-Ehi, vuoi qualcosa? Finito di fissarmi?- disse una ragazzina tutto
pepe.
-Scusa ma non è normale vedere una che alla pensilina s'infila
una gonna a fiori sopra i jeans. - proferì stupito un ragazzetto
magro e un po' pallido con due occhietti nocciola da furbetto e i capelli
neri spettinati.
-Beh, se non vuoi vedere voltati, perché adesso i jeans me li
tolgo!-replicò con tono scortese.
-Sei nuova?- aggiunse un ragazzetto che fino a quel momento era rimasto
in disparte, singolare tipetto anche questo, una felpa XXL, pantaloni
larghi vita bassa, sembrava uscito da un video rap.
-Acuto, il pastore bergamasco!- disse con tono acido e arrabbiato la
ragazzina.
-Senti bella, pastore bergamasco lo tieni per te, da una poi che si
è messa quella specie di prato fiorito in testa? Ma come ti sei
conciata?- disse indispettito il ragazzetto con i rasta.
-Senti, pensa al tuo guardaroba che al mio ci penso io!-replicò
con tono acido.
-Su questo non ci piove.- taglio il ragazzo alquanto offeso.
-Miih che paese di merda, piove fa freddo ed è il primo giorno
di scuola! Che palle! E poi per gradire sono qui con due tipi strani
come voi ad aspettare sotto una pensilina di legno pidocchiosa in un
paesino disperso in questo c...o di paese dimenticato da Dio!-
-Sul paesino del cazzo disperso, confermo, è una vera merda.-
disse il ragazzino rasta
-E sul tempo altrettanto. Ma hai un accento strano? - chiese il morettino
-Sì sono franco tedesca, mia madre è tedesca e mio padre
è francese, ci siamo trasferiti da poco, in quella villona rossiccia.
-Oddio!
-Perché oddio?
- Sei tu che ascolti quella musica da taglio di vene e zompetti come
un grillo?
-Noi abitiamo in quella casa bianca laggiù.
-Senti morettino, zompetti come un grillo lo dici a tua sorella e musica
da taglio di vene a tua nonna, ma l' "abitiamo"?
-Sì siamo gemelli!
-Sì mio nonno in cariola, se hai finito di prendermi per il culo,
sali sull'autobus, se no ti spezzo quelle gambine smilze ci faccio uno
xilofono e con il femore ci suono la marcia Radetzky!
-Senti bella, di prenderti per il culo alle sette del mattino non abbiamo
nessunissima voglia, se ti va di crederci, bene, se no non me ne frega
un cazzo.- ribatté incavolato il ragazzino rasta.
L'autobus era arrivato quei due ragazzetti e quella strana tipetta
erano saliti con la tristezza nel cuore, che palle la scuola, le vacanze
estive erano davvero finite e quella pioggerellina fine e fastidiosa
annunciava l'inizio dell'autunno.
-Che fai ci segui?
-Oddio che incubo, andiamo nella stessa scuola?
-Sì, temo, è quel lager laggiù?
-Allora sì, è la stessa?
-In che classe sei ?
- La settima, sezione A
- Sappi allora che è una disgrazia siamo in classe insieme.
- Se il buon giorno si vede dal mattino!
- Chi ben comincia è a metà dell'opera.
- Dai un'altra frase fatta...- e poi i tre guardandosi scoppiarono a
ridere, non si erano ancora presentati, ma presagivano che sarebbero
diventati buoni amici.
Nell'atrio della scuola i ragazzi erano felici di incontrarsi e molti
gruppetti si erano già formati, pacche sulla spalle, piccoli
buffetti, baci e abbracci non si risparmiavano, il vociare era, infatti,
assordante. Molti, soprattutto i più grandi si girarono a guardare
i tre che stavano arrivando, quel trio un po' strano parve attirare
la loro attenzione, certo il cappellino di quella ragazzina era veramente
singolare, per non parlare della gonna e della giacchina, ma lei portava
il tutto con fierezza, mentre gli altri due ragazzini così piccoli
e magri sembravano sfidare il mondo con il loro cipiglio fiero.
-Eh, bei capelli ragazzetto, sembrano le frange del tappeto di mia
nonna!- incalzò uno dei bulli della scuola
-Fingi di ignorarli, fratellino. Come vedi- rivolgendosi alla ragazza
dal buffo cappellino- la nostra scuola è uno sballo! C'è
gente simpatica da far scompisciare.
-Sfigato, dove l'avete raccattata quella con un'aiuola sulla testa?-
aggiunse un altro del gruppo.
-Senti Nehandertal, pensa a te e ai tuoi pantaloni color vomito di gatto?
Tutti intorno al ragazzo riuscirono a stento a trattenersi dal ridere.
Il ragazzotto stava per reagire quando suonò la campana.
-Beh, sei salva per questa volta, ma sappi che ci ritroviamo.
-Oh, che paura, guarda me la sto facendo sotto, oh, non so se resisterò,
le mie gambe tremano- e appoggiandosi ai due suoi compagni di sventura
facendo finta di barcollare aggiunse, con tono canzonatorio - oh, oh
cosa farò? Mio Dio, tremo!
-Ridi, ridi bella ma ci rivedremo.
-Complimenti che bell'inizio fratellino?-sussurrò il ragazzino
magro dai capelli neri corti.
-Già. L'anno scorso ci sono toccati i nazzi, quest'anno ci toccano
i borchiati motociclisti?- ribatté il fratello rasta aggiungendo
con tono mesto- Grazie al prato fiorito qui accanto a noi!
-Senti ti ho chiesto di non chiamarmi così, nappa da tende!
-Ah nappa da tenda, questa è buona! Geniale, mi piace!- il morettino
cominciò a ridere divertito mentre nella sua mente si profilava
il fratello con la testa appesa ad una tenda.
-Senti vuoi che ti spacchi la faccia adesso o casa? Magari ti allargo
quel sorriso da ebete!
-Tu provaci e lancio la tua chitarra dalla finestra, con tutta la tua
collezione di boxer infestanti.
Gli alunni pian piano raggiunsero le loro rispettive classi mentre i
due ragazzi, salendo le scale per raggiungere la sezione A, si scambiavano
tante "frasi dolci".
-Insomma- tuonò una voce rivolta ai due fratelli che stancamente
si stavano letteralmente trascinando su per le scale- cominciamo bene
voi due! Dentro e tacete!
Gli alunni avevano fatto a gara per sedersi in fondo all'aula e ai due
fratelli, giunti tra gli ultimi, era toccato un banco in prima fila
accanto al muro e vicino alla finestra, l'ultima entrata era la nuova
ragazzetta che aveva assistito divertita allo scambio di "complimenti"
tre i due fratelli, a lei era rimasto il banco singolo accanto alla
cattedra, il banco della vergogna come lo chiamavano tutti.
-Bene facciamo l'appello- tuonò la professoressa di mezza età,
rossiccia, alta, magra con molte rughe d'espressione e un cipiglio arcigno
e severo che bastava a far zittire tutti - Lauren Bart
-Presente- la ragazzetta dal buffo cappellino si era alzata e con voce
squillante aveva risposto, mentre i compagni cominciarono a ridere e
a scambiarsi commenti, i due fratelli rimasero nella loro posizione.
Il morettino guardava sognante dalla finestra e al suono di quella voce
si era appena girato e aveva sorriso per poi riprendere a volare con
la fantasia; mentre il ragazzetto con i rasta che già sonnecchiava
con la testa appoggiata al muro, aveva guardato di sottecchi quella
buffa ragazzina con la strana gonna a balze, sembrava proprio uscita
da una casa di bambole dell'ottocento, una chioma di capelli lunghi
castani le arrivava fino alla fine della schiena, certo quella ragazzina
lo aveva colpito, non solo per l'abbigliamento, le sue parole e quel
suo tener testa ai gradassi della scuola, non era certo il suo tipo,
ma i suoi occhi blu che lo scrutavano indagatori lo avevano incuriosito.
-Non urlare così come un'oca sguaiata, basta un semplice "presente"-
ribatté la professoressa Rosencranz che proseguì con l'appello.
....
-Bill Kaulitz
-Se... cioè sì- con voce che dal poco convinto passò
allo squillante
-Tom Kaulitz
-Uhm. - accennò il ragazzo
...
Lauren li guardò pensando "uhm, che nomi buffi sembrano
i nomi di due cagnolini, due nuovi soprannomi: grugnito e monosillabo,
vista la risposta dei due all'appello calzano a pennello."
La giornata era cominciata benissimo prime due ore tedesco e la professoressa
Rosencranz aveva somministrato una verifica d'ingresso accolta da solo
alcuni timidi cori di no. Era "felicemente" proseguita con
due ore di matematica, la professoressa Valgassen, forse più
severa e rigida della sua collega, anche lei aveva preparato un "simpatico"
test d'ingresso, era poi terminata con un'ora d'inglese, Ruskin, la
professoressa alta, imponente e con un carattere non proprio malleabile,
aveva da subito interrogato in lingua i suoi studenti.
-Giornata simpatica quella appena trascorsa- esordì Lauren rivolgendosi
a Tom.
-Uhm.
-Sono soddisfatta però, ho preso due bei sei in inglese e matematica,
in tedesco un simpatico cinque.
-E sei contenta?- interrogò con aria sbalordita Bill.
-Sì mi sembrano dei voti discreti?- ribatté sorridente
la ragazzina
-Da che pianeta vieni? Hai preso due insufficienti e un mediocre e sei
felice?- la guardò con aria di sufficienza Tom, proprio non aveva
mai visto una ragazza così!
-Senti mocio Vileda biondo, mi prendi per i fondelli?- minacciò
Lauren con il dito.
-Ascola, prato fiorito in testa, hai della gramigna al posto dei neuroni,
i voti vanno dall'uno al sei, dove il sei è il minimo e uno l'eccellenza!
-Porca miseria ladra sono nella cacca fino al collo?
I due gemelli la guardarono e scoppiarono a ridere come degli scemi,
non avevano mai visto una ragazzina dall'aria così dolce, dai
tratti così delicati e dall'ovale perfetto, parlare come una
scaricatrice di porto.
- Siete due stronzi, ridete, ridete delle disgrazie altrui, ma la mia
vita si conclude qui, addio mondo crudele, mia madre mi metterà
in clausura, che scuola di merda, cazzo sono passate cinque ore e ne
ho già piene le tasche per non essere volgare!
-Ah il "porca miseria ladra" " stronzi" " cazzo"
-"Scuola di merda"-finì Tom
-Non sono volgarità?- s'interrogò Bill
-No, volevo aggiungere ne ho già le palle piene, ma mi sono trattenuta.
-Ah ecco la contessa si è trattenuta e in ogni caso mocioVvileda
lo dici a qualcun altro!
-Oh, che paura aiuto Bill sto tremando, sono bianca dalla paura - Lauren
si aggrappò al sottile braccio del ragazzino che rideva a crepa
pelle guardando il fratello.
-"Mocio Vileda" mi piace- rincarò Bill- insieme a "nappa
per le tende" e "pastore bergamasco" credo che tu abbia
completato la tessera punti per oggi!
-Dimentichi "frange del tappeto"!- rincarò Lauren ridendo.
-Oh, due cretini se non ci muoviamo perdiamo l'autobus, e con te comunque
facciamo i conti a casa!- rivolgendosi con sguardo torvo al fratello.
I tre salirono sull'autobus al volo e quasi senza fiato si sedettero
in tre nel posto da due, erano talmente magri che ci stavano benissimo.
-Oh sai che figata tornare in quel buio paesino, sperso tra le colline!
"Farà bene l'aria pura al tuo asma!!!" Bella scusa
per portarmi via!
-Oh altra cosa in comune, allora, l'aria pura, i campi, i prati per
giocare e crescere felici, buoni motivi per far crescere i gemellini
tra i monti!- disse con tono di profondo rancore Bill.
-Uhm "simpatici" i genitori che pensano al tuo benessere,
odio l'aria pura, i prati verdi e le colline! Datemi dei grattacieli,
palazzi e tanto smog!- disse Tom
-Non dirlo a me io una settimana fa abitavo sotto la Tour Eiffel! Vedi
un po' tu!?
-Forte!- urlò con un acuto Bill, mentre Tom rimase sempre più
sbalordito, quella ragazzina era proprio strana!
Il viaggio proseguì calmo e tranquillo i tre stranamente in silenzio
assorti nei loro pensieri.
Scesi dall'autobus Lauren si cambiò come aveva fatto la mattina
e i due fratelli si stupirono sempre più! Bill non si trattenne
e le chiese.
-Mi togli una curiosità? Perché indossi quella buffa gonna
fiorita? E quando arrivi a casa ti metti i jeans!
-Mia madre mi rompe perché non so integrarmi, nella vecchia scuola
mi hanno cacciata perché ho litigato con una mia " simpatica"
compagna di classe e la sua gang del pollaio perché non mi vestivo
da oca starnazzante! Sai, per sbaglio un giorno in corridoio, durante
la ricreazione, è caduta sulla mia mano e le ho deviato il setto
nasale! Quindi "adesso ti rifaccio il guardaroba e ti vesti come
le tue compagne", ha tuonato mia madre. Ma io col cavolo che mi
vesto come le altre!
-Mi sa che diventeremo amici!-annuì sorridendo Bill, mentre con
sguardo interrogativo e non proprio con un aria convinta Tom aggiunse:
- Eh sai che trio! Con Ralph e Alex poi un quintetto da sballo!
-Chi sono Ralph e Alex?- indagò Lauren.
-Due compagni di scuola.
-Gli unici che ci rivolgono la parola.
-Beh dopo il casino dell'altro anno!
- Che casino?-
-Storia lunga- tagliò corto Tom
-Già- aggiunse Bill - meglio non cominciare!
E i tre si separarono con un saluto, "due gemelli?", pensò
Lauren, " non si somigliano per niente! Però sono buffi
e simpatici, mi piacciono proprio! A parte i nomi singolari."
***
Ormai il trio era collaudato, a scuola facevano sempre crocchio tra
loro e i due vecchi amici dei gemelli, insieme cercavano l'angolo più
remoto del cortile della scuola e si divertivano tra loro sparando cavolate,
mangiando come dei maialini caramelle gommose, panini, pizzette ed altre
schifezze, Lauren invece sgranocchiava stupita le sue carotine, il gambo
di sedano e i finocchi che si portava da casa in una scatolina rosa
ovviamente fiorita!
-Sentite, siete dei maiali, ingurgitate schifezze dal mattino alla sera,
praticamente vivete di caramelle gommose e pesate 60 kili in due? Una
sola cosa: vi odio!
-Eh, la fortuna di aver il metabolismo veloce!
-Botte piccola, ma stomaco d'acciaio!- si batté sulla pancia
Bill- Invece tu sei veramente sfigata!
-Che cazzo di merende ti porti?- aggiunse Tom con il suo linguaggio
sempre forbito
-Sentite Cip e Ciop - facendo svettare l'ormai collaudato dito minaccioso-
io mi nutro con verdura biologica, un regime dietetico ferreo, devo
fare la ballerina!
I quattro ragazzi la guardarono e cominciarono a ridere. Lei per tutta
risposta e altrettanto finemente di Tom rispose con il dito medio!
In classe era il solito mortorio, una desolazione, i due fratelli erano
stati spostati di banco la seconda settimana di scuola dalla professoressa
di francese che non sopportava i balbettii sconclusionati di Bill e
le cavolate proferite dalla bocca da Tom, quando si trattava di parlar
francese.
Tom era stato messo in banco con la secchiona della classe in prima
fila davanti alla cattedra in modo tale che non si potesse appoggiare
al muro e dormire, il suo cambio era stato annunciato dalla frase "
Basta Kaulitz, il muro sta su da solo, non abbiamo bisogno della tua
testa vuota, c'è la colonna portante che tiene su la scuola!
Mettiti con Fischer" Questo cambiamento era stato accolto dal ragazzino
con un mugugno di disapprovazione, chissà che belle parole nascondeva.
Verso la fine dell'ora anche Bill ebbe modo di sperimentare la furia
francese.
-Alors l'autre Kaulitz, t'as terminé avec tes rêveries?-
Bill non si era per nulla scomposto e aveva continuato a guardare fuori
con sguardo perso, non aveva infatti capito che si stava rivolgendo
a lui quel rimprovero! Dopo tutto gli era stato rivolto in francese!
La professoressa, vedendo che il rimprovero non aveva sortito l'effetto
voluto, abbandonò la cattedra e con calma scese dalla pedana
avvicinandosi di soppiatto al ragazzo, neanche le risatine soffocate
dei compagni e i commenti che si levarono, poterono ridestare il ragazzino.
La "cara" compagna di banco di Bill, poi, sfoderava un sorriso
ironico e sadico, non aveva, infatti, neanche tentato di avvertirlo
per evitargli il rimprovero.Ormai la professoressa era davanti a Bill
e con aria calma, ma minacciosa disse:
-Bonjour, alors ça te plaît le panorama par la fenêtre?
-Oui, je m'appelle Bill. - proferì il ragazzo a fatica.
Tutti scoppiarono a ridere, Lauren più fragorosamente degli altri,
aveva tentato di aiutare l'amico con il francese, ma evidentemente il
ragazzino era veramente senza speranze e più volte si era sentito
dire dall'amica " La tinta per capelli ti fa male, Bill! Insomma
riesci a capire che alcune consonanti finali non si leggono o cosa?"
-Lève-toi et assieds-toi avec Neumann!
Bill sgranò gli occhi, non aveva capito nulla di quello che gli
era stato detto, preso dal panico si guardava intorno spaurito cercando
aiuto, ma neanche da suo fratello ottenne qualcosa, Tom, infatti, era
letteralmente piegato in due e con le lacrime agli occhi, rideva come
un matto, solo Lauren gesticolava in modo inconsulto per fargli capire
di doversi alzare e il ragazzino sempre più confuso sfoderava
le uniche frasi che si ricordava di francese.
-Ça va bien, merci. C'est un crayon. Ah, Neumann, c'est un garçon!-
con l'ultima frase era convinto di aver fatto centro, la professoressa
sicuramente gli aveva chiesto " Qui est-ce?".
L'insegnante scoraggiata, ma senza perdere le staffe, con aria da compatimento
scotendo la testa gli disse:
-Kaulitz, con te è una partita persa, ti ho detto di alzarti
e sederti con Neumann!
-Scusi prof, sono desolato, non volevo - e balbettando frasi sconnesse
di scuse, cominciò a raccogliere l'astuccio, i quaderni e le
centomila cianfrusaglie che aveva sparso per il banco, sotto poi c'erano
fogli d'appunti, disegni, pasticci e libri di tutte le materie precedenti,
per non parlare di un pacchetto di coccodrillini colorati gommosi appena
aperto. Quando, carico come un mulo aveva finalmente raccattato tutto,
nel tragitto e, proprio davanti alla cattedra, gli cadde in terra l'astuccio
e tutto il suo contenuto, tutti risero e il povero Bill, sempre più
rosso dalla vergogna cercò con lo sguardo il fratello, che però
era sempre più svaccato sul banco a ridere, Lauren invece si
catapultò dalla sedia e lo aiutò!
-Dai, ti aiuto- sussurrò Lauren - non ti preoccupare.
-Che stronzo mio fratello!- Bill incrociò lo sguardo di Tom che
rideva e lo guardò con odio profondo, in quel momento avrebbe
voluto prenderlo a sberle!
Quando ormai avevano raccolto tutto o quasi Krause la sua compagna di
banco si alzò e disse:
- Kaulitz hai dimenticato il rimmel!- a quelle parole la classe scoppiò
a ridere fragorosamente, ma la professoressa con una calma olimpica
ribatté:
- Signorina Krause, non si azzardi più ad alzare la voce e dire
scemenze, chieda scusa.
Finalmente la pace tornò, la professoressa continuò la
sua lezione, Tom si era ricomposto, anzi cominciava a sentirsi in colpa
per aver finto indifferenza e non aver mosso un dito per aiutare il
fratellino in difficoltà, Lauren invece ogni tanto si girava
per confortare con lo sguardo il suo amico, ma Bill aveva il capo chino
sul libro e un groppo in gola, con tutti i compagni che c'erano in classe
proprio con il più odioso doveva finire?
Appena si era seduto infatti Neumann aveva sussurrato:
- Prova a sfiorarmi lurida checca che ti spacco la faccia!
Come benvenuto non era stato dei migliori e come seconda settimana di
scuola non si presentava felice.
Questa era l'atmosfera che si respirava in classe, una desolazione
pazzesca, Lauren era stata presa di mira dalla professoressa Rosencranz
che la trattava come una povera mentecatta solo perché purtroppo
in tedesco scritto era veramente scarsa, in casa infatti a Parigi, aveva
sempre parlato tedesco con la madre, ma per quanto riguarda lo scritto,
non aveva mai studiato molto e soprattutto, quando sua madre le faceva
prendere lezioni, Lauren, pur di non doversi applicare, si faceva venire
dei finti attacchi d'asma.
Tom con la sua nuova compagna di banco stava sclerando, la secchiona
infatti ogni tre per due gli diceva con aria di sufficienza:
-Sei proprio un idiota, scrivi/ Leggi/ Prendi appunti/ fai questo, fai
quest'altro- alternando il rimprovero. A questi comandi Tom fingeva
la massima indifferenza e persisteva a non fare nulla, anzi più
questa lo rimproverava e più lui faceva il contrario.
Bill con il suo compagno non era messo meglio, dopo aver ricevuto insulti
d'ogni sorta, aveva imparato a farsi piccolo, piccolo; si metteva infatti
contro il muro quasi diventando una cosa sola con esso e seguiva senza
muoversi le lezioni. Ora non aveva più il conforto della finestra
per perdersi in fantasticherie, suo fratello poi era in prima fila e
di Lauren vedeva solo la chioma fluente, ogni tanto per fortuna l'amica
si girava e lo salutava, allora lui rispondeva con il suo enorme sorriso
che tanto piaceva a Lauren.
***
Una mattina fredda d'ottobre i tre si ritrovarono alla pensilina, come
ogni mattina alle 6 50 pronti per cominciare una dura giornata di scuola.
-Ehilà, prato in fiore, che faccia sbattuta?- sussurrò
Tom vedendo arrivare la sua amica Lauren.
La ragazza non si scompose e non parlò, alzò soltanto
il dito medio, come ormai di consuetudine, quando era arrabbiata e non
aveva voglia di rispondere.
Bill con molto più tatto e delicatezza sfoderando il suo irresistibile
sorriso si avvicinò all'amica e prendendole la mano disse:
-Sei pallida, non stai bene? Tua madre ti ha punita per il mitico 6
in tedesco?
-No, ho avuto una forte crisi d'asma, sta notte non ho dormito molto.
A quelle parole Tom si sentì veramente in colpa per aver canzonato
Lauren, da quando si conoscevano non aveva mai visto la ragazza star
male e comunque sapeva che nella borsa aveva il suo spray da inalare
in caso di crisi respiratoria. Le prese quindi lo zaino per alleviarla
dal peso della sapienza, la fece sedere sulla panca umida della pensilina
e le calcò il capellino rosa con un gesto affettuoso. Poi aggiunse:
-Senti caramellona rosa, che ne dici di prenderci un giorno di riposo?
Lauren lo guardò con aria stupita, l'idea non era male. Salire
sull'autobus e bigiare non le dispiaceva. Bill fece seguire il silenzio
della ragazza da un acuto:
-Sì, andiamo al centro commerciale a fare dello shopping ignorante
e demenziale!
-Un posto caldo dove cazzeggiare - aggiunse Tom.
Lauren guardò i due tentatori e aggiunse:
-Così vi riempite lo stomaco di schifezze? E mi fate invidia?
-E perché no?-
-Io odio i centri commerciali e lo shopping! Ma vedere il panda che
guarda le vetrine con il suo fido fratello pastore bergamasco mi sconfiffera!
Ma non ci beccheranno?
-No tranqui! Il centro commerciale è lontano da scuola e l'autobus
ferma lì vicino, la cartella te la porto io!- disse Tom.
- Dai, non romperò le palle e cercherò di non fermarmi
davanti a tutte le vetrine!- aggiunse Bill sbattendo le sopraciglia
e facendo il cucciolo desideroso di coccole.
-Vai sono della partita, ma siete sicuri che a scuola non succederà
nulla?- domandò con tono preoccupato Lauren.
- Ma ché! Dopo due giorni di assenza chiamano a casa!- disse
spavaldo e rassicurante Tom.
-E con la giustifica?- disse interrogativa la ragazza per nulla rassicurata.
-Perché, non hai mai falsificato la firma dei tuoi?- disse ingenuamente
Bill
-No!
-Sono un esperto, falsario, io!- Proclamò Tom- Firmo io per tua
madre!
-Io, invece sono il mago imitatore della firma di mia madre, sai quante
volte ho salvato il culo al capellone rasta qui?
-Scusa? Tu mi hai salvato? E quando ti copro per le verifiche di francese?
-Quella è un'altra storia!- tagliò indispettito Bill.
-Con te è sempre un'altra storia!- sentenziò Tom.
L'autobus era arrivato e la risoluzione presa, il trio aveva deciso
di bigiare! Felici i ragazzi si sedettero al loro solito posto in tre
in un sedile da due e chiacchierarono come macchinette senza mai prender
fiato, Bill poi, il più logorroico dei tre, cominciò a
gettar fango sul fratello come era solito fare, si mise a raccontare
di quando erano piccoli al mare e Tom in un tuffo aveva perso il costumino,
o di quando suo fratello aveva cominciato a farsi crescere i dread e
lui nella notte gliene aveva tagliti un paio, insomma non prendeva neanche
fiato parlando a perdi fiato, ogni tanto Tom grugniva qualche improperio
rivolto al gemello, mentre Lauren annuiva divertita.
Bill guardò in faccia la ragazza e disse:
-Sai adesso hai ripreso colore! La mia terapia allora funziona!
-Credo che le tue chiacchiere fiume abbiano sortito il loro effetto
su Lauren e fatto cadere i coglioni a me!
-Ah è per questo che porti quei cazzo di jeans larghi che sembra
che tu te la sia fatta nei pantaloni?
-Ha parlato lo smaltato, truccato dalle magliettine strech improponibili.
-Sentite avete finito di litigare come cane e gatto?- tagliò
corto Lauren che cercava di porre fine alla lista di improperi che si
scambiavano affettuosamente i gemelli.-Non dobbiamo scendere?
-Porca miseria sì.
I tre scesero al volo, una lunga mattinata di cazzeggio si profilava
per loro.
La mattinata cominciò con una lauta colazione da Mac.
-Vi prego non prendetevi gli hamburger alle otto del mattino o sbocco.
-Che scherzi?- disse Bill- Al mattino, muffin al cioccolato, brioche
alla panna, donuts, accompagnati da frappé al cioccolato.
-Bella dieta bilanciata, sana, equilibrata e poco calorica soprattutto!
-Poi verso le undici, pausa pizza!- annunciò felice Tom
-Oddio che giornata, era meglio una verifica di francese.
-No, questo mai!- sgranò gli occhi Bill a quelle parole- Niente
è peggio di una verifica di francese, preferirei farmi tatuare
un teschio sulle parti intime.
Tom e Lauren lo guardarono e scoppiarono a ridere, proprio si leggeva
il terrore sul suo volto.
I tre stavano camminando da un po', ogni tanto toccava trascinare via
da qualche negozio di accessori Bill che non smetteva un secondo di
esclamare, " quanto è figo, quanto è forte, mi starebbe
proprio bene"
Poi una vetrina ipnotizzò lo sguardo di Tom. In un negozio di
strumenti musicali, una chitarra Gibson nera con profili bianchi lo
attrasse e il ragazzo tacque, i suoi occhi brillavano, si poteva leggere
" un giorno ne suonerò una" Bill rivolto a Lauren disse:
-Possiamo sederci sulla panchina, è partito!
E Lauren passando una mano davanti agli occhi di Tom non ottenne il
minimo accenno e quindi urlo:
-Oddio, oddio, pupille fisse e dilatate, presto dottor Kaulitz lo stiamo
perdendo!
- Fiala di atropina, adrenalina, scarica a 100.
- Libera!
I due scherzarono un po' come due cretini imitando E.R, ma non ottennero
risposta, si sedettero ad aspettare:
- Sai,- disse Bill- mio fratello è fissato con quella marca di
chitarre, noi ne abbiamo un modello, ma meno caro ovviamente, è
su quella che il nostro patrigno insegna a Tom a suonare. E tu non sai
che rottura sentirlo dire, "un giorno ne avrò una anche
io, quella super, la Gibson, modello Paul custom, ma hai visto il prezzo?
-No!
-Ecco vai e sbircia, poi dimmi!
Lauren si avvicinò, aguzzò lo sguardo poi, come al suo
solito urlò educatamente:
-Minchia!
A quelle parole Bill non si trattenne e scoppiò a ridere:
- La solita finezza! Vieni qui e lascia il Vileda nel suo brodo.
- Allora il tuo occhio?- chiese Lauren
-Va meglio, no?- rispose dubbioso Bill
-Certo che sei un disastro a pallacanestro?
-Sì, invece negli altri sport sono un drago?- rispose con tono
tra l'ironico e lo spavaldo.
-No, sei una schiappa, ma nella pallacanestro dai il tuo meglio.
-Senti se ho un fratello stronzo, bastardo e sadico, non è colpa
mia, mi ha lasciato in coppia con quella specie di montagna di Sneider
a fare i passaggi e ovviamente questo si è divertito a schiacciarmi
come una formica, mi ha fatto un passaggio all'improvviso e io l'ho
presa, sì, peccato non con le mani, ma con la faccia.
-Con te a ginnastica è sempre uno spasso: se non finisci con
il naso insanguinato da una pallonata, ti incastri sulla cavallina,
o ti fai un bernoccolo con l'asta del salto in alto che ti piomba direttamente
in fronte, ma il top l'hai toccato con la corsa ad ostacoli quando sei
rotolato rovinosamente portandoti via metà degli ostacoli come
una palla da bowling.
-E quello stronzo di Tom ha gridato "strike"! invece di venirmi
ad aiutare!
-Cavolo, quella volta anche il professore si è piegato in due
dal ridere!
-Sì scherza, scherza, in pantaloncini corti non sono bellino,
ma mi rifarò, lasciami crescere!!!
-Sì, gambette smilze, ti lascio crescere poi vedremo! Dai andiamo,
mi è venuta un'idea per evitare che tu continui ad assomigliare
a un panda.
Lauren trascinò l'amico in una profumeria, prese dai campioni
in prova: una matita nera, un po' di kejal e dell'ombretto marrone scuro,
con mano esperta truccò l'occhio sano dell'amico. Poi gli prose
uno specchio:
-Uhm, che figata, ci avevo già provato ad Halloween scorso a
truccarmi così, e in effetti è lì che mi è
partito il pallino dei capelli neri, ma ora gli occhi!
-Stai benino, o almeno così l'occhio nero si nota meno! Il look
un po' dark ti dona!- disse soddisfatta Lauren
-Dai recuperiamo il pastore bergamasco e andiamo- aggiunse soddisfatto
Bill, posando lo specchio del negozio.
I due ragazzi trovarono Tom intento a guardare ogni chitarra del negozio
e vedendo il fratello arrivare rimase sbigottito.
-No, scusate vi lascio due secondi da soli e voi? Chi cazzo ti ha conciato
a quella maniera Bill?
-Perché non ti piace il mio nuovo look?
-Sì, vieni a scuola così domani e vediamo Neumann che
dice, come minimo ti fa le labbra rosse!
-Bello, almeno completo il trucco.
-Senti caramellona rosa, che ti salta in mente? Già ha una mente
bacata quello lì, se poi gli metti grilli strani per la testa,
io lo disconosco, sappi!
-Sai che me ne frega!- Bill alzò le spalle divertito, sapeva
che in fondo avrebbe avuto sempre il sostegno di suo fratello e le volte
che se l'era vista brutta, il suo fratello maggiore era sempre accorso
a salvarlo.
Poi Tom diede una pacca sulla testa al fratello dicendo:
-Prova a chiamari Vileda e ti spezzo tutte le unghie- poi aggiunse-
solo prato fiorito può chiamarmi Vileda!- poi si accorse di essere
arrossito e con estremo imbarazzo uscì in fretta dal negozio
mentre con sguardo basso e una voce cavernosa disse:
-Ho fame, facciamoci una pizza!
Lauren e Bill si guardarono divertiti, poi la ragazza sottovoce disse:
- Zì, padrone!
E Bill aggiunse:- Mio fratello è senza speranza, con le donne
è proprio un cavernicolo!
-Imparerà con il tempo.
- Dubito!
I tre ragazzi passarono tutta la mattina in allegria e la gioia proseguì
sul tragitto del ritorno dell'autobus, anche Lauren aveva fatto uno
strappo al suo regime ferreo e aveva mangiato la pizza con i due ragazzi
che avevano preso la pizza grande, coca cola e cheeseburger per finire
il tutto con gelato. Ma quando arrivarono alla pensilina dell'autobus
c'era ad aspettarli un comitato di benvenuto: due mamme alterate in
minacciosa attesa.
Lauren sgranò gli occhi, deglutì a fatica e con voce flebile:
-Sono cazzi amari, ragazzi, è stato bello conoscervi, mandatemi
delle arance in carcere!- certo quella risposta denotava che Lauren
non aveva perso la sua vena umoristica, ma il suo passo malfermo tradiva
la sua emozione.
I due gemelli invece non sembravano poi così preoccupati, la
madre ci aveva fatto l'abitudine alle marachelle dei suoi piccoli.
-Lauren Bart- tuonò la madre della ragazza- ti spedisco in collegio!
Cosa ti salta in mente di saltare la scuola! Pensavi davvero di farla
franca?
Lauren non tentò neanche di difendersi. Sua madre aveva la vena
accanto alla fronte che pulsava forte, sembrava un fiume in piena.
-Per andare poi dove? In giro con questo delinquentello rasta e la ragazzina
punk? - poi con sguardo arcigno e altero si rivolse alla signora Kaulitz-
tenga sua figlia e l'altro poco di buono lontani dalla mia bambina.
-Veramente, io sono un ragazzo- affermò con rabbia Bill, che
non aveva calcolato la portata del suo tono di sfida e le conseguenze
della sua affermazione si fecero sentire su Lauren che fu strattonata
da una madre furibonda che urlò:
-Ancora peggio, tenga quel travestito lontano da mia figlia. Che schifo!
A quelle parole la signora Kaulitz si inalberò e se aveva, fino
a quel momento taciuto, di fronte all'insulto sbottò:
-Non si permetta di insultare il mio piccolo Bill, si veste e si pettina
come vuole, non si giudica a prima vista una persona, i miei figli sono
dei ragazzi con la testa sulle spalle, educati, corretti e gentili.
Le marachelle le abbiamo fatte tutti! Non si permetta di dirmi come
allevare i miei figli.
La madre di Lauren proseguì trascinando la figlia verso casa
poi si concentrò sui vestiti di sua figlia e quasi vicini al
cancello si sentirono altre urla:
-Come ti sei conciata! Quante volte devo dirti di vestirti come una
persona normale!- e con rabbia cieca strappo la gonna a balze della
figlia.
Atterriti i Kaulitz seguirono con lo sguardo la ragazza e sua madre
camminare verso casa. La madre strinse a sé i suoi figli, Bill
affondò il viso tra le braccia rassicuranti di sua madre e con
un groppo in gola disse:
-Mi spiace mamma!
-E di che cosa piccolino?- interrogò la mamma- non ti devi far
dire dalla gente come devi essere. Se a te piace vestirti così
fallo pure, la gente è veramente cattiva e di vedute ristrette!-
Poi guardandolo negli occhi aggiunse- io sono fiera dei miei due bimbi.
Anche se in questo momento vorrei strozzarvi, cosa vi salta in mente
di bigiare! E che cosa hai fatto agli occhi, Bill?
-Lauren mi ha truccato gli occhi per coprire il livido della pallonata.
Mi piace questo look, punk dark!
- Se piace a te, e tu- rivolgendosi a Tom che teneva stretto dall'altra
parte- dovresti fare il fratello maggiore, più saggio.
-Veramente sono io che ho suggerito la bigiata, Lauren era pallida e
stanca e volevo farla divertire.
-E ci siete riusciti?
-Sì, almeno fino a due minuti fa.
-Non preoccupatevi, la sgriderà un po', le toglierà il
cellulare, la tv e internet per qualche giorno come a voi e tutto rientrerà.
Certo per annunciare la punizione era stata una bella frase e quasi,
quasi i due gemelli non si accorsero delle parole della madre. Solo
quando furono intorno al tavolo della cucina, davanti a un pasto caldo
si resero conto delle conseguenze, la madre infatti allungò le
mani e sollecitò
- Bill, il cellulare, anche tu Tom, tiratelo fuori, lo rivedrete Lunedì
mattina!
I due ragazzi mesti capirono che la punizione era chiara e ferma senza
possibilità d'appello.
Poi sentirono provenire dalla casa di Lauren altre voci.
E si vide una furia in camera di Lauren prendere tutte le gonne, i cappellini
e gli elastici fiorati che c'erano farne un sol sacco e la madre con
passo di carica buttar fuori dal cancello un sacco dell'immondizia nero,
il tutto accompagnato da frasi che tutto il vicinato sentì:
-Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere! Sono stufa
del tue gonne da pazza squinternata, vestiti come si conviene. Non voglio
più vederti parlare con quei due poco di buono e quella donna?
Che educazione dà ai suoi figli?
Lauren era muta, guardava sua madre come una furia strappare le sue
gonne e con esse una parte di sé. Perché sua madre non
capiva quel suo mondo, non aveva mai provato ad ascoltare le sue ragioni,
perché non farle prendere lezioni di danza come a Parigi, perché
mandarla in una scuola dove faceva fatica ad intrigarsi, perché
impedirgli di parlare con le uniche due persone che avevano provato
ad andare al di là delle apparenze. Il suo mondo le stava crollando
come un castello di carta, ma non voleva piangere davanti a sua madre,
Lauren rimaneva pietrificata senza muovere un muscolo, negli occhi solo
rabbia:
-Questa volta tuo padre non interverrà come sempre a salvarti,
questa volta andrò fino in fondo, come prima cosa domani ti accompagnerò
io a scuola e ti proibisco di parlare ancora con quei due mocciosi!
E alla ricreazione chiederò al preside di fartela fare in classe,
lontana da gentaglia strana. Sappi che sarò irremovibile, sgarra
un'altra volta e il collegio Beata Vergine della Consolazione, sarà
la tua prossima scuola!
Una mia collega mi ha detto che sua figlia va nella tua stessa scuola
è nella sezione D, ha la tua stessa età circa e abita
nel paesino accanto, scende cinque fermate dopo di te, si chiama Annika.
Quando prenderai l'autobus, dovrai sederti con lei e guai se ti vedrò
rivolgere la parola a quei due. Dammi il cellulare, come si chiamano?
A quella domanda Lauren oppose un muro di silenzio, probabilmente neanche
sotto tortura avrebbe rivelato i nomi dei due ragazzi.
-Non parli? Bene cancellerò tutti i nomi dalla memoria del cellulare,
anche quell'inetta di Leonor, la senti ancora? basta ormai abituati
Parigi la rivedrai solo in cartolina!
Quelle parole entravano dritti come spilli nell'animo di Lauren che
a stento riusciva a trattenere le lacrime, ma non voleva piangere davanti
a sua madre. Questo mai! Perché insultare la sua cara amica d'infanzia,
perché infierire su di lei così? Proprio non capiva.
Finalmente sua madre si era placata e aveva lasciato la ragazza sola
in camera sua. Lauren ancora scossa andò alla finestra, guardò
al di là del muro di cinta per vedere se riusciva a incontrare
un volto amico e in effetti vide due testoline fare capolino dalla finestra
del salotto. Il morettino gesticolava mostrando fiero il sacco nero
dei vestiti della ragazza che aveva prontamente recuperato. Mentre il
biondino rasta faceva le boccacce imitando le urla di sua madre, tanto
per stemperare l'atmosfera. Lauren salutò i due amici poi scoppiò
in un pianto. Si mise accucciata, con la testa china tra le ginocchia.
Pianse ininterrottamente senza mai alzare lo sguardo poi dopo due ore
pian piano si calmò. Sentì allora degli strani rumori
provenire dal giardino accanto e poi un sassolino colpire la sua finestra,
ormai era buio e dapprima non capì, poi intuì e aprì
la porta-finestra.
-Ehi, Lauren, finito di piangere?- chiese dolcemente Bill- dai su che
passa tutto- E sentendo i singhiozzi dell'amica la strinse forte.
-Abbraccio a sandwich- aggiunse Tom abbracciandola dall'altra parte!
Quel calore invece di placare il pianto lo alimentò ancor di
più e poi tra un singhiozzo e l'altro Lauren raccontò
i propositi di sua madre.
Subito i due gemelli rimasero interdetti, poi cercarono di trovare qualche
parola di conforto.
- Dai vedrai che in qualche modo ci divertiremo lo stesso.
-Sì comunicheremo con Ralph e Alex alla ricreazione, ti faremo
avere tanti bigliettini. E poi tua madre non potrà controllarti
sempre, ci resta sempre il capanno del signor Snell.
-La sera possiamo venire qui da te come stiamo facendo adesso, no?
Lauren pian piano si sentì rincuorata, che forti erano questi
due ragazzi, dolci e determinati.
-Mi dispiace per gli insulti di mia madre, Bill.
-Credo di averci fatto l'abitudine- disse con tono che nascondeva un
velo di tristezza.
- Coraggio prato fiorito, vedrai che ci rifaremo!
-Grazie pastore bergamasco e grazie soldo di cacio tinto per aver salvato
la mia collezione di gonne fiorite.
-Mia madre te le sta aggiustando e quando vuoi posso portartele.
-Per un po' credo niente cambi stravaganti nei bagni o alla pensilina,
da domani mi vedrete, figlia modello o mi aspetta il collegio Beata
Vergine della Consolazione.
A quelle parole i due gemelli tremarono.
-Oddio il collegio della Beeeata Vevevergine?- balbettò Bill
- È tremendo aggiunse Tom!
-Grazie è rincuorante!
-Ce la metteremo tutta per non farti finire lì, promesso!
-Grazie amici!
La conversazione fu interrotta dal suono di una macchina, il signor
Bart stava rientrando, i due infiltrati sgattaiolarono via veloci. Lauren
li vide scavalcare il muro di cinta e poi udì un tonfo e l'inconfondibile
voce di Bill esclamare:
-Ahi, porca miseria, che male!
E Tom ribattere:
-Idiota mi sei atterrato in testa.
I due non erano particolarmente atletici Bill poi era una frana come
volevasi dimostrare. Il piano di vedersi tutte le sere attraverso il
giardino forse sarebbe stato "pericoloso" viste le doti ginniche
dei Kaulitz.
***
Dopo due settimane la situazione era rientrata, la madre di Lauren
si era calmata, soprattutto grazie all'intervento del padre che ovviamente
stravedeva per la sua bambina. Lauren aveva provato a fare amicizia
con le sue compagne di scuola, a vestirsi in modo meno eccentrico, ma
non ce la poteva fare, era più forte di lei. E tra mille astuzie
ormai Lauren aveva ripreso la frequentazione dei due gemelli Kaulitz.
- Ehi, Tom hai visto ieri sera Mtv?
- Sì che figata, Pimp my ride?
- Sì, truzzami il catorcio! Certo quel furgone era veramente
una merda, cavoli dopo la trasformazione sembrava una reggia!
- Sì e la tipa non era carozzata da meno! Due bombe come air
bag!
- Sempre fine Tom- scosse la testa sconsolato Bill- sembrate due scaricatori
di porto, ogni tanto mi chiedo come possano uscire certe frasi da una
ragazzina che si veste come una bambolina.
- Ha parlato il conte Bon Ton- ribattè Lauren- ti posso ricordare
le tue innumerevoli espressioni colorite?
- Va beh? Era solo una constatazione, ripensando oggi è il 10
ottobre? Fra un po' arriva la lettera da scuola con le comunicazioni
dei voti di metà trimestre!
- Porca merda, sei scemo o che cosa?- disse come sempre finemente Lauren.
- Sì- aggiunse Tom- non lo sai la Rosencranz raccoglie tutti
i voti e scrive una lettera per illustrare la situazione scolastica
e di solito le frasi su di noi sono sempre lusinghiere!
-In fatto di "simpatiche" lettere Tom ed io siamo esperti,
di solito le fotocopiamo in duplice copia, una sul frigo la tiene la
mamma, per ogni tanto rammentarci il nostro dovere, e una nel capanno
degli attrezzi del vegliardo contadino Snell, dove ci rifugiamo per
fare simpatici falò, riti vudù, non ti abbiamo ancora
portato? se vuoi questo pomeriggio, ci andiamo.
Ma Lauren era bianca come un cencio, ancora doveva realizzare e balbettando
chiese:
-Due teste di minchia, mi spiegate meglio cos'è sta cazzo di
lettera? Cioè a metà trimestre arriva una lettera, tipo
pre-pagella? Ma allora mi hanno iscritto in un lager!
-No, in tutte le scuole è così!
Lauren era sempre più disperata!
-Sentite dovete aiutarmi!!! Mono neurone tinto tu in che cosa sei bravo?
Ah sì in tedesco!
-Sì, più o meno, con lo scritto me la cavo!
-E il pastore bergamasco?
-Tu sei bravissima in storia e in francese, - chiarì con tono
sicuro Tom che non si preoccupava affatto dei voti e con il nomignolo
pastore bergamasco ormai ci aveva fatto l'abitudine- con l'inglese siamo
tutti e tre a galla, ci mancano le materie scientifiche!
-Tu dici che i nostri tre neuroni se si uniscono in una sforzo congiunto
non riescono a partorire qualcosa di buono?
-Sì, ma le verifiche della professoressa Valgassen sono dei veri
e propri rompi capi.
-Io me la cavo con la geometria, ma sono negata per l'algebra.
-Parli a me che dimentico sempre qualche segno per strada?- aggiunse
Bill sconsolato.
- Qualcosa tireremo fuori, allora gruppo di studio?- sentenziò
Lauren
- Secchiata di metà trimestre?- precisò Bill
- Siamo esperti noi Kaulitz per salvarci in extremis- disse con un gran
sorriso Tom.
Lauren lo guardò attentamente e disse:
-Si vede che siete gemelli uguali!
I due tacquero, si guardarono ammiccanti poi Bill cominciò un
suo interminabile monologo sulle migliaia di volte che, alle elementari,
quando la madre li vestiva ancora uguali, si divertivano a fare impazzire
tutti.
Quando arrivarono nel loro paesino triste e sperduto i tre ragazzi scesero
con slancio e determinazione pronti ad affrontare un duro pomeriggio
di studio. Lauren telefonò alla madre dicendo che si fermava
da un'amica a studiare, tutti e tre si avviarono verso la bianca casa
dei Kaulitz, ad aspettarli la nonna con il pranzo pronto e fumante.
-Noni, abbiamo portato un'amica, mangia come un uccellino per cui non
ti devi preoccupare!- disse con un sorriso largo Bill
Mentre Tom bofonchiò
-Sento odore di broccoli! Che palle odio i broccoli!
-No, patatino, ho perparato i broccoli sta sera per vostra madre, a
voi ho fatto le polpette con le patatine fritte.
-Forte le polpette! Adoro le polpette in umido!- gridò trionfante
Bill
-" Patatino"?- sussurrò Lauren divertita e sull'orlo
di una crisi di riso inconsulto.
-Azzardati a chiamarmi "patatino" e ti ammazzo, un giorno
Bill ci ha provato e la mattina si è risvegliato con la frangia
tagliata a zero!
-Sì è vero quel pezzo di m
-si trattenne perché
davanti alla nonna non voleva lasciarsi andare.
-Ragazzi mostrate alla vostra amica dov'è il bagno, lavatevi
le mani e poi a tavola.
Il pranzo si svolse in perfetta allegria, la nonna dei due ragazzi era
molto gioviale e giovanile soprattutto; risero e scherzarono, ridendo
a crepapelle per le cavolate che raccontava Bill, ma si capiva da chi
aveva preso, la nonna, parlava velocissima e con un accento che Lauren
a volte faticava a capire, ogni tanto Tom faceva la traduzione per l'amica.
-Noni, Lauren è mezza francese e se parli più veloce di
Bill non capisce, soprattutto se usi il dialetto.
-Scusa non lo sapevo, allora sei tu quelle delle gonne buffe e dei cappellini
fioriti di cui mi parla tanto Bill.
-Sì, signora sono io !
-Bene, sono felice di aver finalmente dato un volto alla mitica ragazzina
francese.
-Noni ora andiamo a studiare!- tagliò corto Tom.
La nonna scoppiò a ridere, conosceva bene i suoi nipoti e sapeva
che dopo mangiato i due si facevano una lunga dormita, almeno fino alle
cinque e poi studiavano al massimo un'oretta, poi Tom si dedicava alla
chitarra, mentre Bill disegnava, scriveva, o cantava con il fratello
almeno fino all'ora di cena e poi tv.
-Ah, già dimenticavo, lo studio matto e disperatissimo di metà
trimestre! Oggi è il 10 di ottobre!
-Noni, non infierire- disse Bill con tono dolce, congiungendo le mani-siamo
veramente in uno stato di panico totale.
-Dai non abbattetevi, vi preparerò una super merenda.
Lauren sorrise divertita, aveva finalmente capito da chi avevano preso
la fame atavica i due fratelli.
- Sì, magari con tanto cioccolato per tiraci su!
- Abbiamo il latte- chiese con voce tremante Bill- vero?
-Sì tesoro, una tanica, non preoccuparti e ti ho preso i tuoi
cereali preferiti!
-Noni, sei un angelo!- esclamò il ragazzo gioviale.
I tre si avviarono in camera, era la prima volta che Lauren entrava
nella camera di un ragazzo e non sapeva cosa aspettarsi.
Prima di aprire Tom si scusò dicendo:
-Sarà un po' in disordine, ovviamente Bill è il solito
casinista, disordinato.
-Ha parlato Mastro Lindo il re delle pulizie!
- Dai ragazzi non siete mai entrati nella mia, di solito il venerdì
sera è una specie di esplosione nucleare, ci sono libri sparsi
ovunque e cd senza copertina per tutta la stanza, l'unico angolo lindo
e pulito è la parte dedicata al ballo con il legno lucido e splendente
e lo specchio senza neanche un filo di polvere, la sbarra praticamente
immacolata.
-Sì ti vediamo dalla finestra del salone fare i tuoi esercizi!-
sentenziò Bill
-Cosa?- chiese preoccupata Lauren
-Sì, si vede tutto!- aggiunse Bill
-E voi non mi avete mai detto nulla?
-Sì te l'avevo detto il primo giorno che ci siamo incontrati!
-Ma io credevo che si vedevano solo ombre.
-Oh, no sei buffissima con il tuo body rosa
-E la gonnellina nera di voile è bellissima.
-Guardoni maniaci! -Lauren gli spintonò ed entrarono in camera
a suon di calci e buffetti, facendosi i dispetti come bambini piccoli.
La camera in effetti versava in condizioni disastrose. Lauren capì
subito quale era l'angolo dei due fratelli: il letto di Bill contro
la parete di fronte all'entrata era sepolto dai vestiti, così
come la sedia della sua scrivania, al muro intorno al letto erano appesi
poster di Nena, David Bowie, un gatto dormiva acciambellato sulla pigna
di indumenti, una serie di scarpe e di calze erano messe alla rinfusa
sotto al letto.
La parte di Tom era un filo più ordinata anche se il letto era
disfatto e sotto di esso un cartone di una pizza da asporto faceva capolino,
chissà da quanti giorni. Alle pareti poster dei raper famosi
e un poster di una chitarra.
-Ragazzi qui è mai venuta un'ispezione dell'asl?
-No, ma nostra madre ogni tanto urla come un'aquila e minaccia di buttarci
fuori tutto ciò che trova.
-Sì quando ha le sue cose è particolarmente feroce!- aggiunse
Tom
Laure diede la sua solita collaudata sberla sulla testa all'irrispettoso
Tom dicendo:
-Rispetto per le donne, voi uomini, vi basta una lineetta di febbre
per sembrare moribondi.
-Va, beh -tagliò corto Bill che sentiva di essere su delle sabbie
mobili-andiamo nello studio di papi, forse lì c'è meno
casino.
-Si avrei dovuto chiedere a casa se avevo fatto il richiamo per l'antitetanica.
Questa volta fu Tom a dare un buffetto sulla testa della ragazza e a
trascinarla nello studio.
Il tavolo era grandissimo e pulito, al centro un bellissimo computer,
Bill si incaricò di prendere le sedie, mentre Tom andò
a prendere i libri che mancavano e urlò:
-Mentecatto dove hai messo i libri di matematica? Ieri li avevo messi
sulla tua scrivania.
-Senti porcospino in calore, non lo so prova a guardarti intorno!
-Devo cercare sotto i tuoi luridi vestiti?
-No, prova a guardare tra i tuoi boxer puzzolenti o i tuoi taleggini
infestanti!
-Stronzetto, guarda che ti brucio le tue magliette cretine con i teschietti!
-Provaci e ti incollo quei cavoli di dread che hai sulla testa di c
La nonna intervenne ponendo fine alla lite verbale urlando:
-Basta voi due con questi complimenti, Bill cerca i libri con tuo fratello
e piantatela.
Subito i due ragazzi obbedirono. Lauren intanto si accomodò tirando
fuori i quaderni.
Quando i due ragazzi arrivarono con i libri finalmente cominciarono
a studiare, il pomeriggio fu proficuo e in effetti con solo un po' di
sforzo i tre avrebbero potuto essere i migliori della classe. Ovviamente
mancava loro la volontà, la costanza, la scuola per loro era
come un carcere che non gli permetteva di esprimersi liberamente.
Durante una piccola pausa Lauren notò uno strano oggetto accanto
al computer e chiese:
-Che bello questo ferma carte è una perfetta riproduzione del
muscolo cardiaco, i ventricoli, l'uscita dell'aorta, è di ceramica?
Tom cominciò a ridere fragorosamente, quasi cadeva dalla sedia,
mentre con tono contrariato Bill rispose:
-Non è un cuore, è un portacenere, l'ho fatto per la festa
del papà.
Lauren divento rossa, a stento si tratteneva per non urtare la sensibilità
di Bill, che spesso non accettava critiche sulle sue creazioni ed era
alquanto permaloso.
-Sai,-tra un fiato e una risata Tom tentava di raccontare- Mia madre
è una artista, dipinge e fa ceramica e ogni tanto Bill ci prova,
ecco uno dei suoi risultati, a Natale ne vedrai un altro.
-Bastardo- urlò tra l'indispettito, l'imbarazzato e il furente,
Bill- questa te la faccio pagare, guarda che quando ho fatto il presepe
avevo solo sette anni!
-Lo so ma sta di fatto che la madonna sembra E.T!
Tom e Lauren risero a crepa pelle, mentre Bill con le braccia incrociate
mise il broncio.
Poi Lauren sussurrò sottovoce a Tom:
-Siamo riusciti a far tacere la macchinetta parlante!
-Sì ma non ci conterei troppo! Fra un po' riparte.
-Sì, guardate che non sono sordo, la macchinetta parlante riparte!-
e con un grosso sorriso Bill riprese a parlare, facendo visitare la
casa all'amica, lei entrò nell'ateliers di sua madre dove regnava
il caos creativo: torchio e forno per la ceramica, barattoli e vasetti
colorati, cavalletti e tele accatastate, in un angolo una macchina da
cucire con attorno un tavolo pieno di disegni e schizzi di stanze, vestiti,
cuscini, tende. Lauren si esaltò davanti alla taglia-cuci professionale,
con un led dove poter creare dei ricami e realizzarli su stoffa.
Bill le spiego le mille funzioni e illustrò tutti i lavori di
sua madre mentre Tom sbadigliava annoiato. Poi entrarono nell'antro
della musica e lì Tom fu un fiume in piena, raccontò ogni
minima virgola di tutte le chitarre e le apparecchiature che vi erano.
-Quanto siete fortunati ad avere dei genitori che vi sostengono così,
che non vi tarpano le ali, sentenziando, "che cosa dici, la ballerina,
è inutile con il tuo problema d'asma!". Anzi vi incoraggiano
a non abbandonare mai i vostri sogni ed inseguire le vostre chimere.
E poi vostra nonna è un mito.
- Già ma non sono tutte rose e fiori.
- Certo lo so, ma almeno in questo sappiate che siete fortunati!
Il pomeriggio terminò in allegria davanti a una tazza di tè
fumante, Lauren fu presentata un po' meglio rispetto alla prima volta
alla signora Simone che la trovò adorabile, strana e singolare
come gliela avevano descritta i suoi figli. Ovviamente fu invitata tutte
le volte che voleva ad usare la macchina da cucire e Lauren rimase d'accordo
per poter venire a cucire la sua ultima creazione in fatto di gonne.
-Sono preoccupato- sentenziò Tom prima di salutare Lauren- temo
che la tua ultima creazione sarà una gonna tipo tappeto persiano
rosa a balze che indosserai con l'ultimo cappellino infiocchettato,
se poi ti aiuta Bill vedremo spuntare qua e là borchie, brillantini
e swarosky a profusione. Tenuti da catene e al collarino un simpatico
fiore rosa.
-Urca creativo, Tom- sentenziò Bill- non ci avevo pensato al
collarino con borchie.
-Già e io non aveva pensato alle borchie e alle catene!
Tom si morse la lingua e chiuse con un'esclamazione:
-Oddio, ho aperto una voragine, sono entrati in un loop senza via d'uscita,
ho innescato la miccia, ho perso mio fratello e Lauren per sempre!
Il gruppo studio stava funzionando alquanto bene dal punto di vista
scolastico i tre erano lievemente migliorati in quasi tutte le materie,
ovviamente Bill continuava ad accumulare sei su sei in francese. La
professoressa però sotto sotto non disperava, prima o poi quel
ragazzetto tutto pepe che parlava come un disperato alla ricreazione,
avrebbe pronunciato una frase di senso compiuto senza sbagliare pronuncia
in francese.
I tre però non ce la facevano proprio in matematica e in fisica.
Erano veramente negati, quando erano convinti di aver eseguito bene
un compito puntualmente la professoressa Valgassen sentenziava:
-Abbiamo le solite tre insufficienze gravi: i due Kaulitz e Bart. Credo
siate tre ciucchini, cose dette e ridette stra dette, in classe se solo
foste più attenti invece di aver la testa per viole.
Lauren rise sotto i baffi figurandosi Tom con i dread piene di viole!
Ma non era il momento di ridere. La lettera sarebbe arrivata proprio
quel venerdì.
Per i tre un simpatico venerdì tredici si profilava all'orizzonte.
Per fortuna i genitori di Lauren sarebbero stati fuori per il fine settimana
e per questo i tre avevano previsto una scorribanda alla capanna degli
attrezzi! Il tempo non era dei migliori per una scampagnata al freddo
tra i campi, ma nel mortorio che circondava i ragazzi tutto sarebbe
stato un diversivo.
Dopo una lavata di capo e una punizione esemplare di un mese senza
cellulare, video registratore, tv e internet i genitori di Lauren partirono
lasciando la ragazzina sola con il custode, sua moglie e una baby-sitter
poco sveglia che veniva di pomeriggio e la sera fino alle undici.
La sera prestabilita Lauren, recitò una patetica scena di copertura
da ragazzina per bene, educata e con sani principi fingendo di leggere
"guerra e pace" per coricarsi poi alle nove, accusando un
falso mal di testa che solo un buon sonno ristoratore avrebbe potuto
alleviare.
Quando la villa sprofondò nel silenzio della notte, Lauren sgattaiolò
fuori dalle coperte.
Questa volta aveva abbandonato la gonna a balze per indossare un paio
di comodi jeans che aveva trasformato con la consulenza di Bill. Il
jeans strappato in alcuni punti faceva spuntare dai tagli dei pezzi
di stoffa, ovviamente fiorati. Qua e là vi erano toppe rosa quadrate,
cuoricini cuciti e una catena puntellata di fiori pendeva dai passanti
dei pantaloni. La catena era stata colorata con uno spray fucsia fluoro
che si vedeva nella notte.
Lauren portava una fascia rosa di lana che le teneva calde le orecchie,
puntellata da una gerbera su un lato; i capelli erano raccolti in una
coda di cavallo tenuta da un elastico e una catena fucsia che le pendeva
ai lati, ovviamente vi erano fiorellini che riprendevano la cintura.
Alla vista della ragazza Tom sentenziò:
-Hai fatto a pugni con il giardiniere? Sembri una versione sado-maso
di una fioriera in primavera.
-Grazie per il complimento pastore bergamasco - Poi si rivolse a Bill.
-Ti piace?
-Oddio, il risultato non è proprio quello che avevamo pianificato,
le tue aggiunte sono eccessive! Ma nel complesso mi piaci abbastanza.
Poi si guardarono e videro indossati alle mani dei guanti neri molto
simili e insieme urlarono:
-Che belli gli hai finiti?-
Tom cominciò a tremare per la piega che stava prendendo la serata
e i guanti neri ugualmente tagliati e con gli stessi piccoli particolari
che indossavano i due. Poi prese per la coda Lauren e trascinò
il fratello dal collare che aveva indossato dicendo andiamo o facciamo
giorno. Dall'interno i genitori dei gemelli urlarono :
-A casa non più tardi di mezzanotte.
-Ma, mami domani non abbiamo scuola!
-Non importa, dovete pulire la camera, falciare il prato e raccogliere
la foglie nel giardino!
-Schiavisti- bofonchiò Tom.
-Va, be' ci vediamo dopo!-rispose squillante Bill.
Lauren e Bill parlarono come dei matti per tutto il tragitto, faceva
freddo e ognuno sulle spalle aveva lo zaino colmo di delizie da sgranocchiare
e da bere, il sacco a pelo e kit di sopravvivenza contro il freddo.
Nella capanna si gelava veramente, ma era il loro angolo segreto lontano
da tutto, dove vivere veramente in libertà, Tom accese una lampada
da campeggio che illuminava quasi tutta la stanza, delle vecchie coperte
giacevano impolverate qua e là, Lauren tirò fuori, il
sacco a pelo, se lo mise sulle spalle, seguita dai due gemelli che fecero
altrettanto. Poi Tom prese la sua chitarra e cominciò a suonare,
una melodia lenta piena di malinconia. Lauren rimase senza parole, per
la prima volta lesse nell'animo del ragazzo tanta dolcezza. Gli abiti
extra-large, i capelli rasta calati sul viso a nasconderlo, i suoi modi
rudi e spigolosi erano solo una copertura. Lauren lo aveva capito da
tempo, ma in quel momento ne ebbe la certezza. Con una chitarra tra
le mani Tom era felice e con una concentrazione che non aveva mai visto
nel ragazzo si lasciò trasportare dalle note. Quando l'ultimo
accordo si spense nella notte Bill e Lauren applaudirono.
-La scuola è una vera merda- sentenziò Tom- che cazzo
me ne frega di imparare a memoria quando è nato Mozart o Beethoven,
imparare la dominante, la tonica e altre stronzate, io voglio suonare.
Voglio esprimere la mia rabbia, la mia gioia, la mia tristezza attraverso
le corde della mai chitarra! Dai Bill falle sentire la tua canzone.
-Ah, ma allora Bill non suonerà il tamburello nel tuo gruppo
musicale, Tom?
-Che cos'è questa stronzata- indagò Bill con sguardo torvo
rivolto al fratello
-No,- disse con tono incerto- è una cavolata che ho detto un
giorno a Lauren su di te.
-Cioè, spara, adesso mi metti al corrente!
-No- si giustificò divertito Tom- ho raccontato a Lauren i tuoi
tentativi falliti di imparare a suonare la chitarra prima e il pianoforte
poi! Dicevo che se mai metterò su un gruppo, l'unica cosa che
potrai suonare tu, sarà il tamburello, se poi lo fai nero con
le borchie si intonerà ai tuoi pantaloni.
Bill si alzò indispettito prese una coperta e la lanciò
sul fratello. I due cominciarono una lotta scherzosa fatta di pizzichi,
solletico e tirate di capelli, ma improvvisamente uno strano rumore,
come un rantolo, interruppe la loro baruffa. Tom uscì da sotto
la coperta e rimase pietrificato, mentre Bill con un balzo si era avvicinato
allarmato a Lauren che tenendosi il petto, senza respiro, arrancava
gesticolando. La polvere della coperta le aveva fatto venire una crisi
e respirava faticosamente. Bill intuì subito e cercò nello
zaino dell'amica il suo inalatore, svuotando frettolosamente la borsa
ne rovesciò tutto il contenuto, ma non lo trovava.
-Non stare lì impalato come un ebete, Tom, aiutami a cercare,
cazzo!
Tom si ridestò e cercando con il fratello vide un astuccino rosa,
lo aprì e trovò finalmente l'inalatore. Lauren respirò
due o tre volte, poi cominciò a tossire e pian piano riprese
a respirare meno rumorosamente. Bill le massaggiava la schiena e pallido
come un cencio proferiva frasi sconclusionate:
-Respira, coraggio, uno due tre, respira- e poi imitava un grosso respiro.
Tom, lui, era fermo immobile e teneva stretta la lunga coda di cavallo
accarezzando l'amica sulla testa.
Lauren si riprese pian piano e dopo aver inalato ancora un po' di medicinale
si rivolse con un filo di voce:
-Bill, razza di cretino, non sto partorendo! Guardi troppo E.R.
I tre scoppiarono a ridere come matti, poi si dissero:
- Certo che la prof Valgassen ha ragione, siamo tre cretini.
-O ciucchini come ci chiama lei.
-Andare in una capanna abbandonata con un'asmatica!
-E l'asmatica, cretina a non pensarci!
- Comunque è sempre colpa del cazzone tinto- sentenziò
Tom- se non avesse lanciato la coperta linda e pulita e non avesse alzato
tutto un polverone per così poco! La verità evidentemente
fa male, vero fratello?
-Vuoi riaprire una zuffa? Io canto benissimo! E il tamburello lo suonerai
tu!
-Canti talmente bene che scommetto che a una gara di canto ti eliminerebbero
in due minuti.
-Non ne sarei così sicuro! Scommettiamo!
-Sì, scommettiamo.
-Bene, prova a bere tutto d'un fiato quella bottiglia di vino e se ce
la fai mi taglio i dread. Ma se non la finisci ti iscrivi a " Star
search"
Lauren cominciò a ridere al pensiero dello scricciolo di Bill
in tv a cantare! Poi aggiunse:
- Bere però una bottiglia di vino intera non è molto salutare,
non sarà pericoloso?-si interrogò
-Oh, no- ribadì ironico Tom- Bill ama un sacco il vino! Lo chiamo
vecchia spugna!
-Stronzo, sai che odio il vino rosso, poi!
-Non abbiamo altro!
Lauren non era molto convinta del tipo di scommessa e appariva dubbiosa
sulle doti di tracannatore ubriacone di Bill:
-Sei un po' stronzo Tom, praticamente hai già compilato i moduli
di iscrizione alla gara!-disse la ragazza
-Sì appunto!- aggiunse con un ghigno perverso Tom sfidando il
fratellino.
-Io, non ne sarei così sicuro, - disse fiero Bill- ti ricordi
con la bottiglia di coca-cola ad Halloween? Ho bevuto la bottiglia di
due litri e mezzo d'un fiato! E la coca-cola è anche gassata!
Tom rifece mente locale e ricordò la prestazione del fratellino,
il ghigno sadico lasciò il posto ad un volto serio e teso.
Bill respirò a fondo, e prima di impugnare la bottiglia per berla
guardò Lauren:
-Preparati a trovare un nuovo soprannome a mio fratello quando non avrà
più la sua stupida pettinatura rasta.
Bill respirò a fondo due tre volte, stappò la bottiglia,
ne usmò il profumo e con una smorfia di schifo cercò la
forza dentro di sé, amava alcuni alcolici, come la birra o alcuni
liquori, ma il vino non lo amava molto. Anche se per legge i ragazzi
non potevano bere fino ai diciotto anni, ovviamente come tutti gli adolescenti,
avevano assaggiato spesso birra e super alcolici. Il preferito di Bill
era un liquore al caramello dolciastro che ogni tanto tracannava di
nascosto a casa della nonna. Mentre Tom era più da birra, amava
le bionde, ovviamente, in tutti i sensi. Lauren invece era di palato
fino e da buona mezza francese era una cultrice di vino. Anche se la
madre aveva spesso urlato improperi, il padre di Lauren aveva allevato
una piccola intenditrice di vini, alla ragazza piaceva da morire il
Sauternes, ma da quando era stata a Dublino, non disdegnava la Guinnes,
la Murphy e la Kilkenny.
Con gli occhi puntati su di lui, Bill respirò e cominciò
a bere tutto d'un fiato il vino, stava quasi per farcela quando si fermò
e sputò metà di quello che aveva bevuto poi si alzò
e di corsa corse fuori dal capanno per vomitare tutto ciò che
aveva bevuto.
Tom ridendo, tronfio e soddisfatto disse:
-Star search ecco Bill Kaulitz che arriva, canta e se ne va sconfitto.
-Tom, hai il tatto di un elefante in una cristalleria! Lauren si alzò
e andò ad aiutare il suo amico fuori. L'aver tracannato tanto
vino aveva fatto sboccare Bill, il ragazzino tirò su la cena.
Lauren gli teneva la fronte, mentre Bill terminava l'opera, lasciò
cadere la bottiglia quasi vuota. La ragazza gli passò un fazzoletto
e Bill si pulì la bocca, poi rientrarono insieme.
-Ok, avrai anche vinto, razza di cretino rasta, ma ti farò vedere.
Prendi quella cazzo di chitarra e suona la canzone dell'altro giorno
che scaldo l'ugola!
Il ragazzino si mise a cantare una ballata alquanto triste, aveva una
voce, chiara, pura che raggiungeva note alte, anche se aveva già
quattordici anni era ancora una voce bianca.
I tre cantarono insieme, poi Lauren accennò qualche passo di
danza e tentò di trascinare Tom per fargli da spalla, ma il ragazzo
rimase impalato sul posto, mentre Lauren sinuosa si muoveva intorno
a lui. Bill era piegato in due dal ridere anche se era un po' pallido
e ogni tanto si stringeva nella coperta come se avesse freddo.
I ragazzi poi si misero a leggere alcuni testi che avevano scritto,
Bill era il più prolifico dei due ragazzi, mentre Lauren cominciò
a raccontare ai due ragazzi di quanto le mancava Parigi e soprattutto
Versailles.
-Io adoro, amo, venero Luigi XIV.
Tom e Bill la guardarono con due occhi sgranati.
-Allora, che tu fossi singolare lo avevamo capito, ma qui hai toccato
il fondo! - sentenziò Bill
-Ti piace Luigi che?- chiese Tom- è un gruppo?
-Ma sei scemo? Pensi solo alla musica? È il re sole!
-Il re che?
-Oh, pisquano dell'Alaska, l'abbiamo studiato in storia!- lo redarguì
Lauren-
Sì, adesso sto leggendo un bellissimo libro su di lui di Beaussant,
se vuoi te lo presto Bill - disse ironica Lauren - è tutto nella
tua lingua preferita!
Bill ebbe un brivido freddo poi ridendo:
-Passo, come dire, non sono ancora pronto per leggere in francese.
Lauren si mise a raccontare tutto ciò che sapeva sul suo idolo
e raccontò ogni singolo angolo di Parigi legato al re. I due
gemelli ascoltavano interessati dai racconti di amori, intrighi, spie,
messe nere e man mano che la luce della lampada da campeggio diminuiva
d'intensità i tre ragazzi si calmarono le chiacchiere scemarono
e si addormentarono, uno accanto all'altro: la ragazza in mezzo ai gemelli
con la testa appoggiata al braccio di Tom e Bill avvinghiato al suo
braccio in posizione raccolta. Erano ormai passate le due, quando Lauren
sentì dei lamenti e un respiro affaticato accanto a lei. Ci mise
un po' per recuperare la lucidità, ma quando sentì Bill
bisbigliare:
-Ho freddo, ho tanto freddo e sto male.
Lauren subito tentò di accendere la lampada che però si
era ormai consumata:
-Che hai scriciolo?
-Mi viene da vomitare, ho freddo.
Lauren prese il ragazzo lo portò fuori dal capanno e lo aiutò
a vomitare, tenendogli la testa. Subito capì che non era per
il vino, aveva la febbre e tremava come un uccellino.
-Tom-urlò come un aquila Lauren.- Svegliati sottospecie di cretino.
Tom che aveva il sonno pesante di un camionista, si ridestò a
fatica, solo dopo qualche calcio assestato da Lauren.
-Presto, capelli tinti sta male.
-Porca miseria che ha?
-Vomita e ha la febbre!
-Che cazzo di ore sono?
-Merda le tre! - rispose Lauren
-Mia madre ci inchiappetta! Ma è ubriaco?
-No idiota, sta male e basta, corriamo a casa!
-Ho freddo!- disse con una voce flebile Bill.
Lauren prese la sua fascia per i capelli gliela mise in testa per coprirgli
un po' il capo, poi gli infilò il sacco a pelo avvolgendolo per
bene e sorreggendolo con l'aiuto del fratello cercarono di portarlo
a casa. Ogni tanto si dovevano fermare perché Bill doveva rimettere.
Lauren gli teneva la testa mentre Tom distoglieva lo sguardo per non
vomitare pure lui.
-Ho freddo, sono stanco.
-Dai fratellino- diceva dolcemente Tom- ci manca poco, ci siamo quasi,
forza, guarda che io non ce la faccio a portarti sulle spalle! Coraggio.
Il tragitto tra i campi sembrò infinito. Era una notte limpida
piena di stelle, la via lattea illuminava il cielo e faceva molto freddo,
la temperatura era sotto zero e di parecchi gradi. Il terreno sotto
ai piedi era duro e ghiacciato.
Lauren era preoccupatissima, ma cercava di non perdere la calma.
-Ci siamo quasi scricciolo, dai vedo le luci del paese.
-La mamma ci uccide- disse flebilmente Bill.
-Non ti preoccupare, scricciolo dirò che è tutta colpa
mia, ho portato io il vino, vi ho tediato io con Luigi XIV, ci siamo
addormentati sui miei racconti pallosi!
-No, è colpa mia- disse mortificato Tom- sono io lo scemo che
ha fatto la scommessa, cretina.
-Sono io lo stupido che l'ha accettata!
-Dai ci siamo.
Al rumore del cancello che si apriva, la porta di casa fece lo stesso.
Una luce inondò il sentiero di beole che portava all'entrata,
due figure svettavano, i genitori dei gemelli erano sulla soglia con
le braccia ai fianchi e le gambe larghe in minacciosa attesa.
Quando la madre vide Bill sorretto dagli altri due ragazzi si allarmò
e corse a prenderlo in braccio.
-Mami- disse sottovoce il ragazzino-scusa!
Il patrigno subito si mise al telefono per chiamare la guardia medica,
mentre due mortificati Tom e Lauren entrarono senza dire una parola
e si misero in un angolino buio della sala, pronti per una lavata di
capo con i controfiocchi.
Nella camera intanto la mamma aveva cambiato Bill, gli aveva infilato
il pigiama e lo aveva coperto con due piumoni. Mentre lo accarezzava
dolcemente sulla testa cercava di confortarlo:
-Dai non è nulla, vedrai domani starai meglio. Dormi, adesso.
-Ho male da per tutto, ho freddo, mi viene da vomitare.
Il patrigno dei ragazzi dopo la telefonata si era avviato in cucina
e avevo messo su del tè, per scaldare gli altri due infreddoliti
adolescenti.
Tom con una mug fumante in mano, lo sguardo basso accenno:
-Scusa.
Lauren anche lei con una tazza fumante tra le mani alzò lo sguardo
e con un fiume di parole raccontò per filo e per segno tutta
la serata, non saltò nessun particolare e si assunse tutta la
responsabilità:
-Signore, sono stata io, è colpa mia, l'ho preso io il vino dalla
cantina di mio padre, era un Bordeaux del 2000 ottima annata, colore
rubino scuro, leggermente fruttato, ottimo con la carne, insomma era
un regalo che mi aveva fatto mio padre finito il corso di sommelier
l'anno scorso. Mia madre non era d'accordo, ma è stato bellissimo
invece, mi sono divertita tanto con il mio papi, non lo vedo quasi mai,
sa, e queste piccole attività con lui, le adoro. Oh, mi scusi
sto divagando. Ma sono agitata e quando lo sono straparlo.
Il signor, guardò la ragazzina che non aveva smesso un minuto
di parlare e notò alcune somiglianze con un ragazzino di sua
conoscenza, le accarezzò dolcemente il capo e le disse:
-Adesso ti conviene andare a casa.
-Posso aspettare dopo che la guardia medica avrà visitato scricciolo?
E comunque non li punisca, loro non hanno fatto nulla.
Intanto la madre fece capolino dalla porta della cucina e sentenziò:
-La colpa va divisa equamente, ho sentito tutta la storia e i furfantelli
non la passeranno liscia questa volta, comunque grazie per la sincerità,
Bill ora si è addormentato, credo che abbia solo un'influenza.
Dopo che il dottore ebbe visitato il malato e confermato che era solo
un'influenza intestinale, Lauren fu accompagnata a casa da Tom. Il ragazzo
da due ore non aveva proferito verbo era pallido e preoccupato, non
tanto per la punizione che lo aspettava, quanto più per la salute
del fratellino, ogni tanto infatti lasciava trasparire il suo istinto
protettivo di fratello maggiore.
- Be' a lunedì, allora Tom, mandami tanti messaggi sulla salute
del grillo parlante tinto.
-Sì, certo non mancherò, comunque credo che il cellulare
sarà la prima cosa che non vedrò per almeno un po', temo
fino al compimento dei diciotto.
-Forse, io mi salvo, i miei non ci sono e a quanto pare nessuno si è
accorto della mia fuga.
I due si lasciarono rattristati, la serata era stata così bella,
avevano scoperto molti lati nascosti dei loro caratteri, avevano gustato
insieme la gioia semplice di conversare, cantare, ballare e sognare
con poco, senza fronzoli, artifici, tecnologia. Una serata che non avrebbero
certo scordato mai.
Lunedì a scuola il banco accanto a Neumann era vuoto. Tom appariva
più abbacchiato del solito, già la faccia del ragazzo
il lunedì mattina non era delle migliori, non solo cominciava
una dura settimana di scuola e quindi non sprizzava gioia, ma quel giorno
sembrava uno zombie appena uscito da un frullatore. Il volto di Lauren
neanche era particolarmente disteso, sull'autobus i due avevano scambiato
solo brevi frasi e spesso Tom si era limitato a rispondere con il suo
grugnito ormai collaudato. La mancanza della macchinetta parlante si
era fatta sentire e i due avevano potuto ascoltare distrattamente le
conversazione degli altri ragazzi. Le cinque ore di lezione erano passate
lentamente e la ricreazione era sembrata ai ragazzi troppo breve.
La gioia e la ventata di buon umore di Bill mancava ai due ragazzi che
trascorsero anche il viaggio di ritorno in autobus in silenzio. Tom
poi, aveva schiacciato un pisolino con la testa appoggiata al finestrino.
Quando arrivarono in prossimità della pensilina i due mesti si
alzarono e mentre Tom stava scendendo dai gradini del mezzo, barcollò
e mise un piede in fallo ruzzolando giù dall'autobus. La scena
fantozziana non passò inosservata e i ragazzi rimasti sul mezzo
scoppiarono a ridere mentre intonavano un coro da stadio:
-Scemo, scemo.
Sia Lauren che Tom in contemporanea alzarono un elegante dito medio
in tutta risposta. Poi Tom raccolse mesto il suo zaino e Lauren cercando
di consolarlo gli mise un braccio intorno al collo dicendo:
-Dai, sono degli stronzi, ma che hai? È tutta la giornata che
sei abbacchiato, non stai bene?
E Tom che aveva mantenuto fino a quel momento la sua espressione da
duro d'acciaio disse flebilmente:
-No, sto male, mi viene da vomitare- e non si trattenne.
Lauren ormai abituata, mantenne la fronte del ragazzo con una mano,
mentre con l'altra gli teneva i capelli affinché non si sporcassero.
La fronte di Tom era bollente e gli occhi lucidi facevano presagire
un bel febbrone.
-Alè, vi chiamerò i gemelli vomitanti da oggi. Mi sa che
farò l'infermiera da grande. Comunque Tom sappi, sei un cretino,
potevi dirlo che non stavi bene, ti avrebbero portato in infermeria
e così ti sei sciroppato due ore di tedesco e due di matematica
aggiungendo un simpatico sei in storia, tanto per cominciare bene la
settimana.
-Sì sono un cretino, mi aiuti?- Tom era incerto sulle sue gambe
e lo zaino gli sembrava più pesante del solito. Lauren ripercorse
il vialetto di beole con l'altro Kaulitz da sorreggere, suonò
al campanello e la nonna aprì allarmata.
-Oh, Tom che hai?
-Credo signora che il piccolo grillo parlante di Bill gli abbia attaccato
l'influenza!- sentenziò Lauren
Mentre con una voce flebile Tom aggiunse:
-É sempre colpa dello scemo tinto.
La nonna accompagnò Tom e lo mise a letto, poi ringraziò
la ragazza per la pazienza che aveva dimostrato e la invitò a
pranzo, Lauren declinò gentilmente l'offerta e tornò a
casa.
La piccola scorribanda notturna si fece sentire su tutti e tre e l'influenza
intestinale piegò i tre amici. Bill fece cinque giorni a letto
con febbre alta, seguito da Tom che fece solo tre giorni di febbre,
la più grave alla fine fu Lauren, che insieme all'influenza ebbe
una crisi d'asma che ne prolungò la degenza. I tre comunicarono
via sms e si tennero compagnia per telefono, un lato positivo lo trovarono
subito, avevano perso una settimana di scuola!
***
-Lauren che figata ieri il concerto, peccato che tu non sia potuta
venire! Ci siamo divertiti come dei matti e abbiamo conosciuto un tipo
forte, forse ci troviamo per suonare nel nostro semi-interrato. Non
vedo l'ora, è un batterista e verrà con un suo amico bassista.
Si chiama Gustav! Sembra simpatico e un picchiatore nato- Tom innondò
stranamente la ragazza con questo fiume di chiacchiere.
-Caspita, Tom, non ti riconosco più, sono le 6 e 50 di un lunedì
mattina e di solito per almeno due ore rispondi a grugniti.
-Lascia perdere- disse Bill- sta mattina si è alzato tutto pimpante
e mi ha scarugato i coglioni canticchiando in bagno, ci ha messo un'eternità!
-Noto infatti Bill che la tua pettinatura non è come al solito!-
infierì divertita Lauren.
-Uh, anche se per un giorno capello tinto non è a posto, chissene
frega! Mi hai sentito? Un batterista e un bassista, formeremo la nostra
band!- disse con tono trionfante.
-Scusa non ho ben capito Tom, - stuzzicò Lauren- un pianista
e un saxofonista?
-Stronza!- rispose Tom sedendosi sul suo sedile preferito mettendosi
accanto al finestrino.
Bill rise divertito poi raccontò tutto a Lauren, ogni singola
virgola del concerto, dalla partenza da casa al ritorno, senza mai prender
fiato, come al suo solito.
La mattina si svolse alquanto tranquillamente e alla ricreazione Tom
triturò le palle dei suoi amici Ralph e Alex con quanto era stato
forte il concerto, sul fatto che avrebbero messo in piedi una band e
tutto ciò che avrebbero suonato, Tom già si vedeva sotto
i riflettori su una pedana rotante circondato dalle fiamme, suonare
la sua Gibson mentre una folla urlante lo acclamava ad ogni suo assolo.
Venne finalmente il pomeriggio tanto atteso da Tom, il loro nuovo amico
Gustav, accompagnato da un giovanotto biondo più grande e piazzato
di nome Georg fecero il loro ingresso nella casa dei Kaulitz. I quattro
ragazzi dopo le presentazioni andarono nel semi interrato dove gli strumenti
del patrigno dei gemelli erano stati gentilmente concessi per le prove.
Subito Georg si mise a studiare la batteria, non era la sua e quindi
doveva familiarizzare con lo strumento. Certo portarsi appresso la sua
sarebbe stato alquanto duro, mentre Georg tirò fuori il suo basso
e cominciò ad accordarsi con Tom e la sua chitarra. Georg appariva
dubbioso sul poter instaurare un rapporto di amicizia con i due ragazzi,
erano infatti un po' strani e singolari. Essendo lui più grande
di due anni, guardava con aria dubbiosa il piccolo porcospino tinto
e il singolare rapper chitarrista del gemello. Ma quando Tom si mise
a suonare Georg intuì il suo potenziale e gasato dal sound del
nuovo amico cominciò ad andargli dietro. Gustav poi cominciò
a picchiar sul suo strumento, mentre Bill annuiva soddisfatto. Bill
poi sollecitò Tom a far sentire le composizioni che avevano scritto
insieme. I due nuovi amici ascoltarono e poi presi da una febbre creativa
cominciarono a suonare insieme.
Dopo un paio d'ore fece capolino alla finestra di Lauren un mesto Bill.
-Ehi, rockettaro tinto, che faccia hai? I due nuovi ragazzi vi hanno
mandato a cagare dopo due ore?
-No, abbiamo suonato come matti, ma ora mi hanno cacciato a calci dal
semi interrato.
-Perché scricciolo?- quando Lauren era affettuosa lo chiamava
sempre con quel nomignolo che a Bill certo non dispiaceva.
-Hanno cominciato a farneticare di tono, mezzo tono, entro qui, rulla
qui, finisci là e siccome la mie idee non piacciono e mi trovano
logorroico, rompi palle e inutile, per il momento mi hanno cacciato!
-Dai, all'inizio forse devono capire come suonare insieme e poi quando
avranno stabilito bene, potrai esprimerti anche tu!
-Sarà, dai vieni a farmi compagnia, mi stavo sparando un muffin
al cioccolato della noni con una tazza di latte.
-Sì e poi, insieme, gli facciamo vedere noi che cosa può
un soldo di cacio tinto.
-Sì, giusto, in fondo stanno provando delle canzoni che ho scritto
io!- disse con tono di sfida Bill
Lauren fu presentata ai due ragazzi e non fece una buona impressione
a Georg, veramente si sentiva un po' grande rispetto ai tre ragazzi
e una fanciulla vestita a quella maniera lo perturbava alquanto, come
potevano essere amici di una che aveva fatto a pugni con il tappeto
di casa?
Incerto cercò di sopportare l'eccentricità della fanciulla,
poi vedendo quanto erano affiatati i due gemelli con quella mocciosa
che parlava come una uscita da un quartiere malfamato, si sciolse, anzi
dopo un'ora ne era conquistato. Le apparenze ingannano sempre: una bambolina,
vestita in modo strano che parlava più volgarmente di quattro
ragazzi messi insieme? Capì che sarebbe stato divertente suonare
e chissene frega della differenza d'età!
***
I fine settimana nel semi interrato dei Kaulitz a suonare erano ormai
diventati una consuetudine e ormai era prossimo anche il loro debutto.
Quando una mattina alla pensilina dell'autobus un gongolante Tom e un
mesto Bill annunciarono a Lauren:
-Prepara il video registratore, il computer e il dvd recorder- urlò
con sadico cinismo Tom- Bill è stato accettato per partecipare
a "Star search"
-Fan culo, gemello sadico!
-Dai, splendido mono neurone tinto! Comunque sul "gemello sadico"
concordo, allora Tom, veramente hai compilato i moduli di iscrizione.
-Sì e ho spedito anche il demo!
-Lo odio!- annunciò Bill- lo ha fatto sul serio, mia madre è
esaltatissima, mia nonna ha scritto a tutti i Kaulitz della terra e
il mio patrigno mi stressa cercando di insegnarmi a tirar fuori la voce.
-Sono al settimo cielo, avrò un amico famoso! Posso chiederti
un autografo, anzi mi faccio tatuare le tue iniziali sul seno!
-Perché ne hai uno?- disse ironico Tom
Lauren mollò un calcio negli stinchi all'amico seguito da una
serie di parolacce e insulti sciolinando tutto il suo repertorio e quello
di dieci scaricatori di porto. I tre salirono sull'autobus e Bill notò
il volto scuro dell'amica.
-Tom- sussurrò Bill- credo che questa volta tu le debba chiedere
veramente scusa, credo se la sia presa a morte.
Ma Tom era proprio negato in fatto di scuse e non sapeva come cominciare.
La mattinata a scuola trascorse lenta e alla ricreazione ancora Tom
non aveva chiesto scusa. Bill ogni tanto dava qualche calcio al fratello
sollecitandolo, ma lui proprio non sapeva cosa dire, Lauren era apparentemente
felice, tuttavia ogni tanto si vedeva, taceva e guardava triste le ragazze
intorno a lei.
Alle due e trenta come sempre giunsero alla pensilina dell'autobus e
Bill cercò di creare la situazione giusta affinché Tom
chiedesse scusa:
-Lauren vado a prendere una cosa che ti devo, Tom ti aiuterà
con il cambio d'abito.
Lauren si sedette sulla panchina sotto la pensilina, si infilò
i pantaloni sotto la gonna come ormai faceva tutti i pomeriggi e mentre
si stava sfilando da sopra la gonna sentì delle mani allacciarle
le scarpe.
Tom inginocchiato stava allacciando le stringhe fiorate delle All star
dell'amica e guardandola dal basso verso l'alto disse:
-Scusa per sta mattina! Sono un vero stronzo patentato, ho il tatto
di un elefante, è sai, a volte dimentico che le parole possono
ferire più degli atti, a volte ferisco anche Bill con le mie
uscite infelici. Questa è stata veramente da cretino, idiota,
deficiente, insensibile.
Lauren lo guardava negli occhi, come scuse erano buffe, ma tanto sincere.
-Un po' ci sono rimasta male perché ho quattordici anni e ne
dimostro dieci.
-Parli a me e al nano tinto che abbiamo quattordici anni e ne dimostriamo
nove, prima o poi cresceremo, vedrai, e tu sarai super prosperosa, una
bomba sexy da sballo.
-Sarebbe meglio di no, non esistono ballerine tettone!
-Ah,no? E quelle dei video?
-Deficiente quelle non sono ballerine, io voglio fare la ballerina classica.
-allora niente tette?
-Meglio di no, ma sai
Tom le prese la mano e poi si avvicinò col viso a quello dell'amica,
i due si guardarono negli occhi, Lauren sentì il respiro del
ragazzo sulle sue labbra, chiuse gli occhi e le labbra del ragazzo incontrarono
le sue. Si baciarono dolcemente, le labbra carnose di Tom incontrarono
quelle sottili e delicate di Lauren. Il bacio durò una frazione
di secondo, poi Lauren mollò una sberla a Tom che aprì
gli occhi interdetto. Che cosa aveva fatto ancora di male? Lauren si
alzò di scatto, lo guardò fisso negli occhi sgranati che
imploravano una spiegazione per lo schiaffo e poi prese in mano la testa
rasta di Tom, affondò le sua dita tra i dread e lo baciò
anche lei con forza e determinazione. Il suo bacio deciso faceva trasparire
una certa rabbia e fu concluso con un altro schiaffo e:
-Deficiente hai rovinato tutto!
Mentre Bill fece capolino alla pensilina vide solo Lauren in fuga e
suo fratello ancora in ginocchio con cinque dita ben visibili sulla
carnagione chiara delle guance.
-Che cavolo fai scemo rasta?
-Non so, non ho parole, scusa ne possiamo parlare fra dieci anni? Quando
avrò capito meglio le donne?
Bill non infierì, anche se moriva dalla curiosità, proprio
non capiva cosa poteva esser successo tra i due. Sia a pranzo, sia per
tutto il pomeriggio si arrovellò su che cosa significava quella
scena: l' allocco di suo fratello in ginocchio e Lauren in fuga veloce
con le lacrime agli occhi, poi all'improvviso si ricordò della
sua scommessa persa e terrorizzato dimenticò il fratello.
***
-Bravo!- urlò Lauren quando Bill fece capolino dalla porta d'entrata
della casa dei Kaulitz
-Forte, perdente dai capelli tinti!- esclamò Tom abbracciando
con affetto il fratello
-Sei stato grande!- aggiunse Gustav infierendogli una pacca sulla spalla
che lo spostò di lato
-La tua performance resterà negli annali- aggiunse sadicamente
Georg.
Il patrigno lo prese e lo stritolò in un abbraccio poderoso incoraggiandolo:
-Dai, si vede che eri emozionato.
-Che patrigno affettuoso abbiamo: hai steccato praticamente tutta la
canzone e usa questa frase di circostanza. L'ho detto io che "bonsai
tinto" non sai cantare, ho doppiamente vinto la scommessa! Guarda
il tamburello è il tuo strumento.
-Sì quello che usa la tappezzeria fiorata di Lauren quando fa
quella strana danza!- aggiunse Georg che ormai si era perfettamente
integrato nel gruppo e aveva recepito il gergo dei ragazzi, anche troppo.
-Gran pezzi di deficienti- tuonò Lauren- Bill ha sbagliato in
qualche punto, ma per il resto è stato fantastico, un vero professionista.
-In stecche- aggiunse quasi a bassa voce Gustav che rideva sotto i baffi.
-Se riguardiamo la sua performance, vi faccio vedere invece quanto è
bravo.
-No, Lauren è una partita persa, hanno ragione ho fatto cagare,
mi vergogno come un ladro. Domani non avrò il coraggio di mostrare
la mai faccia a scuola!
-Tutte scuse per saltare un giorno di scuola? - domandò divertito
il patrigno- Domani andrai a scuola come sempre e mostrerai con fierezza
il tuo sorriso, in fondo sei arrivato secondo?
-Dai -lo abbracciò la nonna- andiamo a festeggiare
Poi i tre ragazzi e Lauren in coro imitarono il ragazzino intonando:
-It's raining men, hallelujah, it's raining men
Bill avrebbe voluto mandarli a cagare ma davanti ai genitori non osava
esser troppo scurrile. La serata passò in allegria, poi il patrigno
dei ragazzi accompagnò Georg e Gustav a casa mentre Lauren si
attardò con Bill sul divano:
-Non ascoltare quei cretini e perdonaci se ogni tanto ci divertiremo
a cantarti It's raining men, ma fidati, hai bucato lo schermo! Sei entrato
in scena come un rockettaro professionista, guarda la tua camminata
è fiera e sicura, guardi le telecamere come se avessi fatto questo
per tutta la vita. Guarda come tieni la scena, percorri tutto il palco,
non sei statico o immobile come un allocco. Ok, hai sbagliato qualche
nota qua e là, ma poi guarda! Quando hai perso, hai abbracciato
il tuo rivale, guarda la luce nei tuoi occhi, guarda l'altro e fermo
impalato, invece tu! E poi per tutto il tempo, quando ti hanno intervistato,
prima, dopo e durante, fidati sei tu il vincitore!
Bill la guardava stupito, che ragazza dolce e affettuosa stava trovando
ogni virgola positiva per tirarlo su di morale, ma un dato di fatto
era innegabile: aveva perso, ma soprattutto aveva fallito proprio cantando!
Forse doveva mettersi da parte, scrivere testi e comporre musica con
il fratello e gli amici ma far cantare qualcuno altro.
Da dietro Tom lo abbracciò:
-Ehi, fratellino, non preoccuparti questa trasmissione fa cagare, non
l'avrà vista nessuno a scuola. Il tappeto fiorito ha ragione,
sei stato bravo! Sono fiero di te!
Erano forse queste le parole che aspettava.
La mamma incalzò con la nonna e tutti abbracciarono Bill riempiendolo
di baci e anche se due lacrimoni solcavano il suo viso sentiva l'affetto
e il calore di quei gesti amorevoli penetrargli nelle ossa e sostenerlo.
Il giorno dopo alla pensilina dell'autobus Lauren lo ritrovò
con un sorriso smagliante come se quella gara fosse stata dimenticata
e fosse passato un secolo. Bill infatti aveva metabolizzato la sconfitta
e cominciò a raccontare ogni minimo particolare all'amica, le
telecamere, il truccatore, l'attesa con la nonna e la mamma a giocare
a carte, il regista che gli spiegava come muoversi, le prove dell'audio,
il pallino dove mettersi all'annuncio della votazione, insomma tutto
ciò che aveva provato e fatto.
Tom un po' in disparte sorrideva divertito, aveva già avuto diritto
a quel racconto quando i due ragazzi si erano ritrovati in camera nei
loro letti a luci spente quella notte e mille volte aveva confortato
il fratello con la frase:
-Sei stato grande! Sei arrivato secondo. E poi il mondo non è
ancora pronto per i Kaulitz, solo nella nostra band canti bene, la nostra
musica non la stecchi mai!
-Dai,- disse Lauren quando vide arrivare l'autobus- non l'avrà
vista nessuno quella trasmissione e poi potrai sempre contare su di
noi.
Bill era felice e sorridente, pronto ad affrontare il mondo e spavaldo
salì sull'autobus con passo sicuro e testa alta. La sua entrata
fu accolta da un coro di risate e qualche cretino cominciò ad
urlare:
-It's raining men, hallelujah, it's raining men!
-Dai checca tinta facci sentire un tuo acuto!- si sentì provenire
dal fondo dell'autobus. E fragorose risate levarsi da ogni angolo dell'autobus.
Bill si sedette veloce tra Tom e Lauren e disse con voce tremante:
- "Non l'avrà vista nessuno quella trasmissione" le
ultime parole famose.
Tom gli stringeva forte il polso sinistro, mentre Lauren gli teneva
forte la mano quasi da non fargli passare il sangue. Bill era con il
capo chino, come un cane bastonato pronto a piangere. Poi alzò
la testa e come se tutto intorno a lui non esistesse, i commenti maligni,
le risate di scherno, le battute feroci e crudeli che penetravano come
coltelli affilati nel profondo, cominciò a parlare di futili
cose e dei progetti futuri e soprattutto della festa del paese alla
quale avrebbero suonato, la loro musica, finalmente!
Quello che aveva subito sull'autobus non era nulla in confronto a quello
che avrebbe passato attraversando il cortile della scuola e il tragitto
di pochi metri che divideva il cancello dall'entrata sarebbero stati
certamente un supplizio. Se sull'autobus due o tre studenti avevano
infierito, chissà quanti ce ne sarebbero stati nell'istituto,
ma con Tom a sinistra e Lauren a destra come angeli custodi, Bill si
sentì forte. Prima di attraversare la soglia della scuola, guardò
i due al suo fianco, respirò a fondo e con passo sicuro, come
era entrato in scena la sera precedente, varcò la soglia della
scuola. Subito gli corsero incontro Ralph e Alex:
-Bill, sei un grande, sei forte- urlò Alex
-Figa la tua entrata in scena, cosa volevi fare? Spaccare il mondo?-aggiunse
Ralph
-Già, -aggiunse Alex- anche se non hai cantato benissimo sei
stato certo più espressivo dell'altro bamboccio
I ragazzi così facendo riuscirono a creare un crocchio intorno
a Bill, ma questo non lo salvò da molti commenti e risate che
si levarono al suo passaggio:
-Ehi pidocchio, vergognati sembravi una gallina strozzata su quel palco-
commentò un cretino dalla giacca chiodata.
-Ehi, Kaulitz, canti e balli come un frocio!- aggiunse uno con la testa
rasata.
Delle ragazze che sembravano appena uscite da un salone di bellezza
commentarono:
-Bello il vestitino che indossavi, mi dai il nome del tuo negozio di
fiducia?
Lauren stava per sbottare e inveire contro il pollaio di galline fashion
della scuola e così anche Tom, Ralph e Alex, contro i nazzi,
ma furono salvati dalla professoressa di francese che stava entrando,
la prof cinse il ragazzino magro e spaurito per le spalle e gli disse:
-Je t'ai vu à la télé hier soir, tu as été
magnifique ! Bon, tu a pris des fausses notes, mais tu sais tenir la
scène !
Bill la guardò con aria interrogativa tra lo spaventato e il
supplichevole :
-Lo so non hai capito nulla di quello che ti ho detto- scosse amabilmente
il capo- ti ho detto che sei stato bravo ieri sera e anche se hai stonato
un po', sai stare in scena molto bene!
Bill sfoderò il suo grosso sorriso, non avrebbe mai creduto di
trovare tanta umanità in un prof, soprattutto uno che lo faceva
penare, sudare e star male per due ore alla settimana. Sapeva che non
sarebbe stato mai il suo alunno migliore, ma aveva capito di avere la
stima della prof e questo come inizio di giornata fu per lui un vero
regalo.
Dopo qualche giorno solo pochi cori di "it's raining men"
si levavano al passaggio di Bill, un lato positivo ci fu, alcune ragazzine
un po' timide invece lo avevano trovato simpatico, carino e volevano
fargli i complimenti ma non avevano il coraggio. Così un giorno
alla ricreazione si erano avvicinate a Lauren, cercando di far amicizia.
La ragazza fu felice di presentar loro la star in erba, finalmente Lauren
scorgeva una luce in fondo al tunnel, forse non sarebbe stata sempre
circondata da ragazzi e forse avrebbe trovato delle coetanee come lei.
Certo queste ragazze facevano parte delle alunne emarginate, ma forse
avrebbero costituito un bel gruppo. Lauren infatti sentiva ogni tanto
la necessità di parlare con delle ragazze della sua età,
fino al quel momento aveva sempre e solo parlato di problemi femminili
con la sua amica Leonor, ma questa era a Parigi e certo non poteva confortarla
fino in fondo. I ragazzi, si sa, ogni tanto sono un po' infantili e
non sempre riusciva a sopportarli, soprattutto quando Tom dava il la
e cominciavano a parlare di "bombe carrozzate" "tipe
con air bag da urlo", fare scommesse e gare di rutti e altre cose
infantili che ogni tanto degeneravano. Ecco in quei momenti urlava come
una forsennata improperi o si isolava in cerca di pace, avere delle
amiche quindi era una necessità che sentiva. Karola, Annie e
Gertrude in fondo non erano poi male, erano gentili, calme e tranquille,
non si truccavano né si vestivano come ragazzine appena uscite
da riviste di moda, erano semplici e poi una passione le accomunava:
i manga giapponesi. Finalmente poteva parlare di fumetti sojo con qualcuno!
Basta Dragon Ball, play station, musica rock e "bombe sexy".
-Oggi alle quattro gruppo studio a casa mia?- suggerì Lauren
-Sì, direi che è un'ottima idea, ho tanta voglia di farmi
insultare con "sembri una ragazzina" da tua madre, è
così elegante e gentile quando è "calma".
-O testa di macaco tinto, secondo te avrei invitato te e il Vileda a
casa mia con mia madre? No, gioite è via per una settimana e
quindi si festeggia! Poi mio padre mi ha promesso ripetizioni di fisica
e matematica. Quindi i nostri tre mononeuroni probabilmente avranno
un aiuto per almeno strappare un 3 o un 4!
-Uhm- grugnò Tom soddisfatto.
-Bene, figo, finalmente vedremo casa tua!
-Già via il gatto i topi ballano, così potrò farvi
vedere bene la mia camera, la mia palestra, la piscina, la taverna e
il super impianto stereo dove spararci Giselle o Minkus a balla!
-Minkus che minchia è? Un gruppo francese?
-Tom, toglimi la curiosità, per te tutto è musica rock,
rap o affini? Io ascolto soprattutto musica classica e opera. Adoro
la Traviata ad esempio!- e Lauren iniziò ad intonare "amami
Alfredo"
Bill aveva gli occhi di fuori e Tom era impietrito.
-Non è francese vero?
-No, massa di ignoranti, l'abbiamo anche fatto in musica! E' l'opera
di Verdi.
-Ah, la musica pizzosa e soporifera che ci spara il prof in classe!
-Oddio sì, la lirica! Il melodramma italiano, che due marroni.
-Trogloditi! Non capite nulla di musica!-tagliò corto Lauren
I tre si lasciarono per andare a pranzo e ritrovarsi a fare i compiti.
Alle quattro, stranamente puntuali i gemelli suonarono a casa di Lauren
che aveva tirato a lucido la sua camera, aveva veramente fatto pulizia
perché anche lei non brillava in fatto di ordine.
-Ciao raga! Super puntuali! Che tipo di cataclisma si scatenerà
fra poco?
-Ah spiritosa!- disse con tono acido Tom
Mentre Bill sembrava alquanto assonnato e quindi silenzioso.
-La noni ci ha preso a calci fino a qui, sai stavamo facendo il nostro
pisolino quotidiano!
-Ah già dimenticavo che ho a che fare con dei lattanti! Che hanno
bisogno di fare il riposino. Allora, casa di cura Kaulitz ci svegliamo!!!
Su, su siamo giovani e forti e pimpanti, dobbiamo spaccare il mondo,
ma se dormite sarà dura!
-Lasciami riprendere ancora qualche minuto e poi carburo.
-Dai, andiamo in camera mia.
I due ragazzi erano eccitati si immaginavano la camera dell'amica come
lei una grossa caramella fiorita con tanto rosa bonbon ovunque e in
effetti era così.
-Camera in perfetto stile Lauren, un esplosione di fiori che fa venire
il mal di tasta- sentenziò Tom
-In effetti è un po' eccessiva- rimarcò Bill
-Ha parlato il re della semplicità- disse Lauren un po' indispettita
-Mettiamoci al lavoro-esortò poi.
I tre si sedettero alla scrivania dove era già stato tutto predisposto
anche un pacchetto di gommose alla frutta da assaporare durante il duro
lavoro dei compiti.
Lauren si sedette, Tom accanto a lei a destra mentre Bill indugiava
con lo sguardo verso l'angolo della camera dedicato alla danza, poi
andò verso una porta e disse incuriosito:
- Ci avevi detto che eri parecchio disordinata, ma a quanto pare era
una bugia!- disse Bill con tono indagatore-Cosa c'è qui dentro?-
ma senza il permesso aprì e fu travolto da una montagna di cianfrusaglie,
vestiti, bambole e peluches.
Tom cominciò a ridere mentre Lauren come una furia si lanciò
per infliggere a Bill una sonora lezione seguita da numerosi imprecazioni.
-Ma che ti salta in mente brutto cretino, maleducato e invadente! Chi
ti ha dato il permesso!
-Insomma-tentò di difendersi verbalmente perché Lauren
gli si era gettata addosso e lo stava picchiando con solletico, spettinate
varie e piccoli pizzichi- sono curioso lo sai, piantala di spettinarmi,
no, no smettila- urlava- aiutami Tom.
Tom allora si getto nella mischia e cominciarono una lotta con i cuscini
i peluches e i vestiti di Lauren che trovarono. Almeno mezz'ora la persero
così in cazzeggio, poi guardandosi negli occhi si incitarono:
-Mettiamoci al lavoro va!
-Sì o la noni ci scotenna.
-Sai papi e mami ci tengono per le palle: " se non portate dei
voti decenti, il concerto ve lo facciamo fare con il binocolo"-
aggiunse Tom.
Tirarono fuori il diario e lessero:
-Francese: es da 3al 6 pag 69 es 5 e 9 pag 71-lesse Lauren
-Tedesco: leggere brano pag 483 rispondere alle domande a pag 510-seguì
Bill
-Minchia- esclamò Lauren con il suo linguaggio educato- più
di venti pagine da leggere? Oddio mi viene da vomitare!
-Matematica- aggiunse con tono mesto Bill- esercizi 1-3-5-7 pag 72
-Matematica- disse Tom- es dal 3 al 9 pag 83
-Matematica -sentenziò con veemenza Lauren - esercizi dal 7 al
12 pag 89
-Bene siamo a cavallo di un asino!-sentenziò Tom
-Che si fa?-domandò Bill
-Io direi che a scanso di equivoci e per non rischiare urla della prof
o spedizione punitive dal preside sarà meglio farli tutti!
-Tutti? -impallidì Bill-
-Col cavolo, siete due cretini avete sbagliato voi io li ho scritti
giusti!- disse Tom
-Il babbeo sarai tu!-disse indispettito Bill
-Gemelli mono-ovulari inutili piantiamola e mettiamoci al lavoro facciamo
tutti i compiti e a quelli di mate ci pensiamo.
-Perché non ci dividiamo i lavori? Suggerì Bill
-Il piccoletto tinto potrebbe fare tedesco, Lauren francese e io incominciare
a fare matematica. - disse fiero Tom
-Sembra un'ottima idea per ottimizzare i tempi, ma non molto corretto
per la nostra preparazione. Si accorgerebbero subito! Bill che fa perfettamente
gli esercizi di francese!-sentenziò Lauren- su che pianeta?
-Grazie per la fiducia!
-No, siamo realisti- disse Tom- impossibile che tu possa solo far giusta
una frase in francese.
-Ha parlato il tuttologo francofono! Ma va cagare!- facendo seguire
le parole da un simpatico gesto.
-Ok dai, non perdiamoci in chiacchiere, francese, cominciamo- esortò
Lauren stranamente ligia al dovere.
I tre si misero a fare i compiti, Bill tentava di copiare gli esercizi
di Lauren che li terminò in trenta secondi. Mentre Tom provava
ancora a decifrare la consegna dell'esercizio e Bill piangeva sul suo
eserciziario soffrendo al solo pensiero di aprirlo.
Lauren attaccò tedesco e dopo un po' sentenziò:
-Che due coglioni quadri ne ho, fra trenta secondi se sto rompi coglioni
di Werter non si suicida, lo brucio io vivo, lo accoltello, lo scotenno,
che rottura!
-Bello- lanciò un acuto Bill- sangue scorrere, comunque Lauren
è una pietra miliare della letteratura tedesca, non puoi distruggerlo
così.
-Sarà anche una pietra miliare, ma mi fa cagare!
Dopo un paio d'ore di duro lavoro i tre attaccarono matematica e fecero
gli esercizi, fecero tutti quelli che aveva segnato Lauren, Bill e Tom.
Quando il signor Bart rientrò lì trovò silenziosi
e impegnati.
-Ciao "fragolina"- si avvicinò il padre alla figlia
e stampandole un sonoro bacio sulla fronte aggiunse- come procedono
i compiti? Finalmente conosco i tuoi grandi amici! Ma non mi sembrano
i terribili criminali che mi ha figurato tua madre!
Bill sfoderò il suo sorriso più smagliante con la sicurezza
di fare colpo con un solo semplice gesto si alzò e disse:
-Piacere di conoscerla signore, io sono Bill
-Sì ti ho visto in Tv, sei molto telegenico!
-Sì, diciamola così- abbassando lo sguardo
Tom rimasto un po' più in disparte e più in soggezione
si alzò e stringendo la mano al padre di Lauren disse con un
filo di voce e con sguardo lievemente basso:
-Io sono Tom il fratello maggiore del piccoletto canterino, suono la
chitarra- poi pensando " ma che cretino, che cavolo di presentazione
è? Perché sto sudando come un cammello in calore?"
Bill e Lauren si guardarono e si misero a ridere nel vedere la figuraccia
che stava facendo Tom.
-Ragazzi allora, avete dei problemi con la matematica e la fisica.
-Sì- rispose con voce acuta Bill- siamo tre frane patentate!
-Non capiamo nulla!- aggiunse con una certa timidezza Tom.
-Oh, oui papa, on a des cauchemars à chaque fois que la prof
nous inflige un contrôle !
-Ne t'inquiète pas ma puce, on va travailler dure !
-Merci papinou.
Bill aveva perso il sorriso sentendo quella conversazione in francese
e cominciava ad avere dei sudori freddi al pensiero di dover lavorare
sui compiti di matematica e di fisica in francese.
-Non preoccuparti, Bill- disse con comprensione il signor Bart- ti parlerò
in tedesco so il tuo amore per la lingua francese!
Bill fece un sospiro di sollievo e con un grosso sorriso ringraziò
il padre di Lauren.
I tre con l'aiuto del signor Bart lavorarono ancor più sodo:
-Allora fatemi vedere che compiti avevate di matematica.
I tre sbiancarono e un po' impacciati lasciarono che Lauren spiegasse
il malinteso che c'era dietro i compiti:
-Sai papino, c'è un piccolo problema, non sappiamo che compiti
c'erano da fare. Tutti e tre abbiamo preso degli appunti diversi.
-Be' non avete telefonato a qualche compagno?
-Non ne abbiamo! - disse timidamente Bill.
-Sì, di solito stiamo per conto nostro e non abbiamo amici nella
nostra classe.
-Sì papinou, se io sono assente chiedo a loro i compiti, i due
gemelli di solito non sono mai assenti, l'unica volta che eravamo tutti
e tre malati, mami ha telefonato in segreteria per farsi dare direttamente
i compiti dalla coordinatrice e io poi glieli ho passati.
-E quindi? - interrogò il signor Bart
-Abbiamo fatto tutti i compiti che avevamo segnato!
-Bravi, avete fatto bene, fatemi vedere partiamo dal piccolo cantante
in erba.
E Bill contento della considerazione che il signor Bart gli dimostrava
gli passò il quaderno non senza scusarsi per la mancanza di precisione.
Il signor, calato nella parte del severo prof di matematica, scorse
gli esercizi senza proferir parola, solo qualche smorfia. Poi prese
il quaderno di sua figlia e per ultimo il più disordinato, quello
di Tom.
-Bene- sentenziò- siete tre disastri impagabili, allora ci fosse
una soluzione uguale a quell'altra! Tu Tom, piccolo chitarrista in erba,
hai eseguito correttamente i primi tre esercizi e gli ultimi due, Lauren
questi quattro e Bill questi tre ultimi, questo a metà e questi
due. Insomma siete tre simpatiche canaglie! Coraggio rimbocchiamoci
le mani.
Per le successive due ore i ragazzi lavorarono sodo, quasi più
concentrati che durante le prove della band e alla fine il padre di
Lauren sentenziò:
-Mi sa che vi meritate una lauta cenetta al ristorante!
-Sì- urlò Lauren- andiamo in quella trattoria dove si
mangia benissimo!
-Oh, no signor Bart, lei è troppo buono- disse Bill- non possiamo
abusare della sua gentilezza così!
Tom guardò suo fratello con gli occhi sgranati, non lo riconosceva
per nulla e con molta spontaneità disse:
-Hai mangiato il galateo oggi a pranzo? Da quando ti esprimi come lo
Zingarelli?
Tutti si misero a ridere e il signor Bart telefonò ai Kaulitz
per chiedere il permesso di portar fuori i ragazzi. Tra mille esitazioni
e complimenti finalmente i ragazzi ebbero il permesso. Tutti si infilarono
in macchina e partirono per il ristorante.
-Cavoli- disse sottovoce Tom a Bill- meno male che doveva essere una
trattoria!
-Fischia ci ha portato nel ristorante più caro della regione
e noi siamo vestiti così!
-Non preoccupatevi, -disse il signor Bart ai due gemelli- siete carini
e non sentitevi fuori posto! Lauren vi adora e se fate felice la mia
fragolina io sono felice.
-Fragolina -disse piano Tom a Bill.
-Sì- mollando una pacca sulla testa Lauren al ragazzo rasta-
e se solo provi a chiamarmi così ti do un calcio lì dove
non batte il sole.
Bill sogghignò divertito.
-E vale anche per te, ottavo dei sette nani, Canterinolo, anzi Stonatinolo!
-Ah, ah spiritosa, come ti adoro, almeno quanto un gatto attaccato ai
marroni -sentenziò Bill.
Poi scoppiarono in una fragorosa risata ed entrarono allegramente.
L'atmosfera era elegante e sofisticata, molti si girarono a guardare
il gruppetto che entrava: un manager in giacca e cravatta seguito da
due ragazzini uno più singolare dell'altro per terminare con
una bambolina un po' kitsch. La serata fu bellissima i due ragazzini
mangiarono come due avvoltoi senza fare troppi complimenti e il padre
di Lauren fu entusiasta della serata.
-Domani rientrerò presto così metteremo a punto la lezione
di fisica e organizzeremo il ripasso degli argomenti, mentre sabato
organizziamo una bella festa nel semi interrato e se è bel tempo
riscaldiamo la piscina, poi se Lauren vuoi, potete dormire tutti con
i sacchi a pelo giù i ragazzi e le ragazze su nella tua camera.
Che ne dite?
Come proposta era fantastica!
-Bene inviterò Ralph, Alex, Gustav e Georg, poi i due rompipalle
dei vicini, i gemelli Kaulitz, quelli lì anche se non vengono
chissene e poi- Lauren indugiò
-Ma tesoro per ora hai nominato solo ragazzi o sbaglio?
-Sì papinou, sono tutti ragazzi, ma sai non ho tante amiche.
-Ma dai, ci sono quelle tre con cui ultimamente fai ricreazione!
-Ma dai, le fan invasate di Bill. - diesse ironico Tom
-Orca hai già delle fan?-chiese stupito il signor Bart e Bill
che si sentiva un po' preso per i fondelli disse modesto
-No, che dice, sono solo delle ragazzine che mi hanno visto e che non
mi hanno crocifisso per la mia magra figura!
-Poi possiamo dire a Gu e Ge- come ormai chiamava affettuosamente Lauren
gli altri due componenti della band- di invitare qualche loro amica,
bene allora domani ci organizziamo- e sulla soglia di casa aggiunse-
papinou ti adoro è il più bel regalo che potessi farmi!
Il giorno dopo a scuola la prof di matematica fu spietata, interrogazione
a tappeto con una verifica a sorpresa, correzione immediata e voto.
Mentre gli alunni erano chini sui fogli della verifica ritirò
i quaderni di tutti per vedere che avessero eseguito i compiti. Quando
vide che i suoi tre "pupilli" avevano fatto talmente tanti
esercizi si stupì: peccato che non ne avessero azzeccato neanche
uno. Quelli che aveva segnato Lauren erano del libro di algebra, quelli
segnati da Tom erano quelli di geometria, quelli di Bill erano i problemi.
Insomma tre teste e un mononeurone. La prof non infierì solo
alla fine delle due ore li trattenne in classe mentre i compagni si
avviavano in cortile per la pausa.
-Siete senza speranza gemelli Kaulitz- sentenziò- e lei signorina
Bart si è scelta dei begli amici.!
I tre ragazzi sentivano già puzza di Presidenza con relativo
addio alla band e al concerto, per non parlare delle urla della signora
Bart.
-Insomma Bill Kaulitz forse le luci della ribalta ti hanno perturbato,
a proposito, sei stato bravo, ho votato per te, peccato che tu abbia
perso- aggiunse con tono di umanità e una carezza sulla guancia
al ragazzino bianco come un cencio che stava barcollando- ma veniamo
a tuo fratello che forse si sente escluso e quindi si deve mettere in
luce anche lui propinandomi tutti questi esercizi da correggere, quanto
a lei signorina, dovrebbe cercare di farsi qualche amicizia utile, si
faccia dare il numero di telefono di qualche compagna che reputa meno
snob almeno, oso sperare, che avrò dei compiti che ho assegnato
e non altri!
-Mi scusi- balbetto con un filo di voce Bill -non ci manderà
in presidenza, vero?
-No per questa volta no, ma vi consiglio di scender sulla terra e di
stare attenti almeno quando do i compiti, vero?
I tre si esibirono in un coro all'unisono:
-Sì, professoressa lo promettiamo.
La prof fece un sorriso che durò un istante poi li congedò.
I ragazzi erano stupiti e si ripromisero di essere più puntuali,
Lauren poi fece uno sforzo e cercò di allacciare dei rapporti
con delle compagne della sua classe, infatti invitò Fisher alla
sua festa, per somma gioia di Tom.
***
Il giorno della festa finalmente arrivò, tutto era pronto per
accogliere gli ospiti, erano stati portati anche gli strumenti affinché
la band dei ragazzi facesse una prova generale prima del concerto.
-Forse questa volta il cantante tinto non steccherà metà
della sua canzone- decretò Tom.
-Prima o poi la smetterete di rinvangare quel episodio?- urlò
indispettito il povero Bill.
Lauren e Tom si guardarono negli occhi e in coro dissero:
-Certo che no, sappi che per tutta la vita ti diremo: It's raining men
hallelujah, it's raining men!
-Fan culo! Tagliò corto incrociando le braccia e voltando le
spalle ai suoi interlocutori. I due carnefici sadici risero parecchio
poi pian piano il semi interrato di Lauren si riempì di ragazzi
e ragazze e tutti cominciarono a divertirsi.
Il pomeriggio passò in allegria, mangiarono schifezze, ballarono
suonarono, cantarono, fecero dei giochi divertenti, Bill fu lanciato
in piscina perché non se ne poteva più delle sue chiacchiere
a ruota libera. Poi con una consulenza collettiva si riuscì a
decidere quale logo scegliere per il gruppo e come fare il manifesto,
l'idea di Bill fu scartata all'unanimità e per non sentire le
sue rimostranze fu rigettato in piscina! Insomma era divertente vederlo
dimenarsi supplichevole, un sadico Georg dal fisico molto più
prestante del piccolo Bill e un ancor più malvagio Tom, riuscivano
sempre a prenderlo e con l'aiuto di Ralph, Alex e Gustav veniva lanciato.
Le ragazzine ridevano come matte e venne decretato il gioco più
bello della giornata: "Butta anche tu un Bill in piscina e riceverai
in omaggio una bambolina" era lo slogan che dicevano le ragazze
prima che il piccoletto supplichevole venisse gettato.
La serata fu ancora più bella Lauren si esibì in alcune
variazioni di danza classica poi il semi interrato si trasformò
in una discoteca, i ragazzi ballarono come matti, Tom era quello che
si divertiva meno, lui era un "duro" e i "duri"
non ballano.
- Tutte scuse- asseriva Bill- il fatto è che non sa ballare!
E dopo che ebbe sentenziato così rischiò un ennesimo volo
in piscina. Fu salvato dalle nuove amiche di Lauren e da Fisher che
si stava dimostrando simpatica, allegra, aperta, socievole e sotto sotto
innamorata persa di Tom.
Pian piano la stanchezza si fece sentire, il padre di Lauren intervenne
per placare gli adolescenti dopo mezzanotte poiché alcuni vicini
si erano lamentati per gli schiamazzi.
I ragazzi si organizzarono sotto spargendo sacchi a pelo alla rinfusa,
le ragazze invece si sistemarono tutte in camera di Lauren. Le ragazze
parlarono a lungo e finalmente Lauren si sentì a casa come era
stata a Parigi e pian piano la stanchezza si fece sentire e le chiacchiere
si spensero lasciando il posto ad un sonno profondo.
***
Il giorno del debutto della band era finalmente giunto, tutti genitori
dei quattro ragazzi si erano adoperati per montare tutto, luci, strumenti,
amplificatori. Il lavoro era stato faticoso, ma i ragazzi erano felicissimi.
Lauren e le nuove amiche Karola, Annie, Gertrude e Ruth Fisher, ormai
entrata ufficialmente nel novero delle amicizie dei ragazzi, si erano
prodigate per fare volantinaggio, vendere i biglietti, preparare i manifesti
dove svettava il nome del gruppo a grandi lettere gotiche "Devilish".
Il concerto cominciò e per quella volta il ragazzetto front man
del gruppo aveva sfoderato una gonna scozzese rossa che Lauren gli aveva
prestato.
-Lauren, non hai qualcosa di forte impatto da prestarmi?- aveva chiesto
Bill, sicuro di trovare nella sua cara amica un sostegno per le sue
idee stravaganti.
-Che tipo? Io ho solo cose fiorite, a righe o quanto meno come ben sai
il mio guardaroba è ricco di tinte pastello rosa, lilla e azzurro.
-Niente di scozzese sul rosso o sul blu scuro?
-Sì una lunga gonna scozzese, ma non so se ti andrà bene!
-Proviamo!
-Urca è un po' stretta ma magari con la macchina da cucire riusciamo
a farci qualcosa!
-Sì lasciamo andare due o tre pieghe, dai forza mettiamo al lavoro!
-Io ci aggiungerei una bella cintura borchiata qui!
-Sì, perché no, mettiti l'anello che abbiamo comprato
quando abbiamo bigiato!
-Io ci aggiungerei anche quello con la pietruzza nera e il teschio.
Mi aiuti con i capelli?
-Ti presto un po' dei miei?
-No cretina, volevo tagliarmeli corti da un lato e lasciarli un po'
più lunghi di qua, che ne dici?
-Uhm, boccierei l'idea del taglio assimetrico per ora, saresti un po'
troppo sofisticato.
I due ragazzini si misero subito all'opera e tra taglia e cuci, lacca
per capelli, rasoio elettrico e trucco Bill ne uscì con un look
veramente provocatorio.
I genitori di Gustav e Georg erano un po' schioccati, ma avendo conosciuto
a fondo il ragazzino sapevano che era molto carino e gentile, simpatico
e sensibile, tuttavia non potevano fare a meno di chiedersi se avessero
fatto bene ad assecondare così la voglia dei loro figlioli di
suonare.
Le ragazzine furono entusiaste del look di Bill, lo trovavano "figo"
un po' decadente e molto adatto anche ai colori del manifesto. Tom invece
gli aveva propinato una miriade di insulti tanto per allenarlo a cosa
avrebbe ricevuto nei prossimi giorni a scuola. Georg e Gustav forse
dovevano ancora abituarsi a quel ragazzetto tutto pepe che in un corpicino
minuto nascondeva una forza insospettata e una grinta per dieci. Il
concerto sarebbe stato sicuramente un successo alimentato anche dalle
urla e dai cori simpatici che le ragazzine con a capo Lauren avevano
inventato tanto per fare più atmosfera da stadio.
-Sono in panico, non mi ricordo più un tubo!-disse con un filo
di voce Bill
-Me la sto facendo nei pantaloni- asserì Tom
-Dai, coppia di cretini, andrà tutto bene!- tagliò corto
Gustav, mentre Georg fingeva indifferenza.
-Sai io, prima di entrare in scena di solito faccio mente locale a quello
che devo fare e ripasso la parte fino all'ultimo, anche solo mentalmente.
-Ma tu non devi cantare. E se non mi escono le parole?
-Attacchi dopo, i ragazzi risuoneranno l'introduzione se non ti sentono
partire.
-No, che cavolo! Scimunito tinto, vedi di non fare stronzate e sul palco
non intralciarmi!- disse con veemenza Tom.
-E comunque, Lauren, tu non sia come ci si sente a salire su un palco.
Lauren lo guardò con sguardo torvo e poi se ne andò veramente
furente e indispettita dalle parole dell'amico.
Bill totalmente nel panico all'inizio non realizzò, ma si era
reso conto di aver offeso Lauren perché aveva la stessa espressione
che aveva quando Tom le aveva fatto apprezzamenti sul suo seno o meglio
la manacnza di esso. Prima di cominciare Lauren salì sul palco
e nonostante fosse veramente incavolata con Bill fece una super presentazione
e cominciò ad incitare la folla.
La serata fu un vero successo, suonarono abbastanza bene e Bill non
stonò mai:
-Tom hai perso un po' il ritmo sul ritornello di "it's hard to
live"- disse Georg
-Io ho accelerato troppo su "leb die sekunde"-aggiunse Gustav
-Nei cori non siamo stati proprio precisi,- asserì Bill- ma figooooooo,
siamo grandi. Sono proprio nato per stare su un palco!
-Modesto come sempre, fratello!
I ragazzi furono circondati dagli amici e dai parenti tutti a congratularsi,
anche il signor Gordon, il patrigno dei gemelli, si congratulò
con loro.
-Adesso per acquisire sicurezza dovete suonare tanto e farvi le ossa.
-Calcheremo le scene di tutti i paesi qui intorno! - incitò Bill
-Suoneremo in tutte le feste dei paesi fino allo svenimento!- asserì
Tom
Lauren rimase un po' in disparte era ancora offesa dalle parole dell'amico
e aspettava le sue scuse.
Quando ebbero caricato gli strumenti sulle rispettive macchine, tutti
gli amplificatori, cartelloni e tutto ciò che avevano i ragazzi
si congedarono. Lauren era in macchina con Tom, sua madre e Bill. Tom
volle sedersi davanti e Bill fu felice di sedersi accanto all'amica,
avrebbe finalmente chiarito con lei. Stranamente tuttavia non riusciva
a trovare le parole per cominciare anche perché non aveva ben
chiaro il motivo del rancore della ragazza. Fece quindi mente locale,
si arrovellò, ma nulla, restava muto. Poi prese coraggio:
-Lauren, lo so che sei silenziosa per causa mia, ma non uccidermi, non
ho capito perché, insomma lo so, sei offesa, mandami a cagare,
dammi del cretino tinto, ma parlami.
-Mi hai detto " e comunque Lauren tu non sai come ci si sente a
salire su un palco." Ti ricordo nano canterino che a Parigi facevo
danza per cui io su un palco ci so stare, ho sempre ballato e anche
fatto mille assoli! Quindi sappi che la tua frase è stata infelice
e me la sono legata al dito. Per di più con un tatto degno di
un elefante che, a quanto pare condividi esattamente con il pastore
bergamasco seduto lì, sei stato gentile a ricordarmi che voi
potete fare quello che volete, avete trascorso un pomeriggio con i vostri
genitori, io invece sono qui di nascosto e mia madre non mi permette
di fare danza anche se miopadre ha trovato una scuola vicino a casa.
Quindi io pateticamente faccio due ore di sbarra da sola come una cretina
per nulla e tu oggi me l'hai ricordato! Grazie! -Poi scoppiò
a piangere.
Bill era senza parole, mentre Tom sul sedile davanti era rimasto basito.
Bill abbassò lo sguardo, sconsolato prese la testa dell'amica
tra le mani, se l'appoggio sulle ginocchia e accarezzandola cominciò:
-Sono una specie di deficiente, proprio vero, la tinta per capelli mi
fa male, te lo giuro, io non volevo. Non volevo ero nel panico più
totale e poi si sa ti ho visto, sei bravissima quando balli, vero Tom-
Bill cercò sostegno da suo fratello perché si sentiva
veramente mortificato e sull'orlo di una crisi di pianto pure lui.
-Già, praticello fiorito, sei bella, sei leggiadra, sei elegante
la tua presentazione poi è stata bellissima, noi ti vogliamo
bene e faremo di tutto per aiutarti a realizzare i tuoi sogni. Dai se
vuoi ci prestiamo a fare quei cavolo di sollevamenti che hai tentato
di insegnarci! Dai ci mettiamo nella tua piscina e facciamo come nel
film Dirty dancing che ci hai propinato l'altro giorno! Sì forse
due molluschi " is meglio che one"!
A quelle parole Lauren si sentì confortata e la signore Simone
alla guida sorrideva soddisfatta e si immaginava i suoi figli nei panni
di Patrick Swayze.
-Ci meritiamo un gelato o una cioccolata calda! - disse con entusiasmo
la signora Kaulitz.
-Sì- urlò gioioso Bill
-Io sono della partita, manchi solo tu ballerina in erba.
Lauren tra un singhiozzo e soffio annuì.
Poi Bill le mollò un sonoro bacio sulla guancia:
-Mi perdoni, ti prego, dimmi che mi perdoni.
-Sì certamente sottospecie di porco spino tinto.
-Coplimenti frocetto per la tua bella performance alla festa delle
patate!- disse Neumann il mattino seguente quando Bill prese posto accanto
a lui quel lunedì.
Bill tacque e con una ormai collaudata calma olimpica si sedette e seguì
le lezioni fino alla ricreazione. Poi come tutti i giorni il gruppo
ormai folto di amici si ritrovò in cortile. Lauren però
si assentò un attimo:
- Excusez-moi Madame, je peux vous parler?- disse Lauren all'insegnante
di francese
-Mais oui bien sûr.
Lauren finalmente trovò il coraggio per racconatre alla professoressa
che Bill era vittima di Neumann, il ragazzo infatti oltre ad offenderlo
verbalmente lo picchiava appena poteva. Era molto furbo perché
gli dava pugni sotto il banco sulla coscia, lo punzecchiava con le matite
sulle braccia e gli appioppava qualche calcio senza farsi accorgere.
Il compagno era veramente diabolico perché lo colpiva dove non
si vedeva, né dai pantaloni né dalle t-shirt quindi nessuno
si era mai accorto, perché a ginnastica in pantaloncini non si
vedeva. Lauren lo aveva scoperto quando aveva aiutato il ragazzo ad
allargare la sua gonna scozzese e avendolo visto in boxer si era accorta
e aveva chiesto spiegazioni. Solo Tom ne era a conoscenza e più
volte aveva minacciato di spaccare la faccia al compagno anche se era
il doppio di lui:
-No, Tom non ne vale la pena e se poi ti sospendono addio concerto e
band!
-Ma tu?
-Sopporto, chissene frega. Di idioti nel mondo ce ne sono tanti, se
non è con Neumann è con Sneider o Schaffer o con qualche
ragazzina cretina tipo Krause. Sono solo lividi. Non fanno male e le
parole ormai scivolano e non mi scalfiscono più! Io sono fiero
di essere così come sono. Guarda anche il prato fiorito se ne
stra frega delle ragazzine che la prendono per i fondelli, le rubano
il capello, le tagliano i fiocchi dalle gonne, le fanno mille dispetti
negli spogliatoi durante l'ora di ginnastica. Per fortuna ora ha Ruth
che spesso la protegge e l'aiuta.
-Non immaginavo- disse la professoressa di franecse- come prima cosa
allora cambierò posto a Kaulitz.
-Grazie signorina, la prego, se sarò buona e lo farò studiare
tanto mi mette in banco con lui? Sono sola da mesi! E' ora di cambiare
non le sembra?
- Tu es rusée, n'est-ce pas?
-Un petit peu!
-Bien, plus tard on verra.
Il cambio di banco fu eseguito il giorno dopo con somma gioia di Bill
e Lauren che si promisero di non distrarsi mai, promessa che non riuscirono
a mantenere, ma fecero del loro meglio.
***
Purtroppo i guai non erano finiti, sembrava che tutti gli elementi
dell'universo si fossero alleati per mettere nei guai i due gemelli
Kaulitz e Lauren, erano spesso molto sfortunati anche se ogni tanto,
bisogna dirlo ci mettevano dell'impegno affinchè qualcosa andasse
storto.
Un evento alquanto singolare accade una settimana dopo in laboratorio
di chimica i due nuovi e felici compagni di banco Lauren e Bill combinarono
un pasticcio di proporzioni epocali. Stavano eseguendo un esperimento
e la professoressa Valgassen aveva lasciato le coppie di lavoro come
i banchi in classe per cui Lauren era con il suo caro amico Bill, purtroppo
erano capitati con Köhler il ragazzo che aveva preso il posto di
Lauren nel banco singolo e che ancora doveva digerire questo fatto.
I ragazzi erano tutti concentrati per ascoltare l'insegnante che aveva
deciso di fare un esperimento delicato soprattutto per le sostanze usate,
la professoressa si era raccomandata la massima attenzione e aveva intimato
i ragazzi di prestare la massima attenzione, pena una visita "direttamente
e senza passare dal via" dal preside.
Mentre Lauren e Bill non satavano guardando perché concentrati
sulle spiegazioni, Köhler aveva sostituito una provetta e aveva
messo un acido al posto di una base, poi aveva chiesto all'insegnante
se poteva andare in bagno perché si era fatto un piccolo graffio.
La professoressa aveva acconsentito, quando disse ai ragazzi di unire
la provetta A con la provetta B, i ragazzi eseguirono, ma dalla postazione
di Lauren e Bill si cominciò a levare un fumo denso e puzzolente:
-Aiuto, aiuto gridava Bill in piena crisi di panico
-Porca merda cosa sta succedendo?- proferì Lauren sempre con
un linguaggio da manuale " il galateo della giovane fanciulla"
La prof si avvicinò, poi ci fu un esplosione e una coltre densa
di fumo si levò, tutto ciò fece scattare il dispositivo
di allarme e di evacuazione della scuola. Lauren poi, cominciò
a respirare a fatica e ansimare, Bill non sapeva cosa fare, prese l'inalatore
dallo zaino e assistette come potè l'amica, la professoressa
non indugiò neanche un istante, con il suo carattere autorevole
prese in mano la situazione.:
-Andiamo, in fila come sapete e non perdiamo altro tempo.
La sirena suonava e tutta la scuola si accinse a evecuare, arrivarono
i pompieri, ambulanza e polizia. Quando tutto fu chiaro, almeno un'ora
dopo tutti gli alunni poterono rientrare, Lauren era stata soccorsa
dai paramedici mentre un Bill atterrito con il volto bianco, immobile
senza poter reagire, era veramante sotto schock. Tom cercava di sostenerlo,
non l'aveva mai visto così era impietrito e quando ritrovò
un po' di salivazione cominciò a sussurrare a suo fratello:
-Non abbiamo fatto nualla, non volevo, non siamo stati noi, noi siamo
stati attentissimi, tu mi credi. IO non volevo, Lauren sta male! Oddio
sta male, ho fatto del male al "prato in fiori".
-No, scemunito, tu l'hai soccorsa ottimamente, quanto all'esperimento,
non preoccupparti, sei l'eroe della giornata, hai fatto saltare un'ora
dilezione a tutti! Dai vedrai non succedrà nulla.
-Kaulitz, a rapporto- tuonò il Preside con al fianco la professoressa
Valgassen.
-Tutti e due i Kaulitz- aggiunse.
Tom borbottò, lui che c'entrava questa volta?
Quando furono nell'ufficio del Preside Bill disperato, contrariamente
a quanto avevano preventivato i due adulti, scoppiò a piangere
disperato:
-Lo giuro, lo giuro non abbiamo fatto nulla, Lauren, Lauren sta male,
cosa le è successo? É all'ospedale? Non volevo lo giuro,
siamo stati attentissimi.- sembrava veramente in preda ad una crisi
isterica. Piangeva con la testa china e ripeteva sempre la stessa cosa:
-Io, l'ho fatta respirare con il suo medicinale, l'ho travato nello
zaino, non abbiamo fatto nulla.
Intanto l'ispezione nel laboratorio di chimica fatta dai pompieri non
lasciava nessuna possibilità d'appello. Tutto era partito dall'esperimento
fallito dei due ragazzi.
Il preside arcigno e burbero tuonò:
-Kaulitz, malgrado le tue rimostranze, i tuoi pianti e le tue scuse,
il dato di fatto è questo: avete unito due acidi altamente tossi
e causato una piccola esplosione con lo sprigionarsi di un denso fumo.
La scuola è stata evacuata, le lezioni interrotte e un alunno
in ospedale. Tutto questo verrà segnato sul suo dossier scolastico
insieme a quello che avete combinato l'anno scorso tu e tuo fratello,
ci sarà un'azione disciplinare nei tuoi confronti, è inevitabile!
Se poi i genitori della signorina Bart sporgeranno denuncia le conseguenze
per te sarranno ancor più gravi. L'espulsione protrebbe profilarsi
all'orizzonte.
Bill ancora in lacrime rialzò lo sguardo e con due grosse lacrime
che gli solcavano il viso:
-Ditemi vi prego, come sta Lauren?
La professoressa intervenne:
-Preside mi assumo io tutte le responsabilità, credo che sia
chiaro che il ragazzo è innocente- poi rivolgendosi al povero
e mortificato Bill aggiunse con una carezza- sei stato bravo, sei intervenuto
con molta prontezza con la tua amica, l'hai aiutata perfettamente, non
preoccuparti è stata messa sull'ambulanza e trasportata all'ospedale
solo per precauzione. Abbiamo avuto la conferma dall'ospedale proprio
qualche minuto fa: sta bene.
Il preside fu meno comprensivo e tenne nel suo ufficio i due gemelli
fino all'arrivo della madre dei ragazzi. Bill non aveva alzato lo sguardo
da più di un'ora piangeva e i singhiozzi avevano lasciato il
posto a lacrime silenziose, mentre Tom gli teneva stretto il polso cercando
di dargli più forza possibile. Quando la signora Simone entrò
nell'ufficio del preside Bill le corse incontro e affondò la
sua testolina nera tra le braccia calde, confortevoli e rassicuranti
della madre.
Di nuovo si ripetè la scena dell'anno precedente, ma questa volta
la reazione dei due gemelli era nettamente diversa. I ragazzi non erano
fieri e non avevano uno sguardo di sfida nei confronti dell'autorità,
Bill continuava a proclamare la sua innocenza, Tom lo sosteneva come
poteva. Dopo più di un'ora di colloquio la situazione era rimasta
la stessa: una lettera di demerito nel curriculum di Bill sarebbe stata
archiviata accanto a quella dell'anno precedente, il Preside si sarebbe
attenuto alla decisione e all'eventuale punizione che il consiglio degli
insegnanti, che si sarebbe riunito nel pomeriggio, riteneva più
opportuna.
Intanto Lauren all'ospedale era ignara della sorte che era toccata al
suo compagno e raccontava divertita l'accaduto prima al dottore del
prontosoccorso, poi a suo padre e con meno entusiasmo e dovizia di particolari
a sua madre. La ragazzina poi fu contattata dal preside che volle sapere
la sua versione dei fatti per mettere al corrente tutti gli insegnati.
-Signore, non so come sia potutto accadere, noi siamo stati veramente
ligi e attenti, probabilmente alcuni flacconi delle sostanze erano stati
messi in disordine.
A nessuno venne in mente che poteva esserci stato un sabotaggio da parte
del terzo compagno che faceva parte del gruppo di esperimento. La colpa
ricadde tutta sul povero Bill, mentre Lauren quando seppe il brutto
momento che stava passando l'amico perdette il sorriso, anzi difese
strenuamente il suo amico cercando di far ricadere la colpa su di lei,
cosa che convinse ancor di più il preside della cattiva fede
del povero Kaulitz. Tuttavia i professori furono molto più comprensivi
del capo d'istituto e si limitarono al richiamo scritto.
-Mamma ho tanto mal di testa- disse alla madre il povero ragazzino.
-Hai pianto come una fontana fratello,- disse incoraggiante Tom- dai
hai sentito il prato in fiore sta bene! Smettila di fare la lagna.
Ma la lagna proprio non voleva calmarsi e solo quando fu nel suo letto,
al calduccio sotto la trapunta con la mamma al suo fianco finalmente
si sentì meglio. Poi sentì il suo cellulare vibrare e
un messaggio fiume di Lauren si rivelò il balsamo migliore. La
sera a cena a tavola Bill con poco appetito raccontò meglio tutta
la sua giornata per ribadire la sua innocenza:
-Sai, -disse il signor Gordon- non c'è bisogno che tu lo dica
ancora, si legge nei tuoi occhi.
-Sì nocciolina, abbiamo capito non preoccuparti, non ti puniremo,
potrai continuare a provare con i tuoi amici!
Bill mangiò mesto poi Tom annunciò
-Testa tinta, guarda dalla finestra una pazza sta gesticolando al di
là del muro di cinta!
-Possiamo?- disse Bill squillante
-Certo salutateci tanto la piccola- disse dolcemente la signora Simone
che adorava quella ragazzina, era la figlia che sempre aveva desiderato
e ogni tanto le piaceva lavorare con lei con la macchina da cucire,
o pettinarle i lunghi capelli con acconciature elaborate.
Bill e Tom corsero fuori come fulmini, presero la scala e scavalcarono
il muro, ormai avevano optato per una scaletta di legno viste le loro
scarse doti ginniche.
Bill stritolò Lauren in un abbraccio e insieme caddero e si rotolarono
sul prato ridendo come matti.
-Shh, non gridiamo, se ci sente mia madre sono guai. Ma dimmi scriciolo
tinto che ti è successo? Che occhi rossi?
Il ragazzo non volle ammettere che i suoi occhi color nocciola erano
rossi per aver pianto praticamente tutto il pomeriggio e disse:
-E' stato tutto quel fumo maledetto.
-Dimmi è vero che ti sospendono?
-No, per furtuna a quanto pare i professori mi hanno difeso, la professoressa
Valgassen e quella di francese hanno peroprato la mia causa e hanno
creduto alla mia innocenza. Avrò solo una seconda lettera di
richiamo.
-Sì e verrà incorniciata accanto a quella che abbiam ricevuto
l'anno scorso.- disse Tom con fierezza e ironia
-Ma che cosa avete combinato?-chiese curiosa Lauren
-Una stronzata geniale con i controfiocchi!- disse orgoglioso Tom
- Sì una super mega messa in onda di una nostra canzone contro
la scuola!- aggiunse fiero Bill
-Sì siamo dei geni del male, abbiamo connesso il pc della sala
informatica sugli altoparlanti della scuola e abbiamo mandato a palla
la canzone! Geniali!-
-Due scemi patentati praticamente!- proclamò Lauren
-Con il senno di poi sì, ma in quel momento eravamo felici come
matti. Un po' meno a casa! La mamma si è infuriata era peggio
di un cane mastino attaccato ad un polpaccio e abbaimo rischiato l'espulsione.
Adesso abbiamo nel curriculm una lettera- disse Bill che aveva ritrovato
tutto il suo buon umore
-Caro, io sono a quota uno, tu ne hai due! Sei la pecora nera della
famiglia in tutti i sensi- disse divertito Tom, poi tutti e tre scoppiarono
in una risatta fragorosa trettenendosi subito dopoi per non incorrere
nelle ire della madre di Lauren.
Il giorno dopo mentre il trio si stava apprestando ad entrare nel cancello
della scuola :
- Oh, mezzatacca- disse uno dei soliti bulli della scuola il giorno
seguente- dacci la ricetta dell'esperimento, ci hai salvato il culo
da una verifica.
- Sì, grande mezzo sciroccato, la prossima volta più dinamite!
Insomma Bill da reietto e schivato fu addittato come l'eroe per molti
ragazzi e la sua performance rimase leggendaria nella scuola.
Nonostante all'inizio fosse gongolante di questa attenzione che molti
gli dedicarono, la sua gloria fu fugace e il suo sorriso si spense quando,
varcata la soglia della scuola, vide la faccia del Preside che lo scrutava
con sguardo severo e arcigno.
-Sarai un sorvegliato speciale, sappilo Kaulitz e ti consiglio di cambiare
il tuo look troppo appariscente.- disse il Preside vedendo il ragazzino.
Bill sbiancò poi cercò conforto nei suoi angeli custodi
Lauren e Tom che gli si strinsero vicini.
La giornata a scuola proseguì senza intoppi e la settimana anche.
***
Ormai l'episodio era caduto nell'oblio e la vita dei ragazzi trascorreva
come sempre: scuola, compiti, musica, prove, scampagnate nel capanno
diventato ormai il ritrovo dei ragazzi e delle ragazze del circondario.
-Raga- disse Lauren sull'autobus- domani venite a casa mia a mangiare?
-Uh, sì non vedo l'ora, tua madre cucina il polpettone avvelenato?
-Dai, cretino no, mia madre non c'è!
-Viaggiodi lavoro?- gongolò Bill
-Sì solo per due giorni!
-Vorrei venire- disse Tom- ma come dire, non vorrei rischiare un bel
mal di pancia!
-Sappi, razza di cretino che non sei altro, che io cucino benissimo.
-Uhm, carotine al vapore e bistecchiana ai ferri!- disse ironico Bill-
sai che leccornie.
Lauren gli mollò una sberla sulla testa.
-Ahi, perché il pastore bergamasco non ha ricevuto lo stesso
trattamento?
E Lauren mollò uno schiaffone anche a Tom che si difese appioppando
un secondo enorme e pesante schiaffone a Bill
-Questo per avermi chiamato pastore bergamasco-
I tre cominciarono a farsi una serie di dispetti ed urlarono talemnte
che l'autista minacciò di lasciarli a piedi. I ragazzi rimasero
in silenzio, mortificati. Poi una brusca frenata e un guaito cambiarono
la giornata e i piani dei tre amici.
L'autobus ripartì e Lauren come una furia cominciò ad
urlare:
-Si fermi, criminale! Ha investito una povera bestiola e non si ferma?
Voglio scendere, mi faccia scendere.- Lauren insisteva talmente che
l'autista si fermò, aprì la porta e Lauren si lanciò
dall'autobus seguita da Bill e Tom che erano ancora interdetti dalla
scena appena svoltasi sotto i loro occhi. La ragazzina era diventata
una furia ed era corsa sul ciglio della strada dove giaceva un cagnolino,
probabilmente morto.
- No, no - gridava Lauren- non può essere, non può esssere,
maledetto, non si è neanche fermato. Ti prego non morire.
Lauren incurante del sangue che colava dalla zampa del cagnolino e dal
naso urlava e piangeva:
-Non possiamo lasciarlo morire così! Ti prego non morire, non
morire.
Bill era senza parole e accucciato accanto a Lauren cercava di vedre
cosa fare mentre Tom come sempre rimaneva impietrito e smarrito in disparte.
-Chiamiamo la nonna- disse riprendendosi Tom
-Sì, ma credo non ci sia più nulla da fare- disse realistico
Bill
-No, idiota, non dirlo neanche, non possiamo lasciarlo così,
non può morire, non può, Bill ti prego fai qualcosa- gli
occhioni di Lauren supplichevoli animarono Bill.
-Sì, Tom sta chiamando la nonna- poi si levò il suo giacchino
e coprì il cagnolino. Tanto per complicare tutto una bella pioggia
cominciò a scender copiosa. Tom si tolse la sua giacca e in piedi
si mise a riapare la testa dei due ragazzini accucciati accanto al cagnolino.
I tre erano scesi senza cartella e senza ombrello ovviamente:
-Dai, ma quando arriva vostra nonna- diceva implorante Lauren con un
filo di voce- Ti prego non morire-continuava ad urlare tra le lacrime.
Poi Bill guardandola negli occhi si preoccupò per l'amica e il
suo asma, lo zaino con il medicinale non c'era per cui cominciò
a rassicurare la ragazzina
-Lauren, respira, dai , non farti venire una crisi, non abbiamo la medicina
e se vuoi salvare il cagnolino respira con me, coraggio, basta singhiozzare.
Lauren guardava Bill negli occhi e cercava di respisrare a fondo con
lui, con enorme forza di volontà si tranquilllizzò anche
se contunuava a ripetere:
-Non morirà vero Bill? Non morirà vero Tom? Vi prego ditemi
che non morirà!
-No, non è nulla di grave, guarda- diceva Bill con enorme sforzo
poiché alla vista del sangue di solito perdeva il coraggio.
-Sì, Lauren, coraggio è solo una zampetta rotta.
-Ma no respira, non sento il cuore, urlava Lauren.
-No, guarda- diceva Bill.
Finalmente arrivò la nonna in macchina. Raccolse i tre ragazzi
e rassegnata per la sorte del cagnolino disse incoraggiante:
-Piccoli non preoccupatevi, lo portiamo dal signor Schulz.
-Oh, sì disse Bill con tono il più rasssicurante possibile-
è un genio, ha salvato il nostro micione mille volte! Lauren
vedrai.
Lauren però era sempre più pallida e con pupille fisse
e il cagnolino tra le braccia piangeva.
Arrivarono all'ambulatorio e il veterinario si prese cura del cagnolino
anche se lo stato della ragazzina lo preoccupò non poco.
Lauren infatti era pallida e sembrava in trance, ripeteva:
-Lei lo deve salvare, non può morire. Non morirà vero
dottore?
-Faremo tutto il possibile, aspetate qui.
I tre ragazzini erano bagnati e infreddoliti la nonna dapprima acconsentì
a che restassero in sala d'attesa, ma poi prese Lauren in braccio e
disse:
-Piccola, noi non posssiamo più fare nulla, aspettare qui non
gioverà certo al piccolino, andiamo a casa, ci cambiamo mangiamo
e poi quando il dottore avrà finito di curarlo verremo a trovarlo.
-Non morirà vero? Non può morire anche lui? Non è
colpa mia vero?
La signora capì che Lauren doveva aver subito qualche trauma
perché appariva in uno stato confusionario.
-No, cretinetta disse rassicurante Tom- non morirà!
-Certo che no- aggiunse Bill- vedrai è un mago il signor Schulz.
I ragazzi arriavrono a casa Kaulitz, ma lo stato di Lauren non migliorava,
la nonna la portò in camera dei ragazzini:
-Bill portami gli asciugamani, cambiatevi bambini o prenderete freddo.
Poi cominciò ad asciugare la chioma fluente di Lauren, le tolse
la camiciettta a fiori e la gonna poi prese un pantalone di Bill e una
magliettina di Tom e gliela infilò.
Tra le braccia sicure e rassicuranti dalla nonna si calmò definitivamente
e sembrò uscire dal suo stato di confusione.
-Sto bene-disse la piccola- sto bene, ma non morirà vero?
Bill si sedette sul suo letto e prendendo la mano dell'amica la tirò
a sé facendola sedere a sua volta, Tom si sedette dall'altra
parte e le cinse l'altra mano, lei alternativamante guardava i due amici
e chiedeva supplicante
- Non morirà vero?- Poi cominciò a piangere silenziosamente,
allora Bill si sdraiò contro al muro, fece adagiare Lauren, Tom
a sua volta si sdraiò e disse:
-Abbraccio a sandwich.
Insieme i tre ragazzi si misero silenziosi sul letto, la nonna li ricoprì
con la trapunta di Tom e al calduccio di un buon letto appena cambiato
e rifatto finalmente Lauren trovò un po' di pace. Tutti e tre
si assopirono. Poi alcuni gorgoglii provenienti dallo stomaco di Tom
fecero sussurrare a Lauren
-Anche io ho fame!
Tom allora si alzò e tornò con dei panini, tre muffin,
una coca cole e un'acqua, i tre mangiarono sotto le coperte come fossero
in una tenda da campeggio e pian piano tutto sembrò superato.
Poi uno squillo del telefono di casa mise in apprensione i tre ragazzi:
La nonna fece capolino dalla porta e con un sorriso smagliante annunciò:
-Il cagnolino ce la farà, non preoccupatevi lo terrà in
ambulatorio per una settimana il dottor Schulz e poi vedremo-
I due ragazzi urlarono in coro un bel sì! Mentre Lauren riscoppò
a piangere rituffando la testa sotto il cuscino di Bill che si risdraiò
accanto a lei così come Tom. Ora che avevano la pancia piena
si addormentarono profondamente.
Quando rientrò la madre dei gemelli dovette far fronte all'emergenza
compiti. I ragazzi non avevano la cartella e quindi la povera signora
Simone dovette far un giro di telefonate infinito, andare fino al deposito
autobus e recuperare gli zaini. Tuttavia fu molto comprensiva come sempre,
ma come la nonna si interrogò sulla strana reazione che aveva
avuto la ragazzina.
Quando il padre di Lauren ritrovò la sua casa vuota senza la
sua "fragolina" ad aspettarlo corse subito dai vicini e ritrovò
la piccola sorridente, pallida e con gli occhi rossi davanti ad una
tazza di tè fumante.
-Signora Kaulitz, non so cosa dire, sono desolato per tutto il disturbo.
Insomma i nostri figli sono delle calamite per i guai, mi pare?
-Già, i miei due poi, sembrano nati per complicarsi la vita,
ma sa io ci sono abituata, appena sento una chiamata, so già:
Tom e Bill ne hanno fatta un'altra delle loro. Lauren è solo
la bambina che avrei sempre desiderato quindi sono felicissima di prendermi
degli accidenti anche per lei.
Tutti risero e la serata terminò davanti ad una lauta cenetta.
Poi mentre i ragazzi erano distratti a guardare la tv sotto un bel plaid
caldo la madre e la nonna raccontarono al signor Bart l'atteggiamento
della ragazzina e il signor Bart non volle entrare nei dettagli:
-Ho capito, Lauren ha avuto quella reazione a causa di un trauma infantile
che ha sconvolto la nostra vita un po' di anni fa, grazie per avermene
messo al corrente, credevo quell'episodio superato e invece a quanto
pare...-poi guardando la testolina della figlia spuntare tra i due ragazzi
aggiunse- lo dirò a mia moglie, forse faremo un po' di terapia
ancora. Grazie ancora, non ho parole, ma quando la guardo in questi
momenti e la vedo così felice accanto ai vostri figli sono contento.
Mi spiace che abbiate subito mille emozioni a causa delle mai piccola.
-Oh, è reciproco, quante volte le due teste di legno hanno combinato
guai e trascinato sua figlia.
-A proposito il cagnolino? Mia moglie non vorrà assolutamente
tenerlo, Lauren poi ha problemi di asma per cui?
-Non si preoccupi avevamo promesso ai ragazzi tanto tempo fa che avremmo
preso un cagnolino, eccone l'occasione.
-Siete degli angeli. "fragolina", togliamo il disturbo?
-Sì, papinou, j'arrive un instant!
Bill ebbe un brivido a sentir parlar francese, improvvisamente si era
ricordato: e la scuola? Erano le nove e non avevano fatto neanche mezzo
compito si alzò di scatto e disse allarmato a Tom
-Oh tetsa di cavolo rasta, non abbiamo fatto i compiti!
Tutti risero
-Vi farò la giustifica- disse con tono comprensivo la signora
Simone
-Oh, sì come minimo Bill-disse rassicurante il padre di Lauren-
dopo tutto quello che avete fatto.
***
- Lauren!!!- si sentì un urlo sguaiato provenire dal giardino
dei Kaulitz direttamente dalla bocca di Bill che come minimo ci lasciò
una tonsilla- Guarda qui!
Lauren uscì dalla porta finestra della sua camera urlando almeno
quanto il suo amico
- Turacciolo di sughero tinto!- Urlò- sei un pezzo di deficiente
vuoi che mia madre esca con la vena pulsante?
- No, ma porca miseria guarda cosa ha fatto il cane-e mostrò
il suo paio di scarpe preferito a brandelli.
Lauren si piegò in due dal ridere e disse:
-Forse imparerai ad essere più ordinato.
Bill apparve sconsolato, era la frase che da un po' di tempo a questa
parte anche la signora Simone diceva al figliolo disordianto.
- Ma cavoletti marci, sono stufo, non posso più tirar fuori nulla
che me la mangia!!! Guarda qui la maglietta!
-Ma Bill è una figata, andiamo incontro all'estate e le magliette
con gli strappi...be' potresti lanciare una moda!
Bill guardò meglio la maglietta e subito si accese la luce del
creativo, scomparve infatti in casa.
-Porca miseria- si udì poco dopo provenire dal salone- cane bastardo,
ridammi il telecomando. Poi si vide un cagnolino correre fuori in giardino
e un ragazzino rasta appresso.
-Lauren il tuo cane lo ammazzo!
-Veramente non ho ben capito, è il vostro cane, ma date sempre
la colpa a me come mai?
-Chi si è catapultato dal bus per salvarlo?-urlò Tom che
aveva raggiunto il cane e salvato il telecomando brandendolo ancora
pieno di bava-io no!
-Ah no?-disse dubbiosa- mi sembrava che un ragazzino mi tenesse la sua
giacca sulla testa per ripararmi dalla pioggia ma mi sarò sbagliata!
Il tuo gemello scemo?
-Non so è sparito in camera, più tardi vengono i ragazzi
per le prove, se riesci a fuggire dal bunker vieni a trovarci. Domenica
concerto alla festa di primavera di Zeilitz
-Bene, allora organizzo il fan club come l'altra volta così creiamo
tifo da stadio!
-Bene ti aspetto- poi Tom cominciò a giocare con il cane anche
se ad un certo punto si sentirono delle urla disumane e si vide il cane
che cucciava i dread di Tom. Bill cominciò a ridere come un matto
-Vieni a salvarmi pezzo di deficiente!
-No, è troppo divertente.
A salvarlo arrivarono Gustav e Georg che però non si scomodarono
troppo velocemente.
Quella domenica, il concerto stava andando benissimo, Bill sfoderava
il suo look maglietta strappata, guanti neri di lana e strani stivali
che aveva ripescato chissà dove, quando proprio sul finale, presi
dalla loro performance Georg e Tom cercarono di muoversi un po' sul
palco. I due si scambiarono la posizione, non ricordandosi di avere
i fili degli amplificatori appresso, Bill fece lo stesso e come una
mina impazzita si mise ad incitare le sue amiche guidate da Lauren confuse
tra la gente e mentre ballava come un disperato modello " It's
raining Men" non si accorse del groviglio che aveva creato. Così
proprio sul finale inciampò rovinosamente, ma senza peredere
lucidità e soprattutto riuscendo a tenere la nota, con una specie
di scivolata in ginocchio riuscì a fermarsi appena intempo per
non ruzzolare giù dal palco. I ragazzi si guardarono e stavano
per mettersi a ridere come dei matti, ma riuscirono a trattenersi miracolosamnte;
Bill pallido rimase per qualche istante ancora in ginocchio. Aveva i
jeans tutti strappati e si era sbucciato tutte e due le ginocchia, vacillando
si rialzò, e come un professionista navigato, nonostante il dolore,
si districò dai fili e ringraziando la platea riguadagnò
le quinte.
Lauren e le sue amiche erano stravaccate a terra a ridere, loro avevano
capito la situazione almeno quanto gli altri membri del gruppo.
-E' uno spasso, Bill ci fa sempre morir dal ridere, dovrebbe fare il
buffone di corte, non il cantante.- affermò Annie ancora con
la mascella dolorante per le risate.
-Sì è vero, sembra una pallina del flipper impazzita ogni
tanto, quando è veramente gasato.
-E dopo questa performance aggiungerà la scivolata in ginocchio
ai suoi numeri da rockettaro invasato.
-Mamma mia è uno spasso, che bel pomeriggio. Concerto e circo
insieme.
-Basta- urlò un povero Bill zoppicante con un ginocchio insanguinato
e l'altro per fortuna solo un po' sbucciato. Speravo di trovare comprensione
da questa parte del palco, invece nulla! Di là Gustav, che di
solito è così contenuto, ha le lacrime agli occhi. Dice
che dalla sua postazione ha visto tutto e si è divertito come
un matto.
Insomma sta raccontando a tutti la scena. Quei due pezzi di cretini
di Georg e Tom che cavolo hanno fatto con quei cavolo di fili, mannaggia!
-Dai adesso oltre a "It's raining men" sarai famoso per il
tuffo doppio carpiato con ginocchiata!
Poi la signora Kaulitz mossa a compassione andò a sincerarsi
delle condizioni delle ginocchia del suo figliolo, cercando di consolarlo:
-Dai, Bill, sei stato grande- poi soffocando una piccola risata- il
finale è stato degno di una star- ma alla fine non si trattenne
e rise, mentre tamponava il ginocchio del figlio.
-Vedi- infierì la nonna che non sempre approvava il look del
nipote- se non ti fossi messo quei jeans strappati non ti saresti fatto
male.
-Sì, ma sarebbe precipitato rovinosamnte lo stesso- infierì
sorridendo il signor Gordon.
-Ridete, ridete, meglio far rider che far piangere! - poi incrociò
le braccia e mise il muso, neanche tutte le coccole della nonna, i baci
della mamma e le pacche di consolazione delle amiche tirarono su il
morale a Bill. Dopo un bel gelato, un muffin al cioccolato e un frullato
gigante al cioccolato Bill ritrovò il buon umore e cominciò
a scherzare e ridere. Presto ci sarebbero stati altri concerti e quindi
doveva voltare pagina.
***
Mancavano solo pochi mesi alla fine della scuola, il gruppo di studio
funzionava bene e a parte una insufficienza grave di Bill in francese
e una quasi sufficienza di Lauren in tedesco scritto tutto procedeva
bene. Gli amici erano sempre più uniti e alla ricreazione il
gruppetto intorno ai gemelli e Lauren si era infoltito, alcuni infatti
avevano assistito ai concerti dei ragazzi e si erano divertiti, per
cui avevano voglia di approfondire l'amicizia. Un certo Adrian si era
offerto di creare un sito ufficiale, mentre un altro ragazzo, Dietram
si era offerto di girare qualche immagine video da mettere on-line.
I ragazzi erano esaltati, finalmente circondati da tanti amici con i
quali ridere spensierati e sparare cavolate, certo Bill era sorvegliato
speciale e tenuto sott'occhio dal perside, ma la sua vita scolastica
si era rasserenata alquanto. Ogni tanto, durante le ore più tediose
di storia e geografia, durante le spiegazioni di Arte o musica, si metteva
a comporre stralci di canzoni, alcune tristi, alcune più spensierate,
tanto sapeva che Lauren lo copriva, appena vedeva pericolo, lo avvisava
con calcio e subito Bill si ricomponeva.
Tutto sembrava superato, ma alcune nubi si profilavano all'orizzonte.
-Allora gruppo di studio a casa mia, annunciò Lauren saltando
giù dall'ultimo gradino dell'autobus.
-Sì perfetto, verso le tre perché poi alle sei vengono
i ragazzi.
-Sì benissimo.
I tre ragazzi stavano parlando alla pensilina dell'autobus quando piombarono
dai finestrini del mezzo alcuni palloncini pieni di una sostanza appicicaticcia
tipo pece nera che colpirono i ragazzi. Lauren aveva i suoi lunghi capelli
interamente coperti sulle lunghezze da questa sostanza, Bill e Tom che
erano di lato si ritrovarono uno la parte destra del corpo e l'altro
la sinistra ricoperte.
Lauren spaventata urlava come una disperata, aveva anche la testa un
po' dolorante per il colpo. Mentre Bill e Tom erano senza parole.
-Che cosa cazzo è successo, che cosa è questa merda nera-
la ragazza si girò e si ritrovò che colava dappertutto.-No,
no, che cavolo è?-Uralava in preda a una crisi.
Tom la afferrò per la mano e corse verso casa sua. Bill come
una furia suonò urlando.
La nonna accorse e lo spettacolo che ebbe davanti agli occhi non fu
dei migliori.
-Presto, presto toglietevi i vestiti, la sciateli fuori qui, venite
dentro andiamo in bagno, poi ficcando Lauren in mutande e maglietta
sotto la doccia cominciò ad insaponarle i lunghi capelli. La
sostanza però non si scoglieva.
Bill in mutande corse nel laboratorio di sua madre a prendre dei diluenti,
li portò alla nonna.
- I miei capelli, singhiozzava Lauren, la prego signora mi aiuti!
-Dai piccola non preoccuparti, andrà tutto bene. Usando con cautela
degli stracci e gocce di diluente con acqua cercò di provvedere
a scogliere quella sostanza che si era ormai immancabilmente attaccata
alla chioma fluente della ragazzina.
Lauren si guardò allo specchio, piangendo:
-Bill aiutami, ti prego, i miei capelli, che faccio?
-Non lo so- disse sconsolato guardando l'amica.
-Ti prego aiutami.
Un'altra volta sia Tom sia Bill erano impotenti davanti a cotanto spettacolo.
-Adesso proviamo a lasciarli stare per un po' mangiamo qualcosa, ci
rivestiamo, poi chiamiamo vostra madre, magari lei sa come trattarli.
-Potremmo telefonare alla signora Schmidt, lei era parrucchiera.
-Sì,- disse con un tono sicuro Bill- era una super parrucchiera,
è lei che ha fatto i dread a Tom
-Sì, è una fuori, tutta alternativa mi ha insegnato a
farli, curali, e lavarmeli
Poi Bill si adoperò, prese un suo paio di jeans, una sua maglietta,
una felpa di Tom e portò gli abiti alla ragazzina che ancora
immobile davanti allo specchio e si guardava impietrita i capelli.
Si girò verso l'amico e cercando di stemperare l'atmosfera disse:
-Sei magrolino, scricciolo, hai due gambette magre da far paura!
Poi si guardò e vedendosi praticamente nuda e bagnata chiuse
la porta, mentre Bill arrossendo si voltò spaurito. Poi sentì:
-Bill scusa non avresti qualcosa di intimo da darmi?
La nonna pose rimedio dando un paio di mutandine della madre dei ragazzi,
Lauren se le mise le stavano molto grandi e quindi optarono per un paio
di boxer strech di Bill di quando era un po' più piccolino.
Quando Lauren uscì dal bagno con un turbante in testa e vestita
con gli abiti dei gemelli questi la guardarono divertiti.
-Praticamente abbiamo quasi la stessa taglia- disse soddisfatto Bill
-Veramente se mi dessi una cintura non mi cadrebbero questi cavolo di
jeans e i tuoi boxer sono veramente scomodi.
Poi guardandosi negli occhi risero.
Dopo pranzo, la madre dei ragazzi arrivò con i rinforzi. Provarono
tutte le sostanze di una parrucchire professionale ma non si capiva
che cosa avessero messo in quei maledetti palloncini. Dopo ore di tentativi
infruttuosi Lauren disse:
-Basta signora Kaulitz, è inutile!- guardandosi allo specchio
cominciò a piangere silenziosamente poi si voltò verso
Bill:
-Mi faresti una treccia?- chiese tra un singhiozzo e l'altro.
-Sì- rispose mesto e un po' impacciato e aiutato da sua madre
il ragazzino fece una lunga treccia.
-Mi passi le forbici?
-Oddio, Lauren, mi spiace!- Bill porse le forbici da sarta della madre
che tante volte avevano usato insieme per tagliare le gonne, i pantaloni
i due ragazzi
-Non preocuuparti- aggiunse con un filo di voce Tom.
Lauren determinata prese con la sinistra la treccia e brandì
con la destra le forbici e vi diede un taglio netto. Purtroppo restava
ancora della sostanza quindi la signora Kaulitz tagliò alcuni
ciuffi ancora sporchi.
Lauren vedendo le ciocche cadere per terra piangeva silenziosamante.
Poi seduta su uno sgabello non osava guardarsi allo specchio Bill le
prese la mano la fece alzare, le alzò il mento e disse mettendosi
accanto al suo viso
-Guarda sembriamo gemelli! Che bello ho una sorella gemella!
Lauren ebbe il coraggio e si guardò! Tra le lacrime cominciò
a ridere. Poi Bill con mani esperte, una bombola di lacca cominciò
a sistemare l'acconciatura dell'amica.
Insieme uscirono dal bagno e:
-Tadaaaaa- gridò tenendo per mano Lauren e mostrando il suo lavoro
alla nonna, a Tom e a sua madre.
-Siamo o no due gocce d'acqua?
Tom sgranò gliocchi e disse:
-Oh no, Dio ce ne scampi, un clone di Bill!! Aiuto me ne basta uno di
gemello scemo!
In effetti Lauren vestita come il suo amico e adesso anche pettinata
come lui sembrava la sorella dei ragazzi.
La nonna e la signora Simone risero di gusto e abbarcciarono la ragazzina.
-Cosa dirò a mia madre?
-Non preoccuparti le spiegheremo tutto, vedrai non potrà fartene
una colpa.
-Sì forse, ma darà la colpa a Tom e Bill e sarà
ancora più severa! Rischio il collegio!
-No piccina,- disse la nonna dolcemente,- le diremo quanto hai pianto
e sarà sicuramete comprensiva. Le racconteremo tutti i tentativi
fatti per pulirli, le telefonate per informazioni ad ogni parrucchire.
Vedrai.
Tom e Bill erano scettici, avevano capito il tipo di madre che aveva
Lauren e anche loro tremavano all'idea di riportare a casa la loro amica,
ma tentarono di rassicurarla.
I ragazzi fecero i compiti, con poca voglia e poca cura. Poi Gustav
e Georg arrivarono per le prove. Il commento quando videro Lauren e
Bill fu:
-Oh, mamma credevo di aver visto tutto nella mia vita e invece...ecco
materializzarsi un altro rompi palle parlante-proferì Georg
-Credevo che di porcospino ce ne bastasse uno.
Lauren abbassò lo sguardo, stava per rimettersi a piangere per
l'ennesima volta quando Tom raccontò l'accaduto:
-Guardate io ho perso dei dread, ho dovuto tagliarli! Sembro un cretino.
-in effetti Lauren troppo impegnata a piangere sui suoi capelli non
aveva notato che sia Bill sia Tom avevano apportato alle loro capigliature
qualche modifica.
Tom per fortuna aveva dovuto tagliare solo delle ciocche a destra e
ricopriva lo scalpo con molte altre ciocche. Bill invece ne aveva tagliate
alcune sulla sinistra, ma era riuscito a cammuffare il tutto spostando
il ciuffo da quella parte e riunendo alcune ciocche tipo punta aveva
cammuffato una parte quasi completamente rasata.
-Strano che a Bill non sia venuta una crisi isterica dovendo tagliarsi
così i capelli.
-Spiritosi, la crisi vera è quella di Lauren
-Potete-balbettando tra i singhiozzi- smetterla e cominciare queste
cazzo di prove?
Georg si morse la lingua poi aggiunse:
-Ti ricresceranno ancora più folti e belli, vedrai e per un po'
sopporteremo di avere due porcospini! Uno canterino e uno ballerino.
-Sì- affermò deciso Gustav- mettiamoci all'opera e poi
spaccheremo il culo agli idioti che hanno fatto una cosa del genere
alla nostra principessa.
Lauren con due grosse lacrime che le solcavano le guance accennò
un sorriso poi urlò
-Ed ecco il gruppo di squinteriati rockettari più forti della
Germania, signori e signori ecco a voi i Devilsh che spaccheranno il
culo a tutti!Va fan culoooooooooo!- e urlo come una disperata
Dopo le prove trascorse in una atmosfera rilassata tra risate, fugaci
litigate tra Tom e Bill che riuscivano ad insultarsi e far pace in tempi
record almeno venti volte in un'ora; giunse il momento di tornare ognuno
a casa propria.
Lauren infatti udì una macchina conosciuta entrare dal cancello
dei signori Bart. L'ora della verità era arrivata. La ragazzina
spaurita tremava e cominciò a guardarsi intorno:
-Come farò ora?- indossava gli abiti dei suoi amici e non era
proprio il massimo della femminilità, in più le mutande
non è che fossero comode le andavano ovunque e i jeans le andavano
larghi
-Mi sembra di avere un gatto attacato ai marroni, le tue cazzo di mutande
mi vanno sempre a finire nelle chiappe.- poi guardandosi attorno vide
la signora Kaulitz e la nonna guardarla con aria dubbiosa- scusate,
scusate per la volgarità, oddio non sono i vostri figli a influenzarmi
lo giuro! Parlo sempre come una donzella non perfettamente educata,
nonostante sappia a memoria l'"enciclopedia della fanciulla".
Sarà per quello che ora sono così?
Tutti si misero a ridere
-Quando sono nel panico straparlo e divento volgare
-Veramente parli sempre così-disse, sperando di non farsi sentire,
Bill
-Già, non solo quando è in panico.
La signora Simone fissò la ragazzina poi disse:
-Mi sembrava di aver partorito due gemelli, ma mi sa che erano tre!
Poi tutti risero, Lauren respirò a fondo e con la signora Simone
che la teneva per mano e la nonna dei ragazzi che le teneva l'altra
si avvicinarono alla casa Bart.
-Lauren- si sentiva una donna urlare- dove sei? Lauren! Sono a casa
Lauren!
Poi suonarono alla porta. La signora Bart aprì e vide la vicina,
la signora Kaulitz sulla soglia, Lauren dietro di lei nascosta e la
nonna che la teneva stretta per le gracili spalle per rassicurala.
-Buonasera, scusi per il disturbo.-con tono clamo e un sorriso alla
Bill, ora si capiva da chi aveva preso il ragazzino.
-Lei è la madre di quei due degenerati? Avrei voluto denunciare
suo figlio per tentato omicidio, ha mandato all'opsedale la mia piccola,
lo sa che stava per morire?
-Be' veramente ho avuto solo due colpi di tosse e una mini apnea di
dieci secondi- disse sottovoce Lauren sempre dietro la schiena protettiva
della signora Kaulitz.
La signora Simone fece un lungo respiro per dominarsi e non insultare
direttamente la signora Bart
-Oggi, dei ragazzacci dall'autobus hanno tirato dei palloncini pieni
di catrame, pece, colla o sostanze simili nere su sua figlia.
-Che cosa?- urlò la signora-
- I miei figli hanno soccorso la sua Lauren, l'hanno portata subito
a casa nostra e mia madre ha cercato di lavar via la sostanza da sua
figlia. Ha telefonato a tutti i parucchieri della zona e l'ha portata
perfino ad un colorificio per vedre se si riusciva, con qualche diluente
a districare i capelli, ma nulla.
-Che cosa avete fatto alla mia piccolina?
-Noi nulla- entrò nel discorso la nonna che sentendosi responsabile
e poco rassicurata dal tono di risposta della signora Bart- Ci siamo
adoperati tutto il pomeriggio per salvare i bei capelli castani di sua
figlia, ma non c'è stato nulla da fare.
-Sì- disse timidamente Lauren sempre dietro la schiena della
signora Kaulitz che le faceva da barriera protrettrice contro la furia
di sua madre- abbiamo tentato di tutto, ma poi ho preso in mano le forbici
e mi sono tagliata i capelli.
-Disgraziata, che cosa hai fatto esci da lì dietro, fatti vedere
piccola degenerata.
Lauren a quelle parole così crudeli ammutolì e come era
successo la volta scorsa rimase di sasso e oppose un muro impenetrabile.
-Signora sua figlia ha pianto tutto il pomeriggio, triste e sconsolata
per i suoi bellissimi capelli che la rendevano così bella e femminile,
ora è ancora bellissima, ma ha sofferto tanto e lei le sta aumentando
questa sofferenza.- urlò tutto d'un fiato Bill che fino a quel
momento non aveva osato neanche varcare la soglia del cancello dei Bart.
-Sì è vero quei maledetti teppisti hanno lanciato una
schifezza e hanno rovinato quei bei capelli! Lauren è ancora
bella, ma è tanto triste.- aggiunse Tom con altrettanta veemenza.
-Escì da lì dietro immediatamente signorina Lauren Bart
questa volta dal collegio non ti salva nessuno lo ha detto anche l'analista!-
Poi come una furia la signora Bart prese il braccio della ragazzina
e la tirò da dietro la schiena della signora Kaulitz. E lo spettacolo
che le si presentò non fu bello e la mandò ancora più
su tutte le furie. Lauren vestita in quel modo somigliava molto a Bill
e avendo il ragazzino accanto a lei l'ugualianza era ancora più
lampante.
-Come sei conciata- e le mollò una sonora sberla- vergognati
sempri un ragazzo, un teppista!
-I suoi vestiti erano tutti da buttare e anche la sua cartella si è
rovinata alquanto.
-Via, via andate via tutti, maledetti ragazzacci, me la pagherete.
-I miei figli non hanno fatto nulla! Sono stati anche loro vittime,
anzi si sono adoperati molto per alleviare la tristezza della piccola
e hanno cercato di porre rimedio come hanno potuto.
-Se voi foste stata una madre corretta- tuonò la signora Bart-
avreste avvertito la sottoscritta, prima di toccare un solo capello
alla mia bambina, ora sembra una uscita da un manicomio.
-Se noi avessimo aspettato ancora ad intervenire sui capelli di sua
figlia, certo le sarebbe venuta qualche allergia cutanea, abbiamo invece
provveduto in ogno modo affinché non ci fossero conseguenze in
tal senso.
-Ora andate via tutti, certo non vi ringrazzierò per avermi riportato
una figlia così, -poi girandosi verso Lauren le mollò
un altro scapaccione che la fece cadere a terra, sbattè la porta
e si sentirono urla da invasata.
-Cosa sono questi stracci che indossi! Spogliati degenerata! Sembri
un'invertito! Cambiati subito e domani andrò a fondo della faccenda
questa volta quel degenerato e suo fratello non la passeranno liscia,
ne esigo l'espulsione.
Da fuori tutta la famiglia Kaulitz sentì quelle parole e Bill
rimase sconvolto. Insomma la situazione si era rivoltata contro di lui?
Come? Questo proprio non se lo spiegava, rischiava comunque di dover
ripeter l'anno e di dover cambiare scuola, ricominciare a farsi dei
compagni, sopportare altri mille sopprusi, e no non ci stava prorio,
no ora che aveva tanti amici e le ore di scuola erano meno pesanti.
No, mai!
Il giorno dopo nel pomeriggio fu indetta una assemblea di classe con
tutti i professori, il preside e i genitori. La signora Bart aveva voluto
delle spiegazioni da parte della scuola, anche se l'istituzione non
era responsabile del fatto accaduto su un autobus di linea. Il signor
Bart era fuori per un viaggio di lavoro ed era all'oscuro di tutto.
Quel giorno Lauren non era andata a scuola, aveva un livido sotto l'occhio
sulla guancia e un labbro un po' gonfio, sua madre l'aveva talemnte
strattonata e quando spogliandola con rabbia, aveva visto che indossava
delle mutande da ragazzo si era scatenata come una furia.
L'atmosfera nell'assemblea si scaldò subito, alimentata dalla
rabbia della signora Bart. I professori ancora una volta, per fortuna,
furono compatti per difendere i gemelli. Si venne a sapere delle sevizie
che aveva subito Bill da parte del suo compagno di banco, resero note
anche le scritte non lusinghiere che vi erano nei bagni e che erano
state incise sul banco e sulla sedia del povero ragazzo. E con questo
la professoressa di francese e di matematica pensavano di aver mostrato
che i problemi in quella classe andavano ben oltre un po' di gel nei
capelli e qualche piercing, qui si parlava di bullismo e intolleranza.
Ma la situazione degenerò:
-Se l'è cercata il ragazzino va in giro e sembra un travestito.
-Già non si capisce se è un maschio o qualcos'altro.
-E l'altro, puzza come un caprone con quei capelli.
La signora Kaulitz era pietrificata e stava per mettersi a piangere,
come poteva essere così meschina la gente e farmarsi alle apparenze.
-Girano anche dei film porno quei due!
La professoressa Rosencranz intervenne:
-E' ora di finirla, sono scandalizzata! A scuola parliamo di razzismo,
siamo per la tolleranza, facciamo progetti contro il bullismo e crediamo
che i nostri ragazzi abbiano dei problemi, tentiamo di fare dei discorsi
affinché non si fermino alle apparenze affinché comincino
a pensare con le loro teste e non siano schiavi della moda, della tv
e della spazzatura culturale che li bombarda, ma se hanno dei genitori
che pensano veramente quelle cose su due piccoli ragazzini come i Kaulitz
forse è meglio lasciar perdere.
-Credo che per quanto mi riguarda- disse alzandosi in piedi la professoressa
di francese- io lascerò questa assemblea che ha toccato livelli
troppo bassi. Se alcuni dei vostri figli vi sentissero rimarebbero stupiti,
invece di condannare gli insulti, gli atti di violenza siete qui ad
alimentarli. Non intendo assistere ad altro, signora Kaulitz la prego
di uscire non vale la pena restare.
La signora Kaulitz, tutti gli insegnanti con la professoressa di francese
in testa uscirono di gran carriera, mentre il Preside tentava di moderare
l'assemblea, poi si sentì la signora Fisher dire:
-Mia figlia anche ha subito molte prese ingiro e canzonature, è
sempre stata esclusa e chiamata con spregio "secchiona", ma
da quando è in banco con Tom Kaulitz è felice! Ha fatto
amicizia con molti ragazzini e ragazzine, alla ricreazione parla, chiacchiera
grazie ai due gemelli. Ora viene a casa con un sorriso smagliante, mi
racconta quanto si diverte, ascolta tanta musica e ha ripreso a suonare
il pianoforte. La domenica non sta più rinchiusa nella sua camera,
esce, si diverte, va ai concerti, questo grazie a sua figlia, signora
Bart e i capelli rasta non puzzano!- poi in lacrime per l'emozione uscì
sbattendo la porta. Altre mamme la seguirono e fuori si ritrovarono
con la signora Kaulitz che piangeva circondata dai professori. Tutte
le mamme presenti, solo cinque, si strinsero a lei e al suo dolore.
Da questa assemblea non fu preso nessun provvedimento come richiedeva
la signora Bart nei confronti dei due ragazzini, ma la madre della ragazza
andò immediatamente a iscrivere sua figlia al collegio Beata
Vergine della Consolazione.Da lunedì avrebbe cominciato l'ultimo
trimestre in quella scuola.
***
Da giorni la porta-finestra della camera della ragazzina aveva le tende
tirate, non si udivano suoni di "musica pallosa" come la chiamava
Tom, né canzoni francesi con il volume a balla di cannone nello
stereo che tanto facevano schifo a Bill. I due fratellini con circospezione
avevano fatto qualche incursione nel giardino dei Bart, ma non avevano
avuto nessuna risposta neanche quando Bill aveva quasi spaccato il vetro
con un sasso un po' più grosso del solito per richiamare la sua
amica come soleva fare.
-Sono preoccupato- disse mesto Bill
-Dai capello tinto, non preoccuparti il prato fiorito starà dormendo-
il suo tono tradiva altrettanta emozione e dispiacere.
-Mi manca la sciroccata- proferì un pomeriggio Gustav.
-Già, aveva degli insulti così divertenti e variegati
nei confronti della mazza tacca al canto.
Bill, non era dell'umore di scherzare e spesso passavano intere mezz'ore
senza che proferisse parola. Ultimamente accettava le critiche dei compagni
della band e i suggerimenti che gli veniveno dati senza inveire, fare
rimostranze o aprire parentesi logorroiche su come: se Tom suonasse
così, e Georg facesse cosà, lui non mancherebbe ogni volta
l'attacco o non sbaglierebbe l'intonazione quando Tom faceva il coro.
Proprio non si riconosceva. Tom poi, ogni tanto si incantava e guardava
la poltrona sulla quale si stravaccava l'amica, Gustav infine sospirava
ogni tanto dicendo:
-Era così divertente Lauren quando ti faceva il verso Bill, mi
si metteva accanto e mentre ero concentrato faceva la cretina imitandoti.
-Già era proprio una sagoma, mi manca moltissimo!
- Ora starà facendo i compiti- disse con un tono mesto Gustav-
nel lager ne danno molti! Una amica di mia sorella ci va e le ho parlato
di Lauren, ma non la conosce. Tuttavia mi sono fatto promettere che
cercherà di fare amicizia con lei anche se è più
piccola. Fa danza anche lei e magari potranno andare insieme a qualche
balletto. Proprio ieri mia sorella mi ha detto che aveva due biglietti
per Romeo e Giulietta o un altro baletto forse Gioelle.
-Cretino- disse Bill- Giselle!
-Già il balletto perferito del tappeto fiorito- sospirò
Tom.
Gustav e Georg strabuzzarono gli occhi da quando i gemelli ascoltavano
musica classica e sapevano i nomi dei balletti? Proprio erano affezionati
a quella ragazzina.
Le prove ripreso con poca convinzione ed entusiasmo.
-Basta- urlò un pomeriggio Bill mentre dalla finestra della
sala guardava le tende rosa di Lauren chiuse- basta, bastaaaaaaa ahhhhhhhh!!!!
-Calmati fratello o raccogliamo la tua tonsilla con il cucchiaino!
-Dobbiamo fare qualcosa! Suoniamo!- disse convinto Bill
-Adesso veramente non ne ho voglia, la chitarra non mi va quasi di prenderla
in mano.
-Imbecille che hai capito, suoniamo a casa di Lauren!
-E vuoi che la signora Bart ci aizzi il mastino contro? Se ci vede al
cancello ci denuncia.
-Ma noi suoniamo e basta.
-Tentare non nuoce!
I ragazzi suonarono al campanello speranzosi di sentire la voce dell'amica,
ormai non si ricordavano neanche più il suo suono.
-Chi è?- si sentì una voce femminile al citofono, ma non
era né Lauren, né sua madre.
-Scusi sono il vicino, c'è Lauren?
-No, la signorina è a scuola rientrerà sta sera con la
signora. Siete i ragazzini Kaulitz?
-Uhaw, siamo famosi- disse sottovoce Bill
-Idiota- rispose Tom con un buffetto al fratello.
-La signora non vuole che vi avviciniate alla figlia e a questa proprietà!
-Lo so, ma eravamo preoccupati! Non apre più le finestre.
-La signora ha fatto cambiare stanza alla figlia, ora ha tutta la mansarda
per lei, così non vedrà più quello schifo di casa
di hippy ed esaltati.
-Bene credo che si riferisca a noi- disse Tom ironico sottovoce al fratello.
-Ma sta bene?- chiese allarmato Bill
-Sì, e ora andate.
I due ragazzi rientrarono mesti a casa, entrarono in cucina dove la
nonna li attendeva con la merenda, si sedettero con poca convinzione
e Bill con le braccia incrociate appoggiate al tavolo e il capo chino
pianse a lungo.
Tom gli si sedette accanto appoggiando la testa accanto alla sua:
-Due mononeuroni "is meglio che one"- disse cercando di consolare
il fratello.
-Mi manca- disse tra i singhiozzi Bill.
-Non dirlo a me, non ho voglia del terzo muffin!
-Urca e se non mangi il terz muffin vuol dire che stai veramente male,
fratello - disse Bill cercando di sorridere.
***
I giorni passarono, finalmente la posta che Bill faceva ogni pomeriggio
davanti alla finestra della sala per scorgere Lauren diede i suoi frutti.
La ragazza ricomparve finalmente.
-Teste di cavolo, musicisti falliti- urlò Bill agli amici che
stavano facendo una pausa merenda.- C'è Lauren in giardino!
Tutti corsero alla finestra, Tom la spalancò e urlò:
-Lauren!!!
La ragazzina fece segno di avvicinarsi al muro di cinta, ma con circospezione,
dovevano fare silenzio.
I ragazzi salirono ad uno ad uno sulla scala che avevano ormai adibito
per poter scavalcare a loro piacimento e presto quattro testine spuntarono
dal muro.
-Tesoro come stai? -disse un emozionato Bill
-Bene.
-Come sei bella nella tua uniforme- disse Gustav- la gonnellina scozzese
dona più a te che a Bill
-Già il ragnetto ha le gambe troppo smilze e storte- disse Lauren
-Sì, sei bellissima e poi i capelli sono cresciuti tanto- aggiunse
Georg con un sorriso dolce e comprensivo.
Tom dritto sul piolo della scala era muto, la guardava come se vedesse
un fantasma. La ragazzina infatti era bianca e pallida, aveva perso
ogni luce negli occhi, sentì un groppo in gola come se la voce
non potesse più uscire. Bill guardava l'amica senza parlare sentiva
le lacrime solcargli le guance, poi sentì una voce da lontano
-Lauren, vieni a fare i compiti, che stai facendo?
-Niente mamma, sto raccogliendo qualche rosa gialla in giardino per
abbellire la mia camera!
-Lascia perdere e vieni dentro, come pensi di fare con il tuo asma?
Bill non voleva mollare e si buttò dalla scala sulla quale erano
saliti e oltrepassò quel muro per abbracciare Lauren.
Lauren sentì tutto il calore di quel abbraccio poi vide due lacrimoni
che bagnavano gli occhi nocciola dell'amico e disse:
-Scriciolo, come vanno le tue performances canore?
-Bene!- disse con voce malferma che tradiva tanta emozione- mi manchi,
cioè ci manchi da morire!
-Sì, ci manchi sciroccata- disse Georg
-Ci manchi squinteriata.- aggiunse Gustav
Tom era silenzioso, un nodo in gola gli aveva paralizzato la voce, una
fitta allo stomaco, come un pugno in piena pancia lo scuotevano talmente
che dalla sua bocca non uscivano parole. Ma Lauren guardandolo dritto
negli occhi poteva leggere tutto il suo affetto. Dal loro primo bacio
era passato così tanto tempo che quasi non se lo ricordava, non
aveva ancora avuto mai il coraggio di spiegargli il perchè dei
due schiaffoni che si era preso dopo quel bacio.
-Lauren, vieni subito in casa! Stai parlando con quelle canaglie?
-No arrivo!!!
Bill corse verso il muro di cinta tentando di scavalcare, ma con le
sue proverbiali doti ginniche non riusciva ad arrampicarsi, i ragazzi
appesi alla scala quindi gli allungarono le braccia cercando di tirlo
su:
-Dai pezzzo di deficiente aiutati con quelle tue cazzo di gambette smilze-
disse Georg, il più piazzato dei quattro.
-Fatti i muscoli, mollusco- rimproverò Georg che di braccia forti
ne aveva.
I tre tirarono e finalmente Bill fu in salvo poi si sentì un
gran fracasso e il cane abbaiare come un disperato. Tutti e quattro
erano caduti dalla scala per fortuna il prato era morbido e aveva attutito
la caduta.
-Idiota patentato
-Stupido cretino tinto
-Se mi sono fatto male alle mani ti spezzo le gambine e con le tue ossa
ci suono la batteria- disse Gustav riprendendo una frase collaudata
di Lauren
-Ho un fratello che è una persona inutile, cosa pensavano i nostri
genitori quando hanno concepito un essere idiota come te!
Bill con il sedere dolorante e fregandoselo con una mano disse:- La
stessa che pensavano quando hanno concepito te, visto che siamo nati
da uno stesso ovulo, errore genetico!
***
Dopo quel fugace incontro passò molto tempo prima di rivedere
Lauren. L'atmosfera a casa Kaulitz però era sempre la stessa,
la mancanza di Lauren si faceva sentire e ogni tanto Bill aveva appeso
alle finestre dei disegni e delle scritte buffe nella speranza che l'amica
leggesse i messaggi. Ogni tanto Gustav portava notizie, grazie all'amica
di sua sorella, poi una notte mentre i due fratelli erano profondamente
addormentati sentirono i vetri della loro camera tremare. Il cane che
dormiva con Bill cominciò a saltellare e abbaiare, Bill molto
confuso e assonnato, sentì come dei sassolini colpire la finestra.
Si affacciò e vide Lauren vestita di tutto punto con un trolley
in mano che lo chiamava.
Bill saltò giù dal letto mollò un calcione a suo
fratello e spedì il cane in corridoio.
-Bimba, tesoro, Lauren che fai?
-Ti prego, ditemi come si fa a tornare a Parigi?- disse Lauren senza
trattenere i singhiozzi.
-Ma che cavolo dici, Lauren- la redarguì Tom.
-Non si può andare a Parigi!
-Sì io devo andarmene, devo tornare a casa.- Lauren stra parlava,
era in preda a un pianto convulso.
Bill si infilò dei pantaloni e una felpa sopra il pigiama, imitato
dal fratello che si ritrovò però con gli abiti di Bill!
I due ragazzini saltarono dalla finestra e raggiunsero l'amica.
Bill prese la valigia della ragazzina e gliela trascinò, i tre
si avviarono verso la pensilina dell'autobus, dove avevano trascorso
tante ore insieme, una pioggerellina fine tipicamente primaverile, inumidiva
l'atmosfera. I tre bagnati come pulcini si sedettero sulla panchina
al coperto.
-Lauren, che hai, dai non puoi tornare sola a Parigi.- cominciò
Bill
-Sì, salgo su un aereo e torno a casa. - affermò la ragazzina
in lacrime
-Ma a Magdeburgo non partono aerei per Parigi!- disse Tom realista
-Andrò a Berlino, Francoforte, Amburgo, Monaco, ovunque ci sia
un volo per Parigi.
-Ma non ti vendrebbero mai il biglietto.- aggiunse categorico Tom- sei
minorenne
-Lo so, ma io, ma io non posso più vivere qui! La mia vita è
un inferno! Quella scuola è un inferno, in confronto Sneider
e Neumann sono dei simpatici burloni. -Bill non ne era altrettanto sicuro,
ma era quasi senza parole di fronte a tanta disperazione.
-Ogni tanto apro la finestra della mansarda, scavalco il parapetto e
mi metto a guardare nel vuoto, sai è così semplice, guardare
il cielo e tentare di librarsi in volo come gli uccelli.
I due ragazzi erano senza parole, Bill ormai piangeva silenziosamante
e una profonda angoscia si esternava con due lacrimoni, Tom stringeva
la testolina di Lauren tra le sue braccia. Tom e Bill si scambiarono
degli sguardi atterriti e preoccupati.
-Ma dai, che dici- disse Bill cercando di dominarsi- Non devi neanche
pensarlo!
-Già, scusa ma vorresti lasciarmi solo con questo idiota patentato
dal capello tinto? - Poi con uno sforzo per calmarsi e far ridere l'amica
il più possibile aggiunse - guarda nella fretta mi sono messo
i suoi cavoli di pantaloni, guarda che look del cavolo ha ora che non
ci sei più tu! L'altro giorno aveva questi pantaloni a zampa
d'elefamnte una camicina strech che quasi non respira di color arancione
sbiadito, e ogni tanto sfodera delle robe gessate immonde! Ti prego
non abbandonarmi nel suo mondo di lustrini, teschietti, borchie e catene!
-Già è vero, faccio degli abbinamenti del cavolo ultimamente.
La scuola poi è finita, che ti frega! Abbiamo tutta l'estate
per rifarci, correre felici nei campi, fare falò e cantare!
-Oh, sì lo sai canteremo in un locale in città, forse
faremo più di una serata!
-E magari ci faranno incidere un demo.
-Sì ora abbiamo abbastanza soldi per farlo e poi lo promuoveremo
andando per tutte le case discografiche fino a quando non lo ascolterà
un produttore e allora... fama gloria, ricchezza e ti porteremo via
da tua madre!- annunciò fiero Bill
-Gireremo mille hotel, prenderemo le suite con Jakuzi, starai sempre
con noi. Ti porteremo a Tokyo così potrai comprare mille manga,
di quelli mielosi e pallosi che leggi tu. E poi farai la ballerina.
-Sì, quelle super sexy che sculettano, come piacciono al troglodita
rasta. Farai la ballerai nei nostri video, insomma devi stare con noi!
-Ma io voglio tornare a casa, voglio tornare a Parigi. La scuola è
una merda e i professori sono peggio della Rosencrantz e della Valgassen
messe insieme.
-Bel quadretto, ma cosa ti importa! Tu hai noi, la scuola non conta,
non devi perder il sonno per qualche brutto voto.
-Sì- aggiunse Tom- prendi ad esempio Bill ha la media del sei
secca spaccata in francese, eppure dorme come un agnellino.
-Ha parlato il secchione!- disse con tono che cercava di essere il più
ironico possibile.
Lauren piangeva e singhiozzava con la testa tra le braccia degli amici
che si stringevano a lei. Erano tutti e tre rannicchiati stretti stretti
con le ginocchia al petto e piangevano abbracciati. Scosso da brividi
di freddo e tentando di vincere le lacrime e il groppo in gola che gli
bruciava ormai da un po' Bill disse:
-Mi ha detto Gustav che hai ripreso a ballare.
-Sì, -rispose Lauren con un filo di voce-fra due mesi c'è
il saggio e anche se ho iniziato da due settimane ho già imparato
tutte le coreografie e farò anche due assoli. L'insegnante ha
detto a mia madre che sono l'allieva più promettente che abbia
mai visto, ma lei ha detto "che cavolo ne capisce una sfigata che
lavora in una palestra pidocchiosa di talento!" Capisci?
-Oh sai cosa dice il nostro vero padre a proposito della nostra passione?
I ragazzi mentirono un po':
-Già ogni tanto si arrabbia perché dice che trascuriamo
la scuola!
-Non capisce che Bill è veramente negato con il francese e l'inglese,
non può arrivare nè in matematica né in fisica
anche se studiasse otto ore. Il seme dell'intelligenza lo hanno dato
tutto a me!
-Idiota- disse ridendo Bill
-Non sai Lauren che bello l'altro giorno, Bill è un vero simapaticone
allieta sempre le nostre serate ed è protagonista di storielle
divertenti, ultimamente se ne è aggiunta una al repertorio grazie
alle sue proverbiali prestazioni ginniche. Ci fa morir dal ridere, ormai
è una leggenda a scuola! I nazzi lo ringraziano perché
si divertono un pacco con lui. Non vuoi sapere cosa ha fatto?
-Sì -rispose con un filo di voce Lauren.
-Giochi della gioventù: tutta la scuola sugli spalti partecipa
a turno alle varie gare. Prendono posto gli allievi della "settima",
Bill è stato iscritto d'ufficio dal prof di ginnastica ai quattrocento
metri piani. I ragazzi sono sulla linea di partenza. Bill è concentrato,
indossa dei ridicoli pantaloncini neri e una magliettina bianca di due
taglie più piccola di lui tanto per mettere in mostra i suoi
addominali scolpiti, di solito il suo corpo viene usato per fare anatomia
dello scheletro tanto è magro, comunque dicevo- la telecronaca
buffa di Tom continuava, Bill era sempre più torvo, ma taceva
nel profondo, molto nel profondo era divertito dal racconto del fratello
- i ragazzi sulla linea di partenza, lo speaker annuncia, "ai posti",
la folla tace, lo sparo dà avvio alla corsa. Gambette smilze
corre, non è ultimo, miracolo! La tintura per capelli fatta la
sera precedente non gli ha offuscato la vista, i gas della lacca non
gli hanno indebolito i polmoni, no, - facendo seguire quelle parole
con un gesto di trionfo- gambette smilze corre, corre, corre per la
vittoria. Dietro di lui solo Gus della sezione C ed ecco, sul rettilineo
Gus si avvicina minaccioso a reclamare la penultima posizione. É
una lotta fra titani, nessuno vuole cedere! Il cantante storico dei
Devilsh non molla, ma non ha fatto conto con le sue scarpine taroccate
che così fieramente ha abbellito nei giorni precedenti.- Lauren
era attenta e veramente divertita, Bill un po' meno- la destra si slaccia
e con una stringa penzoloni diventa pericolosa, il suo nemico ormai
è alle sue costole e no, no , no calpesta il piede di Bill, togliendolgli
la scarpa, Bill inciampa, arranca, fa dei mulinelli inconsulti con le
braccia per tentare di resistere , strappa la maglia a uno che sta davanti
tentando di appendersi, e no, no "strike" rotola trascinando
con sè il terzultimo poi finisce bocconi sul prato dove si stanno
svolgendo le altre gare, si rialza dicendo " non mi sono fatto
nulla" e riceve in piena cresta il peso lanciato da una concorrente,
tramortendolo all'istante. Dagli spalti si levano delle risate sonore,
i professori se la sono fatta nei pantaloni dal ridere, il ragazzetto
giace nel prato, ma nessuno lo soccorre, i paramedici credono sia un
siparietto comico organizzato per allietare la mattinata!
-E' vero, scriciolo?- sussurrò Lauren che non piangeva più.
-Sì, più o meno è andata così, i paramedici
però sono arrivati subito e la prof di francese mi ha accompagnato
in ospedale. Senti qui il bernoccolo, mi hanno dato quattro punti e
tagliato i capelli, - Lauren passò le sue sottili dita tra i
capelli di Bill e sentì ancora la cicatrice. Poi gli diede un
bacio sulla ferita.
-Povero il piccolo scricciolo tinto! Un secondo scalpo!
-Già ormai ho la pettinatura a chiazze. Ogni tanto ho dei ciuffi
in meno!
-C'è sempre chi sta peggio di te vedi, Lauren- disse Tom- guarda
Bill! É veramente sfigato, e io ancora di più, nessuno
ci crede che abbiamo identico partimonio genetico. E io non faccio troppa
pubblicità su questo.
Lauren appariva distesa, i due amici le avevano ridato un po' di speranza,
poi Tom disse:
-Allora praticello fiorito, non devi più dire che vuoi tornare
a Parigi, lo sai sarebbe un dramma, io e il tinto non potremmo più
venirti a trovare, io odio la Francia e Bill...insomma guarda che bello
questo paesino di merda! E guarda che vicini cretini ti toccano!
-Quando sei tanto triste, cerca di mandarci dei messaggi, noi scavalchiamo,
ti rapiamo, ci troviamo nel capanno del signor Snell.
-Sì, ragazzi, grazie, oh a proposito Bill, grazie per i tuoi
stupendi messaggi e i tuoi disegni li vedo sempre passando con la macchina
quando rientro a casa. Disegni proprio bene!
-Grazie, piccola.
-Abbraccio a sandwich- disse trionfante Tom, poi si alzò prese
la valigina di Lauren e i due ragazzini riaccompagnarono l'amica a casa.
Lauren diede un sonoro bacio sulla fronte a Bill e uno sulla guancia
a Tom passandogli le mani nei dread. I due ragazzi aspettarono sulla
soglia finché non videro che la porta si richiudeva dietro Lauren,
poi tornarono a casa, passarono dalla finestra che era rimasta aperta,
faceva freddo nella stanza, ma il freddo che sentivano era quello accumulato
sotto la pensilina e quello che avevano sentito nel cuore dell'amica.
Bill non andò a letto ma si avviò nella camera dei genitori
.
-Mami, mami- le sussurrò in ginocchio accanto al letto.
La madre aprì gliocchi e si ritrovò Bill accanto e Tom
in piedi, tutti e due sconvolti.
-Che succede? Piccoli, che avete, perché siete vestiti?- Bill
era madido e due lacrime gli solacavano gli occhi già rossi dal
pianto precedente.
-Pulcini, venite qui, la mamma tirò su la trapunta invitando
i suoi piccoli a raggiungerla. Ancora non capiva perché i due
erano così sconvolti e perché Tom aveva i vestiti di Bill
ed entrambi erano bagnati. Bill a sinistra e Tom a destra accanto al
signor Gordon che si era svegliato, furono accolti tra le braccia della
madre
-Mami, Lauren sta male
-E noi non sappiamo che fare
-Già ha detto che ha pensato di buttarsi dalla finestra e ora
voleva fuggire di casa e tornare a Parigi.
-Cosa possiamo fare?
I due ragazzi piangevano tra le braccia rassicuranti della mamma, come
era caldo e profumato il grembo materno, che bello avere una mamma e
un patrigno così affettuosi e un papà che, anche se lontano,
li amava incondizionatamente.
La mamma coccolava i due figlioli poi per rassicurarli aggiunse:
-Parleremo di quello che è successo con il padre di Lauren, lui
ci ascolterà, adesso dormite, domani avete scuola.
***
I giorni passavano e per fortuna Lauren, Bill e Tom erano riusciti
a trovare un modo per comunicare. Anzi i due gemelli erano anche andati
un pomeriggio a vedere la ragazza danzare. Sì, avevano chiesto
alla mamma il permesso di restare fuori tutto il pomeriggio:
-Faremo i compiti in biblioteca fino alle sei e poi dalle sei alle otto,
staremo con Lauren in palestra e...-Bill non sapeva come fare a dire
che avevano bisogno di qualcuno che li venisse a prendre.
-Avete bisogno di un passaggio per rientrare?
-Sì mami sei un angelo!- disse trionfante Tom
- Per voi e Lauren questo ed altro.- affermò la mamma.
Il pomeriggio fu bellissimo, era la prima volta che entravano in una
palestra di danza e Lauren aveva spiegato all'insegnante tutta la storia
dei suoi amici e per la prima volta la signora Svetlana, fece uno strappo
alla regola e acconsentì ad avere del pubblico durante la lezione.
- Ma devono stare immobili e muti in un angolo.
-Oh, sì -promise Lauren- sono piccoli e gracilini, sono gemelli
formato tascabile, sa, anche se far star zitto Bill è un po'
impossibile, vedremo di chiudergli la bocca con un nastro di raso, magari
nero!
I due furono introdotti dall'insegnate e fatti accomodare senza scarpe
in un angolo. Bill aveva dei buffi calzini dai mille colori a strisce,
mentre Tom dei calzini grigi, per fortuna non bucati. La signora Svetlana
assai rigida aveva guardato i due ragazzeti con fare indagatore e un
po' scettica " che strani amici ha la ragazzina, non l'avrei mai
detto."
Tom e Bill seguirono attentamente tutta la lezione. Lauren e le ragazze
erano in classe già da prima delle sei per preparasi, chi si
metteva della carta tra i piedi, chi degli strani cerotti, chi dei copri
punta, altre ragazze stavano rendendo più flessibili le scarpette
piagandole con le mani. Lauren era pronta, un ultima sistemata ai lacci
delle scarpe affinché fossero legate correttamente, senza far
pendre fronzoli da nessuna parte e poi:
-Ragazze e ragazzi cominciamo la lezione, alla sbarra, coraggio.
Lauren prese posto in prima fila, era concentrata, voleva ballare solo
per loro, i suoi angeli custodi: il pastore bergamasco e il tinto.
La lezione si svolse benissimo, Bill era felicissimo e sorrideva all'amica
estasiato. Il corpo affusolato e sinuoso di Lauren aveva raggiunto tanta
sicurezza da quando era seguita da un'insegnante. Tom era confuso e
ogni tanto arrossiva come un cretino, veder così tante ragazze
assumere strane posizioni con il corpo e vedere che la più bella
era Lauren lo eccitava tantissimo. Quando aveva visto dei ragazzi ballare
accanto alle ragazze in calzamaglia con gli attributi stretti nei sospensori
aveva pensato " Che sfigati, sono veramente ridicoli" Ma poi
vedendoli eseguire dei movimenti difficilissimi e fare dei sollevamenti
con una forza e una precisione ragguardevoli aveva cambiato opinione.
-Beati quelli lì che si ritrovano a meter mano in parti intime
di così tante ragazze!- sussurrò Tom a Bill che gli inflisse
una sonora gomitata nelle costole.
Poi alla fine della lezione e dopo l'inchino di rito, la sala rimase
vuota, solo Lauren, l'insegnate e i due gemelli.
-Lauren ci tiene tanto a mostravi la sua variazione, ha insistito per
farne una da Paquita con il tamburello.
Tom e Lauren guardarono Bill e gli sorrisero ironici, Bill indispettito
si alzò e si mise al centro per poter vedere meglio.
Lauren ballò benisssimo e l'insegnate fu ancora più convinta
del talento della ragazzina, davanti ai suoi due amici poi era stata
strabigliante.
-Volete provare a fare qualche sollevamento? chiese divertita l'insegante.
Poi guardando Tom - mi sembravi tanto desideroso di metter mano addosso
a tante ragazze?
Bill rise come un matto vedendo il color gamebro rosso che aveva preso
il volto del fratello.
-Prima tu, che ridi tanto!- l'insegnate non sapeva delle doti atletiche
di Bill e ignara di tutto mise il ragazzino in centro.- Ecco prendi
Lauren dalle anche lei si dà una piccola spinta e poi tiri su
le braccia e la fai sedere sulle tue spalle.
- Ma è sicura signora sono una frana, una specie di rammollito,
non ho forza nelle gambe, nelle braccia
-Nè nella voce- disse sottovoce Tom ridendo.
-Ci sono io, insomma attento e fermo, concentrati, non è uno
scherzo! Lauren è leggerissima e poi non è un questione
di forza, ma dove e come si mettono le mani!
Purtoppo la signora Svetlana aveva sottovalutato le forze di Bill, dopo
numerosi tentativi non era riuscito a far alzare Lauren neanche di dieci
centimetri, poi finalmete un guizzo, Bill sollevò l'amica se
la mise sulla spalla ma le scivolò subito dopo schiacciato dal
peso. Tutti e quattro risero, poi l'insegnate arcigna:
-Ora è il tuo turno!- disse facendo seguire le parole da un minaccioso
dito- A te che piace metter mano al seno delle ragazze ecco la presa
sulla spalla, dal passo a due dell'Uccello azzurro e la principessa
Florine.
Tom tornò scarlatto e ripensò all'offesa che aveva fatto
all'amica e al suo primo bacio. La posa lo preoccupava alquanto e già
tremava.
Insieme la provarono, l'insegnante ovviamente aiutò il ragazzo
perché questa era praticamente infattibile per un inesperto ragazzino
dai capelli rasta, ma Tom ebbe modo di toccare Lauren in alcuni punti
intimi che lo misero in imbarazzo, mentre Lauren rideva a crepapelle,
abituata a quei movimenti.
Alle nove meno un quarto i tre uscirono dalla palestra ad attenderli
per fortuna il padre di Lauren e la madre di Bill, i genitori finsero
di essere arrabbiati per l'infinito ritardo, ma avevano messo in conto
quell'imprevisto visto la voglia dei tre di stare insieme e subito Bill
innondò i due adulti con un fiume di chiacchiere, poi infierì
su Tom
-Mami credo che Tom appenderà la chitarra al chiodo per darsi
ai tutù e alle calzamaglie, ha scoperto che si toccano un sacco
di ragazze anche nelle parti intime e queste non ti mollano sberle,
come capita a lui.
-Mami, credo di avere un gemello scemo che abbandonerà la via
del canto per dedicarsi a disegnare tutù e vestitini paillettosi
per i ballerini.
-Mami credo di avere un gemello rasta veramente idiota
-Mami , io invece ho un fratello tinto altrettanto idiota.
I due continuarono a farsi complimenti per tutto il tragitto, la madre
non diceva nulla i suoi due ragazzi si erano divertiti tanto e lei aveva
potuto parlare al signor Bart del fatto accaduto solo qualche tempo
prima. Il signore allora aveva rassicurato la signora dicendo che Lauren
era seguita da una terapista e così la madre, che le cose in
famiglia stavano tornando normali. Ciò che tutti ignoravano erano
le reali condizioni della ragazzina che si struggeva ogni sera nella
sua cameretta, non dormiva, mangiava pochissimo e non prendeva più
le medicine. Di notte dormiva poco e male, spesso sopraffatta del dolore
e dalle lacrime.
***
A scuola Lauren aveva messo un muro fra sé e il mondo, non parlava.
Sembrava uno zombie, le sue compagne all'inizio avevano finto indifferenza
poi avevano cominciato a schernirla credendola idiota, la sua capigliatura
poi era veramente strana, visto che non poteva esprimersi con i vestiti,
perché portavano una ridicola divisa, esternava la sua fantasia,
mettendosi trai capelli corti corti, piccoli elastici fioriti, mollette
a forma di fiori, cuori, stelline. Poi ogni tanto si pettinava come
un porco spino mettendosi gel e lacca creando delle punte affusolate
degne del suo caro amico Bill. Per esser ancora più provocatoria
in una scuola Cattolica, si mise lo smalto nero e alle dita anelli con
teschi, draghi che ovviamente aveva abbellito con dei piccoli fiorellini
disegnati e brillantosi in uno stile punk-chic-Kitch. Sua madre non
ne poteva più del suo comportamento stravagante e soprattutto
era stufa di essere convocata a scuola dalla Madre Superiora perché
la figlia aveva picchiato qualche compagna o aveva distrutto il laboratorio
di chimica o ascoltava musica demoniaca. Inoltre aveva tutte insufficienze
perché si rifiutava di rispondere alle interrogazioni e le sue
verifiche venivano riconsegnate con degli stralci di non si sa bene
che canzoni che ineggiavano alla ribellione o all'amore o alla distruzione
del mondo. La ragazzina era recalcitrante a qualsiasi tipo di inquadramento
e non si piegava neanche dopo alcune punizioni.
- Bill, Tom, ragazzi lasciate tutto- gridò allarmata la nonna
un pomeriggio interrompendo le prove del gruppo-dobbiamo andare in ospedale.
I quattro ragazzi rimasero ghiacciati da questo annuncio. Tom e Bill
subito si guardarono e all'unisono dissero:
-Lauren?
-Sì, piccoli è in ospedale, è grave.
All'udir quelle parole i ragazzi rimasero paralizzati.
-Coraggio, dai, muovetevi.
Il tragitto in macchina sembrò infinito i ragazzi non parlavano
si sentivano solo i singhiozzi sonori e continui di Bill inframezzati
da parole senza senso, mentre Tom con sguardo assorto guardava fuori
dal finestrino, due lacrime silenziose uscivano dai suoi occhi marrone
scuro.
-E' colpa mia- singhiozzava Bill- è colpa mia, sono un cretino,
come farò senza la mia Lauren. E' colpa mia, non dovevo, sono
un cretino, dovevo aiutarla, dovevo portarla a Parigi, dovevo andare
via con lei. Voglio la mia Lauren, vi prego ditemi che non morirà,
nonna dimmi che non mi lascerà, lei è il mio angelo. Non
può lasciarmi, mi ha promesso che saremmo stati per sempre insieme.
Non può morire, deve fare la ballerina, deve ballare solo per
noi. E' colpa mia, è colpa mia! Lei è il mio angelo, non
può lasciarmi me lo ha promesso.
-Ma che cosa dici Bill - disse Gustav- non pensarci neanche, stai parlando
di Lauren, la piccola è una roccia, una dura, una combattente!
-Già, sarà solo una crisi respiratoria delle sue, non
aveva il suo cavalier servente tinto a farla respirare correttamente,
vedrai quando ti vedrà, starà subito meglio!- aggiunse
Georg molto carino mentre accarezzava e spettinava i capelli dell' amico,
cosa che di solito lo metteva su tutte e furie.
-E' colpa mia, ma che cosa posso fare, voglio la mia Lauren. Lei me
lo ha promesso, dobbiamo sempre stare insieme. Non può lascarmi.
Quando giunsero all'ospedale la nonna si informò:
-Lauren Bart?
-Sì
-E' in terapia intensiva, settore tre piano due. Ma i ragazzi non possono
entrare, solo parenti.
-Sì, sì, vedremo rispose la nonna seccata.
Il gruppetto andò verso il reparto ed effettivamente furono fermati
ed invitati ad attendere nella sala d'aspetto. Dopo mezz'ora furono
raggiunti dalla signora Simone e dai genitori di Gustav e Georg. Il
gruppo rimase in attesa, ogni tanto chiedevano informazioni, ma nessuno
poteva fornirgliele. La crisi di pianto di Bill non accennava a diminuire
e neanche il grembo rasicurante della mamma aveva potuto confortare
il ragazzino.
-Bill, guarda che non è colpa tua, nessuno ne ha colpa, non sappiamo
neanche che cos'ha!
-Ha tentato il suicidio, no?
-Idiota, che dici! - Tom si alzò e mollò a suo fratello
un sonoro sberlone!
Poi si buttò tra le braccia della mamma e cercò conforto.
-Idiota, -vedrai che starà meglio diceva a Bill - il nostro angelo
non ci lascierà mai.
Finalmente fece capolino una persona conosciuta. Il padre di Lauren
entrò nella sala d'aspetto e rimase stupito nel vedere quanto
affetto c'era per la sua bambina.
Bill fu una furia e corse in contro al signor Bart chiedendo in modo
inconsulto spiegazioni.
-Che cos'ha? E' colpa mia, lei è il mio angelo non mi può
lasciare, vero?
-Certo piccolino non ci lascierà
-Ma che cos'ha chiese Tom con un filo di voce.
-Non si sa- disse sconsolato il signor Bart- oggi a scuola era pallida
e muta, era dalla preside come ormai ogni giorno e ad un certo punto
ha perso i sensi. E' stata trasportata qui priva di conoscenza.
-Ma è il suo asma?
-Non si sa ha dei valori del sangue molto strani e non si riprende,
ora stanno facendo delle analisi. Quando si saprà qualcosa vi
faremo sapere.
-No, no io non me ne vado, voglio vederla!- Affermò Bill con
forza.
-Anche io non mi muovo! Voglio vederla.- disse Tom a pugni chiusi
-Piccoli- il padre di Lauren si inginocchio abbracciò le due
testoline dei ragazzini- non si può entrare, è in una
camera asettica e nemmeno noi siamo a contatto con lei, fino a quando
non si capirà qualcosa in più. E' piena di tubicini, è
attaccata al respiratore e non è un bel vedere! Vi terrò
informati su ogni minima cosa.
-No, no, lei non ha capito- disse con cocciutaggine quel ragazzino morettino
dal corpo fragile- io da qui non mi muovo, non mi muovo, io sto qui
avete capito tutti- urlò- io non me ne vado la voglio vedere!
-Hai ragione testa vuota, anche io non me ne vado, voglio vedere il
prato fiorito! Lei è mia amica! Devo vederla!
Il signor Bart riconsegnò i due ragazzini alla madre e rientrò
in reanimazione.
Le famiglie di Gustav e Georg dopo un po' convinsero i figli a lasciare
l'ospedale, dando però il loro numero di cellulare per chiamarli
in ogni momento del giorno e della notte.
La famiglia Kaulitz rimase in sala d'aspetto i due ragazzi si erano
categoricamente rifiutati di muovere un passo fuori da quelle quattro
mura. Piano piano si calmarono e la stanchezza dovuta ai pianti ebbe
il sopravvento i due ragazzini si addormentarono con le testoline sulle
ginochhia della madre uno a destra e uno a sinistra si tenevano la mano
stretta, stretta per darsi forza. In quei momenti erano come una cosa
sola, era difficile da spiegare ma solo con piccoli gesti riuscivano
a confortarsi e darsi forza l'un l'altro. Verso le tre di notte, il
signor Bart riuscì per aggiornare gli amici in attesa sulla situazione
della piccola.
Purtroppo alcuni esami non avevano dato l'esito sperato e le condizioni
della ragazzina erano critiche, ma stabili. Non si riusciva ancora a
capire cosa avesse, alcune malattie gravi come la meningite erano state
scartate, si era fatta strada l'ipotesi di una grave leucemia, visti
i valori del sangue, ma non si capiva ancora molto. Veramente bisognava
portare a casa i due ragazzini perché gli accertamenti sarebbero
stati lunghi.
-Bambini, vi avvertiamo anche se siete a scuola, vi prometto che se
si risveglia e i medici acconsentono vengo a prendervi e vi porto subito
da lei. Ve lo giuro.- affermò con decisione il signor Bart
Bill che aveva ripreso a piangere come una fontana
-Me lo dite vero, se sta per morire, voglio saperlo! Voglio poterla
rivedere ancora! Io devo cantare la canzone sulla quale stavamo lavorando
insieme.
-Ma che dici cretino, il nostro angelo non ci lascerà- aggiunse
con rabbia Tom- vero?
-No, figuriamoci!- disse il padre di Lauren- è grave, ma non
sta morendo.- disse cercando di essere il più convincente possibile,
ma tradendo un po' di emozione.
-Ma sua moglie?- chiese timidamente la signora Simone che nonostante
tutti gli insulti che aveva ricevuto dalla donna in quel momento si
sentiva partecipe di un dolore grandissimo, un dolore che solo una madre
può provare.
-Mia moglie assiste dal vetro la bimba, qualche ora fa le hanno permesso
di entrare nella stanza, solo per qualche minuto. Aspettiamo come voi
impotenti, ma fiduciosi.
I due ragazzini furono portati a casa e messi a letto. Il giorno dopo
a scuola fu una tragedia riuscir a seguire le lezioni, per fortuna gli
insegnanti erano stati avvertiti e anche loro apparivano tristi e preoccupati,
le lezioni furono molto leggere. Nel cortile della scuola il gruppo
di amici di Lauren era silenzioso, nessuno mangiava le merende, le ragazzine
ogni tanto versavano qualche lacrima e toccava ai maschietti confortarle,
Bill e Tom erano muti, non parlavano, sembravano in trance.
Poi dopo la ricreazione quando la quarta ora stava per terminare, il
Preside bussò alla porta, quando Bill lo vide si alzò
di scatto, immobile aspettava. Tom era siderato.
-Kaulitz, vostra madre vi è venuta a prendere
-Lauren?
-No, è ancora viva, non preoccupatevi!
Bill fu aiutato dall'insegnante a preparare la cartella perché
nel panico totale continuava a far cadere tutto. Fisher invece aiutava
Tom.
-Fateci sapere disse l'insegnante, mi raccomando.
-Sì- disse Ruth Fisher tra i singhiozzi-
-Mi raccomando- aggiunsero altri compagni.
I due ragazzini con il preside scesero le scale e quando videro la mamma
i due gemelli le corsero incontro.
-Allora?
-Non so, ma il padre mi ha detto che finalmente si è svegliata.
-Allora è fuori pericolo!- Urlarono i due ragazzini
-Non so, a quanto pare è grave.
-Ma, si è svegliata, possiamo parlarle, vero?
-Andiamo inutile fare ipotesi, vedremo quando saremo lì.
All'ospedale intanto il signor Bart aspettava i due ragazzini in sala
d'aspetto. Appariva stanco e provato, sull'orlo di una crisi. Sua moglie
era stata condotta a casa sotto sedativi perché in preda ad attacchi
d'ansia, panico e crisi isteriche. La suocera era venuta da Parigi e
ora la assisteva.
Quando il signor Bart vide i due ragazzini varcare quella soglia fu
felice e corse loro incontro.
-Come sono felice di vedervi piccoli, grazie signora per averli portati.
Lauren ha aperto gli occhi, ma è molto grave. Il suo fisico sta
pian piano cedendo, i reni lavorano poco, ma non si trovano le cause.
-Sta morendo- disse Bill che aveva visto tutte le puntate di E.R con
Lauren- sta morendo?
-No, caro, è solo grave.
-Se vostra madre acconsente vorrei che la salutaste. Vi avverto lo spettacolo
non è dei migliori e ho chiesto ai medici di potervi far entrare,
voi siete più che parenti per la mia piccola.
-Certo signor Bart.
-No, lo dico perché potrebbe non essere un bel vedere e i ragazzi
potrebbero imperssionarsi.
-No, noi siamo coraggiosi e forti- disse Tom battendosi il petto.
-Botte piccola, fegato d'acciaio!- aggiunse Bill.
-Siamo delle rocce!
-Allora energumeni andiamo.
Tutti e quattro entrarono nel reparto dove da ogni lato di un lungo
corridoio da grosse porte a vetri si potevano vedere dei letti e dei
pazienti attaccati a mille tubicini e macchinari complicati. Lauren
era in una camera asettica attaccata ad un respiratore e mille macchinari
con luci e suoni strani, aveva flebo e tubi dalle vene, ovunque, non
la si poteva riconoscere. Il primo impatto fu pesante per i due ragazzini.
Poi il padre disse, ora mi faranno mettere un camice, dei guanti e mi
disinfetteranno per poi farmi entrare nella sua camera, così
quando aprirà gli occhi le farò cenno di guardare voi
dalla finestra.
Il padre con un lungo camice giallo, cuffia, mascherina, copriscarpe
gialli, fu fatto entrare. Si sedette accanto a Lauren che dormiva.
Dopo mezz'ora che era con lei e la accarezzava dolcemente Lauren aprì
gli occhi. Il padre le sorrise e cominciò a parlarle dolcemente
poi le voltò il capo e Lauren potè scorgere due ragazzini
davanti ad un vetro che la salutavano con impeto. Lauren mosse lievemente
una mano in segno di saluto e li guardava fissi. I due ragazzini cominciarono
a fare delle scenette, tipo siparietti comici muti per far ridere Lauren.
Bill cominciò ad esibirsi in un "It's raining men"
muto mentre Tom scuoteva la testa come per dire "non ce la può
fare". Poi imitò un ragazzino che suona il tamburello e
con il labbiale diceva " l'unica cosa che può fare"
indicando suo fratello che lo mandava a quel paese tirandogli i capelli.
Poi i due si esibirono in un concerto improvvisato e Bill fece la sua
mitica scivolata. Lauren non riusciva a ridere perché attaccata
al respiratore, ma muoveva la mano per salutarli.
Nei giorni successivi le condizioni di Lauren migliorarono anche se
rimaneva in terapia intensiva. Ora respirava in autonomia solo con i
tubicini dell'ossigeno. Poteva parlare e aveva qualche flebo in meno
alle braccia. Finalmente la terapia che avevano cominciato stava dando
i suoi frutti anche se ancora non si capiva la causa scatenante. I reni
si stavano riprendendo. Si cercava ancora di capire se poteva essere
una leucemia la causa di tutto. Ma tutti erano speranzosi. La miglior
medicina per Lauren erano i suoi amici, quando infatti le due teste
buffe di Bill e Tom facevano capolino dalla porta a vetri Lauren appariva
felice e di solito dopo qualche sorriso si addormentava come felice
e ristorata. In quei momenti il suo cuore batteva regolarmente e si
calmava.
-Ragazzi ho chiesto ai medici e a vostra madre di potervi far entrare
nella stanza.
-Sì urlarono i due ragazzini.
Tom e Bill furono preparati da cima a fondo mentre i dottori e le infermiere
facevano mille raccomandazioni.
I due però apparivano giudiziosi e coscenziosi. Avevano fatto
mille domande su quello che potevano o non potevano fare.
Alla fine entrarono con un groppo in gola per l'emozione. Questa era
una paura, mista a tristezza, mista a gioia. Erano agitatissimi come
di fronte a una platea gremita.
Quando entrarono Lauren era sopita, Bill si mise al suo capezzale e
le prese la mano, aveva una flebo accanto al polso. Lui cominciò
a massaggiarle la mano dolecemente, Tom era dietro al fratello e guardava
la ragazzina da dietro la spalla di Bill. Non osava toccare Lauren per
paura di romperla. Lauren sentendo quelle carezze aprì gli occhi
e con una filo di voce:
-I miei angeli, siete qui?
-Sì cretinetta, ci hai fatto morire di paura.- Disse Tom con
tono un po' risentito.
Bill senza parole continuava le sue carezze sulla mano all'amica, poi
cominciò ad accarezzarle la fronte, sedendosi accanto a lei.
-Bill, perché non parli? Hai perso la voce?
-No- rispose flebilmente.
-Siete ridicoli, il giallo piscia ti sbatte Bill.- disse Lauren che
evidentemente stava ritrovando il suo buon umore.- e tu pastore bergamasco
la cuffietta per i capelli ti dona, finalmete cugino Hit, vedo il tuo
bel visino.
Tom avvampò e Bill sorrise divertito e finalmente ritrovò
la voce:
-Lo so, ma sotto questo orribile camice ho comprato quella magliettina
blu con il colletto bianco che avevamo visto in quel negozio! Ne ho
tagliato le maniche sfilacciato i contorni e la indosso con fierezza.
-Ma dai! Che forte! Tu che mi racconti Tom?
-Che faremo cinque serate e fra qualche giorno registriamo il demo?
-Bene, allora fra un po' faremo anche il video con noi che distruggiamo
la scuola sulle note di Leb die Sekunde
- Ma sai sto scrivendo un'altra canzone più forte che potrebbe
adattarsi meglio. E' un grido di ribellione!- disse soddisfatto Bill.
-Allora dovete farmela sentire.
-La chitarra non la posso portare qui in ospedale, quindi devi guarire.
-Oh guardate!
Lauren e i due ragazzini si voltarono e videro Gustav e Georg far capolino
dalla porta finestra, gesticolando e sbracciandosi per salutare, poi
mostrarono alcuni cartelli di saluto con le firme di tutti gli amici.
Un' infermiera entrò nella stanza e interruppe l'idilio.
-Dovete uscire- disse categorica
-No, la prego- disse Lauren con tono implorante- sono i miei angeli
custodi.
-No, è ora di lasciarti riposare, questo è un ospedale
non un ritrovo rock.
"I soliti adulti cretini che non capiscono un tubo." Pensarono
i due ragazzi.
-Domani torniamo, promesso.
-Fuori- tuonò l'infermiera che si era scocciata.
Nei giorni successivi purtroppo i due ragazzini furono tenuti lontani
dalla piccola paziente. Anche se potevano sempre affacciarsi ai vetri.
Lauren migliorava e ogni giorno di più riacquistava colore. La
terapia farmacologica era terminata e non doveva più stare in
una camera asettica. Fu deciso di portarla nel reparto di pediatria,
con altri casi di bambini gravi. Aveva una camera tutta sua e pian piano
con l'aiuto degli amici fu abbellita di fiori, categoricamente finti,
disegni, bigliettini e mille frasi di incoraggiamento e guarigione.
Finalmente a piccoli gruppi gli amici di Lauren furono ammessi al suo
capezzale e un giorno:
-Eccolo!- Entrarono trionfanti Bill, Tom, Gustav e Georg- abbiamo il
demo!
-Che figata, a balla allora!- disse Lauren.
-Proprio a balla non possiamo spararcelo, ma vedremo di ascoltarlo con
te e di non farci beccare.- disse Bill
I quattro ragazzi si sedettero a coppie sul letto di Lauren: Gustav
e Tom, a destra Bill e Georg a sinistra. Si misero ad ascoltarlo insieme.
-Niente male, raga! Un figata totale!
-Ti piacciono?
-Porca merda sì, sono una bomba!
-Hai ingoiato "l'enciclopedia della fanciulla" qui in ospedale
vedo?- disse divertito Georg che ormai era abituato all'eleganza del
linguaggio dell'amica.
-Sì, me l'hanno inserita con le flebo.
-Porca miseria abbiamo realizzato un sogno!- disse incredulo Tom
-Siamo a cavallo.- aggiunse esaltato Bill
-Sì slegate l'asino e andate a conquistare il mondo!- esortò
Lauren. I ragazzi risero fino alle lacrime immaginadosi su di un asino
a cantare. Con quella immagine anacronistica si immaginarono ad andare
in giro con il loro materiale e cantare per le strade in ciucchino.
Poi cominciarono a fantasticare di folle urlanti, gloria e fama.
***
-Ho una notizia favolosa da darti e una un po' brutta- urlò
un giorno Bill
-Ho una notizia favolosa da darti e una un po' triste- urlò lo
stesso Lauren
-Prima tu- disse il ragazzino.
-No, prima tu.
Il valzer dei "prima tu" fu interrotto da Tom che tagliò
corto:
-Abbiamo incontrato un produttore che vuole lavorare con noi.
-Ma che cavolo è la notizia più bella del mondo, quella
brutta è per caso che non vuole Bill come cantante?
-Stronza- disse con il sorriso- guarda non è che perché
sei qui in ospedale che non posso mandarti a cagare. Guarda che è
grazie a me invece! Mi ha visto a "star search"! Ah, sono
io l'uomo giusto!
-Veramente ha detto che Gustav, Georg e Bill hanno tanto da lavorare,
mentre io sono un genio!
-Sì, col cavolo che ha detto così- disse scettica l'amica
-Be' veramente in effetti ha detto che noi abbiamo più lavoro
da fare, Tom ha, per ora, una marcia in più!- disse con un punta
di ranmmarico Bill, mentre Tom gongolava con il petto gonfio.
-E la notizia brutta?-disse Lauren con apprensione
-Dobbiamo andare ad Amburgo.
-Ma ci vedremo sempre, ci chiameremo ogni giorno,ci messaggeremo ogni
minuto e il fine settimana verremo a trovarti o tu verrai da noi, anzi
potresti trasferirti ad Amburgo.
-Mi sono informato c'è una celebre scuola di Balletto ad Amburgo.
Sarebbe bellissimo, vivresti con noi, oddio dovresti sopportare quattro
deficienti in un mini appartamento ma...
-Raga, è stupendo quello che dite- Lauren era seria e con gli
occhi lucidi- ma veniamo alla mia notizia: mi dimettono domani, ma torno
a Parigi.
I tre si guardarono silenziosi, una pagina della loro vita veniva voltata
per sempre, l'infanzia era finita, inseguire dei sogni comporta dei
sacrifici e dietro una porta che si chiude ce n'è sempre un'altra
che si apre. La paura del futuro era palpabile, la tristezza per la
separazione tanta, ma i due ragazzini e la piccola Lauren sapevano che
il legame che li univa andava ben oltre la semplice amicizia. Un giorno
si sarebbero ritrovati e allora, chissà.