Un bacio rubato
[Casa Langlois]
Laure si era svegliata all'alba, se così si può dire, aveva dormito ben poco in realtà! L'inatteso bacio di Nicolas l'aveva lasciata in uno stato emotivo di totale confusione. Quel giovane biondo che con lei aveva condiviso anni di duro lavoro in sala prove, che conosceva esattamente ogni suo recondito pensiero, come aveva fatto a nascondere i suoi sentimenti? E come era stata cieca, eppure gli indizi c'erano e abbondanti, finalmente si spiegava tante frasi, tanti momenti di silenzio imbarazzato, tante piccole cose che Nicolas aveva fatto per lei. Ma ora che erano chiari i sentimenti del ragazzo, Laure rimaneva confusa e spiazzata. C'era Taro questo era chiaro, o per lo meno era stato chiaro fino alle undici e mezzo della notte prima. Ora, alle sei del mattino tutto appariva annebbiato come il cielo che si annunciava quella mattina sulla Ville Lumière. Un cielo plumbeo, grigio e triste in quella mattina di febbraio inoltrato, un cielo che sia accordava perfettamente con l'umore di Laure.
Dopo un breve indugiare Laure si alzò di scatto! Basta girarsi e rigirarsi nel letto, non cambiava nulla fissare il soffitto, una buona colazione avrebbe certamente dato i suoi frutti. La ragazza compì i gesti meccanici di tutti i giorni: preparare la cartella, la borsa di danza per tutta la settimana, lavarsi e vestirsi. E mentre aspettava che il bollitore fischiasse per prepararsi una fumante tazza di tè prese le fette biscottate e cominciò a spalmare la confettura di lampone che adorava. Assorta nei suoi pensieri Laure non si accorse neanche del noioso fischio del bollitore eppure tutto il vicinato aveva sentito e solo quando la madre di Laure entrò in cucina tuonando contro il bollitore, la ragazza si ridestò dai suoi pensieri.
Lo spettacolo offerto agli occhi della madre era un rumoroso bollitore che fischiava, una ragazza vestita in modo quasi assurdo che spalmava con un coltellino qualcosa di sconosciuto su una fetta biscottata poiché il barattolo della confettura era ancora chiuso davanti a lei.
-Laure, non senti il rumore assordante del bollitore? Vuoi svegliare tutto il palazzo? E cosa ci fai già alzata? Sono solo le sei e trenta…Tutto bene ieri sera?
Una imabarazzatissima Laure si affrettò a spegnere il gas, versare l'acqua nella teiera, mangiare la fetta biscottata e per anticipare le mille domande di sua madre sul suo appuntamento cominciò a raccontare il balletto scena per scena, imputando quella sua levataccia al fatto che doveva presentarsi a una prova del vestito per il balletto prima delle lezioni e il suo stato trasognato alle note del Romeo e Giulietta che ancora risuonavano nella sua mente. Non aveva nessunissima intenzione di rivelare alla madre del bacio di Nicolas alla fine della serata. L'avrebbe tempestata di domande e si sarebbe profusa in esclamazioni del tipo "la mia bambina ha dato il suo primo bacio" "che carino" "oh è così bello" "oh è così romantico, mi ricordo quando ero giovane…"

[Scuola di Saint Germain]

La tattica si era rivelata brillante, il metrò semi deserto alle sette meno un quarto infatti aveva portato consiglio, certamente Nicolas l'avrebbe aspettata fuori dal cancello della scuola e non vedendola sarebbe certamente salito in classe per ritrovarla, salutarla e chiederle qualcosa e lei non voleva assolutamente incontrare Nicolas! E neppure incontrarlo con accanto Taro e dietro Marina.
Il dover affrontare anche lo sguardo di Taro risultava per Laure difficile, come se sul suo viso si potesse leggere il fatto accaduto la sera prima.
La tecnica era semplice: entrare dal cancello posteriore, aspettare chiusa in un bagno o a un piano non frequentato il suono della campana e correre in classe all'ultimo momento.
Il piano era semplice e funzionò a meraviglia, ma come fare? In mensa, nello spogliatoio, in sala prove? Ecco i veri problemi e poi era metà febbraio, c'erano ancora quattro mesi di scuola e certo non poteva passare la sua vita dalle sette e un quarto che apriva il cancello alle otto il suono della campana chiusa nel bagno delle femmine? Doveva farsi un esame di coscienza, scavare nel suo cuore e trovare una risposta ad una semplice domanda: amava Taro o Nicolas? Fino alle undici e trenta della sera prima non vi erano dubbi. Taro l'aveva difesa, confortata, aiutata, Taro era più di un amico, il suo primo bacio era stato per lui, ed era stato magico. Come dimenticare i bei momenti a Versailles, le corse nel parco, la magica pattinata sotto le luci della Tour Eiffel, le corse tra la neve per non dimenticare i momenti in cui lei era stata sostegno per lui e lui per lei. Ma allo stesso tempo i dolci occhi azzurri di Nicolas, gli indimenticabili momenti passati insieme negli ultimi quattro anni non potevano passare inosservati. Che fare? Le cinque ore di lezione passarono lente e inesorabili, Laure non sapeva neppure che corsi aveva seguito, era veramente stata disattenta, per fortuna i professori non si erano accorti.
Alla fine delle lezioni Laure si alzò di scatto al suono della campana per essere tra le prime in mensa, comprare un panino alla velocità del suono e mangiarlo chiusa nello spogliatoio di danza in attesa della lezione. Una cosa sola la confortava, Nicolas sarebbe stato in sala prove solo con Marina e lei con le altre compagne nell'altra sala. Taro aveva i suoi allenamenti e quindi lei non avrebbe incontrato nessuno dei due, o almeno così sperava.

[Sala prove, classe di Laure]

Mentre svolgevano gli esercizi di riscaldamento alla sbarra Laure era concentrata sul suo lavoro, aveva cercato di lasciare i pensieri che la assillavano nello spogliatoio, non intendeva certo compiere due volte lo stesso errore. Ormai aveva imparato o si sforzava di pensare "voglio diventare una ballerina professionista, la mia vita è la danza, i problemi del mondo esterno li lascio fuori, qui devo solo ballare!", quando una sua compagna le sussurrò all'orecchio:
-Come ci si sente ad essere sostituita nel ruolo di Giselle? Come avranno fatto i maestri a prendere un abbaglio tale da affidare a te il ruolo principale questo è un mistero. Meno male che tutto è rientrato nell'ordine, anche se debbo dire Sylvie sarebbe stata una Myrthe migliore.

A Laure quelle affermazioni non fecero né caldo né freddo, le scivolarono via come se nulla fosse, ormai era tempo di crescere, l'asilo era finito da un pezzo e nulla poteva scalfire le certezze di Laure. La ragazza riconosceva il suo valore e non stava certo alle sue compagne discutere le scelte dei maestri, tanto meno giudicare il loro operato.

Devo solo ballare è questo che conta!

Certo l'immagine di Marina che ballava Giselle ogni tanto faceva capolino nella sua mente, lei così bella, così perfetta nella tecnica e nei movimenti, non era certo semplice stare al passo con la zarina, ma lei non era da meno e lo avrebbe dimostrato.
Quando la maestra Ludmilla chiamò le ragazze in centro per cominciare le prove Laure prese il velo, posò le rose nell'angolo dove avrebbe dovuto prenderle e si mise in posizione. Le note del pianoforte risuonarono nella sala e Laure cominciò a ballare.

-Laure, andava molto bene, un filino troppo romantica però la tua interpretazione di oggi, dovresti essere una regina inflessibile, glaciale, impenetrabile.

Con un leggero affanno dovuto allo sforzo Laure sorrise e ringraziò la maestra, poi si girò verso la compagna che l'aveva sbeffeggiata e le lanciò un' occhiata intensa, penetrante, di profonda soddisfazione, poi raccolse i fiori e si mise in posizione per continuare le prove, il ballo di gruppo con le Willis e il risveglio di Giselle.

[Sala prove, classe di Nicolas e Marina]

Dopo il consueto riscaldamento Nicolas e Marina si stavano preparando per provare le scene di Giselle del primo atto. Il maestro aveva lasciato per qualche minuto i due raggazzi soli per preparasi.

Marina si era seduta su una sedia per cambiarsi le scarpette, togliersi i pantaloni di lana che aveva usato durante il riscaldamento e mentre compiva quei gesti abitudinari rivolse la parola al suo compagno che ne aproffittava per fare ulteriori allungamenti alla sbarra.

-Oggi Nicolas ti vedo un po' spento, stai pensando ancora a quella buona a nulla?

Nicolas fece finta di nulla e non raccolse le provocazioni della ragazza.

-Sai a quanto mi dicono la piccola Laure vuole entrare all'Opéra, finito il liceo! Probabilmente per intreprendere una brillante carriera di comparsa o come addetta ai camerini. Un po' come il suo grande amico Taro!

Nicolas finse indifferenza, ma alle ultime parole il suo viso impallidì lievemente. La gioia che aveva provato fino ad un attimo prima ripensando allo stupendo bacio che aveva dato alla sua Laure si offuscò improvvisamente. Certo quella mattina era stata ben strana. Dopo una lunga notte quasi insonne per l'emozione Nicolas si era alzato presto, con la testa che gli scoppiava e il cuore che batteva all'impazzata si era immaginato mille volte le parole con le quali si sarebbe rivolto a Laure quella mattina. Quel giorno così grigio, così plumbeo a lui sembrava uno dei giorni più belli della sua vita. Nella sua mente si era immaginato mille possibili situazioni. Attendere la ragazza all'entrata, cingerla da dietro e sussurrarle un dolce saluto nell'orecchio. Attenderla fuori dalla classe e magari salutarla dandole un bacio sulla fronte augurandole buona giornata. Insomma mille piani che occuparono il ragazzo per tutto il tragitto fino alla scuola. Alle sette e quaranta Nicolas era davanti al cancello principale in attesa della compagna risoluto a salutarla come aveva sempre fatto negli ultimi quattro anni, senza sembrare troppo impacciato, senza balebettare e fare la figura dell'imbranato. Aveva atteso al freddo con il batticuore, ma nulla, della ragazza neanche l'ombra, pochi minuti prima del suono della campana, mesto, si era diretto verso la sua classe, passando davanti all'aula di Laure aveva dato una sbirciatina ma non c'era.Con il cuore in gola, triste e deluso Nicolas aveva affrontato la verifica di geometria, una verifica che fece malissimo, con la mente altrove se anche si fosse trovato davanti il teorema di Pitagora, non l'avrebbe riconosciuto. In quel momento tuttavia Nicolas non si rendeva conto di quello che faceva, non era riuscito a ritrovare la concentrazione, lui che di solito era così bravo a dominare le emozioni, il bacio della notte precedente lo aveva destabilizzato.

E così era passa l'interminabile giornata scolastica del ragazzo e ora alle prove cercava di concentrasi anche se non era ancora riuscito a vedere la sua Laure. Tentare di convogliare l'amore che provava per Laure ballando con Marina gli sembrava un'ardua sfida, ma era intenzionato a provarci.

-Lo sapevi Nicolas- disse Marina seduta sulla sedia con un piede sullo schienale mentre si allacciava la scarpina- che Taro e Laure stanno insieme? Me lo ha detto Pierre.

La ragazza dai capelli rosso fuoco proferì quelle parole con uno sguardo gelido come di scherno, voleva vedere la reazione di Nicolas e capire fino a che punto il ragazzo era invaghito della sua rivale.

Nicolas si sentì il cuore battere in gola, di colpo l'immagine della ragazza abbracciata a Taro gli si profilò davanti agli occhi. Avrebbe voluto correre da Laure e togliersi subito quel dubbio dalla mente, ma riuscì a dominarsi, sapeva che quella di Marina era solo cattiveria pura e che non doveva dar peso alle sue parole. Senza mostrar la sua debolezza Nicolas si avviò verso il centro della sala poi si voltò verso la ragazza e sfoderando un sorriso ironico con una punta di cattiveria che mai si era visto nel ceruleo dei suoi occhi disse alla compagna.

-Faresti meglio ad allacciarti bene le scarpette, legarti i capelli, metterti il tutù e chiudere quella tua bocca prima che la tua lingua biforcuta si tagli durante il passo a due. Sai in qualche sollevamento potresti sfuggirmi e cadere, magari romperti una gamba e finalmente non ballerei più con una persona ruvida e fredda come una grattuggia!

Il maestro rientrò e vide la gelida atmosfera che regnava tra i due ragazzi, cominciava a pensare che la coppia Laure Nicolas funzionava meglio. Certo la bravura di Marina era indiscutibile, ma evidentemente con quel partner non riusciva proprio a fondersi. Sembravano due entità separate che ballavano.

-Ragazzi, coraggio mettetevi in posizione, facciamo dall'entrata di Giselle, voglio lavorare bene e definitivamente su questa scena, ricordatevi le ultime correzioni.

I due ragazzi si misero in posizione e ballarono, erano leggeri, svelti, eleganti perfetti tecnicamente,

ma c'era qualcosa che non andava, Marina con la sua forza, il suo carattere da primadonna eclissava completamente il suo partner. I due ragazzi sembravano due entità disgiunte, Nicolas bello elegante leggero diventava come trasparente. Gli sguardi che si scambiavano erano freddi e non dimostravano nessuna partecipazione, nessun coinvolgimento emotivo. Niente amore, né amicizia, né odio nulla, totale indifferenza e forse era peggio. Nicolas stringeva quel corpo come se non avesse avuto nulla tra le mani. Marina ballava come se il palco fosse solo suo, se Nicolas era lievemente in ritardo o non perfettamente sulla musica lei non aspettava, lei doveva mostrare la sua bravura, la sua perfezione.


Quando il pezzo terminò il maestro non disse nulla, i due ragazzi con leggero affanno aspettavano qualche commento, qualche correzione, qualche rimprovero, ma nulla. Il maestro con il suo bastone in mano era fermo, immobile, assorto in una profonda riflessione.
Nicolas e Marina erano sorpresi, quasi spaventati da quel silenzio, il pianista guardava il maestro e i ragazzi stupefatto anche lui.

Lentamente il maestro si avvicinò al pianista e disse:
-Posso guardare lo sparito che ha appena suonato?

I due ragazzi rimasero gelati e il pianista senza parole porse al maestro i fogli della musica che aveva appena eseguito.

-Ne ero sicuro, - disse con voce calma e tranquilla come se stesse parlando del tempo- mi sembrava di aver riconosciuto la musica, era proprio Giselle, ma da come è stata ballata non ne ero altrettanto certo.

Marina aveva un groppo in gola, Nicolas era senza parole.

-Mi sembra di ricordare che nel balletto Giselle si innamora di Albrecht, vive per lui e muore di crepacuore.

Poi dopo una lunga pausa in cui i secondi si trasformarono in ore per Nicolas e Marina aggiunse:

-Ero sicuro che la storia fosse una romantica vicenda amorosa, mi sarò sbagliato. Eppure io so che Giselle vive per Albrecht, i suoi occhi vedono solo lui, lei vive solo con lui al suo fianco.

E' così che io mi ricordavo la storia. Ma forse è la vecchiaia…comunque ora vado a lavorare con i ballerini di là che meritano tutta la mia attenzione, le mie correzioni e il mio impegno. Voi fate come volete, rimanete qui a provare da soli, andate a casa a riposarvi, rilassatevi fate quello che volete. Le mie correzioni ve le ho fatte, i passi li sapete, la tecnica era perfetta altro non posso insegnarvi. Signor Frérot, può andare a casa, per oggi abbiamo finito.

Erano solo le quattro e la lezione era già finita nell'aula di danza numero 1. Nella sala numero2 invece risuonavano le note dolci e melodiose del secondo atto. Le voci che provenivano da quella sala erano di entusiasmo, gioia e allegria, i maestri incoraggiavano le ragazze e le note venivano suonate e risuonate come testimoni di un alacre lavoro.

Nicolas mesto si avvicinò alla sua borsa, prese un cd dal suo lettore e lo mise nell'impianto h-fie dell'aula, poi con un tono calmo e pacato, quasi di dolcezza disse:
-Sai ascolto spesso Giselle venendo a scuola, mi ripasso i movimenti nella mente, così mi rilasso.
Perché aveva fatto quella confessione a Marina Nicolas non lo sapeva, era la prima volta che parlava di sé alla ragazza.
Con un filo di voce Marina aggiunse:
- Anch'io con l'mp3.
I due ragazzi improvvisamente scoprirono di non essere poi così distanti e si misero a riprovare la scena.
Quando terminarono tuttavia non erano soddisfatti, tra loro non era cambiato nulla e quel fugace e impercettibile avvicinamento si era perso quasi subito durante il ballo.
Marina giaceva a terra, dopo la scena della follia, Nicolas si avvicinò alla ragazza, le prose la mano per aiutarla a rialzarsi, e con dolcezza la sollevò. I due si ritrovarono quasi abbracciati, Marina sentiva il cuore di Nicolas batter forte nel petto, le sue mani erano calde e la stringevano a sé. Il ragazzo sentì il profumo dei capelli di Marina penetrargli dolcemente, non l'aveva mai guardata attentamente e quegli occhi azzurro chiaro che gli parevano sempre così gelidi per un momento gli sembrarono più azzurri, dolci e belli.
La ragazza con un filo di voce sussurrò a Nicolas:
-Tu mi piaci.
Poi con una forza inaspettata, un'audacia improvvisa abbracciò il ragazzo, chiuse gli occhi e lo baciò con un insospettabile trasporto.
Nicolas la guardò sorpreso, quasi turbato, ma non ricambiò il trasporto.

Quelle stesse calde labbra che la sera prima avevano baciato con tanta dolcezza, sentimento e trasporto Laure, rimasero immobili. Marina turbata e imbarazzata, corse via come una belva inferocita. Spalancò la porta e la richiusa con una violenza inaudita. Nicolas ancora sorpreso per quel bacio rubato, arrivato come un fulmine a ciel sereno, rimase immobile a guardare la ragazza uscire come un ciclone.
Quella che era appena trascorsa era stata per lui una giornata diametralmente opposta a quella che si era prefigurato nella sua mente nel torpore del dormiveglia quella mattina.
Il ragazzo si portò la mano alle labbra sfiorandosele dolcemente come se volesse catturare le sensazioni e i sentimenti che Marina aveva voluto lasciargli. Tutte le sue certezze vacillarono in un istante. Nella sua mente udiva ancora quella flebile voce sussurrargli "Tu mi piaci".
Con la mente completamente sopraffatta dalle emozioni che si mescolavano alla rinfusa compì dei gesti meccanici: schiacciò il tasto eject, riprese il cd, lo mise nella sua custodia, prese la sua borsa e si avviò negli spogliatoi per farsi la doccia. Nell'altra sala intanto risuonavano ancora le note del secondo atto di Giselle, erano solo le cinque del pomeriggio ma il buio invernale era già calato su Parigi.