-Ciao papà- fece felice Bill al padre che lo aspettava sulla
soglia.
-Siete in ritardo- disse laconico il signor Kaulitz guardando suo figlio
con stizza.
-Scusa è vero, al mattino presto facciamo fatica a carburare
e quindi, ma l'importante è essere arrivati, sono eccitatissimo-
fece il ragazzo con un sorriso largo, cercando di stemperare il nervosismo
del padre- ho dormito poco per la gioia è da dieci anni che non
andiamo a pescare tutti e quattro.
-Il nonno non viene- rispose seccato il padre.
-No- fece deluso Bill- perché? Non si sente bene?
-Non ha voglia, preferisce restare a casa. Guardare la tv in santa pace
senza le tue chiacchiere fiume.
-Allora se non vi dispiace mi fermo con lui- fece Tom raggiungendo il
fratello sulla soglia della casa- non amo molto le attività all'aria
aperta.
-Già e poi hai un umore talmente nero che rovineresti la giornata-
aggiunse Bill un po' seccato dalla defezione del fratello.
-Ecco appunto- tagliò corto Tom spintonando lievemente Bill per
passare ed entrare in casa.
All'interno lo aspettava il nonno che vedendolo sorrise affettuosamente:
-Allora nipotino, abbiamo la patente finalmente.
-Sì nonno- fece con scarso entusiasmo il ragazzo- ho guidato
da Amburgo, il mio primo lungo viaggio.
-E tu, Bill? Sei il solito fannullone incapace
-No, ho fatto la teoria,- fece Bill sforzandosi di sorridere dimenticando
quella frase e il tono pieno di livore- ma la pratica non l'ho neanche
provata perché non ho avuto il tempo di imparare, papi oggi mi
fai guidare un po', vero?- chiese sorridendo il ragazzo rivolto al padre-
non vedevo l'ora che arrivasse questo momento, in fondo tutti i papà
insegnano ai loro figli a guidare.
-Bill, non penso che ti farò toccare la mia macchina- fece il
padre con tono arcigno- devo ancora pagarne le rate e con te al volante
si rischia la vita.
-Perché pensi questo?- fece Bill con un sorriso tirato.
-Non mi ispiri fiducia- concluse laconico il padre.
-Tom, diglielo anche tu che sono prudente- fece Bill cercando sostegno
dal fratello.
Tom con sguardo indifferente fece spallucce e disse:
-Do, ragione al papà, l'ultima volta ho vomitato a causa della
tua guida.
-Uffi, papà- protestò Bill con voce lamentosa sperando
di smorzare i toni e scherzare un po'- Tom è cattivo, mi fa i
dispetti.
L'effetto che sortì tuttavia fu l'esatto contrario il padre invece
di ridere divertito sentenziò ancora più crudelmente:
- Non ne avevo dubbi, sei il solito inetto- poi prendendo il materiale
da pesca aggiunse rivolto a Bill- prendi la canna, la cassetta delle
esce e muoviti o faremo notte- poi rivolto a Tom disse- ti occupi tu
della festa per il nonno di stasera?
Tom mugugnò una specie di sì, prese a braccetto il nonno
e insieme si sedettero sul divano in modalità svacco totale.
-Tom mi passi le chiavi che prendo il cestino con il cibo, peccato che
non veniate avevo preparato il pic-nic più figo del mondo, una
colazione al sacco degna di un re, sai nonno ho fatto pure la ciambella
con gocce di cioccolato- Bill ancora sperava di convincere il nonno
a ripensarci, l'effetto che ottenne fu solo un'altra frase dal tono
sarcastico.
-Ti sei messo a fare la massaia Bill?
-No, no, solo con le torte sono bravissimo e poi compro quelle semi
pronte.
-Neanche quelle sai fare allora- rincarò il nonno.
Bill sorrise, un nodo in gola non gli facilitava la deglutizione,sentiva
il livore del nonno penetrargli nella carne, ma non capiva il perché
di quelle parole e l'improvvisa distanza che l'anziano aveva creato
nei suoi confronti. Tuttavia cercò di non mostrare quanto quelle
parole lo avessero ferito e salutando raggiunse il padre che lo attendeva
nervosamente.
Il ragazzo caricò l'enorme borsa frigo, la canna e la cassetta
delle esche, si sedette in macchina, si allacciò la cintura e
felice cominciò a chiacchierare a ruota libera. Suo padre non
gli rivolgeva il ben che minimo sguardo o accenno di approvazione, il
suo silenzio, la sua indifferenza tuttavia non fermarono Bill che raccontò
cosa era accaduto nell'ultimo mese e spiegò meglio l'umore triste
e sconsolato di Tom.
-Questa notte ho dormito poco, sai, ero eccitato per questa uscita e
anche se il nonno e Tom non sono qui, sono felice lo stesso, anzi a
pensarci bene potrò godermi il mio papà tutto per me.
Questa frase cadde come tutte le altre nel vuoto, il padre guardava
la strada e non accennava a rispondere, neanche con un segno di capo,
sembrava quasi che fosse solo e la persona che gli era accanto fosse
solo un oggetto inanimato.
-Papà, quando siamo in aperta campagna mi fai provare a guidare?-
ritentò Bill sperando di ottenere almeno una risposta dopo minuti
di totale silenzio- Sai Tom ha esagerato, ho fatto qualche prova, ma
mi piacerebbe tanto che tu mi insegnassi. Sai pap
Gordon ha insegnato
a Tom a guidare, mentre tu potresti insegnarlo a me, non credi? Io ci
terrei tanto- Bill cercò negli occhi marroni del padre un cenno
di risposta e finalmente ottenne un mezzo suono:
-Uhm.
Bill sorrise un po' sollevato, passare la giornata con una persona che
non gli rivolgeva la parola lo terrorizzava, era ormai da anni che i
due non si erano trovati insieme da soli. Da quando poi i due ragazzi
erano diventati famosi le visite erano diventate rarissime e Bill aveva
notato che il padre aveva totalmente cambiato atteggiamento nei suoi
confronti.
-Oggi, papà conosceremo finalmente la signora Jemann, da quanto
state insieme? Dai, mi dici qualcosa di lei?
Il padre dopo un po' di indecisione e riluttanza ad abbandonare il silenzio
rispose brevemente.
-Sì, questa sera verrà con i suoi figli, Lotti e Angus.
-Uh, che bello ho sempre desiderato una sorellina, finalmente ne avrò
una, sono felicissimo. Quanti anni ha?
-Undici.
-Bello, spero di andare d'accordo con lei e Angus?
-Ha un anno in più di voi.
-Uhaw, che bello un secondo fratello maggiore e una sorellina, sono
contentissimo- Bill era veramente felice di avere una famiglia allargata,
come tutti i bimbi aveva sofferto moltissimo per la separazione dei
genitori anche se tutto era avvenuto quando era ancora un bambino il
suo cuore ne portava le ferite nel profondo. Spesso si era sentito in
colpa, l'episodio scatenante la rottura finale era stato causato proprio
da lui. Nella sua memoria però quel giorno era confuso e annebbiato.
Aveva solo delle immagini sconnesse. La sofferenza però quella
se la ricordava bene e il senso di colpa lo divorava ancora profondamente.
Tuttavia l'idea di avere altri fratelli lo rendeva contento.
-Come vi siete conosciuti tu e la signora Jemann?
-In ospedale, lei è pediatra.
-Quando l'hai conosciuta?
-Quando ho portato tuo fratello che si era sfracellato in bicicletta,
ti ricordi?
-Ah, si vagamente, quella volta che aveva preso a tutta velocità
la discesa del garage e si era spiattellato contro il muro?
-Esatto.
-Tom era coperto di sangue e piangeva come un forsennato e io appresso
perché lo avevo visto cadere e mi ero spaventato tanto.
-Quella volta mi avete fatto prendere un bello spavento, piccole pesti-
il padre si rasserenò per un istante ricordando i suoi due bimbi
e le loro infinite marachelle, poi voltandosi verso Bill lo guardò
e quel velo di indifferenza tornò nel suo sguardo. Come era diverso
quel ragazzo alto e magro che gli sedeva accanto, i capelli lunghi scendevano
mollemente sulle spalle, qualche meches chiara contrastava con il nero
corvino. Gli occhi nocciola scintillavano anche senza bisogno di essere
sottolineati con il trucco, quelle mani delicate e curate fin troppo
femminili, tutto di quel ragazzo che gli sedeva accanto non gli piaceva.
-Ma è da anni che vi frequentate quindi?- chiese Bill quasi sottovoce
con il timore di sembrare troppo invadente.
-Sì è da sei anni che ci frequentiamo, ma fra poco speriamo
di poter vivere tutti insieme.
-Davvero?- chiese sorpreso il ragazzo.
-Sì, Rose ha finalmente ottenuto il divorzio, l'ex marito si
è trasferito a Berlino e probabilmente verranno a vivere a casa
mia.
-Che bello, sono proprio contento, avrò due famiglie, spero di
andare d'accordo con la signora Jemann e i suoi figli.
Ormai i campi e le colline avevano preso il posto delle vie della città,
il signor Kaulitz imboccò una strada secondaria, deserta in quella
fresca domenica dei primi di ottobre e poi accostò improvvisamente.
Con enorme sforzo di volontà si rivolse a Bill e gli consegnò
le chiavi:
-Allora fammi un po' vedere- fece con tono perentorio.
A Bill si illuminò il viso e con un moto di gioia profondo abbracciò
il padre per l'eccitazione disse:
-Grazie, grazie, sono felicissimo non vedo l'ora, mi insegnerai a guidare
allora! Grazie, grazie, lo sapevo che sarebbe stata una giornata indimenticabile.
Bill scese in un lampo dalla macchina con le chiavi in mano, rapido
si sedette al posto di guida e eccitato infilò le chiavi nell'accensione,
poi rivolgendosi al padre fece:
-Allora, sistemo gli specchietti, ecco- ad ogni gesto faceva seguire
tutti i movimenti giusti, preciso, puntuale come da manuale, voleva
fare bella figura ed far sentire il padre fiero di lui- ho messo la
cintura, ecco metto in prima, giro la chiave e
Il padre subito gli urlò:
-Billll!
Il ragazzo si spaventò.
-Il freno a mano- lo redarguì senza nessuna delicatezza il padre-
hai intenzione di tentare di partire con il freno inserito, sciocco
guarda la spia.
-Scscuscusa- balbettò mortificato Bill che con la mano sudata
faticava a disinserire il freno a mano.
-Devi tirarlo un po' su e poi scendere, insomma- gli disse con tono
seccato e nervoso.
Bill eseguì l'operazione titubante e finalmente riuscì
a disinserire il freno a mano. Poi girò la chiave, la macchina
si accese, il più difficile doveva ancora venire, il movimento
dei pedali non sempre gli riusciva bene e al primo tentativo la macchina
si spense. Lo fece per un paio di volte il padre dal posto del passeggero
cominciava a spazientirsi. Il ragazzo con uno sforzo disumano finalmente
riuscì a partire. La macchina si mise in moto lentamente e Bill
fu pronto a cambiare prima in seconda poi in terza. Tirò un sospiro
di sollievo e un velo di gioia gli illuminò lo sguardo.
-Hai visto, sto guidando- fece rivolto al padre, indirizzandogli per
un istante uno sguardo compiaciuto. Il padre era scuro in volto e teso,
non provava nessuna emozione per il ragazzo che aveva accanto, non sentiva
nulla. Eppure un padre dovrebbe essere fiero di condividere quel momento
con il proprio figlio, ma a quanto pare il signor Kaulitz non lasciava
trasparire nessuna gioia. Anzi ad un certo punto redarguì il
ragazzo:
-Allora cambia!- urlò con veemenza
-Sì, sì, adesso.
-Non così, insomma che grattata hai dato!
-Scusa, ogni tanto sbaglio nei movimenti.
-Meglio se non sbagli con la mia macchina, fai attenzione, concentrati
sulla strada.
Poi dopo qualche minuto di calma dove Bill sembrava aver ripreso il
controllo e la concentrazione il padre sbraitò a pieni polmoni.
-Insomma Bill, sei completamente sordo!
-Oddio, no perché?- fece totalmente in panico il ragazzo.
-Sei proprio un inetto, aveva ragione Tom, lo sapevo, cambia idiota-
gli fece con rabbia- non senti il motore come è su di giri?-
poi fece seguire il suo rimprovero con una pacca sulla testa- guarda
il contatore dei giri del motore.
Bill smarrito e spaventato cercò di inserire la quinta.
-Allora- gli gridava il padre- inseriscila questa cazzo di marcia!
-Sì, sì, - faceva Bill spaventato dalla reazione del padre,
ma ovviamente non ci riusciva per l'agitazione e lentamente cominciò
anche a perdere il controllo del volante sbandando lievemente. Al ché
il padre invece di tranquillizzarlo gli versò ancora più
livore:
-Insomma Bill, basta, ne ho abbastanza, fermati- lo minacciò
con tono imperioso.
-Sì, sì- fece quasi sottovoce il ragazzo con un'ansia
infinita e la morte nel cuore. Contrito mise la freccia, accostò
lentamente, si fermò, mise le quattro frecce, spense il motore
e tirò il freno a mano.
-Dammi- le chiavi gli ululò furente il signor Kaulitz, la lezione
era durata veramente poco. Bill scese dalla macchina con lo sguardo
basso fece il giro da dietro e senza incrociare il padre prese posto
sul sedile del passeggero.
-Scusa, papà- fece con un filo di voce- spero di non averti rovinato
la macchina.
-In quel caso ti mando il conto, razza di incapace- tuonò senza
mezzi termini.
Bill mandò giù il boccone amaro cercando di trattenere
le lacrime, sentiva il dolore bruciargli in gola. Poco dopo per smorzare
l'atmosfera che era pesante fece timidamente.
-Tom ha ragione è meglio che faccia lezione con una scuola guida-
disse con rassegnazione- speravo tanto che volessi insegnarmi, ma mi
rendo conto che sono ancora troppo imbranato, vorrà dire che
la patente la farò con più calma. Sai, - accennò
con sempre più timore- partiremo in tournée domani nel
pomeriggio e avremo poco tempo libero. A gennaio poi forse andremo negli
Stati Uniti per una breve tournée.
Il padre non diceva nulla, l'atmosfera che si respirava non era migliorata
e Bill si rassegnò, forse era meglio aspettare che il padre si
riprendesse dalla sua arrabbiatura.
Dopo circa dieci minuti di silenzio Bill con una profonda tristezza
nel cuore accennò.
-Domani prenderemo l'autobus per percorre mezza Europa, visiteremo tantissimi
paesi e città, quando saremo ad Hanover ci verrai a vedere? Sai
non sei mai venuto a sentirci, neanche quando suonavamo da ragazzini,
mi piacerebbe che venissi con il nonno e magari anche con la signora
Jemann, Lotti e Angus.
-Non penso proprio, fate della musica così assordante, più
che musica la chiamerei confusione organizzata.
-Ma, no dai- fece Bill sentendo che due lacrime stavano per scendere
dai suoi occhi nocciola- non facciamo confusione è rock e poi
ci sono delle canzoni lente.
Con estrema dolcezza il ragazzo cominciò ad accennare An deiner
Seite, cantata così a cappella la canzone era ancora più
commuovente.
Il padre non accennò nulla anzi con un lieve scatto di nervosismo
accese la radio a Bill non restò che voltarsi e nascondere le
due lacrime che gli solcavano le guance.
Finalmente arrivarono alla meta, il padre conosceva benissimo il lago
e scelse un angolo appartato raggiungibile con una piccola strada sterrata
di qualche chilometro.
-Bene- fece Bill un po' sollevato per essere finalmente giunti- scarichiamo
tutto, meno male che il tempo regge, comunque mi sono preparato perfettamente,
vedi sono attrezzato.
Il ragazzo mostrò con fierezza la sua tenuta da pescatore provetto:
indossava un paio di stivali di gomma dei pantaloni pesanti una felpa
di pile e scaricò dal sedile anche una giacca cerata.
-E' stata dura la mia ricerca per una tenuta da pescatore che fosse
calda ed elegante nello stesso tempo. Tom è venuto con me in
un negozio apposta ma è stato faticoso trovare un paio di stivali
stilosi che potessero adattarsi perfettamente alla felpa e ai pantaloni
e infine ho optato per costruire tutto il mio look sugli stivali, era
più semplice. La felpa e la giacca vedi si intonano perfettamente
con gli stivali.
Il padre aveva seguito tutta la disquisizione del ragazzo con aria arcigna
e uno sguardo di commiserazione, proprio i discorsi di quel ragazzo
non li capiva e con estrema cattiveria e senza mezzi termini fece:
-Pianta Bill, non mi importa nulla di come ti vesti e di quanto tempo
ci hai messo a scegliere i tuoi cavolo di stivali, ora siamo qui a pescare,
devi solo tacere o i pesci non abboccheranno.
Ancora una volta Bill era stato mortificato dal padre, ormai ci aveva
fatto l'abitudine o meglio si era rassegnato a subire la rabbia senza
motivo del padre. Solo accennò timidamente:
-Sono un po' arrugginito papi- disse con tono remissivo sperando in
un po' di comprensione- mi mostri come si fa? Sai, saranno anni che
non vengo più a pescare.
-Certo troppo impegnato a farti capelli e tatuaggi- fece senza mezzi
termini il signor Kaulitz che proprio non mandava giù l'aspetto
eccentrico del figlio né molti suoi atteggiamenti.
-Prendi l'esca, sono nelle scatoline rotonde. Guarda- fece il padre
aprendo una delle scatole che Bill gli porgeva, ne tirò fuori
una larva della farina che si contorceva prima di venir infilzata nell'amo-
la infili così, poi ti prepari per il lancio, fai il movimento
così del polso e del braccio e lanci.
Bill seguì tutte le azioni del padre con attenzione, aprì
un'altra scatolina e vide nella paglia una decina di larve che si muovevano
e fece una smorfia con la bocca come di riluttanza e accennò:
-Ma con il nonno usavamo le molliche di pane mi sembra.
-Insomma, ti fa schifo?- fece cenno di disprezzo il padre- ti lamenti
come una ragazzina.
-No, mi dispiace un po' infilzare il vermetto, tutto qui- rispose mesto
Bill.
-Ma da piccolo infilzavi le mosche e le cavallette e le arrostivi!-
gli ricordò il padre
-Già ero crudele, ma ora
- Bill prese il verme e lo infilzò
senza tentennamenti. Poi prese la canna e cercando di ricordarsi i movimenti
che faceva da ragazzino realizzò il lancio. Fu un successo, per
fortuna, non avrebbe potuto sopportare l'ennesimo sguardo di disapprovazione
del padre.
-Bene- fece soddisfatto il ragazzo, appoggiò la canna all'apposito
sostegno, aprì il seggiolino e si sedette attendendo. Poco dopo,
annoiato a morte aprì il cesto delle prelibatezze e ne estrasse
un appetitoso snack.
-Ne vuoi, papà?- Chiese a bassa voce
Il padre fece cenno di no con il capo. Bill si rimise a sedere davanti
alla canna, tutto era immobile. Il ragazzo ormai spazzolato l'intero
pacchetto di dolciumi si stava annoiando, non potendo parlare pensò
di estrarre il suo cellulare per ascoltare un po' di musica. Il padre
con scatto rabbioso glielo strappò dalle mani sentenziando:
-Sbaglio o ti avevo detto ieri di lasciare a casa il cellulare, non
lo sporto soprattutto qui in mezzo alla natura, mi irrita- e senza aspettare
le spiegazioni del figlio prese l'apparecchio e lo lanciò nel
lago con rabbia.
-Ma papà, era spento e lo volevo usare solo come lettore musicale-
fece Bill guardando il suo palmare affondare- avevo tutte le mie cose,
le foto della gita in Baviera, del compleanno, i numeri dei miei amici.
Il padre non provò nulla fece solo laconico:
-Te lo avevo detto.
Bill non accennò nessun'altra spiegazione, solo quel gesto gli
era penetrato nello stomaco come un pugno, perché suo padre lo
trattava con tanto disprezzo? Cercò di riprendersi e si risedette
contemplando la canna da pesca e il galleggiante immobile. Nessun pesce
stava abboccando. Un'ora era passata, silenziosa e lenta, Bill si era
addormentato annoiato mortalmente.
Quando il padre si alzò di scatto e cominciò a tirare
sul suo mulinello, Bill si riprese dal suo pisolino, si alzò
e fremendo cominciò a guardare la lotta del padre con il pesce.
-Bill- gli ordinò con tono imperioso il padre- tieniti pronto,
è grosso!
Bill eseguì l'ordine in un lampo e si preparò. Il padre
tirò con il mulinello il pesce, lentamente ma con perizia per
non lasciarsi sfuggire la preda. Quando fu pronto, sollevò dall'acqua
il pesce che si dimenava in una lotta per la sopravvivenza. Bill si
avvicinò afferrò il pesce stretto, stretto, il padre aprì
la bocca della preda gli staccò l'amo dal palato pronto per prenderlo
e infilarlo nel secchio con l'acqua per tenerlo il più fresco
possibile. Il pesce si dimenava come un matto e a Bill sgusciò
dalle mani, tentò di afferralo, palleggiando come un giocoliere.
Ma il pesce cadde al suolo e in un istante, con uno sforzo estremo,
l'animale si gettò nel lago sfuggendo così a una morte
certa. Bill rimase impietrito, tutto si era svolto in pochi secondi.
La scena era stata alquanto comica soprattutto per quanto riguarda il
ragazzo che si dimenava per tener fermo il pesce.
-Oddio- fece cercando di riprendersi- credevo lo avessi preso tu papà-
concluse con tono divertito- hai visto che buffo, una scena degna di
Stanlio e Olio, hai visto come ho palleggiato?
Ma il padre ancora interdetto per il gesto maldestro del figlio gli
appioppò uno schiaffo:
-Dovevi restare a casa se volevi pigliarmi per i fondelli.
Bill con cinque dita stampate sulle guance bianche lo guardò
impietrito, senza poter pronunciare nessuna spiegazione, nessuna frase
di scuse. Solo quegli occhi nocciola fieri e vispi ora velati di lacrime
guardavano nel profondo il padre che con sguardo arcigno lo fissava.
Il ragazzo era muto con un nodo in gola che lo soffocava pian piano
gli occhi fieri si abbassarono e la tristezza ebbe sfogo in una piccola
lacrima che subito Bill si asciugò per risfoderare un sorriso
e incalzare:
-Non ti è venuta fame papà?
Quelle parole non ebbero risposta e si persero nel vuoto, il signor
Kaulitz aprì la scatolina delle esce, prese un verme e con rabbia
lo infilzò, poi getto l'amo con un colpo rapido e deciso, quasi
una frustata che sibilò nel silenzio del lago. Bill in un angolo
si era fatto piccolo e silenzioso, armeggiava con il pic-nic sperando
di farsi perdonare per la sua goffaggine.
Poco dopo tutto era pronto, il ragazzo aveva adagiato un plaid a scacchi
blu e rosso, aveva riposto le vettovaglie con ordine, i piatti di plastica
rossi si intonavano perfettamente con la tovaglia.
-Papà vieni il pranzo è pronto- fece il ragazzo con tono
gioviale.
Il padre lentamente lasciò la sua postazione e prese posto di
fronte a Bill che prontamente illustrò al padre il menu:
-Allora abbiamo fatto una insalata di patate con i fagiolini per dare
sapore abbiamo messo del prezzemolo, se vuoi puoi mangiarci anche dei
fagioli bianchi o del tonno. In questa ciotola ci sono i gamberetti
in salsa rosa come antipasto. Se vuoi invece qui c'è dell'insalata
mista che puoi accompagnare con il tonno sempre oppure del petto di
pollo. Sai Tom ed io abbiamo cucinato tutto il pomeriggio con la supervisione
di
Il ragazzo si trattenne, voleva dire mamma, ma sapeva che ciò
avrebbe innervosito ulteriormente il signor Kaulitz e quindi porse semplicemente
la ciotola per mostrare il contenuto. Il padre si servì di quasi
tutte le pietanze e le gradì molto, erano state cucinate perfettamente
e la presentazione era ottima nonostante avessero viaggiato parecchio.
-Tiene tremendamente bene la borsa frigo- fece fiero Bill- è
tutto buonissimo non è vero? Guarda se vuoi abbiamo anche l'olio,
aceto e sale, guarda un set da pic-nic completo. Bella vero la boccia
porta vettovaglie? Ma l'ha suggerita Gustav che adora le gite all'aria
aperta, un esperto di campeggio, treking e affini.
-Chi è Gustav?
-Il batterista, papà- spiegò il ragazzo.
-Il capellone biondo?- domandò con tono dispregiativo
-No, quello più normale di noi quattro- incalzò Bill
-Il ragazzetto robusto con i capelli corti che è sempre taciturno?-
chiedendo conferma.
-Esatto, il nostro timidone, burlone. E' simpaticissimo e divertente
ma solo con chi conosce bene. Ci fa sempre sbellicare con imitazioni,
scenette, scherzi divertenti, vado molto d'accordo con lui perché
riesce a sopportare le mie chiacchiere fiume, i miei soliloqui e le
mie paranoie.
Il padre non chiese ulteriori spiegazioni e il pranzo si svolse piacevolmente,
il dolce poi ebbe successo e finalmente il padre riuscì a fare
un complimento a ragazzo che ne fu rallegrato.
-Papà ho fatto alcuni thermos con ogni tipo di bevanda, puoi
scegliere tra: caffè nero, caffè d'orzo e tè.
-Caffè nero, grazie.
-Ma non finisce qui, puoi avere, panna liquida o latte per macchiarlo.
-Un espresso, corto, macchiato caldo, con tanta schiuma- fece il padre
con un lieve sorriso.
-Eh, adesso non esagerare- fece ridendo Bill- oh dimenticavo, la panna
montata al caramello!
-Ma che schifezza è Bill!- lo redarguì con tono bonario
e incuriosito il padre.
-Solo io potevo scovare una porcheria simile- disse con il petto tronfio
il ragazzo- l'altro giorno mi hanno inviato al supermercato per comprare
le uova e sono tornato dopo un'ora e mezza con un sacco di schifezze.
Lauren mi ha sgridato e Gustav mi ha mandato letteralmente a fare in
bip. Stavano cucinando il tiramisù e avevano bisogno urgentemente
di uova, ma io non arrivavo, così le hanno chieste alla signora
Schneider, la vicina. In compenso sono arrivato con tre bombole di panna
spray aromatizzate: caramello, cioccolato e classica.
Il padre non disse nulla ma si immaginò la scena e porgendo la
tazza disse con serenità:
-Assaggio la tua panna al caramello sul caffè, vediamo.
Bill con un sorriso largo versò il caffè fumante al padre
e a sé:
-Non l'ho ancora provato con il caffè - confessò- ma con
la torta e il gelato è buonissima. Poi fece seguire le sue parole
con una dose abbondante di panna.
Il padre scettico portò alle labbra il caffè, vi soffiò
sopra, guardò la panna sciogliersi un po' poi assaggiò.
-Uhm, un po' troppo dolce ma non è male, a me piace molto il
caramello.
-Anch'io- urlò fiero Bill- adoro il caramello in tutte le sue
forme, anche il liquore, che bello abbiamo un punto in comune, che gioia.
Il padre non replicò, ma non sembrava dispiaciuto per quella
semplice somiglianza.
Poi il signor Kaulitz si alzò e si diresse verso le canne da
pesca, dopo pochi minuti, tirò su un bel pesce, questa volta
Bill rimase in disparte, la preda era di medie proporzioni. Dalla parte
di Bill invece nessun movimento.
-Certo che sono proprio sfortunato, il mio vermetto non attira nessun
pesce, dici che se ci spruzzo su un po' di panna spray avrò più
successo?
Il signor Kaulitz sorrise al figlio con dolcezza e a Bill si riscaldò
immensamente il cuore. Il mal rovescio ricevuto era dimenticato.
-Se non ti dispiace mi metto a ripassare le canzoni e i testi?- chiese
timidamente- è da un mese e mezzo che non canto alcune di esse.
-Basta che non canti ad alta voce.
-Oh, non no, ripasso i testi solo per la memoria, sarò silenziosissimo,
poi mi interroghi?
-Non credo proprio.
-Uffi, se arrivo impreparato dirò alla maestra che il mio papà
non ha voluto aiutarmi.
-Va, bene diglielo pure- scherzò il padre.
Bill tirò fuori una dispensa e cominciò a ripetere le
canzoni con una matita in mano facendo tamburellarla ogni tanto sul
foglio, o segnandosi gli errori e le parole sbagliate. Quando ad un
certo punto anche il suo galleggiante diede segni di vita.
-Oh, ha abboccato- disse incredulo il ragazzo lasciando cadere la dispensa
accanto allo zaino e afferrando prontamente la sua canna da pesca.
-Oddio come devo fare?- fece in panico il ragazzo rivolgendosi al padre
che con calma olimpica lo guardava.
- Tira lentamente sulla canna e intanto riavvolgi con il mulinello.
Il ragazzo lievemente impacciato cercava di fare del suo meglio, il
pesce però era forte e robusto e non intendeva farsi pescare,
Bill tirava, ma faceva fatica a riavvolgere il mulinello e come quella
mattina ciò che ottenne furono solo i rimbrotti del padre
-Tira su quel cavolo di mulinello, Bill, non mi sembra un concetto troppo
difficile, hai pollici opponibili?
-Sì, ma tira.- insistette Bill.
-Bill, insomma è un pesce non una balena sei proprio un incapace-
e con uno scatto di rabbia mal controllata, diede uno spintone al ragazzo
colpendolo sul viso.
Bill perse l'equilibrio inciampando nel suo zaino e cadendo mise male
la mano a terra slogandosi lievemente il polso. Ancora stupito per lo
spintone ricevuto dal padre con una guancia rossa e una mano dolorante
osservò le mosse del genitore che in poche mosse tirò
su il pesce.
Il ragazzo si rialzò, porse il secchio con l'altro pesce e con
un filo di voce cercando di farsi perdonare l'ennesima disattenzione
disse:
-Bel pesciotto ha abboccato finalmente- fece il ragazzo con tono malinconico.
Il signor Kaulitz non degnò neanche di uno sguardo il figlio,
buttò il pesce nel secchio e tornò a sedersi al suo posto.
Bill con calma aprì la scatoletta, prese un secondo vermetto
e con tristezza lo infilzò sull'amo, lanciò la sua esca
lontano con un sibilo che ruppe il silenzio del lago per un istante
poi con un dolore sempre più crescente si risedette sul suo seggiolino.
Poco dopo si avviò verso la macchina, aprì la borsa frigo
e prese uno dei cubi refrigeranti. Purtroppo ormai era quasi caldo ma
per un po' ebbe un'azione benefica sul polso dolorante. Il ragazzo non
capiva se il dolore che provava proveniva dal gonfiore al polso o dal
fatto che il padre era stato così manesco.
Il pomeriggio di pesca terminò con altri due pesci portati a
casa dal signor Kaulitz, mentre il secondo verme di Bill non portò
nulla. Quando l'aria si fece più fresca e il cielo cominciava
a rosseggiare i due pescatori raccolsero le loro cose, Bill aveva sempre
più male al polso, ma non osava dire nulla, con sforzo, raccolse
le sue cose, aiutò il padre a sistemare tutto nel porta bagagli
e poi si sedette al suo posto senza pronunciare una parola. Erano ormai
due ore che nessuno proferiva verbo e il viaggio del rientro fu veloce
e senza intoppi, mentre la casa brulicava di gente in fermento per organizzare
la cena di compleanno di nonno Kaulitz.
-Siamo tornati- annunciò il signor Kaulitz entrando.
-Oh finalmente- fece il nonno seduto sul divano con accanto Tom che
non si mosse dalla sua postazione.
Bill fece a sua volta capolino dalla porta trasportando la borsa frigo.
Dalla cucina uscì una testolina sconosciuta, era una ragazzina
minuta, bionda e con piccole lentiggini che conferivano a quel viso
una singolarità estrema, due occhi azzurri limpidissimi facevano
trasparire una furbizia e un carattere fuori dal comune.
-Allora siete arrivati finalmente, vi pensavamo affogati nel lago- fece
sorridendo e accogliendo il signor Kaulitz con molta familiarità.
-Ciao Lotti- fece con un sorriso caldo e largo il signor Kaulitz- vieni
qui, guarda che bei pesci- mostrando il secchio con le prede.
Poco dopo una seconda testa bionda fece capolino dalla porta della cucina
era la signora Jemann.
-Meno male, qui ci sono delle persone affamate che ho fatto fatica a
contenere- poi rivolgendosi a Bill disse- facciamo le presentazioni?
-Oh, sì- fece lievemente imbarazzato Bill- io sono Bill, piacere
signora Jemann- poi rivolto alla ragazzina allungò la mano destra
e disse- tu devi essere Lotti, sono felice di conoscerti, ho sempre
voluto una sorellina minore.
-Ma io non sono tua sorella e mai lo sarò- fece acidamente la
ragazzina senza ricambiare la cortesia del ragazzo.
Bill rimase con la mano a mezz'aria, ma il suo sorriso non si spense
e incalzò:
-Simpatica, mi sembra giusto ne hai già uno di fratello maggiore
e io so come ci si sente ad avere un fratello maggiore, vero Tom?
Il gemello non rispose rimase nella sua posizione di spalmo totale con
il divano in pelle come mummificato.
Bill si sentì totalmente solo come circondato da estranei, non
capiva se era solo una sua sensazione o se il gelo che sentiva intorno
a lui era reale.
-Tom, mi aiuti a scaricare dalla macchina il resto delle cose?- chiese
timidamente il ragazzo.
-Arrangiati- rispose acidamente il gemello.
-Grazie- fece laconico Bill posando la borsa frigo.
-Lotti, tesoro- fece il padre- aiuti tu Bill, io vado a lavarmi intanto
così possiamo metterci a tavola.
-Finalmente- bofonchiò il nonno dal divano seduto accanto a Tom
-Uffi, non ho voglia- protestò la ragazzina.
-Su, dai- la incitò la madre.
-Quello lì puzza- fece rivolto a Bill
-Mai quanto dopo un concerto- disse acidamente Tom
-Ha parlato il chitarrista che profuma di fogna dopo una performance.
-Ragazzi- li rimproverò dolcemente la signora Jemann.
-Oh, scusi signora- spiegò Bill- che brutta figura, ma vedrà
noi ci scambiamo sempre simili complimenti
-Oh, immagino, come tutti i fratelli- fece gentilmente la signora Jemann.
Bill le sorrise teneramente, la sua prima impressione era ottima, sentiva
che forse sarebbe stata una vice mamma a cui affezionarsi.
Bill seguito da Lotti uscì, insieme scaricarono la macchina.
Lotti prese lo zaino di Bill, il ragazzo le canne da pesca e la cassetta
delle esche. Quando furono in casa la ragazzina mollò lo zaino
del ragazzo quasi sulla soglia senza nessun riguardo, mentre Bill si
avviò verso il seminterrato per riporre il materiale da pesca.
Quando tornò dalla cantina trovò ad attenderlo un'altra
testa bionda Bill sorrise gentile e presentando la mano disse:
-Tu, devi essere Angus, piacere Bill.
-So chi sei- fece il ragazzo senza porgere la mano- purtroppo le tue
canzoni ci rompono abbastanza i timpani e la tua faccia ci ha stufato.
-Grazie- rispose con un filo di voce Bill, poi rivolse lo sguardo a
Tom cercando un po' di sostegno, ma il fratello giaceva ipnotizzato
davanti al televisore. Sentendosi solo e inutile Bill si avviò
in cucina.
-Posso aiutarla signora- domandò con premura il ragazzo, ma quello
che ottenne fu una risposta un po' secca:
-No, scusa esci dalla cucina con quelle scarpe.
Bill si guardò i piedi e disse:
-Oddio sono mortificato, ha pienamente ragione, scusi, scusi- fece Bill
contrito, ma nello stesso tempo un velo di tristezza gli annebbiò
lo sguardo e comprese che la serata sarebbe stata molto lunga.
Bill si avviò nella sua cameretta si tolse gli stivali di gomma
e scalzo si avviò per prendere lo zaino con le scarpe di riserva,
se le infilò, quando dal bagno uscì il signor Kaulitz
e con tono perentorio disse:
-Muoviti Bill, il bagno è libero, lavati in fretta.
Lotti con un sorriso lievemente malizioso disse:
-Oh se si deve lavare la diva faremo notte.
-Già se poi deve mettersi la criniera e farsi la manicure ci
vorrà un'eternità- continuò ironicamente Angus.
Bill non rispose nulla quelle parole però gli entrarono come
frustrate nel profondo, finse indifferenza e disse:
-No, sarò rapido non devo fare un concerto.
-Certo se no staremmo freschi- mugugnò dal divano Tom.
-Ah, ah, ha parlato il gemello rap che ci sta un'eternità in
bagno.
-Mai quanto te.
-Bill- uscì dalla camera da letto il signor Kaulitz - ancora
non sei entrato in bagno?
-Sì, sì- fece Bill- sarò rapido!
Il ragazzo senza pensare a prendere l'occorrente per cambiarsi e lavarsi
entrò in bagno, dopo qualche minuto la sua testolina fece capolino.
-Tom scusa, mi prenderesti lo zaino?
-Arrangiati- ululò Tom
-Dai, per favore mi sono spogliato e mi sono accorto di non avere nulla
qui con me.
-Se sei idiota non è colpa mia- ribatté scocciato
-Il papà mi ha fatto fretta- spiegò il ragazzo
-E allora?- chiese indifferente Tom.
Bill ricacciò la testa in bagno, ci si chiuse dentro e dopo essersi
lavato uscì con l'asciugamano avvolto in vita, era molto piccolo
e stretto e a fatica lo copriva. Fece il tragitto dal bagno alla loro
cameretta con tutti gli occhi puntati su di lui.
-Che schifo- urlò maligna Lotti.
-Già, avrei preferito fare a meno di vedere Bill Kaulitz nudo-
fece Angus con una smorfia di disprezzo scandendo il nome in modo crudelmente
calcolato.
-Bill- urlò il nonno- che vergogna.
-Sì, Bill che maleducato, sono disarmato dalla tua sfrontatezza-
lo redarguì il padre.
Il ragazzo sentì quei commenti e sospirò rattristato poi
fece capolino ancora una volta dalla porta e disse rivolto a Tom.
-Non hai portato dentro il mio borsone?
-No, perché avrei dovuto, le mani le hai anche tu.
-Uffi, ma io sono uscito tutto il giorno a pesca e siccome ero in ritardo
non l'ho scaricato.
-Non sono tua madre.- disse nervoso Tom
-Tom- fece cercando di recuperare la calma il ragazzo- per favore, potresti
gentilmente andarmi a prendere in macchina il borsone?
-No, non sono la tua serva. Vacci, tu, mettiti i vestiti di prima e
muovi il culo.
-Tom, per favore- intervenne il padre- facci questo favore o mangeremo
a mezzanotte per colpa di quel cretino di tuo fratello, oggi non ne
posso più, non lo sopporto più- fece il signor Kaulitz
rivolto al figlio.
Bill ricacciò la testa in camera con la morte nel cuore, il polso
gli doleva, la guancia gli bruciava forte e quelle parole gli penetrarono
nel profondo.
Tom lasciò con calma la sua posizione sul divano prese le chiavi
dalla tasca della felpa e si avviò alla macchina. Poco tempo
dopo rientrò con una sacca di pelle nera con delle borchie. Aprì
la porta della camera e si sentì un tonfo forte, la borsa era
stata lanciata con scarso riguardo per il suo contenuto. Una parolaccia
risuonò nella camera. Dopo solo pochi minuti Bill uscì
vestito di tutto punto.
-Come cavolo ti sei vestito- tuonò il nonno.
-Non vorrai venire a tavola agghindato a quel modo- confermò
il signor Kaulitz.
-Ma quello si veste sempre in quel modo ridicolo- sottolineò
con fare acido Angus.
Bill non sapeva più che fare, sicuro lasciò la sua camera
pronto ad affrontare la cena.
-No, non hai capito, tu a questa tavola non ti siedi vestito così-
fece categorico il nonno.
Bill totalmente in confusione ritornò sui suoi passi e sparì
in camera.
-E' pronto, si sentì la signora Jemann annunciare.
Tutti si misero a tavola, dopo qualche istante Bill riuscì fuori,
aveva cambiato t-shirt, ma il suo guardaroba comprendeva solo due magliette
entrambe sgargianti con teschi.
-No, allora sei totalmente scemo, fece con estrema crudeltà il
nonno- quelle magliette mi danno il volta stomaco.
-Ma nonno- fece timidamente Bill- non ho altro.
-Non mi importa così a tavola non ti voglio- fece perentorio.
Bill per la seconda volta tornò sui suoi passi, rientrò
in camera, si rimise il pile che aveva portato tutto il giorno e si
avviò a tavola dove la signora Jemann stava ormai servendo la
zuppa di cavolfiori con i crostini e il coriandolo. Si avviò
verso la tavola e stava prendendo il solito posto a destra del padre
quando fu bloccato.
-Bill, tu ti siedi accanto al nonno, qui c'è Rose- fece seccato
il signor Kaulitz.
-Ah, sì, capisco, bene- fece il ragazzo ormai rassegnato ai rimproveri
di tutti.
-Che puzza- fece Lotti quando sentì Bill passarle accanto.
-Ho rimesso la felpa di oggi- fece contrito il ragazzo.
-Puzzi di pesce- rincarò Angus.
-E poi che profumo hai su?- terminò il nonno quando Bill prese
posto accanto a lui.
-E' un'acqua di colonia molto pregiata francese- fece il ragazzo ormai
senza più reagire alle provocazioni.
-No, le robe francesi sai che non le sopporto- fece il nonno.
-Oh, coraggio, mettiamoci a tavola e mangiamo con allegria- cercò
recuperare la signora Rose.
-Sì, buon appetito- fece Tom prendendo il cucchiaio e affondandolo
nella zuppa.
Bill prese posto e con lentezza si sforzò di mangiare la zuppa
nonostante odiasse i cavolfiori e non amasse particolarmente il coriandolo.
Ma con una buona dose di pane mandò giù tutto anche perché
non voleva creare ulteriori dissapori esternando il suo odio per quel
genere di verdura.
La signora Rose quando finì si alzò pronta per preparare
la seconda portata:
-Lotti aiutami, raccogli le fondine, per favore.
La ragazzina sbuffò e fu riluttante ad obbedire.
-Faccio io signora- disse Bill prontamente, pronto a rendersi utile
per cercare di far dimenticare tutte quelle frasi acide su di lui.
-Grazie- fece la signora Jemann
Quando furono soli in cucina Bill timidamente disse:
-Mi scuso, per prima, non dovevo entrare in cucina con quegli stivali
sporchi.
-No, non preoccuparti, scusami se ho alzato la voce.
-Oh, no, no, aveva ragione.
La signora Jemann stava trafficando con il secondo, in quella cucina
era perfettamente a suo agio e si muoveva benissimo, si capiva che le
era molto familiare.
-Lei è pediatra vero?- chiese timidamente Bill.
-Sì, perché?
-Le posso chiedere una cosa?
-Sì certo- rispose gentilmente.
-Questo pomeriggio sono caduto e ho sbattuto la mano, è un po'
gonfia e mi fa un po' male, potrebbe guardarmela?
La signora Jemann lasciò subito il vassoio dell'arrosto e si
avvicinò premurosamente al ragazzo che gli porgeva la mano.
-Uh, è gonfia in effetti, ci hai messo del ghiaccio?
-No, ho messo quei cubi della borsa frigo, ma ormai erano quasi caldi.
-Ti faccio male se ti tocco?
-Sì un po'
-Non sembrerebbe rotto, forse solo una slogatura, dopo ci mettiamo la
pomata e vediamo.
-Grazie.
La signora accarezzò la guancia pallida di Bill e gli sorrise
con estrema gentilezza. Il ragazzo rispose con un sorriso altrettanto
dolce e con un filo di voce disse:
-Sono contento, lei è molto gentile, posso chiederle un favore.
-Certo.
-Ci sono i cavoletti di Bruxelles?
-Sì, so che i broccoli non ti piacciono.
-Vero, ma non amo neanche il cavolfiore e quelli di Bruxelles meno ancora.
-Oh, povero quindi la zuppa?
-No, non si preoccupi, le chiedo solo per favore di non darmene sul
piatto o il nonno mi obbliga a mangiarli.
-Sì, certo, ti darò più fette di arrosto allora.
-Grazie mille.
-E tuo fratello?
-Anche lui non ama i cavoletti.
-Va bene allora ai gemelli niente verdura.
-Grazie- sorrise compiaciuto Bill, finalmente trovava una alleata pronta
ad accudirlo e proteggerlo.
Quando Bill e la signora Jemann entrarono in sala da pranzo con il
secondo e i contorni Lotti urlò:
-Mami, mami ti prego, le mie amiche mi hanno mandato un messaggio che
questa sera fanno una cosa breve breve, posso vederla?
-Sì, mami possiamo? anche Emy mi ha detto se posso guardarla-
incalzò Angus.
-Ma che cos'è?- chiese curiosa la madre dei due ragazzi.
-Un siparietto comico di pochi minuti.
-Va bene, fra quanto?
-Fra pochi minuti.
Bill e Tom si guardarono incuriositi e ignari di tutto chiesero:
-Su che canale?- chiese Tom
-Su viva tv.- risposero all'unisono Lotti e Angus
Tom si sforzò di inquadrare quale potesse mai essere la trasmissione
imperdibile, poi ebbe un'illuminazione, ma non ne fece parte a Bill.
-possiamo?- chiesero ancora Lotti e Angus insistenti.
-Va bene- concedette la mamma- se nonno Kaulitz lo permette, in fondo
è la sua cena.
-Ma, sì certo.
Lotti e Angus si alzarono da tavola e girarono la tv verso il tavolo
per poter vedere al meglio senza lasciare la cena. Accesero e si sintonizzarono
sul canale nel momento il cui il presentatore annunciò il siparietto
comico dopo la pubblicità.
Quando anche Bill comprese gli si gelò per qualche istante il
sangue, si credeva ormai piombato nelle fiamme dell'inferno, neanche
a scuola si era sentito così inadeguato e imbarazzato. Poi si
voltò verso Tom cercando conforto, sperando che lo aiutasse a
fermare la visione di quello che sarebbe apparso allo schermo ma il
suo sguardo di supplica cadde nel vuoto.
Alla tv apparvero le prime immagini dei Tokio Motel, il nonno e il signor
Kaulitz improvvisamente si bloccarono come impietriti davanti alle immagini
che scorrevano alla tv, lasciarono cadere la forchetta e il coltello.
Subito dopo la sigla del siparietto comico il nonno chiese:
-Ma sei tu?- rivolto al ragazzo che gli sedeva accanto.
-No, nonno è una donna che mi imita.- fece con un filo di voce.
La visione della scenetta si svolse in religioso silenzio e alla scena
finale Angus e Lotti risero sadicamente.
-Che schifo- fece il signor Kaulitz senza ritegno.
-Sono inorridito, Bill non ti vergogni, che schifo è quella cosa.
Bill era pallido, bianco come un cencio, il sangue si era gelato nelle
vene, un brivido freddo gli percorse la schiena, non sapeva cosa dire,
cosa fare, sotto il tavolo passò una mano sul ginocchio del fratello
che gli sedeva accanto, ma non ebbe nessuna risposta. Tom riprese a
mangiare con estrema indifferenza. Bill, solo, con tutti gli occhi puntati
su di lui accennò con un sorriso tirato e la voce rotta dall'emozione:
-Di solito fa ridere- fece con un sorriso tirato senza calcolare che
i suoi occhi nocciola si stavano riempiendo di lacrime.
-Vuoi dirmi- fece il padre con tono impietosamente crudele- che tu sei
a conoscenza di questi siparietti comici e non dici nulla?
-Che imbarazzo, ma non ti vergogni?- chiese il nonno- sei senza pudore.
-No, nonno- fece Bill cercando di non scoppiare in lacrime dopo che
quella scenetta lo aveva ferito nel profondo- di solito è divertente,
la mia preferita è quella dove faccio il duro e poi si vede che
in realtà è solo un sogno e mi risveglio con il letto
bagnato- tentò di dimostrare Bill molta auto ironia.
-Vuol dire che tu guardi la gente prenderti per i fondelli e ridi?-
chiese il padre sempre più impietrito.
-Non ci posso fare nulla- fece con un filo di voce Bill mentre sentiva
gli sguardi ironici di Angus e Lotti penetrargli nell'animo, mentre
il nonno e il signor Kaulitz lo guardavano furenti.
-Certo, ce ne sono tanti e uno più esilarante degli altri- infierì
con sadismo Lotti.
-Su internet poi gira di tutto- rincarò freddo Angus.
-Ma su Tom?- domandò il nonno- Prendono in giro anche te in questo
siparietto?- chiese il nonno rivolto all'altro nipote.
-No- fece Tom infilandosi una forchettata di arrosto esternando la sua
massima indifferenza.
-Che schifo io se fossi in te Bill mi vergognerei- disse il padre- come
farò domani a mostrare la faccia in ufficio?- lo guardò
con un' occhiata tagliente.
Bill totalmente smarrito di fronte a quella frase non sapeva che rispondere,
l'indifferenza di Tom poi lo lasciava totalmente svuotato.
Con sguardo basso e la morte nel cuore Bill non poté far altro
che dire:
-Scu scu scusa- balbettò Bill.
-Ma caro- lo sollecitò la signora Jemann- non dire così,
in fondo era solo una satira, vuol dire che tuo figlio è famoso,
dai guarda cosa fanno con i politici, o gli attori e le attrici famose,
Bill fa bene a sdrammatizzare. Comunque- fece ricolta ai suoi figli
con tono di rimprovero- se avessi saputo che volevate vedere una scemenza
del genere, non ve lo avrei mai permesso. Sono profondamente delusa
dal vostro comportamento.
-No, signora, non deve dire così- fece il nonno senza troppi
complimenti- Bill dovrebbe solo vergognarsi, se non si comportasse in
modo così eccentrico e si vestisse in modo più consono
e poi questi capelli- fece tirando una ciocca della chioma che cadeva
liscia sulle spalle facendo esclamare al ragazzo un sonoro:
-Ahi
-Si può? Tagliati questi capelli e piantala di tingerli- fece
sempre tirando la ciocca del nipote.
Bill non sapeva proprio cosa dire era senza parole si sentiva gelare
nell'animo, un groppo in gola gli bruciava, lo stomaco si era chiuso
totalmente tremante disse:
-Non cambio i capelli, né le mie giacche o le mie magliette,
né quello che dico o faccio, questo sono io. E poi veramente,
alcuni siparietti comici dei Tokio Motel sono divertenti- cercò
di sdrammatizzare al massimo nonostante stesse veramente male.
-Ma questo a che cosa si riferiva?- chiese il padre che voleva andare
a fondo.
-Al fatto che su internet è apparsa la lettera di Bill in cui
dichiarava la sua omosessualità- fece ironico Angus.
-Già il giorno dopo il suo diciottesimo compleanno è apparsa
su facebook questa lettera che è subito sparita- spiegò
Lotti che era informatissima.
-E a Mtv c'è stata la patetica spiegazione di Bill che era tutta
colpa dell'alcool che aveva bevuto, che lui quella lettera non l'aveva
mai scritta- rincarò con scetticismo Angus.
Bill guardava quei due estranei spiegare al padre e al nonno i retroscena
che avevano dato il La per quella scenetta come se quelle parole non
coinvolgessero lui o la sua vita privata.
Tom dal canto suo mise in bocca il suo ultimo boccone di arrosto e si
versò un altro cucchiaio di purè nel piatto mostrando
una fredda indifferenza.
-Coraggio, finiamo l'arrosto- incalzò la signora Rose cercando
di spostare l'attenzione da quel fatto- insomma caro, lasciamo perdere,
girano tante cattiverie e mi dispiace molto che i miei figli facciano
parte del novero delle malelingue e dei detrattori dei tuoi figli. Bill
poi è così carino e singolare che fa tanta tenerezza-
fece con un sorriso caldo e largo al ragazzo che non aveva ancora sollevato
il capo dal piatto e contemplava la sua fetta d'arrosto intatta nel
piatto.
-Lettera di dichiarazione?- chiese inorridito il nonno
-Omosessualità?- fece il padre sempre più incredulo.
-Sì- fece finalmente Tom- ma noi non abbiamo accesso a facebook
e comunque girano mille schifezze false su di noi.
-Già come il bellissimo video della tua ragazza nuda o le foto
delle vostre performance sessuali.
-Già, robacce- fece con indifferenza Tom- e comunque se provi
a proferire un solo commento o una minima frase su di lei io ti ammazzo,
sappilo.
-Cosa vuol dire quel tono Tom- fece il padre furioso.
-Nulla, solo quello che ho detto, non permetto a nessuno di parlar male
di lei, il mio fiorellino non c'entra nulla, solo perché siamo
famosi non è detto che ci piaccia sbandierare al vento la nostra
vita privata e quel siparietto dei Tokio Motel non faceva per nulla
ridere, anzi era altamente idiota.
Bill non aveva ancora rialzato lo sguardo, neanche dopo le parole che
Tom aveva pronunciato in sua difesa, gli rimbombavano ancora nella mente
solo le parole "vergogna" "schifo" "omosessualità".
Il dolore alla guancia e al polso aumentavano sempre più e lo
smarrimento anche.
-Se abbiamo finito raccogliamo i piatti, ci aspetta ancora la torta-
fece la signora Jemann sperando di chiudere quel capitolo infausto.
-Bill non ha finito- fece impietosa Lotti.
-Allora, finisci!- lo sgridò con rabbia crescente il padre.
-No, caro, non sforzarlo- fece comprensiva la signora Rose- non ha fame,
ha mangiato tanto a mezzogiorno mi ha detto prima. Dai- lo sollecitò
con dolcezza- Bill raccogli i piatti, vieni che prepariamo le candeline
sulla torta.
Il ragazzo come un automa si alzò raccolse il suo piatto, quello
del nonno e del fratello, Lotti gli porse quello di sua madre il suo
e quello del fratello, mentre la signora Jemann raccoglieva il resto.
Quando si trovarono solo in cucina la signora Rose prese i piatti dalle
mani fredde e tremanti di Bill e cercando di riscaldarlo con un sorriso
disse:
-Mi dispiace tanto, se avessi saputo, non avrei dato il permesso di
vedere quella cosa ai miei figli e mi spiace tanto che loro si stiano
comportando così, mi vergogno.
-No, non si preoccupi- disse con un filo di voce Bill, poi starnutì.
-salute- gli rispose con premura la signora Jemann
- Echi- rifece Bill.
- Oh, piccolino- le si avvicinò la signora Rose da mamma premurosa-
hai preso il raffreddore?
-Non so- fece flebilmente il ragazzo- echi.
La signora porse al ragazzo un fazzoletto di carta, Bill si soffiò
il naso probabilmente la giornata al lago non aveva giovato alla sua
salute.
-Il polso?- chiese
-Mi fa un po' male.
-Fammi vedere- la signora gli prese con dolcezza la mano e verificò.
-Si sta gonfiando, forse sarebbe meglio portarti al pronto soccorso.
-No, no, sarebbe una catastrofe, sa che bello finire la serata con i
rimbrotti di papà sulla mia disattenzione?
-Sì ma se si gonfia vuol dire che c'è qualcosa, sarebbe
meglio fare un controllo.
-Echi- fece Bill soffiandosi ancora il naso- no, al massimo domani,
ora prepariamo la torta.
La signora Rosa tirò fuori dal frigo la torta di pasticceria,
la mise su un piatto di portata, Bill intanto aveva preso da una confezione
due candeline azzurre a forma di 7 e di 8.
-Tom, il nonno e mia figlia sono andati a prendere questa torta nel
pomeriggio, a quanto pare ha scelto Lotti il gusto.
-Ottimo, io adoro la "Foresta Nera"
-Oh, non credo che sia la "Foresta Nera"- asserì la
signora Jemann.
-No?- chiese interdetto Bill- sembrerebbe proprio.
-Lotti ha parlato di una trota al cioccolato con pere aromatizzate alla
cannella.
-Ah- fece asciutto Bill mostrando un filo di nervosismo.
-Non ti piace?- chiese la signora ingenuamente.
-No, odio la cannella, lo sanno tutti.
-Ecco, mi sembrava strana la scelta di Lotti- fece scocciata la signora-
a casa mi sente.
-No, non si arrabbi, è solo una bambina, ho sempre desiderato
avere una sorellina e credo dovrò imparare presto a dargliele
tutte vinte. Mi sa che anche io sono così con Tom.
-No, no- sorrise dolcemente la signora Rose- cercherò di capire
perché fa così, di solito è molto carina e premurosa,
un po' capricciosa vero, ma non così.
-E' normale, credo alla sua età- fece Bill con tono da esperto
- l'adolescenza, la separazione dei genitori, il papà lontano...-il
ragazzo apparve pensieroso e malinconico
-Parli come un novantenne- fece ridendo divertita la signora.
-Già- rise a sua volta il ragazzo.
-Ti servirò una fetta minuscola, va bene?- fece ammiccante la
signora Rose.
-Grazie- sorrise complice Bill.
I due si avviarono poi verso la sala da pranzo. La signora Jemann aveva
abbassato le luci, mentre Bill era entrato tenendo in mano la torta
con le due candeline accese intonando, con la sua voce chiara e sicura,
un bellissimo tanti auguri.
La cena si concluse in una atmosfera distesa, tutti apprezzarono la
torta e a Bill fu servita una fetta sottilissima come promesso e ciò
lo tranquillizzò molto, dopo il caffè tutti si alzarono
da tavola e si spostarono sul divano. Bill come aveva fatto per tutta
la serata aiutò a sparecchiare.
-Dai, Bill, vai a raggiungere i ragazzi mi hai aiutato abbastanza, riposati
un po' anzi forse faresti meglio a prendere qualcosa per il raffreddore.
-Già, sarà il decimo starnuto nel giro di due minuti,
ho finito un pacchetto di fazzoletti.
Il ragazzo raggiunse suo fratello, Angus e Lotti sul divano e mentre
si sedeva Tom gli disse con una certa ironia nella voce:
-Ho scoperto che abbiamo delle amicizie in comune con Angus, sai.
-Ma dai-fece sorridendo ingenuamente Bill che sperava di entrare finalmente
in sintonia con coloro che sarebbero diventati probabilmente il suo
fratellastro e la sua sorellastra e che per ora si stavano dimostrando
più perfidi delle sorellastre di Cenerentola- chi sono?
-Niki.
-Niki?- fece Bill cercando di scavare nella sua memoria una ragazza
con quel nome.
-Sì, Nicole Libermann- fece ridendo ironicamente Tom.
-Ah- fece seccato Bill che aveva ricollegato il soprannome alla persona-
come mai la conosci?- domandò titubante Bill.
-La mia ragazza la conosce bene.
-Ah- fece asciutto Bill.
-Mi ha raccontato anche che hai perso la verginità con lei- Angus
misurò bene quelle parole e le pronunciò con un tono sarcastico
guardando negli occhi il ragazzo sperando di leggere dell'imbarazzo,
ma Bill fu superiore e rimase impassibile. Anzi, contro ogni previsione,
invece di dar spazio all'astio che provava nei confronti di quella ragazza
per come era stato trattato disse:
-Era molto dolce e carina, ero proprio cotto di lei, per quel poco che
è durata sono stato molto felice. Ci divertivamo con niente e
mi piaceva trovare tanti regali per lei, il suo sorriso mi riempiva
la giornata- con questa frase Bill dimostrò tutta la sua superiorità
e per qualche istante lasciò basiti tutti e tre i ragazzi. Soprattutto
Tom che ben sapeva il trattamento che aveva ricevuto suo fratello da
quella ragazza che lo aveva umiliato davanti a tutta la classe.
-Quando racconta la storia Niki ci fa sempre scompisciare, fa delle
ottime imitazioni tue quando raggiungi l'orgasmo che meritano, sai-
fece con sarcasmo Angus.
-Immagino, è bello poter far ridere la gente e pensare di essere
l'argomento fondamentale delle serate di alcune persone che non hanno
altro da raccontare. Serate noiose le vostre?- fece Bill a sua volta
scortese.
-Non saranno movimentate come le vostre, lo ammetto- fece Angus che
non aveva sfoderato tutte le sue armi e si preparava a scoccare un'altra
freccia delle molte al suo arco. Con un sorriso ironico di colui che
si sente superiore e pronto a colpire senza mezzi termini continuò-
ma sai, noi ci divertiamo con quattro chiacchiere tra amici in birreria
o nel salone di casa, non abbiamo bisogno di affittare un intero locale
per stare con gli amici.
-Questo è vero, diciotto anni però si compiono una sola
volta- fece scocciato Bill.
-Comunque la seconda migliore amica della mia ragazza, Frida ci ha raccontato
tante storielle edificanti e ogni tanto aggiunge simpatici particolari
che risultano spassosissimi.
-Davvero, immagino che come sempre riguardano il sottoscritto.
-Immagini correttamente e anche lei è bravissima nell'imitarti
nelle tue performance sessuali.
-Non ne avevo dubbi- fece Bill con tono annoiato di chi sa già
dove si vuole venir a parare.
-Frida racconta della vostra breve ma intensa storia d'amore, talmente
intensa che prima di baciarla ci hai messo un mese.
-Certo vista la fine gentile che avevo fatto con Nicole- disse con livore
Bill.
-Frida ci ha raccontato che dopo un mese finalmente ti sei deciso a
baciarla e poi dopo un altro mese e mezzo finalmente ti sei deciso a
fare all'amore con lei.
-Certo volevo essere romantico e gentile.
-Tanto ci pensava tuo fratello a soddisfarla da quel punto di vista.
Frida ci racconta di quanto eri patetico che non ti accorgevi di nulla,
anzi a volte lei ti chiedeva di infilarti i vestiti di Tom e tu come
cagnolino ti abbassavi a tutto pur di stare con lei.
Bill a quelle parole era rimasto gelato, in quegli anni non aveva saputo
nulla e Tom si era ben guardato dal dirglielo. Non che avesse importanza
poiché ormai Frida lo lasciava del tutto indifferente, ma il
tradimento del fratello quello era senza dubbio un colpo duro da incassare.
Con uno scatto di rabbia mista a profonda tristezza Bill si alzò
dal divano guardò in faccia il fratello:
-Tom è vero?- chiese con sguardo tagliente il ragazzo al limite
della sopportazione.
-Sì- fece con gelo Tom.
-Bene, grazie concludo la giornata benissimo- il ragazzo girò
i tacchi e si allontanò per dar sfogo alla sua rabbia e al dolore
che provava. Si chiuse in bagno e guardandosi allo specchio si mise
a piangere:
-Quanto sei idiota Bill- Si disse il ragazzo, poi si sedette ai bordi
della vasca e prendendosi il viso tra le mani continuò a piangere,
quella giornata proprio non voleva mettersi al meglio. Non capiva se
una congiuntura astrale si era scatenata contro di lui, se stava solo
dormendo e tutto quello era solo un incubo o se quello che viveva era
la realtà. La sua mente ripercorse il tempo e rivide i momenti
trascorsi con le due ragazze, ripensò anche allo strano comportamento
di Tom nei suoi confronti, alle risate grasse che i compagni di classe
si facevano ogni volta che entrava in aula o alle numerose risate che
si facevano gli amici in paese quando lo incrociavano in compagnia di
Frida, probabilmente erano tutti a conoscenza della storia parallela
della ragazza e lui ne era lo zimbello.
-Bill per favore esci dal bagno- disse una vocina ironica dopo pochi
minuti- devo fare la pipì, stai forse piangendo come una fontana?
-Lotti smettila di dire sciocchezze- rimbrottò la signora Rose
avvicinandosi alla porta del bagno e cercando di comprendere i rumori
che provenivano. Dal bagno si udì un rubinetto aperto, il ragazzo
con uno sforzo recuperò la sicurezza nella voce e disse:
-Un attimo, ho quasi finito, stavo cercando qualcosa per il raffreddore.
-Se apri, ci guardiamo insieme- fece premurosa le signora.
-No, mamma, mi scappa!- fece gelosa la ragazzina.
-Lotti piantala non sei una bambina trattienila ancora per qualche minuto.
-Uffi- disse allontanandosi imbronciata.
Bill fece ruotare la chiave nella serratura e aprì, aveva gli
occhi rossi e il naso irritato, la signora si avvicinò al mobiletto
aprì il secondo cassetto come una persona che conosce bene la
casa e ne trasse una medicina.
-Guarda, prendi questo, ti farà bene, è l'ideale per il
raffreddore colante come il tuo.
Bill prese il tubo di pastiglie che le porgeva la signora e con un filo
di voce disse:
-Allieva anche le pene del cuore- la frase colpì molto la signora
Jemann che lo accarezzò molto rattristata.
-E' successo ancora qualcosa di spiacevole con i miei figli?
-No, in generale non è stata una bella giornata e i suoi figli
non c'entrano nulla o meglio sono solo una minima causa della mia tristezza.
-Mi dispiace molto, hai litigato con il tuo fratellino?
-No, non si preoccupi, sono agitato, domani comincia il tour e staremo
fuori parecchio tempo, per un po' avremo dei ritmi sonno veglia da delirio
e sono scosso.
-Mi spiace.
-In più il raffreddore.
-Vedrai prendi questa ci fai un bel sonno e domani sarai in forma smagliante
pronto per affrontare una folla di ragazzine in delirio.
-Sì- disse il ragazzo accompagnando le sue parole con un sorriso
caldo.
-Forza leoncino- disse la signora spettinando la testa del ragazzo con
la dolcezza di una mamma- il nonno deve ancora aprire i regali.
Lotti aveva assistito alla scena della mamma con Bill e si sentì
rodere dalla gelosia, proprio non lo sopportava. Tutto del cantante
la irritava e avrebbe voluto picchiarlo quando gli passò accanto
senza farsi sentire da sua madre Lotti si lasciò sfuggire una
sorta di suono simile a quello che aveva fatto suo fratello poco prima
simulando l'estasi del ragazzo con la sua fidanzata e sorridendo maligna
disse:
-Dovrai far alzare tutti gli stipiti delle porte, cervo a primavera-
lo canzonò Lotti chiudendosi in bagno.
Bill rimase indifferente alle provocazioni, si diresse in cucina dove
in un bicchiere fece scogliere la medicina effervescente, le bollicine
gli solleticarono il palato e partì con una serie di starnuti.
-Hai il raffreddore?- fece con tono sarcastico e nessun calore il padre
del ragazzo- sei talmente rammollito che ti basta una giornata di pesca
per metterti fuori combattimento?
Bill ormai immune a tutte le frasi cattive che gli venivano indirizzate
si soffiò il naso e raggiunse in silenzio il resto della famiglia
riunita intorno alla poltrona del nonno.
-Allora- esordì Lotti- nonno Kaulitz questo è il mio regalo!
Il nonno diede un bacio alla ragazzina che da tanto allietava le sue
domeniche pomeriggio. Scartò con rapidità il regalo e
lo accolse con entusiasmo.
-Un libro di quiz sudoku e una buffissima matita con piume e sonagli.
-La matita l'ho decorata io a scuola, nell'ora di arte applicata.
-Buffissima- il nonno fece seguire il suo commento al movimento della
mano e la matita suonò allegramente.
-Uh- fece Bill- mi sa che abbiamo avuto un'idea simile.
-Anche tu hai fatto una matita rosa con paillettes e piume?- chiese
il nonno scuro in volto.
-No, lui l'ha fatta con borchie e teschi- disse ironico Angus.
-Tieni nonno questo è il regalo serio da parte della famiglia
Jemann- fece la signora Rose porgendo un pacco enorme.
-Grazie- fece il signore ricevendo il regalo.-Poi lo aprì ed
esclamò- bellissimo una caffettiera espresso con cialde.
-Sappiamo che ama andare in Italia e bere il caffè, ora potrà
assaporare un po' d'Italia tutto l'anno.
-Bellissimo, domani Angus mi aiuterai a sistemarla in cucina e mi aiuterai
con le istruzioni non è vero? Ti aspetto dopo la scuola?
-Grazie nonno Kaulitz verrò a pranzo volentieri.
-Sapete Angus è all'ultimo hanno della scuola superiore ed è
il primo della sua scuola. Andrà sicuramente all'università
non come due di mia conoscenza che non hanno finito neanche la scuola.
-Sì, nonno l'abbiamo finita e stiamo studiando privatamente.
-Ovvero pagate per ottenere il diploma?- fece tra i denti Angus.
Bill non ribatté, non ne valeva la pena e Tom sembrava indifferente
a tutte le frasi che venivano proferite contro di lui o suo fratello.
-Ecco, papà questo è il mio regalo- tagliò corto
il signor Kaulitz, che mal digeriva la carriera dei figli e il loro
crescente successo.
Il nonno aprì il regalo e ne estrasse uno stupendo portafogli
nero in pelle molto elegante e raffinato.
-Ne avevo proprio bisogno, il mio ormai cade a pezzi, grazie figliolo.
Fu la volta di Bill che fiero porse il suo pacchettino. Il nonno lo
fece passare scettico, la dimensione era simile a quella del portafogli,
poi ripensò al regalo della ragazzina e si immaginò che
ci fosse una penna, magari con la faccia dei nipotini e mentre scrivi
si illumina cantando un motivetto famoso, magari Schrei che tanto irritava
il nonno. Il pacchetto però era troppo grosso per contenere una
penna e quindi lo scartò senza troppo avere idea del contenuto.
Si ritrovò di fronte ad una specie di scatola nera con una foto
di tutta la famiglia.
-Hai visto nonno che bella la foto, io sono in braccio a te e Tom è
sulle ginocchia della nonna. Mi ricordo che è la stessa foto
che la nonna aveva sul comodino.
-Sei sicuro che sei tu quello in braccio a me?- fece scettico l'anziano
signore.
-Sì, nonno sono io, non vedi?
-Non mi sembra da piccoli eravate così uguali.
-Sì, ma vedi la faccia da ebete non può che essere quella
di Tom- fece scherzando Bill.
-Bill- lo redarguì con astio il padre
-Scusa- proferì mortificato il ragazzo che tentava solo di ironizzare-
sono io vedi il neo vicino alla bocca era piccolo ma era così
che ci distinguevate.
Il nonno non disse nulla, quella foto gli ricordava dei bei momenti
senza dubbio, ma la perdita della moglie era una ferita ancora viva
nonostante fossero passati ben dodici anni e ciò che Bill credeva
potesse fargli piacere invece lo rattristava.
-Va, be' e questa scatola come cavolo si apre.
-Non è una scatola- fece Bill un po' deluso- è un gioco
elettronico dove puoi fare tutti i suddoku che vuoi.
-E' il nintendo DS?- chiese incuriosita Lotti.
-Sì.
-Non lo avevo riconosciuto- fece Angus curioso.
-Certo ho chiesto al nostro grafico se poteva personalizzarlo con quest'immagine,
bello no?
Il nonno rigirava e rigirava quell'aggeggio tra le mani e non capiva
come poter fare il suddoku.
-Vedi nonno- Bill prese il video gioco, lo accese, prese la pennina
e mostrò al nonno come fare- accendi con questo pulsante- mostrò
il ragazzo tentando di catturare l'attenzione del nonno- adesso si carica,
guarda- dallo schermo uscì la faccina di Bill e comparve la scritta
"evviva il mio nonnino".
-Che figo esclamò Lotti, come hai fatto?
-Ha rotto le palle a l'intero staff di tecnici ed esperti di informatica
che abbiamo- fece acido Tom.
-Non è vero- ribatté scocciato Bill- Gunni è gentilissimo
e me lo ha fatto con estrema gentilezza, anzi dopo che lo ha fatto a
me lo ha fatto per Gustav, Georg.
-Poveretti hanno tutti la tua brutta faccia sul nintendo ds?- fece la
ragazzina ironica.
-Lotti- esclamò la signora Rose.
Ma Bill superiore rispose gentilmente:
-No, ognuno ha la propria faccia e una frasetta simpatica.
-Comunque non lo userò mai- fece laconico nonno Kaulitz.
-Ma, no- lo sollecitò Bill sedendosi sul bracciolo della poltrona
del nonno e continuando nella sua dimostrazione- selezioni suddokku
qui e poi scegli il livello e guarda ti compare lo schema.
-No, no queste diavolerie non fanno per me.
-E' facile- insistette il ragazzo con un sorriso.
-Basta Bill, sei molesto e fastidioso, perché devi insistere
sempre, lo capisci?- con uno scatto d'ira strappo dalle mani del nipote
il gioco e con irritazione lo posò sul tavolo rischiando di spaccarlo.
-Ahi- esclamò il ragazzo a cui il nonno aveva sollecitato il
polso dolorante, mesto e tenendosi la mano lasciò il bracciolo
della poltrona si alzò e si allontanò per nascondere la
sua tristezza, si avviò in cucina, aprì il freezer e prese
i ghiaccini della borsa frigo che erano stati rimessi a congelare. Se
ne portò uno al polso, trovando immediato sollievo mentre dal
salone si sentiva
-Oh, Tom grazie la tua sciarpa è molto fine ed elegante.
Tom non aveva certo detto al nonno che era stato Bill a comprare la
sciarpa di Missoni di cashmere, stava lì a prendersi tutti gli
elogi e basta.
-Bene si è fatto tardi- annunciò la signora Rose- Lotti,
Angus raccogliete le vostre cose, andiamo.
Poco dopo fece capolino una testa dalla cucina.
-Bill, noi andiamo- era la signora Jemann che veniva a sincerasi delle
condizioni del ragazzo che non aveva fatto la sua ricomparsa in salotto-
fammi vedere- fece prendendogli la mano- non si è gonfiata ulteriormente
da prima, mi sembra.
-No- fece Bill con la voce malferma e gli occhi rossi e lucidi.
-Tu hai la febbre mi sa?- la signora Jemann prese la testa di Bill e
se la portò vicino alla fronte per sentire se il ragazzo avesse
la febbre con quel gesto che compiono tutte le mamme- Sì, confermo,
prendi una tachipirina da cento e mettiti direttamente a letto, hai
il nasino tutto rosso, sembri una fontana.
-Già sembro Rudolph la Renna di Babbo Natale.
La signora sorrise divertita, quel ragazzo proprio le piaceva.
-Non devi piangere sai, il nonno ti vuole bene e il regalo che gli hai
fatto gli piacerà, basterà che si abitui alla tecnologia.
-Sarà, ma a quanto pare non ci proverà neanche, vorrà
dire che lo userà Lotti.
-Comunque la sciarpa era molto fine ed elegante.
-Ma- fece titubante Bill.
-Si capisce benissimo che l'hai scelta tu, dubito che tuo fratello distingua
Missoni da Versace o Cavalli.
-Già- sorrise malinconico Bill, lasciando l'abbraccio della signora.
Lotti sulla soglia della cucina aveva seguito tutta la scena e proprio
non mandava giù l'idea di dover condividere l'affetto del suo
genitore con quel cretino capellone che si credeva il dio della musica.
-Mamma- disse con rabbia- ecco il cappotto andiamo, fatti pagare per
le consultazioni, se poi uno così ha bisogno ancora del pediatra.
-Lotti, basta mi sono stufata della tua lingua questa sera, un medico
ha il dovere di curare ogni paziente e poi Bill è pur sempre
a casa sua, sei tu l'ospite.
-No, signora, non si arrabbi- fece Bill cercando di placare gli animi.
-Che sta succedendo?- chiese il signor Kaulitz attirato dalla frase
di Lotti.
- Nulla papà- cercò di smorzare Bill.
-Nulla per te- fece Lotti furente- tu una mamma ce l'hai già
perché devi rubarmi la mia?
-Ma Lotti che dici?- fece la signora Jemann interdetta- ho sentito solo
la fronte del ragazzo come avrebbe fatto chiunque, tu sei la mia bambina,
dai, continuiamo questa conversazione a casa con calma a tu per tu.
-No, concludiamola qui, io non lo voglio come fratello, mi vergogno
di dire a scuola che è il mio fratellastro, hai visto come è
conciato?
-Lotti, basta- la signora Jemann appioppò uno schiaffo alla ragazzina
che corse via con una guancia rossa e si tuffò nelle braccia
del fratello che la accolse.
Bill era rimasto di sale e con il ghiaccio sul polso sentì il
cuore pulsargli forte nella mano, la scena lo aveva profondamente scosso
mentre uno sguardo feroce del padre lo squadrava da cima a fondo.
-E' sempre colpa tua- proferì con astio il signor Kaulitz lasciando
la cucina.
Subito dopo Bill si avviò a sua volta sulla soglia della casa
per salutare tutti con il magone, forse quella giornata stava volgendo
al termine e il supplizio sarebbe terminato.
-Ciao- fece Bill sulla soglia del portone timidamente rivolto ad Angus
che aveva attraversato il vialetto e stava salendo in macchina, ma non
ottenne risposta. Lotti piangeva tra le braccia della mamma che lo salutò
con la mano e un sorriso.
-Tom mi accompagni?- disse il nonno con il cappotto, la sua sciarpa
indosso.
-Sì- fece il nipote.
-Prendi la caffettiera? Ce la fai?
-Sì- fece Tom sollevando il pacco e avviandosi alla porta.
-Ti accompagno- fece sollecito Bill a sua volta prendendo a braccetto
il nonno, siamo stati così poco insieme.
-No, le tue chiacchiere mi farebbero venire il mal di testa anche se
il tragitto è breve- il nonno si scrollò il nipote dal
braccio e uscì dal cancelletto avviandosi verso la grande macchina
nera dei nipoti.
Bill sorrise, ormai non gli restava altro da fare, ogni cosa dicesse,
facesse veniva travisata, o si trasformava in offesa.
Quando fu in casa lo aspettava il padre di umore nero.
-Voglio spiegazioni Bill.
-Co cosa?- balbettò interdetto- io io non ho fatto nulla.
-Lotti urlava e si è presa uno schiaffo da sua madre, non l'ho
mai vista così.
-Io, non ho fatto nulla ti giuro- si difese spaventato Bill- Lotti ha
reagito così perché sua mamma è stata gentile con
me e lei forse era gelosa.
-Hai sentito? Anche lei si vergogna di te e del tuo aspetto, domani
come mi presento in ufficio dopo quello che ho visto in tv.
Bill guardava il padre, dei brividi di freddo gli percorrevano tutto
il corpo, due grosse lacrime gli bagnarono il viso.
-Non so cosa dire, papà, è la prima volta che in quella
satira si scende così in basso.
-Vuol dire che tu sai che esistono quei due che ti prendono per i fondelli
e ne vai fiero?
-No, papà, il più delle volte sono siparietti divertenti
che mi feriscono profondamente, ma ne ho fatto l'abitudine e con molta
auto ironia li digerisco.
-Cambiare no?
-Papà abbiamo già toccato questo argomento, io mi sento
a mio agio con i capelli neri, i jeans a vita bassa, le cinture e tutto
ciò che metto, mi spiace che a te non piacciano, ma credimi io
sono Bill, il bambino che hai cullato mille volte urlante mentre aspettava
il suo turno per la poppata. Quel bambino che per potarti un fiorellino
si è sfracellato al suolo rompendosi un dentino da latte. Quel
bimbo che recitava le poesie di Natale e cantava gioioso nel coro, quello
che alle recite guardavi orgoglioso. Sono io, guardami!- fece Bill con
insistenza.
Il padre si voltò e andò in cucina per finire di sistemare,
lasciando il figlio interdetto in un mare di lacrime.
Dopo circa mezz'ora Tom rientrò a casa, andò subito in
camera dove Bill giaceva rannicchiato su un fianco con la trapunta tirata
fin sopra la testa e singhiozzava rumorosamente. Senza nessuna domanda
prese il suo necessaire andò in bagno. Poco dopo rientrò,
si infilò la tuta che gli fungeva da pigiama e si mise a sua
volta sotto le coperte. Bill non accennava a smettere di piangere e
la presenza del fratello non aveva che fatto aumentare il pianto.
-Bill, mi hai scassato, piantala di piangere, domani devo guidare e
ci dobbiamo alzare alle sei se vogliamo essere ad Amburgo ad un orario
decente per non venir linciati da Peter.
Ma Bill prese il suo cuscino e glielo tirò con un laconico: -Fan
culo.
Tom gli ributtò il cuscino e gli disse:-Vai fuori dalle palle
rompi scatole.
Bill ricevuto il complimento e il cuscino strappò dal letto con
forza le coperte e uscì dalla stanza, si coricò sul divano
e dopo parecchie lacrime e una dose industriale di fazzoletti si addormento
febbricitante.
La mattina si svegliò presto, il polso gli pulsava e gli faceva
malissimo, il raffreddore non gli dava tregua, la casa era gelida o
era la febbre che gli dava brividi per tutto il corpo. Si avviò
in bagno dove fece la sua toilette e poi il più silenzioso possibile
cominciò a preparare la colazione, il padre si sarebbe alzato
dopo poco e sperava di congedarsi da lui con un abbraccio caldo e confortante.
Come a casa sua preparò sulla tavola da pranzo tre tovagliette,
le tazze del caffè, i piatti, il portauovo, dei tovaglioli. Apparecchiò
la tavola in modo impeccabile, poi andò in cucina e cominciò
a preparare la colazione, voleva condividere un risveglio dolce con
il padre e magari parlare con suo fratello. Accese la caffettiera americana,
mise su l'acqua per il tè, poi cercò la torta del pic-nic
che era avanzata. Non la trovò, prese dal frigo le uova e ne
mise una in un pentolino per farla soda, poi prese un padellino per
farne altre strapazzate, quando aprì la pattumiera per buttare
via i gusci con profonda tristezza constatò che la torta era
stata gettata in pattumiera con tutti gli avanzi del pic-nic. A quella
vista a Bill si strinse lo stomaco e con un sospiro di tristezza terminò
di preparare tutto. Intanto la casa silenziosa si animò lentamente,
Tom era uscito dalla stanza modalità zombie rasta ed era entrato
in bagno. Poco dopo uscì e il padre fece gli stessi gesti del
figlio uscendo dalla sua camera da letto ciondolante dal sonno penetrando
in bagno. Bill vide la scena e sorrise, Tom aveva preso da suo padre.
Poco dopo Tom vestito di tutto punto con lo zaino in spalla uscì
dalla stanza e sollecitò il fratello:
-Sei pronto?- chiese con tono secco.
-Sì, facciamo colazione e poi partiamo, cosa vuoi?
-Caffè.
-Ok, ci sono dei biscotti, la torta di compleanno del nonno ho fatto
delle uova.
-Perfetto, uova e caffè.
Bill si avviò in cucina quando tornò in sala portando
tutto per mettersi a fare colazione, il padre riemerse dal bagno.
-Papà- domandò Bill con premura- vuoi l'uovo sodo o alla
coque? C'è anche strapazzato, se vuoi metto su della pancetta
o un wrustel. Caffè nero o macchiato?
Il ragazzo non ottenne risposta, mentre Tom mangiava avidamente tutto
ciò che trovava Bill si limitava a sorseggiare lentamente del
tè. Era ancora parecchio raffreddato e faceva fatica a distinguere
i sapori, mangiò solo una fetta biscottata poi prese una bella
tachipirina forte.
Il padre uscì dalla sua stanza in tenuta da lavoro, era molto
elegante, in giacca e cravatta con un completo blu notte.
-Papà- riprovò Bill- cosa ti porto?
-Nulla non faccio colazione- fu laconico.
-Neanche un caffè?- accennò il ragazzo timidamente.
-No, come te lo devo dire? Non faccio mai colazione.
-Ma la colazione è uno dei pasti più importanti della
giornata- insistette il figlio, mal calcolando le sue parole.
-Bill, quando fai così sei molesto e vorrei prenderti a sberle.
Ne avete ancora per molto voi due?- disse freddamente- c'è chi
deve lavorare.
Bill non disse nulla si alzò, cominciò a sparecchiare
con la morte nel cuore, la freddezza nella voce e negli occhi di suo
padre non erano mutati.
Tom a sua volta raggiunse il fratello aiutandolo a sistemare.
-Muoviamoci o faremo tardi.
-Ciao Come ti chiami?
-Sinistronzo e tu?
-Gustav.
-Che nome strano hai?
-Perché Gustav invece?
-Sai, io ho un fratello e tu?
-No, sono figlio unico.
-Io invece ho un fratello gemello.
-Ma dai?
-Si chiama Destronzo.
-Che nome del cazzo.
-Lo so il mio è più bello.
-Dipende dai punti di vista.
-Sai, ieri abbiamo litigato.
-Davvero?
-Sì, e ora Destronzo non mi parla più.
-Davvero?
-Sì, l'ho combinata proprio grossa.
-Cosa ai fatto, ti sei scopato la sua calzina preferita?
-Sì.
-Che ba
-Lo so e ora non so come farmi perdonare.
-E' dura in effetti.
-Per non parlare poi della cena con i parenti collant e affini. Un incubo.
Al vecchio calzino bucato di mio nonno il regalo di Destronzo non è
piaciuto e si è preso i suoi insulti. Papà calzino poi
deve aver strapazzato Destronzo per bene e io sono stato a guardare
senza difenderlo.
-Ho capito perfettamente. La situazione è grave, hai provato
a dare un bacino a Destronzo e abbracciarlo chiedendogli scusa?
-Sì, prima ho tentato di avvicinarmi per abbracciarlo, ma lui
mi ha insultato e si è chiuso nella scarpiera. Non mi parla più.
-Guarda se vuoi vado a parlargli io.
-Lo faresti per me?
-certo!
-Eccolo è laggiù.
-Ciao Destronzo.
-Ciao.
-Sei un po' triste vero?
- Sì, un po'
- Lo so me lo ha detto tuo fratello.
-Sì
- Vedi, Sinistronzo è laggiù e vorrebbe fare pace, dai
vieni con me.
-Oh, Destronzo eccoti. Ti prego perdonami, voglio chiederti scusa.
Sono stronzo, un gemello irrimediabilmente inutile e cattivo. Un fratello
maggiore impareggiabilmente idiota. Invece di difendere il mio calzino
minore che ha diviso con me il bucato e la centrifuga, io l'ho mortificato
e deluso. Anzi sono stato cattivo e acido. Destronzo ti prego mi perdoni?
A quelle parole Bill si voltò per vedere meglio quello che stava
succedendo e il suo viso bagnato da lacrime silenziose si illuminò
di un sorriso.
Con delicatezza sfilò il calzino dalla mano di Tom se la infilò
a fatica sulla sua mano destra e disse:
-Destronzo è molto offeso- farfugliò con la voce malferma-
ma forse può darsi che potrà perdonare Sinistronzo.
-Cosa devo fare?- supplicò il fratello con il calzino come marionetta.
-Innanzi tutto devi essere carino con lui, dolce e fargli tante coccole.
-Certo.
-Poi dovrai aiutarlo con le valigie se ne avrà bisogno.
-ma, non so-fece dubbioso Tom.
-Portargli il tè e i biscotti quando li vorrà.
-Si può fare, non tutto ma vedremo- Tom accompagnò queste
parole con un bacio in fronte al fratello. Bill sul letto stretto dell'autobus
si accoccolò in un angolo, Tom gli si sdraiò accanto cingendolo
in un abbraccio.
-Sai, non ho veramente parole per chiederti scusa, sono un'idiota di
dimensioni galattiche. Ma mi dici cosa è successo a pesca? Hai
un segno strano sulla guancia vicino all'occhio e il polso che ti fa
male?
-Adesso non voglio parlare, stiamo abbracciati un po' finché
non arriviamo, poi facciamo le prove, il concerto e con calma ti racconto
tutto.
-Sì, ma il braccio?- chiese premurosamente Tom accarezzando il
fratello sulla spalla.
-Mi ha spinto e sono caduto- disse Bill con un filo di voce.
-Dopo il concerto Peter ha fissato una visita in una clinica privata
per il tuo polso- gli confermò il fratello.
-Sì, meno male perché mi sa che è rotto, nonostante
il ghiaccio, la pomata e tutto, il dolore e il gonfiore non passano.
Il mio calzino è geniale, carinissimo.
-Lo ha fatto Gustav- affermò Tom
-Davvero? Che bello, ha il ciuffo in piedi come me e gli occhi sottolineati
con la matita nera.
-Già, Gustav è fuori come un cammello, ci ha tenuto a
fare tutti i particolari.
-Ma l'idea è di Georg.
-Ti va dopo di chattare con Lauren e fargli vedere il teatrino con i
calzini?
-Sì e dopo Tillo e Billo, ci sono anche Sinistronzo e Destronzo.
-Già- sorrise Bill ormai calmo e rassicurato dal fratello.
-Bill, per quanto riguarda Frida - fece una pausa per misurare le parole-
non so che dire sono stato cattivo, non solo stavo con lei ma ridevamo
di te con gli altri nel capanno del signor Snell.
-Adesso ho capito perché ogni tanto quando facevo la comparsa
con lei mano nella mano, ridevate.
-Sì, uno stronzo di dimensioni stratosferiche.
-Sicuramente- fece freddo Bill- ma sai chissene frega di Frida.
-Scusa.
-Dimenticato, archiviato- fece Bill trovando la calma dopo tanto piangere
e pian piano con il calore che emanava il corpo di Tom il ragazzo si
addormentò in un sonno ristoratore.
-Ti prego salvaci- urlarono all'unisono Gustav e Georg allo schermo
del pc collegato con Lauren.
-Ciao sciroccati rockettari come è andato il vostro primo concerto
del nuovo tour, ma i due scemi? Se li sono mangiati le fan?
-Magari- disse Georg al limite della sopportazione.
-Il concerto bene ma- fece Gustav titubante poi Lauren dal suo schermo
di pc vide spuntare un strana marionetta.
-Ciao, sono Destronzo, come sei bella, facciamo amicizia?
-Molla fratello la pupa è mia- fece un'altra marionetta- ciao
sono Sinistronzo.
Lauren basita rimase a guardare il siparietto delle due marionette e
intuì il perché dell'urlo disperato del batterista e del
bassista.
Con una faccia quasi schifata sull'orlo di spegnere il computer per
non riaccenderlo la ragazza chiese spiegazioni.
-E' colpa mia- fece con la morte nella voce Georg- mannaggia a me ai
miei libri di psicologia, perché mi metto a leggere! Vorrei non
saperlo fare.
-Già me lo domando anche io, perché ho aiutato l'idiota
rasta!-aggiunse Gustav- non avevo bevuto, ero nel pieno delle mie facoltà,
eppure ho commesso un errore.
-No, perché?- fece una vocetta acuta e fastidiosa- sono Destronzo
il calzino più figo del mondo.
-E io Sinistronzo il gemello sciupa femmine.
- Vi prego- supplicò Lauren - è l'una di notte, sono rimasta
sveglia a fatica per poter parlare con il mio pastore bergamasco, non
con un calzino fetido.
-Non sono fetido- fece Sinistronzo-Tom.
-Già non siamo fetidi, profumiamo di Bolt freschezza alpina-
fece Destronzo-Bill.
-Senti Georg- disse Lauren al limite-mi vien voglia di spaccarti la
faccia, mi spieghi perché quelle due calze idiote?
-Insomma -spiegò con la voce contrita il ragazzone biondo-oggi
Bill si è presentato sull'autobus in condizioni pietose, con
il raffreddore, due occhi gonfi da triglia avariata e un polso dolorante.
-Sì, questo lo so, cioè so di quanto Tom sia stato un
deficiente patentato ieri con il mio piccolino tinto, ma i due calzini
putridi?
-Non siamo putridi- fecero capolino nell'inquadratura Destronzo e Sinistronzo.
-Insomma Bill è salito si è sdraiato sulla sua brandina
e per due ore ha singhiozzato, starnutito e scatarrato, mentre Tom pallido
come un cencio si è seduto in catalessi e non parlava. Dopo le
prime due ore finalmente Tom si è deciso a dirci quello che era
successo. Gustav ha consigliato di chiedere scusa con il capo cosparso
di cenere strisciando, ma no, Tom continuava a farsi mille paranoie.
-Già- intervenne Gustav- non la finiva più "e non
so come cominciare" "Non so cosa dirgli" " sono
uno stronzo"
-E qui ho aperto la bocca dell'inferno- confessò Georg.
-E io ho contribuito- fece desolato Gustav.
-No, perché siamo così bellini?- fecero capolino Destronzo
e Sinistronzo.
-Ok- fece Lauren-vi do il permesso, abbatteteli, basta! I due calzini
devono sparire! L'idea è stata partorita da te Georg?
-Sì- fece contrito- ho suggerito a Tom di provare a parlare con
un alter ego. A volte con i bambini piccoli gli psicologi usano bambole
per farli parlare dei loro sentimenti e per esternare tutto.
-Poi io ho suggerito, quanto mai, - disse Gustav ormai senza più
controllo-non parlerò mai più faccio voto di mutismo assoluto
e non userò più le mie mani, lo farò solo per suonare.
-Neanche per una sega?- si sentì l'inconfondibile voce di Tom.
-Va fan culo- ribatté Gustav, poi si sentì un colpo e
un
-Ahi-
-Ah, ah- fece la calzina Destronzo sulla spalla di Gustav e dopo pochi
secondi un altro scapaccione e un altro
-Ahi- più acuto.
-Ma noi che abbiamo fatto- fecero i due gemelli Kaulitz
-Insomma io ho spiegato che la mia maestra dell'asilo aveva inventato
il Topo Gino con un calzino grigio e ogni mattina ci accoglieva con
una storia, così abbiamo colto la palla al balzo.
-Quanto mai- lo interruppe mortificato Georg.
-Già, abbiamo preso dei calzini di Bill e con forbici, colla,
carta e fantasia ho aiutato Tom a partorire Sinistronzo e Destronzo.
-Ma guarda ci sono anche Georg e Gustav- fecero i due ragazzi alzando
i loro calzini, uno rosso e l'altro giallo.
-OK, spero che la gente non vada mai quello che sto vedendo io nello
schermo del mio pc i "Calzini Motel", potreste formare un
nuovo gruppo.
-Ci ho già pensato- urlò Bill orgoglioso- guarda e mostrò
a Lauren gli accessori dei calzini: una chitarra, un basso, una batteria
e ovviamente un microfono.
Lauren senza parole chiuse lo schermo del pc per non vedere i ragazzi
e soprattutto non sentire Bill nelle sue performance canore da Destronzo.
Poco dopo riaccese il pc e davanti allo schermo trovò solo Tom
ormai ritornato in sé.
-Amore- disse dolcemente il ragazzo- mi manchi.
-Anche tu, ma se ne sono andati i calzini?
-Sì, abbiamo ammazzato Bill e lo abbiamo chiuso nel cesso dell'autobus
insieme ai suoi "Calzini Motel"
-Non è vero sono qui.
-Piccolino- fece Lauren dolcemente- il tuo braccino?
-Guarda- mostrò il ragazzo- micro frattura al polso.
-Oddio, ma che gesso è?- chiese Lauren guardando il braccio del
ragazzo
-Una figata totale- fece Bill mostrando orgoglioso il suo polso- siccome
non potevano farmi un gesso vero e proprio, se no mi avrebbero scassato
le palle sul come, il perché, il quando e il poi, ho una fasciatura
rigida sotto nera fissa e questo tutore nero molto stiloso che metto
quando non sono in giro. Durante i concerti nascondo la fasciatura rigida
con i guanti che uso abitualmente.
-Ma riesci a fare le cose?
-Uhm, non ci avevo pensato? Sai, è da un'ora che me lo hanno
messo in effetti
Tom fratellino mi slacci la cintura e i pantaloni
devo andare in bagno.
-Fan culo Bill slacciati da solo- fece seccato Tom che sperava di stare
un po' solo con la ragazza.
-Ma non ci riesco, ho su una cintura del cavolo e i pantaloni con i
bottoni.
-Peccato- fece Tom facendo spallucce, in tanto Lauren si gustava il
siparietto dei due gemelli che presto, conoscendoli, si sarebbero dati
dei nomi.
-Dai, non fare lo stronzo, da solo non ci riesco- fece con tono lamentoso
Bill.
-Così impari a comprare quei pantaloni del cazzo per no parlare
delle tue cinture borchiate.
-Gughino- Bill si alzò andando verso l'amico che ormai si era
messo in modalità svacco pronto per passare tra le braccia di
Morfeo.
-Scordatelo Bill io non ti faccio da balia.- rispose seccamente il ragazzo.
-Ma uffi, solo per oggi poi non metto più cinture complicate,
promesso.
-Neanche morto- sottolineò Gustav e poi salì sulla sua
brandina.
-Georg- fece con tono mellifluo Bill mentre il ragazzo biondo faceva
capolino dal bagno in modalità svestita- mi aiuti, mi slacci?
-Sì, due sberle sulla faccia- fece il ragazzo ritraendosi
-Dai, ti prego me la faccio nei pantaloni- insistette Bill.
-Peccato- fece indifferente Georg.
Bill divenne molesto:
-No, ti prego Georghino, aiutami, mi scappa, non ci riesco con una mano.
-Se hai la manualità fine di un bradipo cieco non è colpa
mia- fece con indifferenza il ragazzo biondo voltando le spalle all'amico.
-No, dai- supplicò Bill cominciando come i bimbi piccoli a saltellare
tenendo le gambe strette.
-Ti prego Lauren -fece Bill entrando nell'inquadratura del pc disturbando
la sua conversazione amorosa con Tom- tubate dopo, adesso mi scappa.
-Bill piantala- rispose Lauren ridendo per la situazione buffa in cui
si trovava l'amico-veramente non ci riesci a slacciarti?
-Sì, guarda la cintura è complicata si slaccia da dietro
e passa nei passanti e fa un giro sotto, non ci riesco.
-Praticamente hai su una trappola infernale- fece Lauren divertita
-Sì e fra un po' farò il laghetto.
-Oh, si come all'asilo una volta quando l'hai fatta sui piedi della
maestra.
-Allora non è colpa mia, la mamma aveva fatto un nodo infernale
alla mia tutina e la maestra non riusciva a slacciarla così ho
fatto il laghetto, uffi, cattivo- confessò contrito il cantante.
Lauren rideva pensando al piccolo Bill con la tutina bagnata e piangente
mentre Tom lo guardava ridendo sadicamente.
-Amore, se non vuoi che Bill la faccia sulle tue adorate scarpe slaccialo
-Sì Tom- si udirono due vocine supplichevoli provenire dalle
brandine del mezzo.
-Sì Tom- fece eco la voce scura dell'autista dell'autobus.
-Ecco te lo chiede anche il signor Hermann- fece Bill sorridendo e mettendosi
accanto al fratello.
Tom rassegnato cominciò la sua opera e immediatamente si sentirono
degli improperi.
-Bill va fan culo che cazzo di cintura, ho bisogno del libretto di istruzioni,
come cavolo si sgancia? E un modello dell'Ikea?
-No, idiota, allora devi sganciare questo gancetto, poi l'altro, far
uscire le catene dai passanti e infine slacciare dietro la cintura.
-Sì vede che non fai sesso da un po', altrimenti non ti saresti
messo una specie di trappola infernale.
-Se avessi saputo di dover fare sesso non l'avrei indossata e comunque
con due mani sono rapidissimo a toglierla.
-Sì come a venire- commentò divertito Georg dal suo letto.
-Stronzo- rispose Bill- guarda che sono focoso a letto.
-Ragazzi, redarguì Lauren dal pc- non davanti ad una signorina
per favore.
-Dov'è la signorina?- fece Bill ridendo mentre Tom era riuscito
a venir a capo della cintura, ma lottava con i bottoni.
-Tom, lascia il mentecatto tinto ai suo cazzutisi pantaloni.
Il ragazzo con un sorriso sadico si girò e lasciò il fratello
in crisi con i bottoni.
-No, ti prego fratellino con le unghie non ci riesco.
-Galeotta fu la French manicure- sentenziò Lauren- adesso Bill
si piscerà nei pantaloni e noi filmeremo e manderemo in onda.
-Bastarda, smettila- supplicò Bill.
Poi dalle brandine si sentirono due vocine sadiche fare:
-Pssh.
-No, band di stronzi piantatela- supplicò Bill che armeggiava
con i bottoni inveendo alternativamente alle sue unghie che gli impedivano
le manovre e ai ragazzi che faceva tutti quei versi.
-Tom, io spengo, amore, aiuta il tuo gemello sciroccato, dai coccolalo
un po' devi farti perdonare molte cose.
-Brava, grazie fiorellino- fece Bill con il suo sorriso dolce.
-Buonanotte amore, domani parliamo meglio senza rompi palle attorno,
mi manchi.
-Anche tu, cucciolo- disse Lauren accompagnando il suo gesto da un bacino.
-Ok, vi prego le efusioni d'amore le potete fare brevi ho la vescica
che scoppia.
Lauren chiuse il pc mentre Tom fingendo nervosismo nei confronti del
fratello lo slacciò finalmente. Per il resto della notte poi
fu molto premuroso e lo aiutò con gli stivali che erano complicati
almeno quanto la cintura e l'impresa di sfilare la maglietta facendola
passare senza sformarla dalla fasciatura si dimostrò ardua per
non parlare del pigiama. Nel guardaroba del ragazzo non vi era nulla
che potesse passare dal tutore quindi Tom prestò al fratello
una sua maglietta XXL.
-Tom mi allacci i pantaloni del pigiama?- fece Bill in modalità
bambino piccolo- non così stretto il nodo se mi devo alzare di
notte come faccio?
-Uffi, sei molesto e fastidioso come una zecca nel sedere.
-Mi devi sopportare per quindici giorni sarò handicappato.
-Veramente è da diciotto che ti sopporto.
-Unione felice, no?- fece Bill sorridendo.
-Vai a letto, idiota, hai preso la medicina per il raffreddore?
-Sì, mammina.
-Fan culo, Bill.
-Sì, fan culo anche a te, Tom.