Confronti

-Sanae!-

Tsubasa si alzò in un bagno di sudore. Negli occhi di nuovo l'immagine di Sanae, ferita, che si allontanava nell'oscurità senza che riuscisse a fermarla. Quell'incubo continuava a tormentarlo e ogni volta si svegliava con un senso di angoscia che non riusciva a scacciare. Si passò una mano sul volto stanco. L'orologio sul comodino segnava le 6.10. Tanto valeva partire per la corsa mattutina un pò prima, tanto dubitava che sarebbe riuscito a riaddormentarsi.

Aprì il cancello d'ingresso, palla al piede.

-Finalmente! Cominciavo a stancarmi di aspettare!-

Tsubasa si girò stupito in direzione della voce squillante che lo aveva apostrofato. Seduta sul muro che circondava il dormitorio stava Amaya, in piena forma nonostante l'orario. La mente di Tsubasa fu affolata da un milione di domande. Come faceva a sapere che faceva jogging a quell'ora? Perché lo stava aspettando? E soprattutto come cavolo aveva fatto ad arrampicarsi fin lassù?!

Con l'agilità di un gatto Amaya saltò giù dal muro atterrando leggera e sicura al fianco di uno Tsubasa sempre più esterefatto.

-Ma che cavolo...-

-Insomma ti muovi? Non ho mica tutto il giorno!-

Così dicendo Amaya cominciò a correre nella direzione che Tsubasa prendeva ogni mattina. Dopo un attimo di smarrimento il capitano del San Paolo cominciò a correre a sua volta. Con stupore Tsubasa si accorse di dover accelerare la sua abituale andatura per stare dietro alla ragazza...era davvero veloce.

Correvano in silenzio da quasi un ora, quando Amaya decise che era il momento di dare una svolta alla situazione. Si fermò decisa.

-Che ti prende? Sei stanca?-

La ragazza gli sorrise con intenzione.

-Cambiamo strada-

-Come?!-

Amaya entrò in una viuzza laterale. Su un cartello sporco e mezzo cancellato si poteva ancora leggere la scritta "Campo Sportivo". Dopo alcuni minuti i due ragazzi giunsero all'ingresso di un piccolo campo da calcio circondato da una recinzione di ferro.

-E' troppo presto! E' ancora chiuso...vedi? Non possiamo entrare.-

-Bè dipende dai punti di vista.-

Tsubasa guardò perplesso la ragazza che si dirigeva verso un angolo della recinzione. Con una mano sollevò la rete metallica che era stata tagliata. Con un sorriso soddisfatto Amaya si rivolse a Tsubasa.

-Visto? Coraggio su, entriamo.-

Non aveva mai infranto un regolamento. Era sempre stato uno studente modello e non solo sul campo da calcio. Però era curioso...cosa voleva da lui quella ragazza? Perché lo aveva portato in un campo da calcio vuoto?

Aahh sono stufo di fare la persona educata.

Era passato qualche minuto da quando i due ragazzi si erano seduti uno di fianco all'altro sulle gradinate vuote. Tsubasa teneva lo sguardo fisso sul campo verde che iniziava a scintillare sotto i primi raggi del sole. amaya invece non riusciva a staccare gli occhi dal volto assorto del ragazzo. A cosa pensava quando fissava così un campo da calcio, un pallone, un avversario? Era come se escludesse il mondo dalla sua vita. La faceva sentire inutile, fuori posto...chissà se anche Sanae si era sentita così al suo finaco...

-Parlami di Sanae-

Tsubasa sentì il cuore perdere un colpo al solo suono di quel nome. Guardò di nuovo gli occhi scuri di Amaya e capì improvvisamente di non conoscerli affatto. Perché quella richiesta? Perché? Perché chiedergli di Sanae? Proprio lei che sembrava irritarsi ogni volta che sentiva pronunciare quel nome.

-Sanae-

Non fu più di un sussurro, ma Amaya capì che era solo l'inizio di una storia. Una storia che non avrebbe voluto sentire, ma di cui aveva un bisogno disperato. Quel nome, l'immagine che si era creata nella sua mente la tormentava. Quando aveva cominciato a vederla nello specchio la mattina, aveva capito che non poteva più andare avanti. Doveva sapere, conoscerla, legare quel nome a qualcosa di reale, concreto. Qualcosa che le permettesse di distinguerla da sé.

-Ci siamo conosciuti da bambini. Ero arrivato da poco a Fujisawa e lei...-

-Lei era bellissima così dolce e gentile, ti ha fatto sentire a tuo agio- lo interruppe Amaya seccata.

-A prima vista?- Tsubasa scoppiò a ridere -bè non so forse...-

Il ragazzo fece una pausa mentre nei suoi occhi si disegnava la sagoma di una ragazzina dai capelli scuri.

-...lei era terribile, tutto quello che una bambina giapponese non dovrebbe essere. Sfrontata, impulsiva, sempre vestita come un maschio...e durante le partite non faceva che urlare a squarciagola e come se la prendeva quando perdevamo! Lo amava il calcio, almeno quanto noi ed era così piena di passione ed entusiasmo che...-

-Perché ne parli al passato?-

-Al passato?- Tsubasa fu colto alla sprovvista. Già perché ne parlava al passato? Ripensò agli anni delle elementari, al passaggio alle superiori

-Bè crescendo è cambiata molto e all'improvviso non era più solo un maschiaccio che urlava slogan durante le nostre partite. E' diventata manager della squadra. La migliore che si potesse avere, per lei la squadra veniva prima di tutto. Sapeva sempre cosa dire, cosa fare per risolvere una situazione di tensione. E se non ci fosse stata lei, sempre al mio fianco, non sarei mai arrivato a vincere tre volte di fila il campionato nazionale. Quando la guardavo, tra il pubblico o sulle panchine, vedevo una tale fiducia, una calma...sentivo di poter raggiungere qualsiasi meta, di poter superare qualsiasi ostacolo.-

-Insomma una santa-

Tsubasa guardò con disappunto la ragazza che si era alzata e si stava stiracchiandodi fronte a lui.

-Sono contenta che tu mi abbia parlato di lei- continuò Amaya finalmente serena -ora sono certa che io e Sanae siamo due persone completamente diverse-

-Cosa vorresti dire?-

Amaya guardò negli occhi il ragazzo che sembrava seccato dalla sua ritrovata sicurezza.

-E' semplice! Sanae ha dedicato tutto il suo tempo a realizzare il sogno di qualcun altro, il tuo più precisamente. E' sempre rimasta nella tua ombra, scommetto che anche quando hai deciso di partire per il Brasile non ha detto una parola per fermarti...anzi magari ti ha anche incoraggiato mentre dentro si sentiva morire-

Tsubasa sentì le parole di Amaya colpirlo con violenza allo stomaco. Non aveva mai pensato, neanche per un attimo al fatto che Sanae avesse sacrificato i suoi desideri, se stessa per lui. Era troppo occupato a realizzare il suo sogno per accorgersi di quello che gli accadeva intorno. Ripensò anche al giorno della partenza, a quelle telefonate senza risposta.

Amaya sorrise compiaciuta interpretando il silenzio del ragazzo come una conferma delle sue ipotesi.

-Bé io sono molto diversa, ho il mio sogno da realizzare e non perdo di vista me stessa per amore di nessuno. Non sono il tipo che vive in funzione degli altri.-

-Il tuo...sogno?-

-Certo!-

Amaya guardò il ragazzo seduto di fronte a lei. Lo guardò negli occhi, quegli occhi così intensi e profondi e decise che poteva fidarsi di quello sguardo.

-Io diventerò grande, il più grande allenatore di calcio che il Brasile abbia mai conosciuto-

-Allenatore...di calcio?!-

Tsubasa era senza parole. Quando le aveva parlato di un sogno aveva pensato che volesse una famiglia o forse diventare un'idol o qualcosa di simile, ma quello!

-Esatto. E risparmiati la faccia sconvolta perché lo già vista un milione di volte. Tu non mi conosci bene ancora, ma sappi che io ottengo sempre quello che volgio e non mi faccio scoraggiare da niente e da nessuno!-

Gli occhi della ragazza brillavano come carboni ardenti. Tsubasa ritrovò in quegli occhi lo stesso fuoco che un tempo aveva acceso anche i suoi e ne fu quasi spaventato.

-Comunque non mi hai ancora detto la cosa più importante...-

-Sarebbe?-

-Insomma...da quanto siete fidanzati tu e Sanae?-

Tsubasa arrossì. Possibile che quella ragazza facesse sempre domande così dirette?

-Bé ecco veramente non è che siamo mai stati proprio fidanzati...-

Amaya sgranò gli occhi prima di scoppiare nella sua abituale risata sicura.

-No ti prego non dirmelo! Fammi indovinare....la conosci dalle elementari, ne sei stato innamorato per anni, a quanto pare lei ti ricambiava...anzi diciamo pure che pendeva dalle tue labbra...e non ti sei mai dichiarato?! Ma se senza speranza!-

-A volte non c'è bisogno di dire le cose...si sanno e basta!-

-Bugia!-

-Cosa?-

-L'amore è una gioia, una benedizione e quando ti capita di trovarlo...devi gridarlo, dichiararlo al mondo intero e non nasconderlo! Se lo nascondi, lo zittisci...ecco è come coprire una candela con un bicchiere, per un pò continua a bruciare ma poi lentamente si spegne, soffoca. L'amore va coltivato, nutrito non si può mica aspettare che le cose succedano da sole! Si deve prenderla in mano la vita, aggredirla se no ti lasci solo vivere e sprechi te stesso e il tuo cuore.-

Tsubasa era attonito. Una ragazzina che conosceva appena gli stava sbattendo in faccia tutti i suoi errori, tutte le sue vigliaccherie, le sue eterne esitazioni e gli parlava di sogni e d'amore con un tale trasporto e una tale passione che si sentiva travolto.

-Ma chi sei tu?!-

La ragazza lo guardò con un sorriso pieno, completo.

-Solo Amaya-

Tsubasa sorrise, sorrise come non faceva da tempo.

-Tu dici sempre quello che pensi vero? Ma non è così facile per tutti...-

-Io seguo solo il mio istinto. E a proposito...-

Amaya lo fissò per un lungo istante prima di piegarsi su di lui e sfiorargli le labbra con un bacio.

Tsubasa sentì il viso bruciare mentre un calore nuovo si diffondeva nel suo corpo, proprio come durante il loro primo incontro in quello spogliatoio. Amaya fu la prima a ritrarsi, negli occhi un sorriso sicuro.

-A quanto pare non ti sono del tutto indifferente...-

A quelle parole Tsubasa riprese di colpo il controllo del proprio corpo.

-Ma che ti prende sei impazzita?!-

-Come sei tragico! Ho solo fatto quello che sentivo, ne abbiamo parlato fino a due minuti fà no?-

Tsubasa non riusciva a reagire era come se tutte le parole, tutto il suo fiato fosse esaurito. Era come se non fosse più in grado di pensare. Aveva sempre creduto, era sempre stato certo che il suo primo bacio lo avrebbe dato a Sanae. Non aveva mai trovato l'occasione o forse non l'aveva mai saputa cogliere in tutte quelle volte che erano rimasti soli. E ormai era troppo tardi. Eppure non era solo rabbia, rammarico quello che sentiva...non riusciva a rallentare i battiti del cuore perché?

-Lo so sei inamorato di Sanae...o almeno questo è quello che credi ora. Ma io mi sto innamorando di te e farò di tutto per togliertela dalla testa.-

Mentre parlava così apertamente dei suoi sentimenti Amaya si era di nuovo pericolosamente avvicinata a Tsubasa che ormai aveva perso tutte le sue sicurezze.

-Preparati.-

E con una strizzata d'occhio la ragazza si allontanò nella mattina ormai inoltrata.

 

 

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