Una nuova sfida

[Brasile. San Paolo]

-Ti prego Roby! Cosa ti costa?!-

-Ti ho già detto che non è il momento! Non insistere...quando penserò che sei pronta...-

-Sì ma quando?! Sarò vecchia decrepita prima che tu ti decida...possibile che ancora non ti fidi di me?! Sbaglio o ho sempre seguito alla lettera le tue istruzioni? Ti ho mai dato problemi? Insomma!-

Roberto Hongo si passò una mano sulla fronte, esausto. Era sempre così con Amaya. Quando si metteva in testa una cosa...non che non la considerasse brava, era molto brava, forse una delle menti più brillanti che avesse incontrato sulla sua strada. I suoi schemi erano decisamente rivoluzionari, anche se un pò azzardati. Non era lei il problema.

-Il fatto è che non sono sicuro che loro siano pronti-

Gli occhi di Amaya brillarono di soddisfazione.

-Vedrai saprò farmi ascoltare, sarò la co-allenatrice più brava che tu abbia mai avuto!-

Roberto sospirò con rassegnazione. In fondo un tentativo si poteva farlo...

* * *

-E' assolutamente fuori discussione!-

La violenza con cui il presidente si alzò fece cadere la sedia sul pavimento. Roberto non si scompose, lo sguardo nascosto dietro le lenti scure.

-Le assicuro che è la soluzione più adatta-

-Lei deve essere impazzito Hongo. Già ho fatto un'eccezione facendola entrare nell'organico della squadra, ma che ora mi si chieda di nominare come co-allenatrice del San Paolo una ragazzina...è assurdo!-

L'uomo incrociò le braccia passeggiando nervosamente avanti e indietro. Sapeva che Hongo era un eccentrico, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato a tanto...

-Sia chiaro che se non accetta le mie disposizioni e critica le mie scelte tattiche sarò costretto a recedere dal mio contratto-

-Cosa?! Si rende conto della gravità di quello che sta dicendo?-

Con la massima calma Roberto Hongo si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta dell'ufficio.

-Aspetti!...aspetti...-

Il presidente cominciò a torcersi nervosamente le mani.

-Non c'e' bisogno di essere così drammatici. Sono sicuro che possiamo trovare un compromesso...-

Un sorriso aleggiò sulle labbra dell'allenatore brasiliano.

-Le chiedo solo di metterla alla prova-

* * *

-Ehi ragazzi! Non potete immaginare quello che ho scoperto!-

Pepe entrò trafelato negli spogliatoi.

-Che ti è successo? Hai scoperto cosa vuol dire essere un uomo eh pivello?-

Radunga terminò la frase tra le risate e le pacche di approvazione dei compagni di squadra. Solo Tsubasa Ozora non si unì alle risate generali. Si sentiva stranamente inquieto.

-Sì Radunga proprio ieri tua madre mi ha dato un pò di lezioni!-

-Ehi attento a te!-

Tsubasa trattenne il centravanti brasiliano con fermezza.

-Ragazzi smettetela. Risparmiate le forze per la prossima partita-

-E' appunto questo! Abbiamo un nuovo allenatore!-

Con quelle poche parole Pepe catalizzò l'attenzione dello spogliatoio. Tsubasa si fece avanti con passo deciso afferrando il ragazzo per un braccio.

-Cosa stai dicendo...-

Pepe tossì nervosamente.

-E-ecco...io ho sentito che avremo una nuova allenatrice tutto qui...-

Tsubasa lasciò la presa. Non era possibile. Roberto se ne andava. No non lo avrebbe mai abbandonato...non di nuovo.

-Ehi pulce un momento...hai detto allenatrice?-

-Esatto. E non indovinerete mai...-

-Ragazzino è meglio che sputi il rospo in fretta se non vuoi che te lo faccia ingoiare!-

Pepe si liberò a stento dalla stretta di Radunga.

-E' Amaya...Amaya...lasciami!-

-Non è possibile.-

Le parole di Tsubasa risuonarono nel silenzio irreale che si era creato nello spogliatoio.

* * *

-Dico ma sei impazzito?!-

La voce di Amaya era diventata insolitamente stridula. Roberto si portò nuovamente alle labbra la sigaretta e aspirò una profonda boccata di fumo.

-Ma se sei stata tu a chiedermi un'occasione...-

-Appunto un'occasione! Se volevo suicidarmi c'erano mezzi meno spiacevoli e molto più rapidi!-

L'allenatore del San Paolo si lascò sfuggire un sorriso.

-Queste sono le condizioni dettate dal presidente. Se vuoi diventare una grande allenatrice come dici questo è il momento di dimostrare quanto vali-

Gli occhi di Roberto brillarono dietro le lenti scure. Amaya invece sembrava aver perso tutta la sua grinta.

Era impossibile. Dirigere l'intera squadra da sola, in una partita contro i campioni nazionali. Contro Carlos Santana, un giocatore che era già entrato nella leggenda. Impossibile.

Doveva scendere con i piedi per terra e lasciar perdere tutta quella storia. Prima che fosse troppo tardi. In quella partita non si sarebbe giocata solo la sua intera carriera, ma anche la reputazione di Roberto...non era più un gioco quello...

-Eri solo una bambina quando ci siamo incontrati la prima volta-

Amaya sollevò gli occhi. Roberto stava guardando fuori dalla finestra. La ragazza socchiuse gli occhi mentre i ricordi le affollavano la mente.

Solo una bambina...non sei mai riuscito a considerarmi...come una donna.

Amaya si lasciò andare ad una risata amara. Ricordava ancora i suoi sedicianni, passati ad inseguire il cuore sfuggente del più grande calciatore brasiliano di tutti i tempi. Era stato un amore assoluto, bruciante e doloroso. E lei ne era uscita un po' meno bambina e un po' più cinica.

-Eppure avevi già la visione di gioco di un grande allenatore-

Era solo quello che aveva sempre visto in lei. Un talento fuori dal comune. Se fosse stata una ragazzina come le altre non l'avrebbe neanche guardata in faccia. E così aveva deciso che sarebbe diventata la migliore, che lo avrebbe reso orgoglioso di lei e allora forse l'avrebbe guardata con altri occhi...l'avrebbe vista come lei vedeva lui...

Ora però quel gioco le era sfuggito di mano. Non riusciva più a capire per chi continuasse a rincorrere quel sogno impossibile. Roberto non si sarebbe mai innamorato di lei, semplicemente perché il suo cuore apparteneva già a qualcun altro. E poi era arrivato Tsubasa a complicare le cose...Chiunque guidasse la sua vita doveva avere un senso dell'umorismo piuttosto cinico dato che la spingeva sempre verso obiettivi irraggiungibili. Come quella partita persa in partenza.

-Se riuscirai a conquistare la fiducia della squadra...io credo che tu abbia buone possibilità di vincere-

Roberto tese una mano verso la ragazza.

-Conto su di te Amaya-

Amaya sentì le lacrime pungerle gli occhi. Con decisione le ricacciò indietro. Afferrò le mani di Roberto e si chinò di fronte a lui.

-Agli ordini mister!-

Non ti deluderò Roberto...vedrai!

Roberto Hongo osservò il volto serio di Amaya. Ormai la bambina che aveva conosciuto era scomparsa per sempre, non c'era più traccia del suo sorriso spensierato. Forse era stato un errore caricarla di tutte quelle aspettative...forse aveva sempre sbagliato con lei...e con Tsubasa.

* * *

-Ma come ti è venuto in mente?!-

Tsubasa aveva perso la calma. Possibile che Roberto non si rendesse conto dell'assurdità di quella situazione?

-Roberto ti prego ripensaci! I ragazzi non la seguiranno mai! Hanno già deciso di boicottarla...-

-E tu sei dalla loro parte-

Tsubasa si rivoltò con violenza.

-E cosa dovrei fare? Mettermi contro l'intera squadra? Credi che mi ascolterebbero?! Ci ho messo mesi a guadagnarmi il loro rispetto e ora tu mi chiedi di buttare via tutto per...per una battaglia persa in partenza?!-

Roberto gli voltò le spalle.

-Sei cambiato Tsubasa...-

-Cosa?-

-Quando entrasti a far parte della Nankatsu ti presero per pazzo. Un giocatore promettente come te che si mescolava con quei perdenti...-

Tsubasa serrò la mascella mentre la sua mente tornava a quei giorni lontani, a quella prima sfida lanciata con un pallone...

Roberto lo guardò dritto negli occhi assorti prima di continuare. Un sorriso gli increspava le labbra.

-Anche in quel caso eri solo contro tutti, neppure i tuoi stessi compagni credevano di poter vincere...e insieme a quegli stessi compagni hai conquistato per tre volte il titolo di campione nazionale, hai realizzato qualcosa che nessuno aveva fatto prima-

Tsubasa abbassò lo sguardo confuso. I giorni delle sfide impossibili sembravano persi nel tempo.

* * *

Coraggio...non posso più tirarmi indietro ormai...

Dalla sala riunioni provenivano le urla dei giocatori del San Paolo. Sembravano coinvolti in una discussione piuttosto accesa. Naturalmente l'argomento era lei.

Amaya fece un profondo respiro.

-Il segreto è continuare a respirare-

Amaya sorrise. Quante volte aveva già sentito quella frase...epppure ogni volta riusciva a sciogliere tutte le sue tensioni.

Roberto le posò una mano sulla spalla.

-Coraggio allenatrice. E' ora di entrare nella tana dei lupi-

Con una nuovo sorriso negli occhi Amaya spalancò la porta.

* * *

Tsubasa incrociò le braccia sospirando. La nuova allenatrice del San Paolo stava cercando di attirare l'attenzione della sua squadra...da circa mezz'ora e senza alcun risultato.

Si sentì osservato. Istintivamente guardò in direzione di Roberto. Dietro le lenti scure la sua espressione era indecifrabile, ma Tsubasa sapeva esattamente cosa gli stava chiedendo di fare.

Guardò di nuovo in direzione di Amaya. La ragazza aveva appoggiato le mani sul tavolo e teneva la testa china. Non aveva retto l'impatto con la squadra, figurarsi se poteva guidarla.

All'improvviso Amaya alzò la testa. Nei suoi occhi brillava una luce nuova, sulle sue labbra aleggiava un sorriso.

Lentamente la ragazza iniziò a tracciare delle linee sulla lavagna. Uno schema.

Tsubasa seguì con gli occhi le sagome bianche che si andavano via via formando sulla superficie nera. Si alzò in piedi e cominciò a camminare in direzione della ragazza.

I compagni si zittirono all'improvviso seguendolo con lo sguardo. Nei suoi occhi brillava una luce nuova.

-E' inattuabile-

Amaya si voltò verso il ragazzo sorridendo. Qualsiasi incertezza era scomparsa dal suo volto.

-E' possibile se trasformi il tuo drive shot in un drive pass-

L'attenzione della squadra del San Paolo era completamente concentrata sulla nuova allenatrice.

* * *

Tsubasa chiuse gli occhi lasciando che gli ultimi raggi di sole gli scaldassero il viso stanco.

-Sapevo che ti avrei trovato qui-

-Hola!-

Amaya si lasciò sfuggire un sorriso.

-Torni dalla lezione d portoghese?-

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli lucidi ridendo a sua volta.

-E tu stai progettando nuovi schemi di gioco rivoluzionari?-

Amaya rimase seria. Alzò il pugno destro fissando il ragazzo.

Tsubasa osservò la sagoma della ragazza che si stagliava controluce.

Con uno scatto improvviso Amaya sferrò un destro in direzione del viso del ragazzo che non si mosse. Quando fu a pochi centimetri dal suo obiettivo Amaya fermò il braccio.

-Grazie-

Tsubasa sfiorò la mano di Amaya con un colpo leggero.

-E di cosa?-

Amaya sorrise a sua volta.

-Non fare finta di niente. Se non ti fossi interessato ai miei schemi gli altri non mi avrebbero mai dato retta...non avrei davvero saputo che altro fare...-

-Non si può ignorare qualcuno che vuole trasformare il mio tiro migliore in un retropassaggio...-

I due ragazzi scoppiarono a ridere. Tsubasa si alzò scrollandosi la polvere del campo di dosso.

Amaya voltò le spalle al ragazzo. Davanti ai suoi occhi il sole si tuffava oltre l'orizzonte in un bagno di fuoco.

-Per tutta la vita ho sempre pensato che se lavoravo sodo e stavo lontana dai guai la mia vita sarebbe stata perfetta. A scuola mi avevano anche dato una targa..."a una studentessa avviata verso un sicuro successo"...-

Tsubasa non distolse gli occhi dalla ragazza.

-...E invece mi sono ritrovata a lavare divise, compilare moduli e annoiarmi a morte...-

-E poi cosa è successo? Ti è venuta un'illuminazione?-

Amaya si girò di nuovo verso Tsubasa. Il suo viso brillava dei riflessi rosati del tramonto.

-Beh più...un crampo allo stomaco!-

Tsubasa rise. Amaya lo osservò per un istante. Era così bello quando rideva, così sereno.

-E' arrivato Roberto e io ho capito che potevo cambiare la mia vita-

Tsubasa guardò il cielo in cui brillavano le prime stelle. E ricordò la prima volta che aveva incontrato l'asso della nazionale brasiliana.

-Posso farti una domanda?-

Tsubasa tornò a guardare la ragazza. Cos'era che improvvisamente l'aveva fatta diventare così seria?

-Secondo te le cose succedono tutte per caso?-

Il ragazzo continuava a guardarla perplesso. Amaya si avvicinò impercettibilmente.

-All'inizio anch'io pensavo che tutto succedesse per caso, ma poi...poi ci ho pensato e secondo me in realtà le cose, quello che ci capita, ci succede per un motivo...insomma io credo che ci sia una ragione precisa se...-

Amaya esitò per un attimo abbassando lo sguardo. Le parole uscivano senza che riuscisse a controllarle. Di solito era brava con le parole, riusciva anche a usare quelle degli altri a suo vantaggio, ma questa volta...Tornò a fissare il ragazzo come se questo potesse aiutarla a esprimere quello che aveva in mente. E lui la stava guardando, uno sguardo indecifrabile...e così vicino.

-Il fatto per esempio...che ci siamo incontrati. Ecco io penso che non sia stato un caso...che c'è qualcosa che ti ha attirato proprio qui...-

-Qualcosa?-

Erano così vicini che sarebbe bastato un soffio perché le loro labbra si sfiorassero. Eppure Amaya non voleva fare quel passo, non voleva rubare quel bacio. Aspettava, perdendosi in quegli occhi scuri, aspettava un movimento...un gesto...una parola.

-Forse...qualcuno-

Le parole di Tsubasa la avvolsero e sentì di nuovo quella morsa allo stomaco, come il giorno in cui aveva deciso di cambiare la sua vita. Improvvisamente gli occhi le si riempirono di lacrime senza che riuscisse a capirne il motivo.

Abbassò lo sguardo ricacciando le lacrime e dandosi della stupida. Ormai il momento magico era passato e lo aveva spezzato con quelle stupide lacrime.

Il tocco leggero delle dita del ragazzo sul suo viso interruppero improvvisamente il corso dei suoi pensieri. Tsubasa le stava sorridendo. Non c'era nessuna tensione nel suo sguardo, nessuna incertezza. Solo comprensione.

E questo ferì Amaya più di qualunque altra cosa. All'improvviso capì come doveva essersi sentita quella ragazza giapponese in tutti quegli anni. Come poteva apparire così tranquillo, così sereno? Possibile che avesse un tale autocontrollo? O forse davvero non provava nulla e il calcio era il suo unico interesse. Eppure avrebbe giurato di aver letto nei suoi occhi il desiderio di baciarla, solo un attimo prima...un moto di rabbia si impadronì del suo corpo. Si alzò di scatto e cominciò a camminare a passo spedito verso l'uscita.

-Amaya? ma cosa...-

La ragazza si voltò di scatto rossa in viso.

-Non ti permetterò di farlo!-

Tsubasa la guardò senza capire.

-Io non sono Sanae, non dimenticartelo! Sai quello che provo per te, non puoi far finta di niente. Non ti permetterò in nessun modo di tenermi sulla corda-

-Ma cosa stai dicendo? Io non ho mai...-

-Possibile che tu non capisca?!-

Il ragazzo era ammutolito e questo fece infuriare Amaya ancora di più.

-Non fare il gentile se non lo pensi! Non fai altro che ferirmi come hai fatto con lei!-

Tsubasa rimase solo con le parole di Amaya nella mente per un tempo che gli sembrò interminabile.

 

 

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