Le due del pomeriggio segnavano il termine delle lezioni e l'inizio
delle attivita' dei club. La scuola diventava piena di vita, ragazzi che fino
a poco prima rispondevano aanoiati alle domande degli insegnanti o letteralmente
dormivano sui banchi, si trovavano a sfoderare tutto il loro impagno per primeggiare
nel loro club. Naturalmente i club sportivi erano i piu' in voga, soprattutto
tra gli studenti di sesso maschile.
Taro si avviò verso il campo da calcio: era in programma una partita
di allenamento tra la Under 18 e la under 21 del Paris Saint Germain. Gli spalti
intorno al campo di allenamento erano pieni di spettatorie curiosi. Taro arrivo'
mentre le due squadre facevano riscaldamento: corsa intorno al campo, streching,
esercizi per il potenziamento muscolare, passaggi, dribling tra i birilli, scatti.
Per un attimo il ragazzo rivide se stesso e suoi compagni della Nankatsu fare
gli stessi movimenti, eseguire gli stessi esercizi sul campo spelacchiato e
polveroso della scuola. Certo qui era un'altra cosa...il campo di allenamento
sembrava il loro stadio del torneo nazionale. Eppure Taro sentiva nostalgia
per quel terreno polveroso.
Scacciando quei pensieri nostalgici il ragazzo si uni' ai compagni.
Ogni tanto si sentivano risuonare delle risatine o piccoli urletti tipo "aleeee"
da parte di ragazzine in fibrillazione alla vista dei loro beniamini.
Per lorgoglio di Pierre LeBlanc era lideale. Elargiva
sguardi languidi e sorrisi di intesa a destra e a manca. A volte Taro si chiedeva
come facesse a giocare così bene quando la sua attenzione era cosi' distratta.
Ma il fatto era che quando l'arbitro fischiava l'inizio della partita Pierre,
il ragazzo piu' popolare della scuola, si trasformava. Niente piu' sorrisi,
niente piu' sguardi sugli spalti, tutto cio' che non riguardava la partita spariva
dalla mente del numero 10 del Paris Sain Germain. La sua dedizione era totale,
la sua tecnica perfetta. Un po' del suo carattere da guascone pero' rimaneva,
non a caso non era un semplice attaccante, ma un fantasista.
Era nelle situazioni piu' disperate che Pierre sapeva tirare fuori il colpo
di genio, lo schema azzardato e imprevedibile che salvava la partita. Senza
contare poi che i compagni lo adoravano e lo seguivano in tutto. Non per niente
era diventato il capitano.
Luis Napoleon sembrava invece un po imbarazzato da tutta
quellattenzione. Non era un tipo affabile come Pierre, anzi molti sostenevano
che fosse un po' troppo pieno di sé. Spavaldo, con una potenza di tiro
che avrebbe fatto invidia a chiunque, il numero 11 era l'attaccante di sfondamento
della squadra. Al contrario di Pierre, pero', non era molto amato dai compagni
e la sua cerchia di amicizie era molto ristretta.
Taro Misaki non era ancora abbastanza conosciuto, anche se cominciava a destare linteresse di qualche ragazza che notava il suo fisico atletico, slanciato ed elegante. In fondo Taro dava il meglio di sè con un pallone ai piedi! Ed ora era venuto il suo momento. Era la sua prima partita, avrebbe giocato con il numero 13, una maglia da riserva. Forse non avrebbe più potuto conquistare il numero 11, tra lui e Napoleon c'era troppa differenza e poi il francese non avrebbe mai rinunciato alla sua maglia questo era certo. Ma a Taro non interessavano i numeri, però voleva giocare come titolare. Come centro campista non c'era nessuno al suo livello nella squadra del San Germaine e con i suoi famosi assist anche il superbo napoleon avrebbe potuto migliorare. Per ora partiva da riserva, e lui non era certo il tipo da lamentarsi. Certo qui non era come giocare nella Nankatsu, tra i suoi amici, ma ce lavrebbe messa tutta.
-Dai- disse Pierre -facciamoli neri! Mostreremo a tutti che siamo in piena forma! Taro, fai vedere che, anche se sei qui da poco, ti sei affiatato con noi!-
In effetti questo era il suo esordio, il cuore gli batteva forte in petto, ma le parole rassicuranti del suo capitano e le pacche calorose degli altri compagni fecero tornare un colorito normale sul volto del numero 13 e sparire quella sensazione di nausea che aveva avuto fino a poco prima. La sua nuova vita stava cominciando.
* * *
-Su coraggio ragazze mettiamoci al lavoro! Via da quelle finestre!
Chi vuole andare a godersi la partita esca subito e non faccia perdere tempo
a chi ha voglia di lavorare!-
L'insegnante della classe di danza di Laure era rigida, non ammetteva distrazioni
e non considerava certo il suo corso un "riempitivo". Le sue ragazze
dovevano mettere il massimo impegno nella danza, niente veniva prima. In caso
contrario quella era la porta, Dasvidania.
Ludmilla Oblasova, nata e cresciuta in un paesino disperso nella steppa russa,
aveva lasciato la sua casa natale alla tenera età di otto anni per entrare
come ballerina al teatro di San Pietroburgo. Era stata una delle tante ballerine
di fila del Kirov, ma verso gli anni ottanta era scappata dalla Russia rifugiandosi
dapprima in Austria e poi a Parigi. La sua tecnica era impareggiabile e ben
presto aveva ottenuto il posto di insegnante alla scuola del Saint Germain e
aveva formato numerose ballerine che lavoravano ora per alcune famose compagnie
di danza.
-Cominciamo: un demi plié, grand plié due volte. Port de bras in tutte le posizioni, poi relevé in quinta, tenere la posizione, demi tour per ricominciare a sinistra. Musica per favore!
Le ragazze iniziarono ad eseguire gli esercizi di routine come se da questi dipendesse la loro vita. Ecco cosa insegnava loro madame Oblasova: dedizione, totale.
-Bene Madelène, sì Jean così, attenta Maurinne
distendi meglio il braccio, coraggio Eliane correggi la posizione delle gambe,
no! Così non va ti sembra una quarta corretta?
Bene Laure, così, più grazia, devi sempre essere espressiva anche
quando fai la sbarra se vuoi farti notare per entrare all'Opéra! Sai
che in compagnia prendono solo allievi della loro scuola, se vuoi entrare come
privatista dovrai farti notare fin da subito!
Devi ballare come se stessi facendo il Lago dei Cigni, anche se stai solo facendo
la sbarra!-
Laure sapeva che madame Oblasova non esagerava. L'Opéra
era un luogo pressoché proibito agli "esterni", come li chiamavano
loro. Eppure entrare all'Opéra era il suo sogno e poi diventare prima
ballerina e poi forse etoile...nessuno avrebbe potuto fermarla.
Prendeva gli insegnamenti di madame alla lettera, non faceva altro che ballare.
Le sue amicizie erano poche e quasi tutte ristrette all'interno del mondo del
balletto. Non lasciava che nessuno si avvicinasse troppo, manteneva sempre un
certo distacco.
Non aveva mai avuto un appuntamento, né tanto meno un fidanzato.
Non che non avesse corteggiatori, anzi! La sua grazia e la sua bellezza avevano
fatto breccia in molti cuori a scuola. Ben presto però il suo carattere
freddo e altero aveva allontanato anche i più insistenti.
E ora ci simetteva quel Pierre...illuso! Presto si sarebbe stancato
e l'avrebbe lasciata nel suo mondo chiuso e intoccabile, come avevano fatto
tutti gli altri prima di lui. Lei non aveva tempo per queste cose, non era una
ragazza come le altre.
Se ne accorgeva quando guardava le sue compagne che si disperavano
dietro amori non corrisposti o fidanzati gelosi. Che compassione! Nel suo mondo
perfetto non c'era posto per distrazioni, solo il balletto esisteva, aveva un
senso.
Neppure sua madre aveva potuto intaccare le sue convinzioni. Oh ci aveva provato,
eccome! A quattordici anni non le aveva dato il permesso di entrare all'Accademia
perchè voleva che studiasse, che facesse nuove amicizie e conducesse
una vita "normale" come diceva lei. Laure si era opposta con tutte
le sue forze e alla fine erano giunte a un compromesso: avrebbe studiato al
liceo di Saint Gérmain dove i giovani ricevevano sia una preparazione
letteraria, da scuola "normale", sia l'introduzione a discipline artistiche
e sportive.
Poi l'incontro con Madame Ludmilla Oblasova. Quella donna le aveva
cambiato la vita. Senza di lei probabilmente il suo sogno sarebbe morto e sepolto
in aule piene di insegnanti incompetenti e tra compagne senza ambizioni e talento.
Molti sostenevano che madame era una montata, che esagerava...in fondo quella
non era mica un'accademmia di danza, era una scuola! Ma Laure era entrata subito
in sintonia con la severa ballerina russa, aveva capito che quella poteva essere
la sua chiave per entrare all'Opéra. La strada per realizzare il suo
sogno sarebbe stata più difficile, forse più lunga, ma non impossibile.
Ben presto la sua camera si era trasformata in una vera e propria sala da ballo
con sbarra e specchi.
Ballare era tutta la sua vita. Non aveva nient'altro.
-Benissimo ora una diagonale di ronds piqués, otto, poi si conclude con chénés.
La lezione era quasi al termine quando delle grida concitate coprirono
la musica.
La partita era finita e dal rumore che facevano i ragazzi, l'under 18 doveva
aver vinto! si stavano infatti avviando alle docce seguiti dai cori dei tifosi,
soprattutto tifose a dir la verità...
Molti ragazzi di altri club si affacciarono a salutare i vincitori, ma nella
classe di danza l'insegnante continuava a dare il
tempo per eseguire le ultime pirouettes.
Laure, che stava aspettando il suo turno per la diagonale, lanciò uno
sguardo suii ragazzi sudati che si avviavano agli spogliatoi, i suoi occhi scivolarono
sul ragazzo che pochi giorni prima aveva incrociato nel parco.
Per un attimo perse coscienza del tempo. Begli addominali, spalle ampie, fisico
asciutto e muscoloso.
Non sembrava affatto un giocatore di calcio, si muoveva con eleganza
trattenuta. Un vero spreco...
Taro alzò la testa attirato dal richiamo di un compagno della classe di scultura. Mentre cercava la finestra da cui provenivano gli incitamenti incrociò lo sguardo azzurro di Laure fisso su di lui. Le sorrise accennando un saluto con la mano. Forse non lo odiava in fondo...
La ragazza si riscosse stupita e imbarazzata. Ma cosa credeva? Che stesse aspettando
che lui la salutasse?? Lei stava solo...solo...
-Laure che fai!- Urlò l'insegnante -Tocca a te!-
Laure rossa in viso, fece la sua diagonale fuori tempo e sbagliò
gli chéné. Lei che non faceva mai un errore nemmeno negli esercizi
piu' difficili!
Ludmilla Oblasova le lancio' lo sguardo di rimprovero che riservava ai suoi
studenti meno dotati. Laure arrossì di nuovo, questa volta per la rabbia.
Perchè quel ragazzo la turbava così tanto? No, lei non aveva tempo
per quelle frivolezze! Lei doveva entrare all'Opéra! Nessuno si sarebbe
intromesso sul suo cammino. Tanto meno un giocatore di calcio.