Risvegli

Akiko Nakazawa apri' gli occhi. La luce delle lampade al neon feri' le sue palpebre stanche costringendola a coprirsi il viso con le mani. Si sollevo' a fatica dalla sedia su cui si era accasciata. Quanto tempo era passato? Cerco' di stendere i muscoli intorpiditi. Medici e infermiere l'avevano pregata di andare a dormire a casa, almeno per qualche ora...ma come poteva lasciare la sua bambina? E se si fosse svegliata sola in quel letto estraneo e asettico?

Dopo l'incidente non si era piu' svegliata. Era in stato comatoso, come dicevano i medici. Poi c'era quel problema dell'ematoma cerebrale, un edema dicevano. Dicevano anche di essere fiduciosi...ma non potevano dirle in che condizioni sua figlia si sarebbe svegliata...non sapevano se si sarebbe svegliata, questa era la verita' che nascondevano dietro quegli sguardi accondiscendenti. Ma lei non era stupida e leggeva tutto quello che non volevano dirle in quei volti tesi e imbarazzati. Credevano che avrebbero potuto "compromettere il suo equilibrio mentale già instabile" dicendole la verità. Ipocriti. Aveva perso un marito, non avrebbe perso una figlia. Questo poteva giurarlo. Anche se nessuno voleva crederle lei sapeva che sua figlia non era tipo da arrendersi .

Così passava le giornate a parlarle, mentre massagiava il corpo della ragazza usando la tecnica Shiatsu. Non voleva che la muscolatura di sua figlia uscisse danneggiata dalla degenza in ospedale e grazie agli insegnamenti di suo padre sapeva bene come impedirlo. Già, suo padre. Non sapeva neanche se era vivo o morto. Eppure alla fine quegli anni passati da reclusa insieme a quel vecchio pazzo erano serviti a qualcosa, non c'era nessuno che conoscesse i segreti dello Shiatsu meglio di lei. Naturalmente a eccezione del vecchio. Chissà se ora che era rimasta sola...ma no non c'era neanche da pensarci. L'aveva scacciata senza battere ciglioproprio quando lei aveva più bisogno del suo aiuto e lei non sarebbe certo tornata a farsi umiliare di nuovo. Per lei quell'uomo era morto.

Lentamente Akiko cominciò a stendere i muscoli del collo e delle spalle e si girò a guardare il nuovo giorno che iniziava oltre i cancelli dell'ospedale. Poi un fruscio, in un attimo il suo sguardo fu di nuovo su sua figlia.

Cos'era quel buio tutto intorno? Sentiva il corpo intorpidito. Perché era tutto così buio? Eppure le sembrava di aver aperto gli occhi. Forse le luci erano spente, o era notte. O forse stava ancora sognando? Si doveva essere così, sembrava proprio uno di quei sogni da cui non si riesce a svegliarsi. Ogni volta si è certi di essere tornati alla realtà e invece ci si ritrova in un nuovo sogno. Sentiva dei rumori...no delle voci sempre più vicine. Ma cosa dicevano? Non riusciva a sentire bene.

-Sanae! Sanae tesoro riesci a sentirmi?-

-Faccia spazio signora! Dottor Takeda? La paziente della stanza 103 è uscita dal coma. Si, la aspettiamo-

Chissà di chi stavano parlando. Forse la tv era rimasta accesa in una stanza lì vicino.

-Sanae mi senti?-

Qualcuno la scuoteva, ma chi? Possibile ci fosse tutto quel buio in quella stanza? Perché non si decidevano ad accendere la luce!

-Le luci-

La voce le uscì strozzata e rauca, come se non parlasse da settimane.

-Come? Cosa hai detto piccola?-

-Accendete le luci-

Akiko Nakazawa guardò con aria interrogativa il dottore che stava visitando sua figlia. L'uomo estrasse una piccola torcia e la puntò sugli occhi della ragazza.

-Ora Sanae voglio che tu mi dica se riesci a vedere una piccola luce di fronte a te.-

Dopo qualche secondo la voce flebile della ragazza ruppe il silenzio teso che era sceso nella stanza.

-C'è troppo buio...chi è Sanae?-

 

* * *

 

-Risponde la segreteria telefonica della famiglia Nakazawa. In questo momento non siamo in casa. Lasciate un...-

CLICK!

-Uff che noia!-

Yayoi sospirò. Possibile che Sanae non sia mai in casa?

Erano già due settimane che cercava di telefonarle. Voleva sapere come stava, avrebbe voluto andare a trovarla. Dopo la partenza di Tsubasa doveva essere distrutta. Beh lei lo sarebbe stata, se solo pensava di non vedere più Jun per chissà quanto tempo le sembrava di impazzire...Su Yayoi! Ti aspettano agli allenamenti! Senza perdere altro tempo la ragazzina dai capelli insolitamente chiari si diresse verso il campo da calcio della Musashi.

Jun Misugi sedeva in panchina, lo sguardo concentrato sui compagni di squadra. Quel giorno il caldo era insopportabile ma lui sembrava non sentirlo. Era così bello quando aveva quello sguardo...Yayoi arrossì. E non era certo per il caldo.
Jun sentì dei passi leggeri avvicinarsi. Senza bisogno di voltarsi ebbe la certezza che si trattava della manager della Musashi.

-Sei riuscita a parlare con la Nakazawa?-

Yayoi si lasciò sfuggire un sorriso. Sembrava totalmente concentrato sulla partita di allenamento e invece l'aveva sentita arrivare.

-No. C'era ancora la segreteria-

Sospirò la ragazza lasciandosi cadere sulla panchina accanto al suo capitano.
Senza distogliere gli occhi dal campo, Jun raggiunse la mano di Yayoi e la intrecciò con la sua stringendola.

-Forse ha voglia di stare un pò sola. Non preoccuparti.-

Yayoi guardò il profilo concentrato di Jun. Il suo Jun. Capiva sempre quando aveva bisogno di essere confortata, sapeva leggerle nel cuore come nessun altro. Strinse la sua mano nelle sue lasciando che quella sensazione di tenerezza le invadesse il corpo. Avrebbe voluto fermare il tempo in quel preciso momento. Ma il tempo andava avanti, senza curarsi dei suoi sentimenti. Jun vide qualcosa che non andavae scigliendosi dalla stretta della ragazza si avvicinò a bordo campo per dare nuove indicazioni ai compagni. Era sempre stato così. Il calcio era la sua vita. Solo quando era sul campo era realmente felice, il sorriso che gli illuminava il volto mentre giocava era ben diverso da quello che mostrava nella vita di tutti i giorni.

Qualche volta Yayoi avrebbe voluto vedere comparire quel sorriso mentre lui la guardava negli occhi. Ma non succedeva mai. Non che Jun non fosse gentile e affettuoso con lei. Anzi. La osservava sempre con attenzione e sapeva istintivamente quando aveva bisogno di una sua parola o di un suo abbraccio. Sapeva sempre fare la cosa giusta per farla stare meglio. Però non sorrideva mai così quando era con lei.
Yayoi inspirò profondamente e ...

-Forza ragazzi dovete mettercela tutta! Quest'anno lo vinceremo noi il campionato nazionale!-

La ragazza si era alzata in piedi e con un braccio alzato sopra la testa mostrava il segno di vittoria. L'intera squadra della Musashi la guardò stupita prima di scoppiare in una fragorosa risata. Anche Jun sorrise divertito mentre i suoi compagni tornavano ad allenarsi con nuova grinta. Quella ragazzina dolce e silenziosa aveva avuto la forza di risollevare il morale di un'intera squadra con poche parole dette al momento giusto.
E lui conosceva bene quanta forza si nascondesse in quel corpo apparentemente fragile. Lo sapeva meglio di chiunque altro.

 

* * *

Akiko Nakazawa arrancava faticosamente verso il cancello di casa. Non si ricordava nemmeno più da quanto non dormiva nel suo letto. Tornare in quella casa così vuota...così silenziosa la angosciava. Ogni volta che varcava l'ingresso, saliva le scale. entrava in una qualsiasi delle stanze sentiva risuonare i passi di suo marito. Come in quel'ultimo giorno in cui erano stati insieme, allora non sapeva che stava dicendogli addio per sempre.

Con un pesante sospiro Akiko infilò le chiavi nella toppa.

-Signora Nakazawa!-

Quando si voltò la donna si trovò di fronte l'intera squadra della Nankatsu, manager comprese.

-Salve signora Nakazawa- sorrise Ryo.

La donna sembrò attraversarlo con lo sguardo.

-Beh ecco noi...siamo venuti a reclamare la nostra manager! C'è un sacco di lavoro anche adesso che Tsubasa è partito...ah e poi eravamo un pò preoccupati perché credevamo venisse all'areoporto e invece...signora Nakazawa? Ma si sente bene?-

Improvvisamente la donna scoppiò a ridere, ma era una risata amara, inquietante e nessuno osò unirsi a lei.

-Preoccupati eh? Così preoccupati che solo adesso venite a chiedere di lei? Non è venuta all'areoporto dite...C'è stato un in cidente sulla strada per l'areoporto. Ne avete sentito parlare? No? I giornali ne hanno parlato molto.-

Gli occhi della signora Nakazawa non guardavano più i ragazzi, erano persi nelvuoto.

-Già...dei ragazzi della vostra età non leggono molto i giornali vero?-

La donna riprese a sorridere

-Mio marito stava accompagnando Sanae all'areoporto quel giorno. Venivano a raggiungervi e...correvano perché erano in ritardo.-

Akiko rivolse ai ragazzi uno sguardo vuoto e improvvisamente un pensiero le attraversò la mente. Suo marito andava troppo veloce, per questo non era riuscito ad evitare il camion...correva perché aveva paura di non arrivare in tempo all'areoporto a quell'incontro con la squadra...già la squadra di calcio. Lo sguardo della donna si fece duro e impenetrabile. Era colpa loro se suo marito era morto e sua figlia giaceva in un letto di ospedale senza passato e senza futuro. Era colpa di quel maledetto sport se suo marito e sua figlia avevano smesso di vivere.

-Non c'è più niente qui per voi. Andatevene.-

Così dicendo la signora Nakazawa aprì il cancello.

-Mi scusi signora- insistette Ryo -ma non potremmo vedere Nakazawa anche solo per un minuto? Sono sicuro che se lei ci vedesse...-

La donna si girò con violenza.

-Vedervi? Non volete proprio capire vero? Il calcio vi ha annebbiato la mente...mio marito e mia figlia se ne sono andati! Mi avete capito adesso? E ora uscite dalla mia vita, voi e il vostro maledettissimo calcio!-

-Un momento signora...non vorrà dire che Sanae è...morta?!-

La voce di Yukari tremò mentre pronunciava l'ultima parola.

-Morta? Sì morta, la mia Sanae non esiste più ormai.-

Il rumore secco della porta d'ingresso che si chiudeva lasciò i ragazzi attoniti, incapaci di allontanarsi dall'ingresso di casa Nakazawa.

-Qualcuno...-

I ragazzi si voltarono verso Yukari. Le parole uscivano dalla bocca della ragazza con fatica.

-...dovrebbe avvertire il senpai Ozora-

Ryo sembrò l'unico abbastanza in sé da cogliere la portata di quella frase, ma tutto quello che riuscì a dire non portò nessuna consolazione al cuore dei ragazzi.

-Se almeno Taro fosse con noi...-

 

 

Indice capitoli / Gallery Fan Fic