[ Francia, Parigi]
La vita scolastica si svolgeva monotona, il periodo dei compiti in
classe di fine trimestre era finito, la rivalità tra Laure e
Marina invece era più viva che mai, soprattutto dopo che Ethan
Stiefel aveva fatto i complimenti a Laure e aveva parlato con lei tutta
la sera ignorando l'altera ragazza dalla chioma tizianesca.
Taro sembrava ormai rassegnato a vedere Laure solo come una compagna
di classe e niente più, anche perché in classe la giovane
ballerina non lo degnava di uno sguardo.
Certo si incontravano tutti i pomeriggi a correre nel parco dopo la
scuola, ma nulla più. Correvano uno di fianco all'altro, Taro
con il pallone ai piedi, poi si salutavano cordialmente e si separavano.
Taro aspettava sempre all'angolo, senza farsi vedere, che Laure entrasse
nel portone, così, per sicurezza. Ma al di là di questo
nulla.
Un pomeriggio Laure entrò in casa trafelata:
-Mamma, ecco la pagella trimestrale, nota che brava...ora vado mi cambio
e esco!
-Papà guarda ecco la pagella.-
-Oh, vediamo come sei andato figliolo, il tuo impegno per me vale un
dieci!
-Beh non ho dieci, qui si conta in dodicesimi.
-Uhm ma è buona, sono fiero di te!!Bisogna festeggiare! Esco
a comprare una bella torta alle fragole!
-Sì grazie papi, ma prima mi cambio e vado a correre...
-Sì, allora io esco!
Il padre di Taro uscì, il ragazzo andò in camera, posò
la cartella sul tavolo poi all'improvviso squillò il telefono
-Arrivo, un attimo...pronto
-Taro sei tu?
-Ishizaki?! Ma sei proprio tu? Cavoli come va la vita lì in Gaippone?
E la Nankatsu? E' da una eternità che non ci sentiamo, tutto
bene?-
-Mamma, allora io esco!
-Aspetta piccola, questa sera ho il turno di notte non potremo festeggiare,
ma domenica grande festa dai nonni, vai in rosticceria e compra tutto
ciò che vuoi! Ti lascio i soldi sul muretto!
-Sì grande in rosticceria! Grazie mamma! A domani!
Poi uscì correndo, oggi festeggio...mi ordino la pizza...no
troppo grassa allora...cinese! Sì pollo alle mandorle e perchè
no una bella éclaire (Bigné lungo ripieno di crema
pasticcera al cacao o al caffè! NdA) sì per una volta...ma
allora giro doppio del parco!
Laure scese in strada e arrivò all'angolo, ma non trovò
Taro. Chissà perchè non c'è il pazzo con il
pallone, avrà deciso di poltrire a casa oppure non mi ha aspettato!
Il parco era quasi deserto, vi era solo gente con il cane a passeggio,
nei giardinetti dei bimbi solo silenzio. Laure che correva senza il
suo compagno fu attirata da una strana presenza, una persona era accovacciata
nella vasca della sabbia. Laure stava per proseguire indifferente, poi
guardando meglio riconobbe quella forma.
-Ma è Taro, che ci fa così in maniche di camicia nella
sabbia?
La ragazza aprì il cancelletto che portava al giardinetto e si
avvicinò al ragazzo.
Forse la sua pagella è scadente e il padre l'ha sgridato...ma
non mi sembra che andasse male, anzi!
-Ehi, guarda che io non ti curo se ti ammali!
Ma il ragazzo la ignorò. Guardava il vuoto e non rispondeva.
Sembrava immerso in pensieri lontani.
-Taro, ti è forse morto il gatto?-
Laure tentava di sdrammatizzare, ma il ragazzo aveva messo un muro
tra sè e il mondo.
Forse quella Aki l'ha piantato, poveretto, o forse è successo
qualcosa a suo padre?
Laure si accucciò di fronte al ragazzo e cercò di leggere
negl'occhi cosa poteva essere successo. Lo sguardo di Taro era totalmente
assente, gli occhi nocciola erano persi in un mondo lontano. Laure capì
che con l'umorismo non avrebbe smosso il ragazzo e nemmeno le parole
sembravano poterlo scuotere dallo stato catatonico in cui era sprofondato.
Allora posò le sue mani su quelle gelide del ragazzo e guardandolo
dolcemente pronunciò delle parole che non avrebbe mai pensato
di avere nel cuore:
-Non preoccuparti, qualunque cosa sia successa io sono qui, su di me
puoi contare lo sai!-
Taro, a quel contatto delle mani calde con le sue che erano un pezzo
di ghiaccio, tornò alla realtà. Poi guardò negli
occhi blu la ragazza che gli stava di fronte, aveva un peso sul cuore,
un nodo in gola, ma non riusciva a condividere il suo dolore.
-Taro non preoccuparti io sono qui, coraggio.-
E mentre pronunciava queste parole avvicinò la sua fronte fino
a toccare quella del ragazzo come per riuscire a leggergli nella mente
il dolore che stava attraversando. I due respiri si mescolarono in un
tenero calore, era proprio quello di cui Taro aveva bisogno, un contatto
umano che non lo facesse sentire solo in quel momento. La dolcezza di
Laure aveva fatto breccia nel suo cuore che ora poteva sfogare il suo
dolore. Le lacrime a lungo contenute scorrevano sulle sue guance, mentre
Laure si limitava a stringergli le mani e accarezzargli i capelli.
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