Cambiamenti

-Qui Pepe!-

Il numero 13 del Sao Paolo vide il suo capitano liberarsi della stretta marcatura con uno scatto in avanti. Con un calcio potente e preciso gli indirizzò il pallone. Tsubasa Ozora intercettò il passaggio, ma tre difensori gli si fecero subito sotto. Sul viso del ragazzo comparve un sorriso compiaciuto.

Bravi! Venite tutti su di me...è proprio quello che stavo aspettando.

Prima che i giocatori avversari potessero accerchiarlo, Tsubasa restituì con un perfetto assist la sfera al suo compagno che nel frattempo aveva continuato a correre indisturbato verso l'area di rigore.

-Grazie capitano!-

Pepe tirò di prima realizzando il terzo goal della partita.

-Grande!-

Il numero 13 esultò davanti alla porta. Sentì una pacca sulla spalla. Il suo capitano lo aveva raggiunto.

-Bravo pepe, hai fatto un bel goal!-

-Solo grazie al tuo assist perfetto capitano!-

Tsubasa scoppiò in una calda risata.

-Non fare il modesto! Lo senti il pubblico? E' il tuo nome che stanno gridando!-

Tsubasa continuò a sorridere mentre osservava gli occhi del compagno riempirsi delle grida di incitamento della folla. Si era trovato subito bene con pepe, gli ricordava molto Taro Misaki. Chissà come si trovava in Francia...

Il triplice fischio dell'arbitro lo riscosse dai suoi pensieri segnadno la schiacciante vittoria del Sao Paolo per 3 a 0.

I giocatori si congratulavano l'un l'altro. Roberto, seduto in silenzio sulla panchina osservava la scena. Il suo viso si contrasse. Tsubasa sorrideva, come sempre, ma i suoi occhi erano spenti. Sembrava quasi che quella vittoria gli fosse indifferente...forse gli mancavano gli stimoli. Si doveva essere così. In fondo fino a quel momento non aveva affrontato nessuno alla sua altezza. Non era certo stato un caso. Roberto aveva programmato le amichevoli solo con squadre di livello inferirore per rafforzare la sicurezza dei suoi giocatori, ma quella forse non era la strategia giusta con Tsubasa. Se era diventato così forte lo doveva soprattutto alla bravura dei suoi avversari, alle continue sfide che doveva affrontare in campo. Roberto decise il nome della prossima squadra con cui il suo Sao Paolo avrebbe giocato, una squadra che aveva per capitano la stella del calcio brasiliano...Carlos Santana.

Tsubasa lasciò che il suo sguardo vagasse sugli spalti dello stadio dove il pubblico iniziava a sfollare. La verità era che non voleva guardare in faccia Roberto. Sapeva benissimo di non aver fatto del suo meglio in quella partita. E poi non voleva vedere il viso dell'assistente allenatore del Sao Paolo. Ogni volta quei lineamenti orientali, quei capelli neri e lucenti gli riportavano alla mente la ragazza che aveva lasciato in Giappone senza trovare il coraggio necessario per legarla a sé.

E poi in quei giorni continuava a fare uno strano sogno. Saliva una lunga scalinata che portava ad una grande terrazza. Assomigliava alla terrazza della sua scuola...no forse di più a quella dell'ospedale di Fujisawa. Poi vedeva una ragazza con un vestito azzurro, una camicia da notte forse, i capelli neri erano sciolti sulle spalle. Rimaneva immobile a fissarla finché la ragazza non si voltava e allora il suo cuore perdeva un colpo. Quella ragazza era Sanae ma il suo viso e il suo corpo erano coperti di bende i cui lembi svolazzavano seguendo la gelida aria notturna. La luce della luna le illuminava gli occhi, vaqui.

Poi si svegliava ansimante, in un bagno di sudore. Ormai faceva quel sogno ogni notte e vedere quel viso ogni giorno certo non lo aiutava...

Amaya osservava il capitano del Sao Paolo ed era profondamente irritata. Non l'aveva degnata di uno sguardo, neppure durante l'intervallo tra primo e secondo tempo! E ora che la partita era finita stava lì come un ebete a fissare gli spalti...
Cosa c'è poi di tanto interessante negli spalti! Ma si può essere più idioti!?
Non riusciva proprio a capirlo, era questo che la irritava più di tutto. Anzi sarebbe stato più preciso dire che la faceva diventare isterica, lei che aveva i nervi saldi in ogni situazione, che aveva sempre capito al volo chiunque...di fronte a lui si sentiva una ragazzina sprovveduta e impacciata.

Dopo l'incontro negli spogliatoi non avevano più avuto occasione di parlarsi e tra loro era rimasta una forte tensione. Anche gli altri ragazzi della squadra se ne erano accorti e si trovavano nell'imbarazzante situazione di dover scegliere con chi schierarsi. Naturalmente l'umore della squadra cominciava a risentirne.
No. Non posso permettere che il mio orgoglio danneggi la squadra.
Aveva giurato che sarebbe diventata la migliore assistente che Roberto avesse mai avuto. Voleva che fosse orgoglioso di lei, anzi voleva diventargli indispensabile...così forse l'avrebbe aiutata quando gli avesse rivelato i suoi piani per il futuro. Certo perché lei non aveva nessuna intenzione di passare la sua vita a tenere statistiche sul rendimento della squadra, informare i giocatori sugli orari degli allenamenti, tenere in ordine gli spogliatoi, spiare le altre squadre...quello poteva farlo chiunque!

Lei voleva lavorare sul campo, partecipare alla preparazione atletica dei calciatori, provare nuovi schemi di gioco...insomma lei voleva diventare una vera allenatrice. Purtroppo le allenatrici donne in campo maschile non esistevano, ma lei avrebbe cambiato le cose. Col tempo certo...in fondo aveva ancora 17 anni! Però doveva guadagnarsi la fiducia di Roberto...con il suo aiuto chissà dove poteva arrivare!

Si immaginava già con una divisa da allenatore mentre si avviava verso il capitano del Sao Paolo con un asciugamano pulito tra le mani.

-Complimenti capitano. E' stato davvero un bell'assist-

Il ragazzo si voltò lentamente verso di lei e ancora una volta catturò i suoi occhi con quello sguardo così intenso e così dolce. Amaya sentì un fremito lungo la schiena, ma riuscì ugualmente a porgere l'asciugamano al numero 10 del Sao Paolo con il sorriso sulle labbra. Un sorriso che subito si spense nel momento in cui Amaya si rese conto che il suo capitano non stava guardando lei, ma la ragazza di cui le aveva parlato negli spogliatoi. Quello sguardo che aveva saputo riscaldarle il cuore non era nato per lei, ma per quella Sanae e se lui l'aveva guardata in quel modo era solo perchè nella sua immagine aveva per un attimo intravisto quella dell'altra.

In quel preciso momento Amaya sentì nascere una nuova emozione dentro di sé. Non ne era certa, ma assomigliava molto all'odio ed era rivolto contro una ragazza che neanche conosceva.

 

 

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