Rivelazioni

[Germania, Amburgo. Casa Schwartz]

-Mamma, smettila-

Akiko Schwartz afferrò la figlia per un braccio.

-Te lo ripeto Sanae, non voglio che tu frequenti quel ragazzo...è solo un poco di buono!-

Sanae si liberò dalla stretta della donna con violenza rischiando di perdere l'equilibrio. In un attimo Akiko fu al suo fianco per sorreggerla.

-Non toccarmi! Ce la faccio da sola-

Akiko sospirò con dolore. Sembrava che qualsiasi cosa facesse fosse destinata a scontrarsi con sua figlia. Ma era davvero sua figlia quella che aveva davanti agli occhi? Dopo l'incidente stentava a riconoscerla.

-Ascolta tesoro, cerca di capire...io parlo per il tuo bene! Quel ragazzo...non ha futuro, lo dicono anche i medici...e poi è un calciatore e sai bene quanto tuo padre odiasse il calcio...-

-Mio padre...cosa vuoi che ne sappia di cosa odiava o non odiava mio padre, se non mi ricordo neanche che faccia aveva?! A volte dubito che sia mai esistito!-

L'aria venne tagliata da un suono secco. Sanae si portò una mano alla guancia. Lo schiaffo era stato violento, ma la ragazza non diede alcun segno di dolore.

-Dimenticavo il primo comandamento di questa casa, mai nominare il nome di tuo padre invano-

-Sanae io...scusami è che...-

-Quel ragazzo è un mio paziente e sappi che non ho nessuna intenzione di lasciarlo solo-

-Sanae. Sanae! Torna qui immediatamente Sanae!-

La porta si chiuse sbattendo. Akiko si lasciò cadere stancamente sulla sedia. Era inutile continuare a illudersi, aveva bisogno di aiuto. Digitò lentamente quel numero che teneva nella memoria da troppo tempo.

-Casa Schneider. Desidera?-

* * *

[Amburgo. Alpha Klinik]

Stefan Lindeman aprì con un sospiro la porta dell'ufficio dell'amministrazione. Il solo pensiero di tutte le scartoffie che lo aspettavano gli davano la nausea. Sentì un fruscio provenire dall'angolo della stanza, quando i suoi occhi riuscirono ad abituarsi all'oscurità distinse una figuretta rannicchiata in un angolo.

-Hai di nuovo dormito qui? Possibile che tu non riesca a...-

Stefan studiò il viso contratto di Sanae.

-Su è meglio che ti vesta, se la Rauer scoprisse che usi l'ufficio amministrativo come dormitorio...prima o poi le farete venire un infarto!-

-Farete?-

Stefan si lasciò sfuggire un sorriso. Quella ragazza era fin troppo sveglia.

-Comunque abbiamo risparmiato tempo, stavo venendo a cercarti. Avrei una proposta...-

Sanae sollevò la testa incuriosita. Era stato più che altro il tono del dottor Lindeman a incuriosirla, di solito era rilassato e divertito ora invece...sembrava terribilmente serio.

Stefan non aveva voglia di scherzare quel giorno. Quella semplice conversazione avrebbe potuto cambiare per sempre il futuro di due persone, anche se per il momento lui era l'unico a rendersene conto.

* * *

Non riusciva a crederci. D'accordo che aveva detto di volerlo aiutare, ma da qui a dividere ogni secondo della sua giornata con lui...

Eppure Stefan era stato fin troppo chiaro.

-Sei la sua unica speranza Sanae. Quel ragazzo ti ascolta, sono sicuro che può fare progressi al tuo fianco-

-Ma dai Stefan! Quello non ascolta nessuno! E poi ho l'impressione che non mi sopporti...insomma non credo di essere la persona più adatta...-

-Ti sbagli. Prima che te lo affidassi si rifiutava di parlare con chiunque e poi aveva cominciato la riabilitazione dopo che gli hai parlato la prima volta...-

-Sì e guarda con che risultati...ora si rifiuta anche di mangiare...-

A quel punto Stefan le aveva preso le mani tra le sue.

-E sono sicuro che con un po' di impegno riuscirai a scoprire cosa gli ha fatto cambiare idea...e poi questa può essere un'esperienza utile anche per te. Il suo tipo di lesione è esattamente quello di cui avevamo bisogno per sperimentare le nuove tecniche di riabilitazione...capisci si tratta di un caso prototipico, se funziona con lui potremo avviare una vera e propria sperimentazione su larga scala...un successo come questo sarebbe senza precedenti...pensa se riuscissimo a riportarlo sui campi da calcio...-

-Sì, sì ho capito. Ora ti prego esci dalla modalità scienziato pazzo e parliamo di cose concrete...Cosa vuoi che faccia esattamente?-

Però dedicarsi a un unico paziente...e poi proprio a lui! Stefan sembrava così entusiasta...non aveva avuto cuore di deluderlo con un rifiuto dopo tutto quello che aveva fatto per lei. In fondo se aveva potuto iniziare a fare praticantato in quel centro era solo grazie a lui.

Con un sospiro Sanae continuò a camminare lungo il corridoio. Quattro, cinque, sei. Cosa gli avrebbe detto per convincerlo? Sette, otto, nove. Quella situazione era assurda e poi cosa avrebbe detto sua madre? Dieci, undici, dodici. Di sicuro non avrebbe approvato che lei passasse tanto tempo con un calciatore. Tredici, quattordici, quindici. Chissà poi perché suo padre odiava tanto il calcio. Sedici, diciassette, diciotto...diciannove. Era arrivata. Stava per entrare ma venne letteralmente travolta dall'infermiera Rauer.

-Ah Schwartz! Proprio lei cercavo! Sappia che il suo amico giapponese è scomparso e tutto il personale dell'ospedale sta perdendo tempo a cercarlo perciò se lei sai dov'è...Signorina Schwartz si fermi!-

Sanae aveva cominciato a tornare velocemente sui suoi passi. Non poteva sparire...non ora che era così vicina a raggiungerlo...

-Sanae!-

La voce di Katy interruppe la sua corsa.

-L'ho visto dalla finestra è nel prato dove siamo state stamattina! Ti accompagno!-

-No mi ricordo come arrivarci, aspettami qui e tranquillizza gli altri-

* * *

Come al solito Genzo non prestò la minima attenzione al rumore dei passi che si avvicinavano. Chiunque fosse non aveva voglia di parlare e tanto meno di sprecare il suo tempo a mangiare o peggio ancora andare in quell'inutile stanza per la riabilitazione.

Voleva solo andarsene, ma aveva scoperto con disappunto che il suo corpo si ribellava al suo desiderio.

-Se sei arrivato fino qui da solo vuol dire che sei pronto per ricominciare la riabilitazione-

Lo volevano capire che non aveva la minima intenzione di perdere quelle inutili ore appeso a quelle sbarre parallele?!

E tutto per cosa? Per imparare a trascinarsi per qualche metro?

-Be' se non altro sei stufo di rimanere a letto...è già qualcosa. Che delusione pensavo fossi arrivato almeno al cancello di ingresso.
Ci sono pazienti di settant'anni più energici di te qui dentro. Sei sicuro di essere stato il grande portiere che dici?-

Stupida ragazzina. Cosa ne voleva sapere di quello che era stato? di quello che stava passando?

Chiuse gli occhi, come se questo potesse impedirgli di sentire le parole della ragazza. All'improvviso sentì i capelli morbidi di Sanae sfiorargli la fronte. La ragazza si era stesa sul prato vicino a lui.

-Ma che cavolo...-

Genzo tornò a fissare il cielo terso, ma non tentò di allontanare la ragazza. Riusciva a sentire il suo respiro regolare, lasciò che la sua fronte affondasse nei capelli profumati della ragazza. Quel contatto così fragile lo faceva sentire sicuro, era l'unico legame con con quella terra.

-Dovresti lasciarmi perdere come hanno fatto tutti gli altri-

L'aveva detto tanto per dire. Era una di quelle frasi che gli uscivano senza che riuscisse a controllarle. Certo non si aspettava una reazione del genere.

Sanae stava piangendo. All'improvviso tutte le sue certezze erano svanite. Si trovava in una situazione che non sapeva come gestire.

-Tu hai qualcuno che si prenderà cura di te per sempre? Che ti amerà nonostante tutto?-

La risposta del ragazzo arrivò fin troppo velocemente.

-No-

-Neanch'io. Lo so che non sopporti di vedermi, ma...sei l'unica persona che mi fa sentire a casa...io non so come spiegarlo...ma provo qualcosa quando sono con te.-

Genzo non riusciva a dire niente, la sua mente era completamente vuota. Riusciva solo ad ascoltare le parole di Sanae interrotte dai suoi singhiozzi.

-Sei indisponente, irritante, pieno di te...insomma hai un carattere impossibile...-

Genzo chiuse gli occhi.

-Eppure da quando ti ho incontrato sento il desiderio di starti vicino...voglio, io voglio...non sopporto il pensiero di non ascoltare più la tua voce. Ho bisogno di te...ho bisogno di te!-

Il ragazzo rimase in silenzio, attonito. Era come se Sanae avesse dato voce ai suoi pensieri, alle sue stesse sensazioni. Come era possibile che due persone che si conoscevano appena potessero sentirsi così vicine?

-Credo...di poter sopportare la tua vista...ancora per un po'-

Sanae sorrise. Genzo chiuse gli occhi di nuovo rilassando i muscoli e ascoltando il fruscio del vento tra le foglie.

-Voglio dirti una cosa Genzo Wakabayashi-

-Non ti sembra di aver fatto abbastanza rivelazioni per oggi?-

La ragazza si sollevò appoggiandosi sul gomito e passò una mano sul volto di Genzo. Il ragazzo stava sorridendo. Era incredibile come il suo tono piatto riuscisse a nascondere le sue emozioni.

-Ora io ho te e tu hai me. Non saremo più soli. E ti prometto che ti restituirò il tuo corpo anche se dovesse volerci tutta la vita-

Genzo rimase immobile ascoltando i battiti del suo cuore che si mescolavano con quelli di Sanae.

-A che piano è la sala per la riabilitazione?-

-Come?-

-Non abbiamo perso tutte le speranze, no?-

 

Indice Capitoli