[casa Langlois]
Laure era sdraiata sul suo letto, ormai conosceva le crepe del soffitto
a memoria, le aveva guardate per ore, per giorni. Aveva fatto finta
di andare a scuola, ma poi era tornata a casa, sua madre non si era
accorta di nulla. La ragazza aveva già fatto tre giorni di assenza.
Stava calando la sera su la Ville Lumière quando sentì
degli strani rumori provenire dal cortile.
Si alzò, spalancò le tende cercando di vedere cosa stesse
accadendo, era buio pesto e non riusciva a scorgere nulla.
All'improvviso si sentì chiamare. Non poteva che essere Taro.
Laure allora si infilò un vecchio maglione che era lì
sulla sedia e uscì incurante del freddo. Ormai non doveva stare
attenta con la sua salute, non temeva più di stare ferma con
la danza per uno stupido raffreddore. Uscì e, al di là
delle sbarre, nel cortile della casa di fronte, vi era proprio Taro.
-Cosa ci fai lì?-chiese la ragazza con tono scocciato più
che sorpreso.
-Ero preoccupato, oggi è giovedì e se non torni dovrai
portare il certificato medico, non sei malata vero?-rispose Taro con
la dolcezza di una mamma preoccupata.
-Sinceramente non sono affari tuoi e se mi fai prender ancora freddo
allora avrò una scusa plausibile!-Il tono di voce di Laure non
cambiò: era stato freddo, distaccato e seccato.
-Ah, grazie! e io che ti credevo malata!- ribatté a quel punto
Taro alquanto scocciato.
-Non ti ho chiesto nulla sai, se non lo avessi capito non ho intenzione
di rimetter piede in quella scuola. E tanto meno ho voglia di sentire
una ramanzina da te.
-Mi cara principessa non sono qui per farti nessuna predica e nemmeno
per farmi insultare da te. Se vuoi rimanere nel tuo brodo restaci, ti
credevo dotata di molta più spina dorsale!
-Ebbene mio caro ti sbagliavi, vedi!
I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche lungo istante, si erano
attaccati come avrebbero fatto solo due persone che si odiavano davvero,
loro invece
erano passati solo pochi giorni da quei momenti felici
dove entrambe avevano provato dolci emozioni, i due ragazzi non sembravano
più gli stessi. Potevano Marina e Pierre aver allontanato così
i due amici? Potevano aver scavato un solco profondo nei sentimenti
di Laure e Taro?
Dopo aver a lungo squadrato l'amica, Taro aveva girato i tacchi e si
stava apprestando a rientrare in casa. Laure lo guardava allontanarsi
e si morse il labbro, come aveva potuto essere così scortese?
Come aveva potuto dire quelle parole, a lui, così dolce e premuroso.
A Taro che l'aveva consolata e sostenuta?
Laure sollevò la sbarra dell'inferiata rotta, saltò nel
cortile della casa di fronte e afferrò il braccio del ragazzo
prima che rientrasse in casa.
-Scusa. Non volevo.
Taro si girò, la guardò negli occhi e riconobbe la sua
amica, con un profondo sospiro di sollievo per lo scampato pericolo
di aver perso una persona a lui così cara. Invitò la ragazza
ad entrare e la fece accomodare, la tempesta di parole che si erano
scambiati poco prima lasciava ora il posto alla serena quiete. Si sedettero
intorno al tavolo della cucina e per un po' rimasero in silenzio. Un
profumo di biscotti appena sfornati invadeva la grande cucina. L'arredamento
era semplice e spartano, forse un po' retro, ma gradevole, il
frigorifero all'entrata era grande e sempre pieno di cibi salutari.
Il tavolo da pranzo era grande per due persone, era uno di quei tavoli
con il marmo. Sopra una lunga piattaia decorata con una passamaneria
dai colori tenui e delle ciliegie ricamate. Il lavandino d'acciaio era
doppio, era perfettamente lucido e non una stoviglia era fuori posto,
la cucina a gas era di un vecchio modello e, accanto, una bella lavapiatti.
Anche se da soli, sia Taro che suo padre, erano due bravi uomini di
casa che amavano l'ordine e la pulizia.
La casa di Taro appariva come una di quelle vecchie case di una Parigi
ormai dimenticata, il parquet era vecchio e scricchiolava ad ogni passo,
le ceramiche della cucina e del bagno erano almeno della prima guerra
mondiale, chissà quante storie avrebbero raccontato. In un angolo
poi, tra la cucina e l'entrata vi era un armadio a muro che fungeva
da dispensa e in un angolo si potevano scorgere ancora dei gangi e dei
fili a cui, in un tempo ormai passato, vi erano collegate delle campanelle.
Quell'appartamento doveva essere sicuramente il primo piano di una casa
di antichi nobili o di una famiglia dell'alta borghesia. Quella parte
della casa ora abitata da un giovane calciatore e da suo padre pittore,
doveva essere la parte riservata alla servitù dove vi era la
cucina, la lavanderia e il salone per ricevere gli ospiti prima di farli
accomodare nei saloni più eleganti al piano "noble".
Vi era poi un ripostiglio grande e spazio per appendere i cappotti degli
ospiti e una piccola porticina che dava sul salone nascosta perfettamente
dalla tappezzeria attraverso la quale la servitù spariva per
lasciare soli i padroni. La casa nascondeva tanti piccoli segreti di
un passato lontano tra le sue mura .
La famiglia Misaki non aveva voluto apportare nessun ammodernamento,
per un pittore nostalgico come il padre di Taro era fonte di ispirazione,
era come vivere ancora nella Parigi Bohémienne.
-Mi spiace per le orribili parole che ti ho detto- esordì la
ragazza.
-Quali parole? Ho già dimenticato, sai!
-Grazie, sei sempre così caro con me, come fai a sopportarmi?
-Ma anche io me lo chiedo a volte, ma è la mia caratteristica,
c'era un mio amico in Giappone che mi chiamava "zerbino".
Lo si calpesta, ma rimane sempre lì.
-Dai, ma che amico è?
-No all'inizio odiava sia me che i miei compagni di squadra, ma poi,
giocando in Nazionale, abbiamo fatto amicizia.
Di nuovo calò il silenzio, Taro guardava la sua amica, era pallida,
trasandata, dimagrita. Gli occhi erano rossi, evidentemente aveva pianto
molto.
-Ti va di rimanere a cena con me? Mio padre oggi è a un Vernissage
così
-Va bene, ma lo sai che io non sono un'ottima cuoca.
-No, invece mi ricordo di un brodo di pollo alquanto saporito!
-Sì, ma a parte quello.
-Non preoccuparti ho alcune cosine già pronte in frigo. E poi
ho fatto dei biscottini super dietetici. Poco zucchero, poco burro,
farina insomma poco di tutto, una ricetta un po' improvvisata
ma
con tanto- il ragazzo arrossì imbarazzato stava per dire con
tanto amore, ma si trattenne.
-Grazie, sei gentile, ma sai ormai
-No non dire così! Basta essere negativa!
I due ragazzi apparecchiarono e mentre i manicaretti si riscaldavano
in forno Taro cominciò:
-Sai, forse faresti meglio a tornare a scuola?-Azzardò timidamente.
-Sì lo so, ma non ho voglia di vedere tutti i giorni quell'orribile
sorriso raggiante sul volto di Marina.
-In effetti il sorriso gelido della zarina non mi fa piacere, ma appunto
per questo devi tornare.
-Sì torno soltanto per non far scoprire a mia madre che sono
rimasta tutti questi giorni a casa
-Ottima scelta e poi vedila così, ci sarò io in classe
e quando vedrai il suo sorriso compiaciuto vedrai accanto il mio che
ti darà sollievo.
-Non ho molta voglia di tornare, sono come svuotata, non ho la forza.
-Ci sarò io a dartene, ne ho da vendere sai?
Le parole di Taro furono seguite da una lunga carezza che attraversò
tutto il viso della ragazza. Laure voleva ancora piangere, ma si trattenne,
tornare a scuola sì, ma non rimetter ancora piede nella classe
di danza, no ballare non ce la poteva ancora fare. Le risuonavano ancora
le taglienti parole del Maestro: "verrai sostituita da Marina!"
[Scuola Saint Germain, venerdì mattina]
Laure e Taro fecero il loro ingresso in classe, i loro compagni erano
già seduti ai banchi, i due ragazzi si fecero coraggio e presero
posto.
Subito Pierre come un avvoltoio si diresse verso Laure, una provvidenziale
campanella salvò la ragazza dal suo compagno pronto sicuramente
a sputar veleno.
Le ore scolastiche passarono in fretta e durante la ricreazione Pierre,
per fortuna, era stato rapito dal suo fan club che voleva organizzare
un nuovo coro per la partita di ritorno che si sarebbe tenuta domenica.
Marina invece si era alzata e, con estrema indifferenza, era andata
a raggiungere le sue compagne per chiacchierare sui costumi del balletto.
Le successive ore trascorsero quindi serene, il peggio forse era passato.
Nella pausa mensa Laure invece fu salvata dal suo compagno di danza.
Nicolas aveva saputo del ritorno della sua amica e subito era venuto
a salutarla. Laure era ancora seduta al suo posto, stava raccogliendo
i quaderni di una sua compagna per copiare gli appunti.
-Laure come va?-disse Nicolas appoggiando dolcemente una mano sulla
spalla della compagna.
-Oh, ciao Nico, bene e tu?
-Posso sedermi?-indicando la sedia del banco davanti a quello di Laure.
-Certo.
Nicolas prese la sedia e si sedette a cavalcioni per poter guardare
negli occhi la sua amica. Faceva fatica a cominciare una frase, non
voleva rattristarla, non voleva ferirla.
Laure, con la testa bassa per non incrociare quello sguardo indagatore,
sistemava i quaderni. Due lunghe trecce cadevano morbidamente sulle
sue spalle nascondendo così il pallore del suo incarnato. Nicolas
la osservava, poi prese coraggio, con una mano spostò dolcemente
una delle trecce e disse:
-Ero in pensiero per te, tre giorni senza vederti
-Sto meglio sai?
-Le prove senza di te? Mi manchi.
-Scusa, ma sai
-No immagino, sarai ancora scossa, però volevo dirti,- una lunga
pausa servì al ragazzo per trovare le parole e il coraggio, voleva
scuotere la sua amica, senza ferirla-non puoi lasciare che l'iceberg
ce l'abbia vinta, devi tornare e dimostrare che sei la migliore.
-Grazie per la tua fiducia, ma penso di non esser fatta per la danza!
-Cosa, non credo alle mie orecchie, dove è finita quella ragazza
che ha ballato Carmen con quell'energia? Dov'è quella ragazza
che l'anno scorso ha ballato splendidamente nel ruolo di Amore nel Don
Quijote? Non dirmi che è sparita! Non devi sai? La danza è
tutto per noi, non possiamo vivere senza di essa. E' normale avere un
periodo di calo della concentrazione, ma la forza di noi ballerini sta
nel ritrovare subito l'energia e tornare a esprimere le nostre emozioni,
anche quelle negative, attraverso il nostro corpo, la nostra arte, attraverso
la danza.
-Dovresti fare l'avvocato!
-Cosa?
-Sì, hai fatto un'ottima arringa.
-Be' vorrà dire che se mi va male con la danza avrò un
futuro nei fori?
-Probabilmente sì.
I due ragazzi risero a lungo poi tornarono seri come un raggio di sole
che riesce a penetrare tra una coltre spessa di nubi e subito viene
sopraffatto.
-Non so se tornerò a danzare, mi sento svuotata, non ho voglia
di rivedere le compagne, non ho voglia di vedere Marina nel ruolo di
Giselle.
-Lo so è dura da mandar giù, per ora stiamo provando solo
il primo atto per cui non ti sei persa molto, ma se poi cominceremo
a riprendere il secondo e tu non ci sei, non ti daranno neanche il ruolo
di Myrthe?
-Lo so
ma
-Non ci sono ma! Ti voglio in forma! Non puoi abbandonare tutto, anni
di sacrifici per un piccolo intoppo? nel ruolo di Myrthe sarai stupenda!
Lo sai Laetitia Perjol vinse la medaglia d'oro interpretando quel ruolo
ed entrò all'Opéra. Nessuno si ricorda di Simone Vienne
nel ruolo di Giselle quell'anno!
-Sei tanto caro Nicolas, ma lo sai che è impossibile, hai visto
la tecnica di Marina.
-Sono stufo di sentirti parlare così! Ho deciso! Sabato e domenica
proveremo insieme nello studio di mio padre. Lunedì rientrerai
a scuola e farai un figurone! Il maestro vedendoti rimarrà stupito
e ti chiederà di riprendere il tuo ruolo!
-Come sei ingenuo Nico
va bene per le lezioni supplementari, ma
riprendere il ruolo
non penso che il Maestro e Ludmilla cambieranno
idea tanto facilmente.
-Adesso sì che ti riconosco, vogliamo batterci allora?
-Sì!
-Combatteremo con tutte le nostre forze per far naufragare l'iceberg!
-Mi sembra che gli iceberg di solito facciano affondare i transatlantici,
ma
-Noi cambieremo le cose
va bene straparlo per la fame
ci vediamo
dopo le lezioni? Rimani a scuola?
-Non so, forse sì, vado in biblioteca per rimettermi in pari
con le lezioni.
-Ci vediamo dopo, allora, e stabiliremo il piano "Affondamento
dell'Iceberg".
Nicolas era riuscito a tranquilizzare Laure e ad infonderle fiducia.
Nonostante non credesse molto alla possibilità di riavere un
ruolo importante nel balletto, per la prima volta, dopo giorni, aveva
ripensato alla danza e qualcosa dentro l'aveva riportata con la mente
verso gli anni di sacrifici, di dolore, di gioie trascorsi. Sentiva
l'odore della pece e il rumore delle scarpette da punta durante i bourrés.
Forse sarebbe tornata nella classe di danza, forse, dopo il fine settimana
di allenamento, avrebbe ripreso fiducia!
Nicolas e Taro i suoi angeli custodi erano riusciti ad alleviare il
dolore e le erano stati vicini nel momento del bisogno, ora era serena,
aveva due appoggi sicuri sui quali contare.
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