La magia della neve
-Brr che freddo sta mattina! E chi ha voglia di alzarsi! Si sta così bene sotto il piumone-
-Laure alzati e guarda!-
-Uhmm lasciami pisolare oggi è l'ultimo giorno di vacanze!-
-No, no Laure devi assolutamente alzarti-
-Ho capito che oggi è l'Epifania e che vuoi essere la regina, ma dobbiamo aspettare i nonni e i vicini per mangiare il dolce!-
( in Francia c'è l'usanza di fare una torta o comprarla già fatta in cui si mette un oggettino in gesso, io ho trovato un pesce una volta, chi lo trova mangiando la torta viene eletto re o regina e quel giorno porta una corona d'oro di carta NdA)
-No, Laure se ti dico che ti devi alzare ti devi alzare! Guarda fuori dalla finestra! Sta nevicando!- ( quando ero piccola è successo veramente ed è un evento speciale a Parigi, perché nonostante faccia freddo, molto freddo, è raro che nevichi e la città quella volta si era paralizzata per pochi centimetri di neve NdA)
-Cosa? Scherzi? Dai è una scusa per tirarmi fuori dal letto e farti aiutare!-
Laure si alzò scettica, era pronta ad arrabbiarsi con la madre se era solo uno scherzo! Laure adorava la neve e fin da piccola aveva la passione di costruire enormi pupazzi di neve che lasciava perennemente incompiuti. Aveva dei ricordi ormai sbiaditi nel tempo, ricordi felici di lei che giocava con suo padre, risate, tuffi e rotoloni nella neve. Nella sua mente di bambina l'immagine di suo padre era automaticamente associata a quella della neve di dicembre. Fino a che era stato al suo fianco aveva nevicato spesso a Natale, ma dopo che se ne era andato, come in un presagio triste, non aveva più visto nevicare. Non a Parigi almeno. E così ogni volta che incontrava la neve, rivedeva l'immagine di suo padre che le tendeva le mani, impaziente di accoglierla tra le sue braccia.
Si alzò, aprì le tende e vide che dal cielo plumbeo fioccava fitto. Fiocchi grandi, splendidi nel loro candore, scivolavano come piume imbiancando la superfice terrestre. Laure al colmo della gioia cominciò a saltare per la casa urlando:
-Nevica, nevica, nevica!
Poi come una bimba spalancò la finestra e uscì, così, in camicia da notte con le pantofole, continuando a gridare
-Nevica, nevica, nevica!-
Poi cominciò a saltare, prendere i fiocchi, guardarli sciogliere nel palmo della mano. I suoi occhi brillavano di gioia. Una voce familiare la richiamò alla realtà.
-Ehi principessa delle nevi-
Laure non si era resa conto di ciò che aveva fatto, per la gioia era uscita senza coprirsi, senza contare poi, che viveva in un condominio e che c'era un ragazzo di sua conoscenza che era spesso lì ora che stava meglio con la sua gamba.
Imabarazzata e indispettita per esser stata colta in un momento di debolezza ribattè
-E tu cosa fai, maniaco, mi spii?-
-Veramente principessa io ero qui da un po' ad ammirare il cielo ed era impossibile non girarsi alle tue urla " nevica, nevica, nevica"
-Sì certo e hai continuato a guardarmi, potevi almeno palesarti prima
-Pale che?
-Sì, mostrarti, invece di celare la tua presenza!-
-Scusa ma hai mangiato il vocabolario? Sei sempre così aulica appena sveglia?
-No, sono arrabbiata!- E con un aria indispettita alzando il viso verso l'alto se ne ritornò in casa

Odio Taro, lo odio e poi oggi viene qui! Cosa mi sarà venuto in mente di invitarlo! Me ne pento amaramente!

Certo che è proprio buffa Laure sempre controllata, elegante e poi esce come una bambina scalza, in camicia da notte e si arrabbia con me. Eppure non riesco a fare a meno di amarla, nonostante tutto.

[Casa Langlois]

-Sei un po' deluso, vero?
-E per che cosa?
-Be' non sei il re!
-Sarebbe stato bello perché è la prima volta che festeggio La fête des Rois, ma va bene così, guarda tuo nonno è tutto gongolante!
-Già è contento perché può parlare nella sua lingua e raccontare le sue storie sulla guerra. Poi il tuo papà è così disponibile!-
-E tu principessa delle nevi?-
-Piantala- e gli diede il solito e collaudato pugno sulla spalla- hai finito di chiamarmi principessa?
-Già non è appropriato, soprattutto dopo questo ennesimo pugno. Te l'ha mai detto nessuno che sei troppo manesca per essere una ragazza? Sai quando abitavo a Fujisawa conoscevo una ragazzina che era esattamente come te...-
-Vorresti insinuare che non sono abbastanza fine ed educata per te?-
-Noooo, ma che pensi! E poi un ragazzo, vediamo se mi ricordo le esatte parole..."rozzo e maleducato" come me non potrebbe permettersi di giudicare un modello di rettitudine come te, no?-
-Prima che io porti a termine l'opera iniziata da Jean, ti va di andare ai giardini a fare una passeggiata?-
-Sì, ottima idea, stomaco pieno come quello di un bue, freddo siberiano che ti si gelano anche i pensieri...be' va bene! Spero di riuscire a camminare-
-Ah già dimenticavo! La punta dell'"atletico Van Goof" si è infortunata! Ma dai camminare ti fa bene, al tuo rientro non vorrai mostrarti debole ed emaciato! Su, su, un po' di grinta, pappamolla! Petto in fuori pancia in dentro, infila gli scarponi e usciamo-
-Ai tuoi ordini!-

Il cielo grigio sembrava sempre più basso sulla città. La gente era chiusa in casa al caldo a festeggiare la fine delle festività natalizie. Solo i bimbi scorrazzavano felici nelle vie, per un giorno erano i padroni delle strade! Le larghe avenue erano deserte, non una macchina. I due ragazzi uscirono e si avviarono al parco, dietro di loro solo piccole orme nella candida neve, aveva smesso di nevicare anche se il cielo non prometteva nulla di buono. In silenzio, uno accanto all'altro camminavano immersi nei loro pensieri.
-Un penny per un tuo pensiero- disse Taro
-Un penny? Facciamo 100 franchi ti va?-
-Oh, esosa la signorina!-
-Certo mi hai dato della maleducata manesca e adesso sai anche che sono attaccata ai soldi, mi chiamano cercatrice di dote-
-Ah, ah, cercatrice di dote, marchi male allora!-
-Perché i quadri di tuo padre chissà magari valgono un sacco, e poi i calciatori guadagnano parecchio o sbaglio?-
-Devo dedurre che mi stai prendendo in considerazione come futuro marito?-
-Tu che dici?-
I due ragazzi si sorrisero, non senza qualche imbarazzo e proseguirono sulla loro strada. Laure si fermò per qualche istante ammirando il paesaggio innevato che la circondava
-Come è bello tutto bianco, non sembra neanche il giardino in cui veniamo a correre-
-Sì, è vero e guarda la Tour Eiffel-
-Sembra una città addormentata-
-E se un mago cattivo avesse fatto un incantesimo e fossimo soli tu ed io?-
-Ah, allora come principe dovrei trovare il mago e liberare la città dall'incantesimo.
-Guarda- Laure indicò uno dei giochi per i bimbi del parco- è laggiù il castello, ma - e cominciò a correre- il mago cattivo tiene prigioniera una bella principessa-correndo Laure si infilò nel castello, si arrampicò in cima e continuò
-Aiuto, aiuto, un mago cattivo di nome Pierrone, mi tiene prigioniera!-
-Oddio, quand'è così devo liberare la bella principessa, sfiderò il mago cattivo- e con un salto agile si mise a cavalcioni del cavallo di legno lì vicino e cominciò a mimare una cavalcata furiosa. Poi sguainò una spada immaginaria e finse un duello.
-Attento, mio bel principe, il mago Pierrone si è trasformato in pallone gigante!
-Allora lo calcerò il più lontano possibile! Anzi lo bucherò così con la mia spada- e imitò il gesto.
I due ragazzi tornati bambini, risero come matti, poi Taro si arrampicò anche lui sul castello e raggiunto il punto più alto guardò la Tour Eiffel, Laure un po' più in basso si mise ad osservarlo. Il silenzio era calto di nuovo, ma questa volta non c'era nulla di imbarazzante.

Mi sento bene con lui al mio fianco, mi diverto, rido, fa uscire il mio lato bambino e non provo vergogna. Sì, è proprio carino chissà a cosa starà pensando? adesso sono io curiosa... Con un sospiro Laure guardò il cielo.
- No trovi che sia una giornata indimenticabile? La neve, l'aria fresca, i rumori ovattati, guarda ricomincia a nevicare, sembrano piccoli diamanti leggeri come piume, danzano nel cielo, come vorrei danzare leggera con loro-

Taro con un balzo, saltò giù dal castello, poi allargò le braccia verso di lei e con un sorriso dolce le disse
-Vieni, balliamo
Laure senza pensarci si buttò tra le sue braccia, Taro la accolse con sicurezza poi la fece volteggiare un paio di volte e con dolcezza la posò a terra.

Laure gli prese la mano tra le sue e la strinse per qualche istante, poi lo lasciò e cominciò a correre per nascondere la propria emozione. Taro corse dietro di lei, inseguendola, ma dopo qualche minuto fu costretto a fermarsi. Il dolore alla gamba acuito dagli sforzi della giornata e dal freddo. Si lasciò cadere a terra ansimante. Sentendo che si era fermato, Laure si girò discatto, preoccupata, ma vide che lui le stava sorridendo con quel sorriso così dolce, quel sorriso che le sembrava nato per lei. Lentamente la ragazza tornò sui suoi passi e si inginocchiò di fronte a lui. Per qualche istante si guardarono negli occhi, intensamente. I fiocchi cadevano leggeri, faceva un freddo intenso, ma nessuno dei due sembrava accorgersene.
Taro affondò la mano tra i capelli morbidi di Laure e, con un sorriso, si avvicinò al suo viso, Laure chiuse gli occhi e si abbandonò tra le sue braccia. Fu un bacio tenero e appena accennato, ma fu come se le anime dei due ragazzi si fossero incontrate. Intorno a loro la neve continuava a cadere, incurante di tutto.