Solitudini

[Francia, Parigi]

Ascolta in sottofondo Hands di Jewel

La mattina seguente Laure si alzò contro voglia, sarebbe rimasta volentieri a letto a poltrire! Quando arrivò a scuola si sedette al suo banco in attesa dell'inizio della lezione, la sua migliore amica le chiese:
-Allora? Che hai fatto ieri?
Laure mentì spudoratamente.
-Nulla di che! Il solito dai nonni! Tu piuttosto non dovevi uscire con...
-Shh, vuoi che Lucie ti senta? Sì sono uscita con lui!-
-E allora?
Ma le chiachiere delle due amiche furono interrotte dal suono della campanella.
Al momento dell'appello Laure notò che Misaki era assente.
Certo, avrà preso freddo! Che atleta budino! Pensò sarcasticamente Laure.

Le lezioni sembrarono interminabili e Laure di solito sempre attenta, quel giorno sbadigliò di continuo.
Non vedo l'ora di andare in classe di danza oggi proviamo le variazioni con i ragazzi! Chissà se mi metteranno con Nico per fare il Pas de Deux del Lago dei Cigni.
Poi la campanella esaudì le speranze della ragazza, le lezioni del mattino erano terminate, ora li attendeva la pausa mensa.
Dopo essersi prese il vassoio con il pranzo Laure e il solito gruppetto di amiche prese posto al solito tavolo.
Ad un certo punto Marie, Lise e Clémentine cominciarono a darsi delle gomitate di intesa e a lanciare gridolini strozzati.
-Che avete ragazze?- Esclamò Laure
-Guarda chi sta venendo qui...è così figo!-
-Sìììì lo puoi dire!-
-Mamma mia sto per svenire!-
-Ma dai cretine chi vuoi che sia!- Laure si girò incuriosita e vide Pierre Le Blanc avvicinarsi.
-Non mi dite che morite a dietro a quell'atleta insignificante!-
-Cosaaa? insignificante!!! Ma se è un-
-Sì sì figo...-
Ma Laure non aveva calcolato male i tempi e nel momento in cui pronunciò la parola "figo", si accorse che Pierre era proprio di fianco a lei con un sorriso soddisfatto stampato sul viso.
-Oh, grazie per il complimento signorina Laure!-
Laure diventò rossa come un peperone, poi riprese il controllo su di sè e commentò ostentando sicurezza
-figurati, stavo facendo il verso alle mie amiche che ti trovano affascinante! Per me invece non sei niente di speciale!
-Ohh, e così io per te non sarei niente di speciale, ma allora dimmi qual'è il tuo ideale?-
-Di sicuro non un calciatore pieno di sè!-
-Aahh! Allora qualche checca del balletto? Nicolas forse?-
-Non mi abbasso a risponderti, se ci fai finire di mangiare senza impestarci con la tua acqua di colonia di bassa categoria te ne sarei grata!-
-Con vero piacere, principessina, ma ricordati chi disprezza compra!-

Laure si sentì ribollire il sangue nelle vene, ma decise che quella conversazione era durata fin troppo ed evitò di rispondere alle provocazioni di Pierre. Tanto più che, senza saperlo, il ragazzo aveva colto nel segno...
In effetti, durante i primi anni del liceo, Laure aveva tentato di intavolare una certa amicizia proprio con Pierre, perchè aveva preso una cotta per quel ragazzo affascinante e spregiudicato, ma poi, di colpo, aveva messo una barriera tra lei e il mondo. Un muro che nessuno riusciva a incrinare.

-Comunque ero solo venuto a chiederti se puoi far avere i compiti a Misaki, visto che suo padre ha telefonato dicendo che è malato.-
-Perchè io?-
-Non abiti dietro casa sua?-
-E tu come fai a saperlo?-
-Me lo ha detto lui!-
Che rompi scatole quel Misaki! Chissà cosa avrà raccontato, che ci troviamo nel parco a correre tutti i giorni ? Che abbiamo le stanze che danno su cortili adiacenti? Lo odio! Altro che portargli i compiti, io quello là, lo strozzo! Malato? Avrà fatto un'indigestione!
-Perchè non ci vai tu, solerte capitano del Saint Germain?-
-Perchè tu sei la più vicina!-
-Va bè lo farò! Basta che mi molli!-

* * *

Dopo la sua solita corsa nel parco Laure, ancora in tuta e con il sudore che le imperlava il viso, si avviò verso casa di Misaki. Suonò insistentemente al campanello, ma non rispondeva nessuno! Dopo un po' una voce dal citofono rispose. Sembrava provenisse dall'oltretomba!
-Chi è?
-Sono Laure, ti ho portato i compiti!
Il portone si aprì, Laure entrò, fece i quattro gradini che portavano all'appartamento di Misaki e sulla porta le si presentò il ragazzo che sembrava appena uscita da un coma profondo.
-Vieni entra...-
La voce era flebile, gli occhi lucidi di chi ha la febbre alta.
-No, guarda sono sudata ecco!-
Diede al ragazzo i compiti, poi si girò per andarsene nella più totale indifferenza. Fece due passi e, ripensandoci, si voltò.
Taro era letteralmente appeso allo stipite della porta e con un respiro affannoso tentava di dirle qualcosa.
-Ma che hai?- disse Laure tornando sui suoi passi -Tuo padre dov'è? Che fai?...Svieni?!!-
Il corpo del ragazzo le si afflosciò tra le braccia.

Dopo qualche istante di panico e imbarazzo Laure prese il controllo sulla sua mente, chiuse dietro di sè la porta con un piede, appoggiò dolcemente il ragazzo su una poltrona lì di fianco, prese la cornetta del telefono che era all'entrata e chiamò la madre.
-Cavoli, esclamò, oggi è il giorno in cui fa la notte! Ma il padre di Misaki?-
Poi cercò la cucina, prese un bicchiere d'acqua e tentò di farlo bere al ragazzo. Al contatto dell'acqua con le labbra calde Taro riprese i sensi.
-Ehi Misaki, ci sei? Rispondi! Ma tuo padre?-
Il ragazzo non riusciva proprio a parlare.
-Aspetta bevi!-
Un grazie strozzato uscì dalla sua bocca.
-Sono solo, quando mio padre è partito avevo solo un po' di stanchezza perchè avevo passato la notte in bianco per un po' di mal di pancia...ma...
-Scotti come un calorifero e sei sudato come un cammello!- Laure tentò di sdrammatizzare, ma era nel panico più totale!
-Sì mi sembra di essere nel deserto!-
-Ce la fai ad alzarti? Dai ti aiuto!-
Laure si mise il braccio del ragazzo sulla sua spalla, l'altra mano lo cingeva dai fianchi, con molta delicatezza lo sollevò e piano piano arrivarono nella camera.
Quando il ragazzo si trovò sdraiato sul letto chiuse gli occhi e si addormentò per la fatica.
-No, no aspetta, non addormentarti dimmi se posso avvertire tuo padre.-
Ma le parole della ragazza rimasero senza risposta. Dopo aver gettato un'occhiata alla camera di Taro si mise subito all'opera per tentare di dare sollievo al ragazzo.
Per prima cosa, devo cambiargli la maglietta, è troppo bagnata! Poi devo cercare se ha per caso dell'aspirina e fargli abbassare la febbre, magari una borsa del ghiaccio potrebbe servire! Ma dove troverò tutto? E poi sono sudata anch'io!
Laure cominciò aprendo un cassetto della commode, ma si ritrovò di fronte alla biancheria intima di Taro, arrossì come un peperone, poi prese una cannottiera, e un pigiama puliti.
Aprì un cassetto e prese per sè una Tshirt. Spero non si offenda se la prendo in prestito!
Poi si avvicinò al letto di Taro e cominciò a scuoterlo per svegliarlo. Non posso mica cambiarlo io!
Il ragazzo aprì a fatica gli occhi.
-Taro mi senti? Base terra chiama Taro!
Il ragazzo mugulò.
-Devi cambiarti, sei sudato, ecco il piagiama pulito!-
Il ragazzo senza farci caso cominciò a fatica a spogliarsi, Laure si girò di scatto rossa in volto.
-Ma che fai, aspetta almeno che mi giri!-


Poi uscì dalla camera e attraversando un lungo corridoio trovò il bagno. Si lavò in fretta e furia, si cambiò a sua volta, si sciolse i capelli, poi cominciò a frugare tra i mobiletti del bagno per trovare la scatola delle medicine.
-Eccola! Ma ci sono le medicine giapponesi che faccio io so parlare, ma non so leggere molto i kanji! Vediamo...-
Tornando in camera trovò Taro con i pantaloni puliti, ma la maglietta non aveva avuto la forza di cambiarsela.
Oddio ma scotta! Che faccio continua a perdere i sensi, se non riesco a fargli scendere la febbre chiamerò l'ospedale!
Corse in cucina e prese tutto il ghiaccio che potè trovare, lo mise nella borsa del ghiaccio che aveva trovato in bagno e gliela mise sulla testa, poi prese un asciugamano e cominciò ad asciugargli il sudore sulla fronte.
-Devo cercare di fargli prendere qualcosa simile all'aspirina! Taro, Taro ti prego dimmi è questa l'aspirina?-
Taro aprì a fatica gli occhi, prese la scatola, lesse e annuì.
Laure tirò un respiro di sollievo. Ora posso farcela! Prese un bicchiere d'acqua e dolcemente aiutò Taro a prendere la medicina. Poi gli infilò la maglietta del pigiama e ricomincò a passargli l'asciugamano sul viso mentre gli sistemava dolcemente il ghiaccio sulla testa, poi sulla fronte.
Speriamo che l'aspirina faccia il suo effetto, devo rimettere l'acqua nelle formine per fare ancora del ghiaccio! Metterò a bollire dell'acqua perchè, se ha la gola inffiammata e respira a fatica sarà meglio fare dei vapori balsamici. Sì questo coso mi sembra dell'essenza di eucaliptolo...
Laure si dava tanto da fare, era portata come infermiera e, con una madre medico, ne sapeva qualcosa! Aveva imparato a fare le punture sul suo gatto diabetico, il suo caro e scomparso Bembo, poi aveva fatto pratica con la nonna sempre presa con gli acciacchi della vecchiaia e ora le tornava utile!
La madre l'aveva sempre spinta sulle sue orme perchè aveva intuito le sue doti, ma per Laure esisteva solo il balletto.
Quando ebbe finito in cucina tornò a vedere il suo paziente. Taro aveva i brividi di freddo, aveva fatto cadere la borsa del ghiaccio e si agitava nel letto.
"Bene", la febbre sta salendo ancora!


Prese il termometro elettronico.
Quasi quaranta! Ok, se fra un'ora non scende almeno a trentanove chiamo qualcuno! E ora rimbocchiamoci le maniche! -Taro- sussurò dolcemente nell'orecchio del ragazzo- ci sono io qui , non preoccuparti!-
Lo sistemò con delicatezza sotto le coperte.
-Ho freddo- sussurò Taro -papà dove sei, torna ti prego, ho freddo!-
-Non preoccuparti, la febbre si sta alzando, ma l'aspirina farà il suo effetto, vedrai, e poi ci sono io qui, un'esperta!-
Quella parola, "esperta" serviva più a tranquillizzare se stessa che il ragazzo che, per la febbre, non capiva quasi nulla.
I brividi passarono, la febbre infatti era salita a quaranta e ora il ragazzo aveva cominciato a delirare! Ma Laure non si dava per vinta, seduta sul letto di Taro, gli stringeva forte la mano e con infinita dolcezza gli asciugava la fronte parlandogli dolcemente.
-Mamma, ti prego non mi lasciare, AKI, AKI.- Taro si agitava nel letto come se volesse correre tra le braccia della madre.
Chi è questa Aki? Forse la sua ragazza...
Un lieve sussulto di gelosia si impadronì di Laure. Non ci devo pensare, ora devo solo fargli abbassare la febbre e poi a me che interessa se ha la ragazza! Meglio per lui!
Taro continuava ad agitarsi e a chiamare quel nome, Aki. Non aveva mai sentito un nome più odioso di quello...
Poi Laure si riscosse dai suoi pensieri e si concentrò di nuovo sul ragazzo. Doveva distrarlo in qualche modo e evitare che si addormentasse.
Cominciò a raccontargli quello che avevano fatto il giorno prima insieme, poi vari aneddotti divertenti sui loro compagni di classe, gli raccontò di quella volta che Pierre aveva colpito per sbaglio la professoressa di francese con il cancellino invece di beccare un loro compagno.
La voce dolce e tranquilla di Laure ebbe l'effetto di calmare il ragazzo. I fantasmi della sua mente però non sembravano avere smesso di tormentarlo. Una piccola lacrima stava scivolando sulla sua guancia.


Laure la raccolse sul dito prima che cadesse sul cuscino, la guardò come se fosse una perla e quasi senza accorgersene sussurrò
-Non preoccuparti non sei più solo.-
Le prime luci dell'alba illuminavano la stanza. Laure esausta si era addormentata accasciandosi delicatamente per terra, la testa posata sul braccio di Taro, mentre continuava a stringergli la mano come se non volesse perderlo.

 

 

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