Tu non sei Sanae

[Brasile, San Paolo]

Tsubasa Ozora si fermò al limite dell'area di rigore e si preparò al tiro. Colpita con precisione epotenza, la sfera di cuoio si diresse decisa verso la traversa. Il portiere del San Paolo rilassò i muscoli. La palla non sarebbe mai entrata. L'aveva detto fin da subito che quel novellino non avrebbe combinato nulla di buono, figuriamoci! Un giapponese che voleva venire a insegnare a loro a giocare a calcio e Hongo pensava di risollevare le sorti del San Paolo grazie a quello lì? Uno che non sapeva neanche tirare in porta, figurarsi!

Sulle panchine del San Paolo, Roberto Hongo sorrise dietro le lenti scure dell'ingenuità del portiere della squadra avversaria. Quella partita amichevole era stata una buona idea, Tsubasa avrebbe dimostrato anche alle altre squadre del campionato che non doveva essere sottovalutato e che il San Paolo era ancora una squadra di prima categoria. A pochi metri dalla traversa il pallone cambiò improvvisamente traiettoria infilandosi sicuro in rete.

-Goal!!-

L'urlo dei ragazzi in campo risuonò nell'aria tra lo stupito e l'entusiasta. Tsubasa alzò un braccio in segno di vittoria.
Roberto si alzò dalla panchina applaudendo la prodezza del suo nuovo centravanti. Aveva visto giusto. In quegli anni passati in Giappone Tsubasa aveva continuato a migliorare e ora era finalmente pronto per il grande salto. Sotto la sua guida sarebbe diventato un grande campione.

Dopo i primi, naturali attriti Tsubasa aveva saputo farsi accettare da tutti i compagni di squadra. Il suo entusiasmo aveva contagiato tutti al San Paolo. Eppure...ogni tanto un ombra velava il suo sguardo, i suoi occhi non sorridevano pìù come prima. Nessuno se ne era accorto, ma Roberto conosceva troppo bene il suo pupillo per non accorgersi che qualcosa non andava. Forse gli mancava la famiglia, chissà. Aveva tentato di fargli esprimere il suo disagio, ma Tsubasa gli aveva risposto con il suo solito sorriso spensierato. Roberto aveva presto imparato che quel sorriso era un muro impenetrabile che impediva ogni contatto con il vero stato d'animo del ragazzo. Sperava solo che il problema non influisse sulla preparazione del suo atleta di punta. Voleva vincerlo quel campionato e per farlo aveva bisogno di un Ozora in piena forma.

-Ehi fermatelo! Non state lì impalati!-

Tsubasa aveva di nuovo il possesso della palla e dopo aver dribblato i centrocampisti andava all'attacco della difesa. Tre giocatori lo circondarono bloccando la sua corsa. Sempre mantenendo il controllo della sfera Tsubasa si guardò intorno. Con la coda dell'occhio intravide il numero 11 della sua squadra avanzare libero sulla fascia destra.

-Stai pronto Pepe!-

Un assist preciso permise al compagno di trovarsi solo davanti al portiere e concludere l'azione. Il triplice fischio dell'arbitro mise fine all'incontro. In un attimo Tsubasa fu sommerso dai compagni. Grazie al suo controllo del gioco e ai suoi portentosi tiri ad effetto la sua nuova squadra aveva dominato quell'amichevole. Mentre stringeva con calore le mani degli avversari Tsubasa ozoora mostrava il suo miglior sorriso, ma sentiva che qualcosa dentro di lui stava morendo.

L'acqua scorreva bollente sul corpo affaticato del nuovo capitano del San Paolo. Roberto aveva dato l'annuncio negli spogliatoi poco dopo la fine della partita. Si erano trovati tutti d'accordo, da quando l'asso del Sao Paolo se ne era andato a cercare fortuna in Europa si era creato un vuoto nell'organico della squadra. Era chiaro da tempo che Tsubasa era stato chiamato proprio per riempirlo. Tutto andava alla perfezione.

Il ragazzo sollevò il viso verso il getto d'acqua calda e si massaggiò i muscoli della spalla sinistra. Ogni volta che sentiva il dolore tornare la sua mente si riempiva dei ricordi di quell'ultima partita in Giappone contro la Toho. Certo che quella spalla gliene aveva dati di problemi.
Se non ci fosse stata Sanae ad aiutarlo con le sue fasciature e le sue tecniche di massaggio miracolose. Ricordava ancora la sensazione delle sue dita sulla sua pelle nuda...
ahh! ma cosa mi viene in mente! Devo smettere di pensarla...
Il ragazzo scosse la testa appoggiandosi al muro della doccia. Beh forse poteva scriverle una volta tornato al dormitorio. Così tanto per sapere come andavano le cose alla Nankatsu...
beh di sicuro Sanae non sta facendo battere la fiacca ai ragazzi della squadra! Chissà se tenta ancora di inculcare un pò di disciplina a Ishizaki...ahh ci risiamo! Devo assolutamente togliermela dalla testa!
Con questi pensieri contrastanti che lottavano nella sua mente Tsubasa Ozora uscì dalla doccia degli spogliatoi asciugandosi i capelli castani con un asciugamano. Gli piaceva fermarsi negli spogliatoi dopo che gli altri giocatori se ne erano andati. Quando si trovava tra le panche e gli armadietti vuoti, in quel silenzio quasi perfetto i suoi pensieri potevano correre liberi. Era così riposante lasciare che le emozioni scorressero senza costrizioni sul suo volto. Di solito stava attento a non dimostrare mai le sue debolezze o i suoi disagi...lui era Tsubasa l'eterno entusiasta, il ragazzo senza problemi.

Guardò il telefono appeso alla parete degli spogliatoi...ma sì in fondo che male c'era se chiamava da lì? Era solo per informarsi su come andava la squadra. Poi Roberto gli aveva detto di chiamare a casa quando voleva...Senza preoccuparsi di asciugarsi o rivestirsi compose in fretta il numero della sede della Nankatsu...di solito rispondeva sempre Sanae al telefono.

Tuu. Tuu. ...Tuu. Tuu. ... Tuu. Tuu. ...

Lasciò squillare il telefono ancora un pò...forse erano già tornati a casa...non si ricordava mai quanto era il fuso orario...Quando alzò la testa dalle sue riflessioni e lasciò vagare lo sguardo all'interno dello spogliatoio trovò una visione inaspettata ad attenderlo.

-Sanae...-

In piedi di fronte a lui, un piede appoggiato su una delle panchine e le braccia conserte stava Sanae Nakazawa. Non c'era dubbio che fosse lei anche se aveva i capelli più corti e uno sguardo ironico che non gli sembrava di aver mai visto prima nei suoi occhi.

-Beh devi essere in rapporti intimi con questa Sanae se non ti preoccupi neanche di rivestirti di fronte a lei-

La bocca della ragazza si distese in un sorriso beffardo. Solo in quel momento Tsubasa si rese conto di essere solo sommariamente coperto da un asciugamano. Rosso di imbarazzo si girò in fretta cercando di coprirsi come poteva con l'asciugamano bagnato.

-Beh ma...non dovresti essere qui!-

Il nuovo capitano non è niente male.
Si scoprì a pensare la ragazza. I capelli ancora bagnati gli incorniciavano il viso dai lineamenti morbidi, goccie d'acqua scendevano sulle spalle del ragazzo disegnando misteriosi percorsi lungo la schiena nuda. Era ancora persa a osservarlo quando vide il nuovo arrivato girarsi verso di lei un pò titubante.

-Sanae, io...sono così felice di vederti!-

Cavolo e ora cos'e' quello sguardo?
Negli occhi neri del ragazzo poteva leggere un calore e un'intensità che non le erano mai stati rivolti prima. La ragazza non potè fare a meno di perdersi per qualche secondo in quello sguardo. Ma fu solo un attimo. Lei non era certo il genere di ragazza che si lascia spiazzare per così poco! Indossò nuovamente la sua solita maschera da "niente può sconvolgermi" e ridendo apostrofò il ragazzo.

-Ehi carino mi sa che hai sbagliato persona! Io mi chiamo Amaya Fuentes e sono l'assistente dell'allenatore del Sao Paolo. Ero in viaggio di lavoro per la squadra, per questo non mi hai vista prima...io invece ero molto curiosa di conoscere il nuovo asso della nostra squadra.-

Sul volto di Tsubasa scese un velo di delusione che non sfuggì alla ragazza.

-Non sei...scusa io...è che tu somigli in maniera impressionante a una ragazza che conosco.-

Così dicendo il ragazzo si diresse verso il suo armadietto.

-E ora scusa ma devo cambiarmi.-

Amaya non si lasciò scoraggiare e si avvicinò al ragazzo.

-Sappi che non mi piace essere confusa con delle ragazzine qualunque-

Così dicendo fece scorrere le mani sulla schiena del calciatore seguendo il profilo della sua muscolatura.

-Ma sono sicura che dopo che ci saremo conosciuti più a fondo non mi confonderai più con nessun'altra...-

Le braccia della ragazza erano ora strettamente avvinghiate al corpo del ragazzo. L'anta dell'armadietton venne chiusa con un colpo così secco che anche la proverbiale presenza di spirito di Isabella ne venne scossa. Ricacciando la sensazione di calore che si stava impadronendo del suo corpo, Tsubasa si divincolò dall'abbraccio della ragazza con decisione e si girò a guardarla.

-Hai ragione. Non so come ho fatto a confonderti con Sanae-

Il tono era piatto e incolore, ma lo sguardo del ragazzo era così tagliente e serio che a Isabella sembrò di aver ricevuto uno schiaffo in pieno viso.

-Ora è meglio che tu te ne vada. Non credo proprio che questo sia un posto dove dovrebbe stare l'assistente dell'allenatore-

Amaya serrò i pugni cercando di trattenere l'impulso di aggredire quel ragazzino indisponente. Non le era mai capitato di essere trattata in quel modo, tutti stravedevano per lei...di solito. Invece lui...le aveva fatto fare la figura della stupida!Ma non sarebbe certo finita così. E poi come si permetteva di dirle dove poteva e non poteva stare? Lui che era appena arrivato poi!

-Sappi che il mio lavoro consiste anche nel rimettere a posto lo spogliatoio che degli zotici come te devastano ogni giorno. Se un novellino che non sa neppure rispettare le più semplici indicazioni si attarda negli spogliatoi quando tutti gli altri se ne sono già andati da un pezzo non è certo colpa mia!-

Amaya aveva recuperato il controllo della situazione e aspettava con un sorriso divertito che il nuovo arrivato rispondesse alle sue provocazioni. Nel frattempo Tsubasa era riuscito in quealche modo a rivestirsi. Chiuse con insolita violenza la sacca per l'allenamento e se la infilò a tracolla prima di avviarsi verso l'uscita.

-Non mancherò di rispettare gli orari stabiliti la prossima volta. Grazie per avermi fatto notare la mia mancanza assistente dell'allenatore.-

E in un attimo fu fuori dagli spogliatoi.

Amaya era rimasta immobile con un'espressione incredula disegnata sul viso. Inaspettatamente la ragazza scoppiò in una fragorosa risata. E va bene Ozora, questa volta hai vinto tu, ma non sperare che finisca così! Gli occhi neri della ragazza brillavano come carboni ardenti. Adorava le sfide, soprattutto quelle che sapeva di poter vincere.

Che antipatica! Ma guarda se doveva capitarmi proprio una così in squadra.
Tsubasa sospirò mentre alzava gli occhi in direzione della prima stella della sera. Era un'abitudine che aveva preso alla Nankatsu, l'anno precedente. In un attimo fu sommerso dai ricordi.

-Capitano! Ma insomma, sono già tutti negli spogliatoi!-

Sanae aveva un espressione corrucciata sul viso mentre si avvicinava.

-Scusa manager, ma voglio provare il tiro di Roberto! Ormai ci sono vicinissimo lo sento!-

Senza neanche aspettare la replica di Sanae aveva tentato un altro tiro...che come al solito aveva mancato l'incrocio dei pali per un soffio. Non riusciva ancora a capire dove stava sbagliando, ma sentiva che presto sarebbe riuscito a padroneggiare anche la tecnica del tiro ad effetto.

Sentì la ragazza sospirare rassegnata, ma quando alzò la testa vide che aveva tra le mani un pallone.

-Facciamo un patto?-

L'aveva guardata perplesso.

-Rimango qui ad aiutarti e tengo gli spogliatoi aperti anche se gli altri se ne sono già andati tutti, ma solo fino a che uno di noi due non vede la prima stella della sera-

Continuò a guardarla senza capire bene dove voleva arrivare...stelle? Non era mica un astronomo, lui era un giocatore di calcio! perchè cavolo doveva interessargli la prima stella della sera?!

Nel frattempo la ragazza gli aveva teso il mignolo. Voleva una promessa.

-Quando uno di noi due la vede l'allenamento è finito e non importa quanto vicino sei al tiro perfetto...si torna a casa! Intesi?-

Le aveva sorriso stringendole il mignolo con il suo.

-Promesso-

Quante volte poi la sua manager aveva fatto finta di non accorgersi che il momento di terminare l'allenamento era finito da un pezzo. "Scusa capitano, ero così concentrata a passarti i palloni che non mi sono accorta di quanto era tardi!" La scusa era sempre la stessa.

Tsubasa sorrise tra sé.
Sanae...chissà stai guardando il cielo anche tu...aahh!! Figuriamoci! Non è neanche venuta a salutarmi all'areoporto! Altro che cielo e stelle...non starai diventando un pò troppo mieloso eh Tsubasa?
Il ragazzo si mise a correre verso i dormitori col suo pallone al piede. Chissà se l'avrebbe sognata di nuovo quella notte.

 

 

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