò il taxi che si allontanò rapido e rimase per qualche minuto ad osservare il cielo che alle cinque e mezza del mattino cominciava a rischiarasi. Un nuovo giorno stava nascendo, ma Lauren aveva perso per sempre qualcosa di importante e pianse calde lacrime.