Il
rientro a scuola.
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[Parigi, rientro dalle vacanze
natalizie]
Taro e Laure quella mattina avevano fatto il tragitto in metropolitana insieme, uno affianco all'altro senza scambiarsi una parola. Come tutte le mattine si erano trovati sulla banchina del metrò, ma quel giorno non si erano quasi neanche salutati, guardandosi negli occhi si erano sorrisi e poi erano arrossiti, avevano così abbassato lo sguardo e un dolce silenzio era calato tra i due ragazzi. Il profumo dei capelli di Laure mentre si avvicinava per baciarla, i suoi dolci occhi blu come la notte che lo guardavano piacevolmente turbati, le sue bellissime e morbide labbra sulle sue, il ragazzo non riusciva proprio più a guardarla negli occhi senza arrossire e diventare goffo al ricordo del loro primo bacio. Le dita di Taro tra i suoi capelli, la dolce forza del suo abbraccio, il suo lieve respiro sul suo volto, le sue labbra carnose, quegl'occhi nocciola che l'avevano stregata, ogni volta che Laure ripensava a quell'istante arrossiva e no, non ci devo pensare, oggi si ricomincia a lavorare, non mi sono allenata per tre giorni basta pensare a basta. Uno accanto all'altro, i due ragazzi fecero la loro entrata dal cancello
della scuola, entrambi profondamente assorti nei loro pensieri. I due
non si erano accorti che nel cortile della Saint Germain stava avvenendo
una cosa facilemente prevedibile vista la nevicata del giorno prima. -Chi ha osato!!!- tuonò divertita Laure Laure era stata trascinata nel turbinio della lotta a palle di neve,
mentre Taro, un po' in disparte, guardava i ragazzi ridere e scherzare. Taro osservava in disparte. E ovviamente guardava Laure. La ragazza
aveva ingaggiato una furiosa lotta con Nicolas, Clémentine e
André suoi compagni di danza. Con loro era sempre vivace e allegra,
mentre in classe era sempre così seriosa, altera e poi, non doveva
mostrare nessun cedimento, in classe c'era lei, Marina. La zarina era entrata nel cortile e non aveva degnato neanche di uno sguardo la marmaglia di ragazzi parigini che si tiravano palle di neve, nel sua patria d'origine si convive per parecchi mesi con gelo e neve e, quella che ai ragazzi era sembrata una bellissima nevicata, per lei era una spolveratina, un accenno; Marina indifferente era entrata a scuola e si era diretta verso la sua classe praticamente deserta. Laure era riuscita a vendicarsi colpendo Nicolas con una o due palle
poi, approfittando di un momento di distrazione del malcapitato compagno
di danza, aveva infilato una palla di neve nel maglione ragazzo. La
neve gelida era scivolata lungo la schiena producendo una spiacevole
sensazione a Nicolas che aveva cominciato a girare e a tentare con le
braccia di far scivolar fuori il cubetto di neve. -Ah ah sembri una trottola impazzita.- diceva Laure- Finalmente ho la mia giusta vendetta!- con una vocina stridula e vendicativa da strega. E tra una risata e l'altra: Rincarò la dose André che invece di aiutare l'amico si
teneva la pancia dalle risate. Arresosi all'evidenza che il combattimento con il ghiacciolo era perso
e che la sensazione spiacevole dell'inizio era sparita, cominciò
il suo contrattacco. Laure iniziò a correre. Nicolas la raggiunse.
La afferrò da dietro, l'abbracciò stretta, la sollevò
come una piuma, seguirono le vivaci proteste della piccola preda: -Aiuto, aiuto- la ragazza sgambettava, ma Nicolas più forte
non mollava la presa. Il ragazzo la portò fino ad un cumulo di neve appartato lontano
dalla confusione e la gettò come in una piscina senza troppa
forza. Poi senza un filo di fiato per la corsa e per le risate si lasciò
cadere affianco a lei. Laure guardava il cielo plumbeo sopra di lei, proprio ieri era successa
una cosa analoga, solo ora se ne rendeva conto. Un ragazzo aveva giocato
con lei tra la neve, una corsa felice, spensierata. Chiuse gli occhi
e sentì il fiato del suo amico Nicolas proprio lì affianco
e al pensiero del bacio del giorno prima si portò le dita sulle
labra come per risentirne il sapore. Taro aveva osservato tutta la scena da lontano, aveva
guardato tutto come in un film, aveva seguito la sua Laure divertito
perché la ragazza era felice. Ma, notando la familiarità,
la spontaneità, l'armonia, la complicità tra Nicolas e
Laure, un moto di gelosia aveva spento il suo dolce sorriso sulle labbra.
Con passo deciso, geloso e arrabbiato aveva raggiunto Marina nella classe
deserta. Entrato in classe, lui sempre così tranquillo e silenzioso,
aveva buttato la cartella sul banco, aveva spostato rumorosamente la
sedia e si era seduto con le braccia incrociate al petto. Chiunque l'avesse
interrogato in quel momento sul suo umore avrebbe sentito un Taro inedito. |