Uno
strano pomeriggio
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Gli alberi spogli si erano riempiti
di mille lucine bianche, i giocattoli nelle vetrine dei grandi magazzini
avevano preso vita per la gioia dei bambini, la gente era indaffarata
nella corsa ai regali e affollava le vie della capitale. Il cortile della scuola era deserto e per un po' la campanella che scandiva le ore della giornata al Saint Germain, sarebbe rimasta silenziosa: le vacanze natalizie erano cominciate. Taro guardava pensieroso il cielo grigio dalla finestra della sua camera, era ancora a letto dopo l'infortunio subito a scuola. Anche se non era nulla di grave, il ragazzo sembrava piombato in uno stato di prostrazione -La ferita, non è nulla di grave signor Misaki- aveva detto il dottore all'ospedale- la perdita di conoscenza è stata causata dal dolore, il trauma cranico è lieve, terremo Taro due giorni in osservazione, ma non si preoccupi. Dal giorno in cui era stato dimesso Taro non aveva più lasciato il letto, non provava neanche a camminare con le stampelle, il suo sguardo vuoto si posò sull'ultima foto scatta alla Nankatsu con i suoi vecchi compagni, il libro aperto che aveva sulle ginocchia sembrava non interessargli, la sua mente era ancora a quel pomeriggio, alle parole di sfida che Pierre gli aveva lanciato nello spogliatoio, ai fatti che ne erano seguiti.
-Ehi Misaki, sei ancora vivo? Sei diventato tutt'uno con il letto? Dai apri sono io, Laure!- Taro ci mise un po' a metter a fuoco quella figura esile che gli sorrideva da dietro il vetro. Nella sua mente stava cercando di capire come la ragazza avesse raggiunto la sua finestra visto che delle rigide sbarre di ferro dividevano i due cortili. -Ti voglio far presente caro, che qui fuori si gela! Riesci ad aprirmi
o devo fare il giro?- Il ragazzo la guardava senza rispondere poi si decise contro voglia
ad assecondare la ragazza in fondo non è colpa sua, se sapesse
il buon vecchio Pierre cosa sta architettando... -Come hai fatto a passare tra le sbarre?- Che frase del cavolo, a forza di stare chiuso in camera mi è andato in pausa il cervello. La conversazione si era interrotta e Taro non aveva poi molta voglia di chiacchierare.
Laure si rendeva perfettamente conto di essere invadente, ma il desiderio di conoscere la verità le aveva fatto mettere da parte la sua buona educazione. A scuola quel pomeriggio erano girate delle voci
discordanti... -Taro mi racconti cosa è successo quel pomeriggio?- -La verità è molto sopravvalutata e poi credo che certi conflitti vadano risolti sul campo, parlarne in qualche spogliatoio o nei corridoi della scuola non serve a niente, ti pare? Ora ti va se andiamo in cucina e ti offro una cioccolata
calda per farmi perdonare per averti lasciato fuori al freddo?- |