Le strade di Fujisawa risuonavano di chiacchiere
e risate. Una nuova estate era iniziata. La brezza pomeridiana giocava con gli
abiti leggeri delle ragazze, rivelando una pelle bianca e liscia. I corpi dei
ragazzi, liberati dalla costrizione delle uniformi, si muovevano rilassati nel
calore del sole estivo.
Tra l'euforia generale si muoveva a fatica una figuretta minuta. La testa china
e il corpo nascosto da una tuta rossa, la ragazza camminava lentamente senza
curarsi dei discorsi e delle risate che la circondavano. Dagli occhi scuri scendevano
delle lacrime, incuranti degli sguardi incuriositi dei passanti.
Ormai era questione di giorni. Sarebbe partito. Non che non se lo aspettasse,
era sempre stato il suo sogno. Lo aveva letto nei suoi occhi anche pochi giorni
prima, quando lo aveva visto alzare sopra la testa lo stendardo che segnava
la sua terza vittoria nel campionato nazionale.
Allora perche' non riusciva a smettere di piangere?
Credeva di essere preparata, credeva di essere forte, credeva che amare significasse
volere la felicita' dell'altro
credeva.
Sometimes I love you Sometimes you make me blue |
Ascolta la canzone |
Oh lui sarebbe stato felice, non c'erano dubbi! Anzi piu' che felice! Il suo
sogno di raggiungere Roberto in Brasile si realizzava finalmente. Ma dov'era
il suo spazio in tutto questo? Dove finiva la paziente manager della Nankatsu?
In panchina
come sempre. Non era giusto!
Sometimes I feel good
At times I feel used
Eppure sperava credeva di essere importante per lui. Il solo pensare di non rivedere piu' il suo sorriso sincero, i suoi occhi pieni di sogni. Sentiva il cuore che le scoppiava si puo' morire d'amore? E se la tua ragione di vita, il motivo per cui ti alzi ogni mattina scompare cosa ti resta?
Loving you darling
Makes me so confused
Continuava a farsi quelle domande da quando Tsubasa aveva annunciato la sua prossima partenza. La data non era ancora stabilita, ma ormai si trattava di settimane forse di giorni. E lei camminava ogni giorno per le strade di Fujisawa fino a che le gambe non la reggevano piu' in piedi, aspettando. Sapeva che una di quelle sere sarebbe tornata a casa e sua madre le avrebbe riferito un messaggio di Natsuko Oozora. Si era fatto promettere dalla madre di Tsubasa che le avrebbe telefonato non appena la data della partenza fosse stata decisa. Lui sarebbe stato di sicuro troppo occupato nei preparativi per pensare ad avvertirla a volte era cosi' distratto, perso nel suo mondo di sogni. E anche quello la faceva arrabbiare. Non l'aveva chiamata neppure una volta. Non si erano piu' visti dopo la finale possibile che lui non sentisse il bisogno di vederla?
I never felt this way
How do you give me so much pleasure
And cause me so much pain
Ogni sera tornava a casa e controllava la rubrica dove sua madre segnava le
telefonate che arrivavano in sua assenza. Avava chiamato Yayoi Aoba. Due volte.
Poi Yukari quasi ogni giorno. Persino Ishizaki!! Ma lei non voleva sentire nessuno,
a parte lui. E lui non si faceva sentire.
Possibile che si fosse illusa in tutto quel tempo? Che lui non provasse niente?
Eppure si ricordava i suoi sguardi durante le partite, ricordava bene quegli
occhi neri che la cercavano nei momenti di crisi, ricordava la gioia con cui
la guardavano dopo una vittoria. Viveva per quegli sguardi
ogni volta che
incontrava quegli occhi era come respirare per la prima volta.
Cuz when I think
I've taken more than would a fool
I start fallin'
Back in love with you
Senza accorgersene era tornata di fronte all'ingresso della sua casa. Si asciugo' in fretta le lacrime che le bagnavano le guance. Strano. Di solito non ricapitava li' prima di sera. Era presto, le due del pomeriggio forse. Era indecisa, non voleva che suo padre vedesse i suoi occhi arrossati. Pero' ormai che era arrivata fin li'
Driin. Driin.
Non era possibile. Non poteva essere.
Driin. Driin. Driin.
Senza piu' pensare si precipito' in casa. Si tolse in fretta le scarpe senza neppure infilarsi le pantofole.
Driin. Driin. Driin. Driin.
Corse a precipizio attraverso l'ingresso.
Driin Dri click
-Casa Nakazawa!- urlo' nella cornetta ansimante.
-Si puo' sapere che ci fai ancora a casa? E perche' poi non hai risposto alle
telefonate del Senpai Ozoora?-
-Yukari?-
-Ma insomma Sanae! Guarda che l'aereo parte fra poco piu' di un'ora!-
Non riusciva a capire. Sentiva la voce di Yukari coperta a tratti dal suono
metallico di un altoparlante che annunciava arrivi e partenze.
-Ma
dove sei?-
-Come dove sono? Dove dovresti essere tu! All'aeroporto a salutare senpai Oozora-
-No
non e' possibile-
Non capiva. Tsubasa stava partendo? Doveva essere uno di quegli incubi che faceva
continuamente durante quelle soffocanti notti estive.
-Non perdere tempo! Il senpai ti sta aspettando!-
Click. Tuu. Tuu. Tuu.
Yukari aveva riattaccato. Sanae guardo' prima il telefono e poi la rubrica
delle chiamate.
Un senso di nausea le attanaglio' lo stomaco. Sfoglio' per l'ennesima volta
la rubrica. Niente. Nessuna telefonata di Tsubasa o della signora Oozora. Nessun
messaggio lasciato.
-Mamma?-
Il tono della ragazza era incredulo.
La signora Nakazawa sporse la testa dalla cucina.
-Che c'e' cara? Come mai gia' di ritorno oggi?-
Il sorriso disteso della madre la irrito'. Come poteva fingere cosi'? Eppure
lei sapeva, ne era certa!
-Mamma ha chiamato Tsubasa Oozora in questi giorni?-
La domanda rimase sospesa nell'aria per qualche istante. Sanae fissava il volto
della donna che le stava di fronte. Il sorriso disteso di poco prima si era
incrinato. Al nome Tsubasa un lampo di disappunto era passato negli occhi scuri
della donna.
-Mamma.-
Sanae pronuncio' quella parola come se non avesse piu' alcun significato. La
signora Nakazawa senti' il battito del suo cuore mancare un colpo. In un attimo
riacquisto' il suo famoso autocontrollo.
-Beh signorina, sarebbe ora che smettessi di perdere tempo dietro quella stupida
squadra di calcio. In questi anni non hai fatto altro che lavare magliette e
guardare partite! Credi di poter essere orgogliosa di te stessa? E non ti vergogni
neanche un po' a correre dietro a un ragazzo che neanche ti considera? Grazie
al cielo questa storia e' finita. E comunque se desiderava salutarti di persona
doveva avere almeno la decenza di venire qui a casa, presentarsi alla tua famiglia
invece di telefonare! Non ti permettero' di sprecare la tua vita, tu meriti
-
Le parole morirono in gola alla donna. Sua figlia che fino a quel momento aveva
tenuto lo sguardo chino sul pavimento, la fissava negli occhi con il volto contratto
dalla rabbia.
-Come hai potuto? Come? Sapendo quello che io provavo tu...-
La ragazza fece un lungo respiro, come per scaricare la rabbia. Quando guardo'
di nuovo sua madre aveva sul volto un sorriso. Il sorriso piu' triste che Akiko
Nakazawa avesse mai visto.
-Non ti perdonero' mai.-
Gli occhi di Sanae si riempirono di lacrime mentre correva fuori dalla stanza
incurante dei richiami concitati della madre.
La giovane donna si porto' una mano alla bocca mentre il suo corpo irrigidito
percepiva il rumore sordo della porta d'ingresso sbattuta con violenza.
-Cosa ho fatto?-
Un braccio forte e caldo circondo' con dolcezza le spalle della donna.
-Sono certo che Sanny non pensava quello che ha detto. Era solo...un po' arrabbiata
con te, tutto qui.-
-Oh caro...vorrei poterti credere...-
Gli occhi scuri di Akiko incontrarono quelli azzurri e dolci del suo compagno.
Un sorriso riconoscente sciolse la tensione dal viso della donna. Era sempre
cosi' quando guardava in quegli occhi celesti, gli occhi dell'uomo che l'aveva
salvata dal mondo e da se stessa...tante e tante volte prima di allora.
-Ormai la nostra Sanny e' cresciuta, non puoi piu' controllarla come un tempo.
Fara' le sue scelte senza aspettare la nostra approvazione e sbagliera' anche...ma
non possiamo farci niente, questa e' la sua vita non la nostra...-
-E quando mai siamo riusciti a controllarla?!-
Akiko rise tra le lacrime stringendosi al petto del marito.
-Ti prego caro raggiungila...non arrivera' mai in tempo se va a piedi.-
L'uomo guardo' con orgoglio e amore la donna prima di stringerla di nuovo a
se'. La sua Akiko non era brava a fare la madre intransigente. Con un ultima
stretta si sciolse dall'abbraccio della moglie e usci' di casa.
Cos'e' questa sensazione?
Akiko Nakazawa si porto' una mano sullo stomaco che sentiva stretto in una morsa.
I passi del marito sul selciato rimbombavano nelle sue orecchie.
Perche' questo suono mi sembra cosi' triste? Perche' nella mia mente si formano
solo visioni cupe mentre lo ascolto?
Che sia il segno di un cattivo destino?
Akiko si passo' una mano sul volto quasi a voler strappare dalla propria mente
quegli oscuri pensieri. Lentamente torno' alle faccende di casa, ma il suo cuore
era ormai irrimediabilmente oppresso.
Sanae correva tra le lacrime, il cuore le rimbombava in gola e nella sua testa
si ripeteva un solo pensiero
Tsubasa ti prego aspettami!
Il rombo di un motore si avvicinava sempre piu' velocemente. Istintivamente
la ragazza si accosto' al lato della strada. La macchina le sfreccio' accanto
e inchiodo' proprio davanti a lei.
-Vuole un passaggio Freuline?-
La testa di un uomo dagli occhi incredibilmente azzurri si sporse dal finestrino.
Per la prima volta dopo tanti giorni il viso di Sanae si illumino' di un sorriso
sincero.
-Papa'!-
L'auto correva veloce sulla strada per l'areoporto, il sole alle spalle dei
due viaggiatori risplendeva ancora caldo.
La ragazzina accanto al posto di guida teneva le mani giunte vicino al petto
e gli occhi chiusi, in una muta preghiera.
-Arriveremo in tempo.-
Sanae sorrise riconoscente al padre.
* * *
Tsubasa Ozora guardo' di nuovo verso l'ingresso dell'areoporto.
Le porte automatiche si aprivano e si chiudevano continuamente. Le persone piu'
diverse entravano e uscivano dall'areoporto. Occhi pieni di sogni pronti a partire
verso nuove mete, occhi stanchi di ritorno da lunghi viaggi, occhi felici di
ritrovarsi...ma gli occhi scuri e brillanti che lo facevano sentire cosi' sicuro,
quegli occhi che aveva cercato tra tanti altri nei momenti di crisi e che gli
avevano dato nuova forza...questa volta non riusciva a trovarli tra l'andare
e venire dei viaggiatori.
Con un sospiro riporto' la sua attenzione su compagni e amici che erano venuti
a salutarlo.
-Beh ragazzi mi raccomando continuate a vincere. Voglio ritrovarvi ancora campioni
nazionali quando torno!-
-Non contarci Tsubasa!-
Rise Jun Misugi dandogli una pacca sulla spalla.
-Dopo l'operazione tornero' piu' forte di prima e allora la Musashi dara' del
filo da torcere alla Nankatsu!-
-Lo spero con tutto il cuore Jun.-
Rispose Tsubasa stringendo la mano che il capitano della Musashi gli stava
porgendo.
-Ehi Tsubasa! Si puo' sapere per che squadra tifi eh?! Guarda che sei ancora
il capitano della Nankatsu fino a che non arrivi in Brasile!-
Sbotto' Ryo Ishizaki dando una gomitata sul fianco al suo capitano.
-Ehi Ishizaki! Non vorrai mica mettere fuori uso il nuovo asso del Sao Paolo
ancora prima che arrivi a destinazione vero?!-
Hanji Urabe della Otomo stava stringendo col braccio destro il collo dell'ex
compagno di squadra tra le risate generali.
Erano venuti a salutarlo proprio tutti...beh naturalmente Hyuga si era limitato
a dargli una pacca sulla spalla augurandogli buon viaggio alla fine del torneo.
Del resto il suo eterno rivale non era tagliato per le scene strappalacrime,
figuriamoci se gli sarebbe mai passato per la mente di andarlo a salutare all'areoporto!
-Senpai Ozora!-
Yukari si fece spazio tra la folla fino a raggiungere il capitano della Nankatsu.
-Sanae sta arrivando! Le ho appena telefonato.-
Annuncio' la ragazza ansimando.
-Ahh! Mi pareva strano che la tua bella non venisse a salutarti il giorno della
partenza!-
-Ryo ma che dici?!-
Tsubasa era arrossito.
-E dai capitano! Ammettilo che eri preoccupato che non venisse!-
-Gia'! Non hai fatto altro che guardare la porta d'ingresso da quando siamo
arrivati!-
-Ehi capitano non si nascondono queste cose agli amici!-
Ormai i ragazzi della Nankatsu erano scatenati e non avevano nessuna intenzione
di lasciar cadere l'argomento...neppure di fronte al viso implorante del loro
capitano ormai al colmo dell'imbarazzo.
-Povero Tsubasa! Ti hanno scoperto eh?-
Rise Natsuko Ozora.
-Mamma ti ci metti anche tu?!-
Tsubasa si volto' di nuovo verso l'ingresso, gli occhi illuminati da un sorriso.
Sanae stava arrivando, veniva a salutarlo!
* * *
Che stanchezza!
Il camionista si asciugo' il sudore con la manica della camicia, prima di tornare
a fissare la strada arroventata dal sole estivo.
Non si ricordava neanche piu' l'ultima volta che aveva dormito in un letto decente.
Finalmente era arrivato il momento di semttere con quel lavoro massacrante.
Aveva messo da parte abbastanza soldi per aprire quel ristorante che aveva tanto
sognato. Aveva gia' nella mente tutto: di che colori sarebbero state le pareti,
come sarebbero stati disposti i tavoli, per non parlare del menu' della casa
a cui lavorava da una vita! Sarebbe stato un trionfo, i giornali avrebbero parlato
di lui come il piu' grande cuoco del Giappone...sorrise al pensiero. La sua
Maiko ne srebbe stata cosi' felice! Ormai era stanca di vederlo tornare a casa
a orari impossibili per poi lasciarlo ripartire dopo solo poche ore di sonno.
Non faceva altro che ripeterglielo ultimamente. Ah ma quello sarebbe stato il
suo ultimo viaggio. Non avrebbe neanche dovuto farlo veramente...aveva gia'
superato il limite massimo di ore di guida, ma gli avrebbero dato un bell'extra...un
suo collega si era sentito male, un infarto dicevano e il carico del suo camion
doveva essere consegnato a Fujisawa al piu' presto. Come al solito il capo si
era rivolto a lui, lui che non rifiutava mai uno straordinario.
L'uomo sbadiglio' per l'ennesima volta.
Devo proprio fermarmi. Alla prossima piazzola mi fermo. Magari dormo qualche
ora.
Si pero' e' meglio superare lo svincolo per l'areoporto prima...se non ricordo
male e' proprio da queste parti.
* * *
-Ci siamo! Ecco il segnale per l'aeroporto!-
La ragazza apri' gli occhi estasiata, ma in un attimo il suo sguardo si fece
attonito.
-Papa'! Papa' attento!-
L'uomo distolse lo sguardo dal cartello stradale appena in tempo per distinguere
un camion per trasporti che procedeva a tutta velocita' sulla corsia delle auto.
In controsenso.
Tutto accadde in pochi secondi, ma Sanae riusci' a distinguere ogni cosa con
precisione. Era come se osservasse la scena da un punto privilegiato, immobile.
Il suono del clacson dell'auto squarcio' il sonno silenzioso in cui era scivolato
il camionista. Con un disperato tentativo l'uomo tento' di sterzare per evitare
l'auto, ma senti' che le quaranta tonnellate di acciaio sfuggivano al suo controllo.
Sanae vide il rimorchio che cominciava a scivolare di lato, formando un angolo
acuto con la motrice, avanzando lentamente ma inesorabilmente. L'uomo alla guida
dell'auto sterzo' a sua volta tentando di uscire dalla traiettoria del camion,
ma l'unico risultato che ottenne fu quello di mostrare il fianco della vettura
al rimorchio impazzito. L'impatto provoco' un crepitare di scintille e l'aria
vibro' di un'assordante esplosione di suoni metallici.
Sanae apri' gli occhi con fatica. L'air bag la soffocava. Sentiva del liquido
caldo che le scorreva lungo un braccio. In qualche modo si libero' dalla cintura
di sicurezza. Il petto e il collo le dolevano terribilmente.
-Sanae scendi dalla macchina e allontanati piu' che puoi!-
La ragazza senti' l'urlo del padre come se provenisse da un'altra dimensione.
Era come se il suo corpo fosse stato anestetizzato. La testa le scoppiava, ma
fece come le era stato detto. O almeno tento'. La portiera non voleva aprirsi.
-L-la portiera...non si apre-
-Insisti Sanae! Colpiscila coi piedi presto!-
Solo allora la ragazza si volto' verso suo padre. Il corpo dell'uomo era coperto
di sangue, ma si potevano ancora distinguere i suoi occhi azzurri spalancati
sulla figlia. Le mani dell'uomo armeggiavano freneticamente con la cintura di
sicurezza. Frammenti dei vetri dell'auto erano ovunque. Con una velocita' che
le diede le vertigini il tempo riprese a scorrere. Sanae fu presa dal panico,
il volto di suo padre era deformato in una smorfia di dolore e paura. Mentre
le lacrime cominciavano a rigarle le guance la ragazza inizio' a tempestare
la portiera di pugni e calci. Dopo un tempo che le sembro' eterno la portiera
si apri'. Sanae si precipito' fuori dalla macchina, facendosi strada tra le
lamiere e i vetri. Nella sua testa riusciva solo a sentire la voce di suo padre
"Allontanati! Allontanati! Allontanati!". Comincio' a correre mentre
un dolore inesorabile le scorreva lungo tutto il corpo.
Poi un boato, un rumore cosi' forte che le feri' le orecchie. Una folata di
aria caldala circondo' mentre un intenso odore di benzina si diffondeva nell'aria.
Quasi fosse piu' leggera di una foglia secca Sanae fu scaraventata in avanti.
L'impatto con l'asfalto rovente fu l'ultima cosa che riusci' a percepire.
Dietro di lei un auto grigia e un camion per trasporti si erano trasformati
in un'unica massa incandescente.
* * *
-Tsubasa...e' ora-
La voce della madre lo riscosse. Per un attimo gli era sembrato di sentire Sanae
che lo chiamava. Un urlo disperato, lacerante. Si era guardato intorno per cercarla,
ma lei non c'era. La stanchezza gfli stava facendo brutti scherzi...
-Quanto manca?-
-E' ora di imbarcarsi, se aspetti ancora rischi di perdere l'aereo...Roberto
ti aspetta lo sai-
-Si certo. Vado.-
Il ragazzo raccolse lentamente il suo bagaglio a mano, poi si volto' verso gli
amici che stava per lasciare.
-Beh ragazzi sono stati tre anni fantastici-
Non era venuta
-Spero ci rivedremo presto!-
Forse doveva aspettarselo...in fondo non aveva mai risposto alle sue chiamate.
-Magari per le convocazioni in nazionale!-
Pensare che non avrebbe piu' sentito quella voce che lo incitava a fare del suo meglio...
-Ci vediamo!-
-Buon viaggio!-
Forse non era poi cosi' importante per lei. In fondo non si erano mai detti niente. Eppure...
-Mi raccomando fatti valere senpai!-
-Fagli vedere come si gioca capitano!-
Aveva sempre creduto di avere un legame speciale con lei. Per
lei lui non era come gli altri...o cosi' aveva sempre pensato.
L'aereo decollo' sicuro e in pochi secondi spari' nel cielo rossastro del tramonto.
Poco distante un'ambulanza si allontanava ululando dal luogo di un incidente.
-Abbiamo un incidente stradale. Un camion per trasporti contro un automobile
vicino allo svincolo per l'areoporto. Il camion trasportava materiale infiammabile,
ci deve essere stata un'esplosione seguita da un incendio. Tre persone coinvolte.
Due adulti deceduti sul luogo dell'incidente. Identificazione difficile, i corpi
sono carbonizzati. Un'adolescente di sesso femminile con ferite superficiali.
Probabile trauma cranico. in stato di incoscienza da piu' di venti minuti. Preparare
sala operatoria...-
Indice capitoli / Gallery Fan Fic
La canzone in sottofondo è Fallin' di Alicia
Keys. Se vuoi leggere il testo originale vai qui.